Consulta 2010

ANDATE …

sarete i miei testimoni

fino ai confini della terra!

At. 1,18















Da FMA

nella missione ad gentes della Chiesa




















Ambito Missione ad gentes FMA

1996-2008





Premessa


Contesto in cui si situa questa riflessione


Avete nelle vostre mani la riflessione realizzata dall’Ambito Missione ad/inter gentes 1996-2008, sulla ri-comprensione del mandato missionario di Gesù di Nazaret “Andate ! Sarete i miei testimoni, fino agli ultimi confini della terra”.


Essa è frutto del costante inter-agire, in un dialogo e riflessione, particolarmente con le comunità FMA in missione e con le comunità educanti, a confronto con i nuovi paradigmi missionari. Non solo. L’approfondimento si situa nel solco del Progetto Formativo Nei solchi dell’Alleanza (2000); delle Linee Orientative della Missione Educativa Perché abbiano vita e vita in abbondanza (2005) e della Cooperazione allo Sviluppo (2006), documenti elaborati nell’Istituto con modalità coinvolgente, per rispondere alle sfide della vita sempre più minacciata1, dal fenomeno della mobilità umana e dalle realtà delle Chiese locali.2 Richiama ad ulteriori sviluppi specifici nella prospettiva della dimensione missionaria FMA vissuta nei differenti contesti.


A partire dagli ultimi Capitoli XX e XXI, dalle celebrazione dei 125 anni, dai Sinodi Continentali e dai Congressi Missionari, l’Ambito Missione ad/inter gentes ha avviato un processo formativo nell’Istituto, aperto anche ad altri gruppi della Famiglia salesiana, per aiutare a gustare la freschezza, la novità e il senso del mandato missionario di Gesù e del suo Regno nell’odierna situazione di popoli e di Chiese.


La domanda del CG XXI “come raggiungere i giovani “lontani” in società pluriculturali e plurireligiose” ci ha fatto comprendere l’urgenza di ricreare una nuova coscienza missionaria condivisa che risponda in maniera carismatica all’appello del Signore Gesù che “venne per riunire i figli di Dio che erano dispersi” (Gv. 11,52) e del Buon Pastore che “ha altre pecore” (Gv.10,16).


La missione ad gentes oggi, quale paradigma e orizzonte della natura missionaria della Chiesa, riguarda tutti i continenti. È parso così necessario ripensare la teologia della missione a partire dal Concilio Vaticano II, dall’approfondimento delle Costituzioni e dalla prassi missionaria in atto. L’intento è quello di sollecitare ogni Ispettoria a un risveglio del progetto missionario a due voci: quelle di don Bosco e di Maria Domenica Mazzarello.


Nel presente lavoro ci ha guidate una convinzione profonda: l’Amore di Dio opera continuamente nelle vicende storiche dei popoli, nei gruppi umani relegati ai margini della società, sia per cultura che per religione e nelle società secolarizzate e laiche. Questo a partire dalla costatazione che la vita delle comunità FMA inserite tra la gente nelle frontiere missionarie, in un continuo declinare il carisma educativo salesiano al femminile, è seme di vitalità e di rinnovamento, sia per la vita religiosa sia per l’azione educativa salesiana. Siamo certe che, far leva sull’educazione delle giovani nei contesti più emarginati, riconoscendo la loro dignità personale e culturale, è scoprire e far emergere la missione di Dio che è Amore per tutti.


Con questa riflessione, desideriamo offrire alcuni spunti che orientino le Ispettorie, a partire del proprio contesto, a esplicitare la dimensione missionaria FMA all’interno dei processi formativi, educativi e promozionali per poter andare verso l’altro con la consapevolezza che là Dio ci attende.


Siamo consapevoli che quanto stiamo per affermare è solo un’approssimazione al cammino di ripensamento che l’Istituto ha iniziato. Infatti, questa riflessione è un processo in costruzione, in fieri, aperta al confronto con la dinamicità ed evoluzione della vita. Rimane, perciò, la forte speranza che il Signore della Storia, attraverso molteplici mediazioni, nuovi “segni dei tempi”, condurrà a compimento questo processo da Lui suscitato per l’adempimento del suo Regno mediante l’educazione delle/dei “lontani”.3


Maria, la pastorella del sogno missionario di Don Bosco, la stessa che indicò a Maria Domenica Mazzarello le giovani come una consegna: “A te le affido” continua ad additare i “luoghi” in cui le giovani ci attendono e ad accompagnare l’audacia missionaria delle FMA.


Il presente lavoro si articola in tre parti:


I.- I volti della missione oggi: La missione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II


II.- Dinamismo e azione missionaria FMA

- Nell’orizzonte delle Costituzioni

- Orientamenti dai Documenti dell’Istituto

- Aspetti essenziali della nuova visione della missione ad/inter gentes

- La missione ad gentes è comunitaria

- La nuova azione missionaria è educativa

- L’animazione missionaria orientata verso la missione ad gentes


III.- Per abbracciare il mondo.

- Comunità sulle frontiera missionaria

- Attenzioni specifiche dell’azione missionaria

- La Coordinatrice per la missione ad gentes.



Ciri Hernández FMA

Consigliera Ambito missione ad Gentes FMA









I VOLTI DELLA MISSIONE




La missione nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II


Durante lo svolgimento del Concilio, nel processo per l’elaborazione del Decreto Ad gentes, si è assistito ad un forte spostamento: dal tema “missione” a “essere missionario”; dalla Chiesa che possiede “missioni territoriali” ad una Chiesa nella quale la missionarietà rappresenta un orientamento fondamentale di tutte le sue attività (Ad gentes 2 ).


Gli impulsi più decisivi per una Teologia della missione sono venuti dalle Costituzioni sulla Chiesa (Lumen Gentium, Gaudium et Spes), dai Decreti sull’Ecumenismo (Unitatis Redintegratio), sulla vocazione dei laici (Apostolicam Actuositatem), dalla Dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis Humanae) e sulle religioni non cristiane (Nostra Aetate). In tutti questi documenti si ritrovano i presupposti missiologici elaborati nel Vaticano II, inseparabili dalla nuova visione di Chiesa che afferma la sua natura missionaria.

Nel procedere della riflessione, si evidenzia una sequenza di passi che costituiscono un nuovo cammino per la teologia della missione: la missiologia, che era un optional nel campo della pastorale, è confluita nella teologia fondamentale. Il convergere della missiologia nell’ecclesiologia, e l’inserimento di entrambe nel disegno trinitario di salvezza, hanno dato un respiro nuovo alla stessa attività missionaria, concepita non più come un compito ai margini della Chiesa, ma immersa nel cuore della sua vita, quale impegno fondamentale di tutto il Popolo di Dio.


1.- è importante ripartire dalla teologia conciliare.

Il Vaticano II ha lasciato segni teologici/pastorali, quali punti di partenza, per una Chiesa che si considera per sua natura missionaria sia come chiesa locale che universale, Popolo di Dio, sacramento di salvezza e mistero.

La Chiesa scopre se stessa ravvivando l’invio trinitario nella sequela di Cristo suo Capo. Annuncia il Regno come meta storica rilevante ed escatologicamente significativa.

Il nuovo popolo convoca in chiave dialogica e propositiva tutta l’umanità all’incontro definitivo con Dio4.

La nuova missionarietà partendo dalla stessa Missione di Dio5 richiama la nostra responsabilità, come discepoli di Gesù, riguardo alle angosce e alle speranze del mondo. La Chiesa lavora per il primato della giustizia e dell’amore nel mondo6, in sinergia e reciprocità con altre religioni, istituzioni e persone di buona volontà.

La Chiesa del Vaticano II è consapevole che non solo deve “avere” missioni, ma che è in se stessa “missione ad gentes”, a servizio degli “altri”, come lo è stato Gesù di Nazaret, Figlio del Padre.


2.- I documenti del Magistero pontificio, in particolare Ecclesiam Suam e Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, Redemptoris Missio e Novo Millennio Ineunte di Giovanni Paolo II, hanno fornito precisi e preziosi orientamenti circa la la missione della Chiesa come espressione della Missione di Dio nel mondo di oggi. Allo stesso modo, anche i Sinodi e i Congressi Continentali hanno tentato una corretta contestualizzazione delle direttive ecclesiali.

A più riprese, si ribadisce che il Nuovo Popolo di Dio, pellegrino su questa terra, ha una missione pubblica, storica e profetica a servizio dell’umanità, a partire dai “poveri” ed ha allo stesso tempo, una missione escatologica: la Vita per sempre.


3.- L’Enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI riporta l’insegnamento sulla missione della Chiesa a quel dato essenziale e incontrovertibile che è lo stesso specifico della rivelazione cristiana: Dio è amore e le comunità cristiane sono chiamate ad essere comunità di amore e la loro missione è essenzialmente un servizio di amore. “Vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo”7 è il grande invito dell’Enciclica.

Allo stesso tempo questo Amore permea tutta la natura, tutto l’essere uomo/donna facendo del medesimo una “parola ragionevole” ed efficace che dà senso alla tecnica e alla scienza.


4.- Partendo da una Chiesa Comunione, l’azione missionaria/evangelizzatrice si riveste di molteplici forme secondo le circostanze e i destinatari, che ben articolate ed armonizzate costituiscono l’espressione dell’unica missione della Chiesa nel mondo8. Forme che hanno come nucleo fondamentale la Costituzione Dei Verbum, la Parola di Dio ai popoli, e in cui sono presenti il dialogo e il servizio, la testimonianza e l’annuncio.


La Chiesa dunque, dal Concilio Vaticano II, sta configurando con sempre maggior consapevolezza la sua missione nel mondo. Attualmente, si possono articolare i seguenti nuclei missiologici:



1.La Missione ad gentes

È la testimonianza da parte delle comunità cristiane dei valori del Regno che costituisce così il primo annuncio di Gesù Risorto o kerygma. 9

Nel linguaggio cristiano delle origini il kerygma (dal greco annuncio), stava a indicare il primo annuncio della fede nel Cristo morto e risorto. Un elemento essenziale nella creazione delle comunità, proprio dei primi missionari e riscoperto dalla chiesa universale nel Concilio Vaticano II. Si tratta di una comunicazione diversa dalla catechesi, dall’omelia e dalla lezione di religione.

È la passione, che sgorga da un cuore entusiasta e convinto, un cuore che ha sperimentato in prima persona la salvezza della fede nel Signore Gesù. Kerygma indica allora la comunicazione personale di incontro con una persona viva, capace di rispondere agli interrogativi più profondi dell’essere umano, di animare scelte esistenziali in ordine all’amore del prossimo e, per ciò stesso, all’amore di Dio.

Ha come destinatari i non cristiani e non credenti: popoli, gruppi umani in contesti socio/culturali in cui Cristo e il suo Vangelo non sono conosciuti, in cui mancano comunità cristiane abbastanza mature da poter incarnare la fede nel proprio ambiente, annunciarla ad altri gruppi e promuovere i valori del Regno 10.


Si attua nel rispetto dei diversi ambienti culturali, in dialogo con quello che Dio sta facendo nell’intimo delle coscienze, a volte in maniera misteriosa; con le altre confessioni cristiane, le diverse religioni, e sensibilità religiose. La missione ad gentes ci impegna a promuovere lo sviluppo umano educando le coscienze.

Tutte le Chiese particolari sono chiamate alla missione ad gentes, che è il costante orizzonte e paradigma11 di tutta l’attività della Chiesa, senza cui la sua stessa dimensione missionaria sarebbe priva del suo significato fondamentale e della sua attuazione esemplare.12



2.La Pastorale missionaria

La Chiesa è missionaria secondo il piano di Dio Padre13 e la Testimonianza dell’Amore, anima della missione, tocca a tutti: “Guai a me se non predicassi il Vangelo…” (1 Cor. 9,16).

In questi ultimi anni nelle chiese locali si è affermata la convinzione che è sempre più necessaria una pastorale missionaria che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, testimoniando che è possibile, bello e giusto vivere l’esistenza umana secondo il Vangelo e contribuire a rendere nuova l’intera società, la natura e il cosmo.

La dimensione missionaria della Chiesa deve assumere i toni della quotidianità perché essa è un crocevia pastorale decisivo nella vita cristiana. È questa una “nuova frontiera” della pastorale.14



3.La Nuova Evangelizzazione


Consiste nel saper ritrovare l’entusiasmo dell’Annuncio, cioè una nuova e coraggiosa predicazione del Vangelo.15 Si rivolge a gruppi di battezzati che hanno bisogno di essere ri-evangelizzati16 perchè hanno perduto il senso vivo della fede o addirittura non si riconoscono più membri della Chiesa, conducono un’esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo.17



4.La Missione ecumenica con i cristiani di altre confessioni18


La missione ecumenica è finalizzata, ad intra, all’unità dei cristiani affinché il mondo creda e, ad extra, ad affrontare insieme i grandi problemi dell’umanità: pace, giustizia, riconciliazione, diversità culturale, nuovo ordine economico mondiale, ecologia, futuro dell’umanità.

“Il cammino ecumenico resta certo faticoso, forse lungo, ma ci anima la speranza di essere guidati dalla presenza del Risorto e dalla forza inesauribile del suo Spirito, capace di sorprese sempre nuove”.19



5.Dialogo interreligioso con i credenti di altre religioni


Lo Spirito è presente nelle altre religioni.20 Il dialogo inter-religioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. È impostato su un sistema di duplice comunicazione, che implica il parlare e l’ascoltare, il dare e il ricevere per uno sviluppo e arricchimento mutuo. Si tratta di un dialogo in rispetto e verità, che è testimonianza della propria fede ma, nello stesso tempo, un’apertura verso quella degli altri. È attraverso il dialogo che Dio è presente in mezzo a noi: poiché mentre ci apriamo l’un l’altro, ci apriamo anche a Dio21







Ognuno di questi “nuclei missionologi” richiede, a seconda delle circostanze e delle situazioni delle persone e degli ambienti,22 l’elaborazione di priorità, una metodologia propria, dei contenuti specifici con simboli, immagini e linguaggi contestualizzati.23


Per contestualizzazione intendiamo la situazione globale in cui vive un determinato gruppo umano e che abbraccia tutte le componenti dell’esistenza: culturale, religiosa, economica, sociale, politica e ambientale, tra loro strettamente collegate e intercomunicanti.

L’attenzione al contesto sta alla base della prima evangelizzazione e del processo dell’inculturazione del Vangelo.

Infatti il Vangelo è per tutti e deve permeare tutto: “Occorrerà un’incubazione del mistero cristiano nel genio del vostro popolo – affermava Paolo VI a Kampala (Uganda) – perché la sua voce nativa, più limpida e più franca, si innalzi armoniosa nel coro delle voci della Chiesa Universale. Quando una comunità di fede comincia a pensare Cristo con le sue proprie categorie culturali, con gli strumenti della propria tradizione e della propria storia, allora il cristianesimo può dirsi veramente incarnato, la Chiesa propriamente nata in quel popolo”.

Finché Cristo non è conosciuto e amato, vissuto da ogni popolo secondo la propria particolarità, finché la fede non è espressa in tutte le culture, Cristo non è ancora completo, non è ancora conosciuto da nessuno nella sua totalità, non è tutto in tutti.

La Chiesa cattolica ha un immenso patrimonio spirituale da offrire all’umanità in Cristo che si proclama “la Via, la Verità e la Vita” (Gv.14,6).




















DIALOGHIAMO




1.-Rifletti sul volto della missione nel tuo contesto.



2.-Quali proposte, riflessioni, priorità ritrovi nella tua Chiesa particolare riguardo della missione?



3.-Quale interpretazione del Sistema preventivo sta esigendo la nuova visione della missione ad gentes in maniera contestualizzata?



4.- Altro



PREGHIAMO









































DINAMISMO E AZIONE MISSIONARIA FMA


Don Bosco fondò l’Istituto delle FMA nel 1872, quando nel suo cuore cresceva l’ardore di realizzare il sogno missionario, che si concretizzerà con la prima spedizione del 1875 diretta in America Latina.

Madre Mazzarello, contagiata dallo stesso ardore, scrive a don Giovanni Cagliero nel 1876: “Faccia dunque presto a chiamarci… Oh che piacere se il Signore ci facesse davvero questa grazia di chiamarci in America! Io vorrei già esserci!”.


Una delle raffigurazioni più espressive della prima comunità di Mornese, afferma Madre Antonia Colombo, è quella che la vede radunata attorno a un mappamondo. Quella terra forte e genuina del Monferrato, dove è fiorita la santità di Maria Domenica e delle prime sorelle, è connotata fin dagli inizi da un forte impulso missionario.

L’origine del cammino missionario delle FMA, grazie alla sensibilità educativa acquisita in una regione interessata al processo industriale, è contrassegnata di semi fecondi per l’educazione e l’istruzione delle ragazze.24



Nell’orizzonte delle Costituzioni FMA


Il nostro Istituto partecipa, nella Chiesa, alla missione salvifica di Cristo realizzando il progetto di educazione cristiana proprio del sistema preventivo nella spiritualità del da mihi animas coetera tolle (C. 1, 6).


Ripercorrendo il testo costituzionale del 1982, si nota l’utilizzo delle seguenti espressioni come richiamo al mandato missionario di Gesù: forte impulso missionario (art. 1); slancio missionario (art. 6); dimensione missionaria (art. 75); azione missionaria e missioni (art. 130); missione ad gentes (R. 70 [1996]); spirito missionario (R. 69); formazione e vocazione missionaria (R. 71, 72).

Da una lettura attenta possiamo affermare che il mandato missionario di Gesù nell’Istituto:


 è un elemento essenziale dell'identità; è espressione della sua universalità /cattolicità; è presente nella nostra storia fin dalle origini;

 ci spinge ad andare verso le fanciulle e le giovani più povere, a lavorare per il Regno di Dio ad avere vigile attenzione alle esigenze dei tempi e alle urgenze delle Chiese particolari;

ci stimola a incrementare in ogni ambiente l'interesse per i problemi dell'evangelizzazione;

si realizza tra le popolazioni a cui non è ancora giunto l'annuncio della Parola


La FMA nelle missioni secondo le Costituzioni, porta il messaggio cristiano con una attenzione prioritaria ai giovani; favorisce la promozione della donna, ha cura di orientare le vocazioni autoctone e sensibilizza i giovani ai grandi problemi di oggi, ai reali bisogni dei fratelli, alle esigenze dell'edificazione del Regno di Dio; collabora alle varie iniziative missionarie della Chiesa locale e promuove quelle proprie della tradizione salesiana


Alle giovani non cristiane la FMA offre l’insegnamento delle scienze morali basato sui principi evangelici, propone una formazione che rispetti i valori umani e sociali presenti nella loro cultura, apre un cammino di ricerca per l’accettazione di Cristo e del suo messaggio e accompagna a scoprire in Lui il significato profondo delle loro aspirazioni e dei loro valori culturali.


Lo spirito missionario è fonte di rinnovamento nello slancio apostolico.


Il da mihi animas, spiritualità e metodo, che ha portato don Bosco e madre Mazzarello a farsi dono totale ai piccoli e ai poveri, è l'anima della nostra missione educativa. In ogni luogo e in qualunque situazione faremo nostra la parola del Fondatore: “Ho promesso a Dio che fin l'ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani… (C. 76) … divenendo tra le giovani segno ed espressione del suo amore preveniente” (C. 1).




Coordinate per la nuova epoca missionaria dell’Istituto


Gli orientamenti sulla dimensione missionaria ricavati dalle Costituzioni e dai Regolamenti sono stati approfonditi nel Progetto Formativo, nelle Linee orientative della Missione Educativa e nel Cooperazione allo sviluppo. Essi sostengono e danno volto, nell’oggi dell’Istituto, a una nuova epoca missionaria:


Il mondo come sfondo culturale. Nella stesura di questi documenti si è tenuto conto della diversità e complessità dei contesti in cui le FMA operano. Ogni nostro contesto è oggi pluriculturale, plurireligioso, mediatico, globalizzato ed perciò interdipendente (PF p. 1, 10; 30; LME, p. 5);


 La forza carismatica della predilezione per la gioventù povera in luoghi di frontiera missionaria. L’invito ad andare verso i “lontani” è presente fin dalle origini (Cf. PF p. 18; LME nn. 3, 34, 35);


 La visione antropologica di riferimento radicata nel mistero dell’Incarnazione redentrice di Cristo, che ha assunto e portato a compimento la realtà umana e ci ha resi tutti figlie e figli di Dio (Cf. PF p. 27; LME n. 83, Cf. Present. p. 5, cap. 2, n. 36 e ss.; capitolo 4 nn.79, 80, 82,83,85


 L’ecclesiologia di fondo: comunitaria e missionaria. Come Chiesa, ci sentiamo persone convocate nel mondo e per il mondo, con il compito di essere “sale e lievito”, assemblea della solidarietà e della condivisione, caratterizzata dal farsi prossimo nei confronti delle giovani, dei giovani e di tutti i popoli (PF p. 39; LME nn. 39 e 35). A partire da questa visione di Chiesa, oltre la testimonianza, si privilegia l’annuncio del Vangelo in dialogo con l’azione di Dio presente in ogni creatura (Cfr. LME nn. 47, 49, 79)


La categoria dialogica della missione che intende il dialogo come stile di Dio verso tutti. Dialogo della vita, di reciprocità con le religioni per la ricerca della verità e della riconciliazione, per la giustizia, la pace e il bene comune (Cf. PF p. 27 e 29; LME nn. 6, 7, 12; 35, 66- 68);


L’attenzione missionaria ai nuovi segni dei tempi: il Fenomeno della mobilità umana con le sue cause e le conseguenze, presente in tutti i continenti, ci fa svegliare e uscire per riconoscere le nuove e antiche povertà e schiavitù delle popolazioni più vulnerabili: le bambine e le giovani donne (Cf. LME nn. 162.179.180):


La dimensione vocazionale della missione educativa in contesti interreligiosi. Viene rilanciato l’ideale missionario attraverso esperienze di servizio di gratuità e solidarietà: volontariato educativo e missionario (Cf. PF p. 86; LME nn. 130,131ss);


 L’urgenza di agire mediante processi per individuare strategie più adeguate (Cf. LME nn. 101, 102, 103);


Il coordinamento per la comunione come stile di animazione. Per attuare la missione educativa in un contesto di forte complessità, si assume il coordinamento per la comunione come stile di animazione secondo un procedimento circolare. È affidata a tutti gli Ambiti d’animazione presenti nell’Istituto e richiede complementarietà e convergenza attorno alle scelte carismatiche (Cf. PF p. 134ss; LME nn. 4, 10, 135ss).


La variegata realtà della cooperazione per lo sviluppo umano e di volontariato promosso dall’Istituto avviene soprattutto nei “luoghi”di missione o di frontiera missionaria, nei confronti dei gruppi svantaggiati, bambine e donne, minoranze etniche, immigrati e altre categorie di persone a rischio. Siamo consapevoli che sono persone con risorse culturali e religiose che permettono loro di diventare attori di un futuro includente, nuovo e più umano. Questi gruppi umani si trovano in tutti i continenti.

Il tipo di sviluppo che promoviamo è integrale, aperto all’accoglienza e al dialogo con le culture, finalizzato a promuovere coscienze critiche e solidali in tutti.25 L’Istituto realizza la cooperazione allo sviluppo e promuove il volontariato come una espressione concreta di cooperazione missionaria.26



Aspetti essenziali della nuova visione della missione ad/inter gentes


1.- La missione ad/inter gentes è comunitaria

La nuova visione della missione ad gentes esprime essenzialmente un modo di vivere la missione di Dio-Trinità. Perciò, le nostre comunità testimoniano e annunziano in prospettiva dialogica ad intra e ad extra, la chiamata universale di Dio a ristabilire un nuovo volto al mondo.

La missione ad gentes si realizza in maniera paradigmatica nelle “missioni”, luoghi geografici, sociologici e virtuali; negli ambienti educativi dove la maggioranza delle persone sono di altre religioni o senza riferimento a Dio; nelle comunità FMA situate nelle frontiere geografiche e antropologiche dove più urgente è il primo annuncio del Vangelo.

Queste comunità, formate da persone di differenti culture, sono presenti nelle periferie delle grandi città e nei villaggi sperduti nelle foreste; riconoscono e difendono le culture minoritarie o escluse. È qui che si sta realizzando da tempo una rilettura del Vangelo e del Sistema preventivo a partire da categorie culturali proprie: indigeni, afro-americani… così come abbiamo costatato anche nei Seminari di Formazione e Animazione Missionaria FMA/ SDB realizzati nei diversi continenti.27

A motivo della mobilità umana, in crescita in tutti i paesi con caratteristiche specifiche, le Comunità FMA in questa frontiera missionaria accompagnano i gruppi più vulnerabili del fenomeno migratorio: rifugiati, clandestini, vittime delle nuove schiavitù mediante la difesa dei diritti umani.

Sono questi i nuovi scenari delle vocazioni FMA missionarie ad/inter gentes ad vitam o per un periodo determinato. In ogni caso si richiede una formazione specifica contestualizzata giacché il Sistema preventivo dovrà assumere oltre le categorie della pedagogica contemporanea, il colore delle culture e la forza spirituale dei semi del Verbo presente nelle diverse religioni e credenze. In ogni situazione si trovino, le guida la convinzione di essere seme e sale, di scoprire l’azione di Dio e insieme ad altri proporre la trasformazione della società con la compassione, la gratuità e l’amicizia liberatrice di Gesù di Nazareth a partire dall’educazione dei/delle giovani “lontani”. Annunciare con la vita, in questo mondo ingiusto socialmente e senza speranza, la giustizia del Risorto, è la ragione del nostro esserci nelle frontiere missionarie.28



2.- La nuova azione missionaria è educativa


Riparte costantemente:

  1. Dal vivere il Vangelo come stile di vita alternativo per la costruzione del Regno.

L’annuncio della Parola e la costruzione del Regno hanno priorità permanente nella missione.


  1. Dalle piccole comunità dal volto umano quale germe, segno e strumento del Regno.

Lo scopo prioritario dell’Evangelizzazione è quello di costruire nuove comunità basate sulla libertà, sulla fraternità/sororità e sulla giustizia. Comunità solidarie e missionarie in se stesse.


  1. Dalla missione in dialogo con le culture, le religioni e le società secolarizzate.

Il dialogo nasce infatti dalla visione dell’operare di Dio stesso nei nostri confronti. Dio entra in dialogo, stabilisce una storia di amore salvifico non solo nei riguardi delle persone, ma anche dei popoli e delle religioni.

A tale agire divino devono ispirarsi e conformarsi le chiese e ogni missionaria/o anche perché l’attore principale della missione rimane lo Spirito.

La spiritualità del dialogo sostiene e accompagna i gesti quotidiani posti con semplicità e costanza, capaci di operare un autentico mutamento nel rapporto interpersonale.29


  1. Dal condividere la vita con le popolazioni più vulnerabili nelle frontiere emarginate della storia, creando spazi d’incontro.

Il Sistema Preventivo attuato nelle frontiere missionarie tiene conto delle culture, delle religione e della situazione esistenziale delle giovani “lontani”.


Inoltre il condividere e diffondere queste realtà missionarie tra le comunità FMA e comunità educanti, costituisce lo sfondo su cui rinnovare e ravvivare la nostra proposta formativa / educativa/promozionale.



3.- L’animazione missionaria è orientata verso la missione ad gentes


L’animazione missionaria realizzata dalle comunità cristiane o dai nuclei animatori delle comunità educanti, è intesa come processo formativo trasversale ad ogni dimensione della missione educativa. È frutto di quella fantasia della carità che rilancia l’ideale missionario in maniera multiforme e attrattiva. Si rinnova costantemente perché è attenta ai nuovi segni dei tempi.

Promuove nelle giovani, nelle comunità e nelle istituzioni, la coscienza di essere inviati a testimoniare/annunciare Gesù Risorto e il suo Regno a tutti i popoli, nei luoghi di frontiera dove la vita è più minacciata. Si rinnovano così la fede e la testimonianza dei battezzati fino a suscitare in loro la volontà di dare la propria vita per Lui nel servizio ai giovani svantaggiati. La missione è vissuta e accettata come martirio.

L’animazione missionaria crea ponti di cooperazione tra le diverse comunità cristiane30 che in sinergia e reciprocità, insieme ad altre istituzioni, si stimolano per servire il mondo realizzando in maniera misteriosa e sorprendente la missione di Dio.


La finalità dell’animazione missionaria è di mantenere desta la coscienza missionaria dei battezzati, perché chi ha incontrato veramente Cristo non può tenerlo per sé, deve annunciarlo31.

L’incontro con l’altro, a partire dalla fede nel Risorto, esige una conversione costante, una formazione specifica permanente, una forte spiritualità missionaria, mistica e profetica.



DIALOGHIAMO



Quali processi di informazione e formazione sono già in atto nella comunità FMA e nei nuclei animatori delle comunità educanti per sentirsi tutte/i missionarie?









Quali sono gli spazi da creare, in cui intervengano persone di culture, religioni e sensibilità diverse per costruire un mondo più umano secondo il Progetto di Dio?

























PER ABBRACCIARE IL MONDO




Le comunità in frontiera missionaria abbracciano il mondo col vivere, tra un già e un non ancora, il mandato missionario di Gesù nei movimenti di: “Andate! Sarete i miei testimoni” e “Venite e vedrete”.

L’azione educativa/missionaria portata avanti in queste frontiere è questione di cuore, di interscambio che crea incontro. Al centro di questa attenzione ci sono le ragazze e le giovani “lontane”. Là dove la vita in tutti i sensi è più vulnerabile, l’essere tra, con e per la gente come comunità, è la prima risposta all’urgenza di creare “spazi umani” con lo stile di Gesù.

Abbiamo constatato che la dimensione missionaria è presente come DNA nel nostro carisma, ed esige oggi, in tutti i continenti, stili di vita e modalità di missione che assomigliano a quello delle prime comunità cristiane del tempo di Paolo di Tarso.

La riflessione presentata fin qui ci porta ora ad evidenziare diverse attenzioni specifiche. Sono stimoli che l’Ambito Missione ad/inter gentes, in convergenza con gli altri Ambiti, offre a ciascuna FMA e alle comunità locali perché a secondo dei contesti le possano tradurre e renderle operative.



Attenzioni specifiche dell’azione missionaria


1.- Ricreare una nuova coscienza missionaria. Nei processi formativi ed educativi delle FMA e della comunità educante, è urgente crescere nella ri-comprensione del mandato missionario di Gesù anche attraverso esperienze di servizio evangelico in ambienti di emarginazione e o in comunità FMA di frontiera. Due modalità molto semplici: offrire informazioni sulle cause e sulle dinamiche che generano situazioni limite quali la violenza e la fame, la guerra, l’estrema povertà, la corruzione, lo sfruttamento della natura e delle bambine e delle donne, le malattie (la malaria, l’AIDS/HIV, la dipendenza da droga) presenti sia nel cosiddetto nord, come nel sud del mondo.

Offrire una formazione sulla spiritualità missionaria anche alla luce delle esperienze d’oppressione, di martirio e di esilio di tanti uomini e donne a motivo della fede in Gesù.


2.- Promuovere processi per un primo annuncio di Gesù o kerygma. Per coloro che desiderano conoscere Gesù e la Chiesa cattolica, in rapporto con le Chiese locali, proporre l’iniziazione cristiana mediante il catecumenato e contribuire al far sorgere nuove comunità cristiane in cui i giovani con cui veniamo a contatto, possano scoprire la bellezza di una vita evangelica.


3.- Accompagnare l’inculturazione e/o “l’inter-culturazione” del Vangelo e del carisma educativo con speciale attenzione alle minoranze etniche, indigeni, afro-americani, ai migranti, e ad altri gruppi marginali. Suscitare in mezzo a loro, a partire dall’azione inculturata, ulteriori riflessioni e ricerche in clima di discernimento.


4.- Contribuire a suscitare ed accompagnare, in processo di discernimento, la vocazione missionaria ad gentes anche attraverso il rilancio dell’ideale missionario con gruppi d’infanzia, di giovani e famiglie missionarie inserendoli negli organismi ecclesiali.

Preparazione e accompagnamento dei giovani che desiderano fare un’esperienza missionaria di volontariato nelle comunità in frontiera missionaria. Preparare queste comunità affinché l’esperienza sia positiva per tutti quelli che vi partecipano.

Rimanere in contatto con i volontari anche al loro ritorno perchè siano testimoni attivi nella comunità cristiana che li ha inviati e apportino la ricchezza e la spiritualità della loro esperienza missionaria.


5.- Conoscere ed accompagnare gli effetti della mobilità umana come fenomeno strutturale ed in crescita in tutti i continenti. È necessario camminare con chi lotta per difendere i propri diritti, per proteggere la propria famiglia, per dar futuro ai propri bambini/e. Soprattutto vivere da vicino le condizioni delle/i giovani migranti clandestini, senza documenti, forzati ad abbandonare la propria patria per motivi d’estrema povertà, di guerra o di religione.

Creare ponti con le comunità FMA presenti nelle nazioni d’origine e con altri movimenti ecclesiali, religiosi e sociali all’insegna della Dottrina Sociale della Chiesa e del Progetto per Una casa comune nella diversità dei popoli.


6.- Promuovere nelle comunità FMA e comunità educanti una formazione specifica contestualizzata sul dialogo ecumenico ed interreligioso. Offrire spunti e creare condizioni per un corretto processo interculturale ed interreligioso che faccia esperimentare la convivialità delle differenze , mettendo anche in rete la ricchezza delle buone pratiche realizzate dalle comunità FMA in contesti in cui i cristiani sono minoranza.


7.- Avvicinare i giovani toccati dal fenomeno dell’ateismo moderno e post/moderno, dal relativismo, dall’indifferenza religiosa. Oggi l’ azione missionaria inter gentes in molti paesi si situa in questo nuovo “vuoto religioso” in crescita e con modalità sempre nuove.


8.- Stringere sinergie con associazioni ed organismi radicati nel territorio, per promuovere la riconciliazione, la giustizia, la solidarietà e la difesa dell’ambiente (es.: Caritas, Commissioni diocesane, intercongregazionali, ed altre gruppi della società civile).


9.- Partecipare alle diverse iniziative mondiali, nazionali e diocesane che ritmano il cammino missionario della Chiesa cattolica: la Giornata Mondiale Missionaria, la Giornata dell’infanzia missionaria, la Giornata dei missionari/e martiri, le veglie d’invio dei volontari missionari; la Giornata del migrante e del rifugiato. Partecipare significa anche informarsi riguardo al Magistero ecclesiale, in particolare dei messaggi del Papa o del Consiglio per il dialogo interreligioso.


10.- Attenzione alla presenza in Ispettoria, delle missionarie di passaggio e disponibilità ad offrire loro la possibilità di incontri, giornate di animazione missionaria ecc.


11.- Creare le condizioni per la conoscenza dei documenti della Chiesa universale, locale e dell’Istituto riguardo la missione ad/ inter gentes e la trasmissione dei processi avviati nei Sinodi Continentali, nei Congressi Missionari e nei Seminari di Formazione e Animazione Missionaria FMA/SDB dell’Istituto.



La coordinatrice per la Missione ad/inter gentes


La presenza di una coordinatrice missione ad/gentes,32 all’interno dell’équipe ispettoriale, contribuisce a far emergere e a dare continuità ai processi specifici della dimensione missionaria FMA.

È caratterizzata dalla carità apostolica di Cristo che “venne per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv. 11,52),” Buon Pastore che “ha altre pecore (Gv. 10,16) ed offre la sua vita per loro”.


È consapevole che la forza interiore viene dallo Spirito. È Lui la sorgente da cui attingere energie, creatività, capacità di coinvolgimento e di organizzazione, per essere testimone coraggiosa di Cristo e annunciatrice illuminata della Sua Parola e del suo Regno;33


Riceve questo ministero educativo con senso ecclesiale come dono che impegna le sue risorse personali di formazione, di capacità contemplativa e di concretezza apostolica per la costruzione del Regno;


Si mantiene aggiornata sui cammini della missione, in contatto frequente e in sinergia con la Consigliera e con l’Ambito per la Missione ad gentes dell’Istituto.


È attenta ai richiami profetici e alle situazioni globali.



Dialoghiamo


1.- Come incrementare nella tua Ispettoria la dimensione missionaria specifica?

Vedo albeggiare una nuova epoca missionaria…” RM92


Duc in Altum ! NMI 58

1 Dal quadro delle condizioni socio-economiche in cui centinaia di milioni di persone vivono ai limiti della sopravvivenza, senza poter usufruire dei beni primari

2 Nonostante la chiarezza dei documenti del Magistero della Chiesa Evangelii Nuntiandi (EN), e Redemptoris Missio (RM), nuovi problemi inducono la ricerca di un chiarimento e di una risposta: l’ampliamento dell’idea della missione, per includere tutte le attività della Chiesa che sembrano svalutare la specificità della missione ad gentes; una più positiva visione del valore salvifico delle altre religioni, per cui si concepisce il dialogo senza l’annuncio; un percepire che la Chiesa, ora presente ovunque, sminuisce il senso e l’urgenza di un “andare oltre”; un crescente secolarismo e laicismo nelle chiese più antiche che sta riducendo la dimensione spirituale e religiosa delle persone e dei popoli a un fatto privato causando – tra l’altro – una considerevole diminuzione della presenza cristiana nella società e innescando a volte atteggiamenti e atti di fondamentalismo religioso. Il Direttorio Generale per la Catechesi al n.30 afferma: “appare ancora debole e inadeguata l’educazione alla missionarietà ad gentes”.

D’altra parte il crescente entusiasmo per la missione ad/inter gentes nelle cosiddette Chiese giovani, nelle Chiese che provengono dal silenzio, dal martirio ci permettono di parlare di una “nuova era missionaria”.

3 Le/i giovani sempre più spesso subiscono nella propria carne le conseguenze di una ingiusta distribuzione delle ricchezze, di una mentalità che soffoca i valori umani e l’apertura al trascendente. Si tratta di giovani appartenenti ad altre confessioni cristiane, o di altre religioni, che attendono l’azione della nostra educazione salesiana come espressione del Primo annuncio di Gesù .

4 Cf LG 13°; GS 45.

5 Nella International Missionay Council di Willingen (1952), Karl Barth, teologo protestante, per la prima volta utilizza l’espressione Missio Dei come concetto teologico di massima importanza. Con questa categoria intendeva parlare della Missione di Dio stesso, affermando che il Dio manifestato da Gesù di Nazaret è Missione.

6 AG 36 b; Benedetto XVI, Omelia a Munchen, 10 settembre 2006.

7 Deus Caritas est, 39. Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Missioni 22 ottobre 2006.

8 AG 2 e 35; RM 33.

9 AG. 20; EN. 28, 49, 80.RM 32; 37;48-49; 72. Si tratta di quel processo che dà origine alla comunità cristiana che normalmente comincia con la proclamazione kerygmatica in ambienti non cristiani, per passare poi, attraverso un periodo più o meno esteso di crescita interna ed esterna (catecumenato), alla costituzione di una giovane comunità cristiana che deve continuamente evolversi fino a diventare una vera e propria chiesa in comunione con le altre chiese.

10 Cf. AG 4,5, 6; RM 33-34.

11Non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza. Proprio la dedizione a questo compito ci chiede di essere disposti anche ad operare cambiamenti, qualora siano necessari, nella pastorale e nelle forme di evangelizzazione, ad assumere nuove iniziative, fiduciosi nella parola di Cristo: duc in altum”. Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 32.

12 RM 34, 37; 52-58.

13 AG, 2; GS 21, 5; RM Cap. III.

14 Cf. EN 15; RM 43, Dialogo e annuncio 34.

15 Il documento finale della Conferenza di Santo Domingo del cap. 1, la considera come continuità della prima evangelizzazione puntando su un’evangelizzazione inculturata. I laici sono i protagonisti e i battezzati i principali destinatari.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla di Evangelizzazione (Cf. Compendio nn. 80, 172, 190) distinguendo tra Evangelizzazione e Catechesi.

16 EN (20,22) e RM 33 la intendono anche come ri-evangelizzazione di interi gruppi di battezzati che hanno perduto il senso vivo della fede o addirittura non si riconoscono più come membri della Chiesa cattolica, conducendo un’esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo.

17 RM 33, 32,37.

18 Unitatis Redintegratio 4, 11ss; RM 1, 50.

19 NMI 12.

20 Nostra Aetate; RM 22.55, 56,57 ; Dialogo e Annuncio 21,39. In questo dialogo sono interessate le grandi religioni, le religioni tradizionali indigene, afro-americane presenti in tutti i continenti anche a motivo del fenomeno della mobilità umana .

21 Giovanni Paolo II, Discorso ai membri delle altre religioni, Madras (India), 5 febbraio 1986, 4.

22 Cf. Ambiti della missione ad gentes in RM n. 37,38.

23 L’urgenza dell’inculturazione del Vangelo Cf. RM 52-54.

24 Cf. Da Mornese a cittadine del mondo. 125° della prima spedizione missionaria nell’Istituto delle FMA (14 novembre 1877-2002).

25 Invitiamo ad approfondire tutto il documento Cooperazione per lo Sviluppo, soprattutto i capp. 2 (17-24) e 4 sulle implicanze per la formazione (43-47).

26 Cf. RM nn. 58, 59.

27 Evangelización y Pueblos indigenas (Quito Ecuador mayo 2006); Os desafios da Evangelizaçao na otica afro americana (I e II Seminario afro americano, Belo Horizonte Brasil 1999 y 2006).

28 La centralità di Dio, la sua prossimità con i poveri e la sua verità, esigono che la Chiesa espliciti la sua natura profetica, nelle due dimensioni mistica (contemplazione) e militante (lotta non violenta). L’azione missionaria deve perciò tendere a una trasformazione storica della società per la costruzione di un mondo migliore. La rilevanza storica della missione legata alla realizzazione del Regno è una proposta di rottura con sistemi, pratiche e mentalità contrarie alla logica evangelica (Cf. GS 22b; LG 13b;AG 3b,22ab).

29 Il dialogo nasce dalla visione dell’operare di Dio stesso nei nostri confronti. Dio entra in dialogo, stabilisce una storia d’amore salvifico non solo nei riguardi delle persone, ma anche dei popoli e delle religioni (Cf. Dépliant Ambito Missione ad gentes FMA 2002/2008).

30 Le comunità cristiane non possono vivere in funzione di se stesse. Il movimento missionario più dinamico e attivo è all’avanguardia nella Chiesa ed è capace di innescare un profondo rinnovamento nei rapporti tra i popoli per una riconciliazione ed impegno comune per la giustizia e l’amore.

31 NMI n. 40.

32 Nel 1990 il Consiglio Generale ha proposto alle Ispettorie l’inserimento di una nuova coordinatrice per l’animazione missionaria nell’équipe ispettoriale con il compito di tener desta l’attenzione sulle problematiche relative alla prima evangelizzazione e di collaborare con le altre coordinatrici al fine di promuovere l’unità vocazionale FMA (Cf. Lettera di sr. Lina Chiandotto, Consigliera generale per le missioni, 15 agosto 1991.

33 RM nn. 75 e ss.

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