INTRODUZIONE


INTRODUZIONE





IMPEGNO SALESIANO
N EL MONDO ISLAMICO




Dicastero delle Missioni

Roma, 15 febbraio 2008









DOSSIER






IMPEGNO SALESIANO

N EL MONDO ISLAMICO






















Dicastero delle Missioni

Roma, 15 febbraio 2008















Contenuti



1. Introduzione (5)

2. Presenze salesiane in contesti islamici (6)

2.1 Paesi a Regime musulmano (6)

2.2 Paesi di maggioranza musulmana (8)

2.3 Paesi con forte presenza musulmana(11)

2.4 Sintesi delle presenze salesiane in contesti islamici(12)

3. La Chiesa e i paesi islamici(14)

3.1 Interventi della Santa Sede(14)

3.2 L’atteggiamento della Chiesa di fronte ai paesi islamici(17)

4. La prassi salesiana fino ad oggi (18)

4.1 Rispondere ai bisogni concreti(18)

4.2 I risultati finora(19)

5. Le sfide dell’ Islam al carisma salesiano(20)

5.1 Sfide interne(20)

5.2 Sfide esterne(20)

5.3 La sfida del dialogo con l’islam(22)

5.4 Le sfide dell’ Islam nell’Europa contemporanea(22)

6. Come orientarci per il futuro ?(24)

6.1 La voce dei confratelli(24)

6.2 L’importanza di essere presenti(26)

Allegato 1: Presenze significative dell’Islam nel Mondo (28)

Africa(28)
Asia(35)
Europa(43)

Allegato 2: La shariah(50)

Allegato 3: Bibliografia(52)

Allegato 4: Relazioni pervenute da alcune ispettorie(54)

  1. AFO(54)

  2. AFW(63)

  3. ATE – Sarh(66)

  4. FIS – Pakistan(70)

  5. FRA – Marocco(78)

  6. INB – Kuwait(85)

  7. INK (87)

  8. ITM – Indonesia(90)

  9. MOR(94)

  10. SLK – Azerbaigian(113)

  11. SLO – Podgorica(115)











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A seguito di diverse richieste di aprire nuove opere salesiane in contesti islamici, si è sentito il bisogno di valutare bene l’impatto delle nostre presenze già esistenti in tali contesti. Per questo il Rettor Maggiore ha richiesto uno studio sul tema. Un primo studio è stato fatto da una piccola commissione di Consiglieri generali nel dicembre 2005. Questo si limitava alle presenze salesiane nel Medio Oriente e nel Golfo. Nel gennaio 2007 un’indagine estesa a tutto il mondo salesiano è stata fatta dal Dicastero per le Missioni e consegnata al Rettor Maggiore.

Accogliendo le richieste di diverse ispettorie di vedere il risultato dell’indagine, il Rettor Maggiore ha richiesto la preparazione del presente Dossier con i dovuti adattamenti per un pubblico generale. La offriamo a tutti gli interessati per migliorare il nostro servizio nei contesti islamici e per contribuire al dialogo con l’Islam.

Nella preparazione di questo Dossier le ispettorie salesiane furono interpellate per fornire informazioni sulle presenze salesiane nel loro territorio. Ci sono pervenuti 11 relazioni, la maggioranza delle quali da ispettorie che hanno un impegno forte nei contesti islamici. Queste risposte possono essere considerate rappresentative di quello che si fa anche nelle ispettorie che non hanno risposto, proprio perché la conoscenza che abbiamo di queste ispettorie ci insegna che la presenza dell’islam non incide molto sulla natura delle attività salesiane perché godono di un clima di tolleranza, di libertà religiosa e di opportunità pastorali nello stile salesiano.

Si è cercato di sintetizzare le idee principali emerse dalle relazioni. Comunque la situazione di ogni presenza è particolare. Per questo si è ritenuto opportuno presentare queste relazioni nelle loro integrità in un allegato.

In questo Dossier si può trovare

  1. Una descrizione analitica della presenze salesiane nei contesti islamici;

  2. Il pensiero della Chiesa nei confronti dell’Islam;

  3. Uno sguardo a quello che si è fatto finora nei diversi contesti islamici;

  4. Le sfide che l’islam presenta al carisma salesiano;

  5. Diversi allegati che forniscono ulteriori informazioni per una conoscenza più approfondita della realtà musulmana oggi nel mondo.

È chiaro che questo è un tema da approfondire sempre di più negli anni a venire, al livello di studio e riflessione, così pure a livello di valutazione e discernimento. Se questa presentazione potrà avviare questo processo abbiamo già fatto un buon inizio.



2 PRESENZE SALESIANE OGGI NEL MONDO ISLAMICO

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In questo capitolo viene presentata una breve analisi delle presenze salesiane in vari contesti islamici. Si è pensato conveniente di raggruppare queste presenze sotto tre titoli:

    1. quelle in paesi di regime musulmano o nei cosiddetti stati islamici;

    2. quelle in paesi dove la maggioranza della popolazione è musulmana, però gli stati non sono islamici, e sono assai tolleranti;

    3. quelle in paesi dove c’è una forte presenza musulmana in alcune zone, anche se i musulmani sono una minoranza nella popolazione complessiva. Di questa terza categoria abbiamo scelto soltanto alcuni esempi.

Segue un tentativo di sintesi per segnalare alcune caratteristiche. Evidentemente la presentazione non comprende tutte le presenze salesiane in contesti islamici, ma per lo scopo del nostro studio è sufficientemente rappresentativo.



Chiave di lettura:

Il titolo indica il paese e l’ispettoria a cui appartiene. Per avere un quadro più completo si deve leggere questa descrizione insieme con i dati del paese disponibili nell’allegato 1. Il numero tra parentesi indica il numero assegnato al paese nell’elenco dell’allegato. Le statistiche sono del 2006.



3.1 1Paesi a regime musulmano

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      1. EGITTO – MOR(allegato 1: 4)

  • Alessandria: Scuola IPIA: allievi: 286, di cui 80 cristiani (28%) e 206 musulmani (72%): Scuola egiziana: allievi: 627, di cui: 186 cristiani (30%) e 441 musulmani (70%); corsi rapidi: allievi: 440, di cui 49 cristiani (11,1%) e 391 musulmani (88,9%); oratorio quotidiano e festivo: oratorio misto cristiani e musulmani: 550, di cui cristiani 120 (21.8%); Oratorio festivo (cristiani): 120

  • Cairo - Rod El Farag: Scuola ITI: allievi: 576, di cui 37% musulmani; corsi rapidi: allievi: 3.300, di cui 70% musulmani; Oratorio festivo: frequentanti: 175, tutti cristiani.

  • Cairo – Zeitun: Oratorio festivo: frequentanti: 650, tutti cristiani (egiziani e sudanesi).



2.1.2FUJAIRAH (Emirati Arabi) – INM (allegato 1: 31)

  • Una presenza che inizia ed è ancora nella fase sperimentale. La presenza fu accettata nel 2007 su richiesta del Vicario Apostolico dell’Arabia.

  • Una scuola con due parti distinte: Una parte ha in maggioranza autoctoni di religione islamica; la seconda parte ha la maggioranza di immigrati tra cui molti cattolici. Le due scuole insieme hanno circa 1000 studenti.

  • Possibilità della cura pastorale della parrocchia di Fujairah a favore degli immigrati.



      1. IRAN – MOR(allegato 1: 35)

  • Una sola presenza a Teheran: parrocchia – colonia; Soggiorno- colonie estive a Now Shahr: numero: 50.



      1. KUWAIT – INB(allegato 1: 39)

  • La presenza salesiana consiste in una scuola a tre livelli: primaria, media e secondaria.

  • Allievi: 1255 – [Cattolici: 32.35%; Altri Cristiani: 26.69%; Musulmani: 24.38%: Altri: 16.57%]

  • Indiani: 928 – [Cattolici:380; Altri Cristiani:233; mussulmani: 111, Hindu: 184; altri: 20]

  • Arabi: 188 – [Cattolici: 3; Altri Cristiani: 72; Musulmani: 113

  • Altre nazionalità: 139 – [Cattolici 23; Altri Cristiani: 30: Musulmani: 82; Altri: 4]

  • La scuola ha la possibilità di avere più studenti se lo spazio fosse disponibile. Non è ancora la miglior scuola del Kuwait, ma le domande aumentano perché da noi c’è un buon ambiente educativo e familiare.

  • Ogni cenno a qualsiasi religione, eccetto l’Islam, è proibito per legge. Si evangelizza attraverso il sistema preventivo.



      1. MAROCCO – FRA (allegato 1: 13)

  • Kenitra: Parrocchia – 120 cristiani; Scuola Don Bosco – 646 studenti:100%i musulmani, 30 professori: 100% musulmani; Scuola professionale JUK-SPEL – 90 studenti: tutti musulmani, 8 professori: 6 marocchini musulmani e 2 francesi cristiani.

  • C’è libertà di educare ai valori del Regno. Facilita gli studenti ad essere buoni musulmani. Si celebrano le feste musulmane e quelle cristiane

  • Si vede che c’è non solo tolleranza, ma accettazione mutua tra cristiani e musulmani.

  • Si sente la difficoltà di non poter godere la libertà religiosa e la possibilità di evangelizzare apertamente.

  • È una presenza evangelizzatrice in senso largo.



      1. PALESTINA: Autorità Nazionale Palestinese – MOR (ex Cisgiordania – Territori occupati da Israele) (allegato 1: 45)

  • Betlemme: Scuola—allievi (tecnica e corsi rapidi): 118+92=210; scuola—cristiani: 48 (40,6%), musulmani scuola: 70 (59,4%); corsi rapidi—cristiani: 18 (19,5%) , musulmani: 74 (80,5%). Oratorio festivo: frequentanti: 275, quasi tutti cristiani.



      1. SIRIA – MOR(allegato 1: 48)

  • le quattro nostre Case sono prevalentemente oratori e centri giovanili, frequentati da soli cristiani.

  • Aleppo: Oratorio – centro giovanile: oratorio feriale e festivo: frequentanti: 550 (tutti cristiani di varie chiese o riti).

  • Damasco: Oratorio – centro giovanile: oratorio venerdì, sabato, domenica: frequentanti: 650 (tutti cristiani: varie chiese o riti); oratorio estivo: circa 800 bambini e ragazzi.

  • Kafroun: Oratorio – centro giovanile: oratorio festivo (e al venerdì): frequentanti: 140 (tutti cristiani—varie chiese o riti); colonia estiva: 2010 (vari gruppi).

  • Qamishly: Oratorio – centro giovanile: oratorio giornaliero: frequentanti: 370 (tutti cristiani—varie chiese o riti, specialmente armeni.



      1. PAKISTAN – FIS(allegato 1: 44)

- 2 presenze:

Lahore: Scuola professionale con 155 studenti di cui 10% musulmani. Oratorio-centro giovanile chiuso 4 anni fa a causa dei disturbi da parte dei musulmani. C’è l’intenzione di riaprire solo per i Cristiani.

Quetta: Scuola per i poveri. Internato per orfani e poveri. I 45 interni sono tutti cristiani. Nella scuola ci sono 750 studenti, di cui 60% cristiani e 40% musulmani.

  • Si provvede all’istruzione religiosa dei musulmani come pure dei Cristiani. Non è consentito ai musulmani pregare nella scuola perché subito il luogo diventa sacro e non usabile per altri fini.



      1. TUNISIA(allegato 1: 23)

  • Manouba: scuola privata – scuola materna e elementare per ragazzi e ragazze. Allievi: 700: 100% musulmani. Segue il programma del Dicastero dell’educazione del paese. I contatti con il governo sono ottimi.

  • Attualmente ci sono solo tre confratelli.

  • Non hanno il permesso di aprire un oratorio/centro giovanile.



      1. YEMEN- INK (allegato 1: 53)

  • 99% musulmani. L’Islam è religione di stato.

  • La presenza dei Cristiani è tollerata solo per modo di dire. È proibito parlare del cristianesimo agli autoctoni.

  • SDB sono presenti come cappellani delle Missionarie della Carità di Madre Teresa, ma possono anche avere cura pastorale dei Cattolici. Le Chiese esistono solo in Aden dove c’era una presenza cristiana numerosa ai tempi del colonialismo.

  • Le nostre attività si svolgono in quattro centri. I fedeli sono circa 1500. Le condizioni di lavoro non sono tanto facili.





3.2 2Paesi a maggioranza musulmana

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      1. ALBANIA – IME (allegato 1: 54)

  • Tirana: Scuola professionale- 461 allievi: 70% musulmani; scuola & asilo – 431 allievi: 35% musulmani; oratorio: 425 oratoriani: 68% musulmani.

  • C’è un clima di apertura e tolleranza.

  • Scutari: Oratorio, scuola professionale



      1. AZERBAIGIAN – SLK (allegato 1: 26)

  • Una presenza salesiana: “Missio sui iuris”, parrocchia e attività sociali e giovanili. Un'altra presenza è prevista fra poco per un’opera tipicamente salesiana per i giovani. Circa 300 cattolici.

  • Attività pastorali, missionarie e sociali.

  • C’è tolleranza religiosa. Pochi musulmani praticano strettamente. Recentemente c’è un risveglio islamico. Gli stranieri non possono fare proseliti.



      1. CIAD – ATE (allegato 1: 2)

  • Ndjamena: Oratorio e centro giovanile aperti a tutti. Non ci sono problemi per la presenza dei musulmani nell’opera. L’ oratorio sorge in un quartiere dove minore  è la presenza dei musulmani e anche perché il forte flusso d’immigrazione di gente di ogni etnia ha un poco mitigato i contrasti. La parrocchia è molto grande e attiva.

  • Sarh: Nella periferia del Kassai c’è una parrocchia affidata a noi. Qui il nostro impegno e la nostra presenza evangelizzatrice si manifesta in modo esplicito in mezzo alla popolazione della parrocchia formata quasi esclusivamente da famiglie di religione tradizionale e cristiane. Non abbiamo, in buona sostanza, né contatti né problemi con i nostri fratelli di religione musulmana. Oratorio/centro giovanile: aperto a tutti. Vi frequentano più di 200 ragazzi. La nostra Opera è probabilmente l’unico ambiente della città dove possono incontrarsi, ed effettivamente si incontrano, in maniera spontanea ragazzi e giovani di diverse religioni. Non mancano tensioni ma si cerca di creare un clima di dialogo, e mutua accettazione.



      1. GUINEA KONAKRY – AFO(allegato 1: 9)

  • Konakry: Parrocchia, oratorio, tipografia: frequentanti: 300 di cui 80% musulmani, 18% cristiani e 2% altre religioni.

  • Approccio ai musulmani attraverso sport e attività culturale.

  • Non ci sono ostacoli per una pastorale salesiana.



      1. INDONESIA – ITM (allegato 1: 34)

  • Tigaraksa: Scuola professionale, Oratorio, prenoviziato.

  • Scuola professionale: 9 settori con circa 773 formandi per annum (c. 90% musulmani). I corsi sono di breve durata. Nel corso attuale ci sono 289 studenti di cui 259 sono musulmani, 10 cattolici, 13 protestanti, 7 buddisti. Gli insegnati sono 10 di cui solo uno è cattolico. L’opera è situata in un ambiente musulmano molto conservativo e poco aperto.

  • Anche nell’oratorio la vasta maggioranza è di musulmani. Si nota che la convivenza con i musulmani è molto difficile. Non mancano segni di ostilità.

  • L’approccio pastorale è di incoraggiare i musulmani a essere buoni musulmani.

  • Il coinvolgimento dei prenovizi dell’oratorio è percepito come un elemento positivo.

  • Sunter: Oratorio/centro giovanile. Anche se la nostra casa non è situata in una zona a maggioranza musulmana, c’è un grande numero (95%) di musulmani nell’ oratorio. Durante la settimana ci sono tra 200 e 300 ragazzi. La domenica circa 500.

  • Si può parlare liberamente di Don Bosco, ma non di Gesù Cristo. Si cerca di educare attraverso lo sport, celebrazione delle feste, servizi sociali, ecc.



      1. KOSOVO – IME(allegato 1: 63)

  • Pristina: Scuola professionale, parrocchia, oratorio

  • Scuola professionale: allievi: 100 – musulmani 90%, cattolici 10%

  • Oratoriani: c. 200 – musulmani 80%, cattolici 20%.

  • Come iniziativa di dialogo c’è la condivisione di attività culturali, musicali e teatrali. Si partecipa anche nella commissione interreligiosa di Pristina.



      1. LIBANO – MOR(allegato 1: 40)

  • El Houssoun: Oratorio - centro e giovanile – accoglienza (gruppi durante l’anno e colonie durante le vacanze estive): oratorio al sabato pomeriggio: frequentanti: 170 (tutti cristiani—quasi tutti maroniti); durante l'estate: tre pomeriggi (giovedì, venerdì, sabato).

  • Fidar: Oratorio – scuola professionale: oratorio sabato mattino: frequentanti: 20 (tutti cristiani); durante l'estate: giornaliero (un centinaio); scuola professionale: allievi- 132, di cui 41 musulmani.



      1. MALI – AFO (allegato 1: 12)

  • Bamako: Centro di formazione professionale (la maggioranza dei destinatari è di musulmani – cifre non disponibili)

  • Sikasso: Centro di formazione professionale: allievi: 230—musulmani (190) 82,61%, cristiani (40 la maggioranza cattolica) 17.39%; Oratorio: 150 bambini—90% musulmani.



      1. SENEGAL – AFO (allegato 1: 18)

  • Dkar Yoff: Centro giovanile: Musulmani 88%, Cristiani 11% altre religioni 1%

  • Thiès: Centro di formazione professionale, Centro giovanile: musulmani 95%, cattolici 05%

In più c’è la cura pastorale di una piccola comunità cristiana della etnia sérère.

  • Questo centro sta guadagnando più accettabilità tra i musulmani.



      1. SIERRA LEONE – AFW (allegato 1: 19)

  • 2 presenze a Lungi e Freetown. Quella di Freetown ha un ambiente cristiano.

  • Lungi: 5000 giovani e bambini frequentano 2 pre-scuole, 4 scuole elementari, 2 scuole secondarie, 1 centro di formazione professionale, e tre centri giovanili. C’è anche una parrocchia. Il 15% degli allievi sono cattolici, 10% di altre denominazioni cristiane, 70% musulmani e 5% di religione tradizionale.

  • C’è buona convivenza tra musulmani e cristiani. C’è molta tolleranza religiosa.



      1. SUDAN – AFE (allegato 1: 21)

  • Khartoum: Scuola professionale:

  • Khartoum-Kalakala: Scuole elementari della parrocchia

  • El Obeid: Scuola professionale:

  • A Wau e Tonj i nostri destinatari sono quasi tutti cattolici



      1. TURCHIA – MOR (allegato 1: 50)

  • 1 presenza a Istanbul:

Parrocchia e santuario N. S. di Lourdes – oratorio – scuola – colonia estiva . I parrocchiani sono di diverse lingue;

Oratorio: al sabato: 300; estivo (quotidiano): irakeni 300.

Scuola turca: totale 291, di cui: cristiani 59 - ebrei 12 – musulmani 220.

Scuola per irakeni: 280/300 tutti cristiani (caldei, siri, armeni...)

  • Questa presenza è in una situazione molto debole per motivi del personale salesiano di età avanzata e la difficile situazione finanziaria.



3.3 3Paesi con forte presenza musulmana

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      1. INDIA (allegato 1: 33)

  • INK: Mentre la percentuale dei musulmani in India è del 13,4% della popolazione (su un totale di 1.090.000.000) nello stato di Kerala è del 24,7% (su un totale di 32.000.000) sono musulmani e in Karnataka 12,2% (su un totale di 52,850,562).

    • Nella ispettoria, tra 8606 studenti in 11 centri educativi (scuole, centri professionali, Collegi universitari) solo 2,63% sono musulmani.

    • È consentito ai musulmani di andare alla moschea a mezzo giorno del Venerdì e tornare a scuola dopo le preghiere per continuare le lezioni.

  • Altre ispettorie Indiane, in modo particolare INC, ING, hanno grandi concentrazioni di musulmani. Molti studenti nelle nostre scuole sono musulmani, però questo non ha grande incidenza sull’andamento della scuola che può svolgere i suoi programmi secondo la tradizione salesiana.



2.3.2 ISRAELE – MOR

  • Nazareth: scuola primaria e secondaria ITI/IPI: allievi: 607, di cui 292 musulmani (= 49%); oratorio festivo: frequentanti: 200 (tutti cristiani).

  • Bet Gemal: accoglienza (gruppi, famiglie e persone, con diverse modalità e sistemazioni): 250

  • Cremisan: oratorio al sabato, operante dal 1970 al 2000: 90/100, di cui 90/95% musulmani. Il vecchio studentato di teologia è attualmente fuori servizio.

  • Gerusalemme – Ratisbonne: studentato teologico internazionale in lingua inglese.



2.3.3 SERBIA-MONTENEGRO – SLO (allegato 1: 65)

3.4 Podgorica: Scuola professionale

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3.5 Studenti: 470 – ortodossi 42%, cattolici 30%, musulmani 24%, altri 4%

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  • La scuola è aperta a tutti. Non ci sono problemi per la presenza dei musulmani.



2.3.4 FILIPPINE Sud - FIS

  • Mati: Scuola professionale – 40 allievi in ogni gruppo

  • da 1999. 10% musulmani

  • Zona molto povera. La scuola serve “school drop outs”. Scuola aperta a tutti senza distinzione di religione.

  • Alcuni musulmani fondamentalisti si sentono oppressi e ostacolano le attività pastorali.



3.6 1Sintesi delle presenze salesiane in contesti islamici

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3.6.1 Le presenze tra i musulmani sono distribuite come segue:

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Regione

Ispettoria

Paesi/regioni dei paesi

AFRICA


AET

Ethiopia, Eritrea,

AFE

Tanzania, Sudan

AFO

Guinea Konakry, Malì, Senegal,

AFW

Nigeria, Sierra Leone

ATE

Ciad

MOZ

Mozambico

IRL-Malta

Tunisia

FRA

Marocco, Francia


Libia

ASIA EST


FIS

La parte sud delle Filippine

ITM

Indonesia- Jakarta

THA

Nella diocesi di Surathani

ASIA SUD


INB

Kuwait

INC

Bengala occidentale

ING

Assam

INK

Yemen, Kerala, Karnataka

INM

UAE-Fujairah

EUROPA


CRO

Bosnia-Herzegovina

SLK

Azerbaigian

SLO

Serbia, Montenegro

I paesi / le città d’Europa dove ci sono concentrazioni di immigrati musulmani

ITALIA-MOR

MOR

Egitto, Iran, Israele, Libano, Palestina, Siria, Turchia


IME

Albania, Kosovo



3.6.2 Osservazioni di sintesi

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Dopo questa analisi e presentazione delle nostre opere in vari contesti islamici si fanno alcune constatazioni. Ci basiamo sulle relazioni pervenute dalle ispettorie. (Per i dettagli vedete allegato 2)

      1. Non si possono equiparare tutte le presenze salesiane in paesi o contesti islamici. In alcuni paesi ci sono molte difficoltà da diversi punti di vista. In altri, invece, anche se la maggioranza è musulmana non ci sono problemi di rilevanza. I problemi non sono legati al contesto del paese come tale, ma al contesto immediato nel quale l’opera salesiana si trova. È vero però che le leggi del paese incidono molto sulle nostre opere.

      2. In diversi paesi islamici (per es. Egitto, Siria, Kuwait) le presenze salesiane si occupano principalmente dei cattolici e di altri cristiani. La nostra presenza è come un appoggio e scudo per loro. Senza queste presenze la piccola minoranza cristiana non avrebbe nessun aiuto e si perderebbe.

      3. Si nota che nei paesi dove l’islam è tollerante i salesiani hanno una maggioranza islamica nelle loro opere (Marocco, Mali, Sierra Leone). In questi contesti esiste la possibilità di un certo lavoro pastorale con i musulmani senza fare proselitismo. Qui e là c’è anche qualche rara conversione al cristianesimo.

      4. Nei paesi o zone dei paesi dove c’è una forte presenza musulmana (India, Tailandia, Filippine sud), con qualche rara eccezione (per es. Tigaraksa, Sarh) la presenza dei musulmani nelle nostre scuole, centri di formazione professionale e oratori non causa speciali preoccupazioni.

      5. Nella maggioranza delle nostre presenze non ci sono né programmi speciali per i musulmani, né privilegi o discriminazione di qualsiasi tipo. In molte si prega con loro nella forma cristiana. In alcune (Marocco, Tigaraksa) si cerca di aiutarli a vivere come buoni musulmani.

      6. Eccetto il fatto di provvedere nei nostri ambienti educativi ciò che è prescritto dai governi islamici, in nessun contesto abbiamo organizzato programmi speciali per la formazione religiosa dei musulmani. Però si provvede alle lezioni di etica e morale.

      7. In alcuni paesi (per es. Pakistan, Ciad) dove i cristiani sono pochi, avere cristiani e musulmani insieme nello stesso oratorio non è stata una esperienza positiva. La maggioranza musulmana si impone e i cristiani si sentono fragili e soffrono del complesso di inferiorità.

      8. Il sistema preventivo e in particolare la presenza di amicizia dei salesiani tra i destinatari è la carta vincente per una efficace evangelizzazione tra i musulmani. Proprio per questo i nostri confratelli percepiscono ogni nostra presenza nei contesti islamici come una presenza veramente evangelizzatrice (Kuwait, Pakistan, ecc.). L’evangelizzazione si realizza attraverso la testimonianza, l’amorevolezza e l’amicizia.



4 LA CHIESA E I PAESI ISLAMICI

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5.1

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5.1.1 3.1 Interventi della Santa Sede

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Sembra che non ci sia un documento che enunci bene la politica che la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, vorrebbe adottare nei confronti di paesi islamici. Questa si può dedurre dai recenti interventi del Papa Benedetto XVI e rappresentanti della Santa Sede.

Nel suo incontro con rappresentanti della comunità musulmana in Germania durante la sua visita nell’agosto 2006 il papa ha ribadito l’importanza di cooperazione tra cristiani e musulmani e il grande bisogno di dialogo.1 Ecco alcuni estratti:

“Cari amici, sono profondamente convinto che dobbiamo affermare, senza cedimenti alle pressioni negative dell’ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace. La vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani. Abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio dei fondamentali valori morali. La dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità scaturiscono devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo posto in essere per attuarlo. È questo un messaggio scandito in modo inconfondibile dalla voce sommessa ma chiara della coscienza. È un messaggio che occorre ascoltare e far ascoltare: se se ne spegnesse l’eco nei cuori, il mondo sarebbe esposto alle tenebre di una nuova barbarie. Solo sul riconoscimento della centralità della persona si può trovare una comune base di intesa, superando eventuali contrapposizioni culturali e neutralizzando la forza dirompente delle ideologie.”

Riferendosi a un suo discorso precedente, il Papa affermò:

“Nell’incontro che ho avuto in aprile con i Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali e con i rappresentanti di varie Tradizioni religiose dissi: “Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme” (L’Osservatore Romano, 25 aprile 2005, p. 4).

Il Papa osservò che la libertà viene garantita nel rispetto reciproco:

“Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro. La difesa della libertà religiosa, in questo senso, è un imperativo costante e il rispetto delle minoranze un segno indiscutibile di vera civiltà.”

Citando il documento del Vaticano II il papa affermò di nuovo la stima che la Chiesa cattolica ha dei musulmani e il bisogno di lavorare insieme per una società più giusta e libera:

“La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce... Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Dichiarazione Nostra Aetate, n. 3).

In fine Benedetto XVI fece una solenne dichiarazione:

“Insieme, cristiani e musulmani, dobbiamo far fronte alle numerose sfide che il nostro tempo ci propone. Non c’è spazio per l’apatia e il disimpegno ed ancor meno per la parzialità e il settarismo. Non possiamo cedere alla paura né al pessimismo. Dobbiamo piuttosto coltivare l’ottimismo e la speranza. Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro.”



La politica della Chiesa nei confronti dell’Islam è ben chiarito in un’ intervento pronunciato da monsignor (attualmente Cardinale) Giovanni Lajolo, allora Segretario per i Rapporti con gli Stati, in occasione della XVII Sessione Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti sul tema “Migrazione e itineranza, da e per i paesi a maggioranza islamica”, svoltasi in Vaticano dal 15 al 17 maggio 2006. Egli parla delle “misure che possiamo adottare nel nostro approccio alle persone di fede islamica, tenendo presente che queste questioni avranno importanza crescente negli anni a venire.”

a) “In linea di principio, occorre dire che di fronte all'Islam la Chiesa è chiamata a vivere la propria identità fino in fondo, non arretrare e prendere posizioni chiare e coraggiose per affermare l'identità cristiana. Sappiamo bene che l'Islam radicale approfitta di ogni segno che esso interpreta come di debolezza.”

b) “Ciò non esime ed anzi spinge a prestare attenzione alle iniziative di dialogo in atto, anche in ambito internazionale… È evidente che le iniziative di dialogo su temi religiosi non spettano agli Stati, ma agli esponenti religiosi, anche se esse possono essere facilitate dai responsabili politici.”

c) …

d) Un tema particolarmente delicato è il rispetto delle minoranze e dei diritti umani, particolarmente della libertà religiosa che include, come ho già detto, anche la libertà di cambiare senza costrizioni la propria religione e di abbracciarne un'altra. Sappiamo che, anche in ambito musulmano, hanno buona eco le dichiarazioni e gli interventi del Papa a questo proposito. La comunità internazionale dovrebbe riesaminare politiche e strategie che hanno ripercussioni sulla libertà religiosa e sugli altri diritti umani, verificando, inoltre, che non si abusi del partenariato delle organizzazioni non governative con le istituzioni internazionali a carattere umanitario e di assistenza ai migranti e ai rifugiati, per scopi di proselitismo religioso. La Santa Sede non cesserà di far udire la propria voce presso le Organizzazioni e nelle Conferenze internazionali, per promuovere il rispetto dei diritti umani dei migranti, il riconoscimento di una situazione giuridica adeguata alla dignità di ogni persona.”

e) “Continuerà, inoltre, a dichiarare la propria ferma opposizione ad ogni tentativo di sfruttare la religione per giustificare il terrorismo e la violenza, che ancor oggi costringe alla fuga dal proprio paese un gran numero di persone.”

f) “Un problema delicato per la Chiesa è costituito dalla protezione dei cristiani in paesi a maggioranza islamica, che sta inducendo migliaia di cristiani a lasciare la loro patria ove non sono più adeguatamente protetti nei loro diritti fondamentali. È particolarmente dolorosa la situazione dei cristiani in Terra Santa; ma anche in Turchia e negli altri paesi del Medio Oriente la loro presenza si è ridotta considerevolmente.”

g) “Per quanto riguarda la presenza dei migranti musulmani nei paesi a maggioranza cristiana, come si è detto, occorre sottolineare l'importanza dell'integrazione. Preliminarmente ed in via generale, vorrei osservare che la Chiesa, in conformità alla natura cattolica della sua missione ed alla sua scelta preferenziale per i poveri, è in favore dell'affermazione del diritto ad emigrare e alla tutela dei diritti dei migranti. Ciò non toglie che sia grave compito dei politici di regolare la consistenza e la forma dei flussi migratori, così che gli immigrati possano sentirsi accolti umanamente con dignità e la popolazione del paese che li riceve non sia posta in condizioni oggettivamente favorevoli al rigetto, con conseguenze nefaste per gli immigrati, ma non meno per la cultura umana della popolazione ospitante e per i rapporti tra i popoli. Ciò premesso, in ogni caso i cristiani e gli stessi Pastori sono sfidati a nuovi impegni di solidarietà e di condivisione, che sono legati alla necessità di approfondire la conoscenza delle culture di coloro che si aggiungono alla loro comunità sociale, ma anche, inscindibilmente, di dare testimonianza dei propri valori, in vista del "rispettoso annuncio" della propria fede. Molte volte, ciò che colpisce questi immigrati è il sentimento di trovarsi all'interno di società che hanno perso, con le proprie radici religiose, ogni riferimento etico. Vi sono poi molti di questi immigrati che, pur provenendo da paesi a maggioranza islamica, non hanno alcuna pratica religiosa. Tutti dovrebbero trovare persone consapevoli dell'amore di Dio e capaci di comunicarlo ai fratelli, senza timori o reticenze. Coloro che vogliono convertirsi alla fede cattolica dovranno essere seguiti e assistiti, giacché contro di loro possono essere esercitate gravi pressioni (non escluse minacce di morte) dalle famiglie o persino dai servizi segreti o da funzionari delle Ambasciate dei loro paesi di provenienza. Essi dovranno essere sufficientemente forti nella loro fede, anche per affrontare l'impatto che su di essa può avere l'eventuale ritorno nella loro patria, o la rinuncia ad un tale ritorno.”

h) …

i) …Mettiamo mano, quindi, a questo lavoro, con prudenza e attenzione, ma anche con libertà di spirito e speranza, certi che Colui che guida i destini della storia chiede anche il nostro impegno e il nostro amore per raggiungere il grande mondo dei credenti musulmani ed arricchirlo del fermento evangelico. È un nostro dovere e, non dimentichiamolo, parimenti un loro diritto”.



Nella stessa linea, è molto illuminante il parere del Nunzio Apostolico in Israele, Mons. Sambi. Egli, pensando alle possibilità offerte alla evangelizzazione in contesto islamico, proponeva tre criteri fondamentali. A suo parere, le comunità cristiane che vivono in contesti a quasi totalità musulmana, devono:

  1. Salvaguardare la propria identità, senza cedimenti, o commistioni;

  2. Coltivare l’eccellenza in tutto ciò che fanno, specie nel campo educativo, perché dove non arriva la forza del numero, arrivi la forza della qualità;

  3. Collaborare con tutti gli uomini di buona volontà, a qualunque fede appartengano, per la ricerca del bene comune.



Una recente lettera del 13 novembre 2006 scritta dal Nunzio Apostolico in Pakistan, Mons. Adolfo Tito C. Yllana a don Pietro Zago, missionario salesiano in Pakistan conferma proprio questa politica della Chiesa. Egli scriveva dopo la sua visita alle presenze salesiane:



“…..È molto incoraggiante vedere una comunità che vive proprio lo spirito di comunione animato dalla preghiera in comune.

Sono stato molto felice di aver visto e constatato quanto la fami­glia di Don Bosco sta facendo per il popolo di quella Prefettura Apostolica.

Apprezzo molto il lavoro che state portando avanti, soprattutto in favore dei più poveri e disagiati, nonché della piccola comunità cattolica. Riconfermo quanto vi avevo già detto: Quello è il posto dove Don Bosco sarebbe andato per operare un servizio missionario dedicato particolarmente ai giovani.

Prego il Signore che vi dia sempre il sostegno della sua grazia e il coraggio di portare avanti, nonostante le numerose difficoltà, il lodevole servizio che voi adempite in nome della chiesa. ….”



5.1.2 3.2 L’atteggiamento della Chiesa di fronte ai paesi islamici

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Nella scia di queste osservazioni autorevoli possiamo aggiungere alcuni punti basandoci sulla pratica della Chiesa nell’incoraggiare presenze cristiane e specialmente dei religiosi/delle religiose in paesi islamici. È da ricordare che nel Medio Oriente la Chiesa raramente dà il permesso di chiudere e vendere una presenza qualsiasi della Chiesa.



1. È Importante essere presenti in questi contesti islamici nonostante le difficoltà e le spese.

Tali presenze dovrebbero approfittare degli spazi di libertà di cui si può disporre, a volte molto esigui. La Chiesa ritiene che sia sempre meglio esserci che non esserci, preferibilmente non solo con edifici di culto, ma anche con opere sociali, anche a costo di gravi sacrifici.

Tra le opere sociali c’è una certa preferenza per la scuola perché essa offre la possibilità di influire sulla società musulmana e ha la capacità di contribuire a un cambio di mentalità.

La presenza della chiesa e del cristianesimo, anche se isole nell’oceano, è estremamente importante, perché si tratta dell’unica vera luce di Cristo in questi paesi, che i musulmani vedono, odono e toccano, diversa (speriamo in bene) da quella che essi vedono, o sentono, o leggono attraverso i mass-media occidentali.

2. La presenza della Chiesa in questi ambienti è quindi una presenza di testimonianza, spesso silenziosa, a volte eroica, fatta di servizio, di carità e, se accettata, di collaborazione, per es. nel campo sociale ed educativo.

3. Non si tratta di una presenza passiva sofferente. Con tutti i mezzi possibili c’è da rivendicare la libertà di culto e il diritto di piena cittadinanza per i cristiani.

Questo si potrebbe fare mediante la partecipazione alla vita pubblica, anche se questa è quasi sempre limitata e ostacolata da leggi restrittive, dalla prassi o dall’opinione pubblica ostile.

Si tratta della riaffermazione della identità cristiana, tanto che i cristiani si sentano orgogliosi di essere cristiani e trovino il coraggio di affrontare i problemi di vivere in contesto ostile alla loro fede. Così combattere anche la lenta scristianizzazione di questi paesi.

4. Una presenza dialogante ed aperta. Anche se le presenze cristiane in paesi islamici dovrebbero avere cura speciale dei cristiani (e in modo speciale dei cattolici) esse non dovrebbero convertirsi in presenze introverse. Dovrebbero essere presenze che promuovano il dialogo con l’Islam a tutti i livelli possibili. Così si creano “ponti” tra culture e religioni. Il dialogo è soprattutto quello della vita quotidiana di apertura, di accoglienza e di amicizia con i musulmani, come pure quello della condivisione a livello di convinzioni religiose e la preghiera comune.



6 LA PRASSI SALESIANA FINO AD OGGI

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7 4

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7.1

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7.1.1 4.1 Rispondere ai bisogni concreti

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  1. Da quanto appare dalle storie delle presenze salesiane in vari contesti islamici, si constata che i salesiani non sono andati per combattere l’islam o per dialogare con essa. Con la probabile eccezione del Medio Oriente, essi sono stati guidati dai bisogni dei giovani e bambini in necessità. Si può dire che ovunque essi sono andati prima di tutto per avere cura dei cristiani e per evangelizzare quelli che erano ancora addetti alle pratiche religiose tradizionali. Questo si evidenzia sia nel MOR che nel Pakistan oppure Kuwait, Mali, Sierra Leone…

  2. Il tema dell’Islam è diventato scottante in tempi assai recenti a causa dell’aumento degli attacchi terroristici da parte degli integralisti musulmani e del fenomeno dell’immigrazione di massa dai paesi islamici in Europa, con la conseguente crescita della popolazione islamica in Europa.

  3. Si è fatto molto poco o quasi niente per la crescita religiosa di destinatari della religione Islamica nelle nostre opere. Comunque si provvede a quanto è prescritto dalla legge del paese (destinare un ambiente per la preghiera dei musulmani, contrattare insegnanti per l’insegnamento del Corano). Dove la legge non lo esige non si fa niente in questo campo. In qualche posto è persino vietato pregare nei nostri ambienti. (Pakistan: They [muslim students] are not allowed to pray in the compound since once a student prays in some place that can be declared “Holy Land”, having to build a mosque for them”).

  4. Le attività (incluse le preghiere) sono in un certo senso neutrali, aperte a tutti e senza favorire nessuno, anche se si può dire che nella maggioranza dei casi la forma è cristiana. In diversi contesti, specialmente nei paesi più tolleranti, anche i musulmani partecipano alle attività religiose e alle celebrazioni delle nostre feste. I valori cristiani sono insegnati nella scuola e così anche i musulmani vengono introdotti a un cristianesimo velato.

  5. Spesso si fa differenza tra scuola e oratorio/centro giovanile. Mentre la scuola è aperta a tutti, cristiani e musulmani, nella maggioranza dei casi l’oratorio/centro giovanile è riservato ai cristiani o ai musulmani. In diversi contesti la partecipazione simultanea dei musulmani e cristiani alle attività dell’oratorio non è stato del tutto positivo (Egitto, Siria, Pakistan, Sarh).

  6. Pare che nel passato il Consiglio Generale non abbia avuto nessuna politica ben enunciata per guidare le sue decisioni di apertura di presenze salesiane nei contesti islamici. Si è proceduto in ogni singolo caso a rispondere alle richieste pervenute e impiegando le risorse a nostra disposizione. L’attenzione era posta maggiormente sulla modalità di realizzazione dei progetti, piuttosto che sul “perché” delle proposte, che era dato per scontato. Appare comunque che i criteri di apertura siano stati i seguenti:

    1. Le necessità della Chiesa. Risposta favorevole all’invito della Santa Sede o dei Vescovi dei paesi interessati.

    2. Il bisogno di rendere un servizio alla minoranza Cristiana/Cattolica nei paesi islamici.

    3. La possibilità di lavorare secondo il nostro carisma.

    4. L’opportunità di avere più presenze nei paesi islamici più aperti o tolleranti.

    5. “Un progetto della congregazione” anche se affidato giuridicamente a una ispettoria.



7.1.2 4.2 I risultati finora ottenuti

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  1. Tutte le nostre presenze concordano nell’affermare che esse hanno un influsso molto positivo sull’ambiente in cui si trovano. La scuola è molto ben apprezzata per la qualità dell’insegnamento. In diversi locali gli stessi leader islamici (gli Imam) appoggiano le nostre opere. Da inizi difficili si arriva all’apprezzamento e al sostegno proprio a causa della qualità del nostro servizio.

  2. Il sistema preventivo è il nostro grande mezzo per entrare nei cuori dei musulmani. “Il metodo educativo di D. Bosco si è rivelato a volte penetrante e convincente. È accolto e apprezzato come ideale, ma vi sono difficoltà a calarlo nella pratica e nella realtà musulmana” (MOR, Kuwait, AFO…). La difficoltà viene dal fatto che la mentalità musulmana non capisce la possibilità di educare senza punire, senza violenza. Quando lo vedono in pratica si meravigliano.

  3. Tutte le nostre comunità affermano che la loro presenza è veramente evangelizzatrice. Non consiste principalmente nella predicazione libera e aperta o nell’amministrazione del battesimo a qualche convertito, anche se pure questo non manca in qualche ambiente islamico tollerante, ma piuttosto nella testimonianza ai valori cristiani e nel diffondere le idee cristiane attraverso l’insegnamento e il programma pastorale. Senza la nostra presenza non sarebbe possibile seminare i semi del Regno negli ambienti islamici.

  4. Si fa molto per la cura pastorale dei cattolici e cristiani sia con l’istruzione, sia con attività religiose e la celebrazione dei sacramenti. Là dove questo non è possibile nella scuola a causa della legge del paese, lo si fa nelle parrocchie dove noi siamo pastori o dove noi collaboriamo.

  5. Le feste cristiane, specialmente la festa di Don Bosco, vengono celebrate in comune con la partecipazione entusiasta anche dei musulmani. In diversi contesti anche le feste dei musulmani vengono celebrate in qualche maniera nel nostro ambiente educativo.

  6. In questo lavoro generalmente i Salesiani vanno avanti da soli. Raramente c’è qualche programma in sinergia con altre congregazioni o società civili. I nostri confratelli non hanno ancora sentito il bisogno di tale collaborazione.

  7. In diversi paesi islamici le nostre presenze hanno cura principalmente dei cattolici e cristiani.





8 LE SFIDE DELL’ISLAM AL CARISMA SALESIANO

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Nonostante i buoni risultati dell’esperienza di essere presenti e lavorare negli ambienti islamici, non si possono negare le difficoltà e le sfide. Queste si possono distinguere tra Sfide interne e Sfide esterne.

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9.1.1 5.1 Sfide interne

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a) Inconsistenza numerica della comunità. Poco personale per il volume di lavoro da fare (Pakistan, Kuwait, Kosovo…)

b) Nel MOR c’è il problema dell’invecchiamento del personale salesiano.

c) La scarsa preparazione dei Salesiani a dialogare con l’Islam porta molti svantaggi. Poca conoscenza dell’islam e delle società musulmane. Dare priorità all’inculturazione. Non abbiamo ancora una strategia per favorire una vera inculturazione dei nostri missionari nell’ambiente islamico.

d) Pochi confratelli hanno studiato bene l’Arabo/Urdu oppure la lingua locale (nel caso dell’Africa). Questo comporta una seria difficoltà di comunicazione nelle relazioni con i musulmani.

e) Reinterpretare il sistema preventivo nell’ambiente islamico è una grande sfida perché esso è il nostro mezzo principale di evangelizzazione. Manca ancora una riflessione approfondita sull’applicazione del sistema preventivo negli ambienti islamici. Molti musulmani non capiscono il metodo dell’amorevolezza e della ragione. L’adesione emotiva alla religione impone tutto per la vita quotidiana.



9.1.2 5.2 Sfide esterne

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5.2.1 Sfide generali dai contesti Islamici, in particolare nei stati islamici

  1. Fondamentalismo religioso, fanatismo (spesso istigato), che fomenta divisioni, discriminazioni, preconcetti stereotipati, applicazione indiscriminata della shari’ah.

  2. La natura dell’Islam: Per l’Islam c’è strettissima connessione e continuità tra: religione (dīn), mondo (dunyā) e Stato (dàwlah): la “religione vera, connaturale” (= l’Islam) deve determinare tutto. L’Islam ha come precetto di essere religione universale e di costruire e costituire la Nazione islamica (Ummah) ovunque; di qui la “missione” (da’wah) e la jihād (intesa sia come lotta per i diritti di Dio nel mondo e contro ogni ostacolo che si oppone all’instaurazione di essi, sia come sforzo e combattimento personale per essere vero musulmani, cioè persone “sottomesse” alla volontà di Dio in tutto).

  3. Problema della shari’a e sua applicazione (rigida o tollerante), in base alla distinzione giuridica fra scopi della shari’a e sua applicazione e interpretazione. Quest’ultima tiene conto del carattere storico dei sistemi legali. Inoltre l’interpretazione può essere data secondo la necessità (darūrah) e interesse, opportunità (maslaħah) della comunità.

  4. Divieto assoluto di evangelizzazione e proselitismo, con severissime pene ai trasgressori (cf rapporti Paese per Paese 1998 di Aiuto alla Chiesa che Soffre: viene analizzata la situazione di 46 Paesi a maggioranza musulmana; cf anche Id., il rapporto del 2005 sulla situazione in tutti i Paesi dell’Africa).

  5. Confusione ed equiparazione tra Cristianesimo e Occidente: il cristianesimo è spesso identificato con l’Occidente secolarizzato, imperialista, mondano, americanizzato, neocolonialista - per questo viene criticato, osteggiato, qua e là combattuto e anche criminalizzato.

  6. Da parte dei musulmani: ignoranza totale (o quasi) del cristianesimo: il corano invece riferisce bene sul “vero e autentico” cristianesimo, su Gesù, Maria, i profeti, la morale, ecc...

  7. il fatto che i cristiani sono in minoranza in molte nazioni musulmane.



5.2.2 Difficoltà specifiche del Medio Oriente

  1. Difficoltà politiche nel MOR: instabilità, molte guerre, permanenti tensioni.

  2. Società e Paesi divisi fra ricchi e poveri.

  3. Giovani: categoria sociale poco considerata.

  4. Considerazione sulla donna e sua promozione: in una situazione non paritaria nell’Islam (matrimonio: scelta sposa, diritto di divorzio; eredità dimezzata; testimonianza debole e insufficiente; velo in pubblico...) – spesso vista solo o soprattutto come oggetto di desiderio, di piacere (cf persino le huri o belle fanciulle del Paradiso) – la si concepisce spesso solo in funzione del marito, della famiglia e della casa - la dottrina (indottrinamento) islamica proclama che solo con l’avvento dell’Islam la donna ha ottenuto un vero affrancamento e un vero rispetto: prima poteva essere venduta schiava; prima la neonata poteva essere soppressa; prima era senza alcuna eredità; prima la disperazione per la sua situazione la portava al suicidio (avvelenamento, gettarsi nei pozzi...).

  5. Il fatto che i cristiani sono una minoranza in seno ad un'altra minoranza (musulmani) in Israele.



5.2.3 Altre sfide in contesti Islamici, in particolare nei paesi più tolleranti

  1. Come evangelizzare in un contesto islamico? Come essere veri testimoni del Vangelo e della presenza positiva della Chiesa, nonostante la difficoltà (o impossibilità) di evangelizzare e “convertire”. Il bisogno di seminare i semi del Vangelo senza avere la soddisfazione di mietere.

  2. Per noi l’educazione è il mezzo privilegiato per l’evangelizzazione. Come realizzare questo obiettivo quando in diversi di questi paesi (per es. Kuwait, UAE) l’educazione viene considerata un “business” per il guadagno? La sfida è dare una diversa testimonianza attraverso l’educazione e fare dell’educazione un vero momento di evangelizzazione, combinando eccellenza accademica con trasformazione dell’ambiente socio-culturale. Ci vuole coraggio e tenacia per portare avanti le opere che spesso vengono considerate come imprese d’affari da parte dei musulmani.

  3. Nelle nostre scuole e altre opere è difficile o quasi impossibile avere una CEP che funzioni bene, proprio per mancanza di un nucleo responsabile di cattolici che comprendono il nostro metodo e i nostri obiettivi.

  4. Scuole e oratori/centri giovanili che ammettono musulmani e cristiani insieme sono una vera sfida. Il complesso di superiorità e l’aggressività dei musulmani fa ritirare i cristiani.

  5. Una difficolta viene dalla stessa cultura ambientale. Là dove un minimo di conversione è possibile, ogni conversione richiede una rottura con la famiglia e implica per il neofita le difficoltà anche nel lavoro e nella società in genere.

  6. L’influenza dell’Islam importato dall’estero è sempre in aumento. In vari paesi con forte presenza islamica dove c’è tolleranza religiosa, ci sono forti finanziamenti per la costruzione delle moschee, un aumento della presenza dei musulmani tra gli universitari, stipendi per gli studenti di Corano, ecc. Oltre questo c’è la corruzione.

  7. Un’altra sfida non insignificante viene dalla apatia e mancanza di impegno della minoranza cristiana in questi paesi (per es. Pakistan). Spesso c’è più cooperazione da parte dei musulmani per i nostri progetti che dai cristiani. La debolezza sociale dei cristiani non facilita il nostro lavoro. Prendersi cura della minoranza cattolica senza trascurare l’apertura ai giovani musulmani non è sempre facile.

  8. Promuovere vocazioni locali là dove è possibile in paesi islamici, pur riconoscendo la difficoltà di reperire personale per queste opere. Dato che si può prevedere che le vocazioni da queste zone non saranno abbondanti si dovrà dipendere da altre ispettorie per i missionari.

  9. Il lavoro sociale basato sulla carità spesso ci fa apparire come “babbo natale” e crea dipendenza da noi per risolvere i problemi di un paese povero.

  10. Il finanziamento delle nostre opere è una grande preoccupazione. Proventi locali sono quasi non esistenti e si deve dipendere dai benefattori dell’estero. Noi ci occupiamo dell’educazione dei più poveri, dei rifugiati e dei cattolici (spesso tra i poverissimi) che non possono pagare (per es. Pakistan, Turchia, Sierra Leone…). Trovare fondi per questo scopo è una vera sfida. Agenzie finanziarie non pagano per le spese dell’educazione, né per costruire scuole. In alcuni paesi il costo per avviare e mantenere una presenza salesiana è assai elevato.

9.1.3 5.3 La sfida del dialogo con l’islam

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  1. Il dialogo possibile è solo quello della vita e delle opere (testimonianza).

  2. Il dialogo “formale”, tecnico, “teologico” e anche quello dell’esperienza religiosa (che è più che semplice pratica, ma è una certa mistica) è quasi impossibile, se non a titolo strettamente personale e privato con pochissime persone. È da tener presente che il Corano raccomanda ai musulmani di “non discutere di religione”.

Ecco alcuni versetti del corano:

“Chiama gli uomini alla via del tuo Signore e con saggezza e buone esortazioni e discuti con loro nel modo migliore” (sura 16, 125).

“Di’: «O gente del Libro! Veniamo a un giusto accordo fra noi e voi e decidiamo di non adorare nessuno eccetto Dio, di non associargli cosa alcuna e di non sceglierci fra noi nessun padrone all’infuori di Dio». Se poi voltano le spalle, dite loro: «Testimoniate almeno che noi ci siamo sottomessi a Dio!». O gente del Libro! Perché discutete su Abramo, mentre invece il Pentateuco e il Vangelo sono stati rivelati dopo di lui? Non comprendete dunque? Ecco: discutete pure su ciò di cui avete qualche conoscenza, ma perché volete discutere su ciò di cui non avete conoscenza alcuna? Dio sa tutto: voi no!” (sura 3, 64-66).



9.1.4 5.4 Le sfide dell’ Islam nell’Europa contemporanea

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La presenza dei musulmani in Europa è sempre in aumento. Il fenomeno dell’immigrazione e alta natalità tra gli immigrati spiega questo aumento. (Si vedano le statistiche nell’allegato 1). Questa situazione presenta molte sfide al carisma salesiano.

  1. La crescente presenza dei bambini e giovani musulmani nelle nostre scuole, oratori, ecc. esige una strategia evangelica di integrazione.

  2. Portare avanti una pastorale di evangelizzazione ed educazione in un contesto pluri-culturale e del dialogo interreligioso.

  3. La pratica del sistema preventivo nei confronti dei musulmani e in un ambiente pluriculturale e plurireligioso.

  4. Rafforzamento della fede dei Cristiani, specialmente dei Cattolici.

  5. Inculcare nei confratelli una nuova mentalità di missionarietà in un contesto pluriculturale.

  6. Rendere capaci i confratelli al dialogo con l’Islam.

  7. Come affrontare il problema della nuova povertà provocata dall’immigrazione?







10 COME ORIENTARCI PER IL FUTURO ?

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Che atteggiamento dobbiamo tenere come Salesiani e missionari di fronte alle sfide dell’Islam? La voce dei confratelli che già lavorano nei contesti islamici possono orientarci ad arrivare a un discernimento più equilibrato.



12 6.1 La voce dei confratelli

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6.1.1 L’importanza della testimonianza

  • Just be Christians and Salesians in our life-style, behaviour and mind-set. We are not expected to DO anything but BE Christ-like in our life!” [INK].

  • “La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza... La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma di missione... In molti casi è l’unico modo possibile di essere missionari” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio 42). Il miglior metodo di presenza e azione: quello del B. Charles de Foucauld e della B. Teresa di Calcutta e di P. Andrea Santoro († Turchia, 2006): amare in atto, mettersi a servizio, privilegiando le categorie più svantaggiate.

“Una tale testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della buona novella. Vi è qui un gesto iniziale di evangelizzazione... È elemento essenziale, generalmente il primo, nella evangelizzazione” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi 21; cf anche ivi 41) [MOR].

      1. Impegno per l’evangelizzazione

  • L’evangelizzazione in paesi Islamici richiede:

- fede nell’invisibile: non guarda ai risultati tangibili, ma lascia a Dio il “verificare” i frutti; Lui solo sa tutto, lui solo salva come sa e come vuole;

- speranza e attesa: non guarda all’oggi, all’immediato, al presente, ma soprattutto al futuro, e ripete con fiducia: “Venga il tuo Regno”;

- carità, carità, carità: vissuta e praticata! (cf Charles de Foucauld, Madre Teresa di Calcutta...);

- coraggio e continuità;

- speciale preparazione per capire la cultura e l’ambiente Islamico, per studiare lingue difficili, per vivere quasi “senza soddisfazioni” di conversioni, battesimi, pastorale quotidiana...[MOR].

  • Ovunque (scuola professionale, scuola elementare o in qualsiasi contesto), la nostra missione deve essere indirizzata verso il primo annuncio del Vangelo. Altrimenti i nostri confratelli perderanno presto la passione per la missione e potrebbero rinunciarla facilmente. [Pakistan]

  • C’è bisogno di curare meglio il nostro impegno catechetico, organizzando corsi di formazione più attrattivi e fornendo informazione sulla nostra religione. Studi comparativi del Cristianesimo e Islam aiuteranno i giovani a comprendere la loro religione meglio. Una formazione più approfondita dei cristiani con insistenza sulla testimonianza della vita potrebbe influire sui musulmani. Exempla trahunt. [AFW].

      1. Impegnarci per la pace, la giustizia e i diritti dell’uomo

  • “Anche l’impegno per la pace, la giustizia, i diritti dell’uomo, la promozione umana è una testimonianza del Vangelo, se è segno di attenzione per le persone ed è ordinata allo sviluppo integrale dell’uomo” (RM 43) [MOR, AFO].

  • “L’approccio migliore ai musulmani è servire i più bisognosi tra di loro, specialmente quando ci sono calamità. Spesso essi stessi non lo fanno.” L’esperienza avuta dopo il terremoto in Pakistan (ottobre 2005) conferma che quando noi li aiutiamo nel momento del bisogno molti pregiudizi cadono e guadagniamo la loro stima per aprire una via al dialogo [Pakistan].

      1. Apertura ai cristiani e ai musulmani

  • “Se siamo invitati ad aprire una nuova presenza salesiana in un paese islamico, essa deve essere una presenza sociale a beneficio de giovani poveri dei due gruppi cristiani e musulmani e in comune.” Il primo approccio è sempre a livello della nostra comune umanità. Questo ci guadagnerà la simpatia delle famiglie e delle autorità. L’impegno per il bene dei più poveri, musulmani e cristiani, è la garazia della nostra sicurezza [Pakistan].

  • Il nostro impegno sarà riconosciuto dai cristiani e musulmani nella misura in cui siamo fedeli all’obiettivo della nostra missione: giovani più bisognosi, specie quelli più poveri ed abbandonati [Pakistan].

  • Allo stesso tempo non possiamo nascondere la nostra identità. Quando si lavora come rappresentanti di una minoranza in contesti islamici, è importante presentare con chiarezza e senza paura il nostro carisma e la nostra identità come Chiesa cattolica. Non possiamo minimizzare quello che dà significato al nostro servizio per essere accettati o per lo scopo di aprire un dialogo che fin adesso non ha portato grandi frutti alla nostra gente [Pakistan].

      1. Formazione dei missionari

  • Il nostro impegno per il mondo arabo (islamico) ha bisogno di essere meglio organizzato, cominciando dalla formazione del nostro personale. Lo studio della lingua araba è la porta adatta per entrare in dialogo e comunicazione con il mondo arabo. Uno studio più sistematico dell’Islam e del Corano ci aiuterebbe a identificare i valori positivi dell’insegnamento del Corano. Una conoscenza più approfondita della storia dell’Islam ci aiuterebbe a capire meglio la situazione attuale [Kuwait].

  • Per questo sarà necessario investire più tempo e risorse nella formazione del nostro personale, se vogliamo che realizzino le nostre aspettative. L’inculturazione è una chiave indispensabile [Pakistan].

      1. Scommettere sull’educazione e sul sistema preventivo

  • L’educazione all’amore e alla pace è ciò di cui il mondo ha bisogno oggi. Considerando la lunga storia delle guerre aggressive svolte in questa parte del mondo (Medio Oriente), siamo convinti che il Sistema Preventivo dell’educazione salesiana praticata da Don Bosco nel 19° secolo è molto necessario oggi. È forse la chiave per stabilire un’era di pace e di amore. Scommettiamo sull’educazione nello stile salesiano [Kuwait].

      1. Presenze attuali e progettabili

  • mai lasciare le presenze già in atto in paesi musulmani, con la constatazione di “apparente sterilità” o con il motivo di aprirsi “a campi più promettenti”: sarebbe poi difficile essere riaccolti o riavere un posto, una “missione” educativa, promotrice dell’uomo [MOR];

  • accettare le offerte di presenze per servizi umanitari, soprattutto se da parte di governi (es. Yemen, Libia...): è una presenza viva, anche se nascosta, di Cristo! [MOR].





13 6.2 L’importanza di essere presenti

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Non c’è dubbio che dobbiamo lavorare nei paesi islamici ed avvicinare i musulmani adoperando il nostro carisma a favore dei giovani. La Chiesa, i segni dei tempi e, soprattutto, la carità di Cristo ci spingono in questa direzione.

Pare che il confronto con il mondo dell’islam sarà uno dei più grandi problemi negli anni a venire:

  • sia per l’Europa (per l’immigrazione legale o illegale);

  • sia per la società in genere (teocrazia-democrazia, il possibile “clash of civilizations”)

  • sia per gli interessi economici mondiali (il prezzo del petrolio sul quale è basata l’economia mondiale);

  • sia per la pace mondiale (il terrorismo islamico che non risparmia nessun paese, la “bomba islamica”)

  • sia per la Chiesa (la libertà religiosa, il dialogo interreligioso).



13.1

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13.1.1 6.2.1 È importante e necessario essere presenti nei paesi islamici

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  1. Aprirsi ad attuali offerte di presenze e di servizi è un guadagno incalcolabile per la chiesa, presente e futura. Questo anche nel caso che tali opere siano costose e usufruite soprattutto da non cristiani e “non fruttifichino” in senso di battesimi. Qui si semina e il frutto verrà quando il Signore vorrà. La virtù della speranza si affianca direttamente a quella della carità e dev’essere vissuta in modo sublime, come il martirio, “sangue di nuovi cristiani”.

  2. La storia ci insegna che nel mondo islamico è possibile solo una presenza cristiana di testimonianza. Una presenza cristiana in un paese islamico apparentemente sembra infruttuosa (nel senso della plantatio ecclesiae). Ma i valori umani inculcati e la testimonianza offerta rimangono impressi e questi sono già semina Verbi. Il mandato missionario di Cristo vale per tutti i popoli, per tutte le genti. La nostra presenza dà testimonianza alla vera cattolicità della Chiesa.

  3. È già una grandissima missione sostenere e assistere i cristiani che vivono in condizioni difficilissime in paesi islamici. E tanto più ciò vale per i cristiani immigrati per lavoro, i quali sono ancora più a rischio, anche se la loro grande fede li sostiene e li rafforza. È una grande missione assistere educativamente, pastoralmente, religiosamente, questi cristiani (cfr. la raccomandazione di Don Bosco ai primi missionari di assistere i connazionali italiani in Argentina).

  4. La chiesa con le sue istituzioni, e la sua apertura a tutti (scuole, opere di carità, ospedali e, in parte, centri giovanili), offre una visione diversa da quella che viene pubblicizzata e opera in modo diverso dalle medesime istituzioni islamiche. Non per nulla i musulmani chiedono liberamente la frequenza a tali opere e il beneficio della loro assistenza. Anche se non è permessa alcuna evangelizzazione esplicita, si spera che la chiesa e i cristiani siano quella luce sul mondo, che in Cristo illumina tutti gli uomini. “Gridare il vangelo con la vita” (beato Charles de Foucauld). Con i musulmani, apertamente, non c’è altro metodo.

13.1.2 6.2.2 Rafforzare le presenze attuali, specialmente quelle nel MOR

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  1. Rafforzare e sostenere le presenze già esistenti in paesi islamici specialmente nel Golfo e del MOR.

  2. Valutare l’influenza delle nostre presenze e se necessario cambiare strategie ed approcci pastorali per una presenza più efficace.

  3. Studiare più assiduamente l’applicazione del sistema preventivo negli ambienti islamici.

  4. Iniziare processi per un vero dialogo con l’islam.

  5. Ci vuole un nuovo approccio di inculturazione e di dialogo reciproco, che implica una migliore preparazione del personale con particolare attenzione:

  1. all’apprendimento della lingua araba previo ad ogni impegno apostolico;

  2. alla conoscenza approfondita della religione e della cultura islamica;

  3. ai contatti a diversi livelli con le autorità civili e religiose, con la gente e coi giovani;

  4. alla promozione dell’educazione e della crescita umana personale e sociale come punto di dialogo reciproco.

13.1.3 6.2.3 Possibili criteri per l’apertura di nuove presenze

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  1. Ogni luogo di missione (o di presenza cristiana) ha le sue caratteristiche, i suoi tempi, le sue esigenze. Ogni regione, paese, situazione è da valutarsi per quello che è in sé o non per quello che è in rapporto agli altri. Non è possibile né conveniente applicare gli stessi criteri a tutti i paesi quando si tratta di discernere l’opportunità di iniziare nuove presenze.

  2. L’apertura odierna di certi paesi islamici ad una presenza cristiana (dove queste sono rarissime) bisognerebbe coglierla al volo. Forse un domani sarebbe troppo tardi. Un seme cristiano è sempre produttivo, ma i tempi e i modi sono di Dio!

  3. Una chiara opzione ad affrontare seriamente, e secondo il nostro carisma di educazione e di evangelizzazione, il mondo islamico a favore, prima di tutto, dei cattolici e cristiani ivi residenti, e avvicinando quanto possibile i musulmani. Dunque, una politica di engagement, per:

  • mantenere le opere significative con enfasi sull’educazione;

  • espandersi, dove possibile, secondo il nostro carisma;

  • tracciare per il prossimo futuro un piano di sviluppo organico tenendo conto delle reali possibilità in ogni determinato luogo e delle nostre risorse disponibili.

  1. La disponibilità del personale qualificato.

  2. La solvenza finanziaria non solamente per varare la nuova presenza, ma anche per svilupparla e mantenerla.



Allegato 1

14 Presenze significative dell’Islam nel mondo

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(dati tratti da Aiuto alla Chiesa che Soffre, Segretariato Italiano, La libertà religiosa nei Paesi a maggioranza islamica. Rapporto 1998.

Id., Rapporto sulla situazione religiosa in Africa. Rapporto 2005.

World Mission (October 2006, No. 194, Vol XVII).

Aggregazioni da altre fonti come siti web.



NB:

    • I paesi sono raggruppati secondo continenti, in ordine alfabetico per ogni continente, però con numerazione continua.

    • ** indica paesi dove attualmente i salesiani sono presenti.





AFRICA

14.1

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14.1.1 ALGERIA

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a)

Popolazione:

32 milioni ca.

b)

Religione:

Islam 99,5% (sunnita). Cristiani: 0,5%; cattolici: 2.500, con 2 diocesi - comunità esigua, in maggioranza stranieri

c)

Costituzione:

Repubblica. L’Islam è religione di stato. Il presidente dev’essere musulmano. Nessuna forma di proselitismo è ammessa. È vietata la discriminazione nel rispetto delle libertà individuali.

d)

Realtà di fatto:

La chiesa cattolica, la comunità protestante (inclusi i Metodisti) e quella Avventista del settimo giorno sono le uniche confessioni non islamiche riconosciute e a poter operare nel Paese. Ai cristiani è proibito manifestare esteriormente la propria fede e identità religiosa. È tollerata l’importazione e la diffusione della bibbia e di altre opere cristiane. In pratica ci sono state e ci sono varie forme di persecuzione religiosa. Vari pastori, religiosi e religiose sono stati assassinati dai “fondamentalisti” (Mons. Gaston Jacquier, Mons. Pierre Clavarie, sette monaci trappisti di Tibhirine...).

  • 14.1.2 CIAD**

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    a)

    Popolazione:

    8.596.528

    b)

    Religione:

    Islam 4.298.264 = 50,0%, Cattolicesimo: 986.022  = 11,5%, protestantesimo 326.668 = 5,8%, Religione tradizionale: 2.985.574 =34,7%. (Altre statistiche ufficiose danno un numero di protestanti pari a quello dei cattolici, se non addirittura qualche cosa in più)

    c)

    Costituzione:

    Repubblica laica. Costituzione di tipo laico. La legge prevede la libertà religiosa.

    d)

    Realtà di fatto:

    I gruppi religiosi devono registrarsi presso il ministero degli affari religiosi. È vietato l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, ma è concesso ai religiosi di tutte le fedi di operare all’interno delle scuole private. La tradizione di tolleranza dell’Islam ciadiano pare costituire la dominante. Alcune attività islamiche vengono particolarmente favorite.

  • 14.1.3 COMORE

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    a)

    Popolazione:

    550.000 ca.

    b)

    Religione:

    Islam 99%. Cattolicesimo: 1%. (amministrazione apostolica).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è la religione di Stato, ma è prevista la libertà di religione

    d)

    Realtà di fatto:

    Il governo scoraggia la pratica di religioni diverse dall’Islam. Sono proibiti il proselitismo e ogni manifestazione religiosa diversa dall’Islam e non sono permessi raduni tra membri di altre religioni. In pratica è aumentato considerevolmente il peso dell’Islam nella vita sociale e politica. Il Gran Mufti viene nominato direttamente dal presidente della repubblica, partecipa alle politiche di governo del Paese, dove il suo consiglio ha rilievo per quanto concerne la fede islamica e vigila sul rispetto delle leggi coraniche. Nelle scuole pubbliche sono insegnati i principi dell’Islam e la recita del Corano comincia nelle scuole inferiori già all’età di quattro anni.

  • 14.1.4 EGITTO**

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    a)

    Popolazione:

    70 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 93%. Copti ortodossi: dal 6-7%. Cattolici 230.000 (varie chiese sui juris)

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è la religione di Stato e qualunque legge contraria all’Islam è contraria alla costituzione. La legge islamica è la fonte primaria della legislazione. Nel testo si garantisce formalmente la libertà di coscienza e il principio di equità fra tutti i cittadini di fronte alle leggi, senza distinzione di razza, lingua o religione.

    d)

    Realtà di fatto:

    In pratica la realtà è diversa: è evidente il peso schiacciante dell’Islam nella vita sociale. Il proselitismo di per sé non sarebbe proibito, ma un articolo del codice penale, che persegue atti suscettibili di attentare all’unità nazionale o alla pace sociale, è usato contro i musulmani che intendano convertirsi al cristianesimo. Numerose leggi contravvengono il principio di equità in materia di atti giuridici. Un cristiano non può essere tutore di musulmano, non può insegnare materie letterarie; non può accedere ad altri incarichi politici, accademici e sociali (ci sono eccezioni “di facciata”); la sua testimonianza in tribunale ha minor valore di quella del musulmano; abbandonare la religione musulmana è proibito, ma non è proibito abbandonare la religione cristiana. L’editoria cristiana è sottoposta a censura. Gravi difficoltà per costruire o restaurare gli edifici di culto, le chiese. Ci sono persecuzioni contro la chiesa: arresto di Anba (Papa) Shenouda III dal 1981 al 1985. Numerosi i casi di incendi di chiese e saccheggi di negozi di cristiani. Oltraggi, ingiurie, assalti e uccisioni di cristiani, singoli o gruppi. Arresti, estorsioni, maltrattamenti, minacce, istigazioni e pressioni a convertirsi all’Islam. Ogni attività missionaria è proibita. Discriminazioni e pressioni sociali forzano il passaggio all’Islam. I copti cattolici sono considerati mezzi stranieri. Forte emigrazione di cristiani.

  • 14.1.5 ERITREA**

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    a)

    Popolazione:

    4 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 50%. Cristianesimo orientale (di rito alessandrino) 50%. Cattolici 150.000 (tre diocesi).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. È sancito il diritto alla libertà religiosa.

    d)

    Realtà di fatto:

    Le denominazioni religiose riconosciute sono: ortodossi, cattolici, evangelico-luterani, musulmani. È richiesta la registrazione di tutte le religioni diverse dalle 4 principali, altrimenti sono fuori legge. Le relazioni fra le due religioni maggioritarie, divise circa per metà, sono in genere abbastanza buone. Gli Islamismi radicali cercano di influire maggiormente sulla società e sul governo. Questo, per non mostrare parzialità, ha emesso anche leggi restrittive in materia di religione. Si notano discriminazioni nei confronti dei membri di piccoli gruppi religiosi, come i Testimoni di Geova, i pentecostali copti, i baha’i.

  • 14.1.6 ETIOPIA**

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    a)

    Popolazione:

    74.777,981 (July 2006)

    b)

    Religione:

    Muslim 45%-50%, Ethiopian Orthodox 35%-40%, animist 12%, other 3%-8%

    Cattolici sono appena 482.031

    c)

    Costituzione:

    Federal Republic

    d)

    Realtà di fatto:

    C’è libertà di culto.

  • 14.1.7 GAMBIA

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    a)

    Popolazione:

    1.7 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 95,4%. Cristianesimo 3,7%. Cattolici 35.000 (una diocesi). Animisti 0,9%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Costituzione laica.

    d)

    Realtà di fatto:

    Soltanto i cittadini musulmani sono giudicati secondo un codice Islamico.



    14.1.8 GIBUTI

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    a)

    Popolazione:

    700.000 ca.

    b)

    Religione:

    Islam 97,2%. Cristianesimo 2,8%. Cattolici 10.000.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La Costituzione dichiara l’Islam religione di Stato, ma è sancito il diritto alla libertà religiosa.

    d)

    Realtà di fatto:

    Il proselitismo, pur non vietato, è scoraggiato. Tutti i gruppi religiosi devono registrarsi presso il ministero dell’interno. I rapporti tra musulmani e altri credenti sono generalmente amichevoli. Si registra una crescente animosità verso i non musulmani da parte di gruppi fondamentalisti.

  • 14.1.9 GUINEA KONAKRY**

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    a)

    Popolazione:

    8 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 87%. Cristianesimo: 5%. Animisti 5%. Cattolici 130.000 (tre diocesi).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. C’è libertà di professione di fede e di culto

    d)

    Realtà di fatto:

    Le organizzazioni devono essere riconosciute dal ministero della giustizia e religione. Il governo manifesta un certo favoritismo verso l’islam, religione maggioritaria. I rapporti tra le religioni sono generalmente buoni. In alcune zone si registrano forti pressioni sociali verso le religioni non islamiche.

  • 14.1.10 LIBIA**

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    a)

    Popolazione:

    6,5 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 99%. Cristiani 0,1%. Cattolici 50.000 (vicariato apostolico).

    c)

    Costituzione:

    Jamahiriyyah (Stato delle masse) Libica Araba Popolare Socialista. Il “Libro Verde” di Gheddafi sostituisce la Costituzione. Si definisce modello di legge umana; ha riferimenti coranici, senza citazioni esplicite. Ma il proclama del 1977 recita: “la sola legge della Jamahiriyyah araba libica popolare socialista è il Santo Corano”. La Costituzione garantisce a parole la libertà di religione.

    d)

    Realtà di fatto:

    I rapporti tra la Libia e la Santa Sede sono ultimamente migliorati; nel 1998 c’è stato lo scambio di relazioni diplomatiche. Vengono trasmessi programmi radiofonici evangelici in lingua araba. Alcune comunità religiose non islamiche (baha’i, induisti, buddisti lamentano di non aver nessun luogo per riunirsi per il culto.

  • 14.1.11 MALAWY (l’Islam è minoritario)**

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    a)

    Popolazione:

    10 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Protestanti 34%. Cattolici 28% (2,5 milioni, 7 diocesi). Islam 16%. Culti etnici 19%

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Costituzione laica.

    d)

    Realtà di fatto:

    In generale i rapporti tra le diverse religioni sono improntati al dialogo e alla tolleranza. L’influenza islamica si sta estendendo, con tensioni religiose in progresso. Creati legami diplomatici con vari paesi Islamici fondamentalisti. Crescita del numero di moschee. I prodotti alimentari circolanti (soprattutto di macelleria) sono tutti conformi alla legge islamica. I cristiani non intendono sottomettersi a questa usanza.

  • 14.1.12 MALI**

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    a)

    Popolazione:

    11 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 90%. Animisti 9%. Cristiani 1% (300.000). Cattolici 200.000 (sei diocesi). Popolazione composta da 23 etnie.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Costituzione laica.

    d)

    Realtà di fatto:

    L’Islam del Mali si dice sia quello “del dialogo e dell’incontro”. Ma cresce l’attività di gruppi fondamentalisti.

  • 14.1.13 MAROCCO**

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    a)

    Popolazione:

    28,5 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 98,7%. Cristianesimo 1,1%. Cattolici 25.000 (due diocesi).

    c)

    Costituzione:

    Monarchia. L’Islam è religione di Stato, ma secondo l’art. 6 della Costituzione vi è libertà di culto (per i cristiani, gli ebrei...). Il re si considera “amir al-mu’minin” (emiro o comandante dei credenti) ed ha il compito di vegliare sul rispetto dell’Islam, secondo l’art. 19 della Costituzione. L’attuale sovrano si dichiara discendente diretto di Muhammad.Il codice penale vieta di cambiare religione.

    d)

    Realtà di fatto:

    I cristiani non possono svolgere attività di proselitismo, ed è proibita severamente ogni conversione dall’Islam, subiscono discriminazioni. I cristiani convertiti dall’islam possono essere arrestati in base ai principi della legge coranica. Le persone che si convertono al cristianesimo o ad altra religione subiscono un ostracismo dalla società. Ai cittadini musulmani non è permesso di studiare in scuole ebraiche o cristiane. Le autorità concedono che sul territorio circolino lingue: opere in lingua francese, inglese o spagnola, ma confiscano quelle in arabo.

  • 14.1.14 MAURITANIA

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    a)

    Popolazione:

    3 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 99,5%. Cristianesimo 0,2%. Cattolici 5.000 (una diocesi). I cristiani sono composti da alcuni neri, da diplomatici, uomini d’affari o africani di altre nazioni.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica islamica Araba e Africana. L’Islam è religione del popolo e dello Stato. È proibito ogni proselitismo.

    d)

    Realtà di fatto:

    Il sistema giudiziario poggia su un moderno sistema legislativo, che deve però rispettare i dettami della legge islamica. Vige la shari’ah, che viene applicata anche ai non musulmani. Il governo considera l’Islam come elemento di coesione nazionale. Chi professa la religione cristiana può essere penalmente perseguito. Tuttavia i residenti stranieri cristiani e i pochi autoctoni possono praticare la religione apertamente. Non sono consentite né pubblicazioni, né trasmissioni di ispirazione cristiana, né distribuzione di materiale religioso a musulmani. Ci sono misure restrittive quanto all’importazione di bibbie e pubblicazioni non islamiche, sebbene il possesso privato della bibbia non sia illegale.

  • 14.1.15 MOZAMBICO**

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    a)

    Popolazione:

    19.686.505 (2006)

    b)

    Religione:

    Cattolici 21,13%, Altri Cristiani 3,80%, Islam 18%, Altri (animissti etc.) 64,07% .

    c)

    Costituzione:

    Repubblica

    d)

    Realtà di fatto:

    C’è libertà di culto.

  • 14.1.16 NIGER

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    a)

    Popolazione:

    10 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 98,7% (l’Islamizzazione è avvenuta nel sec. XIX). Animisti 0,7%. Cristiani 0,4%. Cattolici 20.000 (una diocesi)

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La Costituzione assicura che “ognuno ha diritto alla libertà di pensiero, di opinione, di coscienza e di culto” (art. 24). Garantisce il libero esercizio dei culti e dell’espressione delle convinzioni. All’art. 4 si sancisce la separazione tra Stato e religione. L’art. 9 recita: “Nessuna religione, nessun credo può arrogarsi il potere politico né mischiarsi negli affari dello Stato”. L’art. 3 precisa: “Ogni propaganda particolaristica […] di carattere politico e religioso è punita dalla legge”. E l’art. 10 proibisce i partiti di ispirazione religiosa.

    d)

    Realtà di fatto:

    Tutte le organizzazioni religiose devono essere registrate. Nelle scuole è consentito l’insegnamento della religione. la condizione attuale appare migliore rispetto a molti altri Paesi ove l’Islam è la religione predominante. Vi sono contatti amichevoli tra la comunità islamica e cristiana. Vi sono conversioni dall’Islam al cristianesimo. L’espansione di movimenti islamici ha portato a sporadici episodi d’intolleranza e intimidazione.

  • 14.1.17 NIGERIA**

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    a)

    Popolazione:

    111 milioni ca. (Pluralità di etnie e culture e religioni).

    b)

    Religione:

    Islam 50%. Cristianesimo 40%. Protestanti e anglicani 26 milioni. Cattolici 13 milioni, organizzati in 44 diocesi. Chiese indipendenti africane 9 milioni. Blocco musulmano prevalentemente al nord, quello cristiano prevalentemente al sud.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica di tipo federale. La Costituzione proibisce di adottare una religione di Stato. In 12 Stati del Nord la shari’ah è stata proclamata come legge di Stato.

    d)

    Realtà di fatto:

    Il governo generalmente rispetta la libertà di culto e di pratica religiosa. L’Islam ha un trattamento privilegiato rispetto al cristianesimo. Al sud è permessa la conversione di musulmani al cristianesimo, al nord non è permessa. Si verificano ricorrenti atti di violenza (uccisioni, attacchi, vessazioni, abusi, furti, incendi...) contro cristiani, edifici ecclesiastici; generalmente ci sono attacchi di ritorsione. Frequenti sono gli scontri a sfondo religioso, con molte vittime da entrambe le parti. Negli ultimi anni sono ormai più di 10mila le persone uccise e centinaia di migliaia quelle costrette ad abbandonare le loro case. La maggior di esse sono cristiane.

  • 14.1.18 SENEGAL**

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    a)

    Popolazione:

    10,5 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 92%. Animisti 6%. Cristiani 2%. Cattolici 670.000 (6 diocesi)

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Nella Costituzione, art. 1, essa è definita “laica, democratica e sociale”, assicurando “l’uguaglianza di fronte alla legge di tutti i cittadini, senza distinzione di origine, razza, sesso, religione”. L’at. 19 sancisce che “le istituzioni e le comunità religiose hanno il diritto di svilupparsi senza ostacolo. Esse sono libere dalla tutela dello Stato. Regolano e amministrano i loro affari in modo autonomo”.

    d)

    Realtà di fatto:

    Nel Nord, l’Islamismo è sentito come elemento d’identità nazionale e di stabilità; nel Sud è considerato dai gruppi autonomisti come rappresentativo del potere centrale e il risultato della colonizzazione da parte delle tribù del Nord. Frequenti sono i matrimoni interconfessionali. I gruppi religiosi devono esser registrati. Il Senegal ha sempre compiuto sforzi per mantenere il carattere secolare delle proprie istituzioni.

  • 14.1.19 SIERRA LEONE**

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    a)

    Popolazione:

    6.005.250 (2006)

    b)

    Religione:

    Islam 60%, religioni tradizionali 30%, Cristiani 10%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica

    d)

    Realtà di fatto:

    Islam tollerante. Povertà estrema.

  • 14.1.20 SOMALIA

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    a)

    Popolazione:

    8 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 99% (in maggioranza sunniti). Cattolici 200 (una diocesi)

    c)

    Costituzione:

    Repubblica/che. Nel Paese esiste caos e anarchia, in balia dei “signori della guerra”. È sostanzialmente diviso in 4 parti: a) a nord lo Stato autonomo del Somaliland; b) e del Puntland; c) a sud lo Stato della Somalia sud-occidentale; d) la parte restante che comprende Mogadiscio. Somaliland e Puntland hanno proclamato l’Islam religione di Stato.

    d)

    Realtà di fatto:

    Forte presenza di integralisti musulmani e incremento del fondamentalismo. In molte zone è stata adottata la shari’ah e i non musulmani sono guardati con sospetto. Negli ultimi anni si nota crescente oppressione verso la chiesa (nel 1989 assassinio di Mons. Colombo; nel 1991 è stata saccheggiata e demolita la cattedrale a Mogadiscio; intimidazioni a sacerdoti e religiose; religiosi cattolici costretti ad abbandonare il Paese).

  • 14.1.21 SUDAN**

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    a)

    Popolazione:

    34 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 73%. Animisti 8,2%. Cristiani 8,2%. Cattolici 3,3 milioni (8 diocesi latine).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è la religione di Stato. Vige la shari’ah.

    d)

    Realtà di fatto:

    Regime militare, influenze dei Paesi arabi. Ci si ispira all’Islam a livello legislativo, istituzionale e politico. Endemico conflitto politico-etnico-religioso (guerra da almeno da 23 anni) tra il Nord arabo musulmano e il Sud nero, cristiano o animista. Il primo tende all’islamizzazione a arabizzazione. Il secondo tende all’indipendenza o almeno ad ampia autonomia. Le religioni del Libro sono tollerate, se i loro seguaci acconsentono alla sottomissione alla legge musulmana. Non è loro concesso di fare opera di proselitismo o svolgere attività di culto in pubblico. L’apostasia è considerata un reato punibile con la morte. Le chiese cristiane e le associazioni religiose devono sottostare a varie limitazioni. Devono essere registrate e riconosciute legalmente. Gli animisti (che seguono una religione legata alla natura sono considerati infedeli, pagani, cioè senz’anima, alla stregua di animali. Nella versione sudanese della “Carta dei diritti dell’uomo”, la parola persona è tradotta con ‘musulmano’. Affermano: “Riconosciamo la carta dell’Uomo, ma per i musulmani”. Questo giustifica azioni di persecuzione religiosa: massacri, torture, saccheggi, confische, arresti, percosse, fustigazioni, rapimenti, tratta dei minori e schiavismo (specialmente di bambini, per indottrinarli nell’Islam e addestrarli nell’esercito), sfollamenti, diffamazioni, retate e violenze sui bambini e sulle donne, conversioni forzate. Discriminazioni contro i cristiani: non sono concesse autorizzazioni per i luoghi di culto e le riunioni di preghiera; demolizione di chiese, luoghi di preghiera, centri e scuole cattoliche; campagne diffamatorie

  • 14.1.22 TANZANIA**

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    a)

    Popolazione:

    37,445,392 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    mainland - Islam 35%, religioni indigene 35%; cristiani 30%, Zanzibar – Islam più di 99%

    c)

    Costituzione:

    Repubblica.

    d)

    Realtà di fatto:

    C’è libertà religiosa. Uno dei paesi più poveri del mondo, con poche risorse. Non ci sono presenze salesiane in Zanzibar.

  • 14.1.23 TUNISIA**

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    a)

    Popolazione:

    10 milioni ca.

    b)

    Religione:

    Islam 99%. Cattolici 22.000 (una diocesi).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La Costituzione stabilisce che la religione di Stato è l’Islam. Il capo dello Stato dev’essere un musulmano.

    d)

    Realtà di fatto:

    Il governo permette la pratica di altri culti. Il proselitismo è vietato, come pure la distribuzione di materiale religioso. Molte chiese sono chiuse o non funzionano, a causa del grande esodo di cristiani negli anni 1950.

    ASIA

    14.1.24 AFGHANISTAN

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    a)

    Popolazione:

    31.056.997 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 99% (80% sunniti, 19% sciiti) Altri 1% – minoranze hindu e sikh. Cristiani: comunità esigua, in maggioranza stranieri. Non ci sono strutture della Chiesa operanti.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è religione di Stato. Nessuna forma di proselitismo è ammessa

    d)

    Realtà di fatto:

    Shari’ah nella pratica

  • 14.1.25 ARABIA SAUDITA

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    a)

    Popolazione:

    27.019.731, compresi 5.576.076 non-cittadini (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 98 (95% sunniti, 3 sciiti). Cristiani: 2%, tutti stranieri, nei vari tipi di lavoro. Cattolici: 880.000, inseriti nel Vicariato Apostolico d’Arabia (sede a Abu Dhabi, uno degli Emirati Arabi Uniti).

    c)

    Costituzione:

    Regno. Il Corano è la costituzione. L’Islam è religione di Stato. Nessuna forma di proselitismo è ammessa.

    d)

    Realtà di fatto:

    Agli “infedeli” (non musulmani) è proibito manifestare e praticare (nemmeno in privato) la propria fede. Severo controllo da parte della polizia religiosa. Nell’interpretazione della scuola wahhabita, il suolo della penisola araba, patria del profeta Muhammad, è il territorio più sacro, ove non è possibile neanche l’esercizio delle tollerate religioni del Libro (cristianesimo, ebraismo...). Persino le forme Islamiche di culto non sunnita vengono proibite. Il Paese si considera il custode della purezza e dell’integrità islamica. Sono vietati i simboli di altre religioni. Sono banditi specialmente croci, bibbie, rosari, immagini sacre. Il potere giudiziario è regolato dalla shari’ah e si basa strettamente sul Corano e sulla Tradizione (hadith). Nei tribunali non esistono giurie, tutto dipende da un magistrato o, per casi di pena capitale, da tre giudici. Le pene più gravi: decapitazione pubblica, flagellazione, amputazione di arti... Molteplici i tentativi di conversione forzata all’Islam in cambio di favori o libertà. Ci sono varie forme di persecuzione religiosa: torture, espulsioni, arresti, repressioni della fede altrui, costrizioni a diventare musulmani, calpestati fondamentali diritti umani...). La pena di morte, prevista per violenza sessuale, non viene applicata nei confronti dei musulmani che violentano donne cristiane (in maggioranza filippine). Numerosi gli arresti e le espulsioni per attività “blasfeme” a scopo di intimidazione.

  • 14.1.26 AZERBAIGIAN**

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    a)

    Popolazione:

    7.961.619 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 93.4%. Cristiani ortodossi (armeni e russi): 4.8%. Altri 1.8%. cattolici: 300, missio sui juris.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La costituzione non comprende una religione di Stato e prevede la libertà di praticare i vari culti. Una legge proibisce agli stranieri ogni forma di proselitismo.

    d)

    Realtà di fatto:

    L’appartenenza religiosa è ancora nominale nel paese. I nazionalisti stanno diventando sempre più forti e anticristiani a motivo del fondamentalismo Islamico. Ci sono restrizioni religiose. Oggi non è possibile predicare se non l’Islam azeri. Gli stranieri non possono portare oggetti di propaganda nel Paese. C’è discriminazione pratica verso i cristiani.

  • 14.1.27 BAHRAIN

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    a)

    Popolazione:

    698.585, compresi 235.108 expatriati (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 81% (24% sunniti, 57% sciiti). Cristiani: 8,5%; cattolici: alcune migliaia, appartenenti al Vicariato apostolico d’Arabia.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è la religione di Stato. La shari’ah è fonte di diritto.

    d)

    Realtà di fatto:

    Si respira una certa libertà di religione per i non musulmani. Il proselitismo è scoraggiato. Gli scritti anti-islamici sono proibiti. La conversione dall’Islam ad altre religioni, sebbene non punita per legge, è resa molto difficile dalle pressioni sociali.

  • 14.1.28 BANGLADESH

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    a)

    Popolazione:

    147.365.352 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 83%, Hindu 16%, Altri 1%

    c)

    Costituzione:

    Democrazia parlamentare

    d)

    Realtà di fatto:

    I dettati dell’islam guidano la politica anche se ufficialmente non è uno stato islamico. La chiesa ha libertà di culto e azione. La popolazione è estremamente povera. È una delle nazioni più sottosviluppate del mondo. Una buona parte del paese è sottoposta a frequenti carestie come anche ad alluvioni.

  • 14.1.29 BRUNEI

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    a)

    Popolazione:

    379.444 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 67%. Buddismo 13%, Cristianesimo: 10%; Altri: 10%. Cattolici: 31.000, strutturati in Prefettura apostolica.

    c)

    Costituzione:

    Monarchia costituzionale. L’Islam è la religione di Stato. La Costituzione afferma che tutti gli altri culti devono essere praticati in pace e armonia con le persone che li professano.

    d)

    Realtà di fatto:

    In pratica il governo ha ristretto le garanzie della libertà di culto. Ha proibito la conversione, ha negato il visto a sacerdoti e vescovi, ha bandito l’importazione di materiale religioso, ha rifiutato di concedere permessi per la costruzione di chiese e templi. È stata proibita la celebrazione del Natale. Alcuni cristiani sono stati espulsi.

  • 14.1.30 CIPRO

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    a)

    Popolazione:

    880.000 ca.

    b)

    Religione:

    greco ortodossa 80. Islam: 18,6%. Cattolici: 10.000 (diocesi maronita).

    c)

    Costituzione:

    due repubbliche. [Divisione dell’isola (nel 1974): zona abitata da popolazione turca autoproclamatasi indipendente]

    d)

    Realtà di fatto:

    nella zona turca, si vendono molti edifici sacri per scopi profani

  • 14.1.31 EMIRATI ARABI UNITI – (Fujairah)

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    a)

    Popolazione:

    2.602.713 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 96% (80% sunniti, 16% sciiti). Cristiani: 3,8%; cattolici: 50.000 appartenenti al vicariato apostolico d’Arabia (ci sono 15 sacerdoti e 360 religiose).

    c)

    Costituzione:

    Emirato (7 Principati, ora Regno). L’Islam è la religione ufficiale di Stato.

    d)

    Realtà di fatto:

    Vi è tolleranza nel concedere permessi per edificare luoghi di culto e scuole cristiane. I cristiani stranieri hanno libertà di culto e di testimonianza. Il proselitismo è severamente condannato. Si registrano episodi di intolleranza verso i cristiani “troppo zelanti”; c’è una tendenza a perseguitare uomini di spicco della religione baha’i.

  • 14.1.32 GIORDANIA

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    a)

    Popolazione:

    5.906.760 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 94%. Cristianesimo: 6%. Cattolici: 100.000 ca. (7 diocesi di varie chiese sui juris).

    c)

    Costituzione:

    Regno costituzionale. L’Islam è la religione di Stato, ma è salvaguardato l’esercizio di tutte le forme di culto e di riti, purché siano in accordo con i costumi del Paese, con l’ordine pubblico e il decoro. È proibito il proselitismo. Sono proibite le discriminazioni sulla base di motivi religiosi. Quanto al trono, solo un musulmano può accedervi, figlio di padre e madre musulmani, e generato da una moglie legittima

    d)

    Realtà di fatto:

    Le chiese, congregazioni e gruppi religiosi hanno diritto di stabilirsi e di mantenere scuole e istituzioni per l’educazione dei propri fedeli, purché ottemperino alle disposizioni della legge e siano sottoposti ai controlli governativi. Non è consentito l’uso di luoghi di culto per attività partitiche. L’istruzione religiosa è obbligatoria per gli studenti musulmani nelle scuole pubbliche. È consentito l’insegnamento della religione cristiana, per i cristiani, nelle scuole pubbliche. Il Natale (data cattolica e ortodossa) è riconosciuto come festa nazionale. C’è qualche discriminazione. I musulmani che si convertono a qualche altra religione sono considerati per legge ancora musulmani e quindi soggetti alla shari’ah. Possono essere loro confiscate le proprietà e negati alcuni diritti. La religione baha’i non è riconosciuta, ma non è proibito praticarne il culto. Ci sono tendenze ad estendere l’applicazione della shari’ah, per esempio riguardo al divieto di consumo di bevande alcoliche. I Fratelli Musulmani cercano di estendere la loro influenza. Per contro, la monarchia sembra proteggere i cristiani, per ostacolare l’espansione dell’Islamismo politico.

  • 14.1.33 INDIA**

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    a)

    Popolazione:

    1.095.351.995 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Hindu 80,5% - Islam 13,4% - Cristiani 2,3% - Sikh 1.9% - altri 1.9%

    c)

    Costituzione:

    Repubblica federale.

    d)

    Realtà di fatto:

    Per costituzione l’India è uno stato secolare. Tutte le religioni sono considerate ugualmente. Però in tempi recenti c’è grande influsso del fondamentalismo hindu nelle decisioni del governo centrale e di alcuni governi statali. C’è una sottile persecuzione dei cristiani e musulmani in diverse parti del mondo da parte dei fondamentalisti con l’appoggio tacito del meccanismo del governo.

  • 14.1.34 INDONESIA**

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    a)

    Popolazione:

    245.452.739 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 88%, Protestanti 5%, Cattolici 3%, Hindu 2%, Buddisti 1%, Altri 1%

    c)

    Costituzione:

    Repubblica

    d)

    Realtà di fatto:

    Ufficialmente paese laico con libertà di culto di qualsiasi tipo. Recentemente la militanza islamica è in aumento e questo causa problemi ai cristiani.

  • 14.1.35 IRAN**

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    a)

    Popolazione:

    68.688.433 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 99% (sciiti 93%, sunniti 6%). Cristianesimo 0,5% (circa 60/70.000 tra orientali, cattolici, anglicani, protestanti). Cattolici 12.000 con cinque diocesi di vari riti). Zoroastriani: 0,1%. Minoranza di baha’i (ca 3000.000) e gruppi di ebrei.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica Presidenziale islamica. L’Islam è religione di Stato, retto sulla base di rigidi principi sciiti.

    d)

    Realtà di fatto:

    L’applicazione della sharia’ah è rigida, soprattutto nei confronti dei cristiani e dei baha’i. Si registrano vessazioni anticristiane: discriminazione sociale, tentativi di convertire all’Islam (specialmente durante il curriculum scolastico e l’indottrinamento durante il servizio militare). Viceversa, il passaggio dall’Islam al cristianesimo può essere (e spesso lo è) punito con la morte; vari sono gli atti persecutori contro chi fa tale passaggio. Le attività delle autorità cristiane (e di altre religioni) sono controllate e sottoposte ad impedimenti.

  • 14.1.36 IRAQ

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    a)

    Popolazione:

    26.783.383 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 97% (sciiti 63%, sunniti 34%). Cristianesimo 2% (assiri, caldei...). Cattolici 650.000 (14 diocesi di vari riti). Altri 1%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è religione di Stato. Nel periodo dopo-Saddam si cerca di varare una nuova Costituzione, ove si garantisce la libertà religiosa, ma nel contempo si afferma che l’Islam è la norma (maggiore o unica) della legge

    d)

    Realtà di fatto:

    Con Saddam c’era una tolleranza reale. Forte fenomeno emigratorio (espatrio) dei cristiani. Nel periodo post-Saddam ci sono stati saltuari assalti a chiese cristiane, con vari morti.

  • 14.1.37 KAZAKISTAN

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    a)

    Popolazione:

    15.233.244 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 47%. Cristianesimo russo ortodosso 44%. Protestanti: 2%. Altri 7%. Cattolici 350.000 (amministrazione apostolica).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica Presidenziale. È proclamata la libertà di religione e associazione.

    d)

    Realtà di fatto:

    Ultimamente, si è fatto più stretto il controllo del governo sui gruppi religiosi operanti nel Paese, con 1.600 comunità regolarmente registrate.

  • 14.1.38 KIRGHIZISTAN

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    a)

    Popolazione:

    5.213.898 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 75%. Cristianesimo russo ortodosso 20%. Altri 5%. Cattolici 350.000 (amministrazione apostolica).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Stato laico, che separa la politica dalla religione. La libertà religiosa e di culto è protetta dall’art. 16 della Costituzione e dall’art. 146 del codice penale

    d)

    Realtà di fatto:

    Ogni organizzazione deve essere registrata (ce ne sono oltre 200) e a volte il permesso viene negato. Le confessioni religiose più vaste ricevono una sorta di riconoscimento dallo Stato. La conversione dall’Islamismo al cristianesimo non è vista di buon occhio. Le festività religiose Islamiche e cristiane ortodosse sono dichiarate pubbliche.

  • 14.1.39 KUWAIT**

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    a)

    Popolazione:

    2.418.393, compresi 1.291.354 non-cittadini (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 85%. Altri: buddisti, induisti, cristiani...15% (Cattolici 158.600 - Vicariato Apostolico latino ed Esarcato greco cattolico)

    c)

    Costituzione:

    Emirato (Principato). La Costituzione garantisce la libertà religiosa. L’art. 20 parla di assenza di discriminazioni.

    d)

    Realtà di fatto:

    L’emiro ha rifiutato l’introduzione della shari’ah nell’ambito del suo potere. Ci sono smentite e conferme sulla tolleranza effettiva dei non musulmani. Ci sono rischi di Islamizzazione della minoranza, facilitato da numerosi vantaggi, anche economici. I cattolici sono una ristretta minoranza, tutti stranieri, come i religiosi, in maggioranza dall’India e dalle Filippine. Dopo la Guerra del Golfo (1991) i cristiani arabi, di origine palestinese, sono stati espulsi. Nei confronti della Chiesa vi è formale rispetto, le funzioni si possono svolgere esclusivamente all’interno dei luoghi di culto, essendo proibita ogni attività pubblica.

  • 14.1.40 LIBANO**

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    a)

    Popolazione:

    3.874.050 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 59,7%. Cristiani 39%. Cattolici 2 milioni (22 diocesi di vari riti). Altri 1.3%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Costituzione “laica”. Governo confessionale (ministeri ripartiti secondo i gruppi religiosi). Libertà di religione e di culto.

    d)

    Realtà di fatto:

    La guerra civile (1975-1986) ha messo in crisi il modello di convivenza interreligiosa sul quale il Libano aveva prosperato, dalla creazione dello Stato nel 1920, in seguito al “Patto nazionale”. La stessa guerra civile ha fatto numerose vittime (a volte veri massacri) tra il clero e i laici cristiani, e procurato molti sfollati o rifugiati (670.000 cristiani contro 157.000 musulmani). Gli ultimi decenni hanno visto l’esodo di tantissimi cristiani. Gli emigrati libanesi sarebbero c. 3 milioni. Il papa Giovanni Paolo II, a seguito del Sinodo delle chiese cattoliche in Libano, intitola la sua lettera apostolica “Una speranza per il Libano”, esortando il Paese a tornare ad essere un messaggio di convivenza religiosa e di dialogo.

  • 14.1.41 MALAYSIA

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    a)

    Popolazione:

    24.385.858 (July 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 53%. Buddismo 17%. Induismo 7%. Cristianesimo 6,4%. Cattolici 700.000 (10 diocesi).

    c)

    Costituzione:

    Federazione di 13 stati. Monarchia costituzionale. L’Islam è la religione ufficiale del Paese, ma non è entrata nella legislazione dello Stato. La costituzione garantisce la libertà di religione. L’evangelizzazione e la conversione dei musulmani è proibita per legge.

    d)

    Realtà di fatto:

    I cristiani si oppongono ai tentativi di sostituire la legge di sicurezza interna (ISA) con la shari’ah. Il governo permette, ma scoraggia le conversioni a religioni diverse dall’Islam. I movimenti di matrice islamista sono attivi. I malesi non hanno diritto a riunirsi in luoghi di culto cristiani. La bibbia indonesiana e altri libri cristiani che contenevano termini comuni con l’Islam sono stati proibiti. Raramente viene concesso il permesso di costruire chiese. Ci sono misure restrittive per pubblicazioni che non corrispondono ai dettami dell’Islam.

  • 14.1.42 MALDIVE

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    a)

    Popolazione:

    359.008 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 99%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica Presidenziale.

    d)

    Realtà di fatto:

    La nazionalità maldiviana e la professione di fede islamica sono considerate dalle autorità due aspetti dell’identità del popolo. Non sono tollerate attività religiose di culti diversi dall’Islam. Si registra una forte repressione nei confronti di persone sospettate di essere cristiani (perquisizioni, confische, incarcerazione...).

  • 14.1.43 OMAN

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    a)

    Popolazione:

    3.102.229, compresi 577.293 non-cittadini (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 75,4%. Induismo 13%. Cattolici 50.000 (nel vicariato apostolico d’Arabia.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Vige la shari’ah. Sono proibite discriminazioni su base religiosa

    d)

    Realtà di fatto:

    È proibito il proselitismo verso i musulmani. È proibita la stampa di propaganda religiosa, anche se se ne permette l’importazione dall’estero. Le religioni diverse dall’Islam sono tollerate in accordo con la tradizione, a patto che non infrangano l’ordine pubblico. Negli ultimi 20 anni sono state costruite 5 chiese cattoliche.

  • 14.1.44 PAKISTAN**

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    a)

    Popolazione:

    165.803.560 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 97% (Sunniti 77%, Shia 20%). Cristiani, Hindu e altri : 3%. Cattolici 800.000 (6 diocesi), protestanti 900.000.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica islamica. L’Islam è la religione di Stato. In teoria la Costituzione afferma che ogni cittadino ha libertà di culto, professione e divulgazione. L’art. 36 dichiara che lo Stato salvaguardia gli interessi e i diritti delle minoranze. Il presidente della repubblica dev’essere musulmano. La legge prevede che le minoranze religiose abbiano rappresentanti in parlamento. Vige la shari’ah.

    d)

    Realtà di fatto:

    I cristiani sono ghettizzati. Sono esposti ad episodi d’intolleranza legati soprattutto alla legge sulla bestemmia (blasfemia; clamoroso il suicidio del vescovo di Faisalabad, John Joseph, nel 1998). Chi diffama il corano può essere punito con la prigione a vita, chi bestemmia Muhammad rischia la condanna a morte. Ciò apre abusi verso i non musulmani, talvolta fino all’arresto e alla condanna, oppure all’assassinio. Le unioni matrimoniali “miste” sono permesse solo se l’uomo è musulmano e la donna cristiana, non viceversa. Le istituzioni scolastiche sono in mani Islamiche e l’insegnamento cristiano è marginalizzato, anzi la stessa religione e le persone sono screditate nei libri di scuola. È proibito il proselitismo verso i musulmani. Si registrano attacchi contro chiese e case cristiane, vari casi di rapimento di cristiani. Numerose sono anche le conversioni (all’Islam) forzate su minori. Ci sono ingiustizie sul lavoro dipendente: i lavoratori musulmani si rifiutano di mangiare con i cristiani; le paghe sono più basse e alcuni mesi sono trattenute senza motivo; i compiti riservati ai cristiani sono più umili e faticosi. È quasi impossibile per i cristiani accedere a impieghi pubblici e statali.

  • 14.1.45 PALESTINA (Autorità Nazionale Palestinese)**

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    a)

    Popolazione:

    3.815.250 (LUGLIO 2004)

    b)

    Religione:

    Islam 75%, Ebrei 17%, Cristiani ed altri 8%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica

    d)

    Realtà di fatto:

    Stato di instabilità politica continua. Conflitto con Israele. Fondamentalismo islamico. Emigrazione dei cristiani.

  • 14.1.46 QATAR

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    a)

    Popolazione:

    885.359 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 95%. Cattolici 50.000 (nel vicariato apostolico d’Arabia).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è religione dello Stato

    d)

    Realtà di fatto:

    I cristiani sono tutti stranieri; conoscono difficoltà nella pratica del culto.

  • 14.1.47 SINGAPORE

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    a)

    Popolazione:

    4.492.150 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Buddismo 42,5%, Islam 14,9%, Taoisti 8.5%, Hindu 4%, Cattolici 4,8%, Altri Cristiani 9,8%, Altre religioni 0.7%, nessuna religione 14,8%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica parlamentare

    d)

    Realtà di fatto:

    C’è libertà di culto.

  • 14.1.48 SIRIA**

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    a)

    Popolazione:

    18.881.361 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 86%. Cristianesimo 9%. Cattolici 135.000 (4 diocesi di vari riti). Drusi 3%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La Costituzione afferma che l’Islam è la fonte del diritto nazionale e che il presidente dev’essere musulmano. Si assicura il riconoscimento delle altre religioni e la libertà di fede e di culto.

    d)

    Realtà di fatto:

    Il governo agisce duramente contro le opposizioni, Islamiche o no. Le comunità cristiane godono della libertà più totale di edificare luoghi di culto o per attività religiose. Le scuole confessionali sono state nazionalizzate nel 1967. Esistono problemi di censura sulla stampa religiosa. Il Natale e la Pasqua sono considerate feste ufficiali. I mezzi di comunicazione sociale trasmettono celebrazioni religiose cristiane. I sacerdote sono esentati dal servizio militare e civile.

  • 14.1.49 TAGIKISTAN

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    a)

    Popolazione:

    7.320.815 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 90% (sunniti 85%, sciiti 5%). Altri 10%. Cattolici 25.000 (di origine tedesca, che stanno lentamente diminuendo per tornare in patria). Missione sui juris

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. L’Islam è la religione principale, ma non di Stato

    d)

    Realtà di fatto:

    Il comunismo ha preparato un terreno molto buono per l’evangelizzazione.

  • 14.1.50 TURCHIA (una piccola parte (circa 3%) si trova in Europa)**

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    a)

    Popolazione:

    70.413.958 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 99,8%. (sunniti 80%, sciiti 19,8%). Cristianesimo 0,2%. Cattolici 28.000 (7 diocesi di diversi riti).

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Costituzione laica. L’Islam non è religione di Stato.

    d)

    Realtà di fatto:

    Ognuno ha libertà di coscienza e credo religioso. Le celebrazioni possono essere svolte liberamente. Nessuno può essere forzato a partecipare a riti, ovvero essere accusato per il suo credo e per le sue convinzioni. Educazione, istruzione religiosa ed etica vengono condotte sotto la supervisione dello Stato, sono obbligatorie nel corso degli studi primari e secondari. Vietati segni religiosi esterni. Non è permesso sfruttare o abusare dei sentimenti e delle cose ritenute sacre, per qualsiasi influenza personale, politica, o anche solo parzialmente basare l’ordine fondamentale, sociale, economico, politico e legale dello Stato su dottrine religiose. I cristiani non accedono al parlamento e alla carriera militare. La vita per i credenti cristiani non è facile. Si registrano violenze, incarcerazioni in odio alla fede, confische di beni ecclesiastici. L’evangelizzazione è ostacolata. Difficile, se non impossibile, ottenere permessi per costruire nuovi luoghi di preghiera o restaurare quelli esistenti. Anche se il proselitismo non è formalmente proibito, sono stati incarcerati militanti musulmani (qualificati come estremisti) e cristiani evangelici. Si conoscono episodi di intolleranza verso i cristiani, specialmente verso la comunità siro-ortodossa; molti di questi hanno scelto l’esodo. Ci sono molti cristiani caldei rifugiati, provenienti dal Nord dell’Iraq. Ci sarebbero 4,5milioni di cristiani che vivono nell’anonimato. Tra questi: 8.000 latini, 150.000 siro-cattolici, 150.000 siro-ortodossi, 400.000 armeni, 150.000 immigrati russi.

  • 14.1.51 TURKMENISTAN

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    a)

    Popolazione:

    5.042.920 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 89%. Cristianesimo russo ortodosso 9%. Altri 7%. Cattolici: pochissimi.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La Costituzione afferma in via di principio la libertà religiosa.

    d)

    Realtà di fatto:

    Le organizzazioni devono essere registrate dal governo, così come ogni incontro di massa. Non sono sottoposti a controllo solo i luoghi di culto Islamici e greco-ortodossi. Sui credenti di comunità religiose non registrate è stata esercitata una pressione psicologica.

  • 14.1.52 UZBEKISTAN

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    a)

    Popolazione:

    27.307.134 (luglio 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 88%. Cristianesimo russo ortodosso 9%. Altri 3%. Cattolici pochissimi

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. Costituzione laica

    d)

    Realtà di fatto:

    Ogni comunità religiosa ha l’obbligo di registrarsi presso il governo. Le attività religiose non registrate sono criminalizzate e l’informazione a contenuto religioso è penalizzata dal punto di vista della libertà di espressione.

  • 14.1.53 YEMEN**

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    a)

    Popolazione:

    21.456.188 (July 2006)

    b)

    Religione:

    Islam 99%. Altri 1%.

    c)

    Costituzione:

    Repubblica. La Costituzione dice che l’Islam è la religione di Stato. Il sistema legislativo è basato sulla shari’ah.

    d)

    Realtà di fatto:

    Solo in Aden le vecchie chiese sono rimaste. Il proselitismo è proibito. I cristiani possono praticare la loro religione







    EUROPE

    15 MUSLIM POPULATIONS IN EUROPEAN COUNTRIES

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    (Source: BBC News internet version: Muslims in Europe: Country guide; Other internet sites)



    Islam is widely considered Europe's fastest growing religion, with immigration and above average birth rates leading to a rapid increase in the Muslim population.

    The exact number of Muslims is difficult to establish however, as census figures are often questioned and many countries choose not to compile such information anyway.

    15.1

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    15.1.1 ALBANIA**

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    Popolazione: 3,581,655 (luglio 2006)

    Religione: Muslim (2.2 milioni) 70%, Albanian Orthodox 20%, Roman Catholic 10%

    Costituzione: Repubblica.

    Realtà di fatto: Al momento statistiche fatte sull’appartenenza religiosa non sono disponibili Nel 1967 tutte le moschee e chiese furono chiuse; l’osservanza religiosa era vietata. Nel novembre 1990, l’Albania cominciò a permettere il culto nel privato. Attualmente c’è libertà di praticare la religione. Molti musulmani sono solo di appartenenza nominale. C’è possibilità di evangelizzazione.

    Background: Religious worship was banned in Albania until the transition from Stalinist state to democracy in the 1990s. Islam is now openly recognised as the country's major religion and most Albanians are Sunni Muslim by virtue of the nation's history: The Balkans has had centuries of association with the faith as many parts of it were part of the Turkish Ottoman Empire. While the empire is long gone, the culture remained in place. Significant populations of Albanian Muslims exist in a number of other European countries.

    15.1.2 AUSTRIA**

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    Total population: 8.2 million

    Muslim population: 339,000 (4.1%)

    Background: Large numbers of Muslims lived under Austrian rule when Bosnia-Hercegovina was annexed by Austria-Hungary in 1908. Many of Austria's Muslims have roots in Turkey and others arrived from the Balkans during the 1990s wars - partly because of historical ties. Islam has been recognised as an official religion in Austria for many years, meaning that it has a role in the religious teaching in schools. Vienna has historically been regarded as the point where the Islamic world reached its most western point, a critical battle in Austria in the 16th century marking the beginning of the decline of the Turkish Ottoman Empire.

    Sources: Total population - Statistics Austria, 2005 figures; Muslim population - Statistics Austria, 2001 figures.

    15.1.3 BELGIUM**

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    Total population: 10.3 million

    Muslim population: 0.4 million (4%)

    Background: Islam is one of seven recognised religions in Belgium, a status that brings it a number of subsidies and official roles, such as providing teachers. Despite this there have been complaints of discrimination. Unemployment and poor housing have been one such cause of tension. There have also been claims of discrimination against women in traditional dress. A majority of Belgium's Muslims are of Moroccan or Turkish origin; many others are from Albania. (Citizenship is available after seven years).

    Sources: Total population - Statistics Belgium 2001; Muslim population - US State Department.

    15.1.4 BOSNIA-HERCEGOVINA**

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    Total population: 3.8 million

    Muslim population: 1.5 million (40%)

    Background: Bosnia-Hercegovina is still recovering from the bloody inter-ethnic war of 1992-95. Around 250,000 people died in the conflict between Bosnian Muslims, Croats and Serbs. Almost 8,000 Muslims were killed by Bosnian Serbs at Srebrenica in 1995 - Europe's worst atrocity since World War II. Many Muslims were displaced, as were members of other communities. A peacekeeping force remains in the country, whose frontiers have long been considered the western borders of the Islamic faith in Europe.

    Sources: Total population - Agency for Statistics Bosnia and Herzegovina, 2003 figures; Muslim population - US State Department.

    15.1.5 BULGARIA**

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    Total Population: 7.385.367

    Religions: Bulgarian Orthodox 82.6%, Muslim 12.2%, Other Christians 1.2 %, Others 4%

    Background: Communist domination ended in 1990, when Bulgaria held its first multiparty election since World War II and began the contentious process of moving toward political democracy and a market economy while combating inflation, unemployment, corruption, and crime. The country joined NATO in 2004 and is slated to join the EU in 2007.

    15.1.6 DENMARK

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    Total population: 5.4 million

    Muslim population: 270,000 (5%)

    Background: In the 1970s Muslims arrived from Turkey, Pakistan, Morocco and the former Yugoslavia to work. In the 1980s and 90s the majority of Muslim arrivals were refugees and asylum seekers from Iran, Iraq, Somalia and Bosnia. Access to housing and employment have been sources of concern for Muslims in Denmark. (A minority have citizenship).

    Sources: Total population - Statistics Denmark, 2004 figures; Muslim population - US State Department.

    15.1.7 FRANCE**

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    Total population: 62.3 million

    Muslim population: Five to six million (8-9.6%)

    Background: The French Muslim population is the largest in western Europe. About 70% have their heritage in former north African colonies of Algeria, Morocco and Tunisia. France favours integration and many Muslims are citizens. Nevertheless, the growth of the community has challenged the French ideal of strict separation of religion and public life. There has been criticism that Muslims face high unemployment and often live in poor suburbs. A ban on religious symbols in public schools provoked a major national row as it was widely regarded as being a ban on the Islamic headscarf. Late 2005 saw widespread and prolonged rioting among mainly immigrant communities across France.

    Sources: Total population - National Institute for Statistics and Economic Studies, 2004 figures; Muslim population - French government estimate.

    15.1.8 GERMANY**

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    Total population: 82.5 million

    Muslim population: 3 million (3.6%)

    Background: The majority of the Muslim population is Turkish, with many retaining strong links to Turkey. Others arrived from Bosnia and Kosovo during the Balkan wars. Until recently Muslims were considered "guest workers", who would one day leave the country - a view that is changing. Racist violence is a sensitive issue, with the authorities trying a range of strategies to beat it. Steps are being taken to improve integration.

    Sources: Total population - Federal Statistical Office, 2004 figures; Muslim population - Federal Ministry of the Interior estimate.

    15.1.9 ITALY**

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    Total population: 58.4 million

    Muslim population: 825,000 (1.4%)

    Background: The Muslim population is diverse, the largest group coming from Morocco. Others are from elsewhere in North Africa, south Asia, Albania, and the Middle East. Most arrived from the 1980s onwards, many of them as students. Italy is working to formalise relations between the state and the Muslim community. Up to 160,000 Muslims are Italian born. Most Muslims have the right to reside and work in Italy, but are not citizens.

    Sources: Total population - Italian National Statistical Institute; Muslim population - UK Foreign Office.

    15.1.10 KOSOVO**

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    Popolazione: Secondo La “Kosovo in Figures 2005 Survey” dell’ufficio delle statistiche del Kosovo, la popolazione complessiva del Kosovo è stimato tra 1.9 e 2.2 milioni composta da:

    88% Albanesi (tra 1,972,000 and 2,100,000)

    7% Serbi (tra126,000 and 140,000)

    1.9% Bosniaki (tra 34,200 and 38,000)

    1.7% Rom (tra 30,600 and 34,000)

    1% Turki (tra 18,000 and 20,000)

    0,5% Gorani (approx. 10,000)

    (Le cifre sono discutibili. Il censimento è ancora da fare.)



    Religione: La maggioranza degli Albanesi in Kosovo sono musulmani e i serbi Ortodossi. 5% degli albanesi sono cattolici. L’ateismo è comune tra gli Albanesi e i Serbi.

    Costituzione: Amministrazione di transizione dell’ ONU

    Realtà di fatto: Si dice che gli albanesi del Kosovo non definiscono la loro identità con la religione. La maggior parte di loro sono musulmani non praticanti. Però la minoranza musulmana che pratica è molto forte nel paese.

    Kosovo background: The late 1990s saw devastating conflict after the Kosovo Liberation Army, supported by the majority ethnic Albanians - most of whom are Muslim - came out in open rebellion against Serbian rule. Yugoslav President Slobodan Milosevic began "ethnic cleansing" against the Kosovo Albanian population. Thousands died and hundreds of thousands fled. Nato intervened between March and June 1999 with a 78 day bombing campaign to push back Serb forces and Kosovo remains under UN control. The ethnic Albanian community has expressed frustration at the length of time being taken to decide Kosovo's future status. Attacks against Kosovo's remaining minority Serb population have caused concern.

    15.1.11 MACEDONIA

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    Total population: 2.1 million

    Muslim population: 630,000 (30%)

    Background: Macedonia's largest religion is Macedonian Orthodox, but almost one third of the population describe themselves as Muslim. Macedonia was spared the inter-ethnic violence that affected much of the Balkans following the break-up of Yugoslavia. But in early 2001 rebels staged an uprising demanding greater rights for the ethnic Albanian minority - a group which includes most Muslims. With EU and Nato support a deal was reached offering them greater rights, although some have been unhappy with the pace of change. The US State Department suggests that religious freedom is generally respected and that "societal discrimination is more likely to be based upon ethnic bias" than religion.

    Sources: Total population - UK Foreign Office; Muslim population - UK Foreign Office.

    15.1.12 NETHERLANDS**

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    Total population: 16.3 million

    Muslim population: 945,000 or 5.8%

    Background: The integration of Muslims remains a concern for the Dutch government, particularly after a film-maker critical of Islam was murdered in 2004 by a radical Islamist. Further tensions surround the view held by some that there is a high level of crime among Muslim youths and a problem with unemployment. In the 1950s Muslims arrived from the former colonies of Suriname and Indonesia. One of the most important groups is the substantial Somali minority. Others are from Turkey and Morocco. The Netherlands favours multiculturalism, essentially the accommodation of different groups on equal terms.

    Sources: Total population - Statistics Netherlands, 2005 figures; Muslim population - Statistics Netherlands, 2004 figures.

    15.1.13 SERBIA AND MONTENEGRO**

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    Total population: 8.1 million

    Muslim population: 405,000 (5%);

    Background: Within Serbia and Montenegro the predominant religion is Serbian Orthodoxy. Islam is the second largest faith, with Muslims accounting for about 5% of the population, rising to about 20% in Montenegro. The Muslim community is considered one of seven "traditional" religious communities. Religion and ethnicity remain closely linked across the country and discrimination and tensions continue to be reported.

    Sources: Total population - UK Foreign Office; Muslim population - US State Department.

    15.1.14 SPAIN**

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    Total population: 43.1 million

    Muslim population: 1 million (2.3%)

    Background: Almost eight centuries of Moorish rule over Spain came to an end in 1492, providing the country with a strong Islamic legacy, particularly in its architecture. The modern Muslim population started to arrive in significant numbers in the 1970s. Many were Moroccans coming to work in tourism and subsequent growth came when their families joined them. The state recognises Islam, affording it a number of privileges including the teaching of Islam in schools and religious holidays. There have been some reports of tension towards Muslim immigrants. Spain was shaken in 2004 when terror attacks by suspected radical Islamists killed 191 people on Madrid commuter trains.

    Sources: Total population - Spanish National Institute of Statistics, 2005 figures; Muslim population - US State Department.

    15.1.15 SWEDEN**

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    Total population: 9 million

    Muslim population: 300,000 (3%)

    Background: The Muslim population is broad - with significant groups from Turkey, Bosnia, Iraq, Iran, Lebanon and Syria. The size of the Muslim population is such that representative bodies receive state funding. Sweden favours multiculturalism and immigrants can become citizens after five years. Sweden prides itself on its tolerance, but there has been criticism that Muslims are too often blamed for society's problems.

    Sources: Total population - Statistics Sweden, 2005 figures; Muslim population - US State Department.

    15.1.16 SWITZERLAND**

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    Total population: 7.4 million

    Muslim population: 310,800 (4.2%)

    Background: Official figures suggest the Muslim population has doubled in recent years, but some sources say there are also about 150,000 Muslims in the country illegally. The first Muslims arrived as workers in the 1960s, mostly from Turkey, the former Yugoslavia and Albania. They were joined by their families in the 1970s and, in recent years, by asylum seekers. (Comparatively few have citizenship.)

    Sources: Total population - Swiss Federal Statistical Office, 2003 figures; Muslim population - Swiss Federal Statistical Office, 2000 figures.

    15.1.17 UNITED KINGDOM**

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    Total population: 58.8 million

    Muslim population: 1.6 million (2.8%)

    Background: The UK has a long history of contact with Muslims, with links forged from the Middle Ages onwards. In the 19th Century Yemeni men came to work on ships, forming one of the country's first Muslim communities. In the 1960s, significant numbers of Muslims arrived as people in the former colonies took up offers of work. Some of the first were East African Asians, while many came from south Asia. Permanent communities formed and at least 50% of the current population was born in the UK. Significant communities with links to Turkey, Iran, Iraq, Afghanistan, Somalia and the Balkans also exist. The 2001 Census showed one third of the Muslim population was under 16 - the highest proportion for any group. It also highlighted high levels of unemployment, low levels of qualifications and low home ownership. The UK favours multiculturalism, an idea shared by other countries which, in general terms, accepts all cultures as having equal value and has influence over how government engages with minorities.

    Sources: Total population - Office for National Statistics, 2001 figures; Muslim population - Office for National Statistics, 2001 figures.



    Presenza dei Musulmani in Europa oggi

    Stato

    Area
    In Kmq

    Popolazione
    Totale

    Popolazione
    Musulmana

    15.1.18 Percentuale Musulmana

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    Albania

    28.750

    3.581.655

    2.362.000

    70,0 %

    Austria

    83.849

    8.200.000

    339.000

    4,1 %

    Belgio

    30.000

    10.300.000

    400.000

    4,1 %

    Bosnia Erzegovina

    51.233

    3.800.000

    1.500.000

    40,0 %

    Bulgaria

    110.910

    7.385.367

    1.000.000

    12,2 %

    Croazia

    56.538

    4.697.000

    57.000

    1,2 %

    Danimarca

    43.069

    5.400.000

    270.000

    5,0 %

    Francia

    547.026

    62.300.000

    5.500.000

    9,0 %

    Germania

    356.628

    82.500.000

    3.000.000

    3,6 %

    Grecia

    131.944

    10.564.000

    300.000

    2,9 %

    Irlanda

    70.282

    3.539.000

    20.000

    0,6 %

    Italia

    301.224

    58.400.000

    825.000

    1,4 %

    Lussemburgo

    2.586

    401.000

    10.000

    2,6 %

    Norvegia

    324.219

    4.314.000

    50.000

    1,2 %

    Paesi Bassi

    33.612

    16.300.000

    945.000

    5,8 %

    Polonia

    312.680

    38.654.000

    150.000

    0,4 %

    Portogallo

    91.530

    10.524.000

    20.000

    0,2 %

    Regno Unito

    245.813

    58.800.000

    1.600.000

    2,8 %

    Romania

    237.500

    23.181.000

    928.000

    4,0 %

    Serbia e Montenegro

    102.350

    10.759.000

    2.045.000

    19,0 %

    Slovenia

    20.296

    1.972.000

    20.000

    1,0 %

    Spagna

    504.750

    43.100.000

    1.000.000

    2,3 %

    Svezia

    449.750

    9.000.000

    300.000

    3,0 %

    Ungheria

    93.030

    10.319.000

    301.000

    3,0 %

    Totale

    4.229.119

    487.991.022

    22.942.000




    16 Allegato 2

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    17 La sharia’ (shariah).

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    1. Chiarire anzitutto il concetto di shari’ah: significa “legge” (naturalmente “coranica”). Essa è l’organizzazione di tutta la vita (sociale e individuale) secondo la legge positiva divina, espressa nel Corano e nella tradizione (insieme di hadith, detti, fatti, gesti... attribuiti a Muhammad), come vissuta dai primi quattro califfi (così ritengono i sunniti) o come espressa dal quarto califfo Ali (unico depositario del carisma di Muhammad, secondo gli sciiti). Questa, avendo come base la fede islamica e i suoi diritti-doveri, regola i rapporti umani (come il matrimonio, la famiglia, la proprietà, l’eredità), il lavoro e l’economia (commercio, industria, trattamento degli impiegati...), il funzionamento dello Stato e la politica, i comportamenti sociali, le regole morali, con strettissima connessione tra religione (din) e Stato (dawla). Essa infine punisce i colpevoli (codice penale) in tutte queste materie.

    Quanto al diritto penale, i casi più eclatanti sono: per l’apostasia, naturalmente dall’Islam: condanna a morte; la legge del taglione (uccisione di chi ha commesso un omicidio volontario); la conciliazione, a mezzo del versamento di un somma per ripagare il prezzo (in caso di omicidio involontario); per il furto: taglio del dito, poi della mano destra; per i recidivi: amputazione del piede sinistro; per il brigantaggio: morte o amputazione; per la fornicazione: lapidazione o pugnalata mortale (donna) o flagellazione (uomo); per l’uso di bevande alcoliche: flagellazione; per la falsa accusa di fornicazione: flagellazione; per bestemmia contro la religione (Dio, Muhammad...): condanna a morte; egualmente per il traffico di droga; proselitismo (proibito, sotto pene severissime, anche di morte)...

    Ci sono poi le determinazioni più specifiche dei campi della shari’ah, che in teoria e in pratica dovrebbe riguardare ogni comportamento, specialmente sociale, perché visibile, notabile, e quindi possibile oggetto di scandalo, di cattivo esempio, di corruzione. Esempi: la religione (proibizione di lasciare l’Islam; vietati pratiche e luoghi di culto pubblici per i non musulmani), il vestito (velo delle donne...), la promiscuità tra uomini e donne (non ammessa nelle scuole primarie e secondarie, nei mezzi pubblici di trasporto, negli ambienti pubblici), certi cibi (proibita la carne di porco) e bevande (alcolici), giochi (quelli d’azzardo sono proibiti; altri sono sconvenienti per le donne), la pratica del digiuno del ramadan (proibito violarlo in pubblico), i codici dell’arte (no a pitture o rappresentazioni umane, morale nei mass media),



    2. Il problema moderno e contemporaneo riguarda l’interpretazione (estensione) della shari’ah e quindi la sua applicazione. Quanto all’interpretazione-estensione, ci sono varie correnti: essa termina con lo stesso Muhammad, o con i suoi compagni, o con i grandi fondatori di scuole giuridiche; oppure continua con altri riformatori lungo i secoli e anzi continuerà per adeguarsi all’evoluzione dei tempi e alle nuove circostanze inedite. Ciò è evidente nell’applicazione (nelle leggi e nelle norme relative), da parte di chi ha il potere negli Stati con popolazione islamica, a stragrande maggioranza, in pari eguaglianza con altri, in minoranza. Si possono descrivere tre posizioni al riguardo: intransigente fedeltà alla shari’ah, interpretazione moderna adattata alla diversità degli Stati nazionali, interpretazione pluralista e laica. Inoltre sono da distinguere gli Stati Islamici, dove si dichiara nella Costituzione che la shari’ah è l’unica fonte della legislazione, oppure la fondamentale, oppure la principale accanto ad altre, oppure una delle varie fonti. Le correnti (presenti trasversalmente in tutto il mondo Islamico) che sostengono l’una o l’altra interpretazione si possono suddividere come: integralista (fondamentalista, radicale), moderato, laico.



    3. Infine c’è da tener presente che in molti stati Islamici si riconosce come giuridicamente valido “lo statuto personale-familiare” delle varie minoranze religiose (specialmente delle “Genti del Libro = Ahl el-Kitab”), quanto al matrimonio, alla pratica religiosa (privata e pubblica) e all’eredità. Questo in un certo modo delimita l’applicazione della shari’ah ai cittadini e residenti di altre religioni. In caso di contenzioso però, quando esiste contrasto con la shari’ah, questa ha l’assoluta prevalenza.

    4. In conclusione, oggi il mondo Islamico non è totalmente concorde né sul concetto di shari’ah né tanto meno sulla sua applicazione, particolarmente nei confronti di cittadini e residenti non musulmani. Per averne una giusta visione, bisogna considerare singolarmente Paese per Paese, perché le situazioni sono effettivamente diverse.

    5. Si possono tuttavia tentare alcuni raggruppamenti di Paesi, che seguono una medesima linea generale.

    1. Paesi dove la shari’ah è legge suprema

    • Arabia Saudita (circa 100.000 esecuzioni capitali all’anno)

    • Pakistan (non nella Costituzione, ma sì nella pratica reale)

    • Afghanistan

    • Sudan (nella pratica: durissima, uno dei Paesi dove la repressione contro i cristiani è maggiormente pratica in diverse forme)

    • Iran (severa applicazione, con certi diritti delle minoranze religiose riconosciute)

    • Nigeria (solo in 12 Stati musulmani)

    • Qatar

    • Somalia (nella sua attuale triplice divisione)

    1. Paesi dove non vige totalmente la shari’ah (anche se spesso l’Islam è dichiarato religione di Stato)= Paesi “moderati”

    • Nel Medio Oriente: Iraq, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman, Yemen, Autorità Nazionale Palestinese, Giordania

    • Nel Nord-Africa: Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Mauritania

    • Africa Sub-sahariana: Gibuti, Mali, Guinea Konakry, Sierra Leone

    • Africa insulare: Comore

    • Sudest asiatico: Maldive, Bangladesh, Singapore, Brunei

    • Paesi dell’Asia Centrale: Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Uzbekistan

    1. Paesi “laici”o con un certo pluralismo

    • In Europa: Albania, (Kosovo)

    • In Medio Oriente: Turchia

    • In Africa: Etiopia, Eritrea, Mali, Niger, Senegal, Tanzania

    • In Asia: Indonesia, Malaysia



    d) Paesi particolari

    • Libano (sistema pluriconfessionale)

    • Israele (per le minoranze religiose: sistema confessionale)

    • Etiopia: 71 milioni – ca. 50% musulmani – 40% cristiani etiopi ortodossi (cattolici 1%)

    • Eritrea



    NB. Su questo argomento, cf il rapporto annuale di “Aiuto alla chiesa che soffre” sulla situazione della libertà religiosa nel mondo.





    18 Allegato 3

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    19 Bibliografia

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    1. Aiuto alla Chiesa che Soffre, Segretariato Italiano, La libertà religiosa nei Paesi a maggioranza islamica. Rapporto 1998 (Pza S. Callisto, 16 – 00153 Roma; www.acs-italia.org) tel. 06-69893911

    2. Borrmans M., Orientations pour un dialogue entre Chrétiens et Musulmans (Cerf, Paris 1981)

    3. Id., Islam e Cristianesimo. Le vie del dialogo (Paoline, Cinisello Balsamo, 1983) 240 p.

    4. Claverie P. , Lettere dall’Algeria (Paoline, Milano, 1998) 312 p.

    5. Consiglio dei Patriarchi Cattolici d’Oriente:

    1) La presenza cristiana in Oriente: testimonianza e missione (1992)

    2) Insieme davanti a Dio per la presenza della persona e della società. La convivenza tra cristiani e musulmani nel mondo arabo (1994)

    3) Il movimento ecumenico. “Che tutti siano uno” (Gv 17,21) (1999)

    4) La famiglia responsabilità della Chiesa e dello Stato (2005)

    1. Giovanni Paolo II, Discorso ai Giovani Musulmani a Casablanca, 19.08.1985; cf Seminarium (gennaio-marzo 1986) testo in francese, inglese e arabo: p. 3-12; 13-22; 22-32).

    2. Id., Ecclesia in Africa (1995), spec. n. 66

    3. Id., Une nouvelle espérance pour le Liban (1997), spec. cap. V. nn. 89-99 ; in italiano: cf Enchiridion Vaticanum 16,322-532.

    4. Id., The Church in Asia (1999) , spec. n. 31

    5. Id., The Church in Africa (1995) , spec. n. 66

    6. Groupe de ChrÉtiens vivant en Tunisie, Pistes de reponses aux questions qu’on nous pose (PISAI, Roma 1990) 116 p. Anche in italiano

    7. Islamochristiana: rivista edita dal Pontificio Istituto Di Studi Arabi e Islamici (PISAI), diretta dai Padri Bianchi, Roma

    8. Michel Th., Per comprendere il cristianesimo. Un cristiano presenta la sua fede ai musulmani (c/o IMO, d. Giampiero Alberti, Cernusco sul Naviglio, MI) 120 p. (anche in francese e in arabo)

    9. Orientamenti per un dialogo tra cristiani e musulmani (Urbaniana, Roma 1988)

    10. Pacini Andrea (a cura di), Comunità cristiane nell’Islam arabo. La sfida del futuro (Fondazione Agnelli, Torino 1996) 409 p.

    11. Teissier H.(Mgr), Église en Islam. Méditation sur l’existence chrétienne en Algérie (Le Centurion, Paris, 1984) 216 p.

    12. Valognes Jean-Pierre, Vie et mort des chrétiens d’Orient (Fayard, Paris 1994) 975 p.

    19.1

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    19.1.1 Letteratura salesiana

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    1. Borrego J., I Salesiani in Medio Oriente, 1891-1980 (bozza pro-manoscritto, dattilografata, con osservazioni di alcuni revisori salesiani del MOR) circa 500 p.

    2. Desrameux F., L’Orphélinat Jésus-Adolescent de Nazareth en Galilée aux temps des turc, puis des Anglais (1896-1948) (Roma, 1986)

    3. Dicastero per le Missioni: Convegno su Pastorale Salesiana in contesto Islamico, Cairo, 30.12.1988-3.1.1989: 196 p.

    4. Dicastero SDB Missioni – Ambito FMA Ad Gentes: Convegno SDB – FMA in contesto Islamico, Roma-Pisana, 25.2.2001; bilingue (italiano e inglese) 226 p.

    5. Forti E., Un buon samaritano concittadino di Gesù [Simaan Srugi] (Elledici, Torino, 1967) 195 p. (spec. pp. 61-71)

    6. Mor, Atti Capitolo Ispettoriale 1980

    7. Mor, Progetto Educativo Pastorale, 1992, specie nn. 54-95

    8. Pozzo V., L’ispettoria salesiana del Medio Oriente. I primi cinquant’anni (1902-1952) (Ispettoria MOR, Betlemme, 2003) 60 p. Pro-manuscripto.

    9. Shalhub G., Abuliatama. Il “Padre degli orfani” nel Paese di Gesù [Don Antonio Belloni] (SEI, Torino, 1955) 208 p. (spec. pp. 89-98).





    Allegato 4

    Relazioni pervenute dalle ispettorie













    Généralités

    La société de SAINT FRANCOIS DE SALES (Salésiens de Don Bosco) est une congrégation religieuse reconnue à travers le monde pour sa vocation de promotion des populations jeunes surtout dans les milieux les plus défavorisés. Répondant à l’appel de son Recteur Majeur, elle s’est implantée presque partout et en particulier en Afrique de l’Ouest depuis les années 1980.

    Les salésiens de Don Bosco sont présents dans la sous région francophone de l’Afrique de l’ouest où ils forment la vice province Notre Dame de la Paix. Leur présence couvre 7 pays de cette sous-région ouest-africaine et totalise 22 communautés reparties comme suit : Bénin (4), Burkina Faso (1), Côte d’Ivoire (3), Guinée-Conakry (3), Mali (3), Sénégal (3) et Togo (5).



















    COTE D’IVOIRE

    Abidjan

    Duekoué

    Korhogo





    MALI

    Bamako

    Sikasso

    Touba





    SENEGAL

    Dakar

    Thiès

    Tambacounda









    BENIN

    Porto novo

    Cotonou

    Parakou

    Kandi



    GUINEE CONAKRY

    Conakry

    Kankan

    Siguiri





    TOGO

    Lomé MDB

    Lomé Maria Auxil.

    Gbodjomé

    Kara

    Cinkassé







    BURKINA FASO

    Bobo-Dioulasso



















    Notons cependant que sur les 22 présences que comptent la province, 8 sont des pays à majorité musulman mais qui n’appliquent cependant pas la Charia. Ce sont : Conakry, Kankan et siguiri pour la Guinée Conakry, Bamako et Sikasso pour le Mali et Dakar, Thiès et Tambacounda pour le Sénégal.

    19.1.2 GUINEE CONAKRY

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    La République de Guinée est située sur la côte Ouest de l’Afrique. Avec une superficie de 245.857 km2, elle est limitée au Nord par la Guinée-Bissau, le Sénégal et le Mali; à l’Est par la Côte-d’Ivoire et le Mali; au Sud par le Libéria et la Sierra Leone et à l’Ouest par l’Océan atlantique. Il l’aborde sur plus de 300 km.

    La Guinée est subdivisée en quatre régions : La Région côtière appelée Basse-Guinée ou Guinée-Maritime, la Région du Fouta-Djallon ou Moyenne-Guinée, la Haute-Guinée ou Guinée forestière est une région de plaines baignées par les eaux du Niger et ses affluents. Le climat est sahélien, chaud et sec.

    En Novembre 1977, l’Eglise Catholique de Guinée célébrait son centenaire dans l’austérité, sur les rives du Rio-Pongo, ce fleuve dont le nom reste lié à l’histoire de l’évangélisation.

    L’Eglise de la Guinée compte trois diocèses : l’archidiocèse de Conakry (Basse-Guinée), le diocèse de Nzérékoré (Guinée Forestière) et le diocèse de Kankan (Haute-Guinée). Les missionnaires spiritains ont fait un travail remarquable qui, malheureusement a reçu un coup dur après la proclamation de l’indépendance en 1958 et leur départ forcé. Malgré le fait qu’elle a un peu plus de cent ans, elle est toujours dans la phase d’évangélisation. Plusieurs facteurs expliquent ce ‘’ retard ‘’ : le départ des premiers missionnaires, l’islamisation des régions (encouragée par le pouvoir qui créa un ministère des affaires islamiques) et le manque d’agents pastoraux.



    Communauté Salésienne de Conakry

    Conakry est la capitale de la Guinée (République de Guinée), sur l'île de Tombo, dans l'Océan atlantique. En 2006, la ville compte près de 2 millions d'habitants, ce qui en fait de loin la première métropole du pays. Le territoire bâti déborde aujourd'hui largement sur le continent, en particulier sur la presqu'île de Kaloum à laquelle l'île est reliée par une digue. L'activité portuaire constitue aujourd'hui un secteur majeur de l'économie de la ville.

    1. Statistiques

    Le centre est frequenté par environ trois cents (300) jeunes dont 80 % de musulmans ; 18% de chrétiens et 2% d’autres religions

    2. Histoire

    L’œuvre salésienne de Conakry a démarré au quartier Kaloum, centre-ville de conakry en 1986 ; elle est canoniquement érigée en 1989. Les salésiens s’occupaient d’une imprimerie, d’une paroisse et d’un oratorio.

    En 2003, ils ont quitté le centre ville pour un quartier populaire de la banlieue (Nongo) à majorité musulmane ; ici, les salésiens ont pris en charge une paroisse et ont ouvert un oratorio et ont débuté un centre de jeunes. Un service de soins médicaux étaient assurés aux enfants mal-nourris par les sœurs de la charité de Mère Térésa, bien avant la prise en charge de cette paroisse par les salésiens jusqu’en novembre 2005. Ce service est complètement délaissé pour le moment, faute du personnel et de moyens.

    3. Approche

    C’est lors des rencontres sportives et culturelles que l’on peut approcher ces jeunes et enfants musulmans, très nombreux, du quartier qui se réunissent dans la cour du centre.

    4. Dialogue interreligieux

    En dehors de la catéchèse qui est très suivie, nous organisons régulièrement les célébrations eucharistiques dans les CCB, les confessions périodiques et les visites aux malades dans leur domicile chaque semaine. Les sessions de formation des catéchistes se déroulent mensuellement pour quatre paroisses sur notre paroisse ; elles sont organisées par l’archidiocèse.

    5. Difficultés.

    Le principal défi est d’arriver à éloigner nos chrétiens des habitudes musulmanes et de leur donner des habitudes chrétiennes

    6. Impact

    Malgré leur petit nombre, les chrétiens catholiques sont acceptés et beaucoup appréciés dans tout le pays ; néanmoins, ils jouissent difficilement de leurs droits en tant que communauté (ex : dans chaque quartier, ils sont prévus un domaine pour la construction d’une mosquée et un autre pour la construction d’une église, mais les chrétiens ne bénéficient pas de ce droit ; pour ne citer que cela). Ils ont acquis depuis la réputation de donner de bonnes formations aux enfants et aux jeunes, d’où l’affluence vers les rares écoles chrétiennes du pays par les musulmans en vue de garantir la formation de leurs enfants.

    Quant à notre présence, nous sommes en train de nous insérer petit à petit dans le milieu, globalement, nous sommes acceptés par la population. Les soins sanitaires d’avant y sont pour quelque chose.

    7. Présence évangélisatrice

    Nous croyons que notre présence est évangélisatrice parce que cette communauté chrétienne n’existait pas avant dans le quartier, ce qui fait que la population est de plus en plus curieuse lors des grande fêtes et autres manifestions pour découvrir la manière de fêter des chrétiens. Certaines femmes musulmanes viennent demander à la paroisse qu’on prie pour elles.

    8. Propositions

    Une suggestion : faire revivre l’activité des premiers soins médicaux que les sœurs de la charité animée avant. La raison en est que notre quartier est rempli de familles pauvres, des femmes nourrices qui n’arrivent à bien alimenter leurs enfants, ce qui engendre d’innombrable maladies et des mortalités infantiles. Ceci est remarquable tant parmi les familles autochtones du quartier que parmi les femmes réfugiées sierra-léonaises ou libériennes qui sont aussi nombreuses dans notre quartier.

    9. Collaboration

    L’unique domaine de collaboration était les soins médicaux que les sœurs de la charité venaient réaliser sur la paroisse. Présentement, il n’y a plus rien.





    19.1.3 MALI

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    Situé au cœur de l’Afrique de l´Ouest, le Mali est limité au Nord par la Mauritanie et le Sahara, au sud par la Côte d´Ivoire et la Guinée Conakry, à l´ouest par le Sénégal et à l´est par le Niger et le Burkina Faso. Le pays n´a aucune sortie à la mer. Avec une population de13.007.000 habitants, il s’étend sur une superficie de 1.257.371 Km2

    Il est divisé en 7 régions : Sikasso, Tombouctou, Mopti, Ségou, Kayes, Kidal et Koulikoro. À elles s´ajoute la Circonscription spéciale de Bamako, la capitale.

    Au niveau religieux, le Mali a environ 80% de sa population qui est musulmane, cependant l’état reste laïc. L´Eglise malienne est centenaire. Les premiers missionnaires sont arrivés du Sénégal en 1888 au diocèse de Kayes. Durant des décennies les seules missionnaires à faire l´Évangélisation étaient les Pères Blancs (Missionnaires d´Afrique). Cela a marqué profondément la naissance et le développement de l´Eglise malienne, jusqu´à nos jours. Dans l´actualité, en plus des Pères Blancs, qui continuent à assurer un grand nombre de paroisses dans tous les diocèses avec une grave problématique de personnel très âgé, et les prêtres Fidei Donum provenant notamment du Burkina, les Congrégations masculines avec des prêtres sont 2, avec un nombre assez réduit et présents seulement dans quelques diocèses ; parmi eux les Salésiens avec 3 communauté : à Bamako, à Sikasso et à Touba (diocèse de San).

    La communauté chrétienne du Mali est très minoritaire avec environ 300.000 fidèles, qui représentent le 2,3% de la population. La majorité musulmane est très tolérante car imprégnée d´un sens religieux très générique et très respectueux.. La culture en générale est musulmane dans ses coutumes, ses expressions et ses manifestations.

    De nos trois communautés au Mali (Bamako, Sikasso et Touba), une se trouve dans une région qui est majoritairement chrétienne : celle de Touba.



    Communauté Salésienne de Sikasso



    Situé à 375 Km de Bamako, 100 Km de la frontière de la Côte d'Ivoire et à 45 Km de celle du Burkina Faso, Sikasso est une ville carrefour entre les pays côtiers (Togo, Bénin, Ghana, Côte d’Ivoire) et les pays enclavés (Burkina Faso et Mali).

    1. Statistiques

    * Au Centre Professionnel :

    • Nombre d´élèves: 230.

    • Pourcentages : musulmans (190) : 82,61% ; chrétiens (40, la majorité catholiques) : 17,39%

    * A l´Oratorio : 150 enfants, dont 90% musulmans.

    2. Histoire

    L´histoire de la présence salésienne à Sikasso a traversé 2 grandes et bien différentes périodes.

    Première étape : 1981-1994 : Les salésiens arrivent à Sikasso en 1981. Ils prennent en charge la seule paroisse de la ville, avec environ 1.500 chrétiens sur près de 100.000 habitants. Mais la présence chrétienne a été toujours croissante, avec des baptêmes chaque année. Le souhait des salésiens fut toujours d´ouvrir une œuvre éducative.

    Deuxième étape : 1994-200… : Les salésiens cèdent la paroisse aux prêtres maliens en 1994 et ouvrent un centre professionnel pour les jeunes qui cherchent à s´ouvrir une place dans le marché de travail. C´est l´œuvre que les salésiens réalisent aujourd´hui.

    Le Mali est un pays à majorité musulmane, environ le 80% de la population. L´État est officiellement laïc. C´est un Islam assez « culturel », sans un fondement religieux profond dans le peuple ; il est aussi très tolérant et pacifique. Beaucoup de maliens sont des musulmans par héritage familial et non pas par un choix libre et conscient. La jeunesse grandit dans un climat de respect et d´acceptation des autres religions.

    Ici il n’y pas d´activités spécifiques pour les musulmans, mais nous essayons d´éduquer :

    • à la connaissance mutuelle des richesses des religions chrétienne et musulmane à l´école, à travers la formation religieuse ;

    • à la tolérance à travers le climat de convivialité, de formation et de travail ensemble, en mettant en relief la personne et non pas les différences religieuses.

    3. Approche

    En accord avec l´intention de la société, nous pratiquons un grand respect envers les enfants et jeunes musulmans. Ainsi, aucune différence ne doit être faite dans l´accueil au niveau du centre comme au niveau de l´oratoire. Mais en même temps, nous essayons de donner une formation explicite qui insiste :

    • sur la connaissance critique de la propre religion, à travers a formation religieuse à l´école ;

    • sur l´importance d´éviter les préjugés ;

    • sur les valeurs religieuses communes au christianisme et à l´islam : la foi en un seul Dieu, le choix de l´amour de son prochain comme chemin authentique de vivre et pratiquer la religion, la raison comme manière d´éviter les radicalismes négatifs dans la pratique religieuse ;

    • sur les thèmes communs de sensibilisation sur l’épanouissement intégral des jeunes : le sida, les droits humains , etc ;

    • sur l´identité chrétienne du centre, à travers la pastorale d´ambiance (mots du jour, récollections, messes, fêtes salésiennes) et l´offre des groupes de formation chrétienne (catéchèse) ;

    • sur Don Bosco comme patrimoine commun à tous les jeunes, quelle qu´en soit leur religion.

    4. Dialogue interreligieux

    Nous n´avons pas d´activités particulières dans ce sens. S´agissant des chrétiens non catholiques ils sont presque inexistants dans nos structures éducatives. C´est donc à travers la paroisse que ce dialogue œcuménique se fait.



    5. Difficultés

    Nos difficultés :

    • Impossibilité matérielle de former la Communauté Éducative et Pastorale, par manque d´un nombre minimum de membres chrétiens parmi les élèves, les professeurs (ou animateurs) et les parents ;

    • Le rôle peu prépondérant des chrétiens dans la marche du centre professionnel (témoignage et engagement faibles des chrétiens) ;

    6. Impact

    Il est très positif, surtout en ce qui concerne :

    • la qualité de l´enseignement professionnel reconnu dans tout le pays ;

    • l´accueil indifférencié des enfants (oratorio) et des jeunes (centre prof.) ;

    • l´amour préférentiel pour les jeunes plus pauvres, qui n´ont pas les moyens de payer leur formation ;

    • l´organisation des activités de temps libre ouvertes aux jeunes des quartiers.

    7. Présence évangélisatrice.

    Nous pensons qu´il existe la possibilité d´exploiter mieux les deux plateformes pastorales (oratorio-centre des jeunes et centre professionnel) pour l´évangélisation. Notre œuvre a besoin d´un plan pastoral plus systématique et mieux suivi. Cela pourrait porter des fruits, même s’ils seront toujours très partiels à cause du milieu musulman.

    8. Propositions.

    La Province pourrait organiser des rencontres d’échanges sur la pastorale en milieu musulman, et établir des lignes d’action.



    SENEGAL

    Le Sénégal est situé, à l’extrémité ouest du continent africain, dans la zone tropicale nord. Le pays est limité à l’ouest par l’océan Atlantique (530 km de côte), au nord par la Mauritanie, à l’est par le Mali, au sud par la Guinée et la Guinée Bissau. La Gambie, constituée d’une bande de terre longue de 350 km en bordure du fleuve Gambie, est enclavée dans son territoire.Le fleuve Sénégal forme la frontière avec la Mauritanie et son principal affluent, le Falémé, marque les limites avec le Mali. Avec une population de 11 658 000 habitants, il s’étend sur une superficie est de 196 722 Km².

    Ce pays se subdivise en 11 régions que sont : Dakar, Diourbel, Fatick, Kaolack, Kolda, Louga, Matam, Saint-Louis, Tambacounda, Thiès et Ziguinchor

    L’Afrique est un continent où la plupart des religions du monde cohabitent parfois bien, parfois moins bien. Si l'Islam est la religion dominante dans la partie Nord, ce sont les religions chrétiennes et traditionnelles qui font le plus d'adeptes au Sud d'une ligne partant du Cameroun à l'Ouganda. Le Sénégal ne déroge pas à cette règle. En effet, le pays compte près de 88% de musulmans et 12% de catholiques. On peut en fait affirmer que les Musulmans constituent plus de 90% de la population mais qu'au moins 15% de la population pratiquent une religion traditionnelle. C'est particulièrement le cas dans les parties au Sud du pays, de la Casamance au Sénégal oriental. En outre, une grosse partie du pays sérère (région de Thiès, Fatick et Kaolack) est constituée de nombreux Catholiques. A part quelques agités intégristes et fanatiques, on peut dire que l'entente entre les communautés religieuses est très cordiale.



    Communauté Salésienne de Dakar

    Située au bord de l’Atlantique sur la presqu’île du Cap vert ( qui aurait donné ulterieurement son nom à la république du Cap Vert, Dakar est la Capitale du Senegal. Elle compte près de 2 500 000 habitants.

    1. Statistiques

    Le centre de jeunes ou oratorio est pour en gestation. Aussi avons-nous une présence animatrice « informelle » des jeunes, surtout à travers le sport (pour tous) et les activités « paroissiales » pour les chrétiens. L’on peut cependant dire que 88% de ceux qui fréquente le centre sont musulmans tandis que 11% sont chrétiens et 1% d’autres religions.

    2. Histoire

    Depuis les premiers temps de l’implantation salésienne au Sénégal (1980), les fils de Don Bosco ont rêvé de la Ville de Dakar où s’entasse une bonne partie de la jeunesse de ce pays (surtout de l’élite intellectuelle), et où, par l’importance de la Ville elle même, se décide le futur du pays et de l’Afrique.

    Les premiers salésiens arrivent à Dakar en Septembre 2002 (01 confrère pour le suivi du chantier et commencer le travail pastoral. Septembre 2003 :02 confrères). La maison salésienne est inaugurée le 31 janvier 2005.

    Notons comme il a été marqué plus haut que cette communauté est en plein debut.

    3. Approche

    Au niveau de l’approche pastorale, notons qu’il se fait une formation civique et sociale portant sur la tolérance, la justice, la paix et autres valeurs humaines. Et ce au travers du sport et des activités récréatives et culturelles qui aident les jeunes à ‘épanouir et à grandir sainement.

    4. Dialogue interreligieux

    Concernant le dialogue interreligieux, Il n’y a pour le moment rien de spécifique sinon l’esprit d’ouverture présent en tous et le fait que tout vise à favoriser un climat d’entente, de dialogue et d’écoute

    5. Difficultés

    Les difficultés rencontrées sont le manque dengagement, de continuité des actions. Les jeunes sengagent selon leur intérêt. Par ailleurs, il se dresse devant des murs de méfiances de sorte quil se crée des difficultés dapproche des jeunes sans susciter un esprit « anti-colonialiste »

    6. Impact

    Il est trop tôt pour faire une évaluation quelconque cependant l’on notera le fait que l’on commence à connaître ce Don Bosco au service des jeunes.

    7. Présence évangélisatrice.

    Notre présence est évangélisatrice de part des différentes vertus inculqués aux jeunes. Cela se ressent plus à la paroisse.

    8. Propositions

    Comme proposition, l’on gagnerait à accentuer plus l’aspect civique, sociale et sportif du centre. L’on pourrait par ailleurs etudier en profondeur les propositions faites par le président du Senegal, SEM Abdoulaye WADE.



    9. Collaboration.

    Une collaboration existent au niveau des différentes communautés religieuses (sœurs) afin d’intensifier le travail pour tous les quartiers, toutes les populations, atout pour l’ouverture du Sénégal aux religions.

    Communauté Salésienne de Thies

    Thiès est la deuxième ville du Sénégal, après Dakar, la capitale. Situé à 70 km à l’est de la capitale, c’est une ville avec un carrefour ferroviaire. Centre commercial dynamique, Thiès est aussi une ville industrielle ou la plus grande partie de la population est employée dans l’exploitation des mines de phosphates ainsi que dans les usines locales.

    Notons que Thiès est une ville hautement islamisée.

    1. Statistiques

    Le centre professionnel, aussi bien que le centre de jeune est le reflet de la ville de Thiès. On note 98% de musulmans pour 05% de catholique.

    2. Histoire

    En contribution à la réalisation du « Projet Afrique », lancé par le Recteur Majeur Edigio VIGANO à la suite du 21e Chapitre Général, les salésiens arrivent à Thiès le 18 septembre 1986.

    Notons que la communauté salésienne de Thiès (Quartier Médina-Fall) au Sénégal travaille dans un Secteur Pastoral dans la Paroisse Cathédrale « Sainte Anne », dans un Centre de Formation Professionnelle « DON BOSCO », un Patronage (Oratoire), et un secteur Pastoral « DON BOSCO »

    · Secteur Pastoral « DON BOSCO » (Communauté chrétienne) Il est composé d’une communauté chrétienne formée en grande partie de l’ethnie sérère.

    · Le Centre DON BOSCO :

    C’est un Centre de Formation Professionnelle avec trois spécialités : la Mécanique Générale, l’Electricité (Bâtiment et Industrielle), Menuiserie bois (et Ebénisterie). La durée de la formation est de trois ans. Toutefois, il y a une année préparatoire pour ceux qui n’ont pas le niveau requis.

    · Le Patronage (oratoire) DON BOSCO :

    Le Patronage (oratoire) est un lieu de rencontre, d’éducation et de formation à travers les activités sportives et de loisirs, qui est ouvert aux adolescents et aux jeunes du quartier.

    3. Approche

    L’œuvre de Thiès compte un oratoire où se retrouvent tous les après-midi et tous les Week-end un nombre important d’enfants et d’adolescents du quartier à majorité les garçons musulmans. L’activité principale qu’on arrive à réaliser dans l’ensemble est le sport (Tournoi de foot ou de basket)

    L’on avait tenté d’introduire la danse, le théâtre qui non pas donné grande chose par manque de motivation, des animateurs motivés et de dévouement des enfants.

    On note aussi une distance des jeunes chrétiens dans les activités à cause de l’influence musulmane.

    4. Dialogue interreligieux

    Les activités organisés pour les soins pastoraux, en ce qui concerne dialogue interreligieux sont : Conférence, formation continue des Prêtres sur dialogue Islamo – chrétien, Cours particuliers aux élèves en difficultés et développement de la caritas 

    5. Difficultés.

    Les difficultés rencontrées ;

    • La communication ; Les jeunes qui frequent nos structures (centre de jeune) s’expriment difficilement en français. Ce qui ne facilite pas la l’intégration

    • Non respect des structures d’accueil.

    • Une sorte de méfiance au risque de se convertir au christianisme.

    • Manque d’éducation

    • Dès le début, notre présence dans ce milieu n’a pas été acceptée. Il y a eu des oppositions très fortes pour la présence chrétienne.

    • L’appel de l’Imam, et les veillés de prière dérangent le repos nécessaire

    6. Impact

    Aujourd’hui notre présence est mieux acceptée dans le milieu car beaucoup viennent solliciter nos structures telles que la grande salle, les salles de classes et les terrains de sports.

    • Un point positif ; les Imams et les chefs du quartiers sont venus présentés les condoléances à la communauté chrétienne à la mort du Pape Jean Paul II.

    • Déformation sociale dans l’imitation des musulmans Ex : se promenés avec le chapelet à la main, jeûnés comme des musulmans …)

    7. Présence évangélisatrice.

    Notre présence est évangélisatrice dans le sens où nous montrons à tous ces jeunes les valeurs de la vie chrétienne et les valeurs évangélisatrices. Nous essayons des sauvegarder la foi de nos chrétiens.

    8. Proposition

    Dévelop un centre de formation sociale (activités culturelles et sportives)

    Engager des encadreurs qui maîtrise le milieu, et leur offrir des formations adéquates.







    1. Statistics: No. of students. Percentage of Muslims and other religions.

    As Salesians of Don Bosco we have two presences in Sierra Leone: one in Lungi with more of a rural setting, and one in Freetown with typical African urban setting. I am going to describe our presence among Muslims looking at the situation in Lungi since Freetown is more of a Christian setting.

    It is hard to give exact numbers and statistics in Sierra Leone since the religious belonging of the people keeps changing. As Salesians in Lungi we currently serve about 5,000 youth and children in two pre-schools, four primary schools, two secondary schools, one vocational school, and three youth centers. In general we estimate that about 15% of our students are Catholic, 10% other Christian denominations, 5% traditional believers, 70% Muslims. The percentage of Christians is higher in our institutions than in the general population in Lungi. Roughly we could say that there are about 15% Christians (half of this number Catholics), 75% Muslims, 10% traditional believers.

    1. Give a brief history of the presence together with the description of the type of Muslim ambience in which the salesian presence is situated. What specific activities are carried out?

    The Salesians came to Lungi in 1986 to take over a secondary school run by the Xaverian Missionaries. Soon they took over the parish with a set of primary schools and outstations. This was a basic evangelization methodology introduced by Xaverians in this part of the country among the Muslim and the traditional faith population. The locals would accept the Catholic missionaries as agents of human and cultural progress. Education and charity offered to the poor were the means by which the Church took root in the North of Sierra Leone. Muslims in Sierra Leone are quite friendly towards missionaries. Islam here accepted many traditional practices of the people and took the outlook of a syncretic religion. There is a lot of religious tolerance in this predominantly Muslim country, the fruit of its history of many cultural changes. There are some minor problems and clashes on the political scene as well as in the families, where the members belong to different religions. There is no open persecution and prejudice between Christians and Muslims although sometimes there are incidences of lack of tolerance. In this religious setting the Salesians continue the mission of the Church with the focus on youth, especially those more deprived. Presently we have in Lungi a parish with two outstations, two pre-schools, four primary schools, two secondary schools, one vocational school, and a house for street children (addition to the project in Freetown). The parish and outstations carry out many additional programs like youth centers, house for aged people and other charity and development projects.

    1. What pastoral approaches do you have with regard to the Muslim children and young people? Give a short description of the work being done.

    All our activities are open for everybody with no prejudice on religion. Of course, in the schools, besides the regular curriculum there are subjects on Christian religious knowledge and the Catechism of the Catholic Church. Solemn celebrations of the feasts of the Church are a good pastoral input for Muslims in all our settings. Respect for Christian prayer and the teachings of the Church as well as various formation programs for students and teachers create opportunities to encounter Christian faith. Youth center activities such as sports, recreation, friendly salesian presence among the people, helping out the poor, attract Muslim youth and children towards our Christian values.



    1. What specific activities do you have for: * taking care of Catholics and Christians * for promoting inter-religious dialogue?

    Specific activities for taking care of Catholics and Christians happen mostly in the parish. Preparation of the liturgy, celebration of the Sacraments and formation programs for various groups and small Christian communities contribute to the Christian, spiritual growth of the faithful. Each of our settings offers special programs only for Catholics: youth group, vocation group, altar servers, retreats, and special formation programs. We conduct Bible studies and quizzes involving other Christian groups with their leaders. We promote inter-religious dialogue through our presence at society celebrations: funerals, weddings, society gatherings (especially concerning human development). Until now we did not have a creative dialogue on religious differences. Common celebrations of public feasts and gatherings as well as mutual respect in public faith expression create a peaceful atmosphere in the religious field.

    1. What are the difficulties/challenges you meet with in dealing with the Muslim ambience in which your salesian presence/s is/are situated?

    We do not have many difficulties dealing with the Muslim population. The problem which challenges our identity is our extensive involvement in charity projects which makes us look as a source of gain for this impoverished society. I think that our missionary activities are sometimes misunderstood and reduced to economic factors of human development.

    1. How would you evaluate the impact of our presence on the people of the area and the country? Do you have concrete instances of positive or negative influence? Give examples.

    I think that we have a big influence on the population in the area in the field of education, human promotion and development. People do appreciate our presence. Many appreciate our Christian values and teaching. Some negative influences come from our shortcomings in the process of inculturation. As foreigners we do not understand too well the culture of the people and they often misunderstand the motivations of our activities. A good example might be our use of the preventive system in education, which is little understood in the society accustomed to the repressive system of raising the children. In some instances we might be judged “guilty” of negative influence on the young people, and sometimes we misjudge the behavior of the people due to our own ignorance of the culture of the place. This process of inculturation needs still more time and mutual formation to make our Christian faith and salesian charism truly local.

    1. Do you feel that yours is an evangelizing presence?

    I think that our salesian presence in Lungi is evangelizing. There are many people joining the Church (even Muslims) and the Church is growing in number and the commitment of the members. Still I would question the depth of this process and the motivations governing the people’s acceptance of the Gospel message.

    1. Do you have any proposals/suggestions for a more effective approach to the Muslims?

    To improve our pastoral influence on Muslims we need more and better catechetical and formation programs in all our settings as well as materials explaining our faith. Positive, attractive catechetical programs showing differences and similarities between Christianity and Islam could help our youth to understand their religion better and make a right choice according to their conscience. Good formation of our Christian faithful, emphasizing our Christian example of life could have even stronger pastoral influence on Muslims. Practical, attractive examples teach more than words.



    1. Do you have any collaboration with other religious in your work in favor of the Muslims?

    We collaborate with Xaverian Missionaries who take care of a part of our parish, St John of God Brothers who have their clinic in our parish, and diocesan priests who recently took over half of our parish. Our services are directed in favor of Muslim population in our Lungi area. On the level of the country we collaborate with other religious institutes and dioceses having common plans and programs (example: education).







    Il Ciad è certamente, nell’ispettoria dell’ATE, il paese che conta il numero maggiore di abitanti di religione musulmana, rispetto agli altri 5 paesi dell’ispettoria. Le statistiche del 2003 danno per il Ciad questi dati.

    Popolazione totale distribuita su circa 1.200.000 km quadrati: 8.596.528 ab.

    Cattolici: 986.022  = 11,5%

    Protestanti: 326.668 = 5,8%

    Musulmani: 4.298.264 = 50,0%

    Religione tradizionale: 2.985.574 =34,7%

    Altre statistiche ufficiose danno un numero di protestanti pari a quello dei cattolici, se non addirittura qualche cosa in più. Ricordiamo che la prima evangelizzazione cristiana in Ciad è avvenuta ad opera dei protestanti americani nei primi anni del XX secolo.

    Noi salesiani abbiamo due presenze in Ciad: a Sarh, nel Sud, dal 1986 e a NDJ, alle porte della regione saheliana, dal 2000.

    Il Sud, più densamente popolato, in teoria dovrebbe essere abitato soprattutto da popolazioni di religione animista o cristiana. Da qualche decina di anni, sia gli avvenimenti politici che hanno portato al potere capi di stato di etnie musulmane (con conseguente “arabizzazione dell’amministrazione pubblica e dell’esercito), sia i flussi migratori, che hanno fatto convergere verso il sud pastori e commercianti di origine “araba” provenienti dal Nord e dall’Est del paese, hanno aumentato di molto la presenza di popolazione di religione musulmana nelle regioni meridionali del Ciad.

    La presenza di ragazzi e giovani musulmani nelle nostre opere (Centro giovanile e oratorio) risente di questi cambiamenti e di questi “brassages”. Più marcata e più problematica la loro presenza a Sarh.

    Primo perché l’Oratorio di Sarh è situato nel quartiere residenziale della città, abitato in gran parte da funzionari e militari di etnie “arabe”; secondo, perché la trentennale guerra “civile” che ha opposto popolazioni del Nord contro gente del Sud ha avuto, proprio nelle regioni meridionali, fatti di crudeltà e di sangue le cui ferite non sono affatto rimarginate. Esiste un reciproco rancore che divide le due parti. Perdura soprattutto, nel popolo Sara (sudista) un diffuso e profondo sentimento di inferiorità nei confronti dei “nordisti” invasori e vincitori su tutti i fronti: politica, amministrazione pubblica, esercito, commercio, pastorizia… tutto è quasi completamente in mano alla popolazione islamica. Rimaneva ai sudisti la cultura, intesa come istruzione scolastica (voluta fortemente dall’amministrazione coloniale francese per forgiare personale amministrativo)… Da qualche anno si assiste ad un certo recupero “islamico” anche nel campo dell’istruzione, per sanare il grave handicap dei loro funzionari statali a volte quasi analfabeti. Sorgono un po’ ovunque, al Nord come al Sud, licei islamici, finanziati dall’Arabia saudita e dalla Libia. Anche le ragazze sono invitate a frequentare la scuola. L’aiuto dei paesi arabi si manifesta anche nel finanziamento dato per la costruzione di moschee, che sorgono un po’ dappertutto, anche nei più sperduti villaggi del Sud e, naturalmente, nell’aiuto economico per lavori strutturali in vista dello sviluppo del paese.

    L’opera salesiana nella capitale NDJ risente forse meno di questa tensione tra i due gruppi, un po’ perché l’Oratorio sorge in un quartiere dove minore  è la presenza dei musulmani e anche perché  il forte flusso d’immigrazione di gente di ogni etnia ha un poco mitigato i contrasti.

    Detto questo, bisogna mettere in evidenza che nel Ciad bisogna, forse distinguere due Islam.

    Il primo è quello che ha origine in una lunga, secolare, storia di convivenza con le popolazioni autoctone di religione animista, tanto da poterlo considerare autoctono lui stesso. Un Islam che sostanzialmente, ha sempre trovato spazi di convivenza con gli altri gruppi religiosi; e che continua ancora oggi a percorrere la strada del dialogo e della reciproca stima nei confronti sia del cristianesimo che della religione tradizionale. Un secondo Islam, che un po’ grossolanamente si potrebbe definire di influenza “sudanese”, si sta facendo strada in questi ultimi decenni: caratterizzato da valenze etniche, con accenti più fondamentalisti e di conquista, più intransigente. Qualche osservatore afferma che la recente crisi del Darfur sottintende anche il desiderio di espansione di questo secondo Islam in nuove regioni dell’Africa “nera” – Ciad compreso -.

     

    19.1.4 Parlo di Sarh

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    Non parlo della nostra azione pastorale nella parrocchia a noi affidata nel quartiere periferico di Kassai. È chiaro che il nostro impegno e la nostra presenza evangelizzatrice si manifestano in modo esplicito in mezzo alla popolazione della parrocchia formata quasi esclusivamente da famiglie di religione tradizionale e cristiane. Non abbiamo, in buona sostanza, né contatti né problemi con i nostri fratelli di religione musulmana. Li incontriamo nel piccolo mercato di Kassai, nelle botteghe di alimentari o di ferramenta della città; incrociamo le donne Bororo (Peul) che vengono a vendere il latte… Siamo buoni amici, ci scambiamo reciprocamente gli auguri per le nostre rispettive feste religiose. Ma noi siamo bianchi e non ciadiani sudisti. Non abbiamo una storia e un passato comune che ci pesa sulle spalle…

    Parlo del Centro Giovanile e dell’Oratorio a noi affidato dalla diocesi di Sarh.

    La nostra Opera è probabilmente l’unico ambiente della città dove possono incontrarsi, ed effettivamente si incontrano, in maniera spontanea ragazzi e giovani di diverse religioni.

    Ci sono a Sarh scuole confessionali (un Collegio-Liceo gestito dai Gesuiti, un Liceo retto dai Protestanti, un Liceo islamico) nelle quali gli studenti non appartengono in maniera esclusiva all’”etichetta” religiosa professata da ciascuno di questi istituti scolastici. Ci sono quindi musulmani che frequentano la scuola dei Gesuiti, come ci sono cattolici presenti nelle aule del liceo protestante o nella scuola creata dall’Arabia saudita. Ma sono scelte volute sovente dai genitori o dettate da convenienze di ordine economico o dal diverso prestigio o livello scolastico dei rispettivi Licei. L’integrazione dei vari gruppi etnici o religiosi non è certamente la priorità della scuola anzi, a volte, la differenza di credo religioso o di etnia crea non pochi problemi di integrazione e di disciplina.



    Il nostro Centro giovanile, da sempre è stato aperto a tutti, indistintamente.

    Bisogna dire che anche noi abbiamo avuto non poche difficoltà, a volte anche gravi, a far convivere in armonia ragazzi e giovani. La cultura della violenza, del sopruso, della volontà di isolare o di umiliare colui che è diverso, della diffidenza… è molto radicata nel paese.

    Ci sono stati momenti, nel passato in cui non siamo riusciti a gestire le crisi. Ci siamo trovati a volte in balia a piccoli o grandi “raìs” musulmani che pretendevano fare il bello e il cattivo tempo nel Centro giovanile, occupando tutti gli spazi (soprattutto quelli ludici), con la violenza delle minacce e a volte anche con la violenza di coltelli e di pugnali. Metodo deplorevole, quest’ultimo, ma abbastanza comune in un paese in cui il clima generalizzato della violenza fisica ha portato non poche volte ad aggredire, ferire, assassinare compagni di scuola, insegnanti, vicini di casa, concorrenti economici o amorosi; per non parlare dell’eterno conflitto tra allevatori musulmani e contadini non musulmani!

    La difficoltà nel gestire simili crisi pare risieda appunto in questo clima generalizzato di diffidenza dei due gruppi e nella pratica corrente della  prevaricazione e del sopruso usata soprattutto da parte di certe famiglie legate alla gerarchia militare e a certi clan che si credono appoggiati dal potere politico in carica.

    La Chiesa locale, tramite la Conferenza Episcopale Ciadiana, non manca di fare sentire la sua voce, a volte molto critica su questa situazione di violenza, richiamando le parti in causa ad un dialogo politico-sociale  e ad un’opera di riconciliazione a livello nazionale. Nella pratica si stenta a trovare sul terreno concreto e quotidiano i referenti disposti, da una parte e dall’altra, a lavorare con coraggio e fiducia reciproca.

    Così è successo nel nostro Centro Giovanile. Si sono fatte denunce alla polizia, senza grandi risultati. Una delegazione di rappresentanti delle realtà cattoliche si è recata presso il Sostituto del Procuratore della Repubblica per denunciare vessazioni e minacce di morte nei confronti di esponenti della Chiesa da parte di qualche musulmano esaltato, appartenente, nel caso specifico, alla gerarchia militare.

    In tutte queste difficoltà quotidiane, che non devono far dimenticare l’altra parte della medaglia, del fatto cioè che con altri giovani musulmani i rapporti di vicinanza e di coabitazione al Centro sono continuati col rispetto e la tranquillità di sempre, l’Oratorio non ha mai chiuso le porte a nessuno. Si è cercato di motivare di più i giovani cristiani, perché non si lasciassero vincere dalla paura e dalla timidezza.

    La svolta è avvenuta quest’anno.

    Al Centro giovanile e all’Oratorio abbiamo abolito la piccola tassa di iscrizione alle attività del Centro. Una piccola somma annuale (250-500 fcfa equivalente a 0,40- 0.80 Euro) che riusciva però a discriminare soprattutto i più piccoli, perché tra di essi solo i musulmani riuscivano a trovare facilmente il denaro per pagarsi l’iscrizione e la Carta di accesso alla biblioteca e alle altre attività.

    Non solo. Con la Carta pensavano di essere padroni assoluti del campo e di avere aumentato la loro superiorità nei confronti dei più poveri Sara.

    Terminata la discriminazione della “tassa”, sono aumentate le presenze dei ragazzi, delle ragazzine, dei giovani di ogni estrazione sociale, religiosa ed economica. Si è potuto lavorare di più e meglio sul concetto di uguaglianza e di accettazione reciproca; ognuno può accedere ad ogni servizio del Centro giovanile e dell’Oratorio. Certo, ne soffre un poco la parte meramente economica, perché viene a mancare la più grande fonte di autofinanziamento dell’Opera, ma dal punto di vista pedagogico e sociale ( a questo punto, anche interreligioso) crediamo che questo piccolo sacrificio ne valga la pena.

    Quest’anno, anche coadiuvati dalla presenza di un giovane tirocinante salesiano, originario di NDJ,  che parla sia l’arabo ciadiano che la lingua Sar, e che quindi ha tutte le possibilità di essere in mezzo a tutti, di capire e di farsi capire, quest’anno abbiamo organizzato, per la fine del Ramadan una festa al Centro giovanile.

    Non tanti discorsi, ma un invito a tutti di partecipare, ad una giornata di gioco, e di festa insieme: cristiani e musulmani. Una speciale commissione “mista”di giovani, con a capo un giovane  musulmano –Abdelkerim- si è incaricata di preparare la festa, a cui non poteva mancare il pasto in comune del montone, ucciso secondo le regole religiose, i dolci arabi. Le squadre di calcio e di basket, per la prima volta, non erano composte da soli  musulmani o da soli cattolici o da soli protestanti, ma si sono mescolate etnie e religioni; e si è giocato per divertirsi e non per schiacciare l’avversario.

    Alcuni commercianti arabi del mercato, saputo della festa, ci hanno regalato materiale o alimenti, e si sono dimostrati  benevolmente stupiti dell’iniziativa, la prima del suo genere a Sarh.

     Ci piacerebbe che questo spirito di collaborazione e di rispetto reciproco possa trovare eco favorevole e emulazione presso i responsabili dei vari gruppi religiosi (cristiani, musulmani) della città. E che questo spiraglio di coabitazione possa avere altre occasioni pubblicamente visibili nel contesto troppo spesso difficile di riconciliazione e di pace.

    Ci piacerebbe instaurare una riflessione comune con il clero diocesano e le comunità religiose che lavorano, come noi, in questa parte del paese che, a volte, sembra una polveriera pronta ad esplodere. Non possiamo dimenticare l’opera delle Missionarie della Carità di Madre Teresa che, nella nostra parrocchia, accolgono, curano, sfamano centinaia di poveri tra i più poveri. E tra questi aumenta di giorno in giorno il numero – davvero impressionante- delle donne musulmane e dei loro bambini. Non possiamo dimenticare che l’efficiente ambulatorio di Sarh, gestito dalla diocesi, accoglie, come è consuetudine inveterata della Chiesa,  i malati senza distinzione di religione.

    Non possiamo dimenticare l’opera del nostro confratello, don Franz Cremon, che nel carcere di Sarh si è dedicato e si dedica con tutte le sue forze per il ripristino della dignità di vita dei carcerati ammassati nel piccolo cortile del penitenziario. Ha fornito loro acqua, luce elettrica, possibilità di corsi scolastici, di riflessioni a sfondo religioso e di piccoli ateliers di lavoro. Si è sentito ricompensare da alcuni detenuti musulmani con queste parole: “ Solo voi cattolici fate queste cose per tutti noi”.



    Dal Ciad, Enrico Bergadano, prete salesiano.

     

     



    19.1.5 Background

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    The possibility of a Don Bosco Presence in Pakistan started back in 1991 when the Apostolico Nuncio Msgr Luigi Bressan contacted Fr Viganò and submitted a petition in favor of three Dioceses:

    1. The Diocese of Hyderabad for an educative presence in particular for the area of Quetta. Such a request was reiterated in 1993-94 by Msgr Joseph Coutts, Bishop of Hyderabad.

    2. In the Diocese of Lahore where the Archbishop Msgr Trinidad Armando in December 1,1994 wrote to the Rector Major asking for the Salesians, in particular to take over the St. Joseph Technical School in Yuhannabad (25 KM from Lahore city), once run by the Brothers of Charity and abandoned in 1994.

    3. In Rawalpindi Diocese. Also in 1994 Msgr Lobo Anthony, Bishop of Rawalpindi, made a similar request to the Rector Major to have the Salesians in Rawalpindi where he had already planned and started a project for a big youth center with school and boarding facilities.

    In November 1995 Fr Odorico Luciano visited the three Bishops and in November 1997 he invited Fr Peter Zago (then at the end of his mandate as FIS provincial) to visit the three dioceses and meet the Bishops concerned.

    After the visit a decision was taken by the General Council to start the work in Quetta and possibly at the same time or soon after in Lahore.

    In 1998, During a visit of Fr Odorico in Cebu, the provincial council was informed that the new presence in Pakistan would be under the jurisdiction of the FIS while all financial burdens and personnel would be shouldered by the General Council.



    The salesian work in Pakistan started in August 26, 1999 with the arrival of Fr Peter Zago in the Diocese of Hyderabad. After six months of Urdu language study his first concern was to assure both in Quetta and Lahore a place where to start the work.

    In Quetta the Salesians were allowed by Bishop Coutts the temporary use of an old abandoned seminary (the very first in Pakistan) where they could rebuild the residence and renovate the old seminary to use it as a Youth Center. There they opened the first school for the Afghani children.

    In Lahore Archbishop Armando Trinidad entrusted to the Salesians the old residence of the Brothers of Charity and the adjacent workshop with the old machinery which was abandoned in 1994. After restructuring the residence for the arrival of Fr Hans Dopheide (he arrived in May 7, 2000), and adapting two halls for a limited number (10) of boarders, Fr Peter realized that the land was too small for future development. Archbishop Trinidad consented to buy a huge area to the left side of the property and signed a contract giving full power to the Salesians to develop it according to their charisma.



    A. OUR PRESENCE IN LAHORE

    a. Present structure: Fr Hans Dopheide, a Civil Engineer, lead this Project from its beginning, consolidating a Training Program adjusted to the needs of the local Industry, the second Largest of Pakistan after Karachi.

    Our Technical Centre is at present registered under the Punjab Board of Technical Education and affiliated to the Technical and Vocational Education Training Authority. We run Two year Courses in Electricity, Metal work-welding, Auto Mechanic and Refrigeration-Air Conditioning. Besides these, we have a carpentry for production where some boys learn the furniture-making skills every year, though no official course is offered in this trade.

    One of our priorities was serving the Catholic community living in far away rural villages and to this purpose a Boarding was initiated with 10 boys. Today it hosts around 105 boarders, all of them Catholic from very poor backgrounds. We are open to Christians from all denominations and Muslims, though these last are a real small minority in the Centre, (forming never more than 10%).

    The Youth Center was open to all, Christians and Muslims, from 3 to 6:00 PM up to four years ago. Then suddenly due to serious problems caused by bad elements infiltrating our compound (fighting and accusations) we needed to wall off the second school gate and allow in only Christians. It is our wish though that, when more Salesian personnel join us, we will launch the educative offer of sports and activities to both groups once again.

    The Technical Centre is moving (through the support of Misereor and the Congregation) towards a new comprehensive phase which will further enhance our training capacity, technical standard, Basic Education and self sustainability. Our teaching personnel undergo frequent technical up-dating courses. In these years a team of young professionals has been working by our side with honesty and dedication and they are called to play a very important role in the future of this Institution.

    The presence of young men who prepare for the pre-novitiate is a great help in running the hostel.



    b. Relationship with the surrounding Muslim community

    Our Centre does not discriminate any young man on the basis of beliefs. However, we are aware of the mission we came to fulfil for the local community and we screen the Muslim applicants, making sure they will accept our rules and identity as a Catholic Institution.

    They are not allowed to pray in the compound since once a student prays in some place that can be declared “Holy Land” having to habilitate a mosque for them. We have had no problem at all until this date for the presence of Muslim students, though we keep a very strict observance of our rules. They are asked to be present in the Morning Assembly, where a prayer is conducted, because they are an integral part of the Students Body.

    So far there have been no problems for the Muslims to adapt to our salesian preventive system: regular good morning talk after the Christian prayer, and class, workshop and games all together. They are very respectful of our Christian faith and keep in high regard our school and the Salesians. Often they participate in our programs where Christian values are imparted as a way to improve the society. We also make an effort to respect their identity, letting them give the Good Morning talk to explain their festivals and celebrations or helping them to keep the fast of the Holy Month of their Calendar.

    So also for many Muslims who, because of business or friendship come in contact with us (generally educated people, managers, teachers etc). Soon they establish a very open and frank relationship and once they come to know the social contribution of our work for the poor youth, they offer services and material help. Civil and education authorities too start to reckon the positive impact our school has among the youth of the region of Punjab. The Project Master Plan presented to Misereor was backed by the Federal Minister for Industry, thanking Don Bosco for the valuable service to the poor youths of the area and those from afar.



    c. Relationship with the local Church

    The very nature of our mission in Pakistan (work for the poor youth) has gained for us the sympathy and cooperation of the local Clergy and Religious Congregations. In the words of a Provincial Superior: “You Salesians have done what none of us dared to do before”. They admire the amount of work (and by extension of service) done to the local Christian community in so short a time and in spite of the scarcity of salesian personnel. This has prompted many Religious Congregations and Diocesan personnel to start their own Education Programs targeting the poor youths of their parishes, with a view to complete the Program in the premises of our Training Centre. At present we are working in cooperation with Franciscans, Capuchins, Columbans, Jesuits, Oblates of Mary Immaculate… They do not help with material resources but are helping us to understand the local context and send us the boys who are to be trained in our facilities.

    Special mention is deserved by the local Church hierarchy, represented by Archbishop Lawrence Saldanha, who has always been supportive of our work. In a recent meeting of the Religious Superiors of Lahore, the General Vicar presented Don Bosco Training Centre as an example of an institution to be imitated, because “it responds to the needs of our community at this time”. Often local priests seek advice on how to manage and run education Programs and we have been involved in the Youth Ministry Council of the Diocese.

    The cooperation with the local Church has been very visible in our Project for the last year’s earthquake victims. Initiated with only PKR 20,000 (about 300$) borrowed from the Parish, we were able to put together some Congregations that appreciated not only our organizational skills but also the hard work our students did in those days. Even the Apostolic Nunciature pledged their funds with us as a sign of trust.



    d) A few conclusions:

    1. To understand the relationship with Muslims in this country it is very necessary to know and understand its history. Muslims show great respect for us when we remind them of their own history because Muslims and Christians lived peacefully from the birth of the country (1947) and only recent international events have created a confrontational atmosphere.

    2. Pakistan is experiencing at present an Industrial Revolution that makes our Technical Centre a very meaningful place. Local industry will soon favor our development and joint ventures will be possible. It is a fertile soil for our charisma!

    3. Our work will be recognized both by Christians and Muslims for as long as we stick to the reason of our Mission: youths most in need, especially the most poor and abandoned ones.

    4. It will be necessary to invest time and resources in training our personnel if we want them to live according to our expectations. The local culture is deeply imbued in the youths, conditioning their acceptance of Gospel values. Whether in Technical, Basic Education or any other field, ours must be a First Evangelization oriented mission. Otherwise our confreres may soon lose the passion for the Mission and give up easily.

    5. It is necessary that, when working in these conditions as minority, we present our charisma clearly and our identity as Catholic Church without fear. We cannot water down what gives meaning to our service for the sake of being accepted or establishing a dialogue that has brought hardly any fruits to our people.





    B. OUR PRESENCE IN QUETTA

    1. The beginnings

    We were called by Bishop Joseph Coutts in 1998 to help the OMI in the pastoral work for about 2500 Catholic families residing in Quetta city. We settled temporarily in the compound of the old Quetta seminary where we opened a Youth Center and rebuilt the old church. The OMI were then running the only Parish of Holy Rosary. Soon, also because of our salesian presence, Quetta became an Apostolic Prefecture and we were entrusted with a new Parish under the patronage of St. John Bosco. The city of Quetta was then pastorally divided into Cantonment area(OMI) and city proper (Salesians). Our Parish cares for 1250 Catholic families.

    Our very first social involvement was for the Muslims. It started early at the outbreak of the Afghani war in 2001 and the very first school was opened for 120 children (boys and girls) of the Uzbek tribe. Along with the school we organized a one year ongoing relief program for thousands of Afghani immigrant families, which settled in poor shanties in the city or its outskirts. With a group of young volunteers (Christian and Muslim) we visited more than 1500 families, assessing their needs and inviting the parents to send their children to Don Bosco special school for Afghani Children. When Msgr D’Errico Alessandro, then Apostolic Nuncio, visited our school in 2002, he was very impressed to see hundreds of poor Afghani so well welcomed in our Christian environment and so close and affectionate with the Salesians and the teachers (Muslim and Christians)

    The initial success of our program for Afghani Uzbek children spurred us further to reach out to the very poor “garbage collectors” who flooded the city. But the Don Bosco Center was becoming too small for more students. Hence we envisioned a bigger school, in a poor area—a school open to the poorest Christians who could not afford to be educated in other Catholic schools because of high fees and at the same time open to the Muslim street children and to those from Afghani immigrant families.

    2. That was the beginning of the “Don Bosco Learning Center” we constructed in the poorer area of the city, called Issa Nagri (Jesus the Nazarene). At present, after 4 years of operation, the school has a strength of 750 students (from Kinder to grade 9) of whom 60% are Catholic and 40% Muslim from different tribes (Balochi, Pashtum, Azara). The school has been lately registered with the Department of Education.

    Realizing that many poor children were not prepared to enter our school, we opened an afternoon NON FORMAL school session where the children are taken in as they are and in a couple of years, after intensive preparation, can enter in the regular morning session. All these children,140 in number, are Muslims. To these children (mostly working children) we offer also courses of tailoring and dressmaking.



    3. Relation between Christian and Muslim students.

    The start of the new school in March 2003 was not easy, not so much from the side of the students, who actually enjoyed the family atmosphere of Don Bosco’s System, the games, the programs with dances and music, but from the side of the Muslim religious leaders (Mullana) who repeatedly, month after month, kept visiting the school, asking questions about the Koran classes, the separation of boys and girls in the classroom, differentiated use of the toilets, etc. We received many letters accusing us of proselytism and discrimination against the Muslim students. But eventually, as the months rolled by, the atmosphere changed for the better. Parents were impressed to see their children welcomed daily with a smile and handshake by the Salesians and the teachers.

    Even now many parents, after letting their son or daughter enter the premises of the school, stop at the gate and peep inside to see how their children are welcomed. They leave smiling. The stick (used in most of the Pakistani schools) has disappeared from the hands of our teachers (it was not easy!). Corporal punishments have been converted into community services.

    We eliminated the uniforms as they were too expensive, but we asked all parents to dress their children daily with the best clothes as they are used to on Friday and Sunday for prayer. Our school has become the “multicolor school”.

    We introduced a common prayer, the prayer of St. Francis of Assisi (Make me a channel of your peace) daily sung by all students, Muslims and Christians together before the national anthem. Boys and girls, Muslims and Christians sit in the classroom side by side from Kinder to grade 9. Once we had the visit of the vice Deputy of Education of the Balochistan Government. After visiting all the classrooms and talking with the students, he could not believe his eyes in seeing such openness and familiarity between teachers and students, Christians and Muslims, boys and girls. We asked him whether we were obliged to implement the separation of male and female students after grade four (as it is done in most of the Government schools). “Why ? If you can manage, go on,” was his answer.

    4. Security and relation with civil authorities.

    Quetta is quite a different city from all the others in Pakistan. The strong presence of Afghani people (among which some Taliban who escaped from the Afghani war or entered wounded to find medical care), the heavy influence of fundamentalism in the different local tribes, lack of education (70% illiteracy), the dislike of the Belochi people towards the central government headed by a strong presence of Punjabi personnel, render difficult the operation of a school run by foreigners. And yet, the very fact that we care for the poorest children, both Muslims and Christians, is the strongest guarantee of our security. People who come in contact with us, be they parents, authorities, police, start initially to wonder and later to admire our efforts, just like it is happening in the Lahore Technical school.



    19.2 C. ANSWERS TO THE QUESTIONNAIRE

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    1. Statistics:

    Number of students:

    In Lahore 155, of whom 10% are Muslims.

    In Quetta: In Don Bosco Al Falah Hostel (for orphans and poor students) 45 young men, all Christians. In Don Bosco Learning Center: 750 students: 60% Catholics and 40% Muslims (Shia are more numerous than Sunni).

    2. Give a brief history of the presence:

    Already given earlier.

    3. Pastoral approaches:

    As stated above: We present our charisma clearly and our identity as Catholic Church without fear. “We cannot water down what gives meaning to our service for the sake of being accepted or to establish a dialogue that has brought hardly any fruits to our people.”

    At he same time we are very much concerned to see that the Muslims follow well the demands of their faith. Presenting the Preventive System we say : “Don Bosco is asking the young to become good Christians, good Muslims and active, committed citizens.” We must respect their faith, feasts, prayer and customs.

    4. What specific activities ?

    Through the past 5 years of experience of daily contact with Muslims and Christians (I refer especially to Quetta’s situation) we have realized that the fundamental approach is to give both Christians and Muslims the same opportunities and together. Understandably, the only separation is during the religion class: Muslims meet together by class to receive Islamia by a professional Muslim teacher chosen by us; the Christians remain together to receive Catechetical instruction by our catechists. All the rest: assembly prayer, study, celebration of feasts, entertainment programs, sports activities are all organized and done together. But it must be added that this is possible when the teachers are properly and carefully chosen and it is definitely easier when we start the school program from Kinder level.

    5. Difficulties and challenges:

    a. Fundamentalism is definitely the first difficulty and challenge. In Pakistan it has been the ongoing struggle of the Musharaf government. But it varies from city to city depending on the level of education. In Quetta (70% illiterate) fundamentalism is more deep-rooted and we need the protection of the military during our religious gatherings. Also our schools are guarded by government or private security forces. Not so in Lahore.

    a. Very often the challenge comes also from our own Christian community. The poor basic catechesis given in the past (for lack of personnel or theological and pastoral preparation) and the “dole-out mentality” of the first missionaries might be the cause of expectating too many “material benefits” from us missionaries. Often we get more collaboration from poor Muslim families than from our Christians.

    c. As a small minority (2% of 160 millions) our Christians are much affected by the Muslim social values (marriages, work, exterior behavior etc.). In particular the Christian values of “ mercy and pardon” are rare also in our “Christian bastis” (colonies).

    d. Another challenge for our schools opened to the poor is the financial sustainability which depends much on foreign help. On the one hand Christian families are discriminated against in terms of employment and their income does not permit to send their children to good Catholic schools. On the other hand, our private Christians schools, well appreciated by Government and private people, do not receive government help, and cannot run without charging high school fees. This will be the challenge especially in Quetta. The Lahore Technical school, with a good up-dated program and operating in areas strongly industrialized, will have a better chance to survive through production programs.

    6. Impact of our presence

    It is strongly felt by us, in our daily contact with parents, religious and visitors, by the families which send their children to our schools as well by the religious and Government authorities surrounding us. In the report above there is a good description of such impact. Here is the latest example.

    The new Apostolic Nuncio Msgr Tito Yllana, after visiting our two settings wrote to us: “Sono stato molto felice di aver visto e constatato quanto la famiglia di Don Bosco sta facendo per il popolo di quella Prefettura Apostolica. Apprezzo molto il lavoro che state portando avanti, sopratutto in favore dei più poveri e disagiati, nonché della piccolo comunità cattolica. Riconfermo quanto vi avevo gia ditto: Quetta è il posto dove Don Bosco sarebbe andato per operare un servizio missionario dedicato particolarmente ai giovani.”

    7. An evangelizing presence,

    a. Definitely it is an evangelizing presence. First of all, for the positive pastoral work we dedicate to our Christian charges, in the boarding hostel of Lahore with 105 young men all Christians, in the Al Fallah Don Bosco Hostel in Quetta for 45 Catholic youth, in the Parish entrusted to us where we care for 1200 Catholic families, for the youth gatherings in our collaboration with the Diocesan Pastoral Plan, etc.

    c. Indirectly through our schools we influence our Muslim students teaching them mutual respect, appreciation and collaboration with other religions. And through the children we reach out to thousands of Muslim adults because the students always relate to the family what they receive and do in school.

    8. Our Proposal

    a. If ever we need or are invited to open a new salesian presence in a Muslim country, let it be at once a social presence benefiting both the very poor Christian and Muslim youth… and together. The first approach is always at the level of our common humanity. It will receive the sympathy of the families as well of the authorities. We are realizing it in a very concrete way in our two presences. As a matter of fact, three Pakistani Bishops (Karachi, Multan, Faiselabad) after seeing the success of our salesian work and methodology are inviting us to extend our presence in their Diocese.

    b. The experience of our earthquake relief program (Oct.8/05) has been an eye opener. The best way to approach the Muslims is to address the needs of their poorest brothers (often they themselves do not do it) or when they badly need help in calamities, etc.





    19.2.1 Philippines South – Don Bosco Mati

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    Philippines is a Christian majority country, but in the south there is a large concentration of Muslim population. Don Bosco Mati is situated in the midst of this population.





    1. Statistics: The training centre offers two courses in Automotive and Machine Shop

    40 trainees per batch

    Started in 1999

    Moslems and other religions – 10%



    1. The setting: It is a very poor province and the Salesians had been invited to put up a training center for the out of school youth of the province and the nearby places.

    Within the vicinity of the training center the largest of the Muslim tribes is of the locality and a bit open to dialogue. Some had even intermarried with Christians.

    In the training center, all, regardless of religion, attend the ethics class conducted by a priest. They are invited to join the other activities of the center.

    In the parish, and in the Diocese, there is the inter-religious dialogue and the inter-religious youth encounter. There is an exchange of presences in the activities of both religions.

    1. In the Dialogue of Life, there is the attitude of looking for the good in other religions. There is also ethics class in the schools around the parish where the Muslims are very active. Almost every summer we conduct inter-religious youth encounter mainly on the topic of peace and development.

    A few Muslim youth, after being exposed to these activities, expressed their desire to become Christians.

    1. We have the Priest – Imam – Pastors forum which meets regularly. We did have some activities like peace forum, peace caravan, rallies, etc.

    For the professionals there is an inter-faith forum.

    Admittedly, the local Church, through the Social Action, is very much into inter-religious dialogue.

    1. There are Muslims who are diehard fundamentalists. They felt they were being oppressed and not being taken care of. Some pastoral activities are being hampered due to the resistance of these groups. Those who have very little education are suspicious of some Church activities for fear of being converted.

    2. Both local Church and civil authorities do recognize the contribution of Don Bosco, notably the training centre and the establishment of the parish. Indeed there is an impact of Don Bosco on these Muslim communities:

    Positive: They send their sons to our training centres. There are some converts, intermarriages.

    Negative: There are still fundamentalists around.

    1. We feel that the Dialogue of life is evangelizing. To see the good in them and they in us is in itself evangelizing.

    2. Our proposals:

      1. Know their teachings, traditions customs, etc.

      2. Be active in the inter-religious dialogue

      3. Participate in the activities of the tri-people (Christians, Muslims and natives)

      4. Have always an open mind; no prejudices and biases.

    1. We have some cooperation with the protestants, the local religious denominations and the natives.









    19.2.2 1. Breve descripción de la obra salesiana de kenitra (marruecos)

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    La presencia salesiana en Kenitra data de 1937. Los salesianos llegaron para asumir la responsabilidad de la parroquia (hasta ese momento dirigida por sacerdotes diocesanos o franciscanos) y enseguida abrieron la escuela primaria "Don Bosco" y el oratorio festivo.

    En estos momentos la obra salesiana, impulsada por la comunidad religiosa que se compone de tres sacerdotes, comprendre los siguientes sectores:



    1.1 PARROQUIA-COMUNIDAD CRISTIANA

    Compuesta por unos 120 cristianos (60 subsaharianos, estudiantes o militares; 30 europeos nacidos en Marruecos o afincados aquí desde hace mucho tiempo; 30 europeos de paso por razones religiosas, laborales o de cooperación).

    Uno de los sacerdotes de la comunidad es el párroco y los otros dos colaboran.

    Las actividades en este sector son las propias de una parroquia: celebraciones litúrgicas, catequesis, coral, grupos de reflexión, etc.



    1.2 OBRAS EDUCATIVAS

    Escuela Don Bosco: 646 alumnos, todos musulmanes, 30 profesores, todos musulmanes.

    Escuela Técnica JUK-SPEL (electricidad): 90 alumnos jóvenes, todos musulmanes, 6 profesores marroquíes musulmanes y dos franceses cristianos.

    La dirección de ambas escuelas está asegurada por uno de los sacerdotes salesianos. Otro es vicedirector y ecónomo de la escuela técnica.



    1.3 OBRAS CULTURALES

    La ·Bibliothèque pour tous" es un servicio de préstamo de libros que cuenta con más de 1000 utilizadores, sobre todo niños de la Escuela Don Bosco, del orfelinato de la ciudad y de una escuela pública con la que se ha firmado una Convención.

    Hay también jóvenes y adultos entre los utilizadores. Funciona en la misma biblioteca un servicio informático con 3 ordenadores conectados a internet, a disposición de todos los inscritos.



    1.4 AMBIENTE

    Marruecos es un país oficialmente musulmán, que practica un Islam moderado. Los cristianos gozamos de libertad de culto pero no podemos evangelizar abierta y explícitamente. Nuestra presencia es apreciada por los servicios que la Iglesia presta, sobre todo en el camo educativo, y porque nuestra existencia es, para el gobierno, prueba de su política de tolerancia y apertura.

    Los cristianos somos unos 30.000 en total, sobre 30 millones de habitantes. Los judíos y los miembros de otras religiones tiene una presencia todavía menor que la presencia cristiana.

    Políticamente el ambiente es de calma y tranquilidad, debido, en gran parte, a la gran vigilancia y control policial establecidos en todo el territorio.

    El nivel de desarrollo económico es relativamente alto con respecto al continente africano, y en crecimiento constante.

    Culturalmente el analfabetismo sigue siendo un gran flagelo (45% de la población adulta). El nivel del sistema educativo no mejora cualitativamente, aunque hay avances en lo cuantitativo (escolarización de los niños sobre todo).



    2. DESAFÍOS ACTUALES

    2.1 PROYECTOS PARA UN FUTURO PROXIMO

    -Construccion y apertura de un colegio para 150 alumnos, colegio que daría continuidad a la Escuela Don Bosco, completando todos los niveles de la educación fundamental (9 años)

    -Asunción de la responsabilidad directiva de la Escuela Maternal "Sagrada Familia", hasta ahora dirigida por religiosas de la Congregación del Salvador y de la Santa Virgen: 230 alumnos de tres niveles de preescolar.

    -Asunción de la responsabilidad directiva del Centro de Formación Femenina: 50 chicas jóvenes que se preparan como auxiliares educativas y para la guarda de niños.

    -Puesta en funcionamiento del Oratorio Festivo para los chicos del barrio (calculamos unos 100 niños y adolescentes), con jóvenes voluntarios de nuestra escuela técnica como animadores.

    -Extensión del servicio de la biblioteca a otras escuelas públicas que no disponen del mismo.



    2.2 DESAFÍOS

    Continuar profundizando el diálogo islamo-cristiano, que ya se da a nivel de amistad y convivencia y a nivel de trabajo conjunto entre musulmanes y cristianos en el campo educativo y cultural. Hemos empezado algunos grupos de reflexión y diálogo islamo-cristiano que desearìamos ver consolidados y aumentados.

    Intensificar la identidad salesiana de nuestra presencia con la puesta en funcionamiento del Oratorio (actividades educativas, culturales, deportivas y artísticas en el tiempo libre)



    3. INFLUENCIA DE LA OBRA O PRESENCIA EN LA ZONA

    Nuestras escuelas tienen una larga trayectoria tras de sí, lo que las ha hecho conocidas y apreciadas (por su seriedad, por la calidad educativa, por el bilingüismo francés-árabe, por su proyecto educativo...)

    Toda la actividad educativa de la comunidad se realiza con alumnos, profesores y padres musulmanes. Los cuatro centros educativos siguen los programas marroquíes y pertenecen al ECAM (Enseignement Catholique au Maroc), grupo de 15 escuelas católicas dependientes del arzobispado de Rabat. El ECAM tiene un Proyecto Educativo elaborado por los directores cristianos (6) y musulmanes (8) de las escuelas, proyecto en el que cristianos y musulmanes reconocen su propia identidad y pueden trabajar juntos.

    Cuantitativamente, llegamos a un total de 1000 alumnos, lo que junto a sus padres y hermanos supone estar en contacto con 4000-5000 personas de Kenitra.

    La influencia de nuestras escuelas en la ciudad, tanto a nivel cualitativo como cuantitativo, es considerable y apreciada.

    La influencia de la parroquia llega a través del trabajo personal de cada cristiano en su ámbito (industrial, comercial, educativo, cultural, social) y a través de la biblioteca y las escuelas. La comunidad cristiana es poco conocida en cuanto tal.



    4. TESTIMONIOS

    En los últimos años la Escuela Don Bosco ha podido presentar y profundizar con sus profesores, y también con los de los otros centros de Kenitra, la pedagogía de Don Bosco, despertando verdadero interés y hasta entusiasmo por el Sistema Preventivo. Dos Jornadas Pedagógicas han sido realizadas y muchos materiales han sido distribuidos.

    Más de 100 ejemplares de la vida de Don Bosco en francés han sido regalados a profesores y a otras personas. Se han impreso también 1000 ejemplares de la vida de Don Bosco en árabe para utilización de los alumnos de la escuela, pero también de profesores y padres de alumnos. Unos 800 han sido ya distribuidos.

    Profesores, padres, alumnos y exalumnos han visto dos films sobre Don Bosco (Don Bosco, de Ben Gazzara, y "El niño del sueño")

    El caso del ECAM (10.000 alumnos exclusivamente musulmanes en escuelas católicas) es verdaderamente ejemplar por el trabajo que se hace con respecto al conocimiento mutuo de ambas religiones, al trabajo conjunto, al clima de convivencia y amistad que se crea entre musulmanes y los pocos cristianos presentes, o de los musulmanes hacia los cristianos en general.



    5. COLABORACION CON OTROS ENTES-GRUPOS RELIGIOSOS O CIVILES

    Estamos en buena relación y colaboración con la pequeña comunidad protestante (totalmente subsahariana), a quienes prestamos nuestros locales y utensilios y con quienes nos visitamos de tanto en tanto.

    La Biblioteca está en relación con la "Casa de Beneficencia" (orfelinato) y con una escuela pública a la que presta también su servicio.



    6. OTRAS INFORMACIONES, SUGERENCIAS, COMENTARIOS

    Creo que la Congregación debe mantener su presencia en los diferentes países de mayoría musulmana y de población árabe en los que se encuentra (Marruecos, Túnez, Egipto, Palestina, Siria, Líbano,...), aun si en ellos no hay esperanza de obtener "réditos" vocacionales o "resultados" apostólicos.

    Nuestra presencia es una presencia gratuita, desinteresada, generosa..., una presencia que no espera nada a cambio, una presencia que, por lo mismo, es un testimonio auténtico del amor de Dios hacia la humanidad (que es también él gratuito, desinteresado, generoso, sin esperar nada a cambio...)

    Si la situación actual justifica ya nuestra presencia y trabajo, en un futuro próximo o lejano podrá ser imprescindible para poder presentar la persona de Jesucristo como Salvador a millones de personas que actualmente lo ven sólo como uno de los profetas que Dios ha enviado al mundo.

    Nuestra presencia es un servicio cualificado a la catolicidad de la Iglesia (la cual no sería tan universal si no estuviéramos aquí) y a la fraternidad de la humanidad (que corre el riesgo de desdibujarse todavía más de lo que lo está si no se tienden pasarelas y puentes que superen las grietas -o abismos- que la cuartean)

    Los acontecimientos que la humanidad ha vivido durante estos últimos años y está viviendo ahora mismo (escribo esto horas después del "a-justiciamiento" de Sadam Hussein) ameritan que la Congregación haga esfuerzos por profundizar en el sentido de estas presencias. Creo que este cuestionario es una iniciativa en este sentido; iniciativa que podrá enriquecernos si se nos ofrece un resumen o síntesis de las distintas respuestas y si se nos estimula a la reflexión comunitaria a partir del Consejo General. La comunicación por internet nos permite estar en contacto inmediato y continuo sin ningún costo: hay que aprovechar esta posibilidad para compartir lo que vivimos en la dispersión geográfica, sin esperar a hacer un encuentro cada diez o quince años.



    Gracias por haber pensado en nosotros.

    Cristóbal López




    19.2.3 Domande per aiutare la vostra riflessione

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    La respuesta a estas preguntas repite en unos casos, pero completa y prolonga en otros el informe anterior....



    1. Statistiche: Nº di studenti. % di musulmani e delle altre religioni.

    Alumnos (todos musulmanes):

    Escuela primaria: 646

    Escuela materna 230

    Escuela técnica chicos 90

    Escuela técnica chicas 50 TOTAL 1016

    2. Una breve storia della presenza, insieme con una descrizione del tipo di ambiente musulmano nel quale essa si trova. Quali sono le attività particolari avete?

    La presencia salesiana en Kenitra data de 1937. Los salesianos llegaron para asumir la responsabilidad de la parroquia (hasta ese momento dirigida por sacerdotes diocesanos o franciscanos) y enseguida abrieron la escuela primaria "Don Bosco" y el oratorio festivo.

    En estos momentos la obra salesiana, impulsada por la comunidad religiosa que se compone de tres sacerdotes, comprendre los siguientes sectores:

    1.-PARROQUIA-COMUNIDAD CRISTIANA

    Compuesta por unos 120 cristianos (60 subsaharianos, estudiantes o militares; 30 europeos nacidos en Marruecos o afincados aquí desde hace mucho tiempo; 30 europeos de paso por razones religiosas, laborales o de cooperación).

    Uno de los sacerdotes de la comunidad es el párroco y los otros dos colaboran.

    Las actividades en este sector son las propias de una parroquia: celebraciones litúrgicas, catequesis, coral, grupos de reflexión, etc.

    2.-OBRAS EDUCATIVAS

    Escuela Don Bosco: 646 alumnos, todos musulmanes, 30 profesores, todos musulmanes.

    Escuela Técnica JUK-SPEL (electricidad): 90 alumnos jóvenes, todos musulmanes, 6 profesores marroquíes musulmanes y dos franceses cristianos.

    La dirección de ambas escuelas está asegurada por uno de los sacerdotes salesianos. Otro es vicedirector y ecónomo de la escuela técnica.

    3.-OBRAS CULTURALES

    La ·Bibliothèque pour tous" es un servicio de préstamo de libros que cuenta con más de 1000 utilizadores, sobre todo niños de la Escuela Don Bosco, del orfelinato de la ciudad y de una escuela pública con la que se ha firmado una Convención.

    Hay también jóvenes y adultos entre los utilizadores. Funciona en la misma biblioteca un servicio informático con 3 ordenadores conectados a internet, a disposición de todos los inscritos.

    4.-AMBIENTE

    Marruecos es un país oficialmente musulmán, que practica un Islam moderado. Los cristianos gozamos de libertad de culto pero no podemos evangelizar abierta y explícitamente. Nuestra presencia es apreciada por los servicios que la Iglesia presta, sobre todo en el camo educativo, y porque nuestra existencia es, para el gobierno, prueba de su política de tolerancia y apertura.

    Los cristianos somos unos 30.000 en total, sobre 30 millones de habitantes. Los judíos y los miembros de otras religiones tiene una presencia todavía menor que la presencia cristiana.

    Políticamente el ambiente es de calma y tranquilidad, debido, en gran parte, a la gran vigilancia y control policial establecidos en todo el territorio.

    El nivel de desarrollo económico es relativamente alto con respecto al continente africano, y en crecimiento constante.

    Culturalmente el analfabetismo sigue siendo un gran flagelo (45% de la población adulta). El nivel del sistema educativo no mejora cualitativamente, aunque hay avances en lo cuantitativo (escolarización de los niños sobre todo).

    3. Che approccio pastorale avete nei confronti dei ragazzi e giovani musulmani? Una breve descrizione del lavoro che viene fatto.

    ENFOQUE DE NUESTRA ACCION PASTORAL CON LOS JÓVENES Y NIÑOS MUSULMANES

    En el campo educativo tenemos toda la libertad para educar en los valores del Reino (presencia de Dios en lo cotidiano, paz, libertad, vida, amor, solidaridad, verdad...) y para poner en práctica el Sistema Preventivo, lo que intentamos hacer (Buenos Días cada mañana, asistencia, acompañamiento personalizado, actividades extraescolares, ambiente de familia, comunidad educativa, participación y protagonismo de los alumnos, etc)

    Facilitamos que los alumnos sean buenos musulmanes: en la primaria tienen educación religiosa islámica (que forma parte del curriculum obligatorio) y los viernes se proclama el Corán en los "Buenos días", se tienen en cuenta las fiestas musulmanas así como también las cristianas.

    Intentamos que exista no solo tolerancia, sino mutua aceptación, respeto y aprecio entre musulmanes y cristianos.

    Consideramos fundamental nuestra presencia de Iglesia en este país: nuestro testimonio es para los musulmanes la ocasión de comprender que la convivencia entre las diferentes religiones es posible, y que no somos enemigos ni adversarios, sino creyentes en el Dios único.

    Tenemos la oportunidad de ser "puente" entre occidente y oriente, entre norte y sur, entre civilizaciones diversas, entre religiones. Estamos situados mejor que nadie para testimoniar que no todos los musulmanes son extremistas o terroristas y que la convivencia y el trabajo conjunto son posibles. Así como somos portadores de un mensaje para el mundo musulmán, lo somos también para nuestras comunidades de origen. En este momento histórico, la presencia cristiana en Marruecos (y en el mundo musulmán en general), siendo humilde y pobre, es indispensable para conjurar el peligro de enfrentamiento que otras fuerzas no cesan de atizar.


    4. Che attività particolari avete per la cura pastorale dei cattolici e cristiani in genere la promozione del dialogo interreligioso?

    Las actividades en este sector son las propias de una parroquia: celebraciones litúrgicas, catequesis, coral, grupos de reflexión, etc.

    El diálogo interreligioso es una dimensión permanente en nuestra vida, que se da a los diferentes niveles que éste puede darse:

    -En la vida cotidiana: amistad, convivencia, familiaridad

    -En el trabajo conjunto (educativo sobre todo, pero también asociativo)

    -En la reflexión y diálogo teológico (existen dos grupos, pero son realidades incipientes a confirmar, a consolidar, a extender)

    -En la oración conjunta (ámbito todavía a descubrir y desarrollar)

    5. Che difficoltà o sfide avete nei confronti dell’ambiente musulmano nella quale la vostra presenza è situata ( o le vostre presenze sono situate)?

    Algunas dificultades que encontramos:

    -La falta de libertad religiosa y de conciencia para los musulmanes, que les impide acercarse libremente al cristianismo.

    -La falta de libertad de evangelización para nosotros

    -Las barreras establecidas por la diferencia de cultura, de lengua, de formación, de nacionalidad..., barreras que no son nada fáciles de superar

    -La mentalidad reinante en el mundo musulmán, que no favorece, en general, el diálogo y los intercambios en un ambiente de reciprocidad.

    -La falta de instancias jerárquicas en el mundo musulmán a las cuales dirigirse para establecer contactos oficiales.

    6. Come valutate l’impatto della nostra presenza sulla popolazione della zona e del paese? Potete dare esempi di questo influsso, sia positivo che negativo?

    Nuestras escuelas tienen una larga trayectoria tras de sí, lo que las ha hecho conocidas y apreciadas (por su seriedad, por la calidad educativa, por el bilingüismo francés-árabe, por su proyecto educativo...)

    Toda la actividad educativa de la comunidad se realiza con alumnos, profesores y padres musulmanes. Los cuatro centros educativos siguen los programas marroquíes y pertenecen al ECAM (Enseignement Catholique au Maroc), grupo de 15 escuelas católicas dependientes del arzobispado de Rabat. El ECAM tiene un Proyecto Educativo elaborado por los directores cristianos (6) y musulmanes (8) de las escuelas, proyecto en el que cristianos y musulmanes reconocen su propia identidad y pueden trabajar juntos.

    Cuantitativamente, llegamos a un total de 1000 alumnos, lo que junto a sus padres y hermanos supone estar en contacto con 4000-5000 personas de Kenitra.

    La influencia de nuestras escuelas en la ciudad, tanto a nivel cualitativo como cuantitativo, es considerable y apreciada.

    La influencia de la parroquia llega a través del trabajo personal de cada cristiano en su ámbito (industrial, comercial, educativo, cultural, social) y a través de la biblioteca y las escuelas. La comunidad cristiana es poco conocida en cuanto tal.

    7. Considerate la vostra presenza come una presenza evangelizzatrice?

    Si por evangelización se entiende la proclamación explícita, abierta y total del Evangelio y el anuncio de su portador, Jesucristo, es evidente que no llegamos a eso en el ambiente musulmán (sí entre los miembros de la pequeña comunidad cristiana).

    Si consideramos que la evangelización comprendre diversos pasos y etapas, entre las cuales la primera es el testimonio personal y comunitario y la segunda el trabajo de construcción del Reino de Dios (contribuir a que Dios reine a través de la justicia, la libertad, la verdad, la vida, el amor...), entonces es evidente que nuestra tarea y presencia son plenamente evangelizadoras, aunque no podamos llegar a culminar o a completar todo el proceso evangelizador.

    He aquí algunos textos, de larga data ya, que inspiran e iluminan nuestra acción y presencia:

    "No se trata solamente de predicar el Evangelio en zonas geográficas cada vez más vastas o poblaciones cada vez más numerosas, sino de alcanzar y transformar con la fuerza del Evangelio los criterios de juicio, los valores determinantes, los puntos de interés, las líneas de pensamiento, las fuentes inspiradoras y los modelos de vida de la humanidad, que están en contraste con la palabra de Dios y con el designio de salvación" (Evangelii Nuntiandi 19)

    "La Buena Nueva debe ser proclamada en primer lugar, mediante el testimonio.
    Supongamos un cristiano o un grupo de cristianos que, dentro de la comunidad humana donde viven, manifiestan su capacidad de comprensión y de aceptación, su comunión de vida y de destino con los demás, su solidaridad en los esfuerzos de todos en cuanto existe de noble y bueno. Supongamos además que irradian de manera sencilla y espontánea su fe en los valores que van más allá de los valores corrientes, y su esperanza en algo que no se ve ni osarían soñar. A través de este testimonio sin palabras, estos cristianos hacen plantearse, a quienes contemplan su vida, interrogantes irresistibles: ¿Por qué son así? ¿Por qué viven de esa manera? ¿Qué es o quién es el que los inspira? ¿Por qué están con nosotros? Pues bien, este testimonio constituye ya de por sí una proclamación silenciosa, pero también muy clara y eficaz, de la Buena Nueva. Hay en ello un gesto inicial de evangelización" (Evangelii Nuntiandi 21)

    "Hay que subrayar esto: para la Iglesia el primer medio de evangelización consiste en un testimonio de vida auténticamente cristiana, entregada a Dios en una comunión que nada debe interrumpir y a la vez consagrada igualmente al prójimo con un celo sin límites. "El hombre contemporáneo escucha más a gusto a los que dan testimonio que a los que enseñan —decíamos recientemente a un grupo de seglares—, o si escuchan a los que enseñan, es porque dan testimonio" (67) (Evangelii Nuntiandi 41)

    8. Avete proposte o suggerimenti per un approccio più efficace nei confronti dei musulmani?

    Por el momento, la presencia discreta, humilde y amistosa entre los musulmanes, así como el trabajo conjunto con ellos en pro de las grandes causas de la humanidad (derechos humanos, paz, educación, salud, cultura...) son las dos grandes pistas que debemos transitar.

    Puede ser que el tiempo y las circunstancias nos den la posibilidad de profundizar nuestro compartir y así poder anunciar explícitamente a Jesucristo como Salvador. Dios dirá.

    9. Avete collaborazione di qualsiasi tipo con altri religiosi/religiose nel vostro impegno con i musulmani?

    En Marruecos toda la Iglesia, y los religiosos dentro de ella, estamos trabajando conjuntamente y en la misma dirección. Todo lo expuesto refleja la línea pastoral de la Iglesia Católica en Marruecos, una Iglesia que se define como "Iglesia del encuentro, Iglesia del diálogo, Iglesia de testimonio".

















    1. Statistics: April 2005 to March 2006.

    TOTAL STRENGTH OF THE STUDENTS:

    INDIANS - 928  (Catholics - 380; Christians - 233; Muslim - 111; Hindu - 184,
    Parsi 3; Sikh - 15; Buddhist/Jain - 2)

    ARABS  - 188  (Catholics - 3; Christian - 72; Muslim - 113)

    OTHERS  - 139 (Catholics - 23; Christian - 30; Muslim - 82, Hindu - 1;
    None - 3)

    TOTAL  - 1255

    PERCENTAGE: CATHOLIC  - 32.35 %
      CHRISTIAN  -  26.69 %
      MUSLIM  -  24.38 %
      OTHERS  -  16.57 %


    1. Give a brief history of the presence together with a description of the type of Muslim ambience in which the Salesian presence is situated. What specific activities are carried out?

    IEAS is the first Don Bosco school in the Gulf region. The school was established at Salmiya (Kuwait) in 2002. It is affiliated to the CBSE (Central Board of Secondary Education, New Delhi, India). The total strength of the students hailing from 22 nations is about 1,300 from KG to Std. X. In April 2006, the Higher Secondary has commenced with Std. XI in two streams, Science and Commerce.

    Kuwait is an Islamic State. There is generally religious tolerance, but except for Islamiyat, no other religions are permitted to conduct religious instruction in the school.

    1. What personal approaches do you have with regard to the Muslim children and young people? Give a short description of the work being done.

    Our pastoral approach lies in well conducted School assemblies every week on themes that emphasize Values.

    The children's behaviour is motivated and monitored through "good remarks" and awards. Religious festivities of major religions are celebrated and used to impart religious values and respect for all religions.

    The practice of the Preventive System through the presence of the educators as "parents, teachers and friends" in an atmosphere of reason, religion and loving kindness is promoted through seminars for the staff.

    1. What specific activities do you have for

      1. Taking care of Catholics and Christians:

    We do not have any specific activities for the Catholic or Christian students in the school, as the State law forbids the teaching of other religions in schools.

      • For promoting inter-religious dialogue:

    The value of communal harmony is seriously fostered among the staff and students. Thus far, there exists a very commendable rapport between the management, staff and students of the school which comprises a broad spectrum of cultures and religions.

    1. What are the difficulties/challenges you meet with in dealing with the Muslim ambience in which your Salesian presence is situated?

    To say that we are obliged to live by the laws of an Islamic country is to say it all. The State of Kuwait permits a few places of worship for other Religions, mainly Christianity. All forms of worship are permitted within the premises of authorized places of worship.

    In school, all books in the library are checked and approved by the Ministry of Education. Information referring to Israel or Christianity and Judaism are expurgated. Even the Moral Science text books are expurgated.

    Catholic Students are provided Faith formation in churches and we offer pastoral ministry there at the request of the Bishop.

    While elsewhere we speak of education as evangelization, here education is very much a commercial business. Hence a kind of exploitation does take place.

    1. How would you evaluate the impact of our presence on the people of the area and the country? Do you have concrete instances of positive or negative influence? Give examples.

    IEAS has a limited experience of 4 years. However, we may modestly state that the educational method of Don Bosco is having a positive impact as we note a positive transformation in the behaviour pattern of our students and even staff members and parents.

    The heavy rush for admissions to the school is not so much because of our academic excellence, which we have yet to prove, but rather to the good image of the school as a centre for holistic education. To have developed this image within a brief span of 4 years gives credit to the Salesian educative system.

    1. Do you feel that yours is an evangelizing presence?

    Given the circumstances in which IEAS functions as a school, we feel we could justifiably call it an evangelizing presence.

    1. Do you have any proposals/suggestions for a more effective approach to the Muslims?

    Education to Love and Peace is what the world needs today. Looking at the sad trail of a long period of aggressive wars in this part of the world, it is our conviction that the Salesian Preventive System of Education which Don Bosco designed in the 19th century is very much needed and perhaps the key solution to establish a generation of Peace and Love.

    Our SDB commitment to the Arab world therefore should be expressed in a more organized manner, starting with the formation of our personnel. The study of the Arabic language is an effective door to dialogue and communication in Arab countries, A more systematic study of Islam and the Koran would help to identify the positive values in Islamic teaching. A deeper knowledge of Islamic history would lead us to a better understanding of the present situation.

    1. Do you have any collaboration with other religious in your work in favour of the Muslims?

    Our efforts at present lie in the field of education. To provide education which is a blend of intellectual academic excellence and socio-cultural behaviour.











    1. GENERAL INTRODUCTION

    INK extends to the two Indian states of Karnataka and Kerala. In addition Yemen too is attached to it.

    India is a secular state and therefore all religions are more or less equally favoured. The Muslims at present form13.8 % of India’s population while the Christian population is just 2.8 %. India has the second largest Muslim population in the world! Kerala is 56.1% Hindu, 24.7% Muslim and 19 % Christian, while Karnataka is 11.6 % Muslim, 4.2% Christian and 84.2% Hindu.

    Our educational institutions are sought after by all sections of people. We do have a secular character even though we maintain a Catholic atmosphere and adhere to the Christian value system!



    2. OUR PRESENCE IN YEMEN

    Four of our priests are at present in the Republic of Yemen. Our presence is Yemen started on 13th August 1987, with just one Priest in Taiz. In course of time others came and began to stay in Sanaa, Hodeidah and Aden.

    Since Aden was a flourishing British Colony, there were schools and churches in that city under the care of Capuchin Priests. it was the seat of the Bishops of the Vicariate Apostolic of Arabia till the British left Aden. Now the Bishop resides in Abu Dhabi, the capital of United Arab Emirates.

    Yemen is a democracy although the local population is 100% Muslim!

    The Missionaries of Charity of Mother Theresa are working in Yemen on invitation by the Government from August 1973. The Salesian Priests went to Yemen as Coordinators of the works of the Missionaries of Charity from 1987. Till then some White Fathers and White Sisters were helping the Missionaries of Charity in various ways.

    The Priests in Yemen were always free to practice their religion and also to cater for the religious needs of all Catholic/Christian expatriates in Yemen. However they are strictly forbidden to speak of religion to the natives.

    The only Priests in Yemen are the four Salesians one each in Sanaa, Taiz, Hodeidah and Aden. There are no churches in Yemen except in Aden.

    Lately Yemen has established diplomatic relations with the Vatican. But the Nuncio resides in Kuwait.



    3. THE PROVINCE SCENARIO



    1. Statistics:

    No. of Students in 11 educational centres : 8606

    Percentage of Muslims : 2.63 %

    1. Give a brief history of the presence together with a description of the type of Muslim ambience in which the Salesian presence is situated. What specific activities are carried out?

    We do not have a significant Muslim population where our educational institutions are situated. The neighbourhoods are either Christian or Hindu. The Hindu brethren are very friendly and we do not have any problem arising from their presence.

    Muslims and Christians do not have any clashes in the name of religion! There is peaceful co-existence.

    Muslim students have no difficulty in falling in line with our educational system and have not so far caused any disturbance. They are respectful and friendly.

    No specific activity has been carried out particularly in favour of Muslims. We try to impart to them and to those of other religions Christian values mainly through moral science classes daily while Christians have catechism classes. Through talks, cultural and religious programmes, we try to disseminate the message of respect and tolerance towards all religions.

    We show no special consideration to the Muslims, except that they are allowed to go to their mosque on Fridays at about 12.00 noon and return to class a few minutes later. If they are really poor we give them concession of school fees, when asked.

    1. What personal approaches do you have with regard to the Muslim children and young people? Give a short description of the work being done.

    As mentioned above, we have so far done nothing specifically directed towards the Muslims.

    Our approach is only typically Salesian: friendly, helpful presence: Some students from better, wealthier, educated families are very cooperative in all the activities and needs of our centre.

    1. What specific activities do you have for

      1. Taking care of Catholics and Christians:

        1. We conduct catechism classes.

        2. On the first Friday of every month, a special Eucharistic Celebration is had, for which the students are prepared by offering them the facility for the sacrament of reconciliation on the preceding day.

        3. Annual spiritual retreat is also arranged.

        4. We celebrate the Christian festivals

        5. The feast of St. John Bosco is celebrated with religious and cultural programmes. All (even those of other religions) participate in these functions.



      • For promoting inter-religious dialogue:

    1. We celebrate the Christian festivals

    2. Daily moral science classes are held for all.

    3. Daily morning assemblies serve as occasions for promoting social integration

    4. Cultural and religious programmes particularly on the occasion of celebrating various festivals at school go a long way in creating an atmosphere of religious dialogue.

    1. What are the difficulties/challenges you meet with in dealing with the Muslim ambience in which your Salesian presence is situated?

    As seen from the statistics (2.6%) the Muslim presence is not so significant. Hence, we have not ventured into any initiatives specifically in their regard. No difficulties have been encountered.

    1. How would you evaluate the impact of our presence on the people of the area and the country? Do you have concrete instances of positive or negative influence? Give examples.

    In general, our open-minded approach towards people of other religions has had a very positive influence on them. To be specific by way of example, they join hands with us most willingly in celebrating our own feasts in our institutions. They take active part in them. This is a clear recognition of the influence, respect and acceptance of the values that we are imparting to them. Our influence in the Country as a whole and in the States of Kerala and Karnataka far exceeds our numerical strength!

    1. Do you feel that yours is an evangelizing presence?

    Ours is an evangelizing presence. Of course, it is not direct, but effective all the same. This is borne out by the observations made above. This depends very much on our life style, the behaviour pattern of the confreres and how the poor (whatever be their religion) are looked after and helped.

    Our presence is truly Christian and Salesian. We become signs and bearers of God’s love to the young of all religions and castes. Our charity is not restricted and it is unconditional. This attitude gains us the esteem and respect of all religious groups.

    1. Do you have any proposals/suggestions for a more effective approach to the Muslims?

    We have not thought of any proposals since the need has not been felt!

    Just be Christians and Salesians in our life-style, behaviour and mind-set. We are not expected to DO anything but BE Christ-like in our life!

    1. Do you have any collaboration with other religious in your work in favour of the Muslims?

    The need for such programmes has not been felt so far in all our centres. We live in peaceful co-existence.

    19.2.4 S unter

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    1. Statistics. At present there are three communities canonically erected, namely the formation house of Wisma Salesian Don Bosco, Sunter-Jakarta, training centre “BLK” Don Bosco Tangerang-West Jawa (Banten province), training center “Budi Daya” Sumba, in Nusa Tenggara province (East Indonesia). The training centre of Budi Daya Sumba still has few students and none of them is a Moslem. Among the 24 students that we have this school year (2006-2007), only one is a Protestant and the rest are Catholics. Information about the training centre of BLK Tigaraksa, follows this one. The formation house in Jakarta does not run a school or training centre. But youth, children and adults frequent our place every day as we can call it a daily oratory. About 95 percent of them are Moslems and the rest 5 percent shared by 3 percent Protestants and 2 percent Catholics. During weekdays, normally in the afternoon, the number of attendants reaches 200 to 300. And on Sundays the number usually increases to 500.

    2. History, type of Muslim and specific activities. The presence of the Salesians in Indonesia started in September 1985 with two missionaries from the Province of Manila, Philippines. During 6 years the Salesian community lived in a rented house near a Catholic technical high school where the Salesians had regular ministry to both teachers and students. In June 1992 the community moved to the present residence “Wisma Salesian Don Bosco”, about 8 KM from the previous one. The community, therefore, had no longer regular ministry in that school but started immediately a daily oratory as the brothers who were also students of philosophy took an important role to run and animate it.

    Muslims in Indonesia are generally known to be moderate. Muslim santri in the country is known for the two big groups: Muhammadiyah, whose many members are modern and moderate Muslims; and Nahdatul Ulama whose many members are traditional and moderate Muslims. Many youth and children in our daily oratory identify themselves with Nahdatul Ulama but many of them are also linked to the Muhammadiyah. Being moderate in their way of believing, the youth, children and their families who are neighbours to the Salesian presence in Sunter, Jakarta have respect, tolerance and appreciation for us Salesians. Brothers and priests can easily befriend them.

    Sports like basketball, soccer and volleyball are the main activities in the oratory. There is also a weekly music ministry to three different youth groups.

    1. Pastoral approaches. As far as this daily oratory is concerned, its main pastoral approach is the pastoral of the playground. Salesian assistance in the basic instrument for brothers and priests to carry out their ministry. There is no explicit mention or showing of our being Catholics, yet in fact they do know that we are Catholic priests and brothers. We speak more about Don Bosco and they appreciate it but not about Jesus Christ. The regular sport competitions during the year are the most exciting experiences where the youth show their cooperation and support for the yearly programs animated by the Salesian community. There is also social service in the area of regular free medical assistance, sanitation care of the environment, food assistance for malnourished children, organized by Parish of Saint John Bosco nearby in cooperation with the Studentate in Wisma SDB.

    2. Care of Catholics and Christians. Since the beginning community has been close to and in very good relationship with the Catholics who are mainly the parishioners of the Salesian Parish. The community always provides of its facilities for the activities of the parish youth and some members are appointed to assist and animate. There are many Christians, mainly youth, who also feel close to the Salesians through sports and music.

    The community tries to facilitate and promote inter-religious dialogue through religious and national celebrations. In these celebrations youth and children, regardless of their religion, gather to celebrate through sports, games, stage performance and songs to enhance solidarity and friendship.

    1. From the beginning the Salesian community has been facing great difficulty in dealing with some Muslim neighbours, that is with certain educated ulamas (priests) and parents. Neighbours consider them as hardliner Moslems. But they are very few compared to the many youth and their families who have great respect for Don Bosco.

    2. A point of evaluation. The impact of our presence on the Muslim neighbours is very positive. At the same time it is very enriching for us Christians and Salesians. The fact is that friendship, tolerance and respect have been the fruit of our evangelizing presence that gives no more space for negative prejudices and hatred toward Christianity.

    3. Yes! we feel ours in an evangelizing presence. We sow and take care of the seed of love that is now growing in the hearts our Moslem neighbours.

    4. For the future we envision the establishment of a training centre. This will be a more effective approach to make a stronger salesian impact on the many poor youth, children and families who are our neighbours.

    5. So far we don’t have any sort of collaboration with other religious in favour of the Muslims.

     

    Fr Peter Tukan



    19.2.5  Tigaraksa – Technical Training Centre

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    1. Statistics: 

    Those attending the courses now in the training centre: total = 289 students

    Buddhists = 7

    Christian = 13

    Catholics= 10

    Moslems= 259

    The lay teaching staff is made up of 10 persons, one of whom is a Catholic.

     

    1. History of Tigaraksa Training Centre

    The original plan was to build a technical training centre near the post-novitiate house in Sunter. The Bishop (Cardinal Leo S.  SJ) suggested that the SDB stay in the poorer rural area in the outskirts of the diocese, rather than add to the congestion in the city centre of Jakarta.

    Tigaraksa is an area still populated by farmers, but there are also industries in the wood, garment, shoes and metal sectors.

    The Muslim ambience is quite conservative but with some tendency for tolerance and pragmatism. It has to be noted that we are the first catholic institution that has been built in the countryside amidst the villages, as compared to other schools or churches that were built within a commercial or military housing project. For a number of years, the village leaders here, it seems, begrudged the presence of the Catholic Don Bosco Training Centre. Some claimed that they were tricked into agreeing to Don Bosco Training Centre because (at that time) they saw it as opportunity for jobs and as a means of livelihood, and only realized later that this was run by priests and Christians. In fact, last year, despite the need for a junior/senior high school for this area, the village leaders opposed the construction of the school and convent owned by the Franciscan Sisters. 

    Specific services carried out by the community take the form of Vocational Training, Formation of the pre-novices, assistance to the nearby parish, parish youth animation, chaplaincy to catholic schools of the district.

     

    1. Pastoral approach towards the Muslim youth, takes the form of holistic formation as the students participate in on-the-job-training and counselling and sessions of work ethics. Islam preachers have been invited to talk to the students during Ramadan. The basic approach is to encourage them to be faithful in the faith they had learned from their parents. There are moments for common silent prayer before and after the sessions (each one praying according to his/her religion). Quotes and reminders on posters and bulletin boards are towards the making of "honest citizens and God-fearing persons." Moreover, talks to parents and the presentation of what the Don Bosco Training centre is all about, also become occasions for dialogue.

     

    1. Specific activities for Catholics/Christians take the form of religious education and recollection/retreats for those in public schools, as part of our collaboration in the parish apostolate. Inter-religious dialogue happens most of the time as an invitation from them (when invited to attend a public meeting) and more often, informally on a person to person basis, rather than as our active initiative. My personal impression is that although they are in the majority, the religious leaders seem to exhibit insecurity and tend to be very suspicious of any activity done by the Christians.

    2. Difficulties in the form of lack of cooperation, passivity to collaborate in humanitarian and social projects, except when there is big personal financial gain from those activities. Spreading rumours and damaging impressions about SDB's and their activities.

     

    1. All beginnings are difficult. May be the positive outcomes are just beginning to appear after years of effort. So, some positive impact  can be seen on the number of their children who are given skills, find jobs and are able to improve their economic/educational/social standing because of the courses attended in the Training Centre. None of them have supported the rumours that Don Bosco was out to convert them to Christianity. In fact, they attest that we have encouraged them to be better believers of the God of Abraham and their ancestors.

    There are stories of changes in mind-set of parents because of what they see in their children who attend our courses. For example, a nun recounted that the head of a cluster of houses in a subdivision was actively stopping and disbanding catholic prayer services/rosary prayers which she was organizing among Catholic families. That man claimed that it was against the law to disturb the village with loud singing and to perform public prayers in a private house. But when his daughter joined the computer course in Don Bosco Centre and was on an On-the-job training in a bank, he praised the nun for the activities of the Catholics and allowed those bible services he once forbade.

    Negative impact might be in the wrong impression that we dole out money to make them soft and tolerant towards us.

     

    1. The evangelizing presence does not have to consist in verbal preaching. The witness of charity, the choices we have made and the consequences we live out, have always a strong impact on youth who look for examples and wisdom in the elders. Our presence gives them opportunities to personally experience and compare their peers / leaders with those who belong to the Catholic side. I have been always asked about the vows, the celibacy, the prayers for the dead, the other practices like fasting and mortification and how we Catholics celebrate our religion just because they could look me up at close range.

    Expertise in a field enables the Salesians to enter into groups and forums, and be an experience for them.

     

    1. Approach to Muslims is multi-faceted like any other approach initiated by Don Bosco. We recall how Don Bosco wanted his missionaries to take care of the young or of the elderly and the sick. We recall his dream about the first groups of missionaries being decimated, but when his Salesians came – looking after their children – the natives reacted differently.

    Don Bosco made use of the word-of-mouth propaganda .... experiential.... youth telling on youth, youth inviting peers to meet Don Bosco... So I guess, let the Muslim youth experience us and let them tell the others how we are.

     

    1. Because we are a government-accredited institution for preparing workers, we have  collaboration with other religious nuns who work with Labour Groups (non-sectarian) and young workers. Another parish (20 KM away) engaged in apostolate among their Muslim neighbours is collaborating with us with regard to courses we could offer to the Muslim youth of that area.



    Br Ephrem Santos







    (presenza SDB in 7 Paesi: Turchia, Siria, Libano, Iran, Israele, Autorità Nazionale Palestinese, Egitto)



    1. Statistiche e breve descrizione delle opere e delle attività pastorali

    NB: I dati si riferiscono alle statistiche del 2005-2006



    1.Turchia:



    * superficie: 779.452 kmq

    * popolazione: ca. 70 milioni

    * religione: 99,8% musulmani (sunniti 80% e sciiti 19,8% - cristiani 0,2% (circa 150.000, di cui 75.000 a Istanbul, suddivisi in “ortodossi delle Antiche Chiese Orientali e greco-ortodossi, insieme costituiscono 80% di tutti i cristiani in Turchia – il rimanente 20% dei cristiani è sparso per la Turchia – i cattolici delle varie “chiese o riti” sono 29.000)

    NB. Fonti ufficiose dicono che in Turchia (particolarmente in Anatolia) vivono 4,5 milioni di cristiani “nell’anonimato” (cripto-cristiani).



    1.1. Istanbul

    parrocchia e santuario N. S.di Lourdes – oratorio – scuola – colonia estiva



    1.1.1. Parrocchia

    * fedeli (numero):

    * provenienza / origine:

    * lingue: francese, turco, inglese



    1.1.2. Oratorio

    * al sabato: 300

    * estivo (quotidiano): irakeni 300



    1.1.3. Scuola

    * scuola turca: totale 291, di cui: cristiani 59 - ebrei 12 – musulmani 220

    * scuola per irakeni: 280/300 tutti cristiani (caldei, siri, armeni...)



    2. Siria: le quattro nostre Case sono prevalentemente oratori e centri giovanili, frequentati da soli cristiani



    * superficie: 185.180 kmq

    * popolazione: ca. 15,5 milioni

    * religione: 86% musulmani - 9% cristiani (ca. 1 milione, 75% ortodossi orientali e calcedonesi-bizantini – 25% cattolici di vari riti o chiese) – 3% drusi



      1. Aleppo: oratorio – centro giovanile



    * oratorio feriale e festivo: frequentanti: 550

    * tutti cristiani (varie chiese o riti)



    2.2. Damasco: oratorio – centro giovanile



    * oratorio venerdì, sabato, domenica: frequentanti: 650

    * tutti cristiani (varie chiese o riti)

    * oratorio estivo: circa 800 bambini e ragazzi



    2.3. Kafroun: oratorio – centro giovanile



    2.3.1. oratorio festivo (e al venerdì)

    * frequentanti: 140

    * tutti cristiani (varie chiese o riti)



    2.3.2. colonia estiva

    statistiche: 2010 (vari gruppi)



    2.4. Qamishly: oratorio – centro giovanile



    oratorio giornaliero

    * frequentanti: 370

    * tutti cristiani (varie chiese o riti, specialmente armeni)



    1. Libano



    * superficie: 10.400 kmq

    * popolazione: ca. 3,5 milioni - nella diaspora: circa 3 milioni, in maggioranza cristiani)

    * religione: musulmani 52 % (sciiti 32 %, sunniti 23 %)- cristiani 43 %, di cui: in maggioranza maroniti, poi greco-ortodossi, greci cattolici armeni-ortodossi, armeni-cattolici, siro-ortodossi, siro-cattolici, assiri, caldei, latini, protestanti...) - drusi 7 %



    3.1. El Houssoun: oratorio - centro e giovanile – accoglienza (gruppi durante l’anno e colonie durante le vacanze estive)



    3.1.1. oratorio al sabato pomeriggio:

    * frequentanti: 170

    * tutti cristiani (quasi tutti maroniti)

    * durante l'estate: tre pomeriggi (giovedì, venerdì, sabato)



    3.1.2. accoglienza

    * durate l’anno: gruppi vari

    *colonia estiva: 200



    3.2. Fidar: oratorio – scuola professionale

    3. 2.1. oratorio sabato mattino:

    * frequentanti: 20

    * tutti cristiani

    * durante l'estate: giornaliero (un centinaio)



    3.2.2. scuola

    * allievi: 132

    * di cui 41 musulmani



    1. Iran:

    * superficie 1.629.805 : kmq

    * popolazione: ca. 71 milioni

    * religione: musulmani 99% (sciiti 93,7%, sanniti 5,7 – cristiani 0,01% = ca. 100.000, di cui 8.000 cattolici)



      1. Tehran: parrocchia – colonia

        1. Soggiorno.- colonie estive a Now Shahr

    * numero: 50



    5. Israele

    * superficie (senza i Territori occupati): 20.255 kmq

    * popolazione: ca. 6,5 milioni (5,2 milioni ebrei e 1,3 milioni arabi)

    * religione: ebrei 81%.- musulmani 15% - drusi 1,7% – cristiani 2,3% (circa 130.000)



    5.1. Nazareth

    5.1.1. scuola primaria e secondaria ITI/IPI

    * allievi: 607, di cui 292 musulmani ( = 49%)



    5.1.2. oratorio festivo:

    * frequentanti: 200 tutti cristiani



    5.2. Bet Gemal

    * accoglienza (gruppi, famiglie e persone, con diverse modalità e sistemazioni): 250



    5.3. Cremisan

    5.3.1. oratorio al sabato, operante dal 1970 al 2000: 90/100, di cui 90/95% musulmani



    5.4. Gerusalemme – Ratisbonne: studentato teologico



    6. Autorità Nazionale Palestinese (ex Cisgiordania – Territori occupati da Israele)

    * superficie: 6.257 kmq (Cisgiordania + Striscia di Gaza)

    * popolazione: ca. 3,5 milioni (1.600.000 in Cisgiordania, 900.000 a Gaza)

    * religione: 97,5% musulmani - 2,1 cristiani (circa 70/80.000, di cui ca. 50% i cattolici di vari riti e chiese)



    6.1. Betlemme

    6.1.1. scuola

    * allievi (tecnica e corsi rapidi): 118+92=210; cristiani scuola: 48 (40,6%) – cristiani nei corsi rapidi: 18 (19,5%) - musulmani scuola: 70 (59,4%) – musulmani nei corsi rapidi: 74 (80,5%)



    6.1.2. oratorio festivo:

    * frequentanti: 275, quasi tutti cristiani



    7. Egitto

    * superficie: 997.739 kmq (con le acque interne 1.001.449)

    * popolazione: ca. 65 milioni

    * religione: 90% musulmani - 10% cristiani (di cui 9,7% copti ortodossi)



    7.1. Alessandria

    7.1.1. scuola IPIA

    * allievi: 286, di cui 80 cristiani (28%) e 206 musulmani (72%)



    7.1.2. scuola egiziana

    * allievi: 627, di cui: 186 cristiani (30%) e 441 musulmani (70%)



    7.1.3. corsi rapidi:

    * allievi: 440, di cui 49 cristiani (11,1%) e 391 musulmani (88,9%)



    7. 1.4. oratorio quotidiano e festivo:

    * oratorio misto cristiani e musulmani: 550, di cui cristiani 120 (21.8%)

    * oratorio festivo (cristiani): 120



    7.2. Cairo - Rod El Farag

    7.2.1. scuola ITI

    * allievi: 576, di cui 37% musulmani



    7.2.2. corsi rapidi:

    * allievi: 3.300, di cui 70% musulmani



    7. 2.3. oratorio festivo:

    * frequentanti: 175, tutti cristiani



    7.3. Cairo - Zeitun

    7.3.1. oratorio festivo:

    * frequentanti: 650, tutti cristiani (egiziani e sudanesi)





    2. Una breve storia della presenza, insieme con una descrizione del tipo di ambiente musulmano nel quale si trova. Quali sono le attività particolari che avete?



    2.1. Singolarmente, zona per zona e casa per casa (ordine alfabetico)



    2.1.1. Dall’appartenenza all’Ispettoria Estera “Ognissanti”, 1891-1902 fino all’erezione dell’Ispettoria Orientate “Gesù Adolescente” (1902):

    a) Ufficialmente la “Opera della Santa Famiglia” (fondata a Betlemme da D. Antonio Belloni nel 1874) viene aggregata e incorporata nella Congregazione Salesiana nel 1891. La maggior parte dei membri della “Santa Famiglia” aderiscono al passaggio. Da quell’anno fino al 1902 lo stesso D. Antonio Belloni fu “superiore” effettivo delle tre case di Palestina (Betlemme, Cremisan e Bet Gemal), appartenenti canonicamente all’Ispettoria Estera “Omnium Sanctorum = Ognissanti”, con sede a Torino, comprendente case salesiane di vari Stati. I superiori di Torino parlano di D. Belloni come “Delegato per la Palestina”, mentre il primo Ispettore era canonicamente D. Celestino Durando, membro del Capitolo Superiore dei Salesiani.

    b) Altre fondazioni: nel 1896, Nazaret in Palestina e Alessandria in Egitto

    c) L’erezione canonica della “Ispettoria d’Oriente” avvenne con decreto del 20.01.1902. Betlemme da allora ad oggi è sempre stata sede ispettoriale.



    2.1.2. Palestina (che poi comprenderà: Israele dal 1948 e Autorità Nazionale Palestinese dal 1991)

    2.1.2.1 Presenze e periodo di attività:

    * dal 1896 ad oggi: Betlemme, Cremisan, Bet Gemal, Nazaret

    * dal 1904 al 1940: Gerusalemme, zona Musrara (scuola italiana)

    * dal 1907 al 1920: Jaffa (scuola italiana)

    * dal 1920 al 1948: Haifa (nel 1920 la scuola italiana di Jaffa è ivi trasferita)

    * dal 2004: Gerusalemme (Ratisbonne), zona Gran Rabbinato: Studentato Teologico Internazionale

    2.1.2.2.1 Betlemme

    a) “Orfanotrofio cattolico”: così si chiamava ufficialmente fino agli anni 1960. Aveva allievi interni ed esterni. L’internato è stato chiuso nel 1986. Dall’inizio e fino agli anni 1950 ca. gli interni sono stati in maggioranza cattolici. Non pochi però erano anche i cristiani appartenenti ai vari “riti” o chiese sui juris. Nella quasi totalità sono stati latini. Per i cattolici orientali (maroniti, greci cattolici...) si cercava di procurare loro sacerdoti delle rispettive chiese. Le cronache segnalano anche, secondo gli anni: greci ortodossi, armeni (rifugiati che fuggivano dai massacri in Turchia), maroniti, siriani (= siro-ortodossi), protestanti. Gli “scismatici” (linguaggio del tempo) erano liberi di partecipare o no alla messa giornaliera; ma non si accostavano ai sacramenti dell’eucaristia e della penitenza (confessione). Invece dovevano tutti partecipare alle lezioni di catechismo in scuola e anche alle domeniche, e così pure alle preghiere comunitarie dei giovani.

    Si registrano vari passaggi annuali dall’ortodossia al cattolicesimo (allora si chiamavano “abiure”), ma vanno sciamando col passare degli anni e col crescere dello spirito “ecumenico” (cf Vaticano II, 1962-1965).

    Dagli anni ‘50 in poi il numero degli interni cristiani non cattolici è andato crescendo. Poi si accolse anche qualche musulmano.

    b) Scuola: fin dall’inizio è stata scuola per arti e mestieri (costantemente aggiornati secondo i tempi e le circostanze), poi scuola professionale, indi (dalla fine degli anni 1960) scuola tecnica con diplomi riconosciuti dall’autorità scolastica; infine (anni ‘70) aprì i corsi rapidi. Quanto alla confessione religiosa, fino a circa il 1950 gli allievi interni ed esterni furono quasi tutti cristiani, con qualche musulmano (allora si diceva “maomettano”). Poi dagli anni ’60 iniziarono a iscriversi musulmani come allievi esterni, provenienti dai paesi del circondario di Betlemme e anche da più lontano (Hebron e Ramallah e dintorni).

    Negli anni recenti si cerca di iscrivere i cristiani in numero lievemente maggiore dei musulmani.

    Il clima di convivenza è sempre stato buono, anche se generalmente formale.

    Quanto alla formazione religiosa dei musulmani, almeno dai tempi della scuola professionale è sempre stato incluso nell’orario l’insegnamento del Corano (2 lezioni settimanali), al pari delle ore di religione per i cristiani.

    c) Corsi rapidi: iniziati nell’anno 1974. Gli allievi sono sempre stati in maggioranza musulmani. Per tutti non è mai stata prevista od organizzata un tipo di formazione religiosa.

    d) Oratorio festivo (con qualche pomeriggio infrasettimanale): nel corso dei 100 anni trascorsi, sono state fatte diverse esperienze quanto agli iscritti e frequentanti e quanto ai giorni di apertura.

    - inizialmente e per decenni: solo per cristiani (di diversi riti), interni ed esterni, con qualche rara presenza di musulmani.

    - poi gradualmente (sempre verso gli anni ‘50/’60) aperto anche ai musulmani, con diverse esperienze ed impostazioni, quali: aperto per tutti, ma con prevalenza di cristiani e con gruppo scelto di musulmani – con o senza tessera di iscrizione - riservato uno o due pomeriggi alla settimana per musulmani, solo per attività sportive. Orario: generalmente solo nel pomeriggio.

    - schema più seguito: preghiera in chiesa per i cristiani (i musulmani restano in cortile, assistiti);

    - talvolta, raduno in comune tra musulmani e cristiani: sermoncini di educazione morale;

    - attività sportive comuni (vari sport);

    - la struttura di centro giovanile misto (ragazzi e ragazze, MGS = Shabibe Don Bosco) è abbastanza recente.

    e) Gruppo scout: con alternanze di attività – generalmente tutti cristiani

    f) Personale esterno, impiegati: cristiani e musulmani, già dal tempo di Don Belloni. Dalle cronache risulta che, nei primi decenni dell’Istituto, qualche collaboratore musulmano ricevette il battesimo o lasciò battezzare i suoi figli. Buone le relazioni reciproche, senza spirito di parte e senza fanatismi, e anche fraterne e amichevoli.

    - maestri: per i primi decenni, sono cristiani – a partire dagli anni ’30 c’è qualche musulmano; il loro numero crescerà con l’andare degli anni.

    g) Chiesa pubblica: inserita nel territorio dell’unica parrocchia latina di Betlemme. Si è sempre distinta per il suo zelo pastorale.

    - fedeli frequentanti: da 100 a 200; 95% cattolici latini; ma anche cristiani di altri riti, specialmente siro-ortodossi e anche qualche greco-ortodosso.

    h) Parrocchia (temporanea) per i greci cattolici (melkiti): la “missione” (presenza organizzata) a Betlemme per i greci-cattolici fu aperta nel 1885. Abbandonata poco dopo, fu riaperta nel 1901 e durò fino al 1913, adibendo un locale della casa salesiana e dando alloggio al parroco. Nel 1913 i greci cattolici acquistano un locale proprio in Betlemme. Il terreno su cui è stata poi eretta la loro nuova chiesa fu donato dai salesiani.

    i) Forno e panetteria: operai cristiani e musulmani. Sempre funzionante dagli inizi ad oggi.



    2.1.2.2.2 Bet Gemal (dal 1891)

    a) Orfanotrofio agli inizi, per interni, con annessa scuola agricola. Già nel 1887 don Belloni scriveva che gli interni erano tutti cattolici, eccetto uno “ancora maomettano”. Col trascorrere degli anni furono accolti anche alcuni musulmani ed ebrei. Degli uni e degli altri, alcuni ricevettero il battesimo.

    b) Poi scuola elementare-media araba in Israele, riconosciuta sia dal Provveditorato israeliano che da quello giordano - internato fino al 1970.

    - tra gli interni c’è stato qualche musulmano e anche qualche ebreo. Alcuni (certo rari) sia musulmani che ebrei, ricevettero il battesimo. (cf testimoni al processo canonico per Simaan Srugi)

    - per alcuni anni ci furono interni figli di matrimoni misti fra ebrei/e e cristiane/i di famiglie polacche.

    c) Ambulatorio infermieristico (anni 1920-1948): i pazienti erano quasi tutti musulmani (provenienti dai villaggi vicini, tutti musulmani (attività interrotta per gli eventi del 1948, con la distruzione e occupazione di detti villaggi e l’esodo forzato degli abitanti). Un discreto numero di bambini di musulmani (probabilmente quelli in pericolo di vita) vennero battezzati. Statistiche dalla cronaca: 17 nel 1929, 47 nel 1931, 17 nel 1933, 45 nel 1935, 36 nel 1936,

    d) Mulino: i contadini che ne usufruivano erano quasi tutti musulmani dei villaggi dintorno (attività interrotta per gli eventi del 1948).

    e) Centro accoglienza e colonia (dopo la chiusura dell’internato e a partire dagli anni ‘80):

    - per il periodo di uno o più giorni chiedono di alloggiare solo cristiani, generalmente per ritiri spirituali;

    - al sabato (dal 1990 ca.) afflusso di molti ebrei: picnic, vendita vini di Cremisan, visita nella chiesetta dedicata a S. Stefano (in sacrestia è messa a disposizione gratuita la bibbia e letteratura cristiana in varie lingue), concerti;

    - -recentemente, per un po’ di tempo, al sabato, si è prestata assistenza spirituale a rumeni ortodossi (anni 1990-2000).



    f) Personale esterno, impiegati, fattori: cristiani e musulmani

    - maestri: generalmente solo cristiani.

    NB. Curiosità: D. Ruggero Coradini scrive nel 1920 una lettera a D. Albera (Rettor Maggiore dei SDB) un progetto missionario: la conversione al cattolicesimo “dei turchi” (= musulmani) dell’intero villaggio vicino di Zachariyya (ancor oggi esistente, ma solo di popolazione ebraica).



    2.1.2.2.3. Nazaret

    a) Orfanotrofio agli inizi, con internato e scuola – destinatari: agli inizi cristiani, quasi tutti cattolici (latini, maroniti, greci cattolici...), con pochi altri di diversi riti – poi si accolse anche qualche musulmano – internato chiuso negli anni ‘50.



    b) Scuola per arti e mestieri, poi scuola professionale tecnica e tecnologica: con sempre maggiore sviluppo:

    - per allievi interni e poi esterni, con numero costantemente in crescita

    - gli allievi cristiani sono sempre stati in maggioranza

    - dagli anni ’60 c’è sempre stato un gruppo (via via più consistente) di musulmani

    c) Oratorio e centro giovanile: il suo sviluppo è piuttosto recente con frequentanti cristiani – dal 2000 circa, il venerdì pomeriggio, il sabato pomeriggio e la domenica mattina: sviluppo del MGS (Shabibe Don Bosco)

    d) Gruppo ex-allievi: generalmente cristiani e anche musulmani

    e( cooperatori dal 1997

    f) Personale esterno, impiegati, maestri: cristiani, qualche musulmano e qualche ebreo russo (per la pulizia)



    2.1.2.2.4. Cremisan

    a) Casa di formazione:in diversi periodi è stato noviziato, studentato filosofico, studentato teologico.

    - per gli studenti di teologia dagli anni ‘70-’80 sono state introdotte nel curriculum accademico materie di inculturazione: teologia orientale - Islamologia – pensiero ebraico - missiologia

    - lo studio delle lingue locali (soprattutto l’arabo, e per un tempo anche l’ebraico) è sempre stato curato, nei programmi scolastici e nella pratica

    b) Azienda vinicola: a sostegno dell’opera

    c).Oratorio: funzionante in diversi periodi, con l’apporto degli studenti e formandi

    - dagli anni 1970 al 2000: è sempre stato confessionalmente misto, con numero paritario agli inizi, poi gradualmente con numero preponderante di musulmani sui cristiani

    - clima “sportivo” di convivenza, di ricreazione

    - raduno di preghiera per i cristiani

    - raduno educativo comune per cristiani e musulmani

    - per molti anni: invio di alcuni chierici in aiuto all’oratorio di Betlemme - poi anche invio in altri centri o istituzioni educative (oratorio Cremisan-FMA, oratorio Betlemme-FMA, Cheshire Home, Effeta, Università Betlemme...)

    d) Personale esterno (pulizia, cucina, vigilantes, impiegati): cristiani e musulmani - clima di rispetto, convivialità e anche fraternità



    2.1.2.2.5. Gerusalemme, Jaffa e Haifa

    a) Tre “scuole “italiane all’estero”:

    b) allievi esterni: di varie nazionalità (italiani, ebrei e “turchi” ossia musulmani) con diverse percentuali – cristiani di riti – allievi di varie religioni: cattolica, ortodossa, ebrea, islamica (con percentuali varianti: generalmente la maggioranza era di non cristiani, con maggioranza dei musulmani)

    c) educazione religiosa: ogni gruppo educato nella sua religione.

    NB. Eccezionalmente si registra qualche conversione.



    2.1.2.2.6 Gerusalemme (Ratisbonne)

    - programma accademico: materie pastorali di studio

    - programma pratico: esercitazioni pastorali



    2.1.3. Turchia

    2.1.3.1 Smirne 1

    a) Scuola commerciale italiana: aperta nel 1903 e chiusa nel 1943 - scuola diurna e scuola serale

    b) Allievi: nazionalità varie: italiani, turchi, ebrei, armeni, greci... – religioni: cristiani (varie chiese), israeliti (ebrei), musulmani... (ebrei e musulmani in maggioranza).

    c) Educazione religiosa: ogni gruppo educato nella sua religione.

    NB. Le leggi laiche di Ata Türk proibivano negli edifici pubblici l’esposizione di qualsiasi simbolo religioso (quindi anche del crocifisso) e anche l’insegnamento religioso nelle scuole.

    d) clima di convivenza.



    2.1.3.2 Smirne 2

    a) Scuola popolare italiana: aperta nel 1903 e chiusa nel 1924

    b) Allievi: situazione analoga a quella di Smirne 1

    c) Educazione religiosa: ogni gruppo educato nella sua religione

    d) clima di convivenza



    2.1.3.3 Adalia

    a) Scuola italiana: aperta nel 1913 e chiusa nel 1927

    b) Allievi: situazione analoga a quella di Smirne 1 (anche qui con maggioranza di musulmani e israeliti nei confronti dei cristiani)

    c) Educazione religiosa: ogni gruppo educato nella sua religione

    d) clima di convivenza



    2.1.3.4. Istanbul (dal 1903 ad oggi)

    a) Scuola italiana: numero degli allievi: da 70 a 80 – appartenenti a varie nazionalità e religioni –

    - scuola turca: (dal 1983): allievi musulmani (maggioranza), cristiani (minoranza) - clima di convivenza e reciproca accettazione della diversità

    b) Oratorio: festivo ed estivo per circa 300 irakeni cristiani (a partire dal 1999-2000)

    c) Colonia isola Büyükada: (dal 1986) ne usufruiscono generalmente gruppi cristiani

    d) Personale esterno (pulizia, cucina, vigilantes, maestri, impiegati): cristiani e musulmani



    2.1.4. Egitto

    2.1.4.1. Alessandria (dal 1896 ad oggi)

    a) - scuola italiana per interni ed esterni: per i primi decenni, quasi totalità di cristiani (vari riti) – poi dagli anni ’50 vanno aumentando i musulmani e gli israeliti.

    b) IPI italiano: scuola per egiziani: (dagli anni ‘80): cristiani e musulmani (questi in costante aumento);

    c) corsi rapidi: (circa 300/400 corsisti all’anno): musulmani in maggioranza – il curriculum non prevede momenti di educazione e formazione;

    d) oratorio festivo:fino agli anni 1975-1980 solo per cristiani (copti ortodossi e copti cattolici) - poi oratorio festivo per cristiani e musulmani (questi ultimi in maggioranza) – contemporaneamente (alla domenica) continua anche l’oratorio per soli cristiani.

    NB: Nel periodo dal 1897 almeno fino al 1920 si registrano in media 5 conversioni all’anno (dall’Islam o dall’ebraismo).

    2.1.4.1.2. Port Said (dal 1924 al 1963)

    - scuola italiana: cristiani (maggioranza), musulmani ed israeliti.



    2.1.4.3. Ismailia (dal 1925 al 1940)

    - scuola italiana: cristiani (maggioranza), musulmani e israeliti.



    2.1.4.4. Suez (dal 1926 al 1940)

    - scuola italiana: cristiani e musulmani.



    2.1.4.5. Cairo (Rod El Farag) (dal 1926 ad oggi)

    a) all’inizio: scuola italiana: allievi italiani e di altre nazionalità (cristiani, musulmani...)

    b) poi scuola di/in lingua italiana per interni ed esterni – sezione studenti e sezione artigiani -

    c) poi ITI istituto italiano tecnico professionale: per egiziani: cristiani e musulmani (35/40%)

    d) corsi rapidi: circa 2500/300 all’anno, in stragrande maggioranza allievi musulmani

    e) oratorio: solo cristiani



    2.1.4.5. Cairo (Zaytun) (dal 1985 ad oggi)

    a) all’inizio: chiesa pubblica e aspirantato, prenoviziato - poi centro salesiani studenti di arabo

    b) oratorio: solo cristiani, egiziani (e ultimamente anche sudanesi, in giorni distinti)

    c) assistenza sociale: cristiani sudanesi



    2.1.5. Siria

    2.1.5.1 Aleppo (dal 1958 ad oggi)

    a) Scuola professionale: nazionalizzata nel 1967/68 - allievi: prevalentemente cristiani, ma anche musulmani

    b) oratorio: soli cristiani (vari “riti”) - molto vivace e frequentato

    c) dal 2000: centro vocazionale – aspirantato e prenoviziato



    2.1.5.2. Qamishly (dal 1986 ad oggi)

    a) presenza nata come centro vocazionale interrituale

    b) oratorio: solo cristiani (vari riti, armeni in maggioranza)



    2.1.4.5. Kafroun (dal 1991ad oggi)

    a) oratorio: solo cristiani

    b) colonia: cristiani



    2.1.5.2 Damasco (dal 1994 ad oggi)

    a) oratorio: per soli cristiani



    2.1.6. Libano

    2.1.6.1. Beirut (dal 1952 al 1977)

    a) scuola elementari, medie, liceo, sezione italiana, franco-libanese e anglo-americana: allievi di una ventina di nazionalità - in maggioranza allievi cristiani e musulmani – presenti altre 10-11 religioni – istruzione religiosa adattata ai vari gruppi confessionali;

    b) gruppo di ex-allievi: fiorente per un certo periodo - poi la guerra civile (1975-1987) ha sciolto i legami.



    2.1.6.2. El Houssoun (al 1957 ad oggi)

    a) all’inizio: studentato filosofico (operò per 10 anni) - fu anche sede di noviziato per alcuni anni

    b) scuola libanese: allievi cristiani e musulmani – nell’anno 1975 chiusa per la guerra civile

    - occupata poi dalle “Forze Libanesi” per alcuni anni

    - abitati da famiglie di rifugiati per ulteriori anni

    - nell’anno 1973 è stata affittata al governo libanese, diventando scuola statale-governativa e tale è il suo statuto fino ad oggi

    c) oratorio festivo-centro giovanile: cristiani e qualche rarissimo musulmano

    d) accoglienza e colonie: cristiani (talvolta gruppi non cattolici)



    2.1.6.3. El Fidar (dal 2002 ad oggi)

    a) centro di formazione professionale: allievi cristiani e musulmani – formazione religiosa: specifica per i cristiani e per i musulmani

    b) oratorio: solo cristiani



    2.1.7. Iran

    2.1.7.1. Tehran ( dal 1937 ad oggi)

    a) parrocchie: 1) Consolata (con piccolo oratorio festivo agli inizi) - 2) S. Cuore

    b) scuola italiana agli inizi (dal 1939), con internato, con successivi passaggi da casa in casa per circa 20 anni

    c) scuola Andisheh: dal 1958 al 1980, scuola elementare, medie, liceo (nazionalizzata nel 1980; salesiani espulsi)

    - allievi cristiani (e musulmani fin dall’inizio, con altre religioni - statistiche del 1980: 200 cristiani di vari riti (latini, armeni, caldei, protestanti...), 1400 musulmani, 120 ebrei e poi altri (zoroastriani, baha’i...)

    - istruzione religiosa: separata per i cristiani e per i musulmani

    - giorni di riposo: domenica e venerdì



    2.1.7.1. Abadan (dal 1954 al 1981)

    parrocchia: e inoltre assistenza pastorale per lavoratori stranieri e apostolatus maris (attività sospesa dal tempo della guerra tra Irak e Iran, 1983-1990)



    2.2.8. Tentativo di uno sguardo sintetico

    Premesse fondamentali



    a)Da parte islamica

    1. Con il formarsi delle nazioni in Medio Oriente, dopo il crollo dell’impero ottomano e dopo i mandati inglese e francese se alcune regioni, le Costituzioni dei vari stati (tutti con popolazione musulmana a stragrande maggioranza) hanno formalmente proscritto e proibito ogni proselitismo, nel senso di azione “missionaria” (= evangelizzatrice) tra i musulmani e, peggio ancora, ogni conversione dall’Islam a un’altra religione. Questa ufficialmente è punita con la condanna a morte sia per il convertito sia per l’evangelizzatore (poi le applicazioni pratiche possono divergere: espulsione, espatrio, prigione...

    2. Questo è valido per tutti i Paesi del Medio Oriente. Anche Israele ha una legge contro il proselitismo nel senso di conversioni estorte, forzate, circuite (pene comminate: condanna pecuniaria, prigione...).

    3. È chiaro che questo taglia alla radice ogni attività e opera in senso “missionario”, nel senso tradizionale, come normalmente inteso, permesso e praticato, in ambienti liberi (liberali) e tolleranti.

    4. In questi Paesi la libertà di pensiero, di espressione, di religione (credo e pratica) è teoricamente riconosciuta, anche nel testo di molte Costituzioni, ma praticamente non è applicata, a motivo del suo potenziale pericolo per la stabilità dei principi Islamici e per la società, cultura e morale islamica.

    5. Ogni comportamento contrario a tali leggi viene punito: per i locali e musulmani (dal 90 al 99,9%) secondo le pene previste dal codice penale improntato alla sharia’h . Per gli stranieri ospiti (mai e in nessun Paese è concessa loro la cittadinanza!) il procedimento più seguito è l’espulsione permanente dal Paese; sono previste naturalmente pene ancor più severe.

    b) Da parte cristiana, la visione ecclesiologica e missionaria del Vaticano II (e documenti conseguenti) hanno certamente cambiato anche l’impostazione della pastorale missionaria, ora fondata sul binomio: dialogo e annuncio.

    Anche i documenti ecclesiali locali (post-conciliari) non parlano di attivare una “missione” nel senso classico della parola, ma di puntare soprattutto sulla testimonianza, sulla convivialità, sulla giustizia e sul servizio. È il seme che si semina, attendendo con pazienza, fede, speranza e amore, il tempo di Dio (cf Gc 5,7: siate dunque pazienti, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto...).

    c) Da parte salesiana, si è fatto proprio il pensiero del Vaticano II e le indicazioni dei pastori locali, applicando il tutto alla situazione concreta, che varia da luogo a luogo e anche da periodo a periodo. Anche le strategie variano, dati i frequenti, inattesi, rapidi e profondi sconvolgimenti che toccano la regione.

    d) Dalle condizioni cangianti di geopolitica: con il sorgere del nazionalismo arabo dagli anni ’50-’60 e con le nuove Costituzioni dei Paesi del Medio Oriente, che ponevano (eccetto la Siria) l’Islam come religione di Stato, e anche per la fobia degli stranieri, molti gruppi di cristiani greci, armeni, siriaci... emigrarono dal Medio Oriente. Ciò ebbe come effetto la diminuzione di allievi cristiani nelle nostre scuole e quindi anche l’iscrizione di un numero sempre maggiore di allievi musulmani,



    2.2.8.1 Scuole

    Sembra che l’ispettoria MOR abbia iniziato ad accogliere musulmani nelle sue scuole a partire dagli anni 1950, in numero considerevole, forse più in seguito a contingenze che a scelte determinate:

    * in Terra Santa, per l’esodo di tanti rifugiati palestinesi, che accrebbero la percentuale di musulmani nei centri abitati da cristiani... e quindi anche nelle scuole cristiane.

    * in Egitto: dopo l’esodo delle colonie greca, italiana, ebrea... (ai tempi di Nasser, ca. 1950-1960): prima i cristiani di diversi “riti” erano tanti (specialmente greci ortodossi) e potevano “riempire” le nostre scuole – poi un po’ alla volta crebbero le iscrizioni dei musulmani.

    * in Iran: con gli inizi della scuola Andisheh (1958), gli allievi erano pochi e quasi tutti cristiani; poi con la “fama” della scuola, vennero richieste sempre più numerose di iscrizioni di musulmani, sotto il regime “liberale e moderato” dello Shah; essi anzi vennero ad aver sempre più la maggioranza.

    * in Turchia: prima scuole per italiani all’estero; gli allievi erano però in prevalenza non-cristiani (turchi ed israeliti); poi chiuse, data la sconfitta dell’Italia nella II guerra mondiale e l’esodo degli italiani.

    * in Siria: nel periodo in cui erano permesse le scuole private, tutti – o quasi – i nostri allievi erano cristiani.

    * in Libano: scuole per cristiani e musulmani fin dall’inizio (anni 1960) fino ad oggi.



    2.2.8.2. Negli oratori e centri giovanili: diverse esperienze

    * oratori per soli cristiani (in Siria; al Cairo, El Houssoun, Istanbul, Nazaret)

    * oratori con giorni per soli musulmani (a Betlemme...)

    * oratori misti con cristiani e musulmani: Alexandria (esperienza di D. Bashir Succar); Beirut (anni 1970-1977); Cremisan (anni 1971-2001; ora sospeso)





    3. Che approccio pastorale avete nei confronti dei ragazzi e giovani musulmani? Una breve descrizione del lavoro che viene fatto



    3.1. Sistema educativo salesiano: sistema preventivo – ragione, religione, amorevolezza

    3.2. Educazione comune per cristiani e musulmani:

    * convivenza quotidiana pratica: aperta, spontanea, accogliente, mai discriminatoria

    * conoscenza reciproca del mondo religioso cristiano e Islamico: valori religiosi, spirituali, etici, visione dell’uomo e visione di Dio, del mondo, della società, dello sviluppo

    * itinerari e metodologie educative comuni (a cristiani e musulmani): preghiera, sottomissione a Dio, libertà religiosa, integrazione fede-vita, ricerca del dialogo “quotidiano”, formazione della coscienza, coltivare i valori umani (fisici, intellettuali, famigliari, sociali, ecologici...) – coltivare le buone opere.

     

    3.3. Educazione ai valori comuni:

    * sensibilità ai valori religiosi e pratica di essi

    * rispetto dell’altro (della sua vita, della sua religione...)

    * difesa della vita, cura della sanità, valore dello sport

    * impegno per la convivenza e la pace

    * socialità e sano divertimento

    * salvaguardia della natura e del creato (pulizia, ordine, decoro, proprietà, bellezza)



    3.4. Educazione a valori difficili:

    * solidarietà

    * reciprocità

    * senso critico, coscienza personale

    * virtù difficili: vero rispetto degli altri - solidarietà e aiuto verso “gli altri” (non solo quelli della propria della propria religione) - onestà, lealtà, purezza, ascesi, sacrificio



    3.5. Libertà di pratica religiosa:

    * scuola di religione islamica: sempre assicurata nei programmi scolastici (è richiesta dai programmi), eccetto in Israele

    * non si fa scuola il venerdì, eccetto in Israele

    * in varie case (scuole), al mattino c’è il “buon giorno” per tutti gli allievi, cristiani e musulmani, con contenuti educativi;

    * al Cairo e ad Alessandria una stanza è adibita a moschea per comodità di pregare

    * mese di ramadan: orari ridotti per scuole e corsi rapidi





    4 e 5. Che attività particolari avete per la cura pastorale
    dei cattolici e dei cristiani in genere?



    5.1.- Formazione di base per tutti i cristiani:

    - senso della chiesa locale e universale

    - mentalità e atteggiamenti ecumenici

    - educazione alla maturità cristiana: virtù umane e cristiane – Parola di Dio – sacramenti – spiritualità del quotidiano

    - ora di religione a scuola

    - formazione degli/delle animatori/trici nell’oratorio/centro giovanile

    - ritiri: celebrazione delle principali solennità liturgiche; pellegrinaggi ai luoghi santi

    - possibilità partecipazione ai nostri esercizi spirituali (in arabo)

    - partecipazione di rappresentanze a convegni ispettoriali o zonali MOR per la formazione



    5.2. Formazione specifica per i giovani cattolici:

    - liturgia e sacramenti

    - associazionismo

    - servizio gratuito, volontariato

    - pastorale vocazionale

    - partecipazione a convegni, meeting, confronto... salesiani

    - partecipazione Giornata Mondiale della Gioventù



    5.3 Sfide:

    - emigrazione: lenta e continua emorragia dei cristiani - salvaguardare e sostenere la presenza cristiana

    -  presenza come testimonianza, lievito, seme di speranza, servizio disinteressato

    - virtù difficili: perdono, carità universale

    - famiglia (difficoltà e speranze)

    - coscienza della propria minoranza, ma con dignità di (piena) cittadinanza

    - cattolici e altri cristiani (ecumenismo: migliorano comprensioni e relazioni)

    - coscienza di una gloriosa eredità apostolica: dev’essere stimolante, non solo “consolante” e tranquillizzante – come vivere oggi e qui la “nuova evangelizzazione”

    - aumento della superficialità religiosa; perdita progressive del senso religioso e del sacro



    6. Promozione del dialogo interreligioso



    6.1.Premessa: spunti dai documenti del Magistero

    6.1. 1. Paolo VI, Ecclesiam suam (6.08.1964): enciclica del dialogo della chiesa con tutti

    6.1.2. Concilio Vaticano II: cf LG 16 e NAe 3 (sui musulmani), AG 3, LG 16 (preparazione evangelica), AG 11 (germi del Verbo)., AG 16 e GS 92 (dialogo interreligioso), .AG 6e (in circostanze che rendono impossibile l’annunzio diretto del vangelo: sempre possibile la testimonianza)

    6.1.3. L’enciclica di Giovanni Paolo II Redemptoris missio (7.12.1990) al n. 55-57 tratta del Dialogo con i fratelli di altre religioni. Ecco le linee principali:

    - il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della chiesa. Come metodo e mezzo, esso ha speciali legami con la missione e ne e un’espressione.

    - tra annuncio di Cristo e dialogo interreligioso c’è legame e distinzione, perché c’è compresenza di due verità: chiamata universale alla salvezza da parte di Dio – mandato di Gesù all’evangelizzazione delle genti. Quindi il dialogo non dispensa dall’evangelizzazione. = Gesù è l’unico Salvatore di tutti e la Chiesa è la via ordinaria di salvezza;

    - il dialogo non nasce da tattica o interesse, ma è un’attività che ha proprie motivazioni, esigenze e dignità: è richiesto dal rispetto allo Spirito che soffia dove vuole; i “germi del Verbo” e raggi di verità illuminano tanti uomini; le religioni sono una sfida positiva per la chiesa: la stimolano alla testimonianza...

    - spirito del dialogo: coerente e aperto, non abdicazione né irenismo, ma testimonianza reciproca

    - molteplici forme di dialogo: tra esperti; collaborazione per lo sviluppo e la salvaguardia dei valori; dialogo di vita

    6.1.4. Il documento Dialogo e annuncio del Pontifico Consiglio per il Dialogo interreligioso – Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (19.15.1991) al n. 42 parla di 4 forme di dialogo, in ordine di priorità: a) dialogo della vita; b) dialogo delle opere; c. dialogo degli scambi teologici; d. dialogo dell’esperienza religiosa.



    6.2. La pratica e l’esperienza

    6.2.1. A noi praticamente è dato quasi solo il dialogo della vita e delle opere (testimonianza)

    6.2.2. Il dialogo “formale”, tecnico, “teologico” e anche quello dell’esperienza religiosa (che è più che semplice pratica, ma è una certa mistica) è quasi impossibile, se non a titolo strettamente personale e privato con pochissime persone.

    Ecco alcuni versetti del corano:

    Chiama gli uomini alla via del tuo Signore e con saggezza e buone esortazioni e discuti con loro nel modo migliore” (sura 16, 125).

    Di’: «O gente del Libro! Veniamo a un giusto accordo fra noi e voi e decidiamo di non adorare nessuno eccetto Dio, di non associargli cosa alcuna e di non sceglierci fra noi nessun padrone all’infuori di Dio». Se poi voltano le spalle, dite loro: «Testimoniate almeno che noi ci siamo sottomessi a Dio!». O gente del Libro! Perché discutete su Abramo, mentre invece il Pentateuco e il Vangelo sono stati rivelati dopo di lui? Non comprendete dunque? Ecco: discutete pure su ciò su cui avete qualche conoscenza, ma perché volete discutere su ciò di cui non avete conoscenza alcuna? Dio sa tutto: voi no!” (sura 3, 64-66).

    - quello “organizzato”, “ufficiale” (con conferenze, incontri locali, ecc...) esiste, ma è rarissimo, molto formale (non si toccano “punti scottanti” o di divergenza). Si può quasi dire che “tutto finisce come si era prima”...

    6.2.3. È da tener presente che il Corano raccomanda ai musulmani di “non discutere di religione”, come accennato sopra.

    - d’altra parte scrive anche: “Non vi sia costrizione nella religione” (sura 2, 256); e ancora: “Tenetevi la vostra religione e io la mia” (sura 109, 6).



    7. Che difficoltà avete nei confronti dell’ambiente musulmano in cui la vostra presenza è situata?

    7.1.Sfide generali dai contesti Islamici

    - fondamentalismo religioso, fanatismo (spesso istigato), che fomenta divisioni, discriminazioni, preconcetti stereotipati, applicazione indiscriminata della shari’ah

    - per l’Islam c’è strettissima connessione e continuità tra: religione (dīn), mondo (dunyā) e Stato (dàwlah): la “religione vera, connaturale” (= l’Islam) deve determinare tutto,

    - l’Islam ha come precetto di essere religione universale e di costruire e costituire la Nazione islamica (Ummah) ovunque; di qui la “missione” (da’wah) e la jihād (intesa sia come lotta per i diritti di Dio nel mondo e contro ogni ostacolo che si oppone all’instaurazione di essi, sia come sforzo e combattimento personale per essere vero musulmani, cioè persone “sottomesse” alla volontà di Dio in tutto)

    - di qui: problema della shari’a e sua applicazione (rigida o tollerante), in base alla distinzione giuridica fra scopi della shari’a e sua applicazione e interpretazione. Quest’ultima tiene conto del carattere storico dei sistemi legali. Inoltre l’interpretazione può esser data secondo la necessità (darūrah) e interesse, opportunità (maslaħah) della comunità.

    - divieto assoluto di evangelizzazione e proselitismo, con severissime pene ai trasgressori (cf rapporti Paese per Paese 1998 di Aiuto alla Chiesa che Soffre: viene analizzata la situazione di 46 Paesi a maggioranza musulmana; cf anche Id., il rapporto del 2005 sulla situazione in tutti i Paesi dell’Africa)

    - confusione ed equiparazione tra Cristianesimo e Occidente: il cristianesimo è spesso identificato con l’Occidente secolarizzato, imperialista, mondano, americanizzato, neocolonialista - per questo viene criticato, osteggiato, qua e là combattuto e anche criminalizzato

    - da parte dei musulmani: ignoranza totale (o quasi) del cristianesimo: il corano anzi riferisce bene sul “vero e autentico” cristianesimo, su Gesù, Maria, i profeti, la morale, ecc...

    - il fatto che i cristiani sono in minoranza in molte nazione musulmane; e il fatto che i cristiani sono una minoranza in seno ad un'altra minoranza (musulmani) in Israele



    7.2. Difficoltà specifiche del Medio Oriente

    - difficoltà politiche nel MOR: instabilità, molte guerre, permanenti tensioni

    - società e Paesi divisi fra ricchi e poveri

    - giovani: categoria sociale poco considerata

    • considerazione sulla donna e sua promozione: in una situazione non paritaria nell’Islam (matrimonio: scelta sposa, diritto di divorzio; eredità dimezzata; testimonianza debole e insufficiente; velo in pubblico...) – spesso vista solo o soprattutto come oggetto di desiderio, di piacere (cf persino le huri o belle fanciulle del Paradiso) – la si concepisce spesso solo in funzione del marito, della famiglia e della casa - la dottrina (indottrinamento) islamica proclama che solo con l’avvento dell’Islam la donna ha ottenuto un vero affrancamento e un vero rispetto: prima poteva essere venduta schiava; prima la neonata poteva essere soppressa; prima era senza alcuna eredità; prima la disperazione per la sua situazione la portava al suicidio (avvelenamento, gettarsi nei pozzi...)



    7. 3. Ripercussioni sui cristiani

    7.3.1. praticamente in molte cose socio-politiche i cristiani sono discriminati (cittadini di seconda categoria): lavoro, impiego, posizioni sociali e politiche, giudizi e tribunali, restrizioni nel culto, problemi di diritto familiare nei matrimoni e divorzi...

    7.3.2. pericolo di mimetismo della propria identità cristiana e di assenza di pratica religiosa

    7.3.3. “clandestinità” per i convertiti al cristianesimo, dato che l’apostasia dall’Islam (unico peccato che Dio non perdona!) secondo la shari’ah porta alla condanna a morte – alternativa: espatriare, emigrare “fortunosamente”

    difficoltà di vera integrazione sociale - pericolo di ghetto per i cristiani pericolo di vivere “accanto”, ma non veramente “insieme”

    7.3.4. senso di superiorità (ostentato naturalmente solo tra loro nei confronti degli altri) – ma la stessa osservazione vale per i musulmani nei confronti dei cristiani

    7.3.5. le materie governative di studio sono piene di contenuti Islamici - i cristiani “devono” studiarli - ciò provoca un senso interno di rifiuto e ripulsa, e quindi anche di mancanza di interesse per ulteriori conoscenze dell’Islam

    7.3.6.virtù difficili: perdono, carità universale, verità, lealtà alla parola data



    7.4. Ogni zona, regione e Paese, ogni opera ha le sue difficoltà specifiche

    7.4.1.- in Iran. fondamentalismo

    - in Egitto: crescente influsso dei “Fratelli Musulmani”

    - in Palestina: prevalenza preoccupazioni politiche e sociali

    - in Siria: una certa convivenza pacifica

    - in Libano: si va per zone, dalla convivenza alla giustapposizione

    - in Israele: pericolo del disinteresse; mancanza di identità e integrazione nazionale per i cristiani; influsso negativo/laico da parte degli israeliani sui giovani cristiani; diffidenza dei cristiani verso i musulmani

    in Turchia: abbastanza tolleranza nelle città, meno nei paesi



    7.4.2. Ogni presenza e opera e ogni tempo ha le sue specifiche difficoltà

    - quindi valutare e discernere secondo le circostanze, i cambiamenti socio-politici, le ondate di fanatismo e fondamentalismo religioso...

    7.4.3 Il metodo educativo di D. Bosco si è sempre rivelato alle volte penetrante e convincente. E' accolto e apprezzato come ideale, ma vi sono difficoltà a calarlo nella pratica e nel realtà musulmana (soprattutto per quanto riguarda la religione e l'amorevolezza (cf anche Giovanni Paolo II, Juvenum pater n.12, ultimo &)

    (non si può annunciare direttamente Gesù, ma si può parlare di D. Bosco seguace di Gesù e si accetta la testimonianza della sua vita e della sua opera, ieri e oggi nei suoi figli...)

    - importanza essenziale e primaria della “testimonianza” = vangelo parlante

    - ambiente “oratoriano”: di famiglia, accoglienza, presenza, accompagnamento, serenità, allegria, giochi, associazionismo



    8. Come valutare l’impatto della nostra presenza sulla popolazione della zona e del Paese? Potete dare esempi di questo influsso, sia positivo che negativo?



    8.1. Premessa: Il termine “missionario”, come quello di “evangelizzazione”, sono assolutamente proscritti dagli ambienti Islamici. Rievocano loro il senso delle “crociate”, con tutte le memorie negative che suscitano in loro. Attenzione a non usarli, quindi!

    - miglior metodo di presenza, contemplazione e azione come servizio qualitativo, educativo, umile e disinteressato (diakonìa): come quello del B. Charles de Foucauld e della B. Teresa di Calcutta e di P. Andrea Santoro († Turchia, 2006): amare in atto, privilegiando le categorie più svantaggiate



    8.2. Ci mettiamo in linea con la pastorale delle chiese locali:

    (= “politica” o prassi e coscienza della Chiesa nei Paesi del MOR-Golfo)

    - 8.2.1. Quanto al passato: coscienza di un passato di convivenza o vicinanza a volte pacifica, a volte travagliata, a volte conflittuale (con stermini di gruppi cristiani...)



    - sfide:

    - emigrazione: lenta e continua emorragia dei cristiani - salvaguardare e sostenere la presenza cristiana

    - presenza come testimonianza, lievito, seme di speranza, servizio disinteressato

    - virtù difficili: perdono, carità universale

    - famiglia (difficoltà e speranze)

    - coscienza della propria minoranza, ma con dignità di (piena) cittadinanza

    - cattolici e altri cristiani (ecumenismo: migliorano comprensioni e relazioni)

    - coscienza di una gloriosa eredità apostolica: dev’essere stimolante, non solo “consolante” e tranquillizzante – come vivere oggi e qui la “nuova evangelizzazione”



    8.2.3 Quanto al presente:

    C’è una sensibilità positiva e accettazione del lavoro della chiesa in questi campi:

    - campo educativo (scuole: le istituzioni più diffuse, più accettate, più frequentate) ‘ ci possono essere inevitabili problemi, ma sono risolvibili con il dialogo della vita

    - servizi e istituzioni sociali: ospedali, ambulatori, ospizi per anziani, asili nido, assistenza “volante” ai malati, curati a casa: sono aspetti ben accolti da tutti

    - catechesi (abbastanza bene per l’età scolare; poi sfuma...)

    - relazioni internazionali, ma solo come facilitazioni di aiuti e assistenza in vari campi (tecnica...) e non solo come intromissioni politiche

    - miglior metodo di presenza e azione: quello del B. Charles de Foucauld e della B. Teresa di Calcutta e di P. Andrea Santoro († Turchia, 2006): amare in atto, mettersi a servizio, privilegiando le categorie più svantaggiate

    In genere gli allievi musulmani vengono nelle nostre scuole per ricevere un'istruzione di qualità soprattutto nel campo professionale e tecnico in vista di una preparazione al mondo del lavoro o al proseguimento degli studi universitari e anche per ricevere una buona educazione umana. Si può dire che vengono per motivi di convenienza. Possiamo affermare che con il nostro lavoro educativo influiamo sul cambio di mentalità dei giovani musulmani verso i cristiani… o almeno verso coloro che conoscono a scuola.



    8.2.4 Quanto al futuro (sfide):

    - convivenza e dialogo (difficili) in un contesto Islamico totalizzante

    - legame delle chiese cristiane originarie con la diaspora

    - i diritti dell’uomo

    - stabilità, giustizia e pace

    - i giovani: grande percentuale della popolazione: dal 30 fino al 50%; poco peso nella vita politica, sociale; in genere, servizio militare obbligatorio; insicurezze per il futuro; attrattiva dell’Occidente; mancanza di volontariato

    - mass media: forte controllo statale; cultura Islamizzata - aumento delle TV satellitari; diffusione di computer e internet

     



    9. Considerate la vostra presenza come una presenza evangelizzatrice?



    Certamente!

    9.1. “La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza... La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma di missione... In molti casi è l’unico modo possibile di essere missionari” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio 42).

    Una tale testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della buona novella. Vi è qui un gesto iniziale di evangelizzazione... E’ elemento essenziale, generalmente il primo, nella evangelizzazione” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi 21; cf anche ivi 41)

    Le religioni non cristiane che la chiesa rispetta e stima perché sono l’espressione di vita dell’anima di vasti gruppi umani... Sono tutte cosparse di innumerevoli “germi del Verbo” e possono costituire una autentica “preparazione evangelica... Tale situazione suscita, certamente, questioni complesse e delicate...” (ivi 53).

    9.2. “Anche l’impegno per la pace, la giustizia, i diritti dell’uomo, la promozione umana è una testimonianza del Vangelo, se é segno di attenzione per le persone ed è ordinato allo sviluppo integrale dell’uomo” (RM 43).



    9.3. L’evangelizzazione in paesi Islamici richiede:

    - fede nell’invisibile: non guarda ai risultati tangibili, ma lascia a Dio il “verificare” i frutti; Lui solo sa tutto, lui solo salva come sa e come vuole

    - speranza e attesa: non guarda all’oggi, all’immediato, al presente, ma soprattutto al futuro, e ripete con fiducia: “Venga il tuo Regno”

    - richiede carità, carità, carità: vissuta e praticata! (cf Charles de Foucauld, Madre Teresa di Calcutta...)

    - coraggio e continuità

    - speciale preparazione per capire la cultura e l’ambiente Islamico, per studiare lingue difficili, per vivere quasi “senza soddisfazioni” di conversioni, battesimi, pastorale quotidiana...

    9.4. Presenze attuali e progettabili

    - mai lasciare le presenze già in atto in paesi musulmani, con la constatazione di “apparente sterilità” o con il motivo di aprirsi “a campi più promettenti”: sarebbe poi difficile essere riaccolti o riavere un posto, una “missione” educativa, promotrice dell’uomo

    - accettare le offerte di presenze per servizi umanitari, soprattutto se da parte di governi (es. Yemen, Libia...): è una presenza viva, anche se nascosta, di Cristo!





    S LK - AZERBAYGIAN





    1. Statistiche:

    Popolazione: 7,6 milioni

    Musulmani: 90 %, [58% shiiti, 32 % sunniti]

    1. Breve storia della presenza:

    Siamo arrivati nel 2000 alla base di un intervento del Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Paese indipendente appena dal 1992 dell’ex-Unione Sovietica. La società è secolarizzata. Formalmente musulmana, ma di fatto la pratica della religione praticamente è quasi zero. Più nelle campagne che in citta. In ogni caso si sente che la cultura è fortemente influenzata dai secoli di islam.

    Lo stato di guerra con l’Armenia “cristiana” è causato da Alto Karabakh. Il cristianesimo ne soffre, malgrado il fatto che fino al secolo ottavo il paese fosse uno stato cristiano. Perciò, conviene accentuare che noi siamo cattolici.

    L’Islam locale si proclama ufficialmente tollerante e di fatto lo è. Il battesimo dell’autoctono non è gradito ma non è punito con la morte. Anzi ci sono molti battesimi nelle città. Ma l’islam si fa sentire forte spinto dai paesi limitrofi, specialmente dall’Iran. Ci sono molte scuole musulmane finanzate dall’estero arabo.

    La nostra presenza consiste in una parrocchia che sviluppa anche le attività sociali e educative. Alla testa della communità cristiana sta per forza di legge un laico locale. Noi siamo soltanto tollerati come i servitori spirituali della comunità e ogni “propaganda” è per noi vietata.

    1. Approci

    Giovani musulmani vengono da noi senza difficoltà. La maggior parte sono di famiglie molto povere, oppure, al contrario, di famiglie di alta cultura.

    1. Attività

    Per i giovani sono aperti i corsi di lingue e di computer. Ci sono le attività di tipo ricreativo e sportivo.

    1. Cura pastorale dei cattolici

    Per la cura pastorale dei cattolici ci sono le celebrazioni liturgiche, le feste religiose, i ritiri mensili, i gruppi di preghiera, di Bibbia, etc.

    1. Dialogo interreligioso

    Il dialogo interreligioso è fortemente presente. Abbiamo eccellentissimi rapporti con la chiesa ortodossa russa e anche con i differenti gruppi di tipo protestante. I capi musulmani parteciapano alle nostre feste e noi siamo spesso invitati da loro. Abbiamo una mensa per i poveri che è gestita in commune con i musulmani.

    1. Le difficoltà

    La difficoltà consiste nella cultura ambientale. Ogni conversione richiede una rottura con la famiglia e implica le difficoltà anche nel lavoro e nella società in genere. L’influenza dell’ Islam importato dall’ estero aumenta. Ci sono forti finanziamenti per la costruzione delle moschee (più di 1200 negli ultimi dieci anni), per aumentare la presenza dell’Islam tra gli universitari, per i stipendii per gli studenti di Corano nei paesi islamici, etc. Oltre a questo la corruzione è quasi totale. La mancanza del dialogo politico, l’incapacità di istallare un regime democratico, gli schemi mentali non abituati alla democrazia.



    1. Nostra influenza

    La nostra influenza è molto positiva. Nella presenza della Chiesa cattolica si vede uno spazio di libertà di spirito, un ponte verso il mondo culturale (vuol dire anche non islamico).

    La nostra presenza è percepita anche come una dimostrazione della capacità di tolleranza del popolo e della società.

    Il nostro servizio a tutti, senza badare alla nazionalità, ceto e religione è visto molto bene ed è una grande testimonianza della nostra fede.

    La visita del Santo Padre Giovanni Paolo II è stato recepito come un segno del cielo, come una benedizione.

    Il nostro aiuto ai poveri (le mense dei poveri, i carretti per gli handicapati, i corsi per i ragazzi poveri, ecc.) è una quasi sensazione che non si vede altrove in paese.

    1. Presenza evangelizzatrice

    Sì, la nostra presenza è evangelizzatrice. Le relazioni interpersonali, la vita della comunità parrocchiale sono viste come una grande testimonianza (malgrado i tanti problemi di tipo “maxima mea poenitenza – vita communis). Anche la testimonianza dei salesiani è apprezzata molto.

    1. Sinergia

    Da qualche mese abbiamo le Suore di Madre Teresa di Calcutta. Per il momento sono molto ben viste e dalla comunità cattolica e dalla popolazione. Sono i messageri del cielo.



    20 Contributo speciale

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    Nel Dossier che ci avete mandato non si parla delle repubbliche centroasiatiche, dell’Ex-Unione Sovietica. Ma sono i paesi dove il regime comunista ha in qualche maniera preparato il terreno per poter ricevere il messaggio cristiano. Inoltre, quei territori sono terre di antica tradizione cristiana. La chiesa in Kazachistan è molto vivace. Ci sono comunità cristiane anche in altri paesi. Penso che c’e bisogno di parlare anche della missione salesiana negli “stan” dell’ Asia Centrale.

    Ci permettiamo di dare informazioni parziali su quelle repubbliche. Nella nostra ispettoria ci sono attese sulla missione salesiana in quelle terre.



    Kazachistan: abitanti: 15,143 milioni, 50% musulmani sunniti.

    Kyrghistan: abitanti: 5,081 milioni, 75% musulmani.

    Tadjichistan: abitanti: 7,011 milioni, 85%, musulmani, di cui 80% sunniti.

    Uzbechistan: abitanti: 26,41 milioni, 88% musulmani sunniti.

    Turkmenistan: abitanti: 4,863 milioni, 90% musulmani.





    Preparato da Joseph Daniel Pravda, SDB
    Delegato per le missioni











    1. Statistiche: Nº di studenti. % di musulmani e delle altre religioni.



    Totale di studenti (scuola professionale): 470 (compresi quelli dei corsi serali)

    42% ortodossi

    24% musulmani

    30% cattolici

    4% altri


    1. Una breve storia della presenza, insieme con una descrizione del tipo di ambiente musulmano nel quale essa si trova. Quali sono le attività particolari avete?



    La città di Podgorica è la capitale di Monte Negro. La maggioranza della popolazione sono ortodossi (74%), i musulmani 18 %, i cattolici 4 %, altri 4 %. Si tratta di un ambiente multietnico, multiculturale e multireligioso. I salesiani (Ispettoria SLO – Ljubljana) sono presenti in Monte Negro dal 1966. La regione Serbia - Monte Negro nella nostra ispettoria viene chiamata “diaspora”.

    Ai salesiani è affidata la parrocchia di Podgorica (circa 3000 cattolici) – diocesi di Bar. La maggioranza dei cattolici sono di origine albanese. L’opera salesiana comprende anche il Centro giovanile salesiano e la Scuola professionale.


    1. Che approccio pastorale avete nei confronti dei ragazzi e giovani musulmani? Una breve descrizione del lavoro che viene fatto.



    L’opera salesiana di Podgorica è aperta a tutti i giovani del territorio. Come nella vita quotidiana nella città così anche nell’opera salesiana non ci sono problemi particolari riguardanti la convivenza di vari gruppi etnici e religiosi.

    Come gli altri così anche i giovani musulmani sono inseriti nella Scuola professionale e nei programmi del Centro giovanile salesiano.


    1. Che attività particolari avete per

    2. la cura pastorale dei cattolici e cristiani in genere

    3. la promozione del dialogo interreligioso?

    I cattolici partecipano in vari modi alla vita della parrocchia (catechesi, liturgia, gruppi di canto, lettori, diaconia ecc.).

    Finora non ci sono state proposte, attività o programmi particolari per i musulmani. I musulmani non sono presenti alla catechesi e alla liturgia cattolica.

    Il dialogo interreligioso è piuttosto spontaneo ed occasionale.

    1. Che difficoltà o sfide avete nei confronti dell’ambiente musulmano nella quale la vostra presenza è situata ( o le vostre presenze sono situate)?



    Non ci sono delle difficoltà particolari.


    1. Come valutate l’impatto della nostra presenza sulla popolazione della zona e del paese? Potete dare esempi di questo influsso, sia positivo che negativo?



    La presenza salesiana ha un influsso molto positivo sulla popolazione della zona. L’opera salesiana è considerata come un ambito molto positivo, accogliente ed aperto a tutti. È un luogo di dialogo, di scambio e di collaborazione – particolarmente nell’ambito dell’educazione, dell’istruzione e del tempo libero.


    1. Considerate la vostra presenza come una presenza evangelizzatrice?



    La proposta della fede cristiana è rivolta piuttosto alla popolazione cristiana (cattolica). La nostra presenza non è evangelizzatrice in senso stretto.


    1. Avete proposte o suggerimenti per un approccio più efficace nei confronti dei musulmani?



    Non ancora.


    1. Avete collaborazione di qualsiasi tipo con altri religiosi/religiose nel vostro impegno con i musulmani?



    No. I salesiano stessi hanno bisogno di qualche suggerimento o di qualche buona esperienza di questo tipo. Per la nostra ispettoria questa situazione è molto specifica e significa una particolare sfida. Tentiamo di fare il meglio. Abbiamo però ancora molto da imparare.




    Don Lojze Dobravec,



    1 Viaggio apostolico a colonia in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù. Incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane. DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI, Arcivescovado di Colonia, Sabato, 20 agosto 2005.



    0

    Impegno salesiano nel mondo islamico