Italia-Medio Oriente|Qualita’ della nostra pastorale giovanile e vocazionale

VISITA D’INSIEME

DELLA REGIONE ITALIA - MEDIO ORIENTE





E VOCAZIONALE




Ringrazio D. Claudio Filippin del suo rapporto nel quale ci ha presentato la situazione della Pastorale Giovanile e Vocazionale dell’Italia in un momento di profondo cambiamento socioculturale e di diminuzione del numero di confratelli attivi nelle ispettorie. Spero che i confratelli dell’Ispettoria di MOR possano presentare nei gruppi la loro peculiare situazione e individuare gli orientamenti più rispondenti ad essa.

Nel rapporto ci si offrono parecchie prospettive di futuro sulle quali conviene riflettere e scegliere le linee strategiche di governo da promuovere nei prossimi anni. Come contributo alla vostra riflessione vi offro alcune linee che mi sembrano prioritarie per la qualità della nostra pastorale giovanile e vocazionale.


  1. Un atteggiamento di base

Innanzi tutto credo fondamentale promuovere in noi e nei confratelli e laici collaboratori un atteggiamento di fede e di discernimento che ci aiuti ad affrontare con speranza le difficoltà e le sfide della situazione attuale. Questo atteggiamento implica:

    • Ascoltare quello che il Signore ci dice attraverso questa situazione di difficoltà nel lavoro pastorale e di scarsità vocazionale.

    • Credere, con rinnovato entusiasmo, nel valore e nella significatività della nostra vita religiosa e della nostra missione educativo-pastorale tra i giovani immersi in una società secolarizzata. Si parla di pastorale giovanile e vocazionale “per contagio”, cioè, di uno stile di vita che attira e motiva perché trasmette fiducia nel futuro, nonostante le ombre e difficoltà quotidiane; uno stile di vita che manifesta che siamo felici di aver trovato Gesù e di seguirlo e lo comunichiamo.



  1. Tre aree chiavi per la qualità della Pastorale Giovanile Salesiana nel contesto attuale.

Leggendo con attenzione le prospettive che D. Filippin presenta distinguo tre aree chiavi dove centrare gli sforzi di tutti nei prossimi anni, le tre sono inseparabili e strettamente collegate.


    1. Una pastorale chiaramente evangelizzatrice.

Il Papa Giovanni Paulo II nell’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” parla ripetutamente del bisogno di un primo annuncio o di un rinnovato annuncio del Vangelo (Cfr. n. 46 e 47).

Il Rettor Maggiore nella sua lettera di presentazione della Regione proponeva: “Andare oltre le soglie della timidezza apostolica, che rischia di chiudersi in una pastorale delle attività o del trattenimento, e offrire una pastorale veramente missionaria, capace di coinvolgere i giovani… verso un rapporto personale con Gesù Cristo” (ACG 385 p. 25-26).

Oggi la qualità della nostra pastorale si misura nella sua capacità di suscitare e maturare un’opzione personalizzata di fede che si esprime in una vita cristiana coerente nei diversi ambiti della famiglia, del lavoro e della società civile (“buoni cristiani e onesti cittadini”).



Dare alla nostra pastorale questa impostazione evangelizzatrice suppone:

    • Sviluppare nelle nostre presenze una pastorale dell’annuncio missionario del Vangelo rivolto a tutti.

La maggioranza dei giovani che frequentano le nostre presenze non ha vissuto l’esperienza di un incontro personale con Gesù che li sostenga un’opzione personale di fede e di vita cristiana.

In questa situazione non possiamo pensare e sviluppare le nostre proposte pastorali come se i giovani destinatari vivessero un’esperienza cristiana nella famiglia o nel gruppo di amici o nel proprio ambiente; dobbiamo partire dai primi passi di un cammino di fede:

. risvegliare la dimensione religiosa della vita, soprattutto in quelli che vivono nella superficialità; risvegliare in loro la capacità di ascoltare il loro interiore, di riconoscere i valori che cercano, di scegliere quelli più profondi e veri, di leggere i segni di Dio nella vita quotidiana…

. annunciare Gesù Cristo per suscitare un rapporto personale con Lui e la conversione al Vangelo,

. promuovere la volontà di seguirlo attraverso un cammino di formazione cristiana (itinerario di educazione alla fede – catecumenato) nei gruppi o comunità cristiane.

Questi passi non possono darsi oggi per scontati nella pastorale giovanile. Per questo nel nostro lavoro pastorale si deve curare in modo speciale:

  • una testimonianza gioiosa di credenti vicini ai giovani e aperti al dialogo con loro, attorno alla loro ricerca religiosa (insegnanti, laici collaboratori, giovani adulti, animatori nei nostri Oratori e gruppi…);

  • una comunità adulta cosciente della sua responsabilità di annunciare la fede nel suo impegno educativo-pastorale; innanzi tutto la famiglia, così come la comunità cristiana presente all’interno delle nostre Comunità educativo-pastorali... Formare una comunità cristiana adulta nelle nostre opere deve essere un obiettivo irrinunciabili per una vera pastorale giovanile. La comunità salesiana deve essere il nucleo animatore di questa comunità cristiana adulta, come testimone dell’identità carismatica, centro di comunione e prima promotrice della missione evangelizzatrice;

  • credenti e comunità capaci di rendere ragione della loro fede di fronte alle questioni e interpellanze della cultura odierna; questo esige una formazione cristiana sistematica e aggiornata dei SDb e dei laici collaboratori.

Come stiamo promuovendo nelle nostre presenze queste testimonianze e queste comunità cristiane adulte? Come ci preoccupiamo della loro formazione cristiana e missionaria?


    • Momenti significativi di esperienza di fede e di annuncio esplicito di Gesù Cristo.

- Innanzitutto la preghiera:

. offrire ai giovani occasioni di partecipare alla preghiera della comunità cristiana,

. iniziarli nei primi passi della preghiera cristiana, favorendo il loro contatto con la Parola di Dio, soprattutto con i testi più kerigmatici,

. curare la dimensione evangelizzatrice delle celebrazioni liturgiche alle quali partecipano…

- Momenti di presentazione sistematica del nucleo della fede cristiana. A questo possono aiutare, nella scuola salesiana, i corsi d’insegnamento religioso, se sono realizzati con professionalità e allo stesso tempo con passione evangelizzatrice; ma sempre ci sarà bisogno di altri momenti più specifici nei quali si offra a quelli che lo desiderano una sintesi chiara del kerigma e una prima iniziazione al rapporto personale con Gesù Cristo.

I PEPS delle nostre presenze fanno attenzione a questi momenti di esperienza di fede? I salesiani ci sono presenti come animatori e promotori di essi?

Le nostre abbondanti parrocchie sentono l’urgenza dell’evangelizzazione o se limitano a gestire i servizi sacramentali e celebrativi?



    1. Una proposta educativa che promuova una cultura ispirata al Vangelo.

La pastorale giovanile salesiana vive e si sviluppa nel campo dell’educazione, cerca di promuovere nei giovani non soltanto una vita cristiana, ma anche una cultura ispirata dalla fede e dai valori evangelici, che sia un’alternativa alla cultura ambientale caratterizzata dal secolarismo, relativismo, soggettivismo, consumismo…

Una tale pastorale si appoggia su tre colonne basilari:

  • l’ambiente educativo caratterizzato dallo stile di famiglia, che mette al centro le persone e i rapporti personali; un ambiente ricco di valori, incarnati nella vita degli educatori e della stessa comunità educativa… Questa colonna è normalmente ben sviluppata nelle nostre presenze.

  • i contenuti culturali che si offrono nello sviluppo quotidiano di un’opera (per esempio i contenuti culturali che si trasmettono attraverso i contenuti curriculari delle diverse discipline o nelle metodologie adoperate nella scuola; i contenuti culturali che si vivono nelle diverse proposte e attività che si realizzano in un Oratorio; i contenuti culturali che si veicolano attraverso l’impostazione della catechesi o delle celebrazioni in una parrocchia, ecc).

Sovente questa colonna, nonostante le nostre intenzioni e i nostri propositi, non riceve l’attenzione che bisognerebbe; i ragazzi e le ragazze dei nostri centri assimilano la cultura ambientale, normalmente poco coerente con i valori proclamati nei nostri documenti. Anche se ci sforziamo per offrire alcune proposte religiose, queste non riescono a trasformare la mentalità e la visione di persona, di società, di vita, assimilata nei contenuti trasmessi o nelle metodologie adoperate. Si promuove in questo modo un cristianesino con scarsa incidenza nella vita privata, professionale o sociale delle persone; si continua a mantenere la dicotomia fede - vita.

  • La terza colonna sono le proposte esplicite di formazione e di esperienza cristiana (attività di annuncio evangelico, o di cammino di fede, gruppi, proposte d’impegno apostolico, momenti di dialogo personale, ecc.). Questa colonna è anche normalmente ben curata.

Si affermava nel intervento di D. Filippin: “L’incontro cultura – fede è percepito con tutta la sua urgenza da parte di molti confratelli, anche se, a volte, è vissuto con un senso di impotenza” E più avanti, è “debole l’incidenza della fede nella cultura odierna; non sempre si riesce ad assicurare una cultura cristiana attorno ai problemi sociali ed etici”. Questa dicotomia tra fede e vita rende anche difficile la maturazione di solide scelte vocazionali di vita cristiana, particolarmente di vocazioni di speciale consacrazione. L’attenzione alla cultura che trasmettiamo è oggi chiave per una pastorale giovanile di qualità e vocazionale.

Ecco alcuni suggerimenti per progredire in quest’impegno:

    • Formare gli educatori, salesiani e laici, ad un dialogo critico con la cultura attuale e con le grandi sfide che ci presenta, soprattutto nel campo della vita, della visione della persona umana e della società, dei rapporti tra i popoli, culture e religioni, ecc.

    • Verifica sistematica della realizzazione nel quotidiano dei valori e obiettivi proposti nei nostri progetti ed ideali. Questo richiede un impegno solidale e condiviso di tutta la comunità educativa, che ha il coraggio di domandarsi sull’immagine di persona e di società che trasmette nel suo operare quotidiano, che si lascia interpellare dall’esterno e soprattutto dagli stessi giovani, che impara a lavorare in continuo dialogo e collaborazione con la zona.

    • Promuovere il protagonismo dei giovani nella creazione dell’ambiente culturale alternativo promosso da tutta la comunità educativa. Lo strumento fondamentale per questo protagonismo devono essere i gruppi giovanili. Sovente i nostri gruppi giovanili si riducono a spazi di formazione o di rifugio dinanzi ambienti avversi o poco accoglienti; non riescono a divenire elementi di lievitazione e di trasformazione dell’ambiente, aiutando, accompagnando e sostenendo i loro membri nel loro confronto con l’ambiente. In questo modo il gruppo non diviene una scuola vocazionale nella quale il giovane sperimenta la sua vita come servizio e come dono per gli altri e impara a vincere con perseveranza le difficoltà degli ambienti avversi.

Ci siamo proposto seriamente che gli Oratori assumano una forte proposta culturale, un programma formativo sociale per i giovani con iniziative concrete di dialogo fede cultura, di accompagnamento nell’inserimento nel campo del lavoro, di impegno nella vita cittadina…?

    1. Una pastorale esplicitamente vocazionale, condivisa da tutta la comunità salesiana e dalla comunità cristiana adulta.

L’animazione e l’orientamento vocazionale sono un elemento essenziale di una Pastorale Giovanile che aiuta ogni giovane a fare scelte responsabili di vita alla luce della fede. Ma inoltre Don Bosco ha voluto che la Congregazione s’impegnasse a promuovere nella Chiesa vocazioni apostoliche e di speciale consacrazione (Cfr. Cos. 6, 28, 37). La situazione di crisi vocazionale che stiamo vivendo può essere una chiamata del Signore a ricuperare questa priorità della nostra pastorale giovanile.


  • Alcuni criteri fondamentali

Nella lettera di presentazione della Regione Europa ovest il Rettor Maggiore scriveva: “Le tendenze vocazionali della Regione sono preoccupanti e tutti gli indicatori manifestano che la situazione è destinata a rimanere tale se non ci sono interventi forti. Bisogna, dunque, intervenire decisamente” secondo alcuni criteri ripetuti già da anni (ACG 387, pag. 40).

  • Assumere l’orientamento e la proposta vocazionale come una priorità fondamentale di tutti i confratelli e comunità, promuovendo la preghiera per le vocazioni, intensificando il coinvolgimento del maggior numero possibile di salesiani nell’accompagnamento dei gruppi che seguono l’itinerario di educazione alla fede, promuovendo un gruppo significativo di confratelli che assumano con entusiasmo l’impegno per le vocazioni, lavorino in gruppo secondo un piano condiviso e siano lievito per gli altri.

    • Stabilire in ogni ispettoria una o varie comunità salesiane disposte e capaci ad accogliere e accompagnare giovani in ricerca vocazionale (I Centri di Orientamento vocazionale dei Reg. 16).

  • Proporre un cammino sistematico di orientamento, accompagnamento e discernimento vocazionale salesiano, con un piano unitario e sistematico, persone valide che assumano con entusiasmo questo compito, strutture e momenti specifici concreti, ecc.


  • L’accompagnamento personale, elemento chiave in una pastorale vocazionale.

Nell’orientamento e discernimento vocazionale è fondamentale l’accompagnamento personale che aiuta a chiarire e maturare le motivazioni e i criteri, ad assimilare i valori e le esperienze vissute, a personalizzare le proposte, a sostenere l’impegno di maturazione nella fede e a realizzare un vero discernimento.

Tutti ne siamo convinti, ma sovente la pratica dell’accompagnamento è lasciata alla buona volontà dei confratelli, impegnati in molte altre cose. E’ dunque necessario che l’ispettoria dedichi salesiani a quest’accompagnamento dei giovani, in particolare di quelli con germi vocazionali. Conviene anche favorire la formazione di queste persone, mediante incontri di riflessione e condivisione della loro prassi, per imparare da essa ed evitare un eccessivo personalismo.

Si deve anche fare attenzione ai confessori dei giovani, curare la loro preparazione, promuovere nell’ispettoria qualche incontro per condividere con loro la preoccupazione vocazionale, favorire la collaborazione tra loro e gli animatori pastorali e vocazionali.


  • Alcuni spunti per un itinerario di proposta e maturazione vocazionale (Cfr. CG23, 149-156)

Oggi la migliore pastorale giovanile non genera vocazioni consacrate senza un’attenzione specifica all’annuncio vocazionale esplicito, alla proposta personale decisa, all’accompagnamento spirituale costante. Nell’impegno vocazionale si devono curare questi tre aspetti o livelli:

  • il servizio di orientamento rivolto a tutti i giovani all’interno del discorso educativo;

  • la costante attenzione per scoprire e accompagnare con iniziative diverse e appropriate i semi di vocazione di particolare impegno nella società e nella Chiesa (laicale, religiosa, sacerdotale);

  • una particolare attenzione e sollecitudine per le vocazioni alla vita religiosa salesiana, sia sacerdotale che laicale, presenti negli adolescenti e giovani.

Questi tre livelli si appoggiano e si arricchiscono a vicenda, e costituiscono lo spazio di una pastorale vocazionale integrale (Cfr. Reg. 9; CG21,110).

  • Una pastorale vocazionale di base che orienta il giovane a vivere la propria vita come vocazione. Questa pastorale di base deve essere offerta a tutti come la dimensione vocazionale della pastorale giovanile mediante:

. Un ambiente educativo con testimoni significativi che vivano contenti la loro vocazione, sono presenti e disponibili tra i giovani, li offrono proposte significative…

. L’orientamento pedagogico e professionale che aiutano ogni giovane a scoprire le proprie risorse e a far fruttificare i doni ricevuti; a maturare le motivazioni per scegliere studi o lavoro…

. Lo sviluppo di gruppi nei quali ogni giovane trovi un accompagnamento adeguato per aiutarli a maturare una visione religiosa della vita come dono di Dio e come servizio agli altri;

. La presentazione dei diversi cammini vocazionali possibili nella società e nella Chiesa attraverso modelli e testimonianze.

. Le diverse occasioni di orientamento vocazionale che presenta lo sviluppo dell’anno pastorale o del tempo liturgico.

  • Pastorale vocazionale specifica indirizzata a quelli che si sentono chiamati ad un impegno nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana (Centri di Orientamento vocazionale. Cfr. Reg. 16).

Si tratta di una proposta chiara ed esplicita di orientamento verso la vocazione cristiana impegnata nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana. Richiede tra l’altro:

. Presenza e contatto con testimoni personali e comunitari significativi delle diverse vocazioni di speciale consacrazione nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana;

. Momenti specifici di riflessione e approfondimento della vita cristiana come vocazione e delle diverse vocazioni nella società e nella Chiesa: attraverso gruppi di ricerca vocazionale, incontri vocazionali, campi estivi, esperienze di comunità nei quali si fa la proposta vocazionale esplicita (condividendo alcuni momenti con una comunità salesiana)…

. Educazione alla preghiera e al discernimento: educare i giovani per saper cogliere nella realtà della vita quotidiana la presenza di Dio e la sua chiamata.

. Accompagnamento e direzione spirituale


  • Discernimento della vocazione religiosa salesiana.

Un tempo e un cammino di approfondimento, accompagnamento ed esperienza di comunità, per verificare e maturare l’ipotesi della vocazionale religiosa salesiana antecedentemente alla prima scelta per la vita salesiana (pre-noviziato). Normalmente questa si realizza inserita in un’adeguata comunità salesiana (Aspirantato, Comunità proposta, ecc. Cfr. Reg. 17) che aiuta i giovani a:

. sviluppare la loro idoneità umana;

. maturare la loro vita di fede;

. approfondire la conoscenza di Don Bosco;

. realizzare una esperienza significativa di condivisione di vita e missione con una comunità salesiana;

. vivere un accompagnamento vocazionale specifico per maturare le proprie motivazioni e discernere i segni vocazionali verso un’opzione vocazionale sufficiente per cominciare il pre-noviziato.



  1. Alcuni ambienti specialmente importanti per la pastorale vocazionale.

  • La famiglia

Gli stessi giovani riconoscono la grande importanza della famiglia nella loro formazione ai valori e ad una visione della vita. Ma allo stesso tempo cresce la crisi della famiglia e la sua debolezza nell’affrontare la sua responsabilità educativa.

Nel campo vocazionale sovente le famiglie cristiane fanno fatica a comprendere e accettare la vocazione dei loro figli o figlie, soprattutto le vocazioni di speciale consacrazione nella Chiesa. Si richiede, dunque, di collegare strettamente la pastorale familiare con l’animazione vocazionale: accompagnare le famiglie e renderle capaci di realizzare la loro funzione di educatrici della fede dei figli e di orientatrici delle loro opzioni di vita; aiutarle a capire il senso della vita come vocazione e il valore della vocazione sacerdotale e religiosa; offrire loro strumenti per poter dialogare su questi temi con i loro figli… Senza una curata pastorale familiare oggi risulta molto difficile sostenere la maturazione di una vocazione religiosa. Mi auguro che la strenna del Rettor Maggiore di quest’anno possa rilanciare con forza in tutta la Famiglia Salesiana la pastorale familiare.


  • La scuola

Parecchi adolescenti e giovani riconoscono che hanno sentito una prima chiamata vocazionale nella loro preadolescenza, precisamente nell’ambiente scolastico. Secondo loro quello che più li ha aiutati a proporsi la possibilità di una vocazione religiosa è stato il contatto personale con un sacerdote, o un religioso, o un educatore. Resta, dunque, essenziale la presenza accogliente e propositiva dei salesiani tra i giovani nelle nostre scuole, così come anche l’offerta di momenti specifici di incontro personale dei giovani con un salesiano che possa aiutarli, con discrezione e pazienza, ad orientare vocazionalmente la loro vita.


  • La parrocchia, l’Oratorio e i gruppi giovanili

Queste sono altre mediazioni importanti oggi. In questi ambienti è anche importante il rapporto personale con qualche sacerdote o religioso, o con educatori che vivono in modo significativo e positivo la loro vocazione. Non è sufficiente promuovere gruppi, se allo stesso tempo non procuriamo che i salesiani si dedichino ad animarli spiritualmente e a formare i loro animatori; o promuovere molte attività negli Oratori se non curiamo la proposta culturale e di formazione cristiana sistematica e profonda, animatori che vivano il loro compito come camino vocazionale e non soltanto come una attività più nella loro vita


  • Spazi per l’accompagnamento dei giovani adulti

La vocazione religiosa matura in un’età sempre più adulta, per questo è importante promuovere spazi e strutture che permettono il contatto e l’accompagnamento di giovani adulti nelle tappe decisive della loro maturazione vocazionale. Ecco alcune possibilità in questo campo: la presenza educativa nelle residenze universitarie, il volontariato, come esperienza di servizio e gratuità che favorisce lo sviluppo di una visione vocazionale della vita; comunità cristiane di giovani che promuovono un cammino sistematico di formazione nella fede in stretto dialogo con la vita e la cultura; proposte di spiritualità (come esercizi spirituali, incontri estivi di spiritualità o formazione cristiana, ecc…), comunità salesiane disponibili ad offrire un’esperienza di vita e missione salesiana, ecc. Credo che è un campo che non abbiamo ancora curato sufficientemente nell’animazione vocazionale.


  • I luoghi salesiani

Sono un patrimonio affidato all’Italia come memoria di Don Bosco, scuola di spiritualità e cenacolo di preghiera… La loro valorizzazione attraverso proposte coordinate di pellegrinaggio, di animazione, di formazione, può costituire anche una risorsa vocazionale importantissima. I giovani, in contatto diretto con questi luoghi di nascita del carisma, sono facilmente invitati a pensare l’orientamento fondamentale delle loro vita e a rispondere generosamente alla chiamata del Signore.




Antonio Doménech

Roma, 14 marzo 2006

6