Progetto Europa rifiugiati e migranti GER

Progetto Europa Salesiano”


Risultati della riflessione del Consiglio Ispettoriale dell’Ispettoria GER

in merito alle domande poste dal Rettor Maggiore

nella sua lettera del 16.08.2008


  1. Che cosa pensate del “Progetto Europa”?


Riteniamo che il “Progetto Europa” sia molto importante.


  • Noi SDB, con il nostro impegno in pastorale giovanile, viviamo in un’Europa che sta crescendo, nella quale dobbiamo trovare la nostra posizione da un punto di vista ecclesiastico e salesiano. Ne va del futuro dei Salesiani in questo continente e ancor di più del futuro dei giovani, per i quali noi vogliamo essere presenti e che hanno bisogno del nostro sostegno.

  • In modo particolar molti giovani (almeno quelli aperti per la formazione) pensano in modo molto più europeo di quanto facciano i più anziani.

  • L’UE, attraverso le proprie norme e decisioni, segna sempre di più la vita di tutti noi. Molte domande (in modo particolare riguardanti la giustizia, la pace e la difesa del creato) devono essere chiarite ed approfondite a livello europeo e globale.

  • Non c’è un altro continente che sia stato così caratterizzato dalla secolarizzazione come l’Europa. E questo riguarda da molto tempo tutti i Paesi europei. Come SDB abbiamo il compito e la corresponsabilità dell’evangelizzazione, in modo particolare per i giovani. Il “Progetto Europa” può rappresentare un elemento di motivazione per potersi confrontare in modo più forte con nuove forme d’evangelizzazione e di considerazione del modello della Chiesa.


Il “Progetto Europa” necessita però chiarimenti e concretizzazione


  • Ci pare ancora troppo poco definito. Obiettivi e contenuti del progetto necessitano chiarimenti.

  • A nostro avviso non può riguardare solamente la questione di confratelli che da altri continenti vengono in Europa. C’è bisogno di una linea guida, ad esempio il modello di “Ecclesia in Europa”: “Dare nuova speranza all’Europa”. Ciò può essere concretizzato ed approfondito in relazione ai giovani, ai confratelli, alle comunità, alle nostre cooperatrici e ai nostri cooperatori.

  • L’Europa non può porsi contro gli altri continenti ed isolarsi, ma deve realizzare cooperazioni solidali in un mondo in cui noi vogliamo e dobbiamo dare il nostro contributo salesiano in Europa e dall’Europa.

  • Il nostro progetto salesiano “Europa” non deve essere sviluppato in modo eccessivo, in modo che rimanga realistico e realizzabile.



  1. Che cosa ritenete si debba fare per rivitalizzare la nostra testimonianza e la nostra missione in Europa?


Abbiamo bisogno di una “mentalità europea” rafforzata, di un’identità più ampia (“Sono tedesco, francese, austriaco …ed europeo”).


  • Per le sfide in Europa abbiamo prima di tutto bisogno di una coscienza e di un’analisi realistica dei punti di forza e dei punti deboli (non considerare solamente gli aspetti positivi ed auspicabili). Ci serve il coraggio di sviluppare i punti necessari nella giusta via. Questo avrebbe il carattere di una testimonianza verso l’interno e verso l’esterno.

  • Dobbiamo superare pregiudizi e considerare la vita in comunità con altri Paesi e Chiese d’Europa più come un arricchimento che come un peso.

  • Dobbiamo imparare a capire e conoscere in modo reciproco storie e punti di vista diversi.


Abbiamo bisogno di un’apertura al cambiamento tra i confratelli e i collaboratori.


  • Comunità internazionali sono già una realtà. Ma c’è bisogno di riflessione e qualificazione per poter sfruttare al meglio la ricchezza e le possibilità della diversità per la comunità e la per la missione. L’ampliamento di comunità internazionali va sostenuto e l’apprendimento interculturale è un compito importante.

  • La comunicazione all’interno delle ispettorie ha bisogno di più dinamicità; la paura connessa all’incontro e allo scambio con confratelli provenienti da altre ispettorie europee (ad es. a causa di scarse conoscenze linguistiche) deve essere eliminata.

  • Attività formative per confratelli e collaboratori nel campo della comunicazione sociale e dell’evangelizzazione (ad es. corsi, diverse forme di ritiri/esercizi spirituali) possono aiutare a far crescere fortemente l’interesse per l’Europa e per la situazione dei giovani e della Chiesa in Europa.


Serve una collaborazione in rete per aiutare a conoscersi e a sviluppare comuni progetti.


  • Ogni ispettoria deve definire chiaramente il proprio progetto ispettoriale per i prossimi anni e, successivamente, entrare in relazione con le ispettorie limitrofe, sostenendo in questo modo la cooperazione. In ciò deve essere posta come priorità l’attenzione ai destinatari primari della nostra missione: i giovani svantaggiati (immigrati, soggetti a rischio sociale…). La cooperazione per campi tematici deve essere rafforzata.

  • Serve per i SDB una formazione più “internazionale”.

  • Dobbiamo migliorare le nostre competenze linguistiche. Vanno sostenuti corsi di lingua per confratelli e collaboratori nelle proprie ispettorie e in quelle limitrofe.

  • Andrebbe organizzata e svolta da parte degli Ispettori una mediazione cosciente delle attività nella propria ispettoria come pure in quelle limitrofe (innanzi tutto per i Consigli, gli incaricati, poi per i confratelli attivi in campi simili e per altri gruppi).

  • Incontri giovanili internazionali creano contatti e comprensione reciproca. Per questo motivo vanno sostenuti.



  1. Quali priorità considerate si debbano indicare?


Una priorità va posta sul rinnovamento spirituale e carismatico del singolo confratello, della comunità e dell’Ispettoria (cfr. CG. 26.)


  • Un rinnovamento spirituale “dal basso”: ciò significa che bisogna motivare in modo convincente dato che questo rinnovamento è difficile da imporre. In questo contesto va considerata anche la pastorale vocazionale, a cui va attribuita maggior importanza.

  • Le abitudini (comunità, missione, spiritualità…) dei confratelli devono essere verificate. C’è bisogno di un ampliamento del pensiero e della pianificazione ad un livello europeo.

  • I confratelli devono essere incoraggiati, come religiosi e SDB, a decidersi in contesto europeo per un impegno d’evangelizzazione in Europa. Per questo c’è bisogno di comunità locali attive (rapporto qualità / quantità).

  • Creare forti e simboliche presenze, riducendone dove necessario il numero. Dobbiamo mettere in luce il nostro profilo là dove siamo presenti.

  • Il significato dei valori cristiani deve essere promosso e discusso oltre confine.


Pensare ed agire partendo dai bisogni dei giovani e della società.


  • Ciò comporta passi/decisioni strutturali degli organi direttivi responsabili. Come ci prepariamo in questo caso nel modo più flessibile possibile?

  • Gli organi direttivi vanno rafforzati a tutti i livelli, affinché essi possano venire incontro ai compiti gestionali.

  • Riconoscere e definire i bisogni dei giovani: sviluppare forme d’aiuto e, in caso di bisogno, allargare l’offerta oltre confine.

  • Ampliare l’idea di “rete”, ad es. nel campo dell’immigrazione, del lavoro con i giovani e nell’ambito dei soggetti in esso attivi (volontari, cooperatori, confratelli).

  • Sostenere e rendere più visibili contatti già esistenti attivi nella promozione d’incontri giovanili (PGS, Youth Net) e dare spazio a nuove idee.

  • Essere aperti a cooperare in tutte le direzioni, anche con organizzazioni e partner extra-ecclesiastici, nel caso ciò agisca da stimolo per i giovani.



  1. Quali forme di collaborazione ritenete utili e possibili a livello europeo e livello internazionale, e con quali modalità?


Supporto di scambi ed incontri, apertura ad ampio raggio.


  • Creazione di condizioni per la formazione internazionale (gruppi di formatori!) in noviziati e studentati, come pure nel campo dei corsi d’aggiornamento.

  • Apertura delle comunità ad ospiti internazionali/volontari (ciò richiede un distacco dall’idea di una comunità intesa come ristretta famiglia privata).

  • Partnership e scambio di personale, partecipazione a progetti giovanili.

  • Supporto delle ONG come DBI, DBN, DBY-NET,… (che debba avere però come obiettivo l’arricchimento della missione della congregazione e non sia solo fine a se stesso).

  • Più partnership internazionali (ad es. collaborazione con aziende, organizzazioni, amministrazioni ecc.) nelle quali poter esprimere in modo conscio il nostro stile [necessità di una chiara identità]. Ciò significa superare il pensiero secondo il quale noi facciamo tutto autonomamente ed abbiamo un’organizzazione salesiana per ogni cosa.

  • Devono essere sviluppati sempre più progetti internazionali comuni ed innovativi che coinvolgano giovani svantaggiati.

  • Nel caso in cui s’intende ospitare confratelli provenienti da altre ispettorie, è molto importante definire una preparazione comune dei nuovi confratelli come pure delle comunità ospitanti, poiché ambo le parti devono imparare reciprocamente.

  • Da parte dei Consiglieri regionali incontri mirati di confratelli in coso di studio, di responsabili, delle generazioni più anziane ecc.

  • Maggiore collaborazione degli incaricati ispettoriali in diversi campi d’azione.

  • Collaborazione concreta e definita a livello europeo d’istituti aventi una clientela giovanile comune (cfr. Scuole).

  • Allargamento della collaborazione tra case editrici, editori di riviste salesiane, responsabili di pagine web salesiane allo scopo di sviluppare un comune sito web europeo (?), un comune “Bollettino Salesiano” europeo (?).

  • Sviluppo del volontariato europeo.



  1. Come coordinare le iniziative ed a chi dare la responsabilità di portarle avanti?


Trasferire ad un consigliere generale la responsabilità per il “Progetto Europa”


  • Creare una responsabilità chiara nel consiglio generale e nella Direzione Generale, con una segreteria per il “Progetto Europa”.

  • Supporto delle Ispettorie, sussidiarietà e non centralità.

  • Collaborazione con altri partner (congregazioni, organizzazioni…)

  • Incontro annuale degli Ispettori di tutta Europa, e non delle singole regioni, organizzato da un gruppo d’Ispettori.


Usare DBI (i cui organi reggenti sono, secondo gli Statuti, le singole Ispettorie d’Europa!) come sede centrale per il “Progetto Europa”


  • DBI deve coordinare lo scambio e le attività dei singoli campi di missione – in stretto contatto con il consiglio generale nella Direzione Generale e in accordo con le ispettorie in Europa.

  • Deve essere creato a Bruxelles un gruppo di lavoro europeo adatto all’incarico.


Creare centri europei che ricevano incarichi e supporto.


  • Per questo sviluppare una bozza a livello europeo (situazione attuale, necessità, fattibilità, personale, finanziabilità…)

  • Stabilire e supportare noviziati e studentati europei.

  • Centri per la formazione e l’aggiornamento di confratelli e laici nei campi della spiritualità salesiana e della pastorale giovanile, della comunicazione sociale.


10.10.2008/P. Josef Grünner








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