Strenna_1981_it


Strenna_1981_it

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La vita interiore
di don Bosco
Strenna 1981

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1.3 Page 3

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Commento del Rettor Maggiore per le FMA
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Romo, Cosa generallzia
30 dicembre 1980
Scuolo tlpogrofico privoto FMA - Romo 1981

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CONTENUTO
1. Breve cronistoria
2. Sussidl per l'approtondimento della Strenna
3. Sua attualita
4. « Vita lnterlore »
4.1 Presenza reale di Dio
4.2 Fede
4.3 Speranza
4.4 Carita
4.5 li primato della persona
5. Di Don Bosco »
5.1 Santa Maria Domenie□ Mozzarello ci insegna
5.2 Originalita della vita interiore di don Bosco
5.3 Una interiorita storicizzata
5.4 La carita pastorale fa superare le dicotomie
6. I luoghi pri11ilegiati della nostra vita interiore
6.1 La preghiera
6.2 L'azione apostolica e caritativa
6.3 La comunita religiosa
6.4 li tessuto del quotidiano
7. Verso l'unione con Dio
8. Tre grandl mezzi da privilegiare
8.1 Centralita dell' Eucaristia
8.2 Autocritica ed ascesi
8.3 Devozione a Maria
9. Conclusione

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I
)

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Sono qui per stare con voi in famiglia, per farvi gli auguri,
e con una missione speciale in questo penultimo giorno del-
l'anno: presentare la « Strenna » per il 1981. Gia la conoscete:
« IN QUEST' ANNO CENTENARIO DELLA MORTE DI SANTA
MARIA DOMENICA MAZZARELLO CI PROPONIAMO TUTTI,
SEGUENDO IL SUO ESEMPIO, DI CONOSCERE MEGLIO E DI
PRATICARE PHJ GENEROSAMENTE LA VITA INTERIORE DI
DON BOSCO».
1. BREVE CRONISTORIA
Il 1981 ha una caratteristica di particolare interesse per
tutta la Famiglia Salesiana e soprattutto per le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice: il Centenario della santa morte di Madre
Mazzarello. La Strenna doveva, percio, concorrere ad appro-
fittarne spiritualmente la ricorrenza.
Siamo partiti dal pensiero che bisognava trovare, in vist?
di tale celebrazione, un programma utile per tutta la Farni-
glia Salesiana. L'ispirazione dell'argomento e venuta da al-
' cune Lettere indirizzate a voi e ormai storiche; io le ho rice-
vute da madre Margherita tre anni fa: sono varie Circolari-
Strenna che don Rinaldi, negli ultimi anni del suo rettorato,
indirizzava specificamente alle FMA.
Sono andato a rileggere la Strenna che vi ha inviato don
Rinaldi nel 1931, il Cinquantenario della morte di madre Maz-
zarello; ho intuito subito che andava molto bene per tutta la
Famiglia, tanto piu che il commento di don Rinaldi risulta
magnifico.
Ascoltatela, dunque, come se ve la proclamasse di nuovo
lui; e sentitevi davvero privilegiate perche la Strenna e stata
formulata specialmente per voi!
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2. SUSSIDI PER L' APPROFONDIMENTO DELLA STRENNA
Per approfondire i contenuti di questa Strenna ed avere
orizzonti e progetti di azione piu ricchi e concreti, vi suggeri-
sco una piccola bibliografia:·
• La Lettera-Strenna di don Rinaldi alle FMA nel 1931;
• Il Documento della Sacra Congregazione per i Religiosi e
gli Istituti Secolari di recente emanazione: La dimensione
contemplativa della vita religiosa;
• Il piccolo volumetto Lo spirito e le virtu di S. Maria Do-
menica Mazzarello, di don MAccoNo;
• E !'opera Don Bosco con Dio, di don CERIA.
Con questa piccola bibliografia voi avete un materiale
piu che abbondante per approfondire e praticare la Strenna;
e le mie parole potrebbero anche risultare inutili.
3. SUA ATTUALITA
Mi sembra opportuno, ad ogni modo, offrirvi una chiave
di lettura che ne renda attuale il messaggio. Infatti al farvi
la breve cronistoria dell'origine della Strenna potrebbe esse-
re sorta in voi un'impressione in parte bella, ma forse anche
in parte brutta.
«Bella»: perche si tratta di don Rinaldi... del Cinquante-
simo... del Centenario... di madre Mazzarello che ha saputo
imitare impareggiabilmente don Bosco nella caratteristica
piu radicale della sua santita! Tutto questa e assai bella.
Ma potrebbe anche esserci un'altra faccia della medaglia:
se non «brutta», almeno meno bella. Si tratta di una Stren-
na di cinquant'anni fa...; dunque non sarebbe cambiato nien-
te; ci si contenterebbe col ripetere sempre le stesse cose...
E questo in un periodo di trapasso culturale; in cui i segni
dei tempi, il Concilio ecumenico Vaticano II, l'intero pro-
6

1.9 Page 9

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•I
gresso delle scienze, le trasformazioni sociali, la civilta
emergente, il rinnovamento ecclesiologico e il continuo ag-
giornamento dei criteri pastorali esigono indispensabili atteg-
giamenti di novita e di attualita.
Per un messaggio appropriato al 1981, quindi, non pos-
siamo accontentarci di rifarci a parole e formule antiche, ma
dobbiamo saper scoprire la novita dei valori vitali perma-
nenti che ci sono trasmessi dal Vangelo e dal mistero di Cri-
sto. Senza questa coscienza di novita il Vangelo stesso pub
apparire vecchio; infatti il Vaticano Il, i Sinodi dei Vescovi,
i nostri Capitoli Generali e tutti gli impegni di rinnovamento
si sono dedicati a cercare la novita di una evangelizzazione
veramente in dialogo con il mondo contemporaneo.
Il Vangelo non cambia, pero bisogna saperne parlare co-
me di un messaggio per le esigenze di oggi. Non cambia la
vita interiore, non cambia madre Mazzarello, non cambia
don Bosco: ormai non cambiano piu; pero noi dobbiamo
presentarli come modelli ai nostri novizi e alle nostre novi-
zie, oggi, in maniera differente di come li presentavano a noi
novizi e novizie di ieri... o dell'altro ieri! Non perche non val-
ga piu la loro santita, ma perche ci sono sensibilita nuove,
ottiche nuove che bisogna pur assumere.
Ora il problema della Strenna e proprio quello di saper
parlare di un tema tanto antico come la vita interiore con
prospettive, preoccupazioni e angolature attuali.
Vorrei suggerirvi alcune riflessioni in questo senso.
Cominciamo col sottolineare un dato. Al centro di questa
Strenna c'e la persona di don Bosco, mediata da quella della
Mazzarello; e al centro di ognuna di queste persone, proprio
alla stessa maniera, c'e la vita interiore.
Dobbiamo, dunque, parlare della vita interiore in se, e
cli quella di don Bosco in specie.
7

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· 4. « VITA INTERIORE »
Che cosa significa oggi avere una vita interiore?
Possiamo dire, innanzitutto, che significa possedere den-
tra di noi, un qualche dinamismo che ci fa pensare, parlare,
studiare, agire e amare; che ci muove dal di dentro come
persone; che ci mette di fronte alla realta per interrogarla
e analizzarla. Lo studio e la scienza sono espressioni di vita-
lita interiore dell'uomo: il tecnico, Io scienziato, l'ideologo
posseggono una certa interiorita. Ma non e di questa inte-
riorita, pur importante e positiva, che noi intendiamo parlare
qui. La Strenna si riferisce a una vita interiore « divina »
che deve essere vissuta da noi nell'esercizio delle virtit. teolo-
gali, della fede, della speranza e della carita; esse implicano
un coinvolgimento di tutta la realta nell'orbita di Dio. E
tutto questo non e facilmente alla portata della cultura
odierna.
Una caratteristica dell'attuale civilta, detta « scientifico-
tecnica », accelerata <lai potenti e attraenti mezzi. di comuni-
cazione sociale, e il susseguirsi intenso di sensazioni e im-
pressioni, di percezioni fenomenologiche, di contatto con
tutti gli avvenimenti, di possibilita quotidiane di distensione
in giochi e spettacoli, di irnrnersione in problematiche tem-
porali, di indottrinamento camuffato, di insofferenza del do-
lore e del sacrificio, di facili utopie, di fantascienza, che
allontanano dallo spessore pesante della realta quotidiana e
abituano facilmente a vivere in superficie, sempre « a galla»
come sugheri... Non vorrei esagerare: ci sono anche tanti
aspetti positivi; ma e un fatto che oggi e troppo facile cre-
scere nella superficialita.
Quindi ecco una prima esigenza di attualita: la profondita
interiore! Ai tempi di don Rinaldi, di don Bosco, della Maz-
zarello forse si sperimentava in termini ed esigenze diversi.
Noi, oggi, abbiamo bisogno di perforare di piu il quotidiano,
altrimenti ci manca il petrolio: restiamo privi di energia spi-
rituale. Dobbiamo cercare in profondita, anche piu in la di
2000-3000 metri, per trovare il nostro lago di petrolio.
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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..
e La civilta che emerge caratterizzata dal pericolo di mas•
sificazione e di plagio. Ecco allora il primo senso di una
Strenna sulla « vita interiore »: indurci a ricercare « dentro »,
quello che e piu vero, quello che c'e nel profondo. 1-:, questa,
una specie di contestazione, fatta non con le insolenze e il
pugno alzato, ma con la interiorita e l'indipendenza di chi
si inginocchia. Invece di dipendere dall'opinione piu di mo•
da, noi preferiamo lo sforzo di approfondimento di ogni
realta.
:B una maniera non facile, e molto esigente, di essere
« contestatori » oggi.
4.1 Presenza reale di Dio
..
La vita interiore, di cui vogliamo parlare, perfora la real-
ta per trovarvi Dio: amore vivificante che riempie di bene
tutta l'esistenza nonostante i molti mali che l'uomo vi provo-
ca. La vita interiore cerca cio che c'e di Dio nel nostro cuore,
• ,.. . in noi che siamo stati battezzati nello Spirito Santo, in noi
che siamo stati specialmente consacrati dallo stesso Spirito
nella professione religiosa. Il processo di « perforazione » a
cui ci riferiamo deve prestar attenzione soprattutto ai tre
fondamentali dinamismi che caratterizzano l'inabitazione di
Dio in una persona.
Quali sona questi tre dinamismi? :B facile rispondere; la
dottrina cristiana gia dai tempi di S. Paolo ci parła di tre
grandi forze interiori: la fede, la speranza e la carita, le tre
virtu teologali. La vita interiore e la coscienza e l'esercizio di
questi dinamismi divini che permeano la persona.
Esaminiamone brevemente la ricchezza vitale.
4.2 Fede
.....
Parliamo della fede come visione globale che interpreta
la realta in cui siamo immersi. Essa comporta un esercizio
continuo dell'intelligenza, che scruta la realta cercando di
9

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collocarsi nell'ottica di Dio: e una v1S1one del reale in pro-
fondita, non in superficialita. Con la fede cerchiamo i dise-
gni di Dio negli avvenimenti, nelle cose, nelle persone, nella
malattia, nelle disgrazie, nella gioia e nei successi. Non si
tratta quindi .di un modo di pensare piatto, e neppure di una
ripetizione meccanica del Credo o dell'Atto di fede: il Credo
e solo un simbolo che ricorda ed enumera i contenuti essen-
ziali della Fede. La Bibbia stessa si trova nell'ordine dei mez-
zi per esercitare la fede.
Con la vita interiore la nostra intelligenza di fede oltre-
passa i simboli e la Bibbia per portare la nostra mente a
pensare, giudicare, riflettere, stimare, congetturare, ascolta-
re, contemplare, abbandonarsi di fronte alla realta di ogni
giorno con un tipo di attenzione ispirata a come farebbe, pen-
serebbe, giudicherebbe Gesu Cristo stesso circa una partico-
lare realta: terremoto, malattia, morte, mandata d'ubbidien-
za, persone, destinatari, comunita, ossia il tessuto quotidiano
della nostra propria vita.
La vita interiore si appoggia sul dinamismo di una fede
che ci esercita continuamente ad avere uno sguardo critico,
per valutare tutte le cose in profondita. Ci richiede di muo-
vere l'intelligenza e il giudizio per captare il significato piu
importante della realta, cosi come crediamo che la vede Dio.
Evidentemente non pretendiamo di avere il monopolio della
stessa visione di Dio. Pero il mistico, il santo e colui che si
avvicina a come Dio contempla tutto il reale.
4.3 Speranza
Parliamo della speranza come progettazione delle nostre
attivita nell'impegno di salvezza. Questo secondo dinamismo
della vita interiore e molto importante per noi religiosi di vita
attiva. In noi la speranza deve tradursi in progetti concreti
di attivita di salvezza, cosi come lo farebbe Gesu Cristo. L'in-
telligenza di fede che osserva la realta non vi trova solo del
bene, ma scopre anche molto małe: anzi, purtroppo noi a
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f
volte vediamo piu il małe che il bene. Il małe che rovina le
persone non puo lasciar tranquillo il nostro cuore, e lo scon-
volgera tanto piu intensamente quanto maggiore sia in esso
l'inabitazione dello Spirito che e Amore. Dio infatti, nel con-
-,
e templare il małe nel mondo che amava, si sentito mosso a
intensificare di piu.il suo amore fino ad inviare il suo stesso
Unigenito per salvarlo.
D'altra parte il bene stesso appare nel mondo come _un
seme da coltivare, da far crescere, da difendere e da portare
alla raccolta. Il dinamismo della speranza ci muove a pro-
gettare attivita di bene per la salvezza. La persona di vita
interiore, la persona che perfora la realta e contempla con
la fede, non puo occultarsi ne le stragi del małe ne le indi-
spensabili cure di crescita del bene, percio si sente forzata
internamente a prendere iniziative, a fare qualche cosa per
il progetto divino di salvezza, a sfruttare le sue qualita e la
sua preparazione, a svegliare la coscienza di protagonismo
in se stessa, nella comunita, nell'ambiente, nella gente e nella
gioventu con cui vive.
Cos1, la vita interiore si appoggia anche sul dinamismo
di una speranza che muove a intervenire coraggiosamente nel
divenire della vita.
Certo: la speranza ci assicura che non si tratta di un pro-
tagonismo da Prometeo umano, ma che agiamo sorretti dal-
l'aiuto di Dio.
4.4 Carita
Parliamo della carita come atteggiamento di amore verso
le persone, in quanta ogni persona o e Dio stesso o e Sua
immagine.
Il terzo dinamismo che da il suo senso piu pieno e piu
sostanziale alla vita interiore e la carita; ossia un atteggia-
mento di amore verso le persone. Se i dinamismi della fede
e della speranza ci fanno guardare e affrontare la realta in
profondita e con tutta la sua complessita di ~ene e di małe,
11
,.
.,

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. ..
'
la carita rnette in primo piano le persone per avere verso di
loro, chiunque esse siano, un atteggiamento di fraternita, ą.i
amore, di bonta, di misericordia, di servizio, di sacrificio, di
ubbidienza se sono superiori, di perdono se ci hanno offeso,
di assoluta dedizione se sono i destinatari: la carita tutto
scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, non perde mai la
speranza (cf 1 Car 13).
Il dinamismo della carita muove la vita interiore a inco-
minciare dall'atteggiamento di adorazione verso le Persone
della Trinita, perche la carita e partecipazione della vita stes-
sa di Dio che e Amore, ed e da questa fonte prima di ogni
amore che deriva la carita verso il prossimo.
E in questo modo, con l'esercizio di tali dinamismi, che
la vita interiore diviene una contestazione incomparabile e
costruttiva contro la superficialita che inonda oggi tanta par--
te della vita della citta.
4.5 li primato della persona
Il recente documento della S. Congregazione dei Religiosi,
che vi ho citato all'inizio, riferendosi alla vita interiore la
chiama « dimensione contemplativa » e la descrive « come la
risposta teologale di fede, speranza e amore con cui il creden-
te si apre alla rivelazione e alla comunione di Dio vivente per
Cristo nello Spirito Santo. "Lo sforzo di fissare in Lui (Dio)
Io sguardo e il cuore, che noi chiamiamo contemplazione
- diceva Paolo VI - diventa l'atto piu alta e piu pieno delio
spirito, l'atta che ancor aggi puo e deve gerarchizzare l'im-
mensa piramide dell'attivita umana!" » (doc. SCRIS n. 1, 1).
Penso risulti utile questa citazione per sottolineare una
verita importante che viene messa in luce dalla vita interiore.
Una verita che forse e stata un po' trascurata in questi ulti-
mi tempi: la chiara coscienza del primato della persona. Si
e parlato tanto e bene della comunita, ma alcuni hanno insi-
stito in un modo cos1 esagerato da rischiare di farne un mito.
Ora l'energia che ancor oggi puo e deve gerarchizzare l'im-
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..
mensa piramide dell'attivita umana e quella della vita intę­
riore. Ma e evidente che non c'e vita interiore se .non nella
persona; e il mio e il tuo spirito che possono contemplare,
progettare e amare; e la coscienza di ognuno che puo perfo-
rare la realta; e la persona che costruisce la comunita; e la
Chiesa e una comunione di persone. Ogni vera comunita e
fondata su tale comunione. Se in una casa ogni persona,
presa a se, vive in superficialita, la comunita stessa sara ra-
chitica: sommando <legli zeri non si diventa milionari.
Questa primato della persona, sottolineato dalla vita in-
teriore, ~on ci muove a enumerare una serie di diritti da ri-
vendicare. Ci fa proclamare, invece, che i grandi valori di
profondita, anche comunitari, nascono dalla persona. La fede
con cui si nasce alla Chiesa attraverso il battesimo e perso-
nale ed esige il suo proprio sviluppo secondo la liberta di .
ogni persona; la morte con cui ognuno sperimenta la sua pa-
squa e personale, nessuno ci puo sostituire. Noi entriamo nel
contatto con Dio e cresciamo come immagine Sua perche sia-
mo persona.
La vita interiore e il piu grande esercizio di vera persona-
Iizzazione. Ed e precisamente questo processo di personaliz-
zazione che ci abilita a costruire vere comunita. La persona,
infatti, e per se stessa relativa e ontologicamente ordinata
alla comunione.
Dunque, la vita interiore nel personalizzarci attraverso i
dinamismi della fede, della speranza e della carita, ci assicu-
ra anche una dimensione comunitaria di ricca vitalita e di
magnifiche possibilita per vivere e lavorare insieme.
5. « Dl DON BOSCO »
Noi, pero, non stiamo parlando semplicemente di « vita
interiore », ma della vita interiore « di don Bosco »! Nel cita-
to Documento della Sacra Congregazione, volendo approfon-
dire la dimensione contemplativa <legli Istituti religiosi di
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vita attiva, si e sentita la necessita di nori spiegare la vita in-
teriore cominciando da una definizione astratta. I padri del-
la Plenaria non hanno voluto partire da un concetto di « con-
templazione », ma piuttosto da un modello di « contempla-
tivo »: ossia da una persona che ha fatto ed ha lasciato in
eredita un'esperienza concreta di vita interiore. Cos1 ogni
Istituto ha un suo modello storico di dimensione contempla-
tiva: molteplici sono le possibilita di esercitarsi nella vita
interiore della fede, della speranza e della carita. Ci interes-
sa particolarmente considerare il modello che lo Spirito San-
to ha suścitato e plasmato per noi. La· Strenna lo presenta
con chiarezza.
5.1 Santa Maria Domenica Mazzarello ci insegna
Siamo invitati, innanzitutto, ad imitare l'esempio di ma-
dre Mazzarello nella sua capacita di incarnare in se stessa il
tipo di vita interiore proprio di don Bosco. I due modelli di
I
'i
contemplativi che la Strenna ci pone davanti sono madre
Mazzarello e don Bosco. Madre Mazzarello in quanto guarda
don Bosco, che le offre il modello definitivo della sua pro-
pria vita interiore di confondatrice. Maria Domenica aveva
una ammirevole vita interiore gia prima di conoscere don
Bosco. Ma la sua e diventata vita interiore di « Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice » solo quando ha scoperto in don Bosco « il
suo santo», ossia il·modello definitivo a cui nei piani di Dio
era orientata la sua persona e secondo cui doveva crescere
la sua vocazione fino a maturare nella corresponsabilita del-
la fondazione dell'Istituto.
!!: per questo che la Strenna non dice semplicemente « la
vita interiore di santa Maria Domenica Mazzarello », che e
pure un nostro modello contemplativo vero e tipico, ma par-
ła di quella « di don Bosco ». Si intende approfondire, cosi,
!'indole propria dell'interiorita della stessa madre Mazzarel-
lo, e si spiega anche perche don Rinaldi vi proponeva nel
1931 di « conoscere ed imitare di piu la vita interiore dei bea-
to don Bosco ».
14

2.7 Page 17

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· 5.2 Originalita della vita interiore di don Bosco
La risposta di fede, di speranza e di carita con cui don Bo-
sco si e aperto a Dio, con cui ha scelto una speciale sequela
del Cristo, con cui ha delineato una fisionomia originale alla
sua vita nello Spirito Santo non e dello stesso tipo di quella
vissuta da S. BenedettQ, da S. Francesco d'Assisi, da S. Do-
menico di Guzman o da S. lgnazio di Lojola. Io ho imparato
in tante riunioni e discussioni dei superiori generali che al-
cune espressioni tipiche, di grande sinteticita e bellezza, nel
sottolineare un qualche aspetto spirituale, servono un po'
per tutti, nella Chiesa, ma privilegiano !'indole propria di
certi modelli spirituali. Cos1 ho percepito che l'affermazione
di S. Tommaso, a me tanto cara, di « contemplata aliis tra-
dere », indica la prerogativa della spiritualita domenicana; e
che la incisiva espressione, a noi molto vicina, di uno dei
grandi gesuiti delle origini, « in actione contemplativus »,
/
privilegia la spiritualita ignaziana. Per noi vedo sempre con
maggior chiarezza che la sintesi migliore dell'interiorita ca-
ratteristica di don Bosco rimane indiscutibilmente il motto
Da mihi animas, cetera talle, come distintivo della energia
interiore di carita pastorale che lo ha fatto santo e apostolo.
Anche tra gli Istituti di vita attiva la varieta delle fisio-
nomie e ampia, come d'altra parte e svariato e grande il ge-
nere di attivita salvifica a cui il Signore li ha dedicati nella
storia.
Lo Spirito Santo ha suscitato don Bosco e ha fatto sl
che madre Mazzarello crescesse nella sua stessa linea spiri-
tuale per essere entrambi portatori di uno speciale ardore
pastorale che concentrasse la loro santita e la loro inquietu-
dine apostołka nei servizi apostolici ed educativi verso la
gioventu bisognosa e i ceti popolari.
Esercitare la vita interiore salesiana in questo campo im-
pone anche riflessione e programmazione, studi seri, indagini
scientifiche; e noi abbiamo organizzato <legli strumenti co-
stosi e delicati che ci debbono aiutare molto e di cui e neces-
sario valorizzare gli apporti.
15

2.8 Page 18

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Pero, come dicevamo, la vita interiore non si esaurisce
in uno studio di scienze umane, ma e un esercizio quotidiano
delle virtu teologali, che ci immerge insieme a tutta la real-
ta nell'ottica di Dio, cos1 come hanno fatto i nostri modelli.
Dunque: la vita interiore di don Bosco esprime l'origina-
lita dell'indole propria della nostra spiritualita. -
:E. un esercizio di fede che comporta ottimismo: il guar-
dare globalmente la realta senza scoraggiarsi per il małe, ma
privilegiando la considerazione di quanto c'e di bene; saper
percepire anche nella mela marcia, come diceva don Bosco,
i semi che sono portatori di vita nuova e possono far cresce-
re altre piante sane.
Il cuore salesiano non assume l'aria di un « catone », pron-
to solo a moralizzare e a condannare, ne di un profeta di ma-
laugurio: l'esercizio della fede in don Bosco lo portava ad
atteggiamenti di gratitudine per il bene e a progettazioni pa-
storali e pedagogiche per la cura dei semi, la loro semina-
gione e la loro crescita.
:E. esercizio di speranza attiva che conta sulle energie del-
la risurrezione, sulla presenza di Cristo e di Maria, sulla po-
tenza dello Spirito Santo per aprire il cuore alla magnanimi-
ta negli interventi di salvezza. Spinge a mettersi in fretta al
lavoro per risolvere i numerosi e sempre nuovi probierni del-
la gioventu. :E. significativo che nel nostro 1° Capitolo Gene-
rale (di cui stanno facendo l'edizione critica) don Bosco in-
sistesse, riferendosi ai Cooperatori, che se i terziari di vari
Ordini hanno molte « pratiche di pieta», il Cooperatore sa-
lesiano dovra caratterizzarsi per le molte « pratiche di ca-
rita! ».
Vediamo qui sottolineato l'esercizio di una speranza attiva,
che lancia don Bosco a tanti impegni di salvezza verso la gio-
ventu, come espressione di una modalita tipica di contempla-
re il mistero di Dio e di partecipare al suo grande Progetto
di amore all'uomo.
E l'esercizio di una carita pastorale che viene caratteriz-
zata da quella che mi piace chiamare, dopo il nostro Capito-
lo Generale Speciale, « grazia di unita». E qui ci siamo!
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2.9 Page 19

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In questa grazia di unita della vita interiore di don Bosco
troviamo l'elemento strategico dell'interiorita salesiana. Uni-
ta fra che cosa? Unita tra Io sguardo su Dio - adorazione,
a$colto, preghiera - e l'impegno di salvezza che lancia tra i
giovani, in modo pero che questa impegno non sia una distra-
zione da quello sguardo, e che Io sguardo non sia una evasio-
ne dall'impegno, ma !'uno alimenti l'altro; l'uno sia il sup-
porto, il momento di riferimento e di ricarica per l'altro. :F:.
piu facile dirlo che praticarlo, ne siamo tutti convinti; ma
don Bosco Io ha vissuto cosL
Si trova qui il nocciolo formativo di un noviziato nostro,
questa e la perfezione della carita a cui punta la nostra pro-
fessione religiosa, questa e la tipicita contemplativa.
Permettetemi di citare una mezza paginetta del nostro
Capitolo Generale Speciale, molto emblematica al riguardo:
« Lo Spirito Santo chiama il salesiano ad una opzione di esi-
stenza cristiana che e simultaneamente apostolica e religiosa.
Gli dona percio la grazia di unita per vivere il dinamismo del-
1'azione apostolica e la pienezza della vita religiosa in un uni-
ca movimento di caritii verso Dio e verso il prossimo.
Questo tipo di vita non e qualcosa di fisso e prefabbricato,
ma e un " progetto " in permanente costruzione. La sua unita
non e statica, ma e una unita in tensione, e nella continua ne-
cessita di equilibrio, di revisione, di conversione e di adatta-
mento » (ACGS 127).
E con l'esercizio di una simile carita pastorale che si rie-
sce a trasformare il lavoro in preghiera, ad unire e far com-
penetrare la consacrazione alla missione e viceversa, a per-
meare mutuamente evangelizzazione e promozione umana
I"
evangelizzare educando ed educare evangelizzando »!), a su-
perare tante dicotomie pericolose che solo questa carita sa
fondere unitariamente nel cuore della persona.
Cos1 i nostri progetti di educazione e di pastorale saran-
no espressione di intenso amore di Dio e dell'unione che vi-
viamo con Lui; e le nostre ore di preghiera, di liturgia, di ri-
tiro riempiranno il dialogo con Dio mettendo alla sua pre-
senza anche i destinatari ed i probierni dell'apostolato.
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2.10 Page 20

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5.3 Una interiorita storicizzata
Io immagino che l'esercizio di fede, di speranza e di amo-
re riempisse il cuore di don Bosco dell'immensa grandezza e
bonta di un Dio veramente impegnato nella storia. Certo solo
Dio e Dio! Ma e creatore, e il Padre ha inviato il Verbo e (in-
sieme con Lui) Io Spirito Santo nella storia, ossia nella no-
stra vita, nelle vicissitudini delle persone, nel tessuto stesso
della societa. Dio si e incarnato ed ha tanti volti umani.
Io mi immagino come la fantasia di don Bosco orante do-
veva essere ripiena di Dio, ma proprio per quello anche dei
suoi ragazzi, delle persone, dei probierni che aveva. E c'e an-
che da affermare la controparte: ossia che il lavoro, i dialo-
ghi, le discussioni, i giochi, le passeggiate, la scuola, Io stare
con i giovani, Io scrivere, l'impegnarsi in tante imprese, l'af-
faticarsi di don Bosco fosse come un'estasi della sua contem-
plazione, del sua amore. L'estasi dell'azione, come direbbe
don Rinaldi ripetendo il pensiero di S. Francesco di Sales.
Dobbiamo avere questa convinzione: noi non preghiamo
per santificare il lavoro, come se la santita stesse solo nella
;
preghiera e non nel lavoro apostolico; noi preghiamo e lavo-
riamo, siamo immersi nell'azione e contempliamo Dio perche
ci muove dal di dentro una stessa carita pastorale che e l'ani-
ma della preghiera e dell'azione apostolica. La nostra santita
non si identifica con la preghiera; ogni santita si identifica
con !'amore. E !'amore della nostra santita e quello della ca-
rita pastorale.
Ecco il centro della nostra vita interiore, il luogo teolo-
gale in cui dobbiamo esercitarci, il materiale strategico su cui
fare le nostre valutazioni, i nostri esami, le ricerche, i proget-
ti, le correzioni, i propositi.
La famosa « grazia di unita» fa si che anche la maniera
di sprofondarci nel mistera di Dio debba essere per noi ca-
ratteristica. Perche Dio e infinito, e si puo « naufragare » nel-
la sua immensita in mille modi. Don Bosco, guardando Dio
con !'animo rivolto alle necessita della gioventu, vedeva in Lui
soprattutto la banta, la pazienza, la misericordia, la sua pe-
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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dagogia. Il monaco trappista ovviamente non si immergera
in Dio alla maniera di don Bosco. Ma noi sł.! Noi dovremmo
essere gli annunciatori, gli scopritori della bonta di Dio, del
suo progetto di salvezza, del suo amore storico, della sua mi-
..... ,
sericordia, della sua incarnazione, della sua pazienza e della
sua pedagogia.
Cio sara possibile attraverso l'esercizio di una vita inte-
riore sul modello di don Bosco che e legata, non tanto a una
maniera astratta di pregare, quanto a un concreto impegno
di carita pastorale, che esige una particolare unione con Dio
e anche una maniera originale di pregare.
Percio sia la nostra preghiera che la nostra liturgia, nei
contenuti, nelle preoccupazioni, negli affanni, nelle richieste
e anche in un certo stile della loro celebrazione, divengono
specifiche, secondo !'indole propria della nostra vocazione.
E qui dovrebbe aprirsi per noi un grande orizzonte di sana
inventiva, nella quale mi sembra, purtroppo, che siamo rima-
sti un po' indietro, quasi succubi di un certo genericismo su-
perficiale.
,.
5.4 La carita pastorale fa superare le dicotomie
E a questa profondita che si supera il famoso dualismo
« azione e contemplazione », sempre ricorrente e tante volte
dibattuto anche nella « Plenaria » della SCRIS per il docu-
r
mento sulla dimensione contemplativa.
Quale delle due e la piu importante per noi, l'azione o la
contemplazione? La contemplazione ha certamente un suo
primato. Pero non esiste ne l'azione ne la contemplazione per
se stessa: chi esiste e la persona! La persona che agisce, la
persona che contempla. E la persona si caratterizza per il
suo amore.
Ora, il dualismo si supera nella unita della persona, lan-
ciata a vivere una liberta che si perfeziona nell'amore. Il
cuore salesiano piu santo e quello che sa amare di piu, il
piu maturo e quello che sa palpitare con piu intensita nell'
19

3.2 Page 22

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amore; e l'amore del cuore salesiano e fatto di carita pasto-
rale con la fusione di tutti i suoi aneliti.
Dunque: parlare della vita interiore di don Bosco signifi-
ca proporsi un progetto concreto di interiorita cristiana. Ci
aiutera, al riguardo, riflettere su tutto il lavoro che ha dovuto
imporsi Maria Domenica Mazzarello da giovane, quando, con
una vita interiore gia intensa ma un po' di altro stile, aperta
a svariate possibilita tipologiche e non ancora maturata nel
progetto evangelico salesiano, si e orientata a crescere se-
condo il modello di don Bosco non solo per se, ma per inizia-
re la tradizione spirituale del suo grande Istituto. La missio-
ne, Io spirito, Io stile, le preoccupazioni che Io Spirito Santo
le ha assegnato attraverso don Bosco sona divenuti determi-
nanti per la sua santita e la sua maternita spirituale, cresciu-
te nella conoscenza e nella pratica della vita interiore di don
Bosco.
6. I LUOGHI PRIVILEGIATI DELLA NOSTRA VITA INTERIORE
Ci domandiamo qua.li siano i momenti piu caratteristici
o, diciamo cosi, i luoghi privilegiati il cui clima e i cui appor-
ti facilitano l'esercizio di questa profondita interiore di fede,
speranza e carita.
Considerando i contenuti del Documento della SCRIS sul-
la dimensione contemplativa, possiamo parlare di quattro mo-
menti o luoghi privilegiati; nessuno dei quattro e esclusivo ne 7
prescinde da uno solo <legli altri. In ogni Istituto di vita atti-
va, ognuno di questi momenti suppone l'altro, integrandosi
vicendevolmente.
6.1 La preghlera
Il primo luogo privilegiato per l'esercizio della fede, spe-
ranza e carita e la « preghiera ».
Osserviamo, innanzitutto, che « vita interiore » e « pre-
20

3.3 Page 23

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e ghiera » non si identificano: la preghiera il primo luogo pri-
vilegiato della v!ta interiore!
E, inoltre, vorrei saper ripetere la parola « preghiera »,
tanto antica, dandole un sapore veramente nuovo: quindi
parlera della preghiera o, meglio, dell'orazione « rinnovata ».
Non si tratta solo di pratiche di pieta, anche se queste risul-
tano indispensabili. L'orazione rinnovata comporta l'atteg-
giamento adorante della persona, la sua capacita di stare in
contatto con Dio, di ascoltare la sua parola, di abbandonarsi
ai suoi progetti perche e convinta che Dio ha l'iniziativa. Fan-
no parte di questo luogo privilegiato l'uso della Bibbia, la re-
cezione dei sacramenti, la partecipazione alla liturgia e alle
pratiche di pieta, i ritiri, le devozioni, gli eventi importanti,
tutti quegli elementi per cui la persona diviene orante perche
si mette in diretto contatto con Dio e ascolta e dialoga e ado-
ra e ringrazia e supplica e chiede.
« Cosi la preghiera, aperta alle realta della creazione e
' > della storia, diviene riconoscimento, adorazione e lode co-
stante della presenza di Dio nel mondo e nella sua storia; eco
di una vita solidale con i fratelli, soprattutto con i poveri e i
sofferenti. Ma tale preghiera, personale e comunitaria, viene
evidenziata soltanto se il cuore del religioso e della religiosa
raggiunge un grado elevato di vitalita e di intensita nel dia-
logo con Dio e nella comunione con Cristo, Redentore del-
l'uomo » (doc. SCRIS II 5).
E per esercitarsi in questa preghiera si richiede una accU•
rata saggezza pedagogica. La preghiera « e il respiro indispen-
sabłle » di ogni vita interiore, ma e un respiro che non nasce
spontaneo ne perdura senza speciali cure. Infatti la preghiera
e un'attivita profonda che ha bisogno di spazi di silenzio, di
coscienza personale, di spessore spirituale, di clima comuni-
tańo, di ritmi quotidiani e settimanali ben curati e sufficien-
temente prolungati, di tempi-forti mensili e annuali.
Circa queste esigenze pratiche non c'e da farsi illusione:
senza la loro impalcatura crolla tutto l'edificio. Gli impegni
di lavoro, pur numerosi ed esigenti, non ci tolgono mai la ne•
cessita di bere e di mangiare, di riposare e di prepararsi; co-
21

3.4 Page 24

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s'i anche il susseguirsi pur spossante dell'attivita apostolica
non puo sopprimere le pratiche di preghiera.
6.2 L'azione apostolica e caritativa
Un altro luogo privilegiato della nostra vita interiore e
l'azione. Abbiamo gia parlato di non concepire la preghiera
come elemento che santifica dal di fuori l'azione; e qui par-
liamo appunto dell'azione che, per se stessa, e permeata di
santita e diviene, quindi, luogo privilegiato di vita interiore.
Pero, c'e subito da precisare che non qualunque azione
possiede queste proprieta. Il famoso n. 8 del Perfectae cari-
tatis afferma che negli Istituti di vita attiva l'azione forma
senz' altro parte costitutiva della stessa natura della vita
consacrata; pero specifica che non si tratta di qualunque
azione, bens'i dell'azione « apostolica e caritativa », ossia di
un'azione particolarmente qualificata. Non azione politica,
' ..
o scientifica, o culturale, o tecnica, o semplicemente umana
in senso orizzontale, ma l'azione apostolica e caritativa, in cui
la spinta motrice, il metodo di realizzazione e la meta da rag-
giungere partono dalla carita, attraversano la Chiesa, e arri-
vano alla salvezza.
A questo tipo di azione tende tutta la nostra vasta missio-
ne giovanile e popolare. Quindi l'apostolato salesiano abbon,
da in se stesso di ricchi elementi che possono alimentare la
.)
vita interiore. Il segreto sta nel cuore salesiano che deve qua-
lificare l'azione come « apostolica e caritativa »; ossia, il pun-
to strategico e la coscienza di carita con cui la persona rea-
lizza l'azione immergendosi nell'attivita con un preciso pro-
posito di salvezza. Il cuore oratoriano di don Bosco era cosl
e percio stesso trovava in tutte le persone e le situazioni forti
incentivi di vita interiore.
L'apostolo, il santo attivo, scopre nelle sue occupazioni di
tutti i momenti tanti stimoli per contemplare Dio, per pen-
sare ai suoi progetti, per parlare con Lui, per stare con Lui,
per umiliarsi e soffrire insieme con Lui; in una parola, l'atti-
22

3.5 Page 25

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vita apostolica offre concreti spazi sia per la mistica che per
l'ascetica. E cio continuamente.
Come si vede, si puo stare con Dio non solo attraverso le
« pratiche di pieta», ma anche attraverso le « pratiche di ca-
rita »! Esse ci aiutano a immergerci con Dio nella storia, per
divenire suoi strumenti di salvezza.
6.3 La comunita religiosa
Un altro luogo privilegiato per l'esercizio della vita inte-
riore e la nostra comunita. La comunita religiosa e una pic-
cola porzione del mistero della Chiesa con un servizio dell'
autorita che rappresenta il Cristo-capo. Essa non procede
dalia carne e dal sangue. Noi non ci troviamo in una comuni-
ta neper parentela ne per simpatia! Quando scrutiamo a fon-
do il perche della nostra presenza in tale comunita, delle no-
stre relazioni con tali persone, delle nostre mutue gioie e fa-
stidi, dei servizi da fare, del perdono da offrire, della speran-
za e della pazienza... in fondo la sola risposta giusta che ci
possiamo dare arriva a toccare il nostro esercizio di fede, di
speranza e di carita.
Dobbiarno considerare la nostra comunita a due livelli:
come oggetto di contemplazione in quanto piccola Chiesa do-
mestica, per cui noi viviamo il mistero di Cristo e testimonia-
mo lo speciale sigillo di consacrazione delio Spirito Santo
con la pratica dei voti religiosi; e come clima e ambiente di
contemplazione, che favorisce, programrna e difende il no-
stro tipo di vita interiore.
In entrambi i livelli non bisogna dimenticare che la co-
munita e costituita da ognuno di noi e che in essa c'e un ser-
vitore o una servitrice del bene comune con il compito di
orientare, difendere e guidare la comunione delle persone in
vista della loro vita interiore. Tutti insieme dobbiarno saper
collaborare, sotto la guida di chi e costituito in autorita, per
favorire gli elementi che sviluppano la dimensione contem-
plativa: orientamenti, direttive, orari, silenzio, pratiche di pie-
23

3.6 Page 26

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\\
.,
.,
tit, allegria, lavoró, malattia, pt(?gettazione, tutto deve con-
correre a una comune testimonianza d'interiorita.
Anche qui, non si tratta di qualcosa santificato da una
preghiera o da una azione venuta dal di fuori a riempire una
struttura, ma di una realta oggettiva, la comunita religiosa,
che in se e per se e costituita con materiale del Mistero e of-
fre ai suoi membri ricche possibilita per l'esercizio delle vir-
tu teologali.
6.4 li tessuto del quotidiano
Un ultimo luogo o momento privilegiato per la nostra vita
interiore e il divenire· quotidiano: gli avvenimenti e le perso•
ne, il tessuto dell'esistenza, pieno di interpellanze e di sorpre-
se. Alcune volte ci puo sembrare che il quotidiano e troppo
nionotono, perche passano tanti giorni, piu o meno uguali.
Pero quando guardiamo l'insieme della nostra vita... ci ren-
diamo spesso conto che anche con la piu sbrigliata fantasia
non avremmo saputo immaginare tante vicende quante ne
abbiamo sperimentate. Ogni vita e assai piu che un romanzo;
gli astronauti di oggi sono andati assai oltre a quanto imma-
gino Giulio Verne. La realta, insomma, e una interpellanza
formidabile, che ci obbliga alla mobilita interiore, alla revi-
sione, a non istallarci, a rifuggire dalla routine, a sentirci iti-
neranti in un'orbita sempre nuova.
La settimana scorsa, dopo una visita alle localita devasta-
te dal terremoto, ritornando a Roma dicevo a me stesso: Se
in questo momento un giornalista venisse a farmi un'intervi-
sta, non saprei proprio che cosa rispondere. Si rimane schiac-
ciati da certe catastrofi come se il cuore rimanesse inerme
sotto le pietre. Eppure viene il momento in cui anche si puo
reagire spiritualmente ad una catastrofe. ~ certamente un
evento che fa molto pensare. Ci si trova al limite dell'abisso
tra l'adorazione e la bestemmia, come quando Gesu sulla
Croce pregava il Padre con le parole del salmo: « Dio mio,
Dio mio, perche mi hai abbandonato?... ».
24

3.7 Page 27

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Da questo tessuto dell'esistenza deriva una impellente ne-
cessita di interiorita teologale. A ragione il piu grande libro
da saper leggere e quello della vita; e, in questo, un analfabe-
ta credente puo essere miglior lettore di tanti saputelli. Non
sono pochi i santi analfabeti lungo i secoli; tutti sono stati
dei contemplativi! S. Giuseppe e la Madonna sono stati gran-
di contemplativi non perche sapessero leggere dei libri. Ma-
ria e il piu grande modello di contemplazione perche - come
<lice S. Luca - « Custodiva gelosamente dentro di se il ricor-
do di questi fatti ».
I fatti dell'esistenza ci padano di Dio. Anche il proverbia
lo riconosce: « Non cade foglia che Dio non voglia ». In tutto
quello che succede il credente suppone un piano divino; non
sapra scoprirlo troppo facilmente, ma cerchera di avvicinar-
visi e, soprattutto, di far crescere la sua ammirazione e la sua
gratitudine, la sua fiducia e il suo abbandono, secondo la tra-
sparenza <legli eventi. E tutto questo e esercizio di contem-
plazione: vita interiore realissima; non un'estasi di evasione
e di sogno... No, no! Ma uno sforzo di leggere tutta la realta,
sino in fondo, senza nascondersi niente, anche le cose piu
dure, anche le meno ammissibili, per vederle alla luce inte-
riorizzante dell'ottica di Dio.
7. VERSO L' UNIONE CON D1O
I dinamismi della vita interiore implicano una crescita
continua. Non finiranno mai di svilupparsi finche siamo vivi.
E dobbiamo cercare di farli crescere continuamente e il piu
possibile. Nella lettera che vi ha scritto don Rinaldi risulta
chiaro come la vita interiore di don Bosco era una realta in
sviluppo fino a divenire « unione con Dio ».
« Don Bosco - vi scrive don Rinaldi - ha immedesimato
alla massima perfezione la sua attivita esterna, indefessa, as-
sorbente, vastissima, piena di responsabilita, con una vita in-
teriore che ebbe principio dal senso della presenza di Dio (oh!
25

3.8 Page 28

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la potenza del " Dio ti vede " di mamma Margherita!), e che,
un po' per volta, divenne attuale, persistente e viva cosi da
essere perfetta unione con Dio. In tal modo ha realizzato in
,
se lo stato piu perfetto, che e la contemplazione operante, ·
l'estasi dell'azione, nella quale s'e consumato fino all'ultimo,
con serenita estatica, alla salvezza delle anime».
Dunque: « vita interiore » e « unione con Dio » non sono
la stessa cosa, o lo sono... fino a un certo punto! Perche unio-
ne con Dio significa esercizio cosi approfondito, cos'i acqui-
sito nell'abitudine della persona, da divenire atteggiamento
costante e definitivo.
E'. interessante al riguardo quanto affermo, nel centenario
della nascita di madre Mazzarello, il canonico teologo dott.
Giacomo Cannonero di Acqui: Maria Domenica a 17 anni,
« l'eta in cui le fanciulle sono facilmente sognatrici e roman-
tiche, si accusava gia di aver lasciato passare, durante il gior-
no, un quarto d'ora senza pensare a Dio ».
E di quanto tempo ci accuseremo noi? Ad ogni modo la
vita interiore e una continua tendenza alla pienezza; essa puo
sussistere sana e vigorosa anche se non ha raggiunto la meta
pienificante della permanente unione con Dio.
Dunque si tratta di un continuo sforza di crescita verso
questa unione. E cio non finira mai; e solo il Paradiso sara
la vera pienezza; quindi e un impegno vitale per ogni eta.
Meno małe che oggi si e arrivati finalmente a parlare di « for-
mazione permanente »!
Qui potremmo anche aggiungere un'osservazione partico-
larmente utile per le persone tra noi piu anziane. Mi sembra
che nella vita il Signore da - purtroppo non a tutti, ma ad
ogni modo a non pochi suoi prediletti - la possibilita di ri-
durre gradualmente, con gli anni, l'impegno della vita di azio-
ne per crescere nella possibilita di unione. E'. un discorso da
farsi ai benemeriti anziani e alle care anziane delle nostre
case: essi dovrebbero essere dei veri tesori per le comunita;
non si tratta di erigere il loro stato di anzianita a ideale sa-
lesiano, ma di vederlo come un momento di grazia per gli in-
26

3.9 Page 29

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dividui stessi e per tutta la Famiglia Salesiana; la vita attiva
che ha intessuto la loro storia personale da a questa loro con-
templazione di anziani un contenuto salesiano caratteristico,
vincolato con la nostra missione, con i nostri destinatari,
con i nostri progetti apostolici, quale maturazione autunnale
della piu genuina carita pastorale del carisma di don Bosco.
Credo che era davvero di speciale interesse non tralascia-
re questa osservazione tanto realista e particolarmente utile.
Dunque: noi non identifichiamo la vita interiore con la
preghiera; neppure la consideriamo come un atteggiamento
statico, ne la eleviamo al rango di meta definitiva. Per noi la
vita interiore e un dinamismo in crescita, sbocciato nel sa-
cramento del battesimo (che ci ha infuso la fede, la speranza
e la carita), e liberamente rilanciato al centro della nostra
coscienza nella consacrazione della professione religiosa: sta-
re con don Bosco e partecipare della sua spiritualita signi-
fica incamminarsi con lui verso !'Everest piu alto che ci sia
in tutte le cordigliere del mondo: l'unione con Dio!
8. TRE GRANDI MEZZI DA PRIVILEGIARE
Come ultimo punto di commento alla Strenna, vi indico
tre grandi mezzi per esercitarci nella vita interiore. Li enun-
cio appena.
Se ne formulassi solo i titoli, potrebbero assomigliarsi
anch'essi a quelle solite cose « vecchie » che non fanno pri-
mavera. Eppure si tratta di temi ripresi con particolare sol-
lecitudine nel citato Documento della SCRIS; sono ricordati
come elementi di massima attualita per reagire a tanti atteg-
giamenti di crisi, devianti e pericolosissimi, per i consacrati
di oggi. Se tali mezzi sono indispensabili in tutte le epoche, si
dovra sempre parlare di essi; ma bisognera saperli usare se-
condo le esigenze attuali, in forma rinnovata e adeguata alle
piu acute interpellanze contemporanee.
27

3.10 Page 30

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8.1 Centralita dell' Eucaristia
L'Eucaristia e il sacramento della reale presenza pasqua-
le di Gesu Cristo. Comporta la riattualizzazione dell'atto piu
grande di amore realizzato nella storia: « Id quo maius fieri
nequit », cio di cui non si puo fare nulla di piu grande. La
sua celebrazione liturgica offre ad ognuno di noi la possibi-
lita di entrare esistenzialmente, con la propria vita personale,
nella realta pasquale di Gesu Cristo, di partecipare all'effica-
cia del suo amore e di esserne i portatori nel divenire della
storia.
Il segreto della sua importanza sta nel non ridurre la cele-
brazione eucaristica a un rito, a una specie di abitudine della
religiosita, nel non sfigurarla con interpretazioni ideologiche
devianti, ma nel fare di essa la fonte e il vertice della propria
esistenza quotidiana, personale e comunitaria, il «centro»
del proprio esercizio di fede, di speranza e di carita.
Il collasso della fede in Giuda e nato dal confronto col
mistera pasquale. Per noi preti l'Eucaristia da il senso a tut-
ta la nostra esistenza. Purtroppo riguardo ai numerosi preti
che hanno fallito, si puo affermare che la loro paurosa di-
scesa e incominciata da una emarginazione dell' Eucaristia.
In questo massimo Sacramento c'e tutta la carita pastorale!
Nell'esercizio della vita interiore salesiana, io devo saper
scoprire che cosa significa, per me, quotidianamente, la par-
tecipazione all' Eucaristia, il trovarmi coinvolto vitalmente
nella comunione del corpo e del sangue di Cristo: « Questo
e il mio corpo dato per voi; questo e il mio sangue dato per
voi ». Io mangio e bevo quel corpo e quel sangue per assimi-
larmi al suo valore esistenziale nella storia; ossia per riempi-
re la mia propria vita di carita pastorale, facendo che il mio
corpo, questo che ho io adesso, sia un corpo « per voi », e fa-
cendo che il mio sangue, questo che scorre nelle vene del
mio corpo, possa essere versato « per voi ». Per i destinatari
dell'azione apostolica e caritativa: i giovani poveri e i ceti
popolari.
Se c'e un mezzo efficace per infiammare la carita, per ali- '
28
li
'I

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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..
mentare la speranza e per illuminare la fede, questo e 1' Eu-
caristia: e il cibo e la bevanda ideale per la vita inter.iore!
Bisognera allora, da parte di ogni persona e nella comu-
nita, curare con straordinaria solerzia la centralita dell' Eu-
caristia, seguendone con intelligente fedelta i rinnovamenti
liturgici, assicurando una dignitosa cappella con il taberna-
colo che divenga veramente e familiarmente il centro della
casa. Don Bosco, ai suoi tempi, insisteva enormemente su
questo e la Mazzarello ci fa ripensare con ammirazione alla
finestrella della Valponasca.
Il Papa parlando alla Plenaria della SCRIS ci diceva:
« Riunite nel cuore del Signore, le comunita religiose hanno
come loro centro naturale I' Eucaristia. E normale, percio,
che esse siano visibilmente raccolte attorno ad un oratoria,
nel quale la presenza del Santissimo Sacramento esprime e
realizza cio che deve essere la missione principale di ogni
famiglia religiosa ».
8.2 Autocritica ed ascesi
Un altro mezzo indispensabile e quello della conversione.
Non c'e vita interiore per noi, poveri mortali, senza critica,
ossia autocritica. Questa critica non solo e permessa, ma e
indispensabile per arrivare a quella conversione che si chia-
ma « penitenza », e che matura in un sacramento istituito da
Cristo. Devo saper criticare me stesso, con una analisi ogget-
tiva, non per deprimermi nello scoraggiamento, ma per sco-
prire la bonta e la misericordia di Dio. Il sacramento della
penitenza e elemento costitutivo della vita stessa della Chie-
sa nella storia.
Non esiste la Chiesa se non come penitente, vivendo cioe
un vero processo di conversione; fatta di credenti che rico-
noscono schiettamente di avere sbagliato e di aver peccato; di
credenti che si sentono bisognosi di perdono, ma anche al-
trettanto sicuri di poterlo ottenere.
Quanto ha insistito don Bosco su questo aspetto! Ma, an-
29

4.2 Page 32

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che qui, non si tratta di un consiglio « decimononico »; oggi
piu che mai e divenuto attuale il sacramento della Penitenza!
C'e un forte rinnovamento in questa campo, che sta aiutando
la Chiesa a superare la grande crisi. Nelle nostre case dobbia-
mo riportare a galla in forma profonda, genuina e rinnovata,
tutta questa dimensione penitenziale della realta cristiana.
Ognuno di noi personalmente, e noi comunita, siamo chiama-
ti a impegnarci nella dimensione penitenziale.
Dopo il Vaticano II si e anche intensificato l'aspetto co-
munitario della Penitenza, che prima non si usava tanto. Oc-
correra creare nelle comunita stesse un clima che aiuti ognu-
no a fare la critica di se stesso e della comunita (noi la chia-
miamo anche esame di coscienza e revisione di vita) per tro-
vare le vie della conversione, le luci della metanoia, attraver-
so il grande strumento del perdono e di rilancio spirituale
che e il sacramento della Penitenza frequentato con assidui-
ta: « il Sacramento della Penitenza... riveste una funzione
particolarmente intensa nella crescita della vita spirituale.
Non c'e dimensione contemplativa senza coscienza personale
e comunitaria di conversione » (doc. SCRIS II 10).
L'autocritica penitenziale esige dei propositi e un impe-
gno di condotta rinnovata. E cosi appare, a questa livello, la
necessita di una disciplina, o, se la parała non vi piace tanto,
di una ascesi, che costituisce una pedagogia di crescita, di di-
fesa e di impulso dell'interiorita di fede, di speranza e di ca-
rita. Voglio dire, insomma, che la vita interiore ha bisogno
anche di mortificazione, di austerita, di rinunce, di cetera
talle; non dobbiamo illuderci che si possa essere profondi
senza una disciplina.
Non c'e nessuna dimensione contemplativa o nessuna con-
sacrazione religiosa che non implichi una storia di ascesi, sia
per le singole persone che per le comunita e gli Istituti.
Questa aspetto non puo venire trascurato: non tanto per
essere « osservanti », quanto per essere « profondi ». La per-
fezione salesiana non si trova nell'adesione a una legge, ma
nell'esplosione della carita pastorale. Ma per essere costanti e
perfetti nell'amore e indispensabile una disciplina. Cosi, per
30

4.3 Page 33

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/
esempio, la vita interiore ha bisogno di spazi di silenzio: e
si fa silenzio non tanto per essere osservanti, quanto per fa.
vorire i dinamismi delle virtu teologali.
8.3 Devozione a Maria
Infine, un altro mezzo importante e per noi caratteristico
di promuovere la vita interiore e il rilancio della devozione
all'Ausiliatrice, ispiratrice e sostegno della nostra vocazione
salesiana.
Sono due le ragioni principali per rilanciare la devozione
mariana.
Innanzitutto perche oggettivamente Maria e risuscitata e
vive insieme a Cristo Signore per intervenire nella storia del-
·1a salvezza. Noi lo sappiamo per l'esperienza delle nostre ori-
gini e del nostro sviluppo. La devozione mariana ci mette in
contatto con una persona che e viva e maternamente attiva
negli impegni della nostra missione. La nostra Famiglia e
frutto di un intervento chiarissimo di Maria, ed esperimenta
continuamente la sua presenza materna. Don Bosco ve lo di-
ceva a Nizza: « E qui! »; ed insistette nel suo significato lette-
rale, quando don Bonetti tento di dare una spiegazione ri-
duttiva.
In secondo luogo, poi, Maria e nostro modello. E la contem-
plativa piu grande dei secoli: la sua vita interiore e proprio
tipica per tutti. E direi che e anche la piu semplice. Senza li-
bri, senza elucubrazioni, senza meccanismi cerebrali, ma con
la piu fine intuizione del cuore.
E vero che studiando si impara anche a nutrire la vita in-
teriore, perche bisogna pur saper muovere l'intelligenza e la
volonta con i dati che ci aiutano a leggere la realta. Pero Ma-
ria e finissima nel percepire l'intervento di Dio nell'esistenza
perche Le e toccato di sperimentarlo personalmente, proprio
nella sua caratteristica femminile piu profonda, per singolare
privilegio di vergine, di sposa e di madre.
Maria, dunque, ci aiuta nella vita interiore ed e modello
31

4.4 Page 34

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della piu sublime fede, speranza e carita. Il cantico del Ma-
gnificat e Io specchio piu fedele della sua attraente inte-
riorita.
9. CONCLUSIONE
Dopo tante considerazioni voglio concludere questo com-
mento alla Strenna rileggendovi alcune espressioni di don Ri-
naldi, che considero molto appropriate per assicurarne la
pratica:
« Il lavoro non puo sostituire la preghiera, ma bens'i tra-
sformarsi in preghiera esso pure, se si possiede la vita inte-
riore d'unione con Dio non ad intervalli, di tempo in tempo,
quasi la vita interiore sia un vestito da usare solo nelle feste
e durante gli esercizi di pieta, per metterlo poi accuratamen-
te da parte prima di intraprendere le altre occupazioni... Ma
per arrivare a questa stato delizioso della soavita nella pre-
ghiera e della preghiera nel lavoro, la Figlia di Maria Ausilia-
trice deve, primieramente, liberare il suo cuore da ogni attac-
camento anche minimo alle cose, alle creature e a se stessa,
perche Iddio possiede !'anima e vi pone le sue delizie nella
misura del vuoto che essa e riuscita a fare fuori e dentro di
se. Quando nell'anima non vi sono piu attaccamenti, allora il
Signore la riempie tutta di se e comincia ad operarvi le sue
meraviglie. E Lui, allora, che prega, parła, opera e soffre,
mentre !'anima e tutta intenta ad abbellire sempre piu, con
l'esercizio di tutte le virtu, la dimora dell'Ospite divino. E
poiche da se stessa non puo fare nulla, !'anima s'abbandona
sempre piu a Lui che tutto puo ».
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