Strenna_1988_it


Strenna_1988_it

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A-
ci

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Roma, Cosa Generalizia FMA - 31 dicembre 1987

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Eccoci riuniti, come tutti gli anni, per il commento alla
«Strenna». Ne conosciamo la formulazione:
AFFIDATI A MARIA,
PROMUOVIAMO LA PEDAGOGIA DELLA BONTA
COME MEMORIA E PROFEZIA DI DON BOSCO
Abbiamo cercato una Strenna che fosse significativa, per
impegnarci a dimostrare la vitalita del carisma di don Bo-
sco e quindi l'attualita, l'efficacia spirituale e apostolica
della nostra vocazione.
Questa Strenna richiede interiorita spirituale e competen-
za pedagogica: elementi inseparabili per noi.
Era naturale che concentrassimo la nostra attenzione su
don Bosco, essendo l'anno centenario del suo dies natalis,
cercando in lui cio che e piu caratteristico per noi oggi e
che entra nella costituzione dell'«indole propria» della no-
stra identita come Famiglia nella Chiesa.
E ormai quasi da vent'anni che ci stiamo abilitando a de-
scrivere la nostra indole propria. Dopo il .Vaticano II ab-
biamo fatto noi SDB e voi FMA tre Capitoli generali, im-
pegnati a rielaborare e ridefinire precisamente l'identita
della nostra vocazione. Abbiamo redatto un testo che ne
esprime una sintesi vitale.
La Strenna si divide in tre parti:
1a Affidati a Maria,
2a Promuoviamo la pedagogia della bonta
3a Come memoria e profezia di don Bosco.
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I - AFFIDATI A MARIA
1 - Credo risulti piu che naturale per noi questo inizio del-
la Strenna. Innanzitutto perche partiamo dalla considera-
zione che don Bosco ha avuto un atteggiamento convinto e
filiale di intensa relazione con Maria: una vera familiarita
con Lei. Voi FMA lo sapete bene, perche siete state fondate
(e il vostro stesso nome ce lo ricorda) per essere "monu-
mento vivo" della gratitudine di don Bosco a Maria Ausi-
liatrice. Incarnate la riconoscenza di tutto il carisma sale-
siano verso la Madre di Dio.
Noi Salesiani nell'ultimo Capitolo generale, il 14 gennaio
1984, abbiamo voluto fare un Atto solenne di affidamento
all'Ausiliatrice che ci ha impegnati e ci impegna; esso e sta-
to celebrato anche nelle ispettorie e lo ripeteremo durante
questo anno '88.
Gli altri gruppi, in una forma o nell'altra, partecipano di
questo clima e vivono questo stesso atteggiamento filiale.
D'altra parte viviamo questa Strenna durante lunghi mesi
dell'Anno mariano proclamato dal Papa. Tale Anno ha una
peculiare prospettiva di futuro per noi, quella di collabo-
rare nella Chiesa a preparare l'inizio del terzo millennia
della fede cristiana. Compito grande!
- Don Bosco si e dedicato a venerare Maria come "Ausilia-
trice" perche i tempi «erano molto tristi». Per lui e la Ma-
donna dei tempi difficili. In un'ora di trapasso culturale ci
sona tante difficolta; tra queste, per esempio, la crisi delle
vocazioni.
- Paolo VI ha proclamato Maria Madre della Chiesa, per-
che sano tempi, diciamo cosl, di "ecclesiogenesi", di un
nuovo inizio della Chiesa, proprio in vista di un'epoca sto-
rica emergente, con cui incomincia il terzo millennia!
- E il Papa attuale Giovanni Paolo II, nell'Enciclica che
ha promulgato precisamente in occasione dell'Anno maria-
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no, la chiama la Vergine dell'Aurora, perche i grandi eventi
- come il Giubileo del 2000 in cui si celebrera il grande
Sole che e Cristo - hanno sempre una "aurora" che li pre-
para; e questa aurora e evidentemente Maria; con Lei ci
prepariamo a celebrare il grande Giubileo del Signore.
L'Enciclica Redemptoris Mater sottolinea la fede di Maria,
«Colei che ha creduto». B il filo conduttore di tutto il suo
contenuto: il nostro affidamento stimolera gli interiori at-
teggiamenti della fede e della disponibilita operosa.
Che cosa vuol dire questo? Significa saper contemplare la
convinzione semplice, profonda, quotidiana che ha avuto
Maria circa la presenza attiva delio Spirito Santo in Lei e
nella storia, la potenza misericordiosa di Dio negli avveni-
menti umani. Se prestiamo un po' di attenzione ai contenu-
ti del cantica Magnificat, percepiamo chiaramente quale
convinzione ha Maria della presenza dello Spirito del Si-
gnore nella storia, e in particolare nella Chiesa pellegrinan-
te poggiata sulla roccia di Pietro.
Ecco il senso dell'essere "affidati a Maria" che intende pro-
porci la Strenna.
2 - B un affidamento che, mentre ci rallegra con un senso
di fiducia e aumenta la nostra confidenza filiale verso una
Madre che ci vuole bene, ci assicura un atteggiamento di
coraggio operativo: infatti siamo chiamati a collaborare,
non come vinti o come gente timorosa e scoraggiata, bens1
come vincitori sorretti dall'energia dello Spirito del Signo-
re, il quale nella storia fa crescere, nonostante le apparenze,
una quantita immensa di bene.
B vero che non bisogna essere trionfalisti, pero neppure
bisogna essere autolesionisti e pensare che la vittoria di
Cristo non valga, che la Pasqua e la Pentecoste non vincano
e il małe. Per quanto małe ci possa essere, il bene sempre
piu forte del małe: questa e la fede di Maria, Colei che ha
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creduto in semplicita da quel suo piccolo mondo che i gran-
di della terra potevano anche trascurare, ma di cui Dio si
serviva per costruire la salvezza di tutta l'umanita.
Ci affidiamo alla Madonna particolarmente come Maestra
e Guida del nostro carisma. Basta pensare alla nascita e
allo sviluppo dell'Opera di don Bosco: Maria e intervenuta
maternamente. Lo stesso metodo pastorale-pedagogico che
don Bosco ha chiamato "Sistema Preventivo" e una ispira-
zione di Maria. Senza di Lei, Guida e Maestra, non lo sa-
premo rilanciare convenientemente. Eppure c'e urgentissi-
mo bisogno di farlo in quest'ora di tanti cambiamenti.
li - PROMUOVIAMO LA PEDAGOGIA DELLA BONTA
3 - Abbiamo cercato di condensare nella Strenna cio che
nella prassi apostolica di don Bosco e piu caratteristico e
vitale, in cui si realizza e si comunica agli altri la sostanza
del suo carisma. Paolo VI ha affermato, parlando dei disce-
poli dei grandi Fondatori, che «il loro apostolato e spesso
contrassegnato da una originalita, una genialita che costrin-
gono all'ammirazione» (Evangelii nuntiandi 69). Questo si
puo applicare appunto alla pedagogia della bonta del Si-
stema Preventivo di don Bosco.
Il Capitolo generale speciale dei Salesiani ha considerato il
Sistema Preventivo come uno <legli elementi costitutivi del-
la nostra identita carismatica. «E una preziosa eredita che
permea tutta la nostra pastorale. E il metodo del Buon Pa-
store». Sappiamo - lo ha detto Io stesso don Bosco - che
questa modalita, questo stile di azione «scaturisce da quella
carita pastorale - o carita apostolica - che costituisce il
centro vivo dello spirito salesiano». E una specie di "com-
pendia di saggezza pastorale". E questo che dobbiamo ca-
pire. Si colloca - questa saggezza pastorale - tra la visione
generale del nostro fine apostolico e la sua realizzazione
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nella prassi operativa, come "mediazione" che guida l'in-
carnazione della "missione" in una pluralita di "pastorali"
adattate alle molteplici esigenze delle situazioni. La missio-
ne e sempre la stessa, la pastorale cambia. E importante
avere una comune criteriologia che aiuti a far bene il salto
dalla missione alla pastorale.
E un tesoro di saggezza simultaneamente pedagogica e pa-
storale. Serve a conservare l'unita della missione attraverso
criteri comuni in tutto il mondo, pur nella pluriformita del-
le azioni e delle differenze situazionali. Quindi ha per noi
un interesse straordinario. Nella pratica, il problema della
nostra identita e unita mondiali si concentra su questa cri-
teriologia di azione.
- Ora e un dato di fatto che don Bosco ha realizzato la sua
pedagogia e pastorale secondo una cultura propria del se-
colo scorso. Egli doveva fare pastorale a Torino nel secolo
XIX. A noi, dopo il Vaticano II, e toccato il lungo e deli-
cato compito - vent'anni di lavoro! - di discernere i con-
tenuti permanenti della criteriologia da lui seguita per sa-
perli incarnare oggi in differenti forme, soprattutto secon-
do le esigenze della cultura emergente. Certo, adattarli a
tutte le culture, ma soprattutto rispondendo alle sfide <legli
attuali segni dei tempi.
La Strenna ci invita ad avere chiara coscienza di questa
criteriologia, per promuoverne ed applicarne pedagogica-
mente la saggezza pastorale. Che cosa dobbiamo fare, al-
lora?
4 - Nella promozione della "pedagogia della banta" ci sa-
no da considerare due aspetti, fra loro complementari e
inseparabili: l'interiorita del cuore salesiano e i suoi prin-
clpi operativi, ossia, lo "spirito" e il "metodo".
- Il primo aspetto e quello della spiritualita salesiana, os-
sia, concretamente, lo spirito di Valdocco e di Mornese.
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Questa prima caratteristica permea e muove la mente e il
cuore dell'educatore. E una "spinta pastorale", un ardore
apostolico, che viene dall'interno e che don Bosco sintetiz-
zava nel motto da mihi animas, cetera talle.
- Il secondo e quello della criteriologia metodologica, che
illumina e guida con orientamenti di fondo la concreta e
molteplice prassi educativa.
5 - Prima di procedere oltre conviene sottolineare l'insepa-
rabilita di questi due aspetti. Fanno parte di quella famosa
"grazia di unita" che caratterizza tanti nostri atteggiamenti
spirituali e metodologici. Nel Sistema Preventivo di don
Bosco la "spinta interiore pastorale" e la "criteriologia di
azione" si interscambiano e si permeano reciprocamente in
modo cos1 intimo e indissolubile da costituire un atteggia-
mento vitale unitario.
Per questo, nella nostra terminologia salesiana, e stato con-
centrato ed espresso con una sola parola: bonta. Una paro-
la pletorica di contenuti che, assunta dalla Strenna, richiede
una peculiare considerazione.
Questa parola non la invento io. E il celebre scrittore don
Alberto Caviglia - che ha studiato tanto don Bosco, l'ha
conosciuto e con sensi d'amore ha scritto molto su di lui -
a definire la pedagogia del Santo come una «possente sin-
tesi creativa» che riunisce vitalmente vari elementi in reci-
proca complementarita.
In una "Settimana sul Sistema Preventivo", svoltasi alcuni
anni fa nella nostra Casa generalizia, si diede la seguente
descrizione del Sistema Preventivo: «un insieme organico
di convinzioni, di atteggiamenti, di azioni, di interventi, di
mezzi, metodi e strutture che ha costituito progressivamen-
te un caratteristico modo generale di essere e di agire, per-
sonale comunitario».
Ebbene, don Caviglia afferma che questa sintesi viva e crea-
tiva e «venuta dal cuore [di don Bosco]e risiede nella bon-
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2.1 Page 11

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ta... Il Sistema di don Bosco - sono parole di don Cavi-
glia - e pertanto il sistema della bonta, o per dir meglio,
la bonta eretta a sistema».
Ecco perche la Strenna parła di pedagogia della banta. L'a-
vere concentrato tanta ricchezza di contenuti in una sola
parola non vuol dire semplificare le cose, ma presentarle
in una unita viva, densa di contenuti, che si deve interpre-
tare guardando all'esperienza vissuta da don Bosco, che
egli ci ha lasciato in eredita insieme al nome stesso di "sale-
siano" che ne esprime la volonta di realizzazione.
6 - Vediamo il primo aspetto: l'interiorita pastorale sale-
siana, quella che stimola il cuore con una forte spinta apo-
stolica. E tutta poggiata - come dice don Bosco - sopra
le parole di S. Paolo: «La carita e benigna e paziente, soffre
tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo». Il
centro dello spirito salesiano e la "carita pastorale". E que-
sta un'affermazione di alta densita spirituale.
Potremmo ricordare il sogno del "personaggio dei dieci
diamanti" per avere un approfondimento di questa interio-
rita apostolica.
Facciamo riferimento, seguendo la descrizione di don Bo-
sco, al trinomio dei tre grossi diamanti collocati sul petto
del personaggio, nella parte anteriore del manto: fede, spe-
ranza, carita. Tre fondamentali atteggiamenti cristiani, vis-
suti in sintesi unitaria, che animano e illuminano la "spinta
pastorale" del cuore salesiano.
In riferimento alla "pedagogia della bonta":
- La fede arricchisce l'interiorita apostolica con una vi-
sione evangelica e una presenza continua del fine ultimo
nell'azione educativa. Quale fine ultimo? La salvezza. Don
Bosco era ancora piu concreto: la santita. Nel recente Sino-
do dei Vescovi si e parlato della vocazione universale alla
santita anche per gli adolescenti. Bisogna essere coraggiosi,
essere chiari e ricuperare oggi il ricco significato esistenzia-
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le della santita. Essere santo non vuol dire uscire dal mon-
do e vivere in forma alienata, come se si fosse dei "marzia-
ni". No, no. Vuol dire realizzare in pienezza la vocazione
umana. Cristo ci ha rivelato in profondita che cos'e l'uomo.
L'educatore salesiano si muove sempre in clima evangelico.
La metodologia di don Bosco e permeata da una pedagogia
che tiene presente, quotidianamente, il fine ultimo per cui
si sta lavorando.
L'educazione e un'arte; ogni arte e guidata dalla finalita a
cui tende. Quando nell'educazione si perde di vista la fina-
lita ultima dell'uomo si cade nella superficialita e si pro-
vocano deviazioni pericolose.
Guardate che queste affermazioni hanno un riscontro assai
concreto nella prassi pedagogica.
- La speranza arricchisce l'interiorita apostolica con una
operosita costante, radicata nella potenza dello Spirito San-
to presente nella storia. Infonde nel cuore la sicurezza di
un costante aiuto dall'alto per realizzare l'azione educativa.
Ne deriva la convinzione che si sta lavorando con Chi e piu
forte, anche se puo sembrare a prima vista di stare per-
dendo.
La speranza non si lascia vincere dagli scoraggiamenti. In-
vita a lavorare in un clima di ottimismo, che non e inge-
nuita. Guarda ai destinatari con una visione positiva della
natura umana. Parte, infatti, dalla visione teologale del mi-
stero della creazione in simbiosi con il mistero della reden-
zione che assicura esserci in ogni giovane le basi valide per
sviluppare il bene. Si lavora cos1 con la convinzione evan-
gelica ed oggettiva della maggior forza del bene sul małe.
- La carita arricchisce l'interiorita apostolica con l'inten-
sita di un amore singolare, che proviene da Dio, che e crea-
tivo e non si spegne mai nelle difficolta. Non e amore
umano semplicemente; non e solo risposta; non e concupi-
scenza. E iniziativa di benevolenza con capacita di creare
il bene, di suscitare simpatia, di invitare a farsi amare
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creando relazioni di amicizia, anche con chi all'inizio e in-
differente o resiste.
E un amore legato alla fede e alla speranza; partecipa al
mistera di Cristo nutrendosi con il suo Corpo e con il suo
Vangelo. E in questa amore che si trova la sorgente quoti-
diana di quella spinta pastorale con cui don Bosco procla-
mava come convinzione prima e poi con la testimonianza
di tutta la sua vita: da mihi animas, cetera talle.
«Non capira mai don Bosco educatore, ne la sua pedago-
gia - ha scritto don Caviglia - chi non parta da questa
principia».
Riassumendo: questa primo aspetto di interiorita aposto-
lica apporta le potenti energie delle tre virtu teologali; la
loro sintesi viva e concentrata in una carita che diviene
"bonta". Nel manto del sogno di don Bosco il diamante del-
la carita e pasto sul cuore: «amate e sarete amati! ». Don
Paolo Albera ha scritto al riguardo che non basta «sentire
per i giovani una certa qual naturale attrazione, ma biso-
gna veramente prediligerli. Questa predilezione, al suo sta-
to iniziale, e un dono di Dio, e la stessa vocazione salesiana,
ma spetta alla nostra intelligenza e al nostro cuore svilup-
parla e perfezionarla».
7 - Vediamo ora il secondo aspetto: la criteriologia meto-
dologica salesiana, quella che guida l'azione educativa. Don
Bosco l'ha concentrata su un altro trinomio: ragione, reli-
gione, amorevolezza. Un trinomio pedagogico davvero pro-
fetico che attraversera i secoli.
Girando per il mondo ci si accorge che in qualunque cultu-
ra questa trinomio trova validita ed efficacia.
Il segreto di questa criteriologia pedagogico-pastorale e di
assumere i prindpi e di saper comunicare i valori che gi-
rano intorno a questi tre poli. Vediamoli brevemente.
- Ragione - Ouesto primo polo prende in seria considera-
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zione la realta umana dei destinatari, fondandosi sempre
sulla dignita della persona, della liberta, della coscienza,
del grada di maturita, ecc. Parte dalla realta di ognuno,
tiene conto delle condizioni concrete e locali, delle emer-
genze culturali, dei segni dei tempi e discerne con attenzio-
ne anche la loro ambivalenza e le deviazioni di fatto.
Non si puo fondare semplicemente su prindpi generici di
teorie pedagogiche o di riflessioni teologiche sullo stesso
Vangelo. Affronta la realta umana nella sua concretezza.
Si apre seriamente alle scienze dell'educazione che aiutano
a capire e ad approfondire. Fa tesoro di quella "ragione-
volezza" che procede dal buon senso, da una cordiale com-
prensione, da un attento senso di umanita, che favoriscono
una acuta "intelligenza familiare". E tutto un atteggiamen-
to "paterno e materno" che aiuta davvero a "ragionare".
- Religione - Don Bosco sempre ha considerato, ed e cosi
nella verita delle cose, la religione come elemento essenzia-
le della natura umana: sempre e ovunque. Non e possibile
rinnovare le persone e la societa - diceva - senza colti-
vare i valori religiosi. L'uomo e intrinsecamente aperto alla
trascendenza, perche e creatura.
Questa criterio metodologico prende sul serio una tale aper-
tura alla trascendenza e la promuove adeguatamente. Don
Bosco parlava evidentemente di fede cristiana; non riman-
gono pero escluse le altre religioni, secondo la situazione e
i destinatari, con cui si opera. Rispetta le convinzioni reli-
giose esistenti, le promuove e le fa aprire gradualmente
alla verita oggettiva <legli eventi di Gesu Cristo, centro
storico della salvezza di tutti. Il "come farlo" e un com-
pito pluriforme e non facile; ma la criteriologia pedagogica
salesiana non prescinde mai dalla "religione". Era convin-
zione di don Bosco - e Io scrive nella vita di Francesco
Besucco - che una prassi educativa senza valori religiosi
bandisce dalla vita concreta la moralita. E un'affermazione
forte, ma e fondata su constatazioni di prolungata espe-
rienza.
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- Amorevolezza - Indica un atteggiamento metodologico
che accompagna e permea tutto cio che fa l'educatore quasi
sublimandone la natura. Concentra in se gli apporti di ognu-
no dei pali che abbiamo considerato finora. In tal modo
facilita la formazione di un ambiente di dialogo, di fami-
glia, di spontaneita, di naturalezza, di fiducia, di confidenza
in una semplicita gioiosa.
L'educazione infatti - soleva affermare don Bosco - e
opera di cuore: «non basta amare, bisogna farsi amare».
Ecco l'espressione della piu bella originalita e genialita del
Sistema Preventivo.
In un simile clima l'educazione costruisce nei giovani dei
vincoli che permangono, quasi parentela spirituale, durante
tutta la vita. Gli Exallievi di don Bosco sona nati sponta-
neamente da questa ambiente di famiglia. Non c'e stato un
fondatore <legli Exallievi (ed Exallieve); sona nati <lai vin-
coli di affetto, di convivenza, di comunione, di gratitudine
per i valori educativi ricevuti. E in questa polo dell' "amo-
revolezza" che si concentrano tutte le componenti salesia-
ne della "bonta". Giustamente don Caviglia ha potuto affer-
mare che tutto il sistema pedagogico di don Bosco e banta.
E importante a questa punto, dopo la descrizione di que-
sta trinomio metodologico, sottolineare la reciproca inclu-
sione di questi tre elementi; la mutua inclusione dei tre
pali e assolutamente indispensabile: tutti e tre insieme,
l'uno nell'altro, simultaneamente, sano la fonte dell'effica-
cia pedagogica. La loro separazione, o il far prevalere l'uno
sull'altro in modo non equilibrato, porta a certe caricature
rischiose: di orizzontalismo, se solo i valori umani; di spi-
ritualismo, se un verticalismo di soli valori religiosi; di
sentimentalismo, se si tratta di un'amorevolezza sbiadita
(e magari morbosa) che non costruisce la forza del caratte-
re, non da personalita, non comunica convinzioni, ma si
ferma a una simpatia superficiale di insignificante sostan-
za e che dura poco perche in se stessa effimera; verrebbe
cosl cancellata dalla dimenticanza.
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8 - Dunque, il «promuovere la pedagogia della banta», non
e un impegno tanto semplice come potrebbe apparire a chi
leggesse questa Strenna distrattamente. Il nostro proposi-
to, in quest'anno centenario, e serio e polivalente. Esige:
forte interiorita spirituale, illuminata competenza pedago-
gica, sacrificata convivenza metodologica.
Si tratta di dare maggiore significativita pratica alla nostra
"indole propria" nella Chiesa, testimoniata come esperien-
za di vita.
Il Sistema Preventivo e la retta maniera di tradurre in pra-
tica il nostro carisma tra i giovani.
Ili - COME MEMORIA E PROFEZIA Dl DON BOSCO
9 - Tutto cio che abbiamo detto e la descrizione di un pro-
posito che vogliamo praticare nell' '88 ricordando don Bo-
sco e proiettandolo in avanti per creare futuro.
Noi viviamo - Io stiamo sperimentando da anni - un for-
te trapasso culturale. Lo Spirito del Signore ha illuminato
la Chiesa in questa periodo di cambiamenti con la visita
straordinaria del Concilio Ecumenico Vaticano II. E un
evento ecclesiale ricchissimo di prospettive a cui guardia-
mo come a centro di riferimento per i tempi nuovi.
A coloro che sona portatori di carismi religiosi, il Concilio
ha indicato cinque prindpi generali per l'adeguamento di
ogni Istituto ai tempi:
Cristo con il suo Vangelo;
Io spirito del Fondatore (o Fondatrice);
• la vita dinamica della Chiesa di oggi;
• la conoscenza dei segni dei tempi;
• la convinzione che il primo pasto va dato al rinnovamen-
to spirituale.
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Come si vede, c'e da guardare al passato e al futuro, a Cri-
sto (e sottinteso), alla spirito del Fondatore e ai segni dei
tempi; ossia, c'e da fare "memoria" e "profezia". Memoria
e profezia per dare il primo pasto a un rinnovamento spiri-
tuale che non sara genuino ed incisivo se non fara simulta-
neamente riferimento alle origini e alle interpellanze dei
tempi.
Il Concilio chiede dunque ai portatori di un carisma dona-
to ieri, di partire dalla sorgente cristallina da cui e nato:
da Cristo fino a don Bosco e a madre Mazzarello. Si tratta
di fare un rinnovamento spirituale, di rilanciare un tlono
ecclesiale. La novita piu profetica nella storia, la piu gio-
vane di tutte non e quella di domani ma e quella di ieri;
si chiama innanzitutto "Pasqua" e "Pentecoste". E di qui
che sgorga tutta la vitalita ed energia profetica capace di
assumere le novita posteriori lungo i secoli (che sono assai
piccole al loro confronto).
Inoltre, la novita carismatica salesiana non nascera domani
perche e stata donata per sempre a Valdocco e a Mornese
nel secolo scorso.
Evidentemente bisogna anche guardare avanti, alle esigen-
ze dei tempi nuovi. Anche qui, percio, e necessario non se-
parare i due sguardi, la memoria e la profezia.
A volte si trovano dei cultori della memoria che si accon-
tentano di catalogare e analizzare documenti - ottima co-
sa! - pero non sentono nessuna responsabilita profetica
e si appagano di precisare ricordi. Ma cio non basta. D'al-
tra parte ci sona alcuni "progressisti" che credono di fare
profezia disprezzando il passato. Ricordate quella afferma-
zione incisiva: «L'avvenire incomincia ieri».
10 - Per promuovere la pedagogia della bonta e indispen-
sabile muoversi simultaneamente e in forma complementa-
re tra i due aspetti: quello della memoria e quello della
profezia in relazione al don Bosco di ieri e alla sua vitalita
di domani.
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- Fare memoria: e opera di fedelta. Dove si trova la fonte
zampillante e cristallina del carisma di don Bosco? Se non
facciamo memoria, se non torniamo a Valdocco e a Mor-
nese non potremo individuare la sua forza di futuro che
viene dallo Spirito del Signore. E veramente indispensabile
questa memoria! E noi quest'anno dobbiamo farlo con
maggiore intensita. Non dobbiamo credere di sapere tutto
sulle nostre origini. Questo ritorno a don Bosco ha delle
esigenze di serieta e di documentazione che crescono con-
tinuamente, come dimostra l'opera benefica dell' "Istituto
storico salesiano" gia in questi suoi primi anni di lavoro.
Le generazioni nuove hanno oggi un senso piu critico, vo-
gliono conoscere l'oggettivita dei dati; non si accontentano
di pressapochismo o di narrazioni di semplice entusiasmo.
Abbiamo gia molti sussidi per rispondere a queste esigen-
ze. Bisogna usarli. Credo che possiamo farlo con sufficiente
oggettivita perche non siamo tanto lontani dalle nostre
origini. A ogni modo la cultura del secolo XIX e assai diffe-
rente da quella di oggi. Bisogna saper fare memoria con
discernimento.
Scoprire che cosa c'e di Spirito Santo in don Bosco e in
madre Mazzarello.
Solo guardando in profondita a tali modelli noi potremo
costatare che la vocazione salesiana non e frutto di sempli-
ce iniziativa di un uomo geniale; e un progetto che proviene
dall'Alto. E quando siamo sicuri che il carisma di don Bo-
sco e davvero un clono dello Spirito per la Chiesa, ci sentia-
mo rassicurati in tutto.
Ma questo e cio che abbiamo fatto in questi venti anni di
postconcilio nei nostri Capitoli generali: individuare cio
che c'e di definitivo per il futuro nel clono delio Spirito a
don Bosco.
- Fare profezia. La stessa memoria, fatta con la preoccu-
pazione di scoprire cio che c'e di Dio in don Bosco, innesta
in se stessa i dinamismi della profezia. Infatti i valori dati
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dallo Spirito a don Bosco non erano solo per il secolo XIX.
Il Signore ha voluto che lui fosse "Fondatore" e quindi che
quei valori proseguissero con vitalita nel nostro secolo XX
e nei seguenti; ossia, che quella esperienza dello Spirito
fosse «trasmessa ai propri discepoli per essere da questi
vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata
in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita» (MR
11).
Pero la profezia guarda non solo ai valori di Dio in don
Bosco, ma anche alle sfide della storia. Deve esplorare in
avanti, scrutando i segni dei tempi e le situazioni alla luce
degli orientamenti del Concilio e del Magistero vivo della
Chiesa. Quindi ha bisogno di una delicata opera di discer-
nimento su cio che si presenta come novita e inoltre, poi-
che si tratta di discernere per operare illuminando una
prassi pedagogica, deve stimolare l'inventiva e la creativita.
Lo spirito di iniziativa e fondamentale nel carisma salesia-
no: creativita! fantasia! per saper risolvere tanti problemi.
La profezia si concretizza nel saper progettare per affron-
tare situazioni nuove con la criteriologia apostolica di don
Bosco: ecco il punto. Cio comporta anche revisione, critica
di valutazione, pazienza di coltivazione.
Il segreto di questa prospettiva profetica, sta nello scoprire
in avanti lo stesso volto di don Bosco senza travisarne i
lineamenti. Come lo si e trovato nella memoria, cosi lo si
deve trovare nella profezia, per cio che si riferisce al suo
carisma. Cio comporta tutto un lavoro di creativita: oltre
ad avere chiari i prindpi della sua criteriologia apostolica,
occorre impegnare l'intelligenza per scoprire i bisogni dei
giovani di oggi ed avere sufficiente familiarita con il pro-
gresso delle scienze dell'educazione. Infatti, considerando
la svolta antropologica avvenuta, sara necessario, per fe-
delta a don Bosco, coltivare anche una adeguata competen-
za n elle moderne discipline pedagogiche.
I nostri due Istituti, con senso di fedelta dinamica, hanno
fondato due Facolta per tali scienze. Non ci sarebbe serieta
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profetica, ossia di adeguamento ai tempi nuovi, se si pre-
scindesse da questa crescita in umanita con la serieta delle
conquiste e delle ricerche proprie di queste scienze. Oggi il
Papa, i Vescovi, tutti padano di "nuova evangelizzazione";
ma tutti coloro che si trovano a operare in campo pedago-
gico padano anche di "nuova educazione". Per noi queste
due "novita" si sommano insieme. Quindi siamo stimolati
a dedicarci con piu attenzione e con molta serieta a colti-
vare la competenza necessaria per affrontare il futuro.
A tutto questo, pero, bisogna aggiungere un impegno di
fondo, quello di applicare sempre il quinto dei prindpi ge-
nerali proposti dal Concilio ai vari Istituti: dare il primo
posto a un profondo rinnovamento spirituale.
11 - E per concludere ancora un pensiero che riveste di
speciale simpatia la bonta. Tutto cio che abbiamo detto
(l'affidamento a Maria, il rilancio del Sistema Preventivo,
la memoria e la profezia di don Bosco) deve essere vissuto
e testimoniato salesianamente in un clima di allegria sere-
na e familiare. Essa non e solo un mezzo metodologico del
Sistema Preventivo; e piuttosto il risultato di tutto uno
stile di vita ed un'espressione genuina e cordiale della bon-
ta. E come la firma della nostra carita pastorale e della gra-
zia che vive in un "cuore oratoriano".
Che don Bosco, nell'anno centenario del suo dies natalis,
interceda e ci aiuti a praticare questa Strenna. Auguri!
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