Europa Nord|Presentazione della Regione Europa Nord

«PASSA IN MACEDONIA E AIUTACI!» (At 16,9)

Presentazione della Regione Europa Nord
1. «Passa in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9) – 2. Gli inizi della presenza salesiana nella Regione Europa Nord 2.1 Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda e Belgio Nord. 2.2 Austria e Germania. 2.3 La Polonia. 2.4 Paesi dell’ex Unione Sovietica e Lituania. 2.5 Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia. 2.6 Due fattori che contribuirono al primo sviluppo. 2.6.1 Il “Bollettino Salesiano. 2.6.2 I Cooperatori Salesiani. – 3. Il contesto odierno della nostra missione. 3.1 La nuova Europa. 3.2 La situazione giovanile. 3.3 L’odierna realtà salesiana della Regione. 3.4 La realtà delle diverse zone. 3.5 La collaborazione interispettoriale. –  4. I settori della vita e della missione salesiana. 4.1 Formazione iniziale. 4.2 Formazione salesiana dei laici. 4.3 Pastorale Giovanile. 4.4 Pastorale vocazionale. 4.5 Comunicazione Sociale. 4.6 Le Missioni. 4.7 La Famiglia Salesiana. – 5. Prospettive di futuro. 5.1 Per tutte le Ispettorie della Regione. 5.2 Per le diverse zone della Regione. – Conclusione.

Carissimi confratelli,

    vi scrivo con lo sguardo ormai rivolto alla Pasqua che stiamo per celebrare. Mi viene perciò spontaneo il desiderio di porgervi gli auguri di una gioiosa e feconda celebrazione dei misteri della nostra salvezza nella morte e risurrezione del Signore Gesù. La prima verità da credere, se vogliamo essere cristiani, è appunto la confessione di fede: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (Lc 24,34). E l’ultima verità da ritenere, se vogliamo continuare ad essere cristiani è proprio la stessa: «Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo» (Rm 10,9). Credere nella Pasqua del Signore e vivere già da risorti è il cardine della vita cristiana. «Infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5,7b-8). In questa prospettiva pasquale, colgo l’occasione per ringraziare delle espressioni di simpatia, condoglianza e preghiera per la morte di mio padre, che vive ora accanto al Signore Risorto.

  Prima di entrare nel merito della lettera, desidero comunicarvi, anche se brevemente, due notizie di famiglia che ci interessano. Innanzitutto quella della prossima beatificazione, il 24 aprile, di don Bronislaw Markiewicz, fondatore della Congregazione di San Michele Arcangelo, più conosciuti come “Micaeliti”, che dall’anno 2000 forma parte della Famiglia Salesiana. Mentre ci rallegriamo con il Superiore Generale e con tutta la Congregazione per il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della santità del Fondatore, ci sentiamo ulteriormente confermati della validità del carisma di Don Bosco e della Famiglia Salesiana come strada e spazio di santità.

  L’altra riguarda invece direttamente la Congregazione. Arrivati a metà del sessennio, abbiamo iniziato le Visite d’Insieme, una forma di presenza del Consiglio Generale nelle varie parti della Congregazione, che è diventata prassi obbligata degli Istituti religiosi nell’attuale contesto di unità nel decentramento e viceversa. Alle Regioni permette di avere una visione universale della nostra Congregazione. Al Rettor Maggiore e al suo Consiglio offre la possibilità di sentire il polso dello stato della vita e presenza salesiana nelle diverse Regioni. In questa occasione abbiamo deciso di prendere in considerazione in particolare due temi: la comunicazione, assimilazione e messa in pratica del CG25, e le realizzazioni più importanti, le sfide più scottanti, le risorse disponibili e le prospettive di futuro delle singole Regioni e delle Ispettorie all’interno di esse. Mentre vi scrivo abbiamo terminato le prime due, quelle dell’Asia Sud e di Asia Est e Oceania. Come è facile immaginare, quando avremo compiuto il passaggio per tutte le Regioni, saremo in condizioni di definire gli obiettivi del prossimo Capitolo Generale e mettere in atto la sua preparazione.

  Certo, lo studio delle Regioni ha un altro foro, quello del Consiglio Generale, che continua con il suo programma di studiarle una ad una. Anch’io proseguo con il mio proposito di presentarvele nelle mie lettere. Questa volta è il turno della Regione Europa Nord, con cui concluderò la presentazione dell’Europa salesiana.

1.  «Passa in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9)

  Ho voluto mettere come titolo della lettera questa frase del noto ed importante sogno di San Paolo a Troade, durante il suo secondo grande viaggio missionario (At 15,41-18,22). Dopo un breve cenno all’attività apostolica di rafforzamento delle comunità, ordinariamente attraverso l’evangelizzazione, il battesimo, l’Eucaristia e il ministero (cf. At 15,41; 16,5), l’autore degli Atti evidenzia il vero protagonista della Chiesa: lo Spirito Santo. È lui infatti a guidare le scelte da fare, i passi da compiere, le frontiere da varcare, le porte da aprire. Per ben due volte il testo racconta come lo Spirito Santo interviene vietando a Paolo e ai suoi compagni di portare avanti il proprio progetto missionario e dirigendoli invece verso la Grecia, verso l’Europa: «Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un macedone e lo supplicava: “Passa in Macedonia e aiutaci!”» (At 16,9).

  Si tratta di un testo assai eloquente, innanzitutto perché - come ho detto prima - fa vedere che è lo Spirito Santo la guida della Chiesa e colui che apre il mondo al Vangelo; ma anche perché rappresenta l’apertura dell’Europa a Gesù e alla sua Chiesa, che ha avuto un influsso assai rilevante nella configurazione culturale dell’Europa d’oggi dopo duemila anni di cristianesimo; notiamo come questo macedone, in qualche modo simbolo degli europei, fa una richiesta di aiuto, che è la richiesta dell’evangelizzazione. Leggiamo infatti nel versetto seguente: «Dopo aver avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la Parola del Signore» (At 16,10).

  Il testo, memorabile e profetico nel contempo, ricorda il passato e disegna il futuro. Il passato e il futuro dell’Europa è il Vangelo. Con più di un secolo di storia, noi Salesiani avremo futuro in questa Europa se lasciamo che sia lo Spirito a guidare la nostra missione; se siamo capaci di sognare di giorno, come Don Bosco, contemplando la situazione di povertà, di abbandono, di smarrimento dei giovani; se ascoltiamo il loro grido di aiuto: «Passate in Macedonia e aiutateci!» e, dietro tale invocazione, scopriamo come Paolo che essi hanno bisogno del Cristo e del suo Vangelo che venga ad appagare i loro desideri più profondi, mentre cerchiamo nel contempo di formare in loro attraverso l’educazione in ciascuna delle nostre opere l’uomo, il cittadino, il professionista.

2.  Gli inizi della presenza salesiana nella Regione Europa Nord   La Regione Europa Nord possiede uno straordinario grado di diversità storica, culturale, religiosa, economica e linguistica, che in qualche modo rappresenta la ricchezza e la complessità della nuova Europa. Tentiamo, nel quadro ristretto di questa lettera, di dare alcuni spunti significativi degli inizi della nostra presenza e azione nelle varie zone della Regione.

2.1  Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda e Belgio Nord.

  Nel 1887 i Salesiani sono approdati in Gran Bretagna, un territorio di cultura protestante, fiero del suo predominio come prima potenza industriale, con una piccola minoranza cattolica, nella maggior parte costituita da immigrati della agricola Irlanda. Quando i Salesiani arrivarono in Irlanda, nel 1919, essa era appena arrivata ad essere nazione indipendente, tormentata da una guerra civile ed economicamente in difficoltà per la perdita dei suoi tradizionali compratori britannici. Una situazione diversa quella del Belgio, dove i Salesiani fecero il loro ingresso nel 1890. Vi trovarono una nazione appena industrializzata, con vasti squilibri sociali, con una classe dirigente media liberale (a volte anticlericale), ma con una regione, quella Fiamminga, fortemente radicata nella cultura cattolica. L’arrivo all’Olanda avvenne nel 1928, quando il paese, maggioritariamente protestante, si era convertito in un centro commerciale molto sviluppato, con un impero oltremare ed con estensioni ampiamente agricole, dove i cattolici costituivano una minoranza isolata e socialmente e politicamente emarginata.

  Davanti a questa diversità di contesti non sorprende che lo sviluppo dell’opera salesiana abbia avuto differente storia ed esito nelle diverse regioni dove fu impiantata.

2.1.1 Gran Bretagna

  Forse pochi sanno che è stato Domenico Savio a sancire, con le sue accorate parole, nel 1855, l’ingresso dell’Inghilterra nella storia salesiana: «Quante anime attendono aiuto in Inghilterra; se solo avessi forze sufficienti, andrei subito e porterei la gente a Dio». Grazie all’influenza dell’ Arcivescovo Tobia Kirby, studenti del Collegio Irlandese frequentarono l’Oratorio presso la casa di accoglienza, e proprio da qui Don Bosco seppe trarre fuori il suo primo gruppo di giovani irlandesi, che saranno tutti pionieri dell’opera salesiana non solo a Londra, ma anche nelle Isole Falkland, a Malta, nell’Irlanda stessa e persino a San Francisco.

  Un’altra conoscenza romana, la Contessa Georgiana di Stacpoole, offrì ai Salesiani la Missione e la scuola elementare a Battersea in Londra, fondata nel 1874, dove nel 1887 Don McKiernan e i suoi primi compagni giunsero, sbucando nella nebbia.

  La presenza salesiana si sviluppò fortemente, comprendendo le case di Inghilterra, Cape Town (1897) e Malta (1903), di modo che nel 1902 fu eretta formalmente come Ispettoria Inglese.

  Subito dopo la guerra 1914-1918, Don Francesco Scaloni vide la necessità di rivitalizzare la Ispettoria Inglese e nel 1920 aprì il nuovo noviziato e studentato a Cowley, Oxford. 

  Una nota che ha caratterizzato l’opera salesiana in Inghilterra fin dall’inizio è stata, da un canto, il diretto coinvolgimento degli agenti pastorali delle parrocchie delle aree più povere, e dall’altro l’aver sviluppato scuole sia elementari che secondarie con una forte spinta a scoprire vocazioni sacerdotali.

2.1.2  Irlanda

  Nello stesso periodo, i Salesiani si stabilirono in Irlanda (1919), sotto l’ispirazione di Don Luigi Sutherland e grazie all’invito del Vescovo Thomas Hallinan di Limerick, che era già stato coinvolto nel primo progetto di Don Bosco del 1874. Sistemarono una tenuta abbandonata a Pallaskenry e la trasformarono in aspirantato e scuola agraria. Anni più tardi (1922), a Warrenstown nel Co Meath, una proprietà molto grande lasciata in eredità ai Salesiani, nella regione più ricca di Irlanda, diede luogo a un fiorente collegio di agricoltura/orticoltura. Sotto la pressione della seconda guerra mondiale, venne aperto un noviziato irlandese separato e poi l’aspirantato a Ballinakill nel 1941.

  Dopo il Vaticano II, grazie alla decisione di separare l’Ispettoria Irlanda/Sud Africa nel 1968 e di aprire il seminario nazionale a Maynooth ai religiosi perché potessero andare alla Università, si aprirono nuovi orizzonti alla Irlanda salesiana. 

2.1.3 Olanda

  In Olanda, fino al 1928, se giovani olandesi volevano diventare salesiani, dovevano andare in Belgio, in Germania o in Italia. È stato Mons. Poels, cappellano dei minatori, a far sì che i Salesiani dal Belgio passassero in Olanda, per cominciare un oratorio e parrocchia nella città del sud di Lauradorp. Nel 1937, a Leusden, vicino ad Amersfoort, si aprì una casa per aspiranti da parte della Ispettoria di Germania. 

  Appena finita la guerra, l’Olanda diventava una Ispettoria separata, con Don Annibale Bortoluzzi scelto come primo Ispettore. Per sedici anni, questo amabile italiano guidò la crescita della Ispettoria. Scuole con convitto, oratori, opere giovanili furono impostate e fissate a Lauradorp, i Salesiani si impegnarono in varie parrocchie ed in un numero assai considerevole partirono per le Missioni in diverse parti della Congregazione.

2.1.4 Belgio Nord

  L’erezione della Ispettoria Belgio Nord data solo dal 1959, ma Mons. Doutreloux, famoso riformatore sociale, aveva già invitato i Salesiani di Liège (1890) nel Belgio Sud, di lingua francese, ad esplorare la vocazionalmente ricca regione fiamminga del Belgio Nord. Fu così che nel 1896 fu fondato un noviziato a Hechtel nelle Fiandre, cui seguì l’apertura di uno dei primi centri di studi teologici fuori Italia a Groot Bijgaarden, nel 1904, in quella che nel 1902 era diventata la prima Ispettoria belga, sotto la guida ispirata di Don Francesco Scaloni. In aggiunta al loro specifico impegno di fornire formazione secondaria e tecnica ai giovani della classe lavoratrice nello stesso Belgio, i confratelli fiamminghi si offrirono come pionieri per inaugurare una missione salesiana nell’Africa Centrale, chiamata allora Congo Belga (ora Congo, Burundi e Rwanda). Anche questa Ispettoria è stata molto generosa nell’invio di missionari; basta dire che tuttora ci sono 75 confratelli belgi sparsi nel mondo. 

  Dopo la suddivisione della Ispettoria del Belgio nel 1959, l’Ispettoria fiamminga, malgrado la diminuzione delle vocazioni, ha espanso le proprie opere per i giovani in difficoltà, sia attraverso sistemazioni in alloggi, sia con l’aiuto professionale ai giovani ex-drogati.

2.2  Austria e Germania

  L’area di lingua tedesca della Regione, comprendente le nazioni di Austria e Germania, ha una presenza salesiana significativa.

2.2.1   Austria

  Nell’agosto 1886 un gruppo di cittadini austriaci, capeggiato da un giornalista, il signor Joseph M. Schmidinger, incontrò Don Bosco a San Benigno Canavese, chiedendo la fondazione in suolo austriaco di un’opera salesiana a beneficio dei giovani. Don Bosco non disse no, ma indicò come uno degli ostacoli la mancanza di personale salesiano germanico preparato, ed assicurò che prima o poi si sarebbe giunti a realizzare tale progetto.

  Anche se nell’allora impero austriaco degli Asburgo i Salesiani erano entrati già nel 1887 (a Trento), nel territorio etnico austriaco l'ingresso avvenne solo nel 1903, per volontà di Don Rua, cui stava molto a cuore poter entrare nella capitale dell’impero danubiano. Come organizzatore e superiore religioso fu mandato don Luigi Terrone (1875-1968), di origine italiana. La casa di Vienna, intitolata a Maria Ausiliatrice, che era nata come frutto di una convenzione tra i Salesiani e l'associazione «Kinderschutzstationen Charitativer Verein für arme Kinder», non durò a lungo; dopo tre anni di collaborazione la Società Salesiana decise di sciogliere il contratto. Al fondo del conflitto stava la forte convinzione salesiana di non poter rinunciare al proprio sistema preventivo, garante sicuro del successo educativo. [1] I Salesiani intrapresero la fondazione di un’opera autonoma a Erdberg, uno dei distretti più popolati e trascurati della capitale austriaca, abitato in gran parte da una popolazione operaia già imbevuta delle idee marxiste. Nell’estate 1909 fu nominato, come direttore della nuova presenza viennese, don August Hlond, che conosceva bene la lingua e la cultura tedesca. Un anno dopo venne concesso il permesso statale di apertura. Con la prima sezione dell’oratorio, il «Knabenheim - Salesianum», messa in atto nell’ottobre 1910, la Società salesiana era andata incontro a una emergenza molto sentita dalla popolazione del quartiere e, in generale, in tutta la capitale: offrire una valida proposta educativa al maggior numero di ragazzi, privi di qualunque proposta qualificata di divertimento e di occupazione nel tempo dopo la scuola.

  Deve essere ricordato un lavoro, anche se svolto solo dal 1916 al 1918, in favore dei giovani studenti “profughi” di nazionalità diverse: italiani, polacchi, sloveni, croati, ebrei, rumeni. [2] Questi giovani furono portati nella capitale dalle autorità civili e collocati nella casa, adibita a convitto, e furono affidati ai Salesiani. Inizialmente erano 171 giovani che frequentavano scuole pubbliche in città.

2.2.2   Germania

  I Salesiani tentarono varie volte di entrare in Germania prima della Grande Guerra, tuttavia il permesso fu negato per ragioni politiche e per il presunto non bisogno di una tale istituzione educativa.

  Il 29 novembre 1916, tre salesiani guidati da don F. Niedermayer come direttore arrivarono a Würzburg, dando inizio alla prima casa salesiana in Germania. Il fatto attirò l’attenzione anche della stampa locale. I Salesiani, in un primo momento, si presero cura di circa 75 apprendisti e di 10 studenti di scuole medie. Più tardi estesero la loro cura a circa 160 apprendisti esterni, organizzati in circoli. Tale tipo di lavoro, viste le circostanze socio-politiche, fu ritenuto prioritario. Scriveva il primo direttore al Rettor Maggiore, don Paolo Albera: «È un lavoro veramente salesiano che ricorda molto i primi tempi di Don Bosco. Per le condizioni presenti in Baviera ed in tutta la Germania è questo lavoro per la gioventù operaia il più necessario e quello che da noi si aspettano i Vescovi. Anche gli oratori festivi formeranno una parte assai importante del nostro campo di lavoro. Invece sarà difficile, se non affatto impossibile, aprire istituti con scuole elementari o ginnasiali proprie, perché le leggi nuove proibiscono a privati l’apertura di tali scuole e le esistenti devono a poco a poco scomparire. In generale i Salesiani e l’opera di Don Bosco sono stimati assai in Baviera e si aspetta da loro la salvezza della gioventù operaia». [3]

  Tra le varie nuove fondazioni salesiane di questo periodo si deve nominare la casa di Benediktbeuern: si trattava di un ex monastero benedettino, distante una sessantina di chilometri dalla capitale della Baviera, acquisito nel 1930. L’opera assunse nella storia dei Salesiani tedeschi un posto di rilievo, perché diventò un importante centro di formazione del personale salesiano della Germania e dell’Austria; oggi è una istituzione aperta anche ai bisogni della Chiesa locale, offrendo, oltre alla possibilità dello studio di filosofia e di teologia, anche lo studio delle scienze pedagogiche e sociali; ci sono pure: un centro di irradiazione della spiritualità salesiana, un valido centro giovanile e, infine, un centro per ecologia e cultura, albergo giovanile e parrocchia.

  Nel 1935 la Società Salesiana aveva 17 presenze in Germania, senza contare la presenza a Stoccolma, Svezia, fondata nel 1930: un progresso che si era attuato in meno di 20 anni! Viste le circostanze, i superiori salesiani nel 1935 eressero l’Ispettoria tedesca San Bonifacio, con la sede a München. [4]

  Con lo scoppio della seconda guerra mondiale alcune case furono chiuse, e sequestrate. Tuttavia il colpo maggiore fu il fatto dell’arruolamento di molti Salesiani, di cui all’incirca 140 caddero su vari fronti di guerra. Qualcuno fu anche messo in campo di concentramento, come Theodor Hartz (1887‑1942), morto a Dachau, e Karl Schmidt (1904‑1968). [5]

  Negli anni settanta si è sentito il bisogno di nuove forme di proposta dell’apostolato salesiano: sorsero così i centri di formazione spirituale per giovani a Benediktbeuern, Ensdorf, Jünkerath e Calhorn (Oldenburg). Si deve pure ricordare un’opera di straordinario valore: la Procura Missionaria di Bonn. Grazie ad essa furono e sono tuttora finanziati tanti progetti, sia in Europa che nelle missioni salesiane.

  Nell’ottobre 1990 avvenne la riunificazione dei due Stati tedeschi, un fatto che sfidò anche i Salesiani. Nonostante che il personale salesiano tedesco stesse diminuendo, si decise, nel 1992, di aprire nuove presenze nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, precisamente a Heiligenstadt (Turingia) con un oratorio quotidiano (Offene Tür), un centro di assistenza sociale e pastorale, un altro con l’assistenza ai giovani emarginati e centro giovanile, e a Chemnitz (Sachsen - Sassonia) con un centro giovanile, un centro di orientamento professionale e, naturalmente, con un oratorio; questo lavoro viene svolto con una partecipazione notevole dei Cooperatori. Non si può omettere un’altra iniziativa, cioè che nello stesso anno (1992) l’Ispettoria di Köln si prese la responsabilità di una missione in Ghana, all’interno del Progetto Africa.

  Oggi, dietro richiesta delle stesse Ispettorie della Germania, si sta procedendo alla loro unificazione, in vista di una presenza più significativa.

2.3  La Polonia

  Verosimilmente già intorno all’anno 1889, si cominciò a studiare il progetto di una prima spedizione salesiana in terra polacca. Il Rettor Maggiore, Don Rua, avrebbe pensato di mettere a capo della spedizione August Czartoryski, accompagnato da don Bronisław Markiewicz ed altri, polacchi ed italiani. La fragile salute di A. Czartoryski non permise in quel momento la realizzazione di tale progetto. Intanto i Superiori disposero la partenza per la Galizia (Polonia) di don Markiewicz, alla fine del marzo 1892, per assumere la cura pastorale di una piccola parrocchia nella località chiamata Miejsce, poco distante dalla città vescovile di Przemyśl. Don Markiewicz curò l’apertura di una casa per l’educazione della gioventù povera, che denominò “Casa Don Bosco”. Con questo atto egli diede inizio alla prima presenza salesiana in terra polacca.

  Don Markiewicz nel 1897 decise di staccarsi dai Salesiani di Torino, mentre i Salesiani polacchi che restarono in Congregazione accettarono subito una proposta del Vescovo principe di Cracovia, Cardinale Jan Puzyna, di fondare un istituto nella modesta città di Oświęcim, un centro religioso capace di rispondere, a parere del Vescovo, alla devastante divulgazione socialista tra i giovani dei ceti popolari. Nell’agosto 1898 don Rua vi mandò, appena ordinato sacerdote, don Franciszek Trawiński, a cui nell’autunno furono associati due chierici.

  Nel dicembre 1899 i Superiori decisero di mandarvi don Emanuele Manassero in qualità di direttore. Lui fu il vero pioniere e l'organizzatore della casa salesiana a Oświęcim, denominata in seguito "Casa Madre" dei salesiani polacchi. Egli riconquistò e rinsaldò, in breve tempo, la vacillante fiducia verso la Società salesiana.

  Nel 1904 si assistette alla fondazione della seconda opera salesiana nel Sud della Polonia in un piccolo villaggio, Daszawa, nel distretto di Stryj della provincia di Lviv, che oggi fa parte dell’Ucraina. Con l’apertura di questa presenza si volle venire incontro al sempre più pressante bisogno di avere una casa di formazione. Come direttore e maestro dei novizi fu scelto don Pietro Tirone, futuro catechista generale della Congregazione.

  All’inizio del XX secolo la questione sociale veniva sempre più sentita, e alcuni Vescovi cercavano di porvi rimedio attraverso la fondazione di istituzioni educative. Uno di questi fu il Vescovo di Przemyśl di rito latino, mons. Józef Sebastian Pelczar, canonizzato il 18 maggio 2003. Egli volle avere i Salesiani in un quartiere popolare nella sua città vescovile, in cui essi, difatti, incominciarono il loro apostolato nel 1907. Come direttore fu scelto don August Hlond, futuro Cardinale Primate della Polonia. Siccome non esisteva per la scuola musicale, tanto voluta dai Vescovi polacchi, un edificio apposito, i Salesiani concessero il loro istituto. La scuola superiore speciale per organisti, fondata il 1° novembre 1916, e messa sotto la guida del giovane compositore don Antoni Hlond, costituì un unicum nella storia della Società Salesiana. Durante i 47 anni della sua attività preparò 570 organisti diplomati: fu un contributo e un servizio particolare alla Chiesa in Polonia, oltre che alla società civile, da parte dei Salesiani.

  Nel periodo tra le due guerre si assistette a un’ulteriore fioritura dell’opera salesiana. Nel 1933 erano attive già 32 case e il numero dei confratelli oltrepassava i 500; perciò il Rettor Maggiore, don Pietro Ricaldone, decise di smembrare metà delle case dall’Ispettoria di San Stanislao Kostka per costituire la nuova Ispettoria di San Giacinto con sede a Cracovia.

  Lo scoppio della seconda guerra mondiale costituì un colpo doloroso per i Salesiani in Polonia. Vennero chiuse tutte le scuole, e quasi tutte le case. La lotta per la sopravvivenza e la precarietà della vita dei soci, e, legate a questo, la peregrinazione e l’emigrazione dei confratelli durate alcuni anni, lasciarono in essi tracce profonde.

  Nei campi di concentramento furono trucidati dai nazisti 67 salesiani, tra cui don Józef Kowalski, proclamato beato il 13 giugno 1999 insieme con i cinque giovani martiri dell’Oratorio di Poznań. Entro il 1945 i Salesiani riuscirono a riattivare tutti i centri di educazione e d’istruzione. Nel 1948, perciò, funzionavano 8 scuole professionali, 4 istituti tecnici, 6 ginnasi e licei e 4 seminari minori.

  Nell’anno scolastico 1947-48 il governo comunista cambiò l’atteggiamento di fronte alle scuole non statali. Con fermezza irremovibile si cominciò con la chiusura graduale delle scuole guidate dai religiosi. La scuola professionale di Oświęcim rimase dopo il 1963 come l’unica scuola privata salesiana riconosciuta dallo Stato, l’unica scuola professionale salesiana in tutto il dominio sovietico!

  Passare al lavoro pastorale nelle parrocchie era diventato inevitabile e ciò influì considerevolmente sul cambio del volto dell’apostolato dei Salesiani. Tuttavia i Salesiani polacchi cercarono di conservare la loro fisionomia, individuando gli spazi per la loro missione specifica.

  A conferma del progresso dei Salesiani in Polonia parla evidentemente il fatto che nel 1979, malgrado il regime comunista, si assistette all’erezione di due nuove Ispettorie: l’Ispettoria Sant’Adalberto di Piła, formata da case smembrate a Nord-Ovest della Polonia dall’Ispettoria di San Stanislao Kostka di Varsavia, e l’Ispettoria San Giovanni Bosco di Wrocław, in cui confluirono le case staccate a Sud-Ovest della Polonia dall’Ispettoria di San Giacinto.

2.4 Paesi dell’ex Unione Sovietica e Lituania

  In quella che attualmente è chiamata Circoscrizione Speciale dell’Est vi sono vari paesi che appartenevano all’ex Unione Sovietica, compresa la Lituania, che merita tuttavia un discorso specifico. È utile conoscere la storia di questa presenze salesiane.

2.4.1 I paesi dell’ex Unione Sovietica

  Si tratta di una situazione tutta particolare, poiché in realtà in questi paesi non poteva esistere ufficialmente nessuna attività di qualunque Congregazione religiosa durante il regime comunista. Dopo il 1940, malgrado tutto, alcuni Salesiani decisero di restare nei territori annessi all’Unione Sovietica, al fine di poter svolgere il loro servizio sacerdotale a favore dei cattolici ivi rimasti.

  È doveroso, in particolare, fare memoria del coraggio di vari Salesiani polacchi rimasti nei territori annessi all’Unione Sovietica, correndo il rischio di perdere la propria vita. Infatti, almeno undici di loro furono trucidati nelle varie repubbliche dell’ex Unione Sovietica. I pochi sopravvissuti alla cruenta persecuzione rientrarono nella Polonia, ma altri rimasero sul posto, svolgendo fino alla morte il loro ufficio sacerdotale in circostanze molto delicate. Una persona emblematica fra tutte è il salesiano polacco don Tadeusz Hoppe (1913-2003), il quale riuscì a prestare l’attività pastorale in varie zone del dominio sovietico, specie ad Odessa (Ucraina), dagli anni 1943 fino alla sua morte, avvenuta nel 2003.

  Prima del definitivo sfacelo dell’URSS, i Salesiani poterono entrare nelle ex repubbliche sovietiche, ripristinare le antiche presenze salesiane in Ucraina e in Bielorussia e, addirittura, aprirne di nuove nei paesi in cui i Salesiani non erano ancora presenti: la Russia, la Georgia, la Repubblica Yakutia. Ciò permise al Rettor Maggiore, don Egidio Viganò, di erigere nel 1993 la Circoscrizione speciale “Immacolata Concezione di Maria” dell’Europa dell’Est, con sede a Mosca, la quale abbraccia le presenze salesiane sparse in vari Stati dell’ex Unione Sovietica. Le presenze salesiane più numerose si hanno in Ucraina, nella Bielorussia e nella stessa Russia.

  Una menzione particolare merita l’Ucraina, dove la presenza salesiana – nell’attuale territorio della nazione – risale al 1904 (a Daszawa), che però all’epoca era un’opera salesiana polacca. Come pure erano polacche le opere fondate nel periodo tra le due guerre nel territorio occidentale dell’odierna Ucraina, che faceva allora parte integrante della Polonia. Tutta questa attività venne stroncata con lo spostamento dei confini, spostamento iniziato nel 1944 e concluso definitivamente nel 1945: territori orientali polacchi entrarono a far parte della Ucraina, la quale a sua volta, dopo il 1944, fu annessa all’URSS come una delle repubbliche sovietiche.

  Per la storia della presenza salesiana in Ucraina, va ricordato come nel 1930 la Sacra Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari scrisse una lettera al Rettor Maggiore D. Filippo Rinaldi nella quale rivolgeva, a nome del Santo Padre, l’invito ai Salesiani ad intraprendere fra gli ucraini un lavoro di promozione di scuole e istituti di Arti e Mestieri, per promuovere l’istruzione e educazione cattolica nelle classi meno abbienti, ed a raccogliere alcuni giovani chiamati allo stato religioso, formarli in Italia conservando il proprio rito greco-cattolico, preparando così l’erezione di una provincia religiosa di rito orientale. Questa proposta si ripetè nel 1932 a D. Ricaldone.

  In quello stesso anno fu mandato in Italia per la propria formazione un primo gruppo di giovani ucraini, al quale seguirono altri negli anni successivi. Nel 1951 il Visitatore Apostolico per gli ucraini dell’Europa occidentale affidava ai Salesiani ucraini il seminario minore per i ragazzi della diaspora ucraina.

  Nel 1991 la proclamazione dell’indipendenza e della libertà religiosa in Ucraina ha permesso ai Salesiani ucraini, dopo tanti anni di attesa e di speranza, di ritornare nella loro patria. Hanno incominciato con una parrocchia e un oratorio a Lviv (Leopoli); nel 1994 è stata aperta la casa di aspirantato e prenoviziato a Obroshyno e nel 2001 a Lviv il primo Centro Giovanile Ecumenico Salesiano, nel quale l’anno seguente è stata avviata una Scuola Professionale riconosciuta dallo stato ucraino.

  Questo sviluppo ha portato il Rettor Maggiore e il suo Consiglio alla decisione di erigere la prima Delegazione di rito bizantino ucraino, al fine di favorire meglio una impiantazione feconda del carisma di Don Bosco in quella terra. Accanto ai Salesiani di rito bizantino vi sono anche Salesiani di rito latino, che svolgono l’apostolato tra i cattolici, in gran parte di origine polacca, appartenenti al rito latino.

2.4.2  La Lituania   La prima opera salesiana in Lituania fu fondata nel 1934, a Skirsnemuné, e per motivi politici venne incorporata all’Ispettoria Centrale “Sacro Cuore” di Torino, anziché legarla ad una delle Ispettorie polacche. A Kaunas, che all’epoca era la città capitale della Lituania, fu fondata nel 1938 la seconda presenza salesiana lituana, con parrocchia, oratorio festivo, catechismo nelle scuole comunali. Un anno dopo si aprì una presenza nella località di Saldutiškis, assumendo la parrocchia e le catechesi nelle scuole comunali. Nel 1940 fu nominato un delegato ispettoriale, don Antonio Skeltys, per le presenze salesiane in Lituania.

  Ma nel 1944 la Lituania fu annessa come repubblica all’URSS: con ciò incominciò una dura persecuzione della Chiesa, inclusi tutti gli istituti religiosi. Oltre che sequestrare il patrimonio ecclesiastico, si passò alla lotta diretta contro il clero, per cui tanti preti finirono nei gulags sovietici, compresi alcuni Salesiani.

  Solo dall’anno 1989, con la caduta del “muro di Berlino”, si potè pensare a cercare di ripristinare il carisma salesiano nel paese. Il tramonto, relativamente veloce, dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) nel 1994, rese possibile l’attività salesiana più ufficiale, anche se sono rimaste alcune difficoltà. Attualmente i Salesiani sono presenti nella capitale della Lituania, Vilnius, e a Kaunas.

2.5  Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia

  Nel coordinamento della Regione, le Ispettorie salesiane di alcuni paesi, per affinità culturali o per motivi geografici, sono state collegate in una Consulta, intitolata ai Santi Cirillo e Metodio (conosciuta con la sigla CIMEC). Vediamo dunque qualche tratto della storia salesiana in questi paesi.

2.5.1  L’Ungheria

  Da quando, il 23 maggio 1880, il signor Antal Lonkay, noto uomo dei mass media dell’epoca in Ungheria, direttore e proprietario del quotidiano «Magyar Allam», fu accolto tra i membri dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani, passarono oltre quaranta anni, finché si giunse alla prima fondazione salesiana nel territorio magiaro.

  Nel 1913 il Primate di Ungheria, mons. Giovanni Czernoch, tramite il canonico Francesco Robitsek, avanzò la proposta di prendersi cura del santuario di Santa Croce, in ungherese Szentkereszt, a Péliföld. I Superiori di Torino incaricarono don Tirone di mettersi in contatto con il Primate e valutare la proposta. Don Tirone si recò sul posto, e, nonostante alcune obiezioni, optò per l’accettazione, in vista di un futuro sviluppo. Il Primate, con rescritto del 26 ottobre 1913, donò alla Società di San Francesco di Sales il santuario di Santa Croce di Péliföld. Nell’autunno del medesimo anno vi furono inviati i figli di Maria ungheresi. A guidare questa casa, come pure ad attendere alla cura d’anime, fu nominato lo sloveno don Francesco Walland. [6]

  Nell’autunno del 1919 fu aperta l’opera di Nyergesújfalu, con un collegio-convitto, scuole ginnasiali e servizio pastorale. Le medesime attività si ebbero nella casa di Rákospalota fondata nel 1924. Aggiungiamo che nell’anno scolastico 1925-1926 nello studentato filosofico c’erano 23 chierici e nel noviziato 8 candidati. Un dato che prometteva un futuro e incoraggiava a procedere con altre aperture.

  E infatti nel 1925 si procedette all’apertura della casa a Esztergom-Tábor, dove in breve tempo fu insediato lo studentato di filosofia e di teologia, e altre forme di lavoro educativo. Appena il numero delle case in Ungheria aumentò – nel 1927 furono fondate le case di Ujpest e Visegrád e nel 1929 quella di Szombathely – si decise di erigere, nel 1929, l’Ispettoria “Santo Stefano Re”, con don Pływaczyk come Ispettore.

  Del progresso costante dell’opera salesiana in Ungheria parla anche il numero dei Salesiani;  al 1° gennaio 1940 l’Ispettoria di Santo Stefano Re contava 189 confratelli, tra i quali c’erano 125 confratelli in formazione (novizi, filosofi, teologi); 32 erano salesiani coadiutori!

  Davanti ai Salesiani ungheresi si prospettava un promettente futuro, che purtroppo fu frenato dallo scoppio della guerra. Tuttavia, ancora negli anni 1947-48 i Salesiani potevano aprire nuove presenze (a Miskolc, a Sajólád, a Tanakajd e altrove), le ultime però, prima che arrivasse il periodo di lotta contro la Chiesa. Ma il tempo davvero duro per la Chiesa, quindi anche per i Salesiani, arrivò con l’intervento dell’Unione Sovietica contro la rivoluzione d’ottobre 1956, incominciata a Budapest. Da quei tragici eventi fino all’anno 1989 i Salesiani ungheresi non hanno più potuto svolgere l’attività inerente al loro carisma. Oggi, anche se con le conseguenti difficoltà del passato, l’Ispettoria Ungherese si sta ricostruendo.

2.5.2   La Slovenia   La conoscenza di Don Bosco e della sua opera nel territorio sloveno risale agli anni sessanta dell’Ottocento; prima infatti che vi arrivassero i primi Salesiani, esisteva un consistente numero di “Cooperatori Salesiani”. Don Rua cedette alle ripetute insistenze dei Cooperatori Salesiani e, soprattutto, di uno dei più zelanti pastori della Chiesa slovena dell’epoca, l’Arcivescovo di Ljubljana, Mons. Anton B. Jeglič (1850-1937), il quale offriva un castelletto a Rakovnik, all’epoca poco distante dalla capitale della Slovenia. [7] Il primo gruppo di Salesiani giunse a Rakovnik il 23 novembre 1901, sotto la guida di don Simone Visintainer, scelto come primo direttore.

  Nel 1907 venne aperta la seconda opera salesiana in terra slovena, nella piccola località di Radna: un noviziato a carattere internazionale, anche se la maggior parte dei candidati erano polacchi; più tardi funzionò anche come studentato di filosofia. Anche la terza opera salesiana, aperta nel 1912 nel villaggio di Veržej – detto “Marijanišèe” – non fu indirizzata subito agli sloveni, ma ai figli di Maria tedeschi, desiderosi di trasferirsi da Penango (Piemonte-Italia) in qualche località della loro patria.

   La libertà politica permise ai Salesiani di riprendere pienamente l’apostolato nella prima casa di Rakovnik nel 1919; seguì un periodo di nuove fondazioni in tutta la Slovenia. La prospettiva di un continuo sviluppo fece sì che nel 1922 fosse eretta l’Ispettoria dei Santi Cirillo e Metodio, con sede a Ljubljana; ad essa vennero incorporate le prime case salesiane della Croazia e della Cecoslovacchia; il primo superiore, in veste di Visitatore, fu l’italiano don Pietro Tirone a cui succedette, nel 1926, il polacco don Stanisław Pływaczyk e, dal 1929, lo sloveno don Franc Walland.

  Lo scenario pieno di buone speranze cambiò con la guerra, specie da quando, nell’aprile 1941, la Jugoslavia entrò in essa. La guerra comportò alcuni morti tra i salesiani, eliminati per opera del Partito Comunista Jugoslavo.

  Negli anni della distensione, intorno al 1955, i Salesiani individuarono le aree di una nuova presenza salesiana a favore della Chiesa locale: si offrirono per le missioni popolari, elaborando persino validi manuali per tale forma di apostolato (stampati in forma di libretti o nella rivista per predicatori SejaIec). Dopo il 1955 D. Valter Dermota incominciò l’attività di preparazione dei sussidi catechistici e, nel 1963, si riuscì ad istituire con gran successo il Centro Catechistico Salesiano.

  L’anno 1989 segnò una svolta storica. Ai Salesiani furono riconsegnati i convitti di Veržej, Celje e Rakovnik-Ljubljana, e già nel 1991 potè essere aperto il primo ginnasio cattolico in Slovenia (Želimlje). Nel frattempo altri Salesiani sloveni portavano avanti l’apostolato tra le minoranze slovene all’estero: ad Opicina-Italia, Klagenfurt-Austria e tra gli emigrati (Hamilton-Canada). Salesiani sloveni sono stati presenti in Albania sin dall’inizio dell’opera salesiana.

2.5.3   La Slovacchia e la Repubblica Ceca   Anche in questo caso l’arrivo dei primi Salesiani fu preceduto dal sorgere di nuclei di Cooperatori Salesiani. I primi giovani della Boemia, della Moravia e della Slovacchia, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, si recarono nelle case salesiane del Piemonte, dove parecchi di loro scelsero la vita religiosa salesiana. I superiori di Torino, visto il continuo afflusso di giovani dalla allora Cecoslovacchia, destinarono per loro, nel 1921, la casa salesiana di Perosa Argentina. 

  La prima casa salesiana in Slovacchia fu aperta nella località di Šaštin nel 1924. Qui fu offerto ai Salesiani un antico monastero, insieme al santuario nazionale in cui veniva venerata Maria Addolorata. Esso fu trasformato in centro di formazione del futuro personale; nello stesso anno vi si erano trasferiti gli slovacchi da Perosa Argentina.

  Nel 1927 si ebbe la fondazione di altre due case salesiane, a Fryštak, prima casa nella Boemia, e a Vráble (Slovacchia). Nella capitale della Slovacchia, Bratislava, i Salesiani stabilirono la loro presenza nel 1933, aprendo un oratorio quotidiano, prendendo la cura della parrocchia e attivando varie forme di apostolato. A Moravská Ostrava, in un primo momento, fu aperto lo studentato filosofico, più tardi quello teologico e il noviziato per i candidati boemi e moravi.

  Tale sorprendente aumento delle presenze in Cecoslovacchia portò, nel 1935, alla decisione di staccare le case dall’Ispettoria slovena e unirle nella nuova Ispettoria di San Giovanni Bosco, con sede a Moravská Ostrava.

  Nella capitale della Boemia, Praha, nel 1936 i Salesiani aprirono un oratorio quotidiano e un convitto e assunsero il lavoro parrocchiale. Nello stesso anno essi entrarono nella città di Trnava (Slovacchia), dove diedero inizio, tra l’altro, a un pensionato per gli studenti, a scuole medie, a un oratorio festivo e accettarono un gruppo di figli di Maria. L’anno dopo (1937) a Žilina iniziarono un oratorio festivo, un pensionato, e catechesi nelle scuole pubbliche.

  Lo sviluppo fu sorprendente: nel 1939, a quindici anni dall’apertura della prima opera salesiana, l’Ispettoria di San Giovanni Bosco contava con 227 confratelli! Colpisce pure qui l’alto numero di confratelli in formazione, 180, tra i quali 48 salesiani coadiutori!

  Questa insolita fioritura delle presenze in Cecoslovacchia, nonché la dolorosa situazione politica dovuta all’occupazione della Boemia e della Moravia da parte dei nazisti e poi il fatto della costituzione del governo autonomo nella Slovacchia, fecero sì che nel 1939 furono staccate le case slovacche per costituire la nuova Ispettoria di Maria Ausiliatrice, con sede a Bratislava.

  La guerra mondiale rese difficile la vita salesiana, specie nel cosiddetto protettorato tedesco, ma non la paralizzò del tutto. Alcuni salesiani furono mandati nei campi di concentramento; tra essi don Stefan Trochta, futuro cardinale. A guerra conclusa, i Salesiani poterono ripristinare la loro attività, anzi intensificarla. Il cambio radicale avvenne nel 1948, anno in cui la Cecoslovacchia diventò una democrazia popolare. I comunisti passarono alla lotta aperta contro la Chiesa e le sue istituzioni, incominciando con la chiusura di tutti gli ordini religiosi. Nella primavera del 1950 fu creato un campo di concentramento per i religiosi, in cui vennero portati 260 salesiani! Per la Società salesiana incominciò il tempo delle catacombe, che finì solo nel dicembre 1989.

  I Salesiani di entrambe le Ispettorie ripresero il loro apostolato con grande slancio, aiutati dai confratelli tornati dall’esilio. Nel momento del ripristino della loro attività nei loro rispettivi paesi, dimostrarono un’apertura missionaria, offrendo alcuni dei loro confratelli per le missioni. Basta qui ricordare la presenza di confratelli slovacchi nei paesi dell’ex URSS (a Baku – Azerbaigian); i Salesiani della Repubblica Ceca sono andati, tra gli altri posti, in Bulgaria, aprendo un’opera a favore dei ragazzi in difficoltà.

2.5.4  La Croazia   L’inserimento dell’opera di Don Bosco nella Croazia ebbe un percorso più lento rispetto ad altri paesi limitrofi e questo a dispetto della conoscenza piuttosto remota delle istituzioni educative salesiane.

  La prima casa salesiana in Croazia fu aperta nel 1922 nella capitale Zagreb, dove i Salesiani accettarono un convitto dell’Archidiocesi e aprirono un oratorio festivo, anche se nell’attuale suolo croato si era avuta l’apertura della presenza salesiana nella città di Rijeka (Fiume) già nel 1918.

  La seconda presenza salesiana ebbe inizio nel 1929, pure nella capitale croata, Zagreb‑Knežija. Essa fu seguita dall’opera aperta nel 1936 nell’antica città di Split: qui fu presa la cura di un orfanotrofio e di un convitto e, inoltre, si attivò un oratorio e si assunse l’insegnamento nelle scuole pubbliche.

  Lo scoppio della seconda guerra mondiale non comportò molti ostacoli per l’attività salesiana. Anche dopo essere diventata una delle sei repubbliche autonome del nuovo Stato Jugoslavo, i Salesiani poterono, naturalmente nei limiti concessi, portare avanti il loro apostolato. Infatti nel 1948 poterono aprire un’opera a Zagreb-Rudeš e l’anno successivo a Zadar-Arbanasi. Il progressivo sviluppo dell’opera di Don Bosco permise ai superiori di erigere, nel 1972, l’Ispettoria croata di San Giovanni Bosco, con sede a Zagreb. I Salesiani croati, in qualche modo similmente a quelli della Slovenia, si erano resi forti nel campo catechistico, aprendo recentemente un “Centro Catechistico Salesiano” a Zagreb e, inoltre, una casa editrice “Katehetski salezijanski centar”.

2.6  Due fattori che contribuirono al primo sviluppo

  Non vorrei terminare questo resoconto degli inizi senza accennare a quei due elementi che ebbero un effettivo ruolo nell’aprire la strada alla fondazione dell’opera salesiana nell’Europa centro-orientale, specie in alcuni paesi dell’impero danubiano; ambedue si fecero presenti prima dell’arrivo dei Salesiani.

2.6.1 Il  «Bollettino Salesiano»

  Nel 1895 i Superiori diedero il via all’edizione tedesca del Bollettino, che prese nome «Salesianische Nachrichten» (Notizie salesiane). La prima tiratura uscì in 20 mila copie. L’anno dopo si pensava già seriamente alla sua stampa in polacco. La pubblicazione regolare dell’edizione polacca, che prese il nome di «Wiadomości Salezjańskie» (Notizie salesiane), si ebbe dal gennaio del 1897. La prima tiratura uscì in 14 mila copie.

  Dopo il successo delle edizioni tedesca e polacca, i Salesiani si accinsero, dal 1903, a pubblicare il mensile anche in lingua ungherese, con il titolo il «Szalézi értesitö» (Bollettino salesiano). È da osservare che nella Germania e nell’Austria, come pure nel regno ungherese, all’epoca non c’era neppure una casa salesiana!

  La pubblicazione del Bollettino salesiano in lingua slovena si ebbe dal gennaio 1907. Si chiamò «Salezijanska Poročila. Glasilo salezijanskih sotrudnikov» (Parola salesiana. La voce dei cooperatori salesiani). Il Bollettino salesiano in sloveno fu l’ultimo nell’Europa centro-orientale pubblicato anteriormente allo scoppio della prima guerra mondiale.

  Uno dei segreti che assicurò al periodico una indiscussa fortuna fu la dimensione internazionale voluta da Don Bosco, che lo salvò dal limite di un carattere regionalistico. E ci pare che questo dato stia alla base di una accoglienza sorprendente nei paesi dell’Europa centro-orientale, feriti fin troppo dalle continue lotte a sfondo nazionalistico. Esso apparve come una rivista rivolta soprattutto al bene dei giovani bisognosi di educazione e d’istruzione, senza badare alla loro provenienza sociale o nazionale. Lo spazio dedicato alle missioni presentava i Salesiani come una società religiosa dal respiro universale e nello stesso tempo procurava loro simpatia. Inoltre, il mensile mostrava il dinamico progresso attraverso la continua informazione sulle sempre più numerose aperture di case dentro e fuori dell’Italia. Dopo la morte di Don Bosco, la sua figura costituì un centro di amorevole attenzione in svariati articoli. Egli veniva presentato come uno dei maggiori educatori tra i contemporanei: non si era fermato entro i limiti di un paese, ma aveva progettato un’opera valente, sia per l’Europa che per altri continenti. Insomma, si presentava come una figura molto attraente e suggestiva.

2.6.2 I Cooperatori Salesiani

  I Cooperatori hanno giocato un ruolo decisivo nell’impiantazione della presenza dei Salesiani in vari paesi d’Europa. La loro più grande diffusione si ebbe in Slovenia, in Germania, compresa l’Austria e la Svizzera, in Polonia e in Ungheria. In tutti questi paesi il sorgere dell’Associazione anticipò l’arrivo dei Salesiani! L’analisi attenta dei necrologi, sia dei Cooperatori Salesiani che dei benefattori, collocati al termine del Bollettino, rivela altresì la sua divulgazione tra tutti i ceti sociali.

  In Slovenia l’Associazione dei Cooperatori ebbe inizio vivente ancora Don Bosco. Alcuni lo incontrarono persino di persona. Nel 1896 ebbero luogo due convegni di Cooperatori sloveni. Il primo si svolse il 29 gennaio e il secondo il 26 maggio, sempre a Ljubljana; motore principale ne fu il ricordato sacerdote diocesano J. Smrekar, coadiuvato da altri sacerdoti e laici. Intorno al 1900 i Cooperatori sloveni contavano più di 1600 iscritti [8] . Naturalmente uno dei loro propositi fu quello di far venire i Salesiani in Slovenia, specie a Ljubljana.

  Anche l’«Unione dei Cooperatori» tra i polacchi nacque quando Don Bosco era ancora vivo. Essi si reclutavano sia tra quelli viventi nella Polonia occupata, che tra quelli all’estero. Dalle prime adesioni note tra i polacchi si sa che le iscrizioni ebbero luogo nel 1884, ma non si escludono probabili iscrizioni precedenti. Secondo il Bollettino polacco i Cooperatori erano 16 mila nel luglio 1897 e nel dicembre del medesimo anno sarebbero saliti a 25 mila. Due anni più tardi arriveranno a 55 mila. Anche tra i polacchi viventi in esilio se ne riscontra un modesto numero.

  In Ungheria entusiasta dell’Associazione era Antal Lonkay, direttore e proprietario del quotidiano «Magyar Allam». Don Bosco stesso l’aveva aggregato, come primo cooperatore ungherese, all’oratorio di Valdocco, il 23 maggio 1880 [9] . Il Lonkay, volendo far conoscere l’Associazione dei Cooperatori agli ungheresi, tradusse in lingua ungherese, tra altre cose, il Regolamento dei Cooperatori, che fu pubblicato a Budapest nel 1882. La sua opera fece sì che Don Bosco, prima della sua morte, fosse assai conosciuto dal pubblico ungherese. E secondo il Bollettino ungherese, nel 1902 vi sarebbero stati 6 mila Cooperatori ungheresi.

  Uno sviluppo assai dinamico ebbe l’Associazione nei paesi di lingua tedesca, specie nella Germania e nell’Austria. Nel 1899 il numero dei Cooperatori tedeschi si aggirava intorno ai 40 mila.

  Non stupisce, perciò, il fatto che i Salesiani nell’Europa centro-orientale trovassero un consistente appoggio materiale e morale. Si deve affermare che, senza le varie attività e la collaborazione dei Cooperatori con i Salesiani, non sarebbe stato possibile l’impatto, l’inserimento e lo sviluppo dell’opera di Don Bosco in quelle aree geografiche d’Europa.

3.  Il contesto odierno della nostra missione   Il percorso storico, alquanto lungo e complesso, della presenza salesiana nella Regione Europa Nord ci è servito per vedere come il carisma di Don Bosco può essere impiantato ovunque, e crescere con forza, e anche resistere in circostanze tanto avverse come alcune soprannominate. Quanto abbiamo noi da imparare dai Salesiani in questa Regione! E sono convinto che essi stessi da questa loro storia possano trarre illuminazione e ispirazione per affrontare con successo le sfide odierne, non caratterizzate già dalla guerra e dalla persecuzione, ma dal secolarismo invadente, dalla globalizzazione riduttiva, dalla scristianizzazione culturale.

  La Regione si trova in mezzo a un accelerato e profondo processo di trasformazione di un’Europa che da secoli ha visto combattersi i popoli gli uni contro gli altri, cambiare costantemente le frontiere delle nazioni (Lituania, Polonia, Ucraina, Germania, Jugoslavia, Ungheria, Russia, ecc.); un’Europa, testimone delle “immigrazioni forzate” di interi popoli in Russia, del “trasferimento” obbligato dei polacchi e delle popolazioni tedesche nella Slesia, della vicenda dei Sudeti nella Repubblica Ceca, che sogna l’unità e ha deciso di voltare pagina alla storia e scommettere per la pace, per la libertà dei paesi e di tutti i cittadini, per lo sviluppo solidale di tutti paesi che la configurano, e per questo recentemente si è data una Costituzione che possa mantenerli uniti nella diversità.

3.1  La nuova Europa

  Ecco la nuova Europa, che nel passato ha saputo creare delle espressioni culturali ricchissime e nel presente è decisamente orientata a sviluppare tra tutti i cittadini europei un senso di appartenenza ad un popolo, mentre si impegna ad assicurare sistemi di garanzia sociale e tutte le libertà individuali. Un’Europa che, tuttavia, dopo l’allargamento delle sue frontiere, conosce il divario tra una estrema ricchezza (un PIL pro capite di 32.000 US$ nella Svizzera e 1,9% di disoccupazione) e una estrema povertà (un PIL pro capite di 1.900 US$ in Bosnia-Herzegovina con il 60% di disoccupazione).

  Ecco la nuova Europa, che rischia di perdere la sua ‘anima’, frutto di una storia bimillenaria di presenza del cristianesimo, che si è fatto un tutt’uno con il continente. Infatti l’Europa odierna è debitrice del contributo assai prezioso di Agostino, di Tommaso D’Aquino, di Dante, di Rembrant, di Michelangelo, di Raffaelo, di Leonardo, di Shakespeare, di Montesquieu, di Spinoza, di Bach, di Galileo, di Newton, di Kant, di Goethe, di Einstein…

  Ecco la nuova Europa, che ha dato al mondo uomini e donne di grandissima statura: San Benedetto, San Francesco d’Assisi, San Domenico di Guzman, Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio, San Bonifacio, San Villibrordo, San Tommaso di Canterbury, San Patrizio, Sant’Adalberto, San Giacinto, Santi Cirillo e Metodio, Santo Stefano Re, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, Don Bosco, Padre Damiaan De Veuster, Santa Edith Stein, e uno stuolo di tanti altri santi. 

  Ecco la nuova Europa che non si ritrova più con la sua anima e cancella la sua storia o almeno la riduce all’influsso di Atene, Roma e Parigi, e dove la Chiesa e il messaggio del Vangelo stanno cercando con fatica di ritrovare un posto in questa “casa per tutti”. Si tratta di un’Europa, almeno quella Occidentale, che, come ha scritto Giovanni Paolo II, «dà l’impressione di una ‘apostasia silenziosa’ da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse». [10]

  Il fatto è che in varie parti dell’Europa si avverte il bisogno di un primo annuncio del Vangelo, perché cresce il numero delle persone non battezzate, sia per la notevole presenza di immigrati appartenenti ad altre religioni, sia perché anche i figli di famiglie di tradizione cristiana non hanno ricevuto il battesimo o a causa della passata dominazione comunista o a causa di una diffusa indifferenza religiosa.

  Ecco l’Europa da scoprire ed aprire al Vangelo, vera terra di missione e di prima evangelizzazione. Tutto questo lo si deve fare con la passione di Paolo, che accoglie il grido di aiuto del macedone, ma anche con l’intelligenza di chi è consapevole che quello che è in gioco è il cuore del Vangelo, il Dio rivelato in Gesù, morto sulla croce. Dobbiamo annunciare un Dio compassionevole, che predilige i poveri, i deboli, le vedove, gli orfani, gli stranieri, un Dio talmente umano che egli stesso è diventato un uomo sofferente e con la sua passione ci ha ridato la dignità perduta e ci ha riempito di speranza.

  Certo, questa nuova evangelizzazione dell’Europa ha bisogno di nuovi evangelizzatori. Perciò i Salesiani devono attrezzarsi per questo bellissimo compito di contribuire a ridare anima all’Europa, mettendo Gesù Cristo e il suo Vangelo al centro della vita personale e comunitaria, rafforzando l’amore e la fede nel proprio carisma, acquistando una conoscenza e una stima sempre più grande del “polmone” orientale della Chiesa e della Congregazione, puntando sul lavoro a favore dei più poveri, bisognosi, abbandonati e percolanti, imparando ad essere dialoganti e tolleranti in un contesto sempre più multiculturale e multireligioso.

3.2  La situazione giovanile

  Le lettere sulla Regione Europa Ovest e sulla Regione Italia-Medio Oriente hanno offerto un ritratto della situazione giovanile nell’Europa occidentale. Grosso modo questa descrizione vale pure per la situazione giovanile del versante occidentale della Regione Europa Nord. Per questo vorrei piuttosto soffermarmi sulla situazione giovanile nella zona dell’Europa centrale e orientale, generalmente meno conosciuta.

  Stando al Rapporto del Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF con sede a Firenze, “I Giovani nelle Società in Trasformazione”, che analizza l’esperienza della “generazione della transizione” in 27 paesi dell’Europa centrale ed orientale, esistono in questi paesi 65 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni di età , dei quali 26 milioni (41%) studiano, 21 milioni (32%) lavorano, e 18 milioni (27%) non studiano né lavorano. Questi dati statistici sono eloquenti in se stessi, ma anche dalla prospettiva della nostra missione.

  Il Rapporto vede nella “generazione della transizione” un’enorme risorsa per la regione, e non solo per essa, in quest’epoca di rapide trasformazioni economiche e sociali. Raccomanda lo sviluppo di politiche a vantaggio dei giovani, miranti a sostenere le famiglie, le comunità e le società, oltre che gli stessi giovani.

  Il Rapporto afferma pure che i successi o i fallimenti degli adolescenti e dei giovani hanno spesso radici nell’infanzia: conviene quindi investire nei bambini. E segue una conclusione di grande significatività per noi: i giovani sani e felici non spuntano dal nulla. Sono persone che hanno iniziato la vita come bambini e hanno sviluppato la loro potenzialità attraverso l’educazione. Non posso non ricordare in questo momento l’appello del cardinale Ratzinger durante l’incontro degli Ispettori europei quando, interrogato su che cosa si attendeva lui dei Salesiani in Europa, rispondeva con chiarezza e convinzione: “la profezia dell’educazione”.

  Fino al 1989, cioè fino al crollo del muro di Berlino, la disoccupazione era praticamente inesistente nella maggior parte dei paesi della regione. Adesso è un problema enorme e molti giovani disoccupati, oltre il 40%, sono stati senza lavoro per più di un anno.

  Tra il 1989 ed il 1998 il tasso totale di fertilità si è ridotto di un terzo o più nella maggioranza dei paesi, e addirittura della metà in Armenia e in Lettonia. Se la tendenza attuale verrà mantenuta, il numero di giovani tra 15 e 24 anni in Europa centrale si ridurrà di un terzo nei prossimi 20 anni.

  Il Rapporto rivela anche una generazione la cui salute è minacciata. Circa mezzo milione di coloro che nel 1989 avevano tra i 5 e 14 anni non è più in vita oggi. Nel 1998, in tutta la zona, sono morte 85.000 persone tra i 15 e i 24 anni di età. Molte di queste morti di giovani sono dovute a incidenti, atti di violenza, omicidi, suicidi, e a cause naturali, quali le malattie infettive e le complicanze della gravidanza.

  Anche se in alcuni paesi in transizione il tasso dei suicidi tra i giovani di sesso maschile tra i 15 e 24 anni è diminuito, in 16 paesi è aumentato ed è più che raddoppiato in Lituania, in Bielorussia, in Russia e in Turkmenistan. Il tasso è particolarmente elevato, ed è in aumento, in Slovenia, in Estonia, in Lettonia, in Ucraina e in Kazakistan.

  Il Rapporto dice ancora che i giovani delle famiglie povere, delle aree rurali, delle minoranze etniche e i disabili sono rappresentati in misura sproporzionata tra coloro che abbandonano precocemente l’istruzione o che non la iniziano affatto.

  Tutte queste indicazioni, che descrivono la situazione giovanile nell’area centro-orientale dell’Europa, sono certamente preziose per l’attuazione della nostra missione tra i giovani.

3.3  L’odierna realtà salesiana della Regione

  La Regione Europa Nord è stata costituita nel CG24. Essa comprende attualmente 16 Ispettorie, più la Circoscrizione Speciale dell’EST con sede a Mosca e una Delegazione Ispettoriale (Malta). Di recente, nell’ultima sessione plenaria del Consiglio Generale è stata approvata la costituzione della Delegazione di rito bizantino-ucraino in Ucraina.

  Nella Regione si parlano 21 lingue diverse ed essa si estende a 25 nazioni in 3 continenti. [11]

  Molte Ispettorie, con grande generosità, hanno preso la responsabilità della missione salesiana in altri paesi. [12] Altre Ispettorie mantengono uno stretto legame con le loro fondazioni, ora facenti parte di circoscrizioni autonome: il Belgio Nord con la Repubblica Democratica del Congo e con Bangui nella Repubblica del Centroafrica; le tre Ispettorie di lingua tedesca con il Ghana; l’Ispettoria della Gran Bretagna con la Liberia.

3.3.1 Il coordinamento

  La Regione non funziona come un’unica Conferenza Ispettoriale, per motivo del contesto notevolmente diverso. Per favorire la collaborazione interispettoriale sono state create quattro zone:

  – La Conferenza Ispettoriale delle 4 Ispettorie polacche (Piła-Kraków-Warszawa-Wrocław) e della Circoscrizione Est con sede a Mosca.

  – La Conferenza Ispettoriale delle 3 Ispettorie di lingua tedesca (Köln-München-Wien).

  – La Consulta Ss. Cirillo e Metodio (CIMEC), che raggruppa 5 Ispettorie (Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria).

  – La Consulta della “Zona Atlantica” comprendente le 4 Ispettorie di lingua anglo‑neerlandese (Belgio Nord, Gran Bretagna, Irlanda e Malta, Olanda).

3.3.2 I Salesiani

  Nel settembre 2004 la Regione contava 2751 professi e 52 novizi. Come nelle altre Regioni dell’Europa, anche in questa si registra un calo. Difatti dal 1996 c’è stata una diminuzione di 472 confratelli.

  La media di età della Regione è di 55 anni, ma si presenta molto variegata da Ispettoria a Ispettoria. La più giovane è Polonia-Kraków (42 anni), la più anziana è l’Olanda (72 anni).

  La maggioranza dei novizi si trova in Polonia (30); le Ispettorie della CIMEC (ad eccezione della Slovacchia), che all'inizio degli anni ’90 avevano ancora un bel numero di entrate, hanno visto diminuire il numero dei novizi. Si nota una discreta ripresa nella Slovenia e nella Croazia, come pure è motivo di speranza lo sviluppo dei confratelli ucraini di rito orientale.

  Più problematica si prospetta la zona atlantica e quella tedesca della Regione, dove le Ispettorie vedono entrare pochissimi candidati (salvo la Gran Bretagna, quest’anno con 3 novizi).

  Nel 1996 la Regione contava 498 confratelli con professione temporanea. Attualmente la Regione ne conta 240. Uno sguardo più vicino a questi confratelli ci lascia intravedere le grandi differenze esistenti nella Regione:

  – 153 confratelli con professione temporanea appartengono alle quattro Ispettorie della Polonia e alla Circoscrizione dell’Est; 71 alla zona CIMEC, di cui 51 nella sola Slovacchia; la zona atlantica della Regione ne conta 16 e la zona di lingua tedesca conta 9 confratelli con professione temporanea.

  – Dal 2002 si nota una tendenza alla stabilizzazione delle vocazioni nelle Ispettorie di Croazia, Polonia-Piła, Polonia-Wrocław, Polonia-Kraków Slovenia e nella Circoscrizione dell’Est. L’unica Ispettoria che dimostra una lenta crescita è la Slovacchia. 

  – Malta, la Delegazione Ispettoriale dell’Irlanda, si presenta in parte diversa. La Delegazione con i suoi 34 confratelli (di cui 9 in formazione iniziale), con un’età media sui 48 anni, si presenta con delle prospettive di crescita. Vale a dire che Malta offre un ambiente religioso ed ecclesiale molto diverso da quello dell’Europa Occidentale. Recentemente i confratelli, dietro richiesta dei Vescovi, hanno preso la responsabilità della formazione degli operatori nella Pastorale Giovanile dell’isola.

3.3.3 I coadiutori

  La Regione conta attualmente 249 coadiutori, di cui 23 con professione temporanea; essi rappresentano il 9% del totale dei confratelli. Nel 1996 i confratelli coadiutori erano 237 e 42 con professione temporanea. È da notare che 8 dei coadiutori con professione temporanea si trovano nella Slovacchia.

3.4  La realtà delle diverse zone 3.4.1 Zona atlantica e di lingua tedesca (Austria, Belgio Nord, Germania-Köln, Germania-München, Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda)

  Queste Ispettorie hanno un’ammirevole storia salesiana, scritta con grande dedizione, con attaccamento a Don Bosco e con amore per la Congregazione. Hanno conosciuto una grande storia missionaria “ad gentes” e hanno avuto molte vocazioni negli anni del dopo-guerra fino al 1975. Attualmente evidenziano un forte calo di vocazioni alla vita salesiana e subiscono un processo di invecchiamento rapido. E quindi si constata nello stesso tempo una diminuzione della presenza salesiana tra i giovani, che rende sempre più debole la testimonianza della vita salesiana tra i giovani stessi.

  L’età media è di 62 anni; ma l’entusiasmo per il nostro carisma non è venuto meno. Intanto però si è ingenerata una incertezza circa il futuro, dovuta soprattutto alla mancanza di vocazioni e alla fragilità vocazionale dei giovani confratelli.

  Queste Ispettorie conducono e animano grandi opere di notevole significatività e qualità educativa: 18 ginnasi, 15 licei, 11 scuole professionali, 11 centri di promozione sociale, 38 centri giovanili, 34 oratori, 19 convitti, 11 ostelli per giovani, 97 parrocchie, 35 case per giovani in difficoltà, 12 opere per minoranze etniche, 7 case di spiritualità con una propria équipe di animazione, 5 oratori festivi, 4 centri ecologici, ( tra i quali merita uno speciale rilievo il centro ecologico di livello europeo di Benediktbeuern),

Conclusione

  Non posso concludere la presentazione di questa Regione Europa Nord senza fare un cenno molto gradito alla santità salesiana che la caratterizza. Si tratta, infatti, di una Regione particolarmente ricca di testimoni, che hanno saputo dare ragione della loro speranza, la maggior parte di essi in tempi di persecuzione e di guerra, che hanno comunicato la loro fede e il carisma di Don Bosco, e con il loro sangue li hanno resi fecondi.

  Tra i Beati si annoverano D. Józef Kowa ????s???A?º??lski e i cinque giovani dell’oratorio di Poznań: Edward Klinik, Franciszek Kęsy, Jarogniew Wojciechowski, Czesław Jóźwiak, Edward Kazimierski, beatificati a Warszawa il 13 giugno 1999; don August Czartoryski, beatificato a Roma il 25 aprile 2004.

  Tra i Venerabili sta don Rudolf Komorek, originario della Polonia e missionario in Brasile, dove morì a 59 anni.

  Tra i Servi di Dio possiamo nominare Suor Laura Meozzi (FMA), che lavorò in Polonia dal 1921 fino alla sua morte nel 1951; il Card. August Hlond, fondatore della Congregazione di Cristo Re; don Ignazio Stuchly, della Repubblica Ceca; don Jan Świerc, don Ignacy Antoniowicz, don Ignacy Dobiasz, don Karol Golda, don Franciszek Harazim, don Ludwik Mroczek, don Włodzimierz Szembek, don Kazimierz Wojciechowski, tutti essi appartenenti alla Ispettoria di Kraków e martiri nel campo di concentramento di Oświęcim (1941-1942); don Franciszek Miśka (Polonia-Pila), martire nel campo di concentramento di Dachau il 30 maggio 1942; don Alois Mertens (Belgio Nord); don Jose Vandor (Ungheria), inviato come missionario in Cuba nel 1936, dove rimase fino alla morte.

  C’è poi uno stuolo di martiri che meritano di essere ricordati (anche se di essi non è stato avviato il processo canonico): il chierico Ernest Anžel, il coadiutore Jože Brancelj, il coadiutore Jože Bregar, il coadiutore Anton Hočevar, il chierico Franc Hrustelj, il coadiutore Janez Jenko, il chierico Anton Kastelic, il coadiutore Anton Kovač, il chierico Janez Krainc, il coadiutore Anton Lavrih, don Melhior Lilija, il coadiutore Franc Lindič, il chierico Stefan Lopert, il coadiutore Janez Lotrič, il chierico Franc Miklič, il chierico Jože Pasič, il chierico Stanko Pungeršek, il coadiutore Alojzij Rakar, il coadiutore Marja Rom, il coadiutore France Stopar, il chierico Anton Segula, il chierico Jože Serjak, il chierico Bernard Stuhec, il chierico Dominik Tiselj, il chierico Mirko Tratnik, il chierico Stanko Tratnik. Tutti questi appartenenti alla Ispettoria della Slovenia che, in seguito alla occupazione nazista nel corso della seconda guerra mondiale, dovette rilasciare i chierici tirocinanti, teologi, coadiutori e giovani sacerdoti salesiani per andare alla guerra. Quando venne concluso l’accordo con Tito, i “domobranci”, cioè tutti quelli che si erano rifugiati presso gli anglo-americani, vennero rispediti in Jugoslavia. Furono quasi tutti uccisi e gettati nelle fosse carsiche di Kočevje o nelle miniere di carbone di Hrastnik e Lasko.

  Una simile sorte subirono don Giovanni Matkowics, dell’Ungheria, trucidato nei pressi di Yan Fa nella Cina il 19 maggio 1945; don Jan Dolata, della Polonia, ucciso dai sovietici nel 1945, don Ludwik Cienciała, della Polonia, ucciso il 30 maggio 1945; don Vojtich Basovnik, della Rep. Ceca, morto il 12 dicembre 1955; don Juozapas Gustas, della Lituania, assassinato nel 1958 a Krasnojarsk (Siberia).

  Altre figure eroiche sono il Card. Stĕpán Trochta, della Repubblica Ceca, arrestato dalla Gestapo e deportato a Mauthausen e Dachau. Nel 1947 venne nominato da Pio XII Vescovo di Litomĕřice e duramente perseguitato dal regime comunista negli anni 1949-1968. Nel 1969 fu nominato cardinale “in pectore” e la sua nomina fu resa nota il 5 marzo 1973, un anno prima della sua morte.

  Il servo di Dio Jan Leopold Tyranowski, laico polacco, fu animatore e organizzatore della vita religiosa dei giovani presso la parrocchia salesiana di Kraków-Dębniki, specialmente dopo l’arresto dei Salesiani avvenuto il 23 maggio 1941. Il suo lavoro ebbe anche un significato vocazionale, perché dal cerchio del “Rosario vivo” sono uscit ????s???A?º??i alcuni Salesiani. Sua madre, Apolonia Hrobak, apparteneva alla Associazione dei Cooperatori Salesiani. Lo si può considerare come il primo direttore spirituale dell’operaio di Solvay, Karol Wojtyła, oggi Papa Giovanni Paolo II. [14]

  Infine, il beato don Władysław Bądziński e il beato don Wojciech Nierychlewski, entrambi membri della Congregazione di San Michele Arcangelo (Micaeliti), martiri polacchi della II guerra mondiale e beatificati a Warszawa il 13 giugno 1999.

  A tutti questi, partecipi della Pasqua di Cristo, alla loro intercessione affido questa Regione, tanto ricca di santità salesiana, e tutta la Congregazione. Essi ci diano la grazia di essere testimoni credibili, eloquenti ed efficaci ai giovani dell’Europa d’oggi che, come il macedone a Paolo, ci gridano: «Passate in Macedonia e aiutateci».

  Con questa lettera finisco la presentazione delle tre regioni dell’Europa Salesiana. Ritengo opportuno concludere rinnovando le grandi convinzioni che presentavo agli Ispettori dell’Europa, al termine dell’incontro che abbiamo realizzato dal 1º al 5 dicembre scorso.

-  L’Europa è uno spazio per i Salesiani, perché in essa i giovani, soprattutto quelli più a rischio, hanno bisogno del carisma di Don Bosco.

-  I giovani sono la nostra ragion d’essere, perché ci sono stati dati come vocazione e missione, e abbiamo tanto bisogno di loro come loro di noi.

-  L’educazione è il dono più prezioso che possiamo offrire per il loro sviluppo integrale, fino alla pienezza in Dio, e il nostro contributo alla lievitazione della odierna cultura europea.

-  ????s???A?º?? Il nostro compito è dire e dare Dio ai giovani, così come ci è stato rivelato in Cristo Gesù, manifestazione suprema del mistero di Dio e dell’Uomo, attraverso l’evangelizzazione.

-  L’Oratorio è la patria del carisma salesiano, il quale più che una struttura è un tipo di rapporto tra gli educatori e i giovani.

  Sappiamo che questo è un lungo cammino, ma nelle realizzazioni già in atto ne vediamo i semi, perciò ci impegniamo nei prossimi anni a ridare un nuovo volto alla presenza salesiana in Europa.

  Vogliamo superare le nostre paure e resistenze, rinnovando la nostra passione per Dio vissuta nella passione per i giovani, rendendo vivo Don Bosco, il suo cuore, la sua mente, la sua parresia, la sua creatività apostolica.

  Maria, la madre della Chiesa e della nostra fede, ci educhi in essa e ci renda testimoni zelanti e convinti.

  Con i migliori auguri di Buona Pasqua,

Don Pascual Chávez V.



[1] Cf.  S. ZIMNIAK, I salesiani e il «zurück zum praktischen Christentum» dei cristiani di Vienna (1903-1921), in L’Opera Salesiana dal 1880-1922. Significatività e portata sociale. Vol. II: Esperienze particolari in Europa, Africa, Asia, a cura di F. Motto (Istituto Storico Salesiano. Studi 17). Roma, LAS 2001, p. 267.

[2] ASC E 963, lettera P.Tirone-P.Albera 11.12.1916.

[3] ASC E 963, lettera F.Niedermayer-P.Albera 19.06.1919.

[4] Consultando gli Elenchi annuali della Congregazione, si vede che dal 1919 appare una Ispettoria prima chiamata “tedesco-ungarica, poi “austro-ungarica”. Del 1935 è il Decreto che istituisce una Ispettoria germanica separata, intitolata a San Bonifacio, con sede a München. Nel 1954 l’unica Ispettoria della Germania è divisa in due: una al Nord, con sede inizialmente a Endorf, intitolata a San Bonifacio; l’altra al Sud, con sede a München, che viene intitolata a Maria Ausiliatrice.

[5] Cf Johannes Wielgoß, P. Karl Schmidt SDB (1904‑1968). Sechs Jahre priesterlicher Existenz in nationalsozialistischer Schutzhaft, in «Archiv für mittelrheinische Kirchengeschichte» 49 (1996) 227‑238.

[6] Cf.  S. ZIMNIAK, Salesiani nella Mitteleuropa. Preistoria e storia della provincia Austro-Ungarica della Società di S. Francesco di Sales (1868 ca. - 1919). (Istituto Storico Salesiano. Studi 10), LAS, Roma 1997, p. 205-206.

[7] Cf S. ZIMNIAK, Salesiani nella Mitteleuropa. Preistoria e storia della provincia Austro-Ungarica della Società di S. Francesco di Sales (1868 ca. - 1919). (Istituto Storico Salesiano. Studi 10), LAS, Roma 1997, p. 118ss.

[8] Cf B. KOLAR, Lo sviluppo dell’immagine salesiana…, p. 155.

[9] ASC A 187, in calce alla copia della lettera G.Bosco-A.Lonkay del 16-04-1884; cf anche «L’Unità Cattolica», Torino, 25 maggio 1880, p. 490.

[10] Ecclesia in Europa n. 9.

[11] (Europa, Asia, Africa): Austria, Belgio, Bielorussia, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lituania, Malta, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Federazione Russa (+ Repubblica Jakutia), Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Tunisia, Ucraina, Jugoslavia (Serbia e Montenegro), Ungheria, Azerbaigian

[12] L’Ispettoria della Repubblica Ceca in Bulgaria (Kazanlak e Jambol); l’Ispettoria croata in Bosnia-Herzegovina (Zepce); l’Ispettoria della Germania Nord in Svezia (Södertalje); l’Ispettoria della Germania Sud nella Svizzera; l’Ispettoria dell’Irlanda-Malta in Tunisia (Manouba); l’Ispettoria di Warszawa in Russia (Kaliningrad) e fra poco in Moldavia; l’Ispettoria di Piła nella Svezia (Stockholm); l’Ispettoria della Slovacchia in Azerbaigian (Baku) e nella Siberia (Jakutsk e Aldan); l’Ispettoria della Slovenia nel Montenegro (Podgorica) e nella Serbia (Beograd e Tusla). C’è anche da considerare che la Circoscrizione dell’Est  sviluppa la missione in Russia, Bielorussia, Lituania, Ucraina, Georgia e Repubblica Jakutia

[13] Nella Repubblica Ceca ci sono 24 gruppi con 505 membri e 129 aspiranti ed alcuni gruppi portano avanti la propria opera. Nella Croazia i Cooperatori stanno crescendo: ci sono 11 centri con 650 membri e dispongono di ottimi sussidi per la formazione. Nella Slovacchia ci sono 25 centri con 700 membri; la metà dei gruppi si trovano nelle città dove non c’è presenza dei SDB e, come altrove, alcuni centri guidano e gestiscono il loro proprio oratorio. La Slovenia ha 6 gruppi con 85 membri, e l’Ungheria 8 gruppi. La Polonia conta 67 centri con 2063 membri. L’Associazione possiede la propria struttura e formazione ed è riconosciuta come “persona giuridica”.

[14] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Dono e Mistero, p. 32