ACS 036 , Crociata missionaria

Don Ziggiotti . Lettera 1955 ACS 36 (1955) 187, 2-16



Il Rettor Maggiore


1° agosto 1955.


Confratelli e figliuoli carissimi,


è il terzo anniversario della nomina mia e dei rev.mi Capitolari, che nel giorno di S. Pietro in Vincoli fummo legati con aurea catena a rappresentare S. Giovanni Bosco nella direzione di questa nostra grande e prosperosa Famiglia. Sento sempre più vivo il bisogno di invocare uno specialissimo aiuto di preghiere da ciascuno di voi, perché vedo chiaramente che sol­tanto l'intervento dell'Altissimo e l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e dei nostri Santi possono rendere efficace il nostro povero lavoro, supplendo alle infinite manchevolezze involontarie e rimediando ai nostri difetti.

La visione, recente del campo di lavoro assegnato dalla Provvidenza al nostro piccolo gregge mi ha poi talmente impressionato, che non vedo altra fonte a cui attingere coraggio e confidenza se non nella potenza del Signore. E fu in seguito a tale persuasione che, tornato all'ombra del Santuario di Ma­ria Ausiliatrice, per prima cosa ho invitato tutti i convenuti ad accompagnarmi ai piedi dell'Altare e del quadro taumaturgo per cantare un solenne Magnificat. «Fecit nobis magna qui potens est et sanctum nomen Eius». Grandi cose ha fatto dav­vero il Signore ai Figli di Don Bosco e alle Figlie di Maria Ausiliatrice, anche dove apparentemente gli sviluppi non hanno potuto effettuarsi in misura grandiosa. Il terreno non dovunque è pronto alla coltivazione e talora esige lavoro e tempo e spese prima di dare i suoi frutti; ma generalmente ormai le strade sono aperte, i giovani accorrono alle nostre Case, i fedeli si moltiplicano, e in ogni Ispettoria il vivaio delle voca­zioni promette l'espansione con gli elementi locali. Ma per andare con ordine, permettetemi che, dopo il rin­graziamento a Dio e ai nostri Santi, lo porga pure a voi tutti, alle rev.de Figlie di Maria Ausiliatrice, agli allievi ed ex allievi, ai cooperatori ed amici, per il copiosissimo tesoro di preghiere con cui mi avete accompagnato di tappa in tappa nel viaggio davvero straordinario. Soltanto adesso, a un mese dal ritorno, dopo aver incontrato tanti che me ne fecero i complimenti e le meraviglie, mi rendo conto che altra cosa fu progettarlo sulla carta e suddividerlo di Ispettoria in Ispettoria, altra cosa fu percorrere tanta strada, in così breve tempo, vedere tante nazioni e tante case, parlare ai confratelli, alle Suore, agli allievi e amici, cambiare clima e costume, passare controlli di dogane e di passaporti, volare per cielo, per mare e per terra, alloggiare quasi ogni giorno in diverso luogo, e tutto e sempre senza incidenti, senza disturbi di salute che abbiano potuto inquietare o turbare l'andamento del viaggio.

Coi vari Ispettori e col segretario che mi accompagnavano si aveva la sensazione di essere scortati, sostenuti, rassicurati da schiere di Angeli, da un coro costante di anime in preghiera, che ripetevano per noi l'itinerario dei pellegrini e le antifone: « le vie storte si raddrizzeranno e le difficili diverranno piane. Dio diede ordine ai suoi Angeli di custodirti in tutto il tuo viaggio. - Ci guidi il Signore sulla via della pace e della prosperità, e l'Angelo Raffaele ci sia compagno di viaggio, affinché torniamo nelle proprie case in pace, sani e festanti ».

Le vostre preghiere ottennero in pieno il loro intento; ed eccomi a rendervene sentitissime grazie.

Ma insieme con me hanno goduto di tale comunione di pre­ghiere tutte le Famiglie che ho visitate. Me l'hanno ripètuto cento e cento volte: si sentivano come presi da un'ondata di affetto, di gioia, di ineffabile tenerezza, come se S. Giovanni Bosco passasse redivivo a confortare tutti e ad entusiasmarli nel loro arduo lavoro. E quando io parlavo loro di questa partecipazione universale e davo loro la benedizione di Maria Ausiliatrice, e comunicavo la benedizione pure del Sommo Pontefice, tutti provavano insolito fervore, vivevano come in un sogno di fede, di speranza e di carità che rinnova lo spirito. La preghiera che dappertutto mi fu rivolta era che mi ricor­dassi di loro a Torino, nel nostro Santuario. Ora posso assi­curare tutti che ho mantenuta la mia promessa e che mi son fatto aiutare da tutte le grandi Comunità che ho visitate e a cui ho fatto relazione del viaggio; sicché spero che anche questa petizione abbia trovato ascolto e sia esaudita in pieno dal Si­gnore a complemento del viaggio felicissimo.


  1. - Alcune riflessioni sul viaggio.


Sul Bollettino Salesiano di settembre ho scritto per i nostri cooperatori ed amici a grandi linee il mio viaggio e ciò che mi parve opportuno rilevare per loro. Ma tra noi in famiglia dob­biamo puntare l'obiettivo su problemi di apostolato molto più scottanti, per guardare alle Missioni e ai Missionari con maggior generosità e preoccupandoci dell'avvenire.

Il vicino Oriente, che noi per necessità abbiamo conglobato in una sola Ispettoria, abbraccia l'Egitto in Africa, Istanbul in Europa, la Giordania, Israele, il Libano, la Siria e l'Iran in Asia, con 13 case in 7 Stati; con allievi italiani, arabi, ebrei, greci, siriani, caldei, armeni, persiani; di religione cat­tolica, scismatica, mussulmana, israelitica, zoroastriana; di rito latino, greco, melchita, siriano, copto, armeno, maronita; di lingua araba, turca, persiana, ebraica, italiana, francese e inglese.

A queste difficoltà si aggiunge ora lo stato di armistizio tra la Giordania e Israele, e la situazione politica sempre tesa tra le varie nazionalità nascenti, gelose dell'indipendenza, in­quiete per le difficoltà dell'organizzazione interna ed esterna. Gli istituti nuovi di Teheran, Aleppo e Beyrouth sono sorti sotto ottimi auspici, prosperano e sono molto apprezzati; ma le difficoltà si accrescono proprio nel paese di Gesù, a causa della chiusura dei confini e della minaccia continua di ostilità nella stessa Città Santa, divisa da mura e trincee, guardie armate e frequenti conflitti. Quale pena per il pellegrino consta­tare questo contrasto; quale maggiore pena per me vedere a Betlemme, a Tantur, a Cremisan, Nazareth e Beitgemal, ove si lavora da oltre sessant'anni (anzi, per opera del compianto Don Belloni, fin dal 1863), vedere come a fatica si possono mantenere le posizioni per scarsezza di mezzi e di personale. A Gerusalemme la scuola nostra e quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice hanno dovuto chiudere i battenti; da Caifa fummo consigliati a ritirarci.

È una gloria per i nostri confratelli lavorare nella patria del Divin Redentore e soffrire le conseguenze di secolari urti di razze e di religioni; ma è insieme una grande lezione di umiltà e di fede vedere come Dio permetta colà il perpetuo avveramento della sua parola: «Il mio regno non è di questo mondo» e quella dei suoi crocifissori: «Il sangue di lui cada su di noi e sui nostri figli».

I Padri Francescani hanno organizzato in tutto il mondo il soccorso della Terra Santa: vedrei tanto volentieri che anche noi pensassimo ad aiutare le opere nostre, parlandone spesso, facendo preghiere, cercando offerte, ravvivando la devozione a Gesù Adolescente e istituendo la confraternita del Perdono cristiano, o cooperando alla costruzione della Scuola profes­sionale di Betlemme, tanto bisognosa di rinnovare i suoi laboratori.

Dall'India riceviamo spesso relazioni, e sappiamo come in trentanni i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno fatto miracoli creando scuole,chiese, case, dando vita religiosa a 5 Diocesi, penetrando tra i boschi e le giungle in cerca di anime da istruire e portare a Gesù Cristo, vincendo le opposizioni delle lingue e del clima, delle caste e delle credenze false, delle sètte protestanti, delle malattie facili a contrarsi. Tali difficoltà in una terra ricca di attrattive naturali e di avventure, ove nulla si poteva sperare da aiuti o beneficenza locale, hanno provocato iniziative ardite di propaganda missionaria presso tutti i paesi d'Europa e d'America, rendendo possibili costruzioni e conquiste che destano la meraviglia anche delle altre Famiglie religiose. La guerra del 1940-45. e poi la sospensione forzata delle spedizioni di giovani dalle Case missionarie hanno arrestato alquanto il ritmo crescente; ora il clima d'indipendenza e il controllo rigoroso della immi­grazione creano un nuovo indirizzo e ci portano a intensificare la ricerca delle vocazioni indigene, coltivandole dappertutto, nei collegi e nelle missioni, con prospettive molto lusinghiere. Ho visto centinaia di giovani studenti e artigiani crescere nei vivai di Tirupattur, di Yercaud, di Bandel, Shillong e Sonada; ho tro­vato aspiranti in quasi tutte le case, fervorosi e di ottima volontà ; ho ammirato nelle scuolette missionarie i gruppi disciplinati d'allievi catechisti che occupano le ore di riposo dei missionari... Ecco le nuove costruzioni spirituali che ora vengono ad ag­giungersi alle altre, e che debbono mantenere vivo il sacro fuoco della Fede e facilitarne la diffusione, se questi giovani corrisponderanno bene alla loro santa vocazione e se noi li aiuteremo con le nostre orazioni e con aiuti materiali.

Birmania e Siam. - Le terre classiche del buddismo sono la Birmania e il Siam. Yangoon, Mandalay, Bangkok sono tutte una fioritura di pagode, piccole come un chiosco, immense e ricchissime come cattedrali. Sono terre in cui il Signore ha profuso i doni della natura a larga mano, ove a nessuno manca la possibilità, di vivere anche con poco lavoro. E forse perciò è più arduo il lavoro di penetrazione religiosa, essendo il buddismo facile a praticarsi, senza esigenze interiori, e di riti elementari, che costano poco e sono facoltativi. Ma anche qui le scuole si affollano e i ragazzi sono docili e amorevoli: a Rangoon si è cominciato ora, e già si pensa ad allar­gare le possibilità; a Mandalay è una festa di allievi artigiani e studenti e le vocazioni sono fiorite e fioriscono ogni anno; a Bangkok i nostri giovani furono oggetto di una visita da parte d'un corso universitario di pedagogia, perché destò la mera­viglia del professore la loro serenità, l'amore al lavoro e la familiarità coi loro superiori. Che dire di Bangpong, ove la nuova costruzione è già insufficiente per oltre 900 allievi e di Haad Yay ove i piccoli pagani andarono a gara coi cattolici nel recitare Rosari pel Rettor Maggiore che stava per visitarli? L'opera grandiosa poi che sta attuando S. E. Mons. Car­retto nella sua diocesi e per i suoi cristiani, bonificando larga zona di terreno, preparando le case e i lotti per le varie famiglie dei suoi cattolici, in modo da formare una vera « riduzione », un paese cattolico con scuola e chiesa, sarà certamente una benemerenza sociale di prim'ordine, che darà grande lustro e prestigio alla nostra Religione.

Hong Kong e Macao. - In Cina, Hong Kong e Macao sono ormai le uniche città rimaste libere dall'occupazione bol­scevica in questo tristissimo dopoguerra; e fortunatamente in esse avevamo già bene sviluppata l'opera nostra, sicché ora ci è dato di lavorare con ottimi risultati e fondate speranze. Avete letto sul Bollettino le festose accoglienze fattemi; ma non sapete ancora quale ubertosa messe stava maturando al Nord in questi anni, e' come l'occupazione rese impossibile il trapianto dei nostri valorosi aspiranti; essi però tuttora scri­vono ai superiori e sperano di riprendere la via cui si sentivano chiamati. Con essi sono rimasti oltre cortina un sacerdote e un coadiutore a Shanghai, 3 coadiutori a Siu Chow; in prigione o randagi altri 6 sacerdoti, un chierico e 5 coadiutori: in tutto 17 confratelli.

Fa stridente contrasto con questo pensiero luttuoso la grandiosità e il fervore di lavoro delle 5 case di Hong Kong e delle 3 di Macao. A West Point-S. Luigi è una folla di 1500 allievi che corre alla nostra scuola; di essi 350 sono cattolici; ed anche a me fu dato di amministrare una cin­quantina di battesimi ai giovani degli ultimi corsi. Bellissima la nuora chiesa parrocchiale. Ad Aberdeen la Scuola professionale è apprezzatissima anche dal Governatore inglese e coltiva tra i più che 300 allievi un bel gruppo di aspiranti coadiutori, in un ambiente di fervore, di disciplina, di famiglia. Alla scuola « Don Filippo Rinaldi » di Shaukiwan accorre un altro migliaio di giovani, con un Oratorio festivo di 1500 giovani e scuole serali per 250; i cattolici sono 250 in tutto. Di recente costruzione la «Tang King Po », scuola professionale, supplemento di Aberdeen: è un dono grandioso di un venerando signore che, pur essendo pagano, ammiratore di S. Giovanni Bosco, volle darci modo di aumentare le nostre possibilità di lavoro costruendo amplissimi locali. Don Bosco premiò la sua generosità procurandogli la grazia della conversione.

A Macao, sul ceppo antico dell'Istituto Immacolata Con­cezione, ove iniziò il lavoro il Servo di Dio Mons. Luigi Versiglia nel 1906 e che è tuttora un alveare di attività, ecco sorgere nel 1940 un istituto per i Portoghesi, dal 1951 tutto rinnovato col concorso di un grande benefattore portoghese; e nel 1942 una scuola per esterni cinesi, frequentatissima: 560 pa­gani e 150 cattolici.

Come vedete, anche qui, pur essendo ridotti in terra inglese e portoghese, l'elemento predominante degli allievi è pagano, confucionista, buddista; ma fortunatamente sono molto aperti e pronti ad accettare l'istruzione religiosa, a chiedere il battesimo e a vivere poi da buoni cattolici.

Isole Filippine. - La Provvidenza non ha mancato di consolare i nostri confratelli espulsi dalla Cina comunista aprendo loro il campo ubertoso delle Isole Filippine. Il terreno era pre­parato dalla virtù e dalla superlativa prudenza di S. E. Mons. Domenico Piani, che vi rimase come Delegato Apostolico per ben trent'anni e che si accaparrò l'affetto e la stima di tutti i Vescovi e del Clero locale. Nel 1950 avemmo il primo invito ad assumere le Scuole professionali di Victorias, e ora le ho trovate in piena efficienza, pur essendo ancora troppo pochi i nostri coadiutori addetti agli immensi e attrezzatissimi laboratori. Ma il Signore provvederà, come ha provveduto a far sorgere la città dei ragazzi di Cebu, la Scuola professionale di Manila, l'Oratorio-scuola di Mandaluyong e la Scuola superiore di Tarlac, nel giro di soli quattro anni. Qui il popolo è per la maggior parte cattolico e profondamente religioso; ma col crescere delle industrie, dei commerci, della ricchezza e delle moderne scuole di corruzione: stampa, radio, cine, televisione, moda e divertimenti, si sente anche là vivo il bisogno di moltiplicare gli operai evangelici e di educare la gioventù allo studio, al lavoro, all'obbedienza, alla pietà.

Giappone. - Sono arrivato in Giappone proprio a tempo per prender parte ai festeggiamenti in onore di Mons. Vincenzo Cimatti, che celebrava le sue nozze d'oro sacerdotali. Quale felice coincidenza anche per me, che fui chierico a Valsalice quasi cinquant'anni or sono e lo conobbi nel suo primo sacerdozio, nostro superiore amatissimo, maestro di musica, do­cente di pedagogia e di agraria, animatore delle feste, tutto a tutti, esemplarissimo e gioviale, lavoratore instancabile, salesiano al 100 per 100! E l'ho ritrovato a Tokyo, con la barba bianca fluente — come bene ce l'ha presentato il Bollettino — ma eguale di spirito, di energia, più ricco di esperienza, di meriti, di paternità.

Quale bella introduzione alla visita dei confratelli e delle case che egli nei trent'anni di suo lavoro vide nascere e crescere tra mille stenti, ma sempre a suon di musica (mi disse che furono oltre 4000 i concerti dati in ogni angolo del Giappone per far conoscere Don Bosco e la nostra Fede, il Papa, Roma, Gesù Redentore)! La Madonna Ausiliatrice ha davvero bene­detto il lavoro dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nella terra che si era generosamente aperta all'evangelizzazione di S. Francesco Saverio e che ora lentamente si lascia rischia­rare dalla luce del Vangelo di Gesù Cristo nelle scuole cattoliche e col lavoro parrocchiale.


Anche per noi la guerra, che ha seminato tante rovine, ha contribuito a dare nuovo slancio ai nostri Missionari, a cercare vocazioni locali e a creare nuove scuole, nuove chiese, nuove attività sante. Dappertutto si sono ampliati o costruiti istituti; in Corea è già al tetto una nuovissima scuola professionale; a Tokyo sulle rovine dell'incendio sta ora risorgendo non solo la scuola distrutta, ma la chiesa parrocchiale da tempo desiderata; a Tokyo-Meguro una grande chiesa vede ora accanto una magnifica scuola parrocchiale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e poco più lungi va moltiplicando le sue file a oltre 1200 allieve la Scuola superiore femminile « Seibi Gakuen » — Fulgida stella — con ben 35 Suore e 30 novizie giapponesi, vero fulgido esempio di conquista santa.

E così a Kokubunji e a Nakatsu per artigiani, a Osaka e Miyasaki per studenti, a Hita, a Beppu, a Tokyo-Meguro e Usuki per le parrocchie missionarie, al Don Bosco Sha per la propaganda libraria, è tutto un assedio alle anime per illuminarle e portarle al vero Dio.

Australia. - Che dirvi della lontana ma feracissima Australia, che ha il merito di aver finora accolto nelle case salesiane i più poveri e abbandonati tra i ragazzi, con poche speranze di vocazioni;, ma che ora, fatta visitatoria, si accinge a dilatare le tende dedicandosi a scuole artigiane e di studenti, formando il suo bell'aspirantato e noviziato, decisa a divenire Ispettoria in breve volgere di anni"? Quale conforto per me e per loro l'incontro e la constatazione del bene compiuto, lo studio dei progetti e dei piani per l'avvenire dell'opera nostra nel Conti­nente nuovissimo!

Stati Uniti e Canada. - La sosta di due mesi negli Stati Uniti e la visita di tutte le case e residenze dall'Ovest all'Est, dal Nord del Canada al Sud della Florida e della Luisiana, mi hanno permesso di studiare bene la vicenda tutta speciale dell'Opera salesiana in quelle immense e gloriose nazioni e di intravvederne ormai il disegno provvidenziale per l'avvenire.

Vi bastino alcuni cenni: a Los Angeles ho inaugurato lo­cali scolastici e una bellissima chiesa per la Scuola superiore di Bellflower, mentre S. Em. il Cardinale sta ora costruendo per noi una Scuola professionale al margine della città, i cui cinque padiglioni per laboratori misurano ciascuno alla base 24 metri per 45. A Richmond ho trovato una casa per 150 aspiranti appena finita e bellissima: quei giovani mi hanno aperto l'animo a ottime speranze. A Watsonville il mio entusiasmo, di fronte ai novelli sacerdoti e ai parenti ed amici, mi fece concludere il ringraziamento finale del convito col canto God bless America che fu causa d'una esplosione di gioia. A San Francisco ed Oakland, le nostre quattro parrocchie rappresentano bene i nostri gloriosi inizi negli Stati Uniti e raccolgono intorno a sé le simpatie dei vecchi emigrati e delle nuove generazioni ormai perfettamente americanizzate.

In Canada sono ormai cinque le case sorte nel breve giro di otto anni: a Edmonton ebbi la sorte di collocare la pietra angolare di una nuova scuola professionale, eretta col con­corso dell'intera città, percorsa casa per casa da un comitato di amici, la maggior parte di religione protestante, che vedono nei Salesiani una forza educativa novella per la gioventù operaia. E nell'oriente del medesimo Canada, casa nuova a St. Louis Kent, nuova fondazione di quest'anno a Sherbrooke, con belle prospettive per vocazioni.

Nei dintorni di New York è ormai una raggiera di vie che conducono alle nostre belle case di New Rochelle, di Goshen, di West Haverstraw, una casa per aspiranti ideale, tra boschi e prati, silenziosa, mèta di pellegrinaggi e di comitive per esercizi spirituali, ornata di bellissime statue per il Eosario all'aperto e popolata di ottimi giovani, fior fiore delle case, vocazioni promettenti. Anche a Newton, verde, fiori, collina e la­ghetto rendono ameno il soggiorno dei novizi e dei filosofi e, durante le vacanze, in speciali casette, vengono ospitati i gio­vani dei campeggi, fino a 300. Paterson va costruendo nuovi laboratori per realizzare forse l'opera più preziosa per l'avve­nire salesiano: il Magistero professionale, accanto alla Scuola tecnica superiore; mentre a Boston e Huttonsville la Scuola professionale e agricola sono nuove stelle della corona intessuta sul capo dell'Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco.

Ramsey s'è abbellita di una nuova sede scolastica, Tampa e Marrero lavorano per giovani poveri, eletta porzione del nostro mondo giovanile; le parrocchie di New York, Port Chester, Elizabeth e Paterson completano il quadro, riportandoci anche qui ai faticosi e gloriosi primi tempi della cura dei nostri emigrati. Dappertutto insomma un clima di fervore, comitati di amici, cooperatori, fedeli uniti attorno a noi; ma su tutti solenne risuona la parola autorevole dell'Arcivescovo di Boston, che, in una riunione convivale di oltre 400 persone, tra le quali ben 12 rappresentanze consolari, disse con enfasi e convinzione profonda: « Nella mia Diocesi vi sono 70 comunità di Suore e 40 di Religiosi. Tutti seguono le loro attività caratteristiche. Ad essi dobbiamo essere molto grati per l'aiuto che danno all'Arcivescovo. Ma la riconoscenza maggiore la dobbiamo ai Pigli di S. Giovanni Bosco. Meno di otto anni fa essi apri­rono il " Club Don Bosco " con inizi più che umili. In breve si acquistarono la simpatia di tutti e nel 1949 apersero la scuola professionale. Iniziatasi con appena 20 giovani, ora essa ne conta 400. I Salesiani hanno una salutare influenza sulla gioventù, ed io devo darne le massime lodi. Sarebbe difficile enumerare i benefici ricevuti da essi, e al loro istituto si può applicare' il motto: Hic domus mea - inde gloria mea».


2. - Nuova Crociata Missionaria.

La visione complessiva del mondo orientale dall'Egitto al Giappone ha ravvivato in me la vocazione missionaria e il de­siderio di fare appello allo zelo di tutti voi, confratelli e figliuoli carissimi, quasi per una nuova Crociata missionaria. Ma mentre nel 1926 il Servo di Dio, Don Filippo Binaldi, coadiuvato dal compianto Don Ricaldone, hanno concentrato i loro sforzi nella creazione degli Istituti missionari, cui concorsero le varie Borse e le innumerevoli iniziative del nostro mondo salesiano, ora che gli Istituti sono fondati e che tutte le Ispettorie coltivano i loro aspirantati per le vocazioni, quale efficace mezzo abbiamo nelle mani per ottenere insieme più numerose vocazioni per le Ispettorie e più abbondante il contributo per le nostre Missioni! Come non preoccuparci dei 350 milioni di Indiani, dei 500 milioni di Cinesi, degli 80 milioni di Giapponesi, e della Birmania, del Siam, dell'Arcipelago della Malesia e dell'Africa nera (ove però si lavora già nel Congo Belga, nel Mozambico è nello Swaziland) ossia di metà del genere umano che vive completamente fuori del Cristianesimo nella vera idolatria o nel paganesimo? Vi propongo quindi un generale, attivo, generoso interes­samento per le Missioni salesiane d'Oriente e d'Occidente.

1. - Il primo invito alla Crociata missionaria lo rivolgo direttamente ai Missionari. Ormai si vede chiaramente dap­pertutto, fatta eccezione delle poche missioni che svolgono la loro azione fra i veri e propri selvaggi, la necessità di reclutare i Missionari tra i giovani cristiani del luogo, per concorrere, alla formazione del clero indigeno, dei religiosi indigeni. Non cesseranno i paesi cattolici d'antica fede di inviare aiuti d'ogni genere per incrementare e rinforzare le file, per aprire nuove missioni, dare l'impressione della cattolicità della Chiesa; ma l'ambizione santa di tutti i Missionari nostri dev'essere di moltiplicare le vocazioni indigene, popolare seminari e no­viziati, attrezzare bene le case di formazione, dalla scuoletta parrocchiale agli studentati filosofici e teologici. E per noi che facciamo della scuola l'occupazione principale urge preparare il personale a conseguire gli esami nelle scuole pubbliche di ogni grado, affinché possano essi continuare e perfezionare l'insegnamento delle lingue e delle varie materie scolastiche locali. Non si risparmi fatica, spesa e sacrificio per mettere al primo posto questo programma d'azione: le altre opere siano considerate tutte di minore importanza sia dai nostri Vescovi, che dagli Ispettori e Direttori.

L'avvenire delle Missioni va preparato con le vocazioni locali ben scelte e ben educate all'altissimo compito.


2. - Secondariamente, i Missionari debbono fare uno studio speciale per impartire con sapiente e diligentissima cura l'in­segnamento religioso ai giovani di altra religione. Vorrei susci­tare una gara tra i nostri più esperti docenti di religione, per la preparazione dei Catechismi di propedeutica al Catecumenato. In alcuni luoghi viene chiamata « scuola di morale » per non darle aspetto di proselitismo religioso; ma sull'esempio di ciò che fu fatto dai nostri predecessori e da altri Religiosi, anche noi dobbiamo preparare dei manuali adatti, chiari, scolastici, nelle varie lingue, con appositi sussidiari per i maestri meno esperti, allo scopo di illuminare le menti ignare delle verità naturali su Dio, l'anima immortale, il premio o il castigo dopo la morte, l'eguaglianza degli uomini davanti a Dio, i doveri naturali (comandamenti), i rapporti sociali, le virtù umane e i vizi capitali, il peccato originale,, la possibilità della Redenzione.

E anche queste verità naturali debbono essere spiegate ciclicamente, in modo adatto ai piccoli, ai medi, ai grandi dei nostri giovani e agli adulti, con testi e sussidi speciali, che possano essere esaminati e approvati anche dalle autorità scolastiche, e letti e studiati con vero profìtto da chi non frequenta le scuole cattoliche.

Sarei orgoglioso di vedere tosto il frutto di quest'opera missionaria e di sottoporlo all'esame del Capitolo Generale prossimo, nella Commissione che tratterà i problemi missionari. Credo che potrà essere un lavoro della massima utilità per la Catechesi tra gli infedeli d'ogni specie. E ben volentieri m'impegno a dare vistosi premi alle Missioni che sapranno preparare i migliori testi a giudizio dei competenti.


3. - Se raccomando ai Missionari la cura, delle vocazioni, non voglio perder l'occasione per ribadire a tutti i confratelli quest'argomento, come conseguenza diretta del mio viaggio in Oriente. In quei collegi il numero dei giovani è imponente, ma i confratelli sono sempre pochi, pochi, troppo pochi. E quando vedo tra noi qui in Europa le file di Salesiani che po­polano le case, col lavoro suddiviso e con molte comodità, talora a scapito del buono spirito, penso a quei nostri fratelli eroici, che si moltiplicano per tre e per quattro e pur vedono tanto lavoro incompiuto per mancanza di braccia.

Abbiamo bisogno di vocazioni missionarie, di cuori generosi che si dispongano al sacrificio del distacco dalla Patria, dalla famiglia e dall'Ispettoria nativa, pronti a studiare nuove lingue e ad adattarsi a climi e ambienti diversi, forti fisicamente e moralmente per educare il loro spirito a costumi di vita diversi, a vivere in comunità internazionali, o nell'isolamento e nelle privazioni d'un vita veramente missionaria. Oh il premio che Dio riserba agli apostoli suoi delle moderne missioni!

E vengo a pregare i rev.mi Ispettori di essere generosi e insieme molto prudenti nell'accompagnare le domande di nuovi missionari con le informazioni richieste, e con le garanzie sincere di ottima riuscita nel campo difficile cui saranno asse­gnati. L'amore alle Missioni in ogni superiore deve ispirare viva fede nell'immancabile ricompensa del Signore per ogni sacrificio di personale compiuto a loro vantaggio.


4. - Ma insieme desidero che tra i giovani sia moltiplicato l'interessamento e il fervore a vantaggio delle Missioni. Specialmente le Compagnie religiose si facciano zelatrici di propaganda di preghiere e di soccorsi tra i compagni e nelle loro famiglie.

Ogni Compagnia abbia il suo gruppo dedicato allo studio, alla propaganda, al lavoro missionario, e i Superiori dirigano e concordino le varie iniziative.

Per mettere in attività le Compagnie, Ispettori, Direttori e Catechisti prendano in considerazione le Raccomandazioni dell'ultimo Capitolo Generale (Atti del Gap., n. 170, ottobre 1952, pagg. 15-19). Vi è una miniera preziosa che finora è stata tra­scurata, mentre darebbe un rendimento tale da superare l'incasso che i poveri missionari realizzano con le loro personali immani fatiche e coi loro viaggi di propaganda.

Affido questa bella impresa all'Ufficio del sig. Don Bellido, incaricato delle Missioni, e a tutti gli Ispettori. Son certo che coll'aumento del contributo pecuniario avremo l'aumento delle vocazioni per le Ispettorie e per le Missioni, giacché il Signore è generoso con chi è generoso verso gli arditi della Fede. Il motto sia «Volo mittere aut mitti ». O andare o mandare.



3. La Strenna per il 1956.

Il contributo personale più immediato sia per tutti la pratica della Strenna 1956, che converrà subito annunciare e mettere in esecuzione al. principio dell'anno scolastico, dove esso incomincia a ottobre.

Educatori, allievi, ex allievi e cooperatori salesiani diano la massima importanza all'istruzione religiosa, sostegno della fede e guida sicura nella vita cristiana.

Tale studio e tale scuola è in piena armonia col pensiero missionario. Infatti la prima maniera per mantenere in noi la Fede è ascoltare le istruzioni catechistiche e praticarle; per i pagani e per chi non ha la nostra fede, unica vera via per giungere alla Fede è essere istruiti, cercare la verità alle fonti sicure, abbracciarla generosamente.

Ben si adatta quindi questa strenna anche ai mille e mille nostri allievi non cattolici, che frequentano le nostre scuole specialmente in Oriente, pur essendo diversa la catechesi da farsi a chi non ha ancora il lume della Fede.

E unendoci tutti in questo importante lavoro, faremo opera missionaria e l'offriremo a Gesù Redentore, via verità e vita, affinché si degni di dilatare il suo Regno sulla terra e di dissipare dovunque le tenebre dell'errore.

Spero di poter ritornare sull'argomento nel corso di quest'anno scolastico, per infervorare tutti, docenti e allievi, ex allievi e cooperatori, in una gara catechistica e missionaria confortante agli occhi di Dio e di S. Giovanni Bosco, bene­detta dal Sommo Pontefice, da tutti i nostri Vescovi e di grande profitto per le anime.

Continuate a pregare per le zone depresse ed oppresse dalla tirannia di Satana, per le Missioni e pel vostro


aff.mo in C. J.

Sac. RENATO ZIGGIOTTI


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