Lectio Avvento

IL CONCILIO DI GERUSALEMME:

L’IMPORTANZA DELLA COMUNITÁ

At 15, 1-29


Avvento, periodo di preparazione al Natale, festa della famiglia nel cui affetto dovrebbe poter crescere ogni persona. Lo avevano compreso bene i primi cristiani, che della comunità facevano una ragione di vita. Il primo Concilio della storia della Chiesa, pur non nascondendo le difficoltà del confronto reciproco, ci aiuta a comprendere l’importanza di sentirci parte di una famiglia, di una comunità: non ci si può salvare da soli.



Lectio


Siamo al cuore del libro degli Atti e Luca racconta il Concilio di Gerusalemme, in cui si risolve un problema delicato: il rapporto tra il dono della fede cristiana e l’osservanza della legge di Mosè. La salvezza viene dalla fede in Gesù, o è necessaria anche la circoncisione e l’osservanza dell’intera legge di Mosè? Alcuni cristiani provenienti dalla tradizione giudaica, spacciandosi per rappresentanti della Chiesa madre di Gerusalemme, erano venuti ad Antiochia e sostenevano l’obbligatorietà della circoncisione: “se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete essere salvi”.

Tutto questo metteva in discussione il metodo missionario tra i pagani di Paolo e Barnaba, rischiando di spaccare la comunità di Antiochia.


Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente…”.


Non avendo sufficiente autorità per dirimere la questione, Paolo e Barnaba decidono di rivolgersi agli Apostoli e agli anziani della Chiesa madre di Gerusalemme, per ascoltare il loro parere e verificare se davvero questi pseudo-apostoli erano stati inviati da loro. A capo di una ambasceria, furono dunque inviati a Gerusalemme.

Questo Concilio rappresenta uno spartiacque nella narrazione degli Atti. Prima di questo racconto, Luca ha seguito i movimenti di quasi tutti gli apostoli; dopo, solo Paolo è protagonista. Prima la missione presso i Giudei era principale; dopo, ci si concentra sulla fondazione delle comunità presso i pagani.


Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità…”.


Essi, passando via terra, informarono tutte le comunità della bella accoglienza ricevuta dai pagani, “suscitando grande gioia nei fratelli”. In effetti, la via più veloce sarebbe stata per nave, ma Paolo e Barnaba scelgono la strada per poter incontrare le comunità e preparare il terreno la discussione a Gerusalemme.



“… e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro”.


A Gerusalemme l’accoglienza è inizialmente serena, tanto che Paolo e Barnaba non devono difendere la loro “teologia missionaria”, ma parlano dell’opera di Dio e di ciò che era accaduto. Così aveva già fatto Pietro nei confronti del centurione Cornelio: “Pietro raccontò loro per ordine com’erano andate le cose” (At 11, 1).

L’Apostolo non vuole discutere dei princìpi. Vuole che la verità emerga dai fatti, perché a Dio non si arriva solo attraverso le idee: è osservando i fatti che si giunge alla verità!


Dopo lunga discussione”.


Il clima diventa teso non appena prendono la parola i discepoli provenienti dalla corrente dei farisei, che ribadiscono la necessità assoluta di sottomissione alle leggi della tradizione giudaica anche per i pagani convertiti. Da notare che in Luca l’espressione “è necessario” traduce l’affermazione: “È Volontà di Dio”.

Tutti cercano la volontà di Dio, ma le opinioni divergono su quale essa sia. Nasce una lunga e animata discussione. Non ci si deve meravigliare: già nella Chiesa primitiva si discuteva intensamente.

Infine Pietro prende la parola e, senza imporre il suo ruolo né le sue argomentazioni, racconta la sua esperienza, di cosa Dio compiva in favore dei pagani, dando anche a loro il dono dello Spirito, senza distinzioni, e purificando i loro cuori con la fede.


E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore”.


Sostanzialmente, Pietro afferma che:

  • Dio ha purificato il cuore dei pagani con il dono dello Spirito Santo, come aveva fatto precedentemente con gli stessi giudei;

  • le norme della legge non solo non sono decisive per i pagani, ma neppure per i giudei che non hanno potuto portarne il peso (cfr. Rm 2-4).


Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro”.


Noi siamo stati salvati per grazia come loro…” - afferma Luca - non “loro sono stati salvati… come noi”. Il termine di paragone sono loro, i pagani! Tutti siamo ugualmente accolti e salvati. La grazia è l’unico modo per essere salvi e ci rende membri dell’unico popolo di Dio. Con questo discorso, Pietro ha sgombrato i cuori della comunità madre di Gerusalemme dall’ostilità, così che ascolti, ben disposta, Paolo e Barnaba che raccontano i fatti di cui sono stati testimoni.


Fratelli, ascoltatemi”.


Dopo le testimonianze di questi, prende la parola Giacomo, capo della Chiesa di Gerusalemme per dimostrare che la Scrittura concorda con quanto è avvenuto. Dio un tempo elesse Israele come suo popolo; ora, invece, ha scelto tra i pagani “un popolo per consacrarlo al suo nome”. È abolita la distinzione tra i pagani e Israele: anche i primi sono popolo di Dio! Con ciò concordano le parole dei profeti che Giacomo stesso cita. L’apertura ai pagani fa parte del piano salvifico di Dio: è volontà di Dio!


Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani”.


Chiariti i princìpi fondamentali è necessario trovare un modo concreto di vivere insieme, rispettando la diversità e le varie sensibilità. Ai pagani convertiti si chiede solo di astenersi da quelle cose che, contenute nella Scrittura, hanno valore universale: non mangiare carni provenienti da sacrifici ad idoli (cfr. Lv 17, 8-9); non contrarre matrimoni tra consanguinei (cfr. Lv 18, 6-18); non mangiare le carni di animali soffocati (cfr. Lv 17, 15) e il sangue (cfr. Lv 17, 12).


Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città”.


Giacomo ci ricorda che queste norme sono già note in ogni città, dato che sono ricordate in ogni sinagoga. Anche per i pagani convertiti non sono nuove e, quindi, non costituiscono un peso insormontabile!


Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro”.


Paolo e Barnaba sono visti come coloro “che hanno votato la loro vita al nome di Gesù”: come il Figlio si è consegnato nelle mani del Padre e degli uomini, i discepoli autentici sono coloro che hanno consegnato la loro vita a Cristo Gesù.


Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi”.


È l’apice della lettera. Si afferma che è lo Spirito Santo a guidare la comunità attraverso le persone designate. La gioia che questa lettera suscita nella comunità di Antiochia è come una conferma che chi ha operato è veramente lo Spirito Santo (cfr. Gal 5, 22).



Meditatio


Il Concilio di Gerusalemme rappresenta una miniera di utili consigli per imparare a gestire i rapporti all’interno delle nostre comunità:


  • Le divisioni fanno parte della vita delle comunità


Ad Antiochia è avvenuta una spaccatura. Essa fa parte della vita quotidiana. E’ ingenuo pensare ad una comunità dove si va sempre d’accordo ed è stolto pensare di essere immuni dall’azione del divisore per eccellenza, il diavolo.


  • La fatica del dialogo


Affrontare in modo corretto il problema ha comportato fatica da entrambe le parti: è necessario parlare, spiegare, riflettere. Come a Gerusalemme, è sempre necessario operare un vero discernimento, senza essere “autoritari” né “pigri” nelle decisioni.


  • La necessità di cedere parte delle proprie ragioni


Pietro si è rifatto alla sua esperienza, Giacomo e i suoi alle Sacre Scritture. Paolo e Barnaba hanno preso sul serio i fatti che il Signore ha compiuto e la comunità si è rimessa al parere degli anziani e degli Apostoli: ognuno ha avuto il suo itinerario da percorrere, ognuno deve cedere su qualcosa di non essenziale, pur di non rompere l’unità.


  • Il confronto deve avvenire sui fatti


Riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro” (v. 4). Paolo e Barnaba a Gerusalemme parlano dell’opera di Dio, e si muovono come si era mosso Pietro (cfr. At 10-11), raccontando fatti vissuti. La Chiesa di Gerusalemme prima di esprimere un giudizio si è confrontata con diversi fatti. Spesso ragioniamo su principi, teorie, frasi e definizioni standardizzate! E’ importante che la Chiesa si misuri sempre con il racconto e la testimonianza dei fatti.


  • L’autorità della Chiesa a servizio dell’unità


L’autorità della Chiesa è accolta e rispettata come un valore a servizio dell’unità. Dopo aver discusso, è importante accogliere la parola decisiva dello Spirito che parla per bocca dei Pastori.



Oratio


O Signore,

tu hai detto che quando due o tre

si riuniscono nel tuo nome,

là tu sei presente:

ti diciamo grazie per questo!

Non solo perché è più bello e consolante

sostenersi gli uni gli altri nelle vicissitudini

della nostra storia,

ma anche perché la tua presenza nel mondo

l’hai voluta affidare a un “volto comunitario”.

Così nessuno potrà mai avere la presunzione

di “possedere” il tuo messaggio

e gestirlo con l’arroganza del potere.

La presenza del tuo Spirito

farà sì che ogni membro sia ben compaginato

e formi il tuo vero Corpo.

Fa’ che ognuno collabori nella comunione del tuo amore,

a edificare la tua Chiesa sacramento di salvezza

per tutta l’umanità. Amen.

Contemplatio



Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi”.


Insegnaci, o Signore, ad ascoltare la tua voce, perché possiamo distinguere ciò che è nostra volontà personale e ciò che è tua vera Parola di vita. Rendici umili e vuoti, per accogliere pienamente come tuoi Apostoli la venuta dello Spirito.



Actio


Le incomprensioni, le divisioni e i conflitti sono presenti ogni giorno intorno a noi. In questo tempo di conversione, viviamo il confronto con opinioni e comportamenti diversi dai nostri, come una preziosa occasione per provare la nostra fede e fornire una testimonianza sincera del messaggio evangelico. Evitiamo di emettere giudizi sulle persone, ricercando con pazienza punti in comune sulla base dei quali aprire un dialogo.