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TESTI DI SPIEGAZIONE DEI PANNELLI DELLA VIA LUCIS ESPOSTI NEL TEMPIO SUPERIORE DEL COLLE DON BOSCO


1

GESÙ RISORGE DA MORTE

Mt 28,1


Il centro della composizione è la figura di Gesù con lo sguardo rivolto verso l’alto. È raffigurato come il vincitore della morte; nella mano destra tiene la bandiera, simbolo della sua vittoria. Il braccio sinistro è leggermente piegato e, tramite la mano aperta, dà alla figura una ieraticità spaziale che è la testimonianza di una reale presenza.

La figura di Gesù irradia, con le energie che Lui sorgendo ha generato, tutta la composizione in una dinamica spaziale, le cui forze vengono a caricarsi di contenuti espressivi.

Il volto di Gesù è sereno, luminoso.

È il volto di Colui che, essendo il Risorto, emana luce e speranza.

È il volto del vincitore della morte. Per questo incarna tutta la dignità e l’umanità di Colui che ha trasformato il Calvario in luce di Risurrezione.

È il volto che ci aspetta. È quello del migliore Amico, del fratello maggiore: Gesù!

Al centro sono evidenti due direttrici, che, avendo come fulcro di origine il sepolcro vuoto, si aprono come un ventaglio allargandosi verso l’alto, generando così uno spazio aperto, dal quale emerge la figura del Risorto.

Alla spinta verticale di queste forze, si contrappongono direttrici di energia luminosa, che, partendo dalla figura centrale, investono tutta la composizione.

Nella parte superiore una forma semicircolare caratterizza la composizione, dando vita a uno spazio che si apre verso l’alto.

Ai lati due figure vengono raggiunte dalla grande energia del Risorto che, avvolgendole, porta loro, come simboli dell’umanità trapassata, la certezza del lento ma sicuro sciogliersi dal sonno della morte, per partecipare alla sua grande Risurrezione.

In basso, nella parte inferiore, due figure completamente diverse. Da una parte l’angelo, seduto sulla pietra che bloccava il sepolcro, è assorto e rapito dal grande evento e con la mano sinistra, aperta verso l’alto, sembra perdere ogni peso corporeo.

Dall’altra parte il soldato, simbolo di coloro che dovevano vegliare sulla tomba, affinché nessuno si avvicinasse, viene invece scaraventato indietro da una forza molto più potente delle lance, che vengono così a scomporsi, perdendo il loro significato di violenza, per divenire fragili cose, impotenti nel grande progetto della Redenzione.

Giovanni Dragoni


Era notte, era silenzio, era morte. Per l’umanità, in Gesù, era l’attimo che preannuncia la luce della Risurrezione.

2

I DISCEPOLI TROVANO IL SEPOLCRO VUOTO

Gv 20,21


Nella composizione si avverte uno stupore, un mistero nel quale le figure sono avvolte.

Il sepolcro vuoto è il centro di irradiazioni, di energie che solcano lo spazio e le figure. Il vero protagonista è Colui che non c’è.

Due grandi forme circolari sono la spazialità del mistero che avvolge i personaggi, mentre direttrici di energia si dilatano nello spazio, annunciando un’attesa che non ha sùbito una risposta.

La risposta vera è dentro di chi vede quel sepolcro vuoto. È nella fede della Maddalena che, con grande tenerezza, contempla le bende che avvolsero Gesù, il suo Maestro.

I due discepoli ancora non comprendono pienamente; ma la circolarità che li avvolge indica che essi sono nel mistero, parte del mistero, essendo stati chiamati per esserne testimoni, i primi testimoni.

La forma del sepolcro si prolunga come energia nello spazio, unendosi al volo delle colombe.

Il suo vuoto è Risurrezione, è Pasqua, è festa.

Il Cristo della speranza lascia dietro di sé il profumo della sua Risurrezione e affida al volo delle colombe di proclamarlo oltre l’umano, alla natura tutta, poiché tutto in lui sia armonia e speranza.

Tutte le forme della scultura sono chiamate ad esprimere nella loro semplice complessità l’evento straordinario, affinché, smaterializzandosi delle loro qualità formali, possano generare una forza che si espanda, per evocare il grande evento del Cristo Risorto e presente pertanto nell’umanità.

Giovanni Dragoni


Il sepolcro vuoto è la nostra sfiducia, la nostra indifferenza. Per Maddalena è la certezza di non aver perduto il suo Maestro.



3

GESÙ SI MANIFESTA ALLA MADDALENA

Gv 20,11


Come nella seconda stazione, anche in questa, nella parte centrale della composizione è visibile il sepolcro vuoto, centro vitale del grande evento della Risurrezione.

Maddalena è là, avvolta dal silenzio e dal mistero che un sepolcro emana. E questo in modo particolare, poiché è quello che ha contenuto il corpo di Gesù. È quel corpo che è stato flagellato e crocifisso che Maddalena ricerca; e non trovandolo, rivolta agli angeli dice:

Lo hanno portato via!”

È in quell’attimo di estrema solitudine interiore che sente pronunciare il suo nome: “Maria!”

Ella istintivamente si volge, portando il braccio destro con la mano aperta nell’atto di ricevere, verso la parte dalla quale proveniva quel nome: “Maria!”

È la voce di Gesù, il suo Maestro, che chiamandola l’avvolge della sua presenza, trasformando così il suo dolore, la sua solitudine in gioia interiore, perché visiva della sua reale Presenza.

Maddalena risponde pronunciando un solo nome che è tutto: la sua gioia, la sua emozione, la sua fede, la sua testimonianza:

Maestro!”

Questa terza stazione si concentra e si esprime nel tempo e nello spazio generato dai due nomi:

Maria!”, “Maestro!”

È per questo che la composizione è contenuta in una forma ellittica, tendente a raccogliere in una tensione spirituale le due figure protagoniste, Gesù e Maria, che, unite da un ritmo di linee circolari, generano una unità compositiva che esprime lo stupore e la gioia che Maddalena vive nell’attimo che si sente chiamare dal suo Maestro.

L’angelo appare disegnato da delicati valori plastici. Sembra emergere da uno spazio proprio, per dare più importanza alle sue figure, protagoniste di una delle più straordinarie avventure dello Spirito.

Giovanni Dragoni


La certezza nella fede non può deludere, e Maddalena si sente chiamare: “Maria!”.



4

GESÙ IN CAMMINO CON I DISCEPOLI DI EMMAUS

Lc 24,13


Questa stazione ha come scenario una strada e un paesaggio della terra di Gesù.

I due discepoli sono tristi e delusi per i fatti avvenuti in quei giorni. Essi vanno. Cosa si stessero dicendo nessuno lo sa. Ma dal momento che Gesù appare e con loro cammina, si può immaginare cosa ascoltarono e quale insegnamento appresero.

Il Maestro è il centro della composizione, ove sono anche visibili alcuni elementi del paesaggio, come piante ed uccelli, quali simboli di una natura che partecipa e completa l’ambiente ove avviene questo incontro straordinario.

Gesù è affiancato dai due discepoli. Cammina, e al ritmo lento dei passi fanno riscontro le sue parole, che i due discepoli sembrano meditare in atteggiamento attento.

Egli, oltre che percorrere la strada, ne è la Via e la Verità.

È per caratterizzare questo contenuto, che dalla parte superiore della composizione si generano due direttrici. Esse, allargandosi verso il basso, determinano la spazialità della composizione, oltre che suggerire l’immagine di una strada quale percorso ideale perché dello Spirito.

Gesù è raffigurato nell’atteggiamento del Maestro, che elargisce saggezza e verità. Dalla sua aureola, fonte di luce, si dilatano energie che investono tutto lo spazio, generando una unità spirituale tra uomo e natura.

Nella parte superiore, delle colombe si liberano felici, generando una forma dinamica, rispetto al lento e profondo incedere dei tre personaggi. E sembrano annunciare la loro gioia di esistere nel grande disegno della bellezza e della verità dell’esistenza.

Tutta la composizione tende ad esprimere un incontro, che è gioia serena e meraviglia di attesa, mentre i passi vanno verso Emmaus.

Giovanni Dragoni


Vanno, andiamo, e quante volte ignoriamo che nel compagno di viaggio potrebbe esserci Lui, il Maestro.



5

GESÙ SI MANIFESTA ALLO SPEZZARE DEL PANE

Lc 24,28


Passo dopo passo, ecco Emmaus.

È sera.

Rimani con noi, Signore!”

La mensa che li attende è povera, è quella dei viandanti di passaggio.

In quella sera c’è qualcosa di nuovo, di eccezionale: ed è nel personaggio che è seduto accanto ai due discepoli.

La loro stanchezza è quella umana.

Gesù è con loro ma non è stanco: colma della sua presenza l’ambiente che li ospita, caratterizzato da oggetti tipici di tutte le locande del mondo, come lucerne, vasellame, clessidre.

In basso, lateralmente, sono visibili due animali domestici in cerca di qualche briciola, che conferiscono all’ambiente un carattere familiare per la nota che portano nell’insieme della scena.

Ma quando Gesù compie il gesto benedicente, l’ambiente povero viene investito da un alone di energia, percepibile tramite una forma circolare che caratterizza tutta la composizione, avvolgendola, quale simbolo della santità che dal Maestro emana per la sua presenza dovunque vada.

È un attimo, e la loro realtà umana, ove il dubbio poteva raggiungerli, viene illuminata da una conoscenza rilevante dello Spirito che vede, e la fede si fa certezza.

Di Lui rimane la coscienza di averlo riconosciuto.

Ed Egli è già altrove.

Giovanni Dragoni


Il Maestro ripete il segno benedicente, e in chi sa credere si rinnova il mistero dell’Ultima Cena.



6

GESÙ SI MOSTRA VIVO AI DISCEPOLI

Gv 21,1


Erano insieme, si sentivano fratelli di fede, ma nel contempo erano anche uniti da una comune solitudine. Vivevano un’attesa non di paura, ma neanche di certezza. Lo stare insieme dava loro la sensazione di essere protetti, proteggendosi reciprocamente.

Improvvisamente il loro spazio, il loro attendere, il loro guardarsi come per chiedersi cose alle quali non sapevano rispondere, viene fermato da una voce che li saluta dicendo: “Pace a voi!”

La voce che tante volte avevano udito è quella del Maestro. Egli è entrato a loro insaputa, non aveva bisogno di bussare: le pareti non esistono per Lui, che vuol rivelarsi con la sua reale presenza.

E grande è la meraviglia dei discepoli. Si guardano, si abbracciano, si interrogano e si ritrovano come un tempo per un nuovo tempo. Il loro cuore esulta di gioia, non sono più soli.

È da queste prime ma fondamentali riflessioni, che successivamente si potrà tessere la trama formale per esprimere quei contenuti che essa dovrà rivelare.

Questo è il compito delicato e difficile dell’artista, in modo particolare per quello che rappresenta soggetti sacri, poiché alle forme viene affidata la possibilità di una catechesi riflessa tramite l’immagine, affinché si possa giungere alla sensibilità del fruitore, come arricchimento interiore, per una crescita mediata dal messaggio artistico.

La composizione si presenta articolata in due gruppi: a sinistra la figura di Gesù e di un discepolo. A destra tutti gli altri, ma che fondendosi come unità compositiva generano una unità di spazio e di tempo, in quanto è l’attimo del “Pace a voi!”

Gesù è raffigurato più grande di loro; è come lo stupore e la meraviglia che provano nel rivederlo, ed anche perché è il Maestro, che si manifesta per la prima volta a tutti nella sua umanità e potenza di Risorto.

La figura di Gesù è rappresentata nell’atteggiamento di chi entrando saluta. Si può osservare come, superiormente, sia circoscritto da una forma semicircolare che dall’alto si inserisce nello spazio, come avvolgendolo della sua presenza.

Il saluto è arrivato con la parola. A queste forme e alle altre che hanno come centro di irradiazione la figura di Gesù, il compito di commentarlo ed esprimerlo.

Giovanni Dragoni


Sono rimasti vicini, forse per farsi coraggio. È bastato il suo: “Pace a voi!”: e ogni incertezza diviene certezza nella speranza.

7

GESÙ DÀ IL POTERE DI RIMETTERE I PECCATI

Gv 20,19


Ora non sono più soli: hanno già rivisto il loro Maestro. Con Lui è ritornata la fiducia e la speranza.

Nuovi pensieri, nuove parole si scambiano in un clima di ritrovato impegno.

Si sentono uniti. La sua presenza ha rigenerato in loro la misura interiore della missione che li attende.

Sono pronti: ascoltano. Gesù parla e dice: “Andate e rimettete i peccati del mondo”.

Non vuole essere un ordine, ma è più di un invito: è la forza che li aiuterà a realizzare il loro destino di apostoli, dell’amore e della fratellanza, per un mondo migliore, per quello per cui Lui venne e morì, donandoci poi la certezza della risurrezione.

La composizione si articola in tre parti: una centrale e due laterali, ma che, fondendosi formalmente, tendono a essere una cosa sola, indivisibile, per esprimere simbolicamente la loro unità spirituale.

Al centro è la figura di Gesù che, essendo luce e certezza, saprà trasformare dei semplici pescatori in apostoli del suo messaggio per tutte le genti.

Il Maestro emerge da uno spazio tutto suo, caratterizzato tra due direttrici laterali che, partendo dal basso verso l’alto, tramite un raccordo curvilineo, delimitano la parte superiore della composizione, come per avvolgere del suo messaggio, loro, i discepoli che, illuminati, potranno andare e portare il perdono a tutti coloro che, chiedendolo, saranno nelle condizioni e nella speranza di riceverlo.

Giovanni Dragoni


Ritrovare la speranza e andare per convertire, rimettendo i peccati, per molti è la scelta totale della propria vocazione.


8

GESÙ CONFERMA LA FEDE DI TOMMASO

Gv 20,24


Quando il Maestro apparve, non c’erano tutti: mancava Tommaso.

È forse un caso, o un disegno per testimoniare la sua reale Risurrezione? Al racconto dei suoi amici lui, Tommaso, rimaneva indifferente, come se avessero visto e udito cose che la loro fantasia si era creata. Si poneva al di là: non li accusava, ma non credeva.

Alle parole avranno sicuramente unito particolari dell’evento, ma tra lui e loro si era formato un clima di incomprensione, un disagio reciproco, quasi un desiderio di evitarsi.

Lui, Tommaso, chiedeva una prova convincente, reale, che potesse trasformare l’ombra del suo dubbio in evidente realtà dello spirito che si fa luce, illuminando chi tocca.

Era questo il clima che li avvolgeva, un clima di dubbio e di attesa.

Improvvisamente un alone di luce illumina il loro spazio, generando un centro focale: “Shalom: Pace a voi!”

Gesù è tornato, è tornato per Tommaso. Ora sono loro i veri protagonisti. E per essere maggiormente evidenziati, sono come avvolti e circoscritti in uno spazio ovale, che divenendo il centro della composizione, ferma anche l’attimo di tempo nel quale Gesù dice a Tommaso di toccare con il dito le ferite che ha riportato nel doloroso percorso e nella passione e morte sul Calvario.

Tommaso guarda il Maestro ed esclama: “Mio Signore e mio Dio!”

Comprende!

Il suo atteggiamento è quello di colui che cerca il perdono. Ora è lui che vorrebbe essere capito per non aver capito, ma sarà il Maestro, nel suo gesto aperto e sereno, a ridargli la gioia del dubbio che si fa certezza.

Giovanni Dragoni


Sono molti i “beati” che credono senza aver visto!



9

GESÙ SI MOSTRA AI DISCEPOLI SUL LAGO

Gv 21,1


Questo episodio straordinario, esprime in modo particolare le delicate sfumature tra il divino e l’umano, che investono la figura di Gesù nello scenario aperto della natura.

All’alba di un mattino, sulle rive del lago di Tiberiade, il Maestro chiede del cibo, un cibo che non c’era poiché, durante la notte, Pietro e gli altri avevano invano gettato le reti.

Gesù, che non è subito riconosciuto, li esorta a riprovare, ma gettando le reti a destra della barca. Ascoltarono, e fu una pesca miracolosa, quasi incredibile. Si genera così tra loro un clima sereno, gioioso, tipico di quando le cose vanno bene.

C’è animazione tra i personaggi: chi è attento alla cottura del pesce, chi sistema un remo della barca, chi è in procinto di mangiare.

Ma il centro della composizione è Gesù, raffigurato nel momento in cui offre il pane a un discepolo. Un pane che non vuole essere solo pane, ma segno tangibile della sua reale presenza tra loro.

In basso, a sinistra, è visibile un cesto pieno di pesci, che testimonia il successo della pesca. Più in alto la barca del miracolo, che entra come protagonista a far parte della composizione, disegnandone il profilo del lato sinistro. A destra, una forma circolare ricorda un rudimentale mulino, ma pienamente rispondente alle esigenze di quel tempo. In alto il lago di Tiberiade, delimitato superiormente da forme curvilinee che, disegnando anche il profilo superiore della scultura, suggeriscono formalmente le dolci colline del Golan.

Giovanni Dragoni


Per chi crede, la pesca è sempre abbondante, purché non vinca la stanchezza.



10

GESÙ CONFERISCE IL PRIMATO A PIETRO

Gv 21,15


Lo schema compositivo di questa stazione, si è definito simbolicamente, partendo da ciò che è stato l’evolversi delle facciate, tramite le quali, la chiesa primitiva come edificio, si è realizzata nel tempo.

Il centro ideale di questa composizione è una forma circolare, che, scavata rispetto agli altri valori plastici della scultura, focalizza il momento in cui Gesù affida a Pietro le chiavi del Regno, suggerendo anche l’idea di ciò che saranno i rosoni delle chiese che verranno in seguito.

Rosone, simbolo del mondo, che, lentamente ma inevitabilmente, sarà illuminato dalla luce che da secoli, dopo la risurrezione di Gesù, rimane l’unica speranza di pace per l’umanità che è, e per quella che verrà.

È trascorso un breve tempo da quando il gallo per tre volte cantò. Come riparare? Gesù, che è soprattutto amore, aspetta il riscatto delle altrui debolezze, con un atto che sia nuova testimonianza, rinnovata fede, ripromessa di fedeltà. E per tre volte, guardando Pietro gli chiese se lo amava veramente. Forse Pietro non capì subito il profondo significato, di quell’insistente domanda che il Maestro gli rivolse. Ma sicuramente ogni volta che rispose sì, il gallo cantò una volta di meno nella storia della sua vita.

Era necessaria questa nuova testimonianza, perché così, purificato da ogni ombra che potesse velare la sua fede, fosse pronto a ricevere il compito di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle.

È grande il momento, Gesù consegna a Pietro la chiave del suo Regno. La chiave, simbolo di apertura e chiusura, le è affidata, affinché l’amore, la carità e la capacità di comprendere, possano essere le ragioni e la forza per poterla usare.

Giovanni Dragoni


Solo la Chiesa, costruita nell’unità della fede, è quella delle chiavi del Regno.


11

GESÙ AFFIDA AI DISCEPOLI LA MISSIONE UNIVERSALE

Mt 28,16


Dopo la sua risurrezione, Gesù continua la missione che il Padre gli ha affidato. Il grande disegno è quello di demandare poi ai discepoli, e a tutti coloro che, nello spirito lo diventeranno, la continuazione e divulgazione del suo messaggio.

Tra poco risalirà al Padre. I tempi diventano brevi. È l’ora del grande messaggio. Gesù ha nel cuore l’intera umanità. Nel suo pensiero sono presenti tutti gli uomini di tutti i tempi che ci hanno preceduto, come quelli che verranno.

Noi non siamo che un momento di quella sua verità, che sa trovare in ogni tempo la propria attualità per ciò che annuncia.

Essendosi incarnato prendendo sembianze umane, egli diviene il simbolo dell’intera umanità che deve tornare al Padre. E dice ai suoi discepoli:

Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

È compito estremamente difficile tradurre in forme plastiche i contenuti così altamente spirituali di questi messaggi, che sono percepibili soprattutto tramite la fede, che si fa veicolo per potervi accedere e comprenderne i tesori che contengono.

È nell’intento di interpretare e rendere formalmente visibile il messaggio di questa undicesima stazione, che per realizzarla e contenerla è stata preferita la forma del planisfero, come la più rispondente ad esprimere simbolicamente la sua universalità, quale messaggio e stimolo per la conversione del mondo.

Giovanni Dragoni


Andare, insegnando per costruire un nuovo mondo.



12

GESÙ SALE AL CIELO

At 1,3


Gesù ha compiuto la sua missione.

Dopo la risurrezione, era riapparso più volte tornando tra i discepoli con la sua reale presenza. Così reale, che, all’alba di un mattino, chiederà sulle rive del lago di Tiberiade, a Pietro e agli altri, se avessero del cibo.

Ora li sta lasciando, non lo vedranno più con il suo corpo. Di Lui, in loro resterà la presenza invisibile perché dello spirito, e l’eco della sua voce li guiderà ancora illuminandoli... specialmente quando di Lui testimonieranno nel mondo.

Era venuto come un piccolo bambino, nato in una povera stalla, ritorna come il vincitore della morte, come il Risorto.

Per realizzare questo episodio, il cui contenuto è la lievità dell’ascesa, è stata proposta una forma contenuta in un movimento dinamico di curve, che, disegnando il profilo esterno della composizione, ritrovano poi, nello spazio interno, la loro continuità, conferendo così all’insieme plastico un movimento e una leggerezza che il contenuto dell’episodio richiedeva.

Le figure protagoniste di questa dodicesima stazione sono rappresentate in atteggiamento di ascesa.

Al centro è Gesù che, sorretto da una nube, è con il volto e le mani rivolti verso l’alto. È già vicino al Padre che lo attende.

Ai lati quattro angeli musicanti cantano le lodi del Risorto e con le loro ali aperte sono in procinto, volando, di accompagnare la sua ascesa.

Giovanni Dragoni



Ascendere è l’inizio del grande ritorno, preparato dalla sua Risurrezione.


13

CON MARIA IN ATTESA DELLO SPIRITO SANTO

At 1,2


Sono di nuovo riuniti.

Il Maestro li ha lasciati, ma con loro è rimasta la Madre, affidata da Gesù a Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio!”; e al discepolo: “Ecco tua Madre!”.

In questo clima di attesa e di preghiere la Vergine Santissima ne è il Centro vitale: è assorta, con la mano sinistra sembra annunciare che lo Spirito Santo è vicino, essa lo percepisce.

Porta nel volto il dolore che ha trafitto il suo cuore. Lei che ha seguito il figlio lungo il percorso del Calvario è con loro che non c’erano.

È la donna forte che con Maddalena e Giovanni ha vissuto del figlio l’ultimo respiro. È la testimone del dolore di tutte le madri, che nel tempo hanno perduto o perderanno un figlio.

È la mamma per eccellenza, la mediatrice tra Colui che è e l’umanità in cerca della sua Verità.

È raffigurata tra lei e l’infinito di Dio.

Ogni grande attesa dello spirito è silenzio, raccoglimento.

E per esprimere questo clima particolare, in alto è raffigurato un angelo musicante che, con le sue dolci note, contribuisce a creare quell’atmosfera di intima concentrazione che ogni grande attesa richiede per potersi realizzare nella sua pienezza e verità.

Giovanni Dragoni


Con Maria in armoniosa attesa. Se la Madre è presente, c’è anche Lui, Gesù.



14

GESÙ MANDA AI SUOI DISCEPOLI LO SPIRITO PROMESSO

At 2,1


Il silenzio di attesa che aveva caratterizzato la tredicesima stazione, improvvisamente viene interrotto da un boato di energia che, come fuoco, trasformerà ogni creatura che tocca in luce di fede e forza per testimoniarla.

Negli apostoli sta per realizzarsi il prodigioso evento che annullerà in loro ogni paura, ogni umana incertezza, per essere i veri testimoni del messaggio che il Maestro, lasciandoli, aveva loro affidato.

Si compie quanto aveva loro promesso: “Vi manderò il Consolatore, lo Spirito di Verità che il Padre manderà nel mio nome”.

Al centro, in alto, è raffigurata la colomba dello Spirito Santo. È circoscritta in una forma circolare dalla quale partono delle direttrici di energia, che irrompendo dall’alto in basso, nella parte centrale della composizione, vengono a generare un clima di forte tensione spirituale.

Superiormente fiamme di fuoco si dilatano trasformando in luce anche lo spazio interno ove sono i discepoli che, illuminati, diventeranno gli annunciatori instancabili del Regno di Dio nel mondo, dando per questo anche la vita.

Il martirio sarà per loro il premio che più li avvicinerà al Maestro.

Ora sono pronti.

La Chiesa inizia il suo cammino.

Essi ne sono le prime voci la cui eco giungerà ovunque, portando luce e speranza. Anche se il percorso della sua verità avrà orizzonti lontani, saranno tutti egualmente illuminati dal sole della sua Risurrezione e sarà Pasqua per tutte le genti.

A noi oggi la gioia di testimoniarla vivendola.

Giovanni Dragoni


Una luce folgora l’attesa. Essi vinceranno, perché andranno e, testimoniando, inizieranno nel nome di Gesù il grande solco dell’amore nel mondo.