ACG 340 (1991) La_significatività_della_presenza_salesiana.doc

ACG - 340

Pagine 35 – 40


2.1 LA SIGNIFICATIVIT À DELLA PRESENZA SALESIANA

(CG23, nn. 226-230)


Don Juan E. VECCHI

Vicario del Rettor Maggiore



1. Un criterio di verifica


II CG23 affida alle Ispettorie il compito di verificare l’incidenza delle singole opere e attività conforme al criterio della «significatività» (CG23, 227. 230).

Poiché non si tratta solo di una prospettiva ideale, ma piuttosto di un orientamento pratico, la proposta suscita domande molte concrete. Il Consiglio Generale, investito della responsabilità di accompagnare le Ispettorie (CG23, 231), ha preso in esame questi interrogativi nelle due ultime sessioni di giugno-luglio e novembre-dicembre 1991.

La prima, domanda riguarda la portata di tale criterio.

Da tempo i Capitoli Generali invitano le Ispettorie ad adeguare le proprie presenze alle esigenze della nostra missione, alle mutate condizioni socioculturali, ecclesiali e giovanili, alle nuove possibilità educative e pastorali, allo stato del personale.

Così il CG 19 propose un’operazione complessiva di «ridimensionamento», mentre il CGS20 indicò di ristrutturare le presenze per dare priorità agli obiettivi pastorali (CGS, 398) e offrire un servizio più abbondante ai giovani più bisognosi. Il CG21 auspica una «nuova presenza» (nn. 154-161) salesiana, sia in opere di recente fondazione, come in quelle di antica esistenza; e il CG22 chiede ai Salesiani di ritornare ai giovani, ai loro bisogni, alle loro povertà, ricollocando eventualmente le opere (CG22, 6).

L'insieme di questi orientamenti ha prodotto effetti reali nell’Ispettorie nella misura in cui sono stati applicati con decisione e confratelli sono stati opportunamente preparati per dare vita ad iniziative inedite o per creare nuove modalità di azione pastorale in presenze di antica data.

Guardando infatti il panorama della Congregazione si scorge un volume non indifferente di trasformazioni e di adeguamenti a livello locale, ispettoriale, regionale e mondiale; si registra una presenza massiccia di laici che condividono con noi compiti e responsabilità; si è diffusa tra i Salesiani la preoccupazione di «animare, queste numerose forze educative e apostoliche; si lavora con una visione più realistica del territorio come spazio della missione salesiana. La pastorale si è arricchita con nuove dimensioni (MGS, Volontariato, Giovani Animatori, Comunicazione sociale...) e non mancano aperture di ulteriori fronti, pur condizionate dalla scarsità delle risorse disponibili.

Proponendo il criterio della significatività si vuole continuare, con maggior determinazione, ciò, che si è operato finora. Esso infatti riprende e sintetizza, secondo una nuova gerarchia, le ragioni che sottostanno allo sforzo precedente, in conformità ai segnali che vengono dai mutamenti in corso e dagli orientamenti della Chiesa.

La significatività, parola e criterio, non appare d'improvviso. Nel sessennio precedente era stata oggetto di approfondimento in alcune visite d'insieme, di fronte all'insorgere di richieste nuove e all'impossibilità di rispondervi con l'attuale collocazione delle nostre presenze.

Alla radice del criterio ci sono alcuni presupposti pastorali. È proprio dell’evangelizzazione il procedere per «segni», cioè azioni che producono effetti reali, ma che allo stesso tempo sono capaci di aprire chi li vede a nuove prospettive di esistenza.

L’annuncio evangelico non raggiunge direttamente ogni persone né ricopre materialmente tutti gli spazi e attività, dove l’uomo svolge la sua vita. Si colloca in essi come un lievito, una luce, una città collocata sulla vetta di una montagna. Oggi più che mai la pastorale è una pastorale dei «segni»: presenza e azione della Chiesa che rivela l’energia storica della risurrezione di Gesù.

Da questa prima convinzione ne scaturisce una seconda, molto pratica: l’urgenza di fare delle «scelte» perché ciascuna comunità possa, attraverso la sua presenza e il suo lavoro, «annunciare il Vangelo» con chiarezza ed efficacia. Tutte le opere sono utili. Ma non tutte, per la loro collocazione e le loro modalità di intervento, parlano con la stessa intensità e con la stessa chiarezza. Alcune possono persino apparire soltanto come funzionali a bisogni secondari dei giovani, con appena una verniciatura educativa o religiosa. Alla missione salesiana invece interessa che appaia con immediatezza il suo interesse principale per la crescita in dignità e per la salvezza eterna delle persone.



2. Gli elementi di significatività


Addentrandoci di più nell’applicazione del criterio della significatività ci accorgiamo che esso presuppone l’attenzione prioritaria ad alcuni fattori, che diventano chiavi per un discernimento e per le corrispondenti operazioni di ristrutturazione.


Il primo di questi fattori è la persona del salesiano. Il volume e le modalità del lavoro devono consentire una formazione completa dei confratelli in fase iniziale e permanente. La collocazione pastorale deve mirare a sfruttare al massimo la loro capacità di educare alla fede e di animare le comunità educative. Bisognerà dunque badare che il salesiano non sia oberato di funzioni molteplici di tipo organizzativo, materiale e amministrativo a causa della diminuzione delle forze e dell’aumento non controllato delle opere.

La vita spirituale dei singoli richiede tempo e attenzione. Bisogna prevenire stanchezze premature e cadute di tensione, affidando impegni proporzionati, in cui sia possibile lavorare anche in profondità e non ci si debba limitare ad una evangelizzazione superficiale.


Un secondo fattore per la significatività è la comunità: la sua esistenza, la sua densità umana e religiosa, la sua creatività apostolica. Le Costituzioni attribuiscono ad essa una notevole incidenza vocazionale. Il CG23 parla di alcuni valori in cui viene riposta la sua capacità di impatto: l’unità che risulta dall’accettazione delle persone, dai rapporti fraterni, dalla comunicazione e corresponsabilità; la vita quotidiana in cui emerge la scelta radicale di Cristo e l’accoglienza di chi cerca in essa appoggio e aiuto (cf. CG23, 219). Essa è chiamata a diventare «segno», «scuola» e ambiente di fede (ib. 216-218).

La significatività richiede che ogni opera o insieme di attività vengano affidate ad una comunità corresponsabile; e di conseguenza consiglia di commisurare gli impegni a questa esigenza. Perciò precedentemente si è raccomandato di mirare alla sua consistenza quantitativa e qualitativa (cf. ACG n. 335). Per il loro funzionamento le comunità vanno dotate di una guida capace di animare la vita spirituale e l’azione pastorale. Disponibilità di confratelli e di personale direttivo, opportunamente preparato, sono dunque calcoli da fare, senza perdere quella intraprendenza e audacia che ha sempre caratterizzato l’azione salesiana.


Viene allora un terzo fattore: la qualità pastorale. Quella «cercata» nella progettazione previa che privilegia i settori più determinanti per l’educazione dei giovani alla fede; e quella «raggiunta» nell’attuazione concreta di quanto è stato programmato. Bisogna infatti valutare la realtà piuttosto che i fogli scritti o le intenzioni.

La qualità pastorale è la preoccupazione centrale del CG23: «Il cammino di fede dei giovani richiede che la comunità si inserisca nel contesto e nel mondo giovanile con una nuova qualità pastorale» (cf. CG23, p. 134). Su di essa puntano le sei deliberazioni capitolari, come anche gli orientamenti operativi che vengono incontro a limiti rilevati nei diversi tipi di presenza, cioè negli ambienti di ampia accoglienza, nelle opere di educazione sistematica, nei gruppi e nelle grandi convocazioni giovanili, nelle comunità per giovani in difficoltà. Viene misurata dal cammino di fede che riusciamo a proporre ai giovani e dall’ambiente educativo a cui diamo vita.

Perciò chiede di rivedere i risultati dell’attuale stile di azione, di ricuperare la dimensione di profondità e articolare le proposte passando da quelle più generali e fondamentali ad altre più specifiche od esigenti, fino ad arrivare ad una proposta personalizzata e all’accompagnamento personale dei giovani più disposti.

La significatività non prende in considerazione solo la struttura e la collocazione dell’opera, ma il progetto educativo che in essa si porta avanti: Ed è questo che va verificato in ogni presenza.


Un quarto elemento di significatività è il proposito e la capacità di aggregare altre forze, per le quali la comunità religiosa può diventare centro di comunione e di partecipazione. Si è significativi quando chi vuole impegnarsi trova nella nostra comunità riferimento, appoggio e accoglienza.

Vengono a proposito due richiami del CG23: quello che chiede che i Salesiani vengano preparati per l’animazione (CG23, 223), e quello che accenna alle diverse realtà da animare, ciascuna con le proprie possibilità di formazione, di coinvolgimento, di corresponsabilità: la comunità educativa, la Famiglia Salesiana, il Movimento Salesiano (n. 232 ss.).

Pure questo viene considerato strettamente collegato alla qualità pastorale in quanto crea «l’ambiente umano» in cui i giovani possono entrare a contatto con «credenti» vicini a loro: «Il cammino di fede dei giovani richiede che la comunità salesiana si faccia animatrice della comunità educativa pastorale e della Famiglia Salesiana» (CG23 1.3, p. 137). L’adempimento di questa deliberazione appare di particolare urgenza: infatti la Congregazione alla fine del sessennio dovrebbe aver messo in esistenza una tale realtà in ogni sua presenza (CG23, 236). Sarà dunque uno degli indicatori per verificare la strada percorsa nei prossimi sei anni.


Infine, elemento di significatività è il rapporto, l’inserimento e l’impatto della nostra presenza sul territorio. Alcune comunità sono diventate punto di riferimento per iniziative sul versante sociale, culturale e religioso. Da loro partono messaggi. La gente sa che può avvicinarle e fare affidamento su di esse per un confronto chiarificatore, per un’iniziativa comune, per far maturare una mentalità, per moderare tendenze o far circolare messaggi. La comunità, afferma ancora il CG23 (n. 226), «deve acquistare (...) la capacità di dialogare con la realtà circostante, con le istituzioni sociali ed educative del quartiere e della città; la capacità di irradiare la propria passione educativa (...), di interagire continuamente con la realtà (...) nella quale è vitalmente inserita».



3. Il cammino verso una maggiore significatività


Quello che si propone non è dunque solo una ristrutturazione materiale o uno spostamento di persone, ma un «modello di intervento pastorale» nel quale alle comunità salesiane vengono chieste alcune attenzioni preferenziali e si affida loro un ruolo più ampio e incisivo di orientamento e animazione.

D’altra parte per provvedere in forma efficace al miglior impiego delle persone, alla formazione di comunità, al progetto pastorale, all’animazione della comunità educativa e della Famiglia Salesiana, all’incidenza sul contesto si dovranno fare necessariamente operazioni di adeguamento.

Le prime e più urgenti sono quelle tendenti a rigenerare, potenziare e moltiplicare le risorse. Sono già indicate nel CG23, ma possiamo richiamarle:

  • assicurare e programmare la formazione permanente dei Salesiani, in particolare di quelli chiamati ad orientare le comunità;

  • dare organicità e consistenza alla preparazione dei laici, investendo energie, tempo e, se fosse necessario, anche denaro;

  • preparare, appoggiare e collegare proposte diversificate di vita cristiana per i giovani, particolarmente sulla linea vocazionale;

  • rendere efficaci gli organismi di animazione ispettoriale definendo bene i loro compiti e stabilendo tra le comunità ed essi un collegamento di vicendevole intesa.

Ma oltre a queste operazioni di miglioramento ce ne vorranno anche altre di ristrutturazione: rafforzamento dei settori o attività che rispondono meglio alle urgenze oggi sentite, riduzioni o tagli di quelle che, anche se valide in sé, offrono minore possibilità di incidere sui giovani e sull’ambiente, ricollocazione di forze in contesti nuovi.

Poiché si tratta di puntare su una migliore qualità pastorale, corresponsabili nella ricerca di significatività sono solidalmente i confratelli e le comunità locali. Ed è forse questa una novità della presente tappa: ci si affida al rinnovamento e alla capacità creativa dei gruppi locali di fronte al proprio compito educativo.

Ma un’importante responsabilità spetta agli organismi ispettoriali. Ogni singola attività, presenza e opera va vista infatti nel contesto ampio della missione dell’Ispettoria. È questo l’orizzonte sul quale giudicare la maggiore o minore significatività e le priorità da stabilire. Le Ispettorie che operano in un unico contesto sono invitate a progettare insieme la significatività a livello ampio. Ci sono infatti iniziative e presenze capaci di operare e influire a raggio ampio e che hanno bisogno di una visione più larga e di una generosa collaborazione da parte di tutti.

Nel processo di risignificazione della presenza salesiana tutti sono chiamati a dare il proprio contributo per un discernimento accurato, mentre agli organismi competenti si chiede che prendano le decisioni opportune. Ci deve essere dunque il periodo di studio delle misure da prendere con ampia partecipazione dei confratelli interessati, ma le soluzioni non vanno tramandate in attesa di un consenso totale.


I già incombenti Capitoli Ispettoriali sono un momento eccezionale per «rivedere e riprogettare le singole opere dell’Ispettoria in ordine alla significatività ecclesiale e sociale» (CG23, 227).

Ci servono come riferimento gli orientamenti del CG23 e alcuni sussidi già offerti dal Consiglio Generale sulle deliberazioni dello stesso Capitolo.