Consulta 2010 Quadro formazione

Consulta 2010-49

FMA Sr. Mercedes Alvarez


QUADRO contributo Settembre 30


Quadro di Riferimento In visione globale


Lo schema proposto mi sembra ben strutturato.  Più sintetico. La documentazione e le note a pie di pagina sono ricche, abbondanti e  rispecchiano sia i Sinodi continentali sia la riflessione delle Conferenze Episcopali dei vari continenti.

Il documento è operativo: propone un cammino formativo  di dialogo/confronto corale fino al 2013

Il linguaggio è chiaro e comprensibile sebbene sia necessario una revisione della redazione in lingua italiana che  rispecchi meglio i concetti e tolga anche le ripetizioni

( per esempio : il termine Path tradotto come itinerario della missione , vogliamo dire quello o  vogliamo elencare gli  elementi della missione oggi? )


In questo documento base sarebbe buono  utilizzare lungo tutto il documento,  in maniera univoca cioè con lo stesso significato  i termini:dimensione missionaria; attività missionaria; animazione missionaria (Cfr. schema Per. Esempio ll termine animazione è utilizzato in senso ampio e allo stesso tempo come un’area) . Così come i concetti di Missione, di Evangelizzazione, di Nuova Evangelizzazione, di missioni e di pastorale ordinaria, ecc.


Dalle parti

Introduzione.

n. 2 . I progetti missionari modificare per Il progetto missionario

Aumentare dopo Regolamenti … “ Riflettono anche il modello missionario dell’epoca.

n. 3 utilizzare l’espressione nuovo paradigma missionario, o nuova missionarietà. Evitare il termino nuova evangelizzazione.


Aumentare il dopo della rivoluzione digitale … il fenomeno della mobilità umana


Ripensamento …. aumentare della visione e prassi missionaria ( non soltanto la prassis)

n. 4 convinzioni, aumentare principi assunti anche dalla Congregazione … per orientare

n. 5 Sistema preventivo, tra eredità e rifondazione

Cfr. Braido «Sorto e cresciuto nei millenni in clima religioso, biblico e cristiano,

il “sistema” necessita di una vigorosa rifondazione antropologica e teologica

che restauri e rafforzi la fragile fondazione pratico-moralista ottocentesca»

(BRAIDO, Prevenire non reprimere, 395).

(Soprattutto in frontiera missionaria o nella prsassi missionaria in contesti pluriculturali e plurireligiosi)


Parte Prima. Identità del Quadro dell’attività Missionaria Salesiana

Delle missioni ? Attenzione al nome


n. 6. Rivedere i destinatari …. Anche il nome dipende dai destinatari. ( aumentare i missionari e le comunità in missione )

n.8 (riavviare processi formativi secondo il nuovo paradigma missionario. O il modello missionario proposto dalla Congregazione…


n.11 ( c ) soltanto le culture secolarizzate???

Attenzione a dare priorità e rapportarci con le altre dimensioni della missione. Oggi la unica missione della Chiesa è pluridimensionale.

( g) soltanto la distribuzione delle risorse?



La parte II,  mi sembra essenziale per camminare verso un nuovo paradigma missionario.

Apporto per la riflessione


Nello scenario globalizzato, complesso, plurale e in costante evoluzione, ci chiediamo, cosa è missione oggi? Quali sono gli orientamenti che ci possono ispirare?


Molte sono le connotazioni semantiche del termine missione. Nella lingua della diplomazia, della tecnica o della scienza prevale un tono piuttosto positivo, ad es. quando si parla della difficile “missione diplomatica con l’Iran”, o la presenza dei soldati in Afganistan in “missione di pace” o di un grande progetto scientifico come “la missione su Marte” . Università, associazioni o grandi impresa fanno precedere la loro presentazione da un “mission statement” in cui dichiarano perché fanno ciò che fanno. Diversamente si percepisce la “missione” in senso religioso. ( anacronismo, fuori di epoca, proselitismo, o addirittura tinto di fondamentalismo, di sospetto ecc)


Leggendo gli Atti degli Apostoli, lettura teologica fatta da Luca sui primi passi della Chiesa primitiva, conosciamo qualche cosa del cammino lento, faticoso e sofferto dei discepoli di Gesù, per “rendersi conto” chi erano, cioè, per riconoscere la propria identità di comunità separata dal giudaismo, e cosa dovevano fare nel loro tempo. Lo Spirito, a partire dalla Pentecoste, poco a poco li ha guidati, li ha spinti a qualche cosa di diverso, di nuovo, di inatteso. Attraverso nuove e diverse situazioni e/o circostanze li ha guidati ad aprirsi, approssimarsi ad “altri”, (Stefano, Samaria e l’eunuco etiope, Cornelio e la sua famiglia, Antiochia , i gentili ecc), e, in questi nuova terra sacra, ad annunciare, testimoniare e servire il Regno di Dio così come aveva fatto lo Spirito del Signore Gesù.


Anche se la missione verso i giudei non viene meno, diventa sempre più chiaro che il futuro del movimento di Gesù, questa nuova via, conduce al mondo intero come una nuova comunità, come chiesa1.


La missione è in un certo modo la “madre della Chiesa”, e quindi, se così si può dire, la precede.

“La chiesa esiste tramite la missione, esattamente come il fuoco esiste tramite la combustione” Brunner.

“Senza fiamma nessun fuoco; senza missione nessuna chiesa!” D.Miller.


Cosa sia esattamente la missione non è facile da definire. Possiamo dire che la missione, quale soffio dello Spirito, trasporta la chiesa al di là di se stessa nella storia, nella cultura, nella vita della gente, invitandola costantemente ad “attraversare le frontiere”.


Paolo VI, nella EN, definisce la missione come annuncio del Vangelo, perciò la identifica con l’evangelizzazione e la considera come processo complesso e dinamico (EN. N.18, 20,21,22, 29-31). Secondo alcuni studiosi, pare che eviti il termine missione a causa della connotazione colonialistica ancora associata a questo termine.

Il documento del 1991, Dialogo e Annuncio, conferma l’identificazione parlando di “missione evangelizzatrice della Chiesa (DA 8)


Sarà Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio (1991) a riprendere il termine missione, là dove parla dei nuovi areopaghi della missione, cioè della missione ad gentes, nelle nuove frontiere, non solo geografiche, ma anche sociologiche e virtuali del mondo, e la indica come “attività specifica” (RM 34).


Dobbiamo evitare sia la tendenza a considerare la missione in termini troppo ampi:“se tutto è missione, allora niente lo è” Stephen Neill (1959), sia il volerne delineare troppo nettamente i contorni.RM 33. E’ necessario oggi distinguere senza separare, per chiarire e coinvolgere.

Ci approssimiamo a comprendere la Missione, affermando: Missione è la chiesa che annuncia e testimonia Cristo e il Suo Regno per la prima volta; è l’azione dei cristiani che combattono l’ingiustizia e l’oppressione promovendo i diritti umani, l’educazione dei più svantaggiati e lo empowerment dei popoli, e la liberazione da ogni oppressione (RM 58); è fasciare le ferite e guarire le piaghe nella riconciliazione; è la chiesa che impara da altre vie religiose ed è messa in discussione dalle culture e dalle nuove sensibilità del mondo.

La Missione esiste nei quartieri urbani multiculturali, nei villaggi rurali del Rwanda, nelle favelas brasiliane, nelle università, nel cyberspazio mondiale.

La missione è la chiesa locale “che si concentra non sui propri problemi interni, ma sugli altri essere umani, fissando altrove la propria attenzione, in modo che la chiama e la mette in discussione” 2.

La missione è il cammino, il movimento dello Spirito che accompagna le vie dell’umanità in contesti mutevoli e conflittuali.

Il vento soffia dove vuole … e ne senti la sua voce”


Da preferire il termine Missione a quello dell’Evangelizzazion.

Si fa strada la convinzione che la missione e l’evangelizzazione non siano sinonimi, ma che tuttavia siano indissolubilmente legate e connesse, sia nella teologia che nella pratica. In realtà la missione è più estesa dell’evangelizzazione, in quanto la missione designa il compito globale che Dio ha assegnato alla Chiesa per la salvezza del mondo. Partecipazione alla Missione di Dio per l’umanità. L’evangelizzazione rimane la dimensione e la prima attività della missione della Chiesa.



La missione della Chiesa: L’Evangelizzazione3


2.- La ricomprensione del mandato missionario di Gesù oggi nella prospettiva di Dio Uno-trino del Vaticano II. Quali implicanze?


All’inizio del sec. XX, i missionari appartenenti a diverse confessioni cristiane4, attenti agli sviluppi della teologia biblica e sistematica, hanno contribuito al cambio del pensiero missionario. Si è verificato un decisivo spostamento verso una concezione della missione come missione di Dio.

Nei secoli precedenti la missione era stata interpretata come dedizione per salvare gli uomini,le anime dalla dannazione eterna oppure, in termini culturali, come introduzione dei popoli nella civilizzazione dell’Europa cristiana; o anche, in termini storico-salvifici, come il processo attraverso il quale il mondo sarebbe stato trasformato in regno di Dio. In ogni caso, non c’era relazione tra cristologia, soteriologia e dottrina della Trinità, cosi importante per la Chiesa primitiva. Infatti, come abbiamo visto brevemente negli Atti degli Apostoli, i primi discepoli vivevano dell’esperienza di Gesù come rivelatore del Mistero del Padre e della propria esperienza dello Spirito, come ispiratore della fede e guida della comunità verso la missione oltre le frontiere.

A partire del congresso missionario Willingen 1952, si fa strada la mentalità che la missione è priva di vita propria: è Dio che manda e l’iniziativa missionaria viene soltanto da Dio. Si rinnova, inoltre, la stretta relazione fra la missio Dei e la missione come solidarietà con il Cristo incarnato e crocifisso.

Oggi, alcuni teologi parlano del carattere pasquale della vita e della missione della Trinità. Il reciproco dare e ricevere, che è costitutivo della comunione divina, si riflette, in primo luogo, nell’invio dello Spirito nel mondo. Attraverso lo Spirito il mistero di Dio è pienamente presente nella trama dei processi cosmici e storici. In un secondo momento, il mistero di Dio si fa presente nella persona storica di Gesù (Fil 2, 6-11). Si parla della missione divina come kenosi di Dio nel mondo per amore dell’unità del mondo. Questa concezione conduce a un’interpretazione della morte e risurrezione di Cristo come parte integrante della perfetta donazione di sé che Gesù porta a compimento, inviando dalla croce lo Spirito nel mondo (Gv. 19,34) ; e poi inviandolo sulla chiesa la sera della sua risurrezione (Gv 20,22). Come Gesù, la chiesa è inviata dal Padre (Gv 20,21) perché, con la forza dello Spirito viva per la vita del mondo (Gv 6,33; 10,10)

La prospettiva trinitaria ha ispirato la ricomprensione non solo del mandato missionario di Gesù alla chiesa, ma la sua stessa natura missionaria durante e dopo il Vaticano II ( Cf. AG 4, GS 22, RM 29)

Effettivamente, durante lo svolgimento del Concilio, nel processo per l’elaborazione del Decreto Ad gentes, si è assistito ad un forte cambio di prospettiva: La chiesa per sua natura missionaria è il risultato dell’amore di Dio, espresso nella missione del Figlio e in quella dello Spirito Santo (Ad gentes 2,3,4 );


Gli impulsi più decisivi per una Teologia della missione riflesso della Trinità, sono venuti dalle Costituzioni sulla Chiesa (Lumen Gentium, Gaudium et Spes), dai Decreti sull’Ecumenismo (Unitatis Redintegratio), sulla vocazione dei laici (Apostolicam Actuositatem), dalla Dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis Humanae) e sulle religioni non cristiane (Nostra Aetate). In tutti questi documenti si ritrovano i presupposti missiologici elaborati nel Vaticano II, inseparabili dalla nuova visione di Chiesa che afferma la sua natura missionaria.


Procedendo nella riflessione, si evidenzia una sequenza di passi che costituiscono un nuovo cammino per la teologia della missione: la missiologia, che era un optional nel campo della pastorale, è confluita nella teologia fondamentale. Il convergere della missiologia nell’ecclesiologia, e l’inserimento di entrambe nel disegno trinitario di salvezza, hanno dato un respiro nuovo alla stessa attività missionaria, concepita non più come un compito ai margini della Chiesa, ma immersa nel cuore della sua vita, quale impegno fondamentale di tutto il Popolo pellegrino di Dio.


Il Vaticano II ha lasciato segni teologici/pastorali, quali punti di partenza, per una Chiesa che si considera per sua natura missionaria, sia come chiesa locale che universale, Popolo di Dio in cammino, sacramento di salvezza e mistero per tutti.

La Chiesa scopre se stessa ravvivando l’invio trinitario nella sequela dello Spirito di Cristo. Annuncia il Regno come meta storica rilevante ed escatologicamente significativa.

Ciò implica una visione nuova delle cose. La storia del mondo non è soltanto una storia di male, ma anche di amore, una storia in cui il Regno di Dio cresce in mezzo al non-regno. Nella sua attività missionaria la Chiesa incontra un’umanità e un mondo in cui la salvezza di Dio è già segretamente all’opera per mezzo dello Spirito, vero autore dell’umanizzazione e del progresso del mondo Cf. Gaudium et spes, n. 26. 39.

Il nuovo popolo convoca in chiave dialogica e propositiva tutta l’umanità all’incontro definitivo con Dio5.

La nuova missionarietà partendo dalla stessa Missione di Dio6 richiama la nostra responsabilità, come discepoli di Gesù, riguardo alle angosce e alle speranze del mondo. La Chiesa lavora per il primato della giustizia e dell’amore nel mondo7, in sinergia e reciprocità con altre religioni, istituzioni e persone di buona volontà.

La Chiesa del Vaticano II è consapevole che non solo “ha” missioni, ma che è in se stessa “missione ad/inter gentes, a servizio degli “altri”, della vita per tutti, come lo è stato Gesù di Nazaret, Figlio del Padre8.



La missione concepita come Missio Dei ha delle grandi implicanze.

Ritornare al Dio di Gesù: Regno del Padre

Gesù di Nazaret nella sua vita terrena si è sempre situato in riferimento al Padre e allo Spirito. Il Regno del Padre che annuncia, serve, testimonia e realizza in un già e ancora no, fa di Gesù una persona centrata non su di se, non autoreferenziale, ma sul Regno di Dio, sul Padre ( cfr. Mt 11, 25-25; Mc 1,15; Lc 18, 18-19; Gv 12,44-45). Gesù annunciò il regno di Dio attraverso le parabole, racconti brevi e vivaci che parlavano in termini quasi incredibili dell’amore che perdona e/o della pressante vicinanza di Dio, servi il regno di Dio fungendo da parabola in azione che dimostrava l’amore e la vicinanza di Dio e la sua implacabile opposizione al male e alla sofferenza umana. E la vita di inclusione condotta da Gesù – il suo accompagnarsi liberamente alle donne e ai poveri, il suo sedersi a tavola con colore che erano ritenuti peccatori – fu una testimonianza che l’irruzione del regno di Dio era l’avvento di i un regno di nuove possibilità, nuove relazioni sociali e radicale uguaglianza.

Questo Regno è tanto importante, che tutto diventa “il resto”, che è dato in aggiunta. Solo il regno del Padre è dunque assoluto e rende relativa ogni altra cosa (EN 8).

Amaladoss, teologo indiano, afferma: “L’obbiettivo della missione non è la chiesa, ma il regno di Dio; la chiesa deve, sì, essere edificata, ma in qualità di serva del regno di Dio. Servendo (…) umilmente il regno di Dio, i cristiani hanno nella visione di Gesù uno stimolo costante alla conversione … ”…, una sfida a cambiare, un invito a realizzare il Regno di Dio, un impulso a entrare nel dinamismo creativo dell’azione di Dio nel mondo, rinnovando tutte le cose”9


Gesù nella Sinagoga di Cafarnao (Lc 4, 16-19) tratteggia le caratteristiche della persona del Messia, del Signore, applicandole a se stesso ed elencando alcune azioni che incidono sulla realtà umana, sulle persone concrete come segni di amore da parte di Dio.

Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,

per proclamare ai prigionieri la liberazione

ai ciechi la vista;

per rimettere in libertà gli oppressi,

e predicare un anno di grazia del Signore”


Questa qualità di vita deve diventare esperienza di vita quotidiana per ogni persona umana, quale figlio/figlia di Dio (Mt 11,2) (EN 10)


Accogliere questa buona novella è trovare la via per ricuperare la dignità di ogni persona umana, è segno che il Regno di Dio è arrivato (Cf. RM 59)


Annunciare la buona novella del regno di Dio, significa, allo stesso tempo, denunciare e combattere ogni oppressione o ingiustizia. Il compito missionario della chiesa si gioca con la sua solidarietà con gli emarginati del mondo e le vittime dell’ingiustizia. In questo senso è importante mettere in evidenza le realtà strutturali di peccato, quelle azioni e atteggiamenti che costruiscono o difendono reti che opprimono ed emarginano sistematicamente interi gruppi di persone, specialmente bambine e donne, o che deturpano la creazione di Dio in modo tale che le generazioni future saranno private delle sue meraviglie e delle sue risorse. Anche qui deve arrivare il Regno di Dio.

Il compito missionari profetico della chiesa si gioca sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla compassione con gli emarginati del mondo e le vittime dell’ingiustizia a partire della verità evangelica intesa come processo di vita e di bene.


Giovanni Paolo II nella RM sostiene fin dall’inizio che è soltanto attraverso la fede in Gesù Cristo che è possibile comprendere la missione di Dio e darvi un fondamento (RM.4) In altre parti, viene pure affermato che, per mezzo dello Spirito, la grazia di Dio offre “a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale (RM 6, 10,28, che cita GS 22), e che i “germi del Verbo” sono sparsi all’interno dell’esperienze del genere umano (RM 56)

Sebbene la missione sia pluridimensionale, olistica, l’accento principale cade sulla dimensione trascendente, spirituale degli essere umani. La piena umanità non si raggiunge soltanto attraverso la sicurezza economica o l’autonomia politica, ma anche e, fondamentalmente, mediante la comunione con Dio in Cristo e la trasformazione operata dal vangelo.

Se i cattolici, gli evangelicali e i pentecostali insistono sull’urgenza di una testimonianza che raggiunga tutto il mondo, hanno anche la percezione che il vangelo non può essere imposto, né deve essere annunciato in modi contrari alla dignità umana.

Il Vangelo va annunciato in “modo rispettoso delle coscienze” (RM 3,8) L’accettazione di Gesù Cristo – insiste il Papa- può soltanto aumentare la libertà umana: La Chiesa propone, non impone nulla (RM 39)



Dio, comunità di Amore: Convivialità delle differenze

Il Dio, testimoniato dalla vita e dall’azione di Gesù, è una comunità di Padre, Figlio e Spirito, costantemente coinvolti nel mondo; Dio comunità d’amore, in rapporto di uguaglianza e di reciprocità tra le tre persone, una perfetta convivialità delle differenze. Il Dio uno-trino trabocca nel mondo in una presenza che chiama, interpella l’umanità dal di dentro al perdono, alla misericordia, alla compassione, alla giustizia, all’interdipendenza e alla sussidiarietà, all’amore.

Dio entra in dialogo, stabilisce un storia di amore salvifico non solo nei riguardi delle persone ma anche dei popoli e delle religioni e con il creato. (La realtà di un mondo senza Dio di fronte alla quale ci troviamo, è in parte la reazione ad un Dio senza mondo. W. Kasper, 1975)


La chiesa come comunità eletta è chiamata ad esprimere nella propria vita, ad intra ed ad extra, la natura missionaria di Dio Uno-Trino. E questo è così essenziale che, se essa dovesse cessare di essere missionaria in questa modalità, non soltanto fallirebbe in uno dei suoi compiti, ma cesserebbe di essere chiesa. La chiesa è in missione perché è stata graziosamente assunta nella missio Dio, la missione stessa di Dio nella creazione, nella redenzione e nella continua santificazione.

Il Dio manifestato in Cristo Gesù è essenzialmente missione, si interessa per le sue creature, uomo/donna, cosmo; prende la parte dei piccoli, dei deboli, degli emarginati. Sente e ascolta il grido del suo popolo, della fame dei milioni di bambini, della violenza sistematica contro le bambine e le donne, dello sfruttamento della natura e del cosmo.

Thomas Thangarj afferma “ essere umani è essere impegnati in una missione di umanizzazione, un movimento di responsabilità, solidarietà e reciprocità. Tale missione è concepita come l’immagine della missio Dei, resa concreta sia nella missione di Cristo sia nella missione della Chiesa e in altre istituzioni.


Questa visione trinitaria nella missione

presuppone un’antropologia che sottolinea sia la natura radicalmente relazionale dell’umanità, sia il suo legame inscindibile con la totalità del mondo creato.

Gli esseri umani sono immagini di Dio in quanto trovano la propria pienezza soltanto nella relazione e nella comunione. L’essere-persona non si fonda sull’esperienza e sulle conquiste individuali, su rapporti di potere, su relazioni asimmetriche: è sempre qualcosa che si riceve da un altro, eguale a te in dignità e diverso da te in quanto “altro” .

Frasi di culture africane lo esprimono perfettamente: “Io sono perché noi siamo” . L’ubuntu: un concetto prettamente africano per indicare la fratellanza, l’amicizia, fatta di relazioni, interdipendenze, appartenenze culturali ed etniche: farne parte significa essere “persona”. La più grave punizione è invece quella di esserne escluso: è come tagliare un ramo dalla pianta.

Di conseguenza la comunità non è qualcosa che nasce dal contratto di un gruppo di individui; è qualcosa che esiste anteriormente a ciascun individuo e che si concretizza quando le persone riconoscono il legame che le tiene unite.


ci chiama a riconoscere anche l’interconnessione di tutto ciò che si trova nell’universo. Ogni cosa è in relazione con tutte le altre, e ciò significa che una antropologia, sociologia, economia e politica, elaborate alla luce della Trinità non potranno mai essere antropocentriche individualistiche, che cercano il proprio torna conto. Di qui l’alternativa cristiana di essere e lavorare in rete .. le sue conseguenze nella società e nell’economia, che devono organizzarsi a misura della dignità umana e della conservazione del cosmo.


guarda positivamente le culture10 e scopre in esse i semi del Verbo, la “segreta presenza di Dio”come dice il decreto AG. Questa presenza misteriosa dello Spirito è resa concreta dall’incarnazione di Dio in Gesù, che mostra un Dio disposto a qualunque cosa per comunicare il suo amore all’umanità, e che, inoltre, addita la sacralità della storia, degli sforzi umanI, il concreto, il particolare, l’ordinario.

Anche le culture, siamo consapevoli, hanno i loro limiti e, spesso, sono profondamente ambigue. Una prospettiva trinitaria di comunione e relazione avrà un ruolo profetico di fronte a qualunque forma di cultura che non riconosca la dignità e l’uguaglianza umana o l’interrelazione di tutto il creato.

Ancora più radicalmente afferma Bevans: tutto ciò che vi è di buono nella creazione di Dio è materia per la risposta, l’espressione e la celebrazione umana. L’inculturazione è una risposta naturale inevitabile all’incarnazione.

Il teologo vietnamita americano Peter C. Phan ha affermato recentemente che l’incultuazione sarà “la questione più urgente e controversa della missione per i decenni a venire, specialmente alla luce dal fatto che il cristianesimo è ora davvero un cristianesimo mondiale, e la chiesa è ora davvero presente in quasi tutte le nazioni. Ed aggiunge “ dal successo e/o dal fallimento dell’inculturazione dipenderà il futuro della chiesa”11

Il cammino dell’inculturazione, come ci ricorda Giovanni Paolo II, resta ancora oggi “un cammino lento” e un “processo difficile” (cfr. RM52)

Finché Cristo non è conosciuto e amato, vissuto da ogni popolo secondo la propria particolarità, finché la fede non è espressa in tutte le culture, Cristo non è ancora completo, non è ancora conosciuto da nessuno nella sua totalità, non è tutto in tutti.


Richiede di dare ascolto ai popoli, considerandoli come patner, corresponsabili del futuro dell’umanità. Il popoli con la loro maniera di esserci e di situarsi nel mondo apportano qualche cosa di specifico, imprescindibile per la crescita umana autentica e la riconciliazione del creato.

Da tempo I vescovi asiatici insistono sulla necessità che la missione in Asia pluriculturale e plurireligiosa, realizzi un triplice dialogo con i poveri, le culture e le religioni per la propria trasformazione.


L’unità nella diversità della Trinità è la chiave che apre al pluralismo religioso. Lo Spirito è presente nelle altre religioni12 . E’ una missione tra le genti di altre fedi intesa come processo dialogico di dare e ricevere, annunciare ed imparare, parlar chiaro e aprirci alla critica. In questo dialogo sono interessate le grandi religioni, le religioni tradizionali indigene, afro-americana, presenti in tutti i continenti a motivo anche del fenomeno della mobilità umana.

Il carattere comunitario, relazionale e dialogico della vita trinitaria, indica l’esigenza che la missione sia essa stessa comunitaria, relazionale e dialogica.

La missione esige una nuova spiritualità: il nostro compito è quello di cooperare con la presenza di Dio nel mondo, non fare da soli … , in umiltà, dialogo e responsabilità. Siamo matite missionarie dirà M.Teresa di Calcutta, al servizio della vita.

La mistica, la passione che suscita il intendersi chiamati da Dio, uno-trino, a partecipare a questa sua Missione, sta dando nuova vita, immaginazione, inspirazione e dinamismo missionario a comunità evangelicali, pentecostali e ortodosse cosi come a comunità cattoliche.



Parlare di itinerari forse sarebbe meglio dire Elementi della Missione

N. Itinerario della Missione ( in questo senso si separa del processo di Evangelizzazione e mi sembra corretto: la Proclamzione inizale


3.- I volti della missione dopo il Vaticano II

Partendo da una Chiesa ad immagine della Trinità, Comunione in missione, l’azione missionaria/evangelizzatrice si riveste di molteplici forme o volti secondo le circostanze, i contesti e i destinatari, che ben articolati ed armonizzati costituiscono l’espressione dell’unica missione della Chiesa nel mondo13 . Hanno come nucleo fondamentale la Costituzione Dei Verbum, cioè la Parola di Dio ai popoli, in cui sono presenti il dialogo e il servizio, la testimonianza e l’annuncio, la preghiera e la contemplazione.

Attualmente, si possono articolare i seguenti nuclei missiologici:


  1. La missione ad gentes.

La missione come testimonianza/ primo annuncio di Gesù e formazione di comunità cristiane.

È la testimonianza da parte delle comunità cristiane dei valori del Regno che costituisce il primo annuncio di Gesù Risorto o kerygma. 14

Nel linguaggio cristiano delle origini il kerygma (dal greco annuncio), stava a indicare il primo annuncio della fede nel Cristo morto e risorto. Un elemento essenziale nella creazione delle comunità, proprio dei primi missionari e riscoperto dalla chiesa universale nel Concilio Vaticano II. Si tratta di una comunicazione diversa dalla catechesi, dall’omelia e dalla lezione di religione.

È la passione che sgorga da un cuore entusiasta e convinto, un cuore che ha sperimentato in prima persona la salvezza della fede nel Signore Gesù. Kerygma indica allora la comunicazione personale dell’incontro con una persona viva, capace di rispondere agli interrogativi più profondi dell’essere umano, di animare scelte esistenziali in ordine all’amore del prossimo e, per ciò stesso, all’amore di Dio.

Ha come destinatari i non cristiani e non credenti: popoli, gruppi umani in contesti socio/culturali in cui Cristo e il suo Vangelo non sono conosciuti, in cui mancano comunità cristiane abbastanza mature da poter incarnare la fede nel proprio ambiente, annunciarla ad altri gruppi e promuovere i valori del Regno 15.


Si attua nel rispetto dei diversi ambienti culturali, in dialogo con quanto Dio sta facendo nell’intimo delle coscienze, a volte in maniera misteriosa; con le altre confessioni cristiane, le diverse religioni, e sensibilità religiose.

La missione ad/inter gentes ci impegna prioritariamente all’annuncio di Gesù il Figlio di Dio vivente, alla creazione di comunità cristiane e a promuovere lo “sviluppo umano” educando le coscienze.


Tutte le Chiese particolari sono chiamate alla missione ad/inter gentes, che è il costante orizzonte e paradigma16 di tutta l’attività della Chiesa, senza il quale la sua stessa dimensione missionaria sarebbe priva del suo significato fondamentale e della sua attuazione esemplare.17



2.La Pastorale missionaria

La Chiesa è missionaria secondo il piano di Dio Padre,18 e la Testimonianza dell’Amore, anima della missione, riguarda tutti: “Guai a me se non predicassi il Vangelo…” (1 Cor. 9,16).

In questi ultimi anni nelle chiese locali si è affermata la convinzione che è sempre più necessaria una pastorale missionaria che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, testimoniando che è possibile, bello e giusto vivere l’esistenza umana secondo il Vangelo e contribuire a rendere nuova l’intera società, la natura e il cosmo.

La dimensione missionaria della Chiesa deve assumere i toni della quotidianità, perché essa è un crocevia pastorale decisivo nella vita cristiana. È questa una “nuova frontiera” della pastorale.19



3.La Missione ecumenica con i cristiani di altre confessioni20


La missione ecumenica è finalizzata, ad intra, all’unità dei cristiani affinché il mondo creda e, ad extra, ad affrontare insieme i grandi problemi dell’umanità: pace, giustizia, riconciliazione, diversità culturale, nuovo ordine economico mondiale, ecologia, futuro dell’umanità.

“Il cammino ecumenico resta, certo, faticoso, forse sarà lungo, ma ci anima la speranza di essere guidati dalla presenza del Risorto e dalla forza inesauribile del suo Spirito, capaci di sorprese sempre nuove”.21



4.Dialogo interreligioso con i credenti di altre religioni


Lo Spirito è presente nelle altre religioni.22 Il dialogo inter-religioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. È impostato su un sistema di duplice comunicazione, che implica il parlare e l’ascoltare, il dare e il ricevere per uno sviluppo e arricchimento mutuo. Si tratta di un dialogo in rispetto e verità, che è testimonianza della propria fede ma, nello stesso tempo, un’apertura verso quella degli altri. È attraverso il dialogo che Dio è presente in mezzo a noi: poiché mentre ci apriamo l’un l’altro, ci apriamo anche a Dio23




Ritroviamo un esempio paradigmatico, profetico in Francesco di Assisi.

Mentre la maggioranza della gente era prigioniera dello spirito crociato del tempo, la visione di Francesco offrì un approccio alternativo ai musulmani. I suoi primi due tentativi di recarsi in Siria e in Marocco non ebbero successo. Tuttavia, dopo il capitolo di Pentecoste del 1219, in cui propose ufficialmente il suo più pacifico approccio missionario, alcuni frati furono inviati in Tunisia e in Marocco, e Francesco partì per l’Egitto con alcuni compagni e infine lo raggiunse.

Dopo aver trascorso un breve periodo di tempo nell’accampamento dei crociati fuori della città di Dmietta, Francesco e frate Illuminato attraversarono le linee e furono condotti dal sultano Al-Malik-al Kamil. In questo incontro, assai significativo per la storia della missione, il sultano, una volta resosi conto che Francesco veniva come persona religiosa e non come crociato, lo ricevette con ospitalità musulmana24.Dopo aver ascoltato per diversi giorni le sue gentili parole. sulla fede cristiana, il sultano lo fece scortare sano e salvo all'accampamento dei crociati. Francesco non era riuscito a ottenere il premio del martire convertendo il sultano o ponendo fine alla guerra, In questo incontro umano, tuttavia, due uomini provenienti da blocchi nemici trovarono l'amicizia . Francesco fu talmente colpito dalla ricorrente chiamata alla preghiera del muezzin che propose '. l’adozione di una pratica analoga per i cristiani. Non avendo bisogno di esercitare un potere su sull'altro, Francesco riuscì a imparare dai seguaci dell’Islam qualcosa di più sulla preghiera”

Tra ambi si vissero di maniera differenti … Non tutti i musulmani sono feroci come dicevano i crociati e ne anche tutti i cristiani sono volgari crociati. Francesco ebbe un incontro con il sultano non senza rischio, un incontro di penitenza, disarmato, senza polemiche, senza patroni della verità senza accuse.


Oggi questo spirito di amicizia e di dialogo viene denominato lo spirito di Assisi, segnala una nuova epoca missionaria nella Chiesa all’insegna del dialogo rispettoso e fiducioso con le altre religioni (Giovanni Paolo II 1986)




5- l’impegno per la giustizia, la pace, la integrità del creato

“ L’agire per la giustizia ed il partecipare alla trasformazione del mondo ci appaiono chiaramente come dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo, cioè della missione di Dio per la redenzione del genere umano e la liberazione da ogni stato di cose oppressivo”

La giustizia è un concetto molto ampio, che va dalla liberazione economica e politica ai diritti umani fondamentali, dall’attivismo per la pace all’impegno a operare la stabilità ecologica e la sostenibilità ambientale. Questa missione, come quella di Gesù nel Nuovo Testamento, ha lo scopo di collaborare con Dio a invitare tutte le genti, sempre e dovunque, alla giustizia, alla pace all’integrità. Ciò è un richiamo per la società moderna, come afferma Caritas in Veritate n. 51, a rivedere il nostro stile di vita. I cristiani per primi devono adottare uno stile di vita che utilizzi una parte minore delle risorse del mondo, particolarmente di quelle che sottraggono opportunità alle popolazioni meno ricche di quelle occidentale. Non produrre eccessivi rifiuti, riciclare, quelli che si producono, usare meno l’automobile ecc.

E’ vivere, parlare e agire profeticamente sul piano individuale, comunitario e istituzionale. I veri profeti si ispirano all’Amore del Dio trinitario, che ci fa comprendere il senso della connessione reciproca di tutte le cose. Misura di tutte le cose è la totalità della creazione di Dio, non la persona umana.

Noi siamo corresponsabili del creato, ma è soltanto il Dio di Gesù che, per mezzo dello Spirito, inaugurerà il regno di “verità e di vita” (… ) di santità e di grazia (…) di giustizia, di amore e di pace: il regno di Dio.


6.- Il ministero della riconciliazione

Il secolo XXI ha ereditato il bagaglio di un secolo che, secondo Isaiah Berlin, storico delle idee, è il “più terribile dei secoli”, ma appare assai probabile che i livelli di violenza e di distruzione esplosi alla fine del secolo scorso ( Ruanda, Kosovo, Timor Est, la crisis dell’AIDS ecc ) siano destinati a protrarsi in quello attuale, in cui Israele e Palestina continuano a esser bloccati in una continua violenza, l’India e il Pakistan, si confrontano le armi nucleari, i terrorismi di diversi tipo minacciano di tenere in ostaggio il mondo, la corsa agli armamento degli stati avanzati, e continuando… i profughi, le violazioni domestiche ecc ecc) In questo contesto di inizio di secolo, appare come nuovo volto di attualità missionaria il ministero della guarigione e della riconciliazione. L’ultimo Sinodo dell’Africa ne ha pure evidenziato l’urgente necessità.

Esistono vari livelli: la riconciliazione personale. Le violenze, gli abusi sessuali anche negli ambienti familiari e o di fiducia, lasciano sulle vittime terribili ferite profonde, che per guarire possono richiedere una vita intera; ma con la grazia di Dio e l’assistenza mediatrice di un ministro, di un terapeuta o di un amico, che sappia dare ascolto e fiducia, la guarigione è possibile. Una visione missionaria ispirerà i cristiani, i consacrati a trovare modalità per rendere disponibile il ministero della riconciliazione personale della chiesa anche a coloro che sono “senza-chiesa”, ai membri delle altre fedi e a quanti non aderiscono al cuna particolare religione.

La riconciliazione culturale per coloro, uomini e donne, la cui identità culturale è stata ignorata, disprezzata o derubata. E infine la riconciliazione politica.25

La Riconciliazione è il grande orizzonte della proposta cristiana. Gesù è venuto a riconciliare “venne per riunire i figli di Dio che erano dispersi (Gv. 11,52)



Per abbracciare il mondo: Le comunità in frontiera missionaria

L’Enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI riporta l’insegnamento sulla missione della Chiesa a quel dato essenziale e incontrovertibile che è lo stesso specifico della rivelazione cristiana: Dio è amore e le comunità cristiane sono chiamate ad essere comunità di amore e la loro missione è essenzialmente un servizio di amore. “Vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo”26.Allo stesso tempo questo Amore permea tutta la natura, tutto l’essere uomo/donna facendo del medesimo una “parola ragionevole” ed efficace che dà senso alla vita, alla tecnica e alla scienza. Solo nella verità, come rapporto autentico tra le persone, la carità risplende e può essere vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità (CV n.3)


I volti della missione esigono oggi la presenza di comunità evangeliche che in mezzo alla gente di culture, di fede e di sensibilità diverse, facciano incontrare il Dio di Gesù. Comunità dal volto umano, nuovo spazio dove l’accoglienza dell’altro, il dialogo tra le differenze e la costruzione di un bene “altro” sia possibile. Nella pedagogia dei piccoli passi e nella pazienza dei lunghi processi. Essere sale e luce …

Queste comunità a seconda delle situazioni delle persone e degli ambienti,27 elaboreranno insieme processi educativi, con priorità, una metodologia propria, dei contenuti specifici con simboli, immagini e linguaggi contestualizzati28.L’attenzione al contesto, ai problemi della gente, alle sue questioni vitali, soprattutto delle giovani più emarginate è la base della missione. E’ lo spazio umano, sacro, dove scoprire e sussurrare con la amicizia e la vita, la forza salvifica di Gesù e del suo Regno.


Arte III La dimensione missionaria del Carisma Salesiano


Animazione missionaria


L’animazione missionaria è orientata verso la missione ad gentes


L’animazione missionaria realizzata dalle comunità cristiane o dai nuclei animatori delle comunità educanti, è intesa come processo formativo trasversale ad ogni dimensione della missione educativa. È frutto di quella fantasia della carità che rilancia l’ideale missionario in maniera multiforme e attrattiva. Si rinnova costantemente perché è attenta ai nuovi segni dei tempi.

Promuove nelle giovani, nelle comunità e nelle istituzioni, la coscienza di essere inviati a testimoniare/annunciare Gesù Risorto e il suo Regno a tutti i popoli, nei luoghi di frontiera dove la vita è più minacciata. Si rinnovano così la fede e la testimonianza dei battezzati fino a suscitare in loro la volontà di dare la propria vita per Lui nel servizio ai giovani svantaggiati. La missione è vissuta e accettata come martirio.

L’animazione missionaria crea ponti di cooperazione tra le diverse comunità cristiane29 che in sinergia e reciprocità, insieme ad altre istituzioni, si stimolano per servire il mondo realizzando in maniera misteriosa e sorprendente la missione di Dio.


La finalità dell’animazione missionaria è di mantenere desta la coscienza missionaria dei battezzati, perché chi ha incontrato veramente Cristo non può tenerlo per sé, deve annunciarlo30.

L’incontro con l’altro, a partire dalla fede nel Risorto, esige una conversione costante, una formazione specifica permanente, una forte spiritualità missionaria, mistica e profetica.



Formazione alla dimensione missionaria


Elaborare itinerari formativi nelle diverse tappe


Oltre alle esperienze in frontiera missionaria ed a formare una mentalità flessibile, dialogica e solidaria. Sarebbe buono strutturare questi temi di studio


Teologia per la Missione oggi.

Evoluzione del progetto missionario nella Congregazione

Storia della azione missionaria e dell’animazione missionaria nella Congregazione

Biografia dei missionari nei diversi contesti.


Noi FMA è un tema a trattare prossimamente con l’ambito della Formazione. Attualmente nelle prime tappe della formazione si fa molto poco. di studiarlo e di proporlo come processo di formazione permanente e iniziale.





1 Un elemento distintivo e profetico di questi primi anni oltre alla valorizzazione della dignità umana delle donne perché tutti ugualmente figli/figlie di Dio (Gal 3,28) fu il ruolo preminente concesse ad esse mediante l’evangelizzazione familiare. Donne a capo di chiese domestiche: Prisca (Rm 16,5; 1Cor 16,19) Ninfa (Col. 4,15) e, forse Febe (Rm 16,1) Cloe (1 Cor 1,11)Lidia (At. 16,14-15,40) Marta (Lc 10,38). La comunicazione informale del Vangelo si estendeva inoltre, al di fuori delle dimore, nei loro luoghi di ritrovo naturali: la lavanderia, il mercato e l’assistenza ai poveri. Donne come Blandina, Perpetua e Felicita testimoniarono la loro fede cristiana col martirio


2 Cfr. Fondamenti biblici e teologici in Bevanas-Schroeder, Teologia per la missione oggi, Queriniana, 2010, pp.32 ss

3 La missione è pluridimensionale. Missione come Evangelizzazione; come primo annuncio e creazione di comunità cristiane, come inter-culturazione del Vangelo; come ricerca della giustizia; come dialogo ecumenico, iinterreligioso; come reconciliazione.

4 Per la prima volta a si impiega il termini Missio Dei, nel Consiglio Missionario Internazionale Willingen 1952

5 Cf LG 13°; GS 45.

6 Nella International Missionay Council di Willingen (1952), Karl Barth, teologo protestante, per la prima volta utilizza l’espressione Missio Dei come concetto teologico di massima importanza. Con questa categoria intendeva parlare della Missione di Dio stesso, affermando che il Dio manifestato da Gesù di Nazaret è Missione.

7 AG 36 b; Benedetto XVI, Omelia a Munchen, 10 settembre 2006.

8 Questi argomenti scaturiti dal VaticanoII hanno dato un nuovo respiro alla missione, ma hanno provocato in motli la grande crisi della causa missionaria nel decennio dopo il Concilio.

9 M. Amaladoss, Mission as Prophecy , N,Y, 1994

10 Michael Warren : La cultura è l’influsso educazionale più ignorato nella maggioranza della gente. I significati religiosi non si sostengono se non esiste un fondamento culturale.

11 P. C. Phan, In our Own Tongues : Asian Perspectives on Mission and Inculturation, Orbis Books, N.Y. 2003.

12 Cf. RM 22.55, 56,57. DA 21,39.

13 AG 2 e 35; RM 33.

14 AG. 20; EN. 28, 49, 80.RM 32; 37;48-49; 72. Si tratta di quel processo che dà origine alla comunità cristiana che normalmente comincia con la proclamazione kerygmatica in ambienti non cristiani, per passare poi, attraverso un periodo più o meno esteso di crescita interna ed esterna (catecumenato), alla costituzione di una giovane comunità cristiana che deve continuamente evolversi fino a diventare una vera e propria chiesa in comunione con le altre chiese.

15 Cf. AG 4,5, 6; RM 33-34.

16Non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza. Proprio la dedizione a questo compito ci chiede di essere disposti anche ad operare cambiamenti, qualora siano necessari, nella pastorale e nelle forme di evangelizzazione, ad assumere nuove iniziative, fiduciosi nella parola di Cristo: duc in altum”. Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 32.

17 RM 34, 37; 52-58.

18 AG, 2; GS 21, 5; RM Cap. III.

19 Cf. EN 15; RM 43, Dialogo e annuncio 34.

20 Unitatis Redintegratio 4, 11ss; RM 1, 50.

21 NMI 12.

22 Nostra Aetate; RM 22.55, 56,57 ; Dialogo e Annuncio 21,39. In questo dialogo sono interessate le grandi religioni, le religioni tradizionali indigene, afro-americane presenti in tutti i continenti anche a motivo del fenomeno della mobilità umana .

23 Giovanni Paolo II, Discorso ai membri delle altre religioni, Madras (India), 5 febbraio 1986, 4.

24 Per un breve riassunto e una discussione dei vari racconti dell’incontro di Francesco col sultano, Cfr. San Francesco e l’Islam, in Concilium, 17/9(1981) 1370-1386.

25 Cfr. SEDOS Seminari sulla Riconciliazione e sulle sfide profetiche delle Chiese in Africa dopo il Sinodo. Ariccia. Maggio 2010

26 Deus Caritas est, 39. Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Missioni 22 ottobre 2006.

27 Cf. Ambiti della missione ad gentes in RM n. 37,38.

28 Per contestualizzazione intendiamo la situazione globale in cui vive un determinato gruppo umano e che abbraccia tutte le componenti dell’esistenza: culturale, religiosa, economica, sociale, politica e ambientale, tra loro strettamente collegate e intercomunicanti

29 Le comunità cristiane non possono vivere in funzione di se stesse. Il movimento missionario più dinamico e attivo è all’avanguardia nella Chiesa ed è capace di innescare un profondo rinnovamento nei rapporti tra i popoli per una riconciliazione ed impegno comune per la giustizia e l’amore.

30 NMI n. 40.

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