Italia-Medio Oriente|Formazione continua e formazione dei laici

FORMAZIONE CONTINUA e FORMAZIONE DEI LAICI.


Don Alberto Lorenzelli



Una Premessa


La Visita d’insieme del 2000 negli Orientamenti conclusivi evidenziava tra i vari punti quello di generare e accompagnare processi di formazione. Un chiaro invito a mettere tra le sfide la Formazione Permanente e invitare i confratelli ad essere in permanente stato di formazione.

Così il Rettor Maggiore Don Juan Vecchi invitava la Regione Italia – Medio Oriente ad indirizzare i propri impegni per gli anni seguenti:


Come Salesiani ci proponiamo di generare e accompagnare nella comunità locale e ispettoriale e nella CEP processi sistematici di formazione che aiutino

  • I Salesiani a consolidare la loro identità di consacrati e di portatori di un carisma;

  • I laici ad assumere il progetto salesiano, secondo la loro condizione e con il loro apporto specifico;

  • I Salesiani e i laici insieme a collaborare organicamente ed in forma progettuale nel servizio ai giovani.


Per questo:

  • Assumiamo stabilmente la metodologia del “Laboratorio” (formazione nel quotidiano della comunità e della missione), la quale comporta un riferimento continuo a situazioni concrete di vita e di impegno educativo sulle quali operare un costante scambio, un approfondimento culturale, la rielaborazione di scelte e atteggiamenti educativi di servizio, nonché un’adeguata verifica degli esiti. Le iniziative straordinarie a livello ispettoriale e nazionale tengano presente questa metodologia di lavoro.


  • In quest’ottica, sembra necessario anche un ripensamento di contenuti e di modalità di vita negli ambienti di formazione iniziale. Il cammino di crescita sia maggiormente attento al contesto reale delle nostre comunità e degli ambienti apostolici e la stessa formazione, mentre coltiva nei dovuti modi la preparazione intellettuale, non eluda momenti importanti quali l’aspetto relazionale, la situazione di responsabilità, l’esperienza pastorale continuata ed accompagnata.


  • Si elaborino progetti differenziati, concreti e verificabili, di formazione dei laici, in particolare dei laici animatori, prestando attenzione alla loro formazione umana, cristiana e salesiana” 1.





Il Cammino della Regione in questo sessennio


Quale dunque sono stati i punti qualificanti che la nostra Regione ha messo in cantiere per dare sempre più spessore al cammino formativo dei confratelli e delle comunità locali e ispettoriali?

Credo che sia da sottolineare che la formazione continua ha subito un certo arretramento nell’impegno personale dei confratelli. Alcune cause sono evidenti:

  • Confratelli che per motivi di mentalità e di superlavoro faticano a portare avanti il processo di rinnovamento;

  • La formazione di base rischia di vanificarsi a contatto con la fatica dell’impegno apostolico;

  • I ritmi accelerati delle trasformazioni del mondo provocano in modo inquietante tanto che si preferisce chiudersi in se stessi e guardare verso il passato;

  • L’avanzamento dell’età media dei confratelli spesso porta a rifugiarsi nel sicuro e a diffidare del nuovo e del cambiamento;

  • La collaborazione con i laici non sempre ha prodotto un nuovo modello di condivisione e conduzione delle nostre Opere e a evidenziare il ruolo animatore della comunità salesiana.


Le nostre Costituzioni sottolineano l’importanza della formazione continua indicando che “in un contesto pluralista e di rapide trasformazioni, il carattere evolutivo della persona e la qualità e fecondità della nostra vita religiosa apostolica richiedono che, dopo le fasi iniziali, continuiamo la formazione. Cerchiamo di crescere nella maturità umana, di conformarci più profondamente a Cristo e di rinnovare la fedeltà a Don Bosco, per rispondere alle esigenze sempre nuove della condizione giovanile e popolare. Mediante iniziative personali e comunitarie coltiviamo la vita spirituale salesiana, l’aggiornamento teologico e pastorale, la competenza professionale e la creatività apostolica” 2.


Le luci


Pur rilevando qualche difficoltà in questo percorso di rinnovamento, le Ispettorie in questi anni hanno espresso, però, uno sforzo notevole per tenere vivo il cammino formativo dei confratelli.

La Ratio sottolinea che la formazione permanente è un atteggiamento di vita e un “processo globale di rinnovamento” che avvolge persona e comunità nelle diverse situazioni della vita quotidiana.

Essa avviene primariamente nel “quotidiano”, nel compimento stesso della missione: “vivendo in mezzo ai giovani e in costante rapporto con gli ambienti popolari, il salesiano si sforza di discernere negli eventi la voce dello Spirito, acquistando così la capacità d’imparare dalla vita” 3.

Sono da evidenziare alcuni elementi positivi:


  • La giornata della comunità va prendendo sempre più consistenza con modalità significative e con una volontà maggiore dei confratelli ad incontrarsi.

  • La pratica della Lectio Divina nelle comunità, sia attraverso i sussidi che vengono proposti sia nel confronto comunitario con la Parola di Dio, ha permesso ai confratelli e alle comunità di vivere lo spirito del discernimento, aprirsi alla comunicazione più profonda e a rendere più sciolti i rapporti interpersonali.

  • Si constata una maggior regolarità dei ritiri spirituali e degli Esercizi Spirituali e si è data maggior cura all’animazione liturgica, alle tematiche più organiche e ad un clima generale più raccolto.

  • Le Ispettorie hanno offerto in questi anni una programmazione annuale con Sussidi ispettoriali di formazione. La Strenna del Rettor Maggiore è diventata la tematica che ha accompagnato e accompagna gli itinerari pastorali e le iniziative ispettoriali per i vari settori.

  • I Progetti educativi elaborati dalla grande maggioranza delle comunità locali e ispettoriali.

  • I vari Convegni di formazione specifica fatti in modo sistematico a livello ispettoriale e nazionale per i vari settori dell’animazione pastorale (Pastorale Giovanile, Incaricati di Oratorio, Parroci, Scuola e Formazione Professionale, Animazione vocazionale, Economia, Emarginazione e Solidarietà…).

  • Le Case di Spiritualità presenti in diverse Ispettorie hanno offerto un servizio importante nella formazione dei confratelli e nell’opportunità di offrire tempi di ricarica spirituale.

  • L’evento del CG25 ha offerto cammini formativi per i Direttori, ma ha anche rivitalizzato le comunità locali dando maggior attenzione alla qualità di vita dei confratelli.

  • La regolarità e l’ampia partecipazione dei confratelli del quinquennio ha permesso di accompagnarli ad un inserimento sereno e positivo nella realtà pastorale e nella vita delle comunità locali.

  • I Delegati ispettoriali per la formazione e la CIF sono stati di grande sostegno alle proposte formative per i confratelli, le comunità e la formazione di SDB – Laici insieme.


Questi aspetti positivi, appena elencati, certamente non esauriscono le tante altre iniziative già consolidate nella formazione continua dei confratelli e delle comunità che a vari livelli vengono offerti. E’ necessario tenere conto ciò che la Ratio sottolinea:

Soggetto di formazione permanente è prima di tutto la persona del salesiano. Nulla può sostituirsi al suo impegno libero e convinto. Nessuno può percorrere per lui l’itinerario del rinnovamento. “Ogni salesiano – dicono le Costituzioni – assume la responsabilità della propria formazione” .

Scopo della formazione permanente è fare in modo che il salesiano viva la vocazione con maturità e gioia, con fedeltà creativa e con capacità di rinnovamento, come risposta permanente al Signore e alle sfide della missione” 4.


E ancora: “Soggetto della formazione permanente è anche la comunità salesiana, in quanto portatrice e testimone nella Chiesa di un dono dello Spirito, educatrice dei suoi membri, ma anche in quanto bisognosa essa stessa di continuo rinnovamento nella fedeltà a Don Bosco e di discernimento nello Spirito. La comunità è soggetto di formazione permanente nel suo essenziale rapporto educativo con giovani e laici, con coloro con cui condivide lo spirito e la missione; ed è questo rapporto che stimola al rinnovamento anche spirituale e offre motivazioni, criteri di verifica e indicazioni di aggiornamento .

Per questo la comunità, soggetto di un’esperienza spirituale e apostolica, vive secondo un progetto e risponde insieme alla vocazione salesiana” 5.


La Formazione SDB – Laici


Il Rettor Maggiore don Pascual Chavez, nella lettera indirizzata alla nostra Regione, nelle linee di futuro, sottolinea l’importanza di: Qualificare il cammino di formazione per i nostri collaboratori laici:

Ho già accennato sopra all’importanza che dobbiamo dare alla formazione dei nostri collaboratori. Sono molto numerosi in tutti i contesti del nostro servizio educativo salesiano. La loro qualificazione è indispensabile per mantenere l’identità delle nostre opere. Molte sono le iniziative già in atto, ma forse va curato maggiormente lo specifico della nostra azione salesiana, legato essenzialmente alla conoscenza e all’approfondimento del nostro Sistema Preventivo.

Oltre alla conoscenza teorica, l’acquisizione di questi contenuti è legata ad una vera condivisione di ideali e di vita che noi dobbiamo far crescere con questi “salesiani esterni”. Perciò, assieme alle iniziative specifiche va qualificato lo stile di accoglienza e condivisione che noi dobbiamo instaurare con i laici collaboratori, facendoli partecipi spesso anche dei momenti specifici della nostra vita, come la preghiera e la condivisione fraterna” 6.


Alla luce del CG24 che proprio in questo campo invitava a qualificare la formazione dando come obiettivo prioritario: “Progettare itinerari di formazione qualificata per realizzare la comune missione educativa pastorale” il cammino che si va attivando riempie sicuramente di speranza evidenziando luci e ombre.

Sono da sottolineare numerosi aspetti interessanti, frutto di un grande sforzo e impegno degli SDB al coinvolgimento, alla condivisione e comunione con i nostri laici corresponsabili:


  • E cresciuto un maggior senso di appartenenza dei laici alle nostre opere, ad una condivisione degli obiettivi e alla ricerca di strategie adeguate nel campo dell’animazione, dell’attività didattica, della progettualità e nei settori amministrativi e gestionali.


  • La formazione dei laici nella scuola e formazione professionale ha visto un grande impegno per dare maggior qualità, per promuovere corsi di formazione, elaborazione di sussidi e manuali di qualità, innovazione didattica, organizzativa ed educativa. Si sono preparate alcune figure ad assumersi ruoli di responsabilità gestionale ed educativa.


  • In vari settori delle nostre Opere si è attivata una iniziale corresponsabilità dei laici, valorizzando gli organismi di partecipazione. Da sottolineare la grande presenza dei laici nelle nostre Parrocchie e Oratori-Centri Giovanili con spirito di gratuità e volontariato.


  • Sviluppo maggiore di tematiche salesiane e conoscenza di Don Bosco.


  • Momenti formativi SDB e Laici insieme.



Le ombre


Il Macchiavelli sostiene che ogni innovazione trova acerrimi oppositori e tiepidi sostenitori. Mi allaccio a questa affermazione per evidenziare che alle varie luci finora evidenziate dobbiamo constatare alcune ombre:

  • Ancora permane una certa allergia e ritrosia degli SDB ai corsi di formazione permanente. Si constata la caduta d’interesse ai corsi di formazione permanente a livello nazionale.

  • Permane una certa difficoltà ad operare la grazia di unità.

  • Individualismo esistente e resistente

  • Qualche volta si sottolinea che i processi formativi dei nuovi salesiani non sembrano adeguati nelle case di formazione.

  • Carente formazione sociale e politica

  • Carenza di organizzazione e sistematicità della giornata della Comunità

  • La figura del Direttore appare debole ( più gestore, che guida spirituale e padre) ma anche la figura del Vicario va maggiormente chiarificata.

  • Assenza del colloquio con il Direttore e della pratica della Buona notte

  • Debolezza della vita spirituale personale

  • Mancanza di lavoro per progetti e di formazione specifica sulle diverse aree di intervento (formazione umana, spirituale, tecnico – professionale in forma integrata)


Anche i rapporti di collaborazione e formazione tra Salesiani e Laici indicano ancora qualche resistenza, rigidità e una certa conflittualità che si evidenziano in:


  • Pochi momenti vissuti insieme SDB/LAICI. Per lo più i momenti risultano separati.

  • Una certa mancanza di formazione della spiritualità salesiana dei laici e del sistema preventivo di Don Bosco.

  • Difficoltà a collaborare con i laici più preparati, ad operare in équipe e ad accettarli in ruoli di responsabilità.

  • La formazione dei laici è più indirizzata alle cose da fare piuttosto che sulla loro identità e sull’essere.

  • Spesso le motivazioni che accompagnano i laici nel loro impegno risentono di istanze sindacali, interessi personali e minor coinvolgimento di carattere carismatico ed esprimono le fragilità personali, culturali e di valori segnati dal relativismo che stiamo vivendo.

  • Difficoltà a lavorare con uno stile progettuale.


Alcuni di questi elementi rendono necessario il riconoscimento e valorizzazione della vocazione dei laici nella missione salesiana.

E’ urgente un radicale cambiamento di mentalità dei confratelli rispetto alla presenza e all’importanza che i laici sono chiamati ad assumere nelle nostre opere. Si deve pertanto fare un cammino di accoglienza per operare insieme, attorno ad un medesimo progetto, in forza di vocazioni diverse all’interno dell’unica realtà di popolo di Dio.

La collaborazione e lo scambio di doni diventano più intensi quando gruppi di laici partecipano per vocazione e nel modo loro proprio, nel seno della stessa famiglia spirituale, al carisma e alla missione dell’Istituto.

Per raggiungere queste mete è necessario attuare gli impegni operativi indicati dal CG 24:

  • Preparare insieme ai laici un “Piano di Formazione”, articolato e differenziato a seconda degli ambiti e del servizio prestato, tenendo conto dei vari obiettivi professionali, educativi, religiosi, salesiani;

  • Far nascere e far funzionare la CEP come il miglior modo per formarsi e formare alla condivisione e alla corresponsabilità: non sono soltanto i salesiani che formano i laici, ma anche i laici che formano i salesiani. C’è un apporto originale per la formazione reciproca.




Prospettive


Il Rettor Maggiore nella sua lettera sulla Regione Italia – Medio Oriente indica tra le grandi sfide della Regione la formazione continua:

La complessità del tempo presente pone tra le sfide del momento il fatto formativo come estremamente importante per poter vivere ed interpretare in maniera più efficace e testimoniante la nostra vocazione e la nostra missione salesiana.

Questa attenzione non riguarda soltanto le strutture relative alla formazione iniziale che, per altro, sono presenti nel territorio della Regione con delle possibilità ricche e ben consolidate nell’esperienza. L’istanza è rivolta a tutti i Salesiani che già si trovano nel vivo della missione. La formazione continua, infatti, ci permette di essere attenti lettori del momento storico presente e fedeli interpreti dello spirito di Don Bosco in un contesto moderno che esige una grande duttilità intellettuale e pastorale per offrire proposte, metodologie, soluzioni, e soprattutto un annuncio ed un accompagnamento educativo e cristiano più conforme alla situazione di oggi.

Questo impegno di formazione continua deve coinvolgere i confratelli dal punto di vista salesiano, pastorale, educativo e professionale.


Altra attenzione, come già accennato sopra, sarà la formazione dei Laici. Essi sono presenti in maniera sempre più massiccia nelle Opere della Regione. La cura di questi nostri collaboratori, il garantire che possano essere buoni interpreti dello stile e del metodo educativo e pastorale salesiano è una condizione irrinunciabile affinché le nostre opere possano mantenere la loro vera identità carismatica” 7.


Alla luce di quanto sopra e nella forza e vitalità che la Regione ancora può dare mi permetto di offrire qualche prospettiva:


  1. Necessità di una forte riscoperta personale e comunitaria del carisma come sforzo e impegno di viverlo nell’oggi della Chiesa e della storia. Ricuperare la consapevolezza della nostra identità cristiana e religiosa


  1. Una interiorizzazione della formazione continua attraverso un processo di personalizzazione e responsabilizzazione da parte del confratello. Momenti qualificanti formativi della persona: Progetto personale di vita, crescita spirituale continua nella vita consacrata e un innalzamento culturale dei salesiani di carattere teologico, spirituale, carismatico e intellettuale.


  1. Valorizzazione della vita di comunità nella quale sia condivisa la fede e sia celebrata la vita, e dove si esprime la nostra fraternità. La comunità diventa perciò luogo ordinario della formazione permanente; ci si ritrova insieme nella sequela di Cristo attorno al carisma di Don bosco piuttosto che attorno alle opere. Via maestra del rinnovamento è la comunità religiosa, che deve essere profetica e santa nella quotidianità della propria vita. Il male oscuro è l’individualismo, suo rimedio è la comunità.


  1. La comunità come soggetto di formazione deve abilitarsi ad essere sempre più nucleo animatore del carisma di Don bosco per esprimere la ricchezza di essere formatori di formatori, valorizzando i confratelli ad essere guide spirituali e i laici ad esercitare la loro professionalità col carisma salesiano.


  1. Il rinnovamento può passare anche attraverso il ridimensionamento delle opere, che non deve significare una chiusura su se stessi, ma piuttosto un aprirsi alla missione, elemento di grande importanza.


  1. Ulteriore elemento è l’apertura ai carismi della laicità. Attraverso la condivisione del carisma e della propria spiritualità emerge un reciproco arricchimento ed uno slancio tutto nuovo che apre a nuove prospettive apostoliche.


  1. La missione salesiana è un soggetto che è condotto da salesiani e laici insieme. Di fronte alla complessità della vita attuale, la nostra missione tra i giovani richiede di coltivare una mentalità progettuale affinché i laici possano condividere gli obiettivi, assumere in prima persona ruoli significativi delle molteplici aree d’azione, dopo comprovata formazione, lavorando in rete e gestendo insieme le relazioni complesse.


  1. Le conflittualità che inevitabilmente accompagnano, in particolare, ogni processo di trasformazione, possono essere un elemento disgregante che ostacola il percorso di crescita personale e comunitario ma può essere soprattutto una opportunità/risorsa di cambiamento e di redifinizione dell’identità salesiana e laica e fonte creativa di nuove progettualità.


  1. Visto che molte relazioni con i laici prevedono rapporti di tipo economico, bisogna affrontare con professionalità e precisione questo delicato aspetto.


  1. Si sente la necessità di privilegiare un’attenzione particolare nei confronti dei mezzi di comunicazione e dei suoi linguaggi curandone una formazione adeguata per utilizzare questi mezzi nell’azione pastorale con i giovani ed entrare in sintonia con i loro linguaggi.


  1. Strumento privilegiato di partecipazione, formazione e condivisione è la Comunità Educativa Pastorale (CEP), che richiede di renderla operativa in tutte le nostre opere. La Consulta della Famiglia Salesiana allarga la nostra presenza nel territorio e rende più incisivo il nostro carisma nelle realtà locali.


  1. Infine, solo una effettiva solidità della formazione iniziale favorirà il rinnovamento della nostra Congregazione.



Conclusione


Per il vero rinnovamento della nostra vita salesiana nella nostra Regione, in un momento così delicato a livello vocazionale e di identità, occorrono più profeti che maestri. Esso non è dunque un semplice aggiornamento culturale, ma piuttosto apertura all’azione dello Spirito Santo, che solo può suscitare il dono della profezia.



1 Visita d’insieme, Roma 1 – 5 febbraio 2000, Orientamenti conclusivi § 3 – generare e accompagnare processi di formazione.

2 Costituzioni 118.

3 Costituzioni 119.

4 Ratio, 523.

5 Ratio, 524.

6 “Sarete i miei Testimoni…” Lettera del Rettor Maggiore don Pascual Chavez Villanueva – 25.03.2004 – in ACG n.385, pag.28 – 29.


7 “Sarete i miei Testimoni…” Lettera del Rettor Maggiore don Pascual Chavez Villanueva – 25.03.2004 – in ACG n.385, pag.23.

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