Harambèe Buona notte RM 2010

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Buona notte della Madre generale – Madre Yvonne Reungoat

Harambée – Colle Don Bosco 25 settembre 2010



Sono molto felice di essere qui con voi e poter condividere questo momento importante per la vostra vita e per la Famiglia salesiana. Tutti e tutte qui presenti sentiamo battere in noi un cuore missionario, cioè un cuore grande come quello di Don Bosco e di Madre Mazzarello! Un cuore in cui ogni battito vuol essere una espressione di amore. Molti di noi abbiamo già fatto una esperienza missionaria nel nostro ambiente di vita o in qualche parte del mondo e parecchi si preparano a ricevere il mandato missionario simboleggiato dal crocifisso. Ricevere il mandato missionario è fonte di gioia e una responsabilità, ma soprattutto una gioia perché si tratta di un dono gratuito da parte di Dio che ha scelto ognuno e ognuna di voi, vi ha chiamate/i per nome e voi avete risposto con la vostra disponibilità a realizzare il desiderio di Gesù: “Andate e portate il vangelo ad ogni creatura”, con una spiritualità specifica e una chiara identità: l’identità cristiana-salesiana.


A me è stato riservato questo bel momento della “buona notte”. Dopo una giornata ricca di preghiera, di incontri e di condivisione a partire dalle testimonianze, dopo esserci trovati in compagnia di Maria pregando il rosario insieme, viviamo questo momento tipico dello spirito di famiglia. Qui, al Colle, sentiamo presente particolarmente don Bosco.


Perché la “buona notte”.


È interessante ricordare che la “buona notte” ai tempi di Don Bosco era il momento magico, tanto atteso dai giovani al termine della giornata. Ha iniziato mamma Margherita, la mamma di Don Bosco. Il nostro Fondatore, attento osservatore della vita dei giovani, si era accorto che questo sistema funzionava bene per i suoi ragazzi. Dopo una giornata di lavoro duro, di studio o di altre attività, desideravano il momento della “buona notte” per stare con lui e ascoltare con attenzione la sua parola. Il loro cuore si pacificava ed essi erano aiutati a rileggere, da cristiani, quanto era successo di significativo in quel giorno.

Per questo la “buona notte” è ritenuta ancora oggi un valore molto importante della vita salesiana. Il Rettor Maggiore dice che è uno degli elementi della cultura salesiana. Un valore da non perdere e da valorizzare, come facciamo noi questa sera.

Sono qui con voi per fare questa esperienza in un momento di famiglia!


Due pensieri mi porto in cuore e desidero condividere.


Il primo pensiero riguarda il tema che Benedetto XVI ha scelto per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (Col 2,7).

Penso che questo tema vada bene, non solo per i giovani che parteciperanno all’incontro con il Santo Padre, ma per tutti noi. Per voi che vi apprestate a essere pellegrini della Parola, compagni di viaggio con Gesù, desiderosi di andare per le strade che Dio vi ha preparato ed essere segni del Suo amore per tanta gente, soprattutto per le giovani e i giovani più poveri, quelli meno amati, i più esclusi, chi è più in difficoltà, chi è più debole. Chi ha avuto meno dalla vita ha diritto ad avere di più, perché anch’egli è figlio di Dio.


Voi avete accolto con cuore generoso il dono della vocazione missionaria. Esso vi viene dato da Gesù stesso; per questo è fondamentale stare con Lui, “radicarsi in Lui”, incontrarsi con Lui per capire il perché e il come annunciare e testimoniare l’amore di Dio e lasciarsi toccare da Lui presente nei poveri.

Per il servizio che mi è chiesto, ho potuto visitare molti Paesi del mondo, diversi per cultura, religione, tradizioni; ho incontrato tantissime/i missionarie/i completamente donati alla missione nella gratuità, con gioia, pur vivendo situazioni di fatica, di sacrificio, di precarietà, a tal punto da rischiare la vita per difendere i prediletti di Dio: i poveri!

Per queste Sorelle e Fratelli il rapporto personale con Gesù è la motivazione del loro essere e il coraggio del loro agire. Quando c’è questo incontro profondo con Gesù risorto si costruisce sulla roccia, sia sul piano umano come su quello spirituale; ma quando esso manca, tutto vacilla!


Il Papa, ai giovani, chiede di essere fondati in Cristo per rispondere concretamente alla Sua chiamata. Sentiamo queste parole come dirette a tutti noi. Non conta tanto la realizzazione dei propri desideri, delle proprie aspettative: quale tipo di lavoro intraprendere, quali relazioni stabilire e con chi, quali affetti sviluppare; ciò che conta è la Sua volontà. Il Signore vi chiama, Lui vi darà la forza per andare in questa bellissima ed evangelica missione, qualunque sia la destinazione che vi verrà affidata. Il mondo è il “cuore” di Dio. Lì Dio vi precede e vi aspetta! Egli accenda nel cuore di ognuna e di ognuno lo stesso fuoco che bruciava nel cuore di Don Bosco e di Madre Mazzarello e che, comunicato con passione, si è esteso a tutto il mondo e deve estendersi ancora di più! Non possiamo stare tranquilli mentre tanti giovani del mondo non conoscono ancora Gesù .


Domani, nella Basilica di Torino, sotto lo sguardo materno e dolcissimo dell’Ausiliatrice, riceverete pubblicamente dal Rettor Maggiore il mandato missionario e vi verrà messo al collo la croce. Un segno altamente significativo, senza il quale non vi è missionario e neppure la missione.

Gesù è il missionario del Padre e – dice Benedetto XVI – “noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore”.

La croce può far paura, ma se accolta come via di salvezza, di vita, allora anche voi la porterete come segno di una scelta di vita nuova: essere testimoni di amore, di gioia, di speranza in terre lontane o vicine, perché anche il quotidiano è diventato terra di missione!


Il secondo pensiero che condivido vuol essere l’icona evangelica del seme caduto in terra:


Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).


È difficile oggi fare un discorso come questo, ma è la condizione irrinunciabile per seguire Gesù e per conseguire qualsiasi risultato umano.

L’immagine del chicco di grano illumina la vita personale di Gesù e anche quella di tutti voi che volete seguirlo.

Egli vi insegna a vivere la vita per gli altri, come dono, come amore, come servizio. In un certo senso questo è "perderla", ma è l'unico modo per ritrovarla, per viverla, per darle pieno senso umano e cristiano qui, sulla terra, e trovare pienezza di vita nell'amore eterno di Dio! Solo chi rischia la propria vita con amore vive davvero! “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Rom 8, 31.35.37).


Il chicco di grano è Gesù stesso. Come il chicco di grano Egli è caduto in terra nel Suo mistero di passione e di morte, ma con la sua risurrezione ha portato frutti abbondanti di salvezza. La storia del piccolo chicco di grano aiuta anche noi a spenderci per vivere la vita con amore, a confidare nella bontà di Dio che rende molto fruttuosa la sofferenza, proprio forse nel momento in cui abbiamo l'impressione di non riuscire ad essere e a fare come vorremmo.


Così ci insegna Gesù, così hanno vissuto e testimoniato i santi. Anche voi siete chiamati ad essere santi. Dice un Autore che il santo è colui che quando passa lascia la nostalgia di Dio e non di se stesso. Penso in questo momento, alla giovane Chiara Luce Badano che proprio oggi pomeriggio, a Roma, è stata dichiarata beata. Durante la sua malattia aveva in cuore una certezza: “Io ho tutto. Dio mi ama immensamente”. Chiara Luce era un’autentica missionaria dell’amore di Dio.

I missionari o sono santi o non sono missionari! E voi tutti desiderate esserlo come risposta all’amore di Dio che vi ha scelti da sempre ad andare e annunciare la Parola di salvezza. Voi lo fate nello spirito del carisma salesiano, attraverso l’educazione e la promozione umana.

C’è un vecchio aforisma che dice:“Se i tuoi progetti mirano a durare un anno semina il grano, se i tuoi progetti intendono durare dieci anni pianta un albero, se i tuoi progetti vogliono arrivare a cento anni educa la gente. Seminando il grano raccoglierai una volta, piantando un albero raccoglierai dieci volte, educando il popolo raccoglierai cento volte”.

La Famiglia salesiana ha bisogno di missionari che diano una parte del loro tempo e di molti che offrano tutta la loro vita per fare vedere Gesù. L’esperienza ci trasforma nella misura in cui ci lasciamo toccare in profondità da Colui che ci parla attraverso di essa.


Don Bosco e Madre Mazzarello rivivono oggi mediante la vostra passione e il vostro slancio per il da mihi animas cetera tolle. Anzi, Don Bosco e Madre Mazzarello siamo noi, tutti insieme!


Maria Ausiliatrice qui presente, oggi vi dice: “Andate con animo aperto e libero. Sperimenterete la gioia del dono da offrire e la ricchezza, molto più grande, del dono che riceverete. Davanti a voi si apriranno orizzonti più vasti, nuovi. Vi attendono giovani assetati di umanità, di verità, di speranza per il futuro. Restituite loro il desiderio di sognare in grande”.


Con cuore di Madre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera. Siate tutti di Dio, piccoli chicchi di grano destinati a portare vita, a contagiare la speranza lì dove il Signore vi chiama a vivere la missione.

Buona notte.