DICHIARAZIONE_DELLA_CONSULTA_MONDIALE_IT


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DICHIARAZIONE DELLA CONSULTA MONDIALE
SULLA EMARGINAZIONE E I GIOVANI A RISCHIO
27 – 31 MARZO 2019
In questi giorni nei quali abbiamo vissuto la Consulta Mondiale sulla Emarginazione e i Giovani
a Rischio con grande gioia abbiamo potuto constatare il grande impegno della Congregazione
Salesiana a favore dei ragazzi e giovani poveri, abbandonati. Vogliamo, per questo, iniziare
questa nostra Dichiarazione ribadendo l’invito che ci ha fatto il Rettor Maggiore nel suo
messaggio e che tanti come noi ci sentiamo già di averlo colto vivendolo nelle nostre opere
e presenze. Nel su messaggio il Rettor Maggiore ribadisce che siamo chiamati a ritornare verso
le periferie e ad assistere i giovani a rischio. Come don Bosco, siamo segni profetici per questi
ragazzi e giovani che vivono in un contesto di vulnerabilità e di disagio e di sofferenza. La
Congregazione si orienta sempre più risolutamente a lavorare proprio con questi giovani, a
essere presenti nella loro vita con un atteggiamento profetico (Cfr. CG27).
Rappresentanti delle sette regioni della Congregazione, ci siamo radunati per l'incontro della
Consulta Mondiale sull'emarginazione e sui giovani a rischio a Roma, dal 27 al 31 marzo
2019, convocati dal Settore per il Sociale del Dicastero per la Pastorale Giovanile. I lavori della
Consulta hanno avuto il loro punto di partenza nel Piano di Animazione e Governo del
Sessennio 2014-2020 del Rettor Maggiore e del suo Consiglio.
I vari punti di questa Dichiarazione sono il frutto di una serie di lavori e riflessioni sulle
esperienze prima della Consulta, che poi in questi giorni abbiamo condiviso e approfondito.
Ha dato molto frutto lo studio personale e il confronto in gruppo e in assemblea.
Vogliamo consegnare questa Dichiarazione al Rettor Maggiore e al suo Consiglio, e anche
alla Commissione Precapitolare. Crediamo fortemente che questa nostra esperienza
educativo-pastorale a favore dei ragazzi e giovani più svantaggiati, che in questi giorni ha
trovato uno spazio privilegiato di ascolto e accoglienza, possa servire come strumento di
studio per il prossimo CG28.
ORIENTAMENTI
Sentiamo l’urgenza di una rinnovata chiamata a vivere il Sistema Preventivo come
orientamento fondamentale che ci spinga ulteriormente a discernere la realtà sociale e
culturale dei ragazzi e dei giovani che sentono per primi gli effetti della cultura dello scarto.
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Crediamo che il Sistema Preventivo ha la forza di aiutarci ad approfondire la nostra risposta
educativo-pastorale di fronte alle cause che generano una società sempre più ingiusta e
ineguale.
Crediamo che il Sistema preventivo sia una chiave per far germinare un processo di crescita
integrale nella vita dei ragazzi e dei giovani svantaggiati e scartati dove ognuno/a trovi il suo
progetto di vita, la sua vocazione: “La chiamata, da parte di Dio, di Don Bosco per una missione
di salvezza della gioventù, specialmente dei più poveri, coinvolge molte persone e gruppi in
una convergenza spirituale ed in condivisione educativa e pastorale: il Sistema Preventivo.”
(Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento, p.77).
L'attuale situazione mondiale, con l'aumento delle migrazioni, l'arrivo dei rifugiati, vari tipi di
abusi, ecc., sfida i Salesiani di Don Bosco ad una maggiore dedizione e un intervento mirato
fondato sul carisma salesiano.
PERIFERIE
Lo Spirito ci ricorda che la Congregazione è nata nelle periferie e ci sta chiamando a tornare
di nuovo lì, per ascoltare il grido dei giovani feriti e rispondere con generosità e competenza.
Vivo è l’appella che Papa Francesco ci rivolse durante il CG27: “Andare incontro ai giovani
emarginati richiede coraggio, maturità e molta preghiera. E a questo lavoro si devono inviare
i migliori! I migliori!” (Discorso di Papa Francesco ai partecipanti al CG27, 31 marzo 2014).
Riconosciamo che alcune delle nostre presenze, per vari motivi, si sono allontanate dal
contatto diretto con i più poveri. In non poche situazioni, una buona parte delle nostre energie
è spesa negli impegni manageriali e amministrativi.
Come Don Bosco, dobbiamo tornare ad incontrare i giovani feriti. Siamo chiamati a guardare
questi giovani con gli occhi di Dio, essendo con loro, più vicini a loro. Proponiamo che i "giovani
a rischio” e la “ingiustizia sociale" siano trattati come “atteggiamento” e “scelta
trasversale”, non solo come “settore” e che tale scelta illumini e guidi tutti i nostri interventi.
CON I GIOVANI
Crediamo anche che i nostri giovani non sono solo beneficiari della nostra missione ma anche
protagonisti e collaboratori attivi della nostra missione. Sentiamo forte il fatto che mentre
noi ci rendiamo servi sul loro cammino, loro stessi interpellano la nostra vita consacrata
perché diventiamo autentici mistici. Alle nostre comunità religiose, loro sono un interrogativo
circa il nostro modo di vivere da profeti. La loro esperienza di povertà e miseria è una chiamata
a convertire i nostri stili di vita alla luce del servizio e della testimonianza che noi siamo inviati
a offrire.
ADVOCACY
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Alla luce del Sistema Preventivo noi crediamo che “la prevenzione è un metodo educativo che
si propone di risanare il disagio prevenendone gli effetti negativi; è anche un’azione
sistematica sociale che non si riduce all’assistenza momentanea, ma rimedia
all’emarginazione nelle sue cause.” Per questo ci impegniamo ad “una azione non solo
educativa diretta alle persone, bensì anche di maturazione di una nuova mentalità sociale a
livello culturale e a livello politico, per il bene comune e i diritti umani.” (Pastorale Giovanile
Salesiana. Quadro di Riferimento, p.241).
Lavoriamo in rete assicurando la partecipazione dei giovani, famiglie, educatori e altre entità
per la generazione di una sempre più chiara sensibilità sociale e politica che vada contro le
dinamiche della cultura dello scarto. Lavorare in rete è una condizione essenziale per la
promozione di una cultura che riconosce i diritti dei ragazzi e dei giovani.
Per questo obiettivo, l’opzione per ragazzi e giovani bisognosi e emarginati, e per i più poveri
tra loro, dovrebbe essere rafforzata e sostenuta da una maggiore ed efficace rete di contatti.
È urgente favorire una più ampia collaborazione con la società civile per fare pressione sui
governi e istituzioni affinché promuovano e sostengano politiche che testimoniano l’opzione
preferenziale per i poveri. In sinergia con altre organizzazioni ci impegniamo ad affrontare le
cause strutturali di povertà, ingiustizia ed emarginazione.
Come Salesiani di Don Bosco ci lasciamo guidare dalla dottrina e dall’insegnamento sociale
della Chiesa come orientamento per la nostra azione sociale. Ci guida anche l’articolo 26 della
nostre Costituzioni: “Con Don Bosco confermiamo la nostra preferenza per la gioventù
povera, abbandonata ed in pericolo; quella che ha più bisogno di essere amata ed
evangelizzata, e lavoriamo, soprattutto, nei luoghi più poveri.” (Cost. 26).
In linea con questa azione, suggeriamo che si istituisca un servizio a livello mondiale, ad
esempio un Segretariato, che offra supporto alle esigenze della mobilità giovanile (rifugiati e
migranti), tramite la riflessione e il coordinamento con competenza tecnica e identità
carismatica. Contemporaneamente, tale Segretariato abbia l’opportunità di rappresentanza
presso gli organismi civili ed ecclesiastici internazionali.
Incoraggiamo che si faccia questa advocacy esplorando nuovi sistemi e metodi, rafforzando
le strutture e le esperienze già esistenti a livello locale, nazionale e internazionale. Il
rafforzamento del lavoro in rete (networking) dell’advocacy si sostiene con l’aiuto della
tecnologia e dei social media. Questi strumenti dovrebbero essere usati abbondantemente
per realizzare e accompagnare questo processo.
In questo campo evidenziamo l’importanza della connessione tra i vari livelli di advocacy, a
livello internazionale e nazionale, regionale e continentale, per assicurare la ricaduta. In
questo campo notiamo con soddisfazione lo sforzo positivo del lavoro di advocacy che Don
Bosco International (DBI) e la Salesian Presence in United Nations (DBUN) stanno compiendo
con grande opportunità di sviluppo.
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PROGETTAZIONE PASTORALE
Il grido dei ragazzi e dei giovani più poveri tra i poveri sia una chiamata alla nostra
Congregazione perché troviamo il coraggio di uscire dalle nostre zone di comfort.
La Consulta Mondiale 2019 propone al Consiglio Generale che attraverso i vari strumenti di
governo sia assicurata la “opzione per i poveri e gli emarginati” nei vari documenti di governo
e di animazione dell’Ispettoria – POI, PEPSI, Direttori.
In tali processi dove si formulano tali documenti di animazione e di governo, sia favorito il
cammino di discernimento a tutti i livelli. Vediamo l’importanza che tali processi di
discernimento siano attivi e partecipativi a livello delle CEP locali.
E’ necessario che attraverso il PEPS Ispettoriale sia assicurata la partecipazione di tutte le
strutture di animazione pastorale della Ispettoria, le varie Commissioni. Solo così si assicuri
la sinergia delle varie dimensioni del PEPS, di tutte le attività pastorali e il coinvolgimento di
tutti in modo olistico.
Affinché in ogni Ispettoria il suo impegno istituzionale e le sue risorse siano fedeli al lavoro
con i più poveri, è necessario che il Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana continui
con la sua animazione a far conoscere e applicare gli elementi comuni che debbano guidare
e misurare tali azioni, garantendo così la sostenibilità carismatica delle opere sociali. Il Capitolo
VII, 2.5, del Quadro di Rifermento (Cfr. Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento,
p.233-247) è un’aggiornata risorsa per questo cammino.
STRUTTURE PASTORALI
L'opzione per gli ultimi non è attenzione esclusiva delle opere sociali, anche se è vero che
questi ultimi richiedono risposte specifiche (rifugiati, migranti, bambini di strada, persone
maltrattate, disoccupati, ex soldati, discriminati a motivo dell’etnia o della casta, tra gli altri)
che noi, in quanto organizzazione, dobbiamo preoccuparci di fornire. Chiediamo, pertanto,
che ci sia un fermo impegno a tal proposito in ogni opera e in ogni ispettoria.
Rispondendo alla chiamata degli emarginati e degli abbandonati, molte Ispettorie hanno già
costituito strutture a livello ispettoriale e locale per coordinare servizi in questo settore.
Incoraggiamo le Ispettorie che fino ad ora non hanno ancora sviluppato questa risposta, a
rendere presente nel loro Direttorio, PEPS e nell’organigramma pastorale dell’Ispettoria una
struttura specifica per rendere operativa l’opzione per i poveri.
Questa struttura, simile ad altre strutture di vari settori pastorali, coordinerà, per mezzo di
un responsabile del settore, le risposte a livello locale e Ispettoriale, sostenendo le azioni da
compiere in modo organico, favorendo la condivisione di buone prassi con le altre Ispettorie.
(Cfr. Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento, p.246).
RISORSE UMANE ED ECONOMICHE
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Lavorare a favore dei più bisognosi e poveri non è solo un desiderio ma richiede forze umane
e risorse economiche. Per questo, come membri di questa Consulta chiediamo, primo, che
nel ridimensionamento della Ispettoria, si cerca di assicurare, al quanto possibile, la presenza
dei Salesiani in questo opere.
Chiediamo, inoltre, che queste presenze non abbiano a soffrire un mancato sostegno
economico. Assicurando le risorse necessarie per rendere sostenibili queste strutture non è
un gesto di carità, ma una risposta carismatica di primo ordine.
In fine, incoraggiamo le Ispettorie a prevedere nell’POI e nel PEPS la formazione continua di
Salesiani e Laici in questo cammino pastorale. La chiamata del Documento Finale del Sinodo
dei Giovani ci invita a rendere questo cammino una realtà nelle nostre strutture (Parte III,
Capitolo IV).
Suggeriamo anche che nel PIO dell’Ispettoria ci sia progettata l’opportunità per preparare in
maniera più professionale persone, Salesiani e Laici, che abbiano gli strumenti necessari per
leggere, interpretare e compiere scelte in questo settore.
FORMAZIONE
Una parola sui processi di formazione è stata espressa dai vari gruppi durante i lavori della
Consulta.
Partendo dalla Parte III del Documento Finale del Sinodo dei Giovani, che tratta
L’accompagnamento nella formazione al ministero ordinato e alla vita consacrata, la Consulta
fa sua la seguente affermazione: “Nell’accogliere i giovani nelle case di formazione o seminari
è importante verificare un sufficiente radicamento in una comunità, una stabilità nelle
relazioni di amicizia con i pari, nell’impegno di studio o di lavoro, nel contatto con la povertà
e la sofferenza” (n. 100). E più avanti si dice: “Il confronto con la concretezza riveste una
specifica importanza in questa fase. In particolare varie tradizioni spirituali segnalano il
valore della vita fraterna e del servizio ai poveri come banco di prova delle decisioni assunte
e come luogo in cui la persona rivela pienamente se stessa” (n. 113)
Se ascoltiamo queste due indicazione alla luce della nostra tradizione, vediamo che don Bosco
realizzò la sua chiamata camminando per le strade di Torino e visitando le prigioni. La
vocazione di don Bosco è stata fortemente segnata dalle grida dei giovani feriti.
Chiediamo che ogni Salesiano sia aiutato ed accompagnato a coltivare l'arte di lavorare con
i ragazzi e giovani a rischio, che non abbia a rifiutare chi è stato scartato. Dalle varie
esperienze notiamo l’urgenza di curare quest’aspetto della nostra identità vocazionale.
Notiamo che ci sia un bisogno di rivedere i processi di formazione che rifletta chiaramente
l'attenzione carismatica verso i ragazzi giovani poveri, esclusi ed abbandonati. Suggeriamo
che la formazione salesiana rifletta le indicazioni e i suggerimenti della Ratio che includa nel
processo formativo contatti diretti con i ragazzi e giovani nelle periferie e “nelle strade” (vedi
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Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum [2016], 3.4. Formazione alla Pastorale
Giovanile).
Che ci sia un programma specifico di contenuti appropriati (curriculum), erogato attraverso
esperienze graduali e guidate, che aiutano il giovane Salesiano nella formazione iniziale a
maturare gli atteggiamenti del Buon Pastore di fronte alla realtà sociale che definisce le nuove
frontiere del mondo giovanile.
Vediamo anche l’importanza fondamentale che gli stessi formatori siano preparati, abbiano
questa sensibilità carismatica e facciano tale esperienza che poi a loro volta possono
comunicare e testimoniare in maniera semplice a credibile.
Vediamo anche quanto è pedagogico che già nei processi di formazione iniziale si recuperi uno
stile di vita semplice e sobrio.
In linea con quanto detto, suggeriamo che la stessa attenzione e impegno caratterizzino la
formazione permanente dei Salesiani, che si figura sempre di più una formazione congiunta
tra Salesiani e Laici che con noi assumono la chiamata della missione salesiana.
LAICI
Alla luce del cammino che l’Ispettorie stanno vivendo in preparazione al CG28, anche qui i
membri della Consulta sentiamo il bisogno di riconoscere l’impegno testimoniato da tanti
laici nelle nostre opere e presenze. La loro partecipazione alla missione salesiana la
riconoscono, innanzitutto, i ragazzi e i giovani stessi che sperimentano la bontà di un volto che
comunica compassione e bontà come il buon pastore. Ragazzi e giovani che vengono scartati
dalla società, ma accolti, protetti, promossi e integrati nelle nostre presenze.
I laici che oggi condividono con noi la missione salesiana sono una realizzazione di quel sogno
di Don Bosco che sognava un vasto movimento di persone, consacrate e laiche, che in vari
modi sono impegnate per la salvezza dei giovani (Cfr. Cost. 5).
In virtù delle loro caratteristiche specifiche, i laici possono agire nel mondo secolare in un
modo diverso e complementare a quello del religioso/a consacrato/a. Auguriamo che il
prossimo CG28 faccia un attento apprezzamento dei punti forti delle due vocazioni, facendo
valere una missione condivisa a favore degli esclusi e emarginati.
Auspichiamo che il frutto del CG28 sia un incremento dell’impatto della collaborazione dei
laici, più fondata sulla visione dell’amore evangelico, più radicata nel carisma salesiano, più
sinodale a vantaggio della missione salesiana per i giovani poveri ed esclusi.
GIOVANI E VOLONTARIATO
Un campo dove sta aumentando la presenza dei laici giovani è quello del Volontariato (Cfr. Il
Volontariato nella Missione Salesiana. Identità e Orientamenti del Volontariato Missionario
Salesiano, Roma 2019).
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Sono giovani, ragazzi e ragazze, ancora in fase di ricerca ma anche con un cuore pieno di
grande desiderio di rendersi disponibili per i poveri. Sono giovani che hanno un cuore segnato
dal desiderio della gratuità, libertà, solidarietà e generosità della diaconia, come la chiama il
Documento Finale del Sinodo dei Giovani:
I giovani possono contribuire a rinnovare lo stile delle comunità parrocchiali e a
costruire una comunità fraterna e prossima ai poveri. I poveri, i giovani scartati, quelli
più sofferenti, possono diventare il principio di rinnovamento della comunità. Essi
vanno riconosciuti come soggetti dell’evangelizzazione e ci aiutano a liberarci dalla
mondanità spirituale. Spesso i giovani sono sensibili alla dimensione della diakonia.
Molti sono impegnati attivamente nel volontariato e trovano nel servizio la via per
incontrare il Signore. La dedizione agli ultimi diventa così realmente una pratica della
fede, in cui si apprende quell’amore “in perdita” che si trova al centro del Vangelo e
che è a fondamento di tutta la vita cristiana. I poveri, i piccoli, i malati, gli anziani sono
la carne di Cristo sofferente: per questo mettersi a loro servizio è un modo per
incontrare il Signore e uno spazio privilegiato per il discernimento della propria
chiamata. Un’apertura particolare è richiesta, in diversi contesti, ai migranti e ai
rifugiati. Con loro, bisogna operare per l’accoglienza, la protezione, la promozione e
l’integrazione. L’inclusione sociale dei poveri fa della Chiesa la casa della carità. (n. 137)
CONCLUSIONE
Dai nostri lavori abbiamo messo al centro i nostri ragazzi e giovani esclusi e scartati che
incontriamo ogni giorni nelle nostre opere, presenze e servizi. La loro gioia e la loro
contentezza di trovarsi accompagnati da un’esperienza dolorosa verso un futuro dignitoso
dice che come Congregazione Salesiana e come Famiglia Salesiana stiamo attenti e aperti alla
voce dello Spirito.
Sentiamo, però, anche l’urgenza di rafforzare quest’ascolto e di approfondire questa empatia
in molti dei nostri confratelli Salesiani.
La sofferenza dei giovani poveri, e dei più poveri tra loro, è in aumento. A questa tragedia
deve corrispondere la nostra sempre più attenta e generosa risposta con il cuore del Buon
Pastore. La globalizzazione dell’indifferenza deve trovare nei Salesiani di Don Bosco una
globalizzazione della gioia e dell’ottimismo, della speranza e di futuro.
Vogliamo concludere questa Dichiarazione con la parole di Papa Francesco in Evangelii
Gaudium:
Per mantenere vivo l’ardore missionario occorre una decisa fiducia nello Spirito Santo,
perché Egli «viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26). Ma tale fiducia generosa
deve alimentarsi e perciò dobbiamo invocarlo costantemente. Egli può guarirci da
tutto ciò che ci debilita nell’impegno missionario. È vero che questa fiducia
nell’invisibile può procurarci una certa vertigine: è come immergersi in un mare dove
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non sappiamo che cosa incontreremo. Io stesso l’ho sperimentato tante volte. Tuttavia
non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a
calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci
spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni
momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi! (n. 280).
Roma, 5 aprile 2019
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