DB in Oriente


DB in Oriente

1 Pages 1-10

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1.1 Page 1

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5cc. 6. B. froncesia
Don Boseo in OPiente
: rnernorie di Un viaggio in Palestina :
Tnrin - fticio d li . L lture
'altoli ·hc - Via Cotto! ·ngo, .~2
11)12

1.2 Page 2

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i'..ROPRlltTÀ DELL'EDITORE
S. Benigno Canavese • Scuola Tipogràllù. D. Bos,·o.

1.3 Page 3

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]:>re/azione.·
Appena s,· seppe e/te il nostro superiore
aveva mant/estato il desiderio e/te i'o andassi
a vùi'tare i nostri Amz'ct' della Terra Santa,
nacque subùo la speranza di vedenib presto
u,na descrizione. Molti: dicevanmi: andarono
già, ma di descriverci quei san# siti~ finora
non fu nulla. Lei non deve far così... C!te
dovevo rispondere,'? Li guardavo, sorrz'devo,
e ce1'cavo di' far cambiare discorso. Dell'an-
dare là non avevo mai avuto pensiero,- tanto
meno di scrtverne. Gli' altri non erano di
questo parere.
Quando poi mi videro ritornato e con la
mente piena di quelle sacre memorie, e co1t
gioia ricevettero citi u,n Rosario, citi una
C1·oce, citi' un bot#cùzo d'Olio del Getsemani:
allora tenevano il Hb1'0 già bello e fatto.
Non posso di,re quanti mi fecero premurose
ùisistenze,· quando gz'à consegnassi· z'l mano-
scritto, e come sarebbe grosso il volume, e
se avreiparlato del Mar Jl(forto, del Giordano,
e di' qztesta o di' quella città o regùme. In-
sontma mi sono trovato j)J'essato più ancora
c/,e z'l- pi·o Enea che ebbe ad esclamare tan-

1.4 Page 4

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tus si amor nostros cognoscerc casu:-; ! ln-
cipiam!
Grazie, amici, gnuie, cortesi ammiratori
delle opere di D. Bosco, Il desiderio di po-
tervi co111piacere 111i teneva la ;enna, che al-
cune volte si ribellava alla mano che non po-
teva p,ù reg-g-erla, ed atta men/e ajfa/1èala e
stanca. Andiamo avanti/ Ci riposeremo do ..
man,:, diceva a me stesso, ed -il domani ha
sempre· rtlardato. Ed ora v1do cl,e il lavoro
t quasi /intio, e che il r,o/u.,,,, ,. inrrossalo,
e ne avrei ancora tanle et1n # serivere.
In og-ni pag-ina e'è peri> s4flll/til../l pro/umo
che solletica, il nome vmw,
.D. Bosco.
Nel su.o nome io sono
, mentre
stavo lit in quella le"a pas.
da Gesit,
sotto quel sole che sorrise t.
a Gesù,
e che poi per infinito dolore d ncurò nel
g-ran g-iorno del riscallo, io- tlllfl,UUar,o an-
che di pensare a lui. Quant. w1u avevo
sentito i mie,' comparni più a/li di m,, pii<
avanti nelle scuole, e che, dando merriori
speranze, erano stati i prescslli ,h lui a n-
c,lare i bei dialog-hisulla Terra San/a.Pareva
cl,e D. Bosco l'avesse passegj'it,Ja lulla, e la
conoscesse a palmo a palmo, p,rchè raccoll•
lava ora 9uesto e fnel fatto, e dor,,va succe-
dere con certi particolari; che facevano sup-
porre che D. Bosco uarrasse ciò cl,e aveva
11,•d11l0.

1.5 Page 5

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- s-
Di fanti piacevoli dialoghi 11101/t" si can-
cellarono dalla mente, ma ?l011 i graziosi sul-
la Palestina I Ed ora vorrei àvcre la peuna di
D. Bosco per rifare qttel vùzggio e descri-
verlo mimtfamente nette parli più, ùnportanti
e dilettevoli.
Farò come potrò: e chiedo fin d'ora un po'
tn di compatt'mcnto, se parlerò troppo per-
sona primo. Come si ha da fare altrimenti.f>
Il lavoro mi sarà di molto din#nuito, per
quanto riguarda la storia dei paesi e delle
cose, pere/tè molte sono le relazioni scritte
e date alte stampe. Omot' t1t questi ulti-mi
tempi non ci fu, pellegrinagffio, o numeroso
o limitato a pocltt~ che 1ton abbia avuto it
suo narratore.
Ma io ho un argomento che mi dijferen-
zia da lutti, e noll ho bisogno di ripeterlo
qni, perchè t'ho voluto mettere in fronte;
esso è Don Bosco I Come la storia di u,n po-
polo s'impersona nel suo Re, cosl il mio
viaggio si fonda su Don Bosco, sult'o-
pem s1ta, sopra i suoi figh~ che da ljttal-
che tempo lavorano con zelo e amore sopra
la term santificata da Cesie.
E noi, da Alessandria d'Egitto a Nozaret,
avremo sempre il caro argomento sotto gli'
occhi e nel cuore. Qttùidi il 111io lavoro sarà
anche una sorge11tr di consolrrzio11c per
quanti cooperano ht aiuto dei Salesiani, cd

1.6 Page 6

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-6
un. invito a quanti anewMffU• Oriente di
ricordarsi dei figli di dlJ# ""T_~r:l!r,
Eppure ci pareva d'nlf'
nset'e
più memionali dai nnm ••~• Final-
mente abbiamo Case (JU/111.
i punte
principali! Ed ecco
farà
dire quanto fece di -Y-'~~
ar-
rivato in Oriente, PIGIJIIIIII'
dt'
di Dio ·si proponr
li.
E questo basti p
Se alcune flolte a
minuto, e ttirò CO.
troppo nostre, io
volo lettore mi sa
avrà 1tn motivo di
vogliono bene fU
Ebbene, le/lor i
accusa, e io, me
1
ismenlirla, Npel81'i
grazio e che:
di.
#fflilll'Wl~ffdllill
Pe1' lui/o quello
s/oricl,e sui luogm
vidi e smtii, per non
dulo bene di tenere
ersi
sunti di fJ1Ìlggt: esposti cm - ~ fot'ma
moderna. Di loro me n, 8ertJO j'W Wfaggior
esatteera, e per <jttanlo si rifemee àlla verità
del fatto storico.

1.7 Page 7

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-7 -
Jl!lentre 'lii aug1~ro ogni bene dal cielo, e
vz' faccio sacra promessa di pregare per voz:
percliè, lfggendodella terrestre Gen~salemme,
abbiamo tutti a ritrovarci nella celeste, mt'
reputo ad onore ed a piacere i'/ potermi ri..
petere
vostro aff.mo
ac. G. B. FRANCESIA.

1.8 Page 8

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1.9 Page 9

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"APO J.
Da Torino a Roma.
Era stato deciso h sarei partito ai primi
' cl i agosto. vcvo accettato qu:1 lche impegi o, e
uno<liqu stieracJinnclareapr dicarcgliEsercizi
a Nizza M nferrato. e Ben;s imo, dissi tra me e
me, così. avrti fatto il pii'1 icuro npparecchio.
P rchè, s mai mi capilassç qualch sinistr o
per terra o per mare, san\\ b Il u pr parat I "
Con questa per ·ua. ioue, i mi andava convin-
c od che avrei evitala wia so1tima 11a di più ...
Ma che? empre così in questo rnondo bene-
detto! L'uomo propone e Dio cl ispon . A togliermi
da questa beata illu ione mi arrivava una ar-
tolina da Roma cou cui mi si diceva, che il
H,:l{lirllo di pn.,.,wggio per les auctria, s gnava il
o-iomo di parl nza pel 28 di luglio! « ron fa-
cessi rimostranze in cont:ruio, perchè si corre-
va p ricolo di perdere qu I fav rei " he dire?
Abbassai la trsta, dopo di av r alzati gli occhi
al ciclo, p n ai: e , ' i mnin fa bene! Nella
t rra di C,es1\\ bis 0 na andare fra le spine e le
croci. mc rincr sce d'mHicip,n- cinque o sei
giomil Invece il ' ign r v )leva prevenire il dì
d ,1 dol I' o dell:i Pasqua, come Egli diceva
Pen,uaso eh avrei p tnlo differire di quel
poco ne avev > dalo nvviso al sup riorc cli Pa-
1 slina.

1.10 Page 10

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j
-
1()-
Adesso invece si deve fare il contrari\\1, e par-
tire, senza prima avvisarlo che dovevo antici-
pare.
Ave,·o pwmessP di andare nel giorno 25 a
JI.Iornese per assistere a una ..\\ccademia per
la distribuzione dei premi alle Figlie di un
educandato di quel sorridente paese. Tutto fisso
e calcolato, ,·ecl11 che posso contentare quelle
buone figliuole, con la condizione cl i non per-
dere un minuto dopo la premiazione.
Quante cose amene colà mi aspeWl\\·ann ! Vi
era a presiedere la simpatica festa sculastica,
.Mons. Marenco, che qualche anno prima aveva
coadiuvato tanto per ravvivare quell'Istituto, e
io stesso ci ero stato già altre volte, ave1•0 amici,
conoscenti, élllievi... Tutte cose che serviro-llo a
farmi compagnia nel salire su quei fertili colli.
Che festa! che allegria! io però non poteva dimen-
-I
ticare che nella sera doveva partire per Roma.
I
Lo potrè1? Questo viaggio quasi mi pesava, ep-
p11re ci andavo volentieri sapendo chi" ere, de-
siderato.
A Mornese si passti una mezza giornata al-
legra, pensando alla magnifica Accademia di
quelle vispe e buone educande, e verso le 15
si salutavano le pie Figlie cli M. Aus. e si di-
scendeva verso Ovada. l\\1Ionsignore a\\'eva otte-
nuto di potersi raccogliere qualche giorno in
patria per prepararsi al solenne ingresso di Car-
rara, dove era atteso con tanta benevolenza.
Egli ebbe la cortesia di aspettare sino all'arrivo
del treno, per sah1tarci e augurarmi un feli-
cissimo viaggio.

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2.1 Page 11

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- 11 -
Ma il treno che fu esatto fino a Ovada, co-
minciò a ritardare ad ogni stazione, presa pro-
prio d'assal lo da un numero straordinario di
viaggiatori, che accorrevano da diverse parti
v'erano anelati a far festa. Si arrivò a Genova
con quasi un'ora di ritardo.
Io con la mia valigetta a correre su e giù,
spinto dalle voci che urlavano partenz;:i per
Roma!!
Finalmente imbuco la discesa, corro a un
treno ivi preparato, e monto ... Già il treno si
muoveva, ed io era in salvo!
-- Lei dove va? Mi chiese il ontrollore.
- A Roiual
- Siamo a posto. Ha il biglietto?
.- Eccolo I
Lo sg·uarda ben bene, lo buca e me lo con-
segn.a.
Dunque sono proprio arrivato in tempo I Deo
gralias.
Da alcuni ;:inni non ero più stat a Genova
oltre il Bisagno. Che magnifico cambiamento I
È una città nuova che sorge ai piedi della col-
lina, che si arrampica sul suo d rso, che si posa
lungo tt1tta la bella marina.
Ero pigiato dai molti viaggiatori, che però
andarono via diminuendo fino a Chiavari. Verso
le otto si era in quattro o cinque: un soldato
di marina, Torinese, che an~ava a Napoli, ove
sta va il suo qu, rtiere cioè la sua corazzata.
om'era allegro e di cuore! Ho dovuto edere
alle sue orlesi insistenze e preudere un po' di
carne, di cacio, e del suo vin che era proprio

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'\\
- 12 ·-
del Monferrato, donde suu padre se lo fa ceva
venire da un amico.
Avevo ottenuto che n,.m si parlasse di poti-
I
tit:a, ed era proprio queJlo che ci raccoman d ava
il caro nostro D. Bosco. Io olfrii un poco del
l
mio pane avuto a 1\\Iomese e preparato d ai pa-
nettieri <li Vienna! Dove andarono mai a fe r-
marsi I E che fior <li pane per la cottura] E come
si mangiai Devo dire che ci siamo aHiatati be-
nissimo, e che fino a Roma non abbiamo avuto
alcun disturbo.
Non ho dormito molto, ma abbastanza .
Alle sette, circa, ero al Sacro Cuore.
Mi sono preparato per la Santa Ì\\'lessa, e
verso le nove potevo trovar.Dli di nuovo in mezzo
ai miei amici.
Ma di nuovo qui?
- E dove va?
- Nientemeno che in Oriente!
- lhi I Andrà a Gerusalemme?
- A Nazareth?
- E più in se vorrete! Ho bisogno di
riposarmi un poco per poter rispondt'rc a tante
domande così condensate. Vado proprio a Ge-
rusalemme.
E cc lo clescrivenì, è vero?
- Oh! ne vedremo delle belJcl
- Ma e pcrchè I'avrc\\ da scrivere questo 111.io
viaggio?
Perchè non l'ha nncor fatto!
Non la finirci così presto, se volessi dirvi
ltllti i vari discon;i che si fcf:cro quella mat-
tina ncJ primo inconh·o. Corsi a trO\\·arc l'allra

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- 13 -
asa, v'era stal nell'inv rn passato, presi colà
u11 boccone, e poi ci rili.n11nmo al acro uorc
per ess r pronto a ripartire il dl seguente per
Napoli.
Il calore a Roma era forte, e faceva temere
a11che li pi1't fra poco. Al seguente, accom-
pagnalo <la qualche onfratc ll o, parliva per lidi
co~ì lonlani.
CAP Il.
Da Napoli
ad Alessandria di Egitto.
Ero quasi olo nel mio picco! scomparti-
m nto, e p tevo pregare 1;cnza far meraviglia.
Doveva stare circa quattro ore. Ho pregalo per
un dato tempo, e poi con la mia matita in mano
quasi come il pittore, cioè come il cacciatore,
che aspetta la lepre per scaraventarle contro
una schioppettal, , io Lav là coll a faccia riv Ila
all'insù in aspettazione di qualche nuovo pen-
siero. Credo che sembravo tutto a uno squi li-
brato... E i bei pensieri non venivano. Venne
invece un bu n padre scolopio, che premi va
quel po' di Lemp di vacanze, per anelarsi a
rislornre J,1 salute così scossa per le fatiche
della scuola e per i succe sivi e acca! ra ti
esami.
Mi trattenni .alla familiar e con lui, qua si cli-
mcnticancl o che si er, a sai p r gr dito negli ;umi,
parlane\\ di toria, geografia, latino, gr co e

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italiano da farm
gno: - Ma lei
- L'uno e l'
fatto il cinqu
continuo a f
ho davanti a
- Ma eh
-Oh b
Ma se v
di arriv
e qu!
me
g
me
gr
suo
me
' mi
pa
lo
str
qaeU..
puHIJID1tohei
la galleria della s

2.5 Page 15

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mi a petlava con una mirabil esattezza, un
nostro confratel101 inc,11 icato di ace mpagnanni
a casa. ucsti appena mi i;corse, disse:
- Pr •sto, che abbiamo app na t •mpo da p1·cn-
der la firma e p i correre al Batlello.
i pote and,tr• al Tro111 d I 1'0111rro, e p0i
. iilmo saliti nlla nostra casa.
on arei sincero so dice si, eh vi audnvo
col 1:11or li-ggil'ro, ome al mese di dicembre del-
l'auuo anteccdent , in compagnia di don Rua.
Un velo di malinconia si manife lava sul mio
volto, che faceva scomparire quell della polvere
tanto copioso. Lassù fui a colt con i più bei
segni di bontà... Es i mi avrebbero voluto, ma
per fermarmi con lor nei gi rni d i santo Ri-
tiro, p r sentirsi parlare di don Bo co del 0-
111 questo nostro buon Padre s leva tratlen rsi
con i noi figi i... Iuv,;c mi rivedevano e indi-
dz1.atu p r lidi molt pitì lontani e dcstù1al
p •r nllri confra teli i. Abbiamo fatto lutti di ne-
e i;, itìi virtù, god ndo della lpro c rl e spi-
tal ità, mi tempe·tavan con mille domand e
su !011 Rua e sul com si ra dctcnniuato qu l
viaggio con tanti cl i agi e con tanti pcricol i, e
- " ...e a questa età, è vero? Qu sto m, lo
son già s ntito dire tante 1•oltc, h' ornai nnn
mi fa più iroprc ione,
Gitmsero presl I lr , e l'ordine di nndare
immecliat,nnente al port , s non si voi va ·or-
1·ere pericolo di r stare a l rr:i.
JI alor ra enorm e si sp rava eh in bn-
.-,;limento si sarebbe incontrata un'uria Lltt po'
più fa vorevnl •.

2.6 Page 16

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i\\Ia ho sperimenta lo che d'esla le fa caldo in
ugni pos to, e anche sul bastimento. C'era al
porto gran motu... li nustro vapore aveva un
gran carico di m erci, ma i passeggeri erano po-
chetti. I più non ci avrebbero accompagnali che
fino a Messina.
Stetti un po' di tempo sul bastimento all-
cor fermo alla rada, a guardare davanti a me
Napoli con tutto il suo bell'aspcllo, co' suoi pa•
laz.i:i a nuovo, con le colline popolate <li s uperbi
edifizi... Come ne ero contento!
Ma vicino a me, w1 po' più in su vedevo un
altro vascello con un mondo di gente d'attorno.
Che folla stermillata stava ai piedi mirando
in su e salutando! Anche di sopra stavano già
m olti passeggeri pieni di vita, sorridenti a sa-
lutar si.
- Oh! chi sono mai quei viaggiatori?
-- Tutta gente, che va a cercar fort.ma in Ame-
rica 1Partono allegri, confortati dalle più rnsce
speranze, e rito1:n ano p o i quasi tutti n ella più
squallida miseria. Per me, se il S ignore mi d a vita,
starò a Napoli anche per cenlo anni, e clir,\\ a'
miei figli: se volete trovare un' America ferma-
tevi a Napoli e lavora te qui come lavoreres te I:\\».
Così mi diceva un buon uomo che faceva con
me un viaggio fino a Messina.
Io anche guardavo tris te quella gente che mi
aveva l'aria cli spens ierata, e mi sentivo un ~ran
peso a l cuore, pensand o all'avvenire che si pre-
paravano quegli infelici
Salu tai il mio confratell o con mu1 pena pro-
fonda, e pen sand oci ancora adesso, riAcllo al

2.7 Page 17

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- 17 -
dolore uhe dovevano sentire i nostri primi mi •
simrn r i, quando li salutava cosl D. Bosco al
porto di enova .
Per fortuna ci fu subito m 1 ' di onforto.
M nlTC il bastimenlos i allontanava dal porto, e
noi ricordavamo sorridenti i versi delM 'taslas io:
Se t roppo crede al ciglio
col ui che va s ull'onde,
invece del oa viglio
Vt' pnrtir I sponrlc;
il nostro vapore, zufolando all egramente, se 11e
andava. Molli ci salutavano, e noi rispondevamo
ag itando i appelli o le pezzuol e. Si vorrebbe ri-
dere, ma almeno io non ridevo, mene stavo muto
a guardare tutti i dintorni di Napoli...
Fui scosso da questa contemplazione cl;:i un
suono di campanello.
,..
- Si è in chiesa ?
- Ohi scherza, signore! Oggi si anticipa il
pranzo.
- ·· Cl1e vuole? i nostri padroni ci vogliono far
passare la noia dell a partenza, e ci invitan
più presto a tavola.
Se è così, andiamo!
Così dissi con un bravo vecchiotto italiano, d'o-
rigine, che ritornava al Cairo, ove era impiegato
abbastanza bene da venti e più anni. Sapendo
che io ero indirizzalo ad Aless andria, mi si of-
ferse compagno, e ne lo ebbi subito a ringTaziare.
U11a piccola sosta a /1/cssina.
I
Il viaggio da Roma a Napoli, le molte pa-
role fatte e poi quel tal peso che mi veniva sul
~

2.8 Page 18

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cuu1-e cnl trnn1rmi quasi solo, mi ave,•.1110 mcs~•>
iu c,,rpo tanLc1 slancl"·ua, che un pll' rlopn il
JH,mzo, <lupo di e:,senni rifottu sulla Lulda ri-
:-crvala a quei cli seconda dasse, credetti meglio
discendere nella cabina e tentare di dormire.
Ogni volta che mi trm,ai in bastimento, ri-
cordavo il pensicrn del noslrn S. Fram:esco di
Sales. « Ora sì che ho 1,isngnu di mettermi nelle
braccia !ella Provvidenza diDio! dalla vita alla
I
morte non c'è che lo spaiio di pot:he dita!...»
E con questo pensiero, dopo d'aver recitato le
preghiere, mi posi a letlo e m'addt>rmentai.
Anche là dentro avevo 1a comndità della luce
j
elettrica, e dopo <l'a,·er riposato parecchio, sve-
gliatomi, volli veùe1·e che ora si faceva. Si ent
a mezzanotte. Dunque dissi a me stesso, abbiamo
ancora tempodadormil-e alcnneore! »iWi voltai
dall'altra parte e, malgrado il frastuono della
màcchina, ho potuto nuovamente addonnen-
tarmi.
Ma tre ore dopo, come a Torino, io ero sveglio
e riposato in maniera da poter discendere e sa-
lire sopra coperta. Che magnifica vista! Avevo
sopra di me già bella la luna mattutina, e potei
<lire un po' cli Breviario, recitare una, o due
volte la Corona, e poi godermi il magnifico
spellacelo del sole nascente.
0evo dire che in tutto il viaggio d'andata e
ritorno, fui sempre puntuale all'orario, e vidi
il sole sptmtare 1uaestoso dalle onde del mare,
e potei salularlo con effusione di cuore.
Io avevo speranza cli poter dire la messa tra
le rovine dell a nostrn casa a 'Messina, e a

2.9 Page 19

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q1wsl11 lìnc avcvn Tritlu al 11w1lrtt confrat 'll<1,
chl' mi \\cnis.'l' a prcndcn al pmlo, Oh! l:l.)flle
mi sorrid •va qu ·Lo 1wn ·i -rol
Jntantn vi·,..,, le sci del matliuu, si comin ·ia
a dir : Ecco I · cu ·t · tldl;1 alahria, c-c,·o qu Ile
cli [ ssina ! 1n altro t •tnpo quc·st11 HOlll a-
\\'r •l,I) • falla poca impr •s.·i n •, ma :id •ssui' ·cm
l'idea anc r frcs ·a I Ilo spavenlu:;o tl isaslr , Lutti
stavamo con frenesia aù a. pellar · che il ba-
stim 11L ci avvicinasse. h! 'l.)tnc par •va lenta
la 1rna mossa! uasi tulli guardavamo alla sponda
d iilrn, alla pari• di .'icilia.... i sta •of ·uore
palpitante... si ved e non i;i vede con l'occl i>,
col canocchialc, ma i vede con la 111 ·nte e Ri
immagimmu rovine dove forse il l rrem lo n n
fu sentito. Dalla nav non si v de che poca
cosa ...
Vien l'ora del caffè e pochi se ne curano,
p rchè non po ·sono togliere la vista dalla sponda,
che ornai si ti sigua più chiara e dcterminara,
si gmmla c- i tace, colpiti da quel f)I.) o che si
può v ·der ...
Quando la nrdeg11n, o·ì si chiama il basti-
mcnt, che ci porta, mauclt', il . uo fi · ·hio, e i
po·' lontano lontano dalla rada, a di~ renr.a
di pochi m si prinrn, che si andava a posar
alla comoda banchina, io stavo gua rdand chi
v ni e a chiamarmi... mai i molti che dove-
vano discendere erano sfilati s tt i m.iei occhi,
e io vedev ne ·uno che domanda e di mc...
Dunqu , dissi, il direttore è partito non seppe
hi mandar a rappr entarlo. arà meglio prov-
veder rinun1.ii1r alla messa >. sì diccudo

2.10 Page 20

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-- 20 -
discesi, e sorbi i con vero sm:rifizi,1 il caffè, che
mi parve cl i nessun sap11n', e p,ii tornai... Al
metter piede fuori della scaletta della mensa,
sento una voce che mi dice: - Lei è D. Fran-
cesia? - E tu sei s;:,lesiano? - - Sì! - Oh! pcr-
chè così tare! i?
- Venga subito che abbiamo la barchetta che
ci aspetta. Oh! se sapesse qua\\1ta gente l'at-
tende per sentire la s. messa! E una fortuna
adesso che non ci capita così sovente.
Che poteva dirgli? -- Caro amico, t'ho aspet-
tato assai, e poi, vedendo comparire nessuno,
ho preso un poco di caffè! Però andiamo.
Per JIIessina...
Erano le nove e mezzo quando discendeva per
la piccola scaletta della Sardegna, per meltermi
sulla barchetta venuta a prnndermi. Oh! se nel
discendere avessi alzato gli occhi, avrei veduto
un bel cerchietto con l'annunzio che la Sanlegna
partiva alle 13. Non ho guardalo, non feci atten-
zione, e dopo ne ebbi un po' da pau-are lo scotto.
Qui non si può descrivere la desolazione di
quella città che fu Messina. Che vista! Noi si
sbarcò proprio davanti alle rovine del municipio,
che si diceva per eccellenza il P,!)azzo. Aveva
ancora la facciata salva, che veduta di lontano
pareva intiera e nascondeva il gran disastro.
Un po' più in su c'era tm rio che raccoglieva
le acque in tempo cl i pioggia e l e µoTtava al
mare. Qui s'incominciarono a sgombrare le ma-
ce1·ie, e a pTeparare un passaggio... Ila questa

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3.1 Page 21

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- 21 -
parte ormai la strada era tutta libera. l i qua
e di là non vedevo che case diroccate, che
immensi cumulì di rnura scrollate, e su lino al
noslro aulico collegio. Che cosa vi<l i? Tullo ìu
rovina e chiavi di ferro, lamiue spo1 genti, come
al mattino del 28 dicembre 19081
Ricordo, che quando giuns a Torino l'an·
nunzio della sorte di questa asa, il Prefetto di
1essina diceva alla Principessa Leti1.ia, che s' ra
inleressata per averne notizie: il collegio dti
Snlesinni è una lombo! L'effetto di questa notizia
fu tale, che quando si seppe che i morti erano
più di trenta fra preti, chieric i e allievi, ci parve
ancora una lieta novella.
Io vidi lassù quindici o venti lra uomini e
donoe, ricoverate sotto baracche, e che sareb-
bero venuti ben voi ntieri a sentire la ·. messa;
ma quando seppero che non ero pit1 digiuno ne
provarono pena, e mi cl icevano: - Ora ci ca-
pita così li rado di poter assistere alla s, messa,
cl1e ci si va anche con sacrilizio.
Arrivato colassù vidi tre l cali, ohimè quanto
piccoli, e quasi i tre tabernacoli del Tabor, de-
stina ti uso di chiesa wio; di casa. l' altr ed
il terzo, l'antica carbonaia, usala per donnitorio.
Adorai il Signore in Sacramet1to e, con i due gio-
vani coadiutori, si fece un p ' di meditazione,
quindi i andi' a visilarc non la casa ma le sne
rovin .
Io ne provai lm tale ·gomento che non ve-
devo l'ora di partir ... Temevo di n n aver ca-
pito bene l'or:1 dclln partemia, e pensavo on
orrore i;he sarebbe di m . se il bai-timcul 1 fosse

3.2 Page 22

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- 22 -
ancia t(J... Suln pensandoci su con un pocu di
c,1lma, mi ci sono acquietato, e dopo le uncli,:i
abbiamo potuto prendere insieme un hoc«.:one.
- Uh! con qual gusto mi vollero prepara re i
111flr.chao11i a uso cli Sicilia! con qual dbin•
voltura mi facevano coraggio a prendere le Ioni
pietamie! Si disse insieme l'A11gd1111, e poi t;Ull
un sule ardente, si discese giù alh marina.
Ebbi tempo eia recarmi al bastimento e sa-
lutare con tranquillità i c.:onfratelli e salire su
ad attendere che si levasse I' ncora ...
Guardando il mare, recitai sorridente i bei
versi del Zanclla all'uomo rivolto al ciclo,
men tre lolla, quasi che
. . attenda 111ll'fm,;ora
il cenno divino
pt~r nuovo cauunino !
Verso Alcssn11drin,
Alle due circa si lasciava :ircssina. Il nostro
bastimento è tm po' pii'1 abitato... Suno molli
gli italiani e i forestieri, d1e fanno con noi
il passaggio in Egitto. Seppi che c'era anche
l'un. Adarnoli con altri pochi di prima classe. Il
caldo è in aumento di mano in mano che l'I-
la) ia si allontana dal nostro sguardo. Per for-
tuna si pu,\\ a vere acqua frest;a e con ghiaccio,
e così si tempera l'arsura che ci preme. Ap-
pena usciti dal porto ci :,uccede una novità...
Due giovanetti italiani, che anelavano con la
madre al Cairo, dove il Papù ha un huon
impiego, mi 1•engonn a dire che tra i viaggia-
tori di 3" classe c'era sta to un s ubbuglio, sedato

3.3 Page 23

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- 23 -
però subito dnl capitano, che fe e mettere
agli arresti un moro, che ne crede l'autore. U1i
momento clop0 il rum re si fa più grosso,
sentivo elev;1rsi grida di p,wento, di minac ie....
Accorro ;mcl 'io: ma il JJOvero moro era stato
messo ai ferri alloi tanalo òi mezzo agli
altri... Lo vidi poi al dimani, coi piedi lra i
ceppi, mentre si divorava, non mangiava, alcune
gallette che faceva scricchiolare sotto i suoi
bianchissimi denti. Egli aveva una benda all'oc-
ch io de ·tro, dicendo che glielo avevano tolto;
ma che lui non aveva fatto niente, e che il
capitm10 l'aveva fatto arrestare cosi, per toglierlo
ét Ile a l trui battiture.
Egli era suddito _italiano dell'isola di Assnb
c nfe sava di non sapere truanti anui avesse
nè dove si Lnwassero i suoi parenti. Noi stavamo
a sentirlo parlare, e trattare la sua causa... Al-
lora i m iei due piccoli amicisi interposero perchè
lo facessi liberare. « Lei se vuole, può ottener-
gli la Jibertà! » - d'attorno, si era sull a
poppa, all'estremita del bastimento, erano ac-
corse anche alcune signore... Rivolto a loro io
dissi: on crederebbero bene di fare questo u!Ji-
cio di madre? Dicano una parola al capitano, e
ne avranno la riconoscenza di tutti. - Sl., si -
disser quasi a coro i circostanti. Anch'io fui
sod isfatto di questo ripiego.
Di fatto, un momento dopo, seppi che il moro
era stato liberato, e che per mostrare la sua
co11tent zza aveva fatto cinque sci capriole
a modo de' suoi fratelli del de. erto. Per pre-
cauzione tenne però separato dagli altri di

3.4 Page 24

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l!
Il
il
terza classe, lasciandolo gironzolare là sopra
dove un po' prima era incatenato.
Io ho trovato anche un buon padre Minore
di Sicilia, niada lungo tempo destinato al Cairo.
Il padre Andrea mi si fece subito non solo amLCo
ma fratello i e si passano con lui ruol te ore
girando attorno alla nave che cammina. Ha
una conversazione assai amena, e mi si offre
ospite, se mai a vessi da andare a vedere le Pi-
ramidi.
- Venire in Alessandria e non andare alle
Piram~di,noi diciamo quasi lostesso che andare a
Roma e non vedere il Papa. Dtmque lei deve
andare ed accettare la nostra ospita 1ità.
Che potevo rispondere a tanta cortesia? -
Mio buon padre, accetto, primo perchè mi
offre la sua ospitalità con tanta bontà che ce
la rende più preziosa, e poi anche perchè non
saprei pre3so chi andare. Là non abbiamo casa.
- Dunque è couchiuso?
Vedremo in seguito che :non potemmo usare
d ella sua ospit11litù.
I tre giorni iutieri cli mare sono passati, e
domani si spera di vedere Alessandria. Ce lo
diciamo a vicenda, e si fanno i calcoli anche
delle ore... « Si è camminato bene; non si
ebbe il più piccolo ù1cidente, e quindi si
deve arrivare molto presto... » questi erano o
altreLtali i discorsi... A ~avola stasera ci si
diede una pietanza di più con una buona bic-
chierata di Marsala.
Io dovevo essere riconoscente al Signore,
perchè non potevo avere un mare più quieto.

3.5 Page 25

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Una cosa ola non avevo potuto fare, scrivere
qualche pagina. Quasi non trovwo tempo! An-
che ero imbrogliato per trovare un sito sicuro.
Avrei dovuto stare incantucciato sopra un ta-
voliuo che serviva di mensa... incommodato
ora da uno ora da un allro. Ma il cielo, ma
la speranza di vedere Caudia, la Grecia, mi
teneva sempre sopra, e 1,t mento non poteva
riposare.
l\\la stamattina, che è domenica, avevo tutto a
· perare, che si sareùbe giunti in tempo da poter
celebrare la santa messa.
Tuttavia quante contrarietà!
· Mentre stavo guardando laggit't in fondo, e
vedevo comparir al levarsi del sole i mina-
reti della lontana Alessandria, e sognavo gli
amici e la lieta accoglienza, ecco nascermi il
sospetto che essi non mi aspettino ancora, e
non sapp iano che io abbia dovuto ripigli.are il
primo progetto. Per assicurarmi dissi a padre
Andrea, che l'avrei accompagnato in Alessandria,
al pio convento, se mai ...
- Oh! la venga pure! Potrà celebrare a santa
Caterina e poi lo faremo condurre dai Sale-
siani.
Mentre stavo così discorrendo, voglio assi-
curarm i d'a ver il biglietto di pa:,saggio, e mi
ricordo d'aver deposto il portafo~lio sopra il
lavandino della cabina, e forse non l'avevo
ripigljato... Corro agitato dal dubbio, cerco,
frugo, e non lo ritrovo! Che fare? Esco ed
incontro le persone di scrvi:r.i e dico: Non
tro,·o più il mio porta foglio!

3.6 Page 26

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- 26 -
Oh! non :;i inquieli, mi risponde il came-
riere, l'ho trovalo io e lo deposi sull'abiLo.
Difatto rilorno, e Ili, quasi nascosto, scopro
il portafoglio, e lruvci lullo quello c he avevo
lasciato!
Il buon padre m'aspetta va con ansietà, e
fu ben contento quando gli dissi che lutto era
salvo.
D eve sapere il lettore, che in Alessandria non
può entrare alcun baslimento di grossa porla ta,
senza l'assislenza del pilota... La sua barca esa
già arrivata, cd il pilota, tra l'ammirazione di
Lutti, era salito a bordo e tra mille sguard i,
quas i dicesse: - Ora non c'è piL1 pericolo, ci
sono io ! - aveva preso posto sulla prua, e col
capitano regolare faceva filare placidamente
la nostra nave.
lo stavo guardando l'ansietà di lutti i pas-
seggeri, e anche i miei due amici vollero ricor-
darsi di mc, salutarmi, augurarsi d i rived ermi
a l Cairo. Finalmente verso le dieci la Sardfgna
gi ttò l'àncora, e tutti :,d disposero a discendere.
Che discendere ? Non si può. Un trenta o
quaranta barcaiuoli, han preso d'ass;i lto la
scaletta, e lesti come caprioli, vorrei quasi dire
colla rap iùitù della tigre, tanto mi parvero orri-
bili nell'aspetlo, bàlzano sul battello, l'invadono,
ti strappano le va lige di mano, e ti obbl igano
a correre dietro loro.
Si era spaventati da quella irruzione di bar-
bari, e c iasched uno slava in gua rdia; perchè
n on inienclon o che il lorn l iuguaggio, e n on
sanno che far preslo. F inita questa invasione,

3.7 Page 27

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- 27 -
coinp.u,•ero due tre frati di , . Frane e per
padr Anclr•a e il suocnmpagu,,. h! come ero
·untent cli trovarmi n> ·ì al sicuro I Lentamente
e passando tra molte barchcu , in p chi mi-
nuti si \\ alla spiaggia gremita ùi e, rri, arrozzc
camm lii e uomini curiosi o amici o int re .ali...
Ientrc stavo per III ller la 111ia valigia 11 Ila
carrozzell a, mi s nto a iutar d;i una voce amica:
« h signor Dir ttor •, II;i. [atto buon vfaggio? »
hi era mai co tui che mi hiamava e n un ti ~
lolo omai n n più ricorclat ?
Non era altri eh il capitano ilvio Bozzo, ,mli ·o
i11lievo delle scuoi li Varazze, e se mpre nos tro
buon ami . E...Ji aveva saputo he dov v ar-
rivare e s nz'altro mi venne ad atlend re.
urne ci siamo ·aiutati con ~tft lL ! Aveva già
i111poslata 1111a carrozzella, u cui depos i la mia
valigia, e poi detto salve e val• al p. Andrea c i
s iam rivolti alla città. Fu la s ua comparsa gran
provvi lenza, perchè pratii;o delle cose e ·on
moneta del paese, mi liben'> della dogana,
dal carrozziere, e poi.....
uando si fu in carrozza •gli mi disse cl1e
aveva fatt calcolo sulla mia m ssa. e V da n n
ho potuto trovar un m meato, ma pensavo c1 lei,
sa. Dw1quc ha uncor da dirla la rues a? E io
g lie la serv irò, come faceva lreut'anni fa!
Oh come il , ign r mi compensò di quelle
due o tre ore di angu lie provate! Ju w1 baleno
fummo all'lstitut D. Bosco.
N n lic quale fu la 1,(o ia dei fratelli al
s ntire che ro giunto.
- l\\la dov'è ?

3.8 Page 28

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20 -
- Si è eclissato?
- Dov'è andato?
Io sentivo queste cose mentre stavo preparan-
domi per la Messa. Erano dopo le undici, quando
celebravu. Tutti si mostravano stupiti per me,
perchè non mi aspettavano d1e otto gion1i
dopo: ma anche per chi mi serviva all'altare.
Anche lui pareva iuorgoglito di poter compiere
quell'uffizio al suo antico superiore e cosl lon-
tani dal proprio paese.
Si venne verso mezzodì per La visita in chiesa,
e tutti insieme si ringraziè> il Signore del felice
viaggio che mi aveva concesso.'
CAPO lll.
Alessandria.
Qui siamo in terra nostra, voleva dire in casa
di D. Bosco. L'istituto si intitola appunto ,il
suo nome glorioso.
Sono ormai dieci o dodici anni, che D. Bosco
vi si introclùsse, per salvare tanti nostri poveri
connazionali, che obbligati a vivere in mezzo
ai Turchi. correv;u10 pericolo cli imitarne la fede
e la corruzione. Uno dei più forti nostri a inti
ci venne a quei tempi da un figlio d'Israele, che
facendo parte del Municipio, ottenne un bel
sussidio per l'opera nostra, che in mezzo a mille
traversie si potè impiantare.
Adesso si è quasi nel centro, ma in sul prin-
l•

3.9 Page 29

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c1p11J si ern fuori delle mura, e I arev;1 he sa-
r mmo stati las iati h't pe r parecchio.
Tr vandlJ p i I\\ ccasionc clirè, in altro mu-
m nto più d iffusam nl del modo con cui ci
siam ~ rrnati in Al ·sandria; per ora inv cc
bisogna che vi on.tentiate di sap re che venuto
meziogi rno, lutti meravigliati del mio a rriv ,
mi accompagnarono f stosi a pranzo.
I giovani orfani stavano in numero di
sessanta più, malgrndo elle molti f ssero in
vacanza, ma silenziosi, aspettando che il loro
assistente dicesse il Tu nutem Domi11e, cioè la
dispensa dal si lenzio e dalla lettura. · Appena
mi videro però, ruppero la consegna, e frag -
Tosamente batterono le mani, acclamando: Viva!
Viva! - Accolto con tanta festa, mi voltai al
direttore,. e lo pregai se non credeva meglio
di dispensa.re ome nelle grandi occasioni.
Non o ,' mica contrastarmi, e i giovanetti
risposero con un uragano di battimani: Grazie!
Deo grnlin.rI Lo . tesso si ripeteva nel nostro
refettori . Oh! come ci siamo salutati con pia-
cere! Gli evviva a D. Rua e gli evviva a
don Bosco si mescolavano anche con il mio
nome, e io sorrideva mi !jembrava quasi di
averne diritt , perchè ornai l'ultimo Jella vramle
armato!
In faccia a mc volli collocare l'a l □llllO di circa
quarant'anni fa, cioè il carissimo capitano ma-
rittimo Silvio Bo:tzo, e un altro forestiero, te-
nendo ai lati i superiori della Casa .
Ero però meravigliato che si andasse a pranzo
cosi presto. Al mio orologio non si era che

3.10 Page 30

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alle undi.-i nre, e mi \\"oliai al Supcriorr, 1·0111l·
si f;l delle cuse più sicure, e mustrandogli 1'11n 1-
lugio dissi: (J,ui si ;1 11tidpa, è vero.'
No, padre! Siamo a mezzogiorno!
Che si sia ferma In l'orologio? E pure 1·:1 !
Ma lei ha l'orario cli Torino!
No, qul'llo di Roma!
Jt Fa lo stesso. sempre un'ora più indietro.
Ricordi, e non se ne dimentichi pnì, che qui
siamo in Egillo!
Mi venne sul labbro· che orario ,I'Egillo.' come
diciamo noi, ma poi riflettevo che veramente
ero in Egitto, e che il giurnu anticipa di un'ora
dal sole cl i Roma. Subito dopo, il discorso fu sul
mio viaggio, sui c,mfratelli trovati per via, su
Torino e sui superiori, e finalmente su D. Bosco.
E devo confessare, che con D. Busco in bocca, io
ho girato tutto l'Oriente, e ho dovuto consta-
tare che i bravi figi i cl i tanto Padre vivono cli
Lui e per Lui, e che hanno una smania irre-
frenabile di scntirll(.; parlare.
Si finivano gli Esercizi Spiritua li dettati dal
bravo Padre Mau, che ci ama tanto, e eia D. Cal-
ligaris che sarà mio cmnpag:no in Palestina.
Parlo prima ai g iovani e poi ai Cnnfratelli, e
per gr.izia di Dio i nostri udih1ri mi intendono
benissimo.
C'è da esserne coutenti! La mia presenza ha
portato la nota amena e tutti fecero festa. Fo'
il discorsi.no della sera, e anch'io vado con-
tento a dormire per la prima volta in terra
straniera.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- 31 -
Per .)lt'ssamlri,,.
.-\\tlclì .:! agoslt>, mcnlre in llalia si Correva a ll a
pcrclonmlZa d'Assisi, n i chiudevamo il Ritiro
amrnalc, e io ro inca1'i atu a dare i Ricordi,
eh mi portavo da Torino per delegazione di
tlo11 Rua, nella gran parnla 11111'. Amore di Gesù
e cl i fo1·ia . Ricordo h f ci menzione ù i Savio
Domenico, che diceva al l'et.\\ di sette anni: I
miei amici sanrnno Gesù e [aria. E alla scuol{l
di don Bosco, che cosa abbiamo noi impar L ?
Vocazione, studiarla e non perderla ùi vista
per leggerezza o I er paura del sacrifizio. Anche
il mondo ha le sue vittime, ma senza alcun
conforto. Fiualment esa ltezza nell'adempimento
dei nostri doveri. Jon dimentica i li portar l'e-
sempio di clou Bosco, che assicurava ai suoi il
paradiso, se fossero stati t:satli nell'ad mpimcn.to
dei doveri dell a loro vocazjone. Ci fo poi uu
po' di ricreaz ione, facendo una barcheg(Tiata
sino al molo. Dis i iii direttor :
- Dovrò andarci?
- - Certamcnt ! Se non viene lei la fc ta sa-
rebbe dùuezzata.
-- Dunque andiamo! dissi, e raccolsi il cappello
e la mantellina, m utrc i gi vani, ben allin ati,
si avviavano al porto.
· - Quanta roba ci porta mai ìl provveditme.
Come è possibile consumare quel grosso sacco
di pane?
.
- Vedrà I L'aria del mare è fina, e special-
mcute per i fanciulli consuma tanto che si corre
pericolo di resistere dal pranzo alla mer nda.

4.2 Page 32

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- 32 -
I
Fec i l'aria dell'increuul,1 e ,:i avviammo di
1
ùuon passo verso la nostra barca.
I giovanetti si erano già ben allogati... Mi
sovvenni, vedendo il marinaro tutt'occhi per di-
!ltribuire i posti, del noto verso che parla cl i Ca-
ronte, che« batte col remo e ciascuno s'adagia! »
Si parte dalla riva, si passa tra bastimento
e bastimento, e con mirabile rapidità si scivola
sulle acque.
-- Vede, quella lunga casa là, mi diceva il
direttore, che mi stava ai lati, è l'abitazione
estiva del nostro Kedivè. È tutta nuova. Come
vede, là dentro non si sente il caldo. Egli non
viene che alla stagione calda, perchè nell'inverno
sta al Cairo.
Mentre si stava guardando, la nostra barca
filava diritto che era un piacere. Non pareva
che ci fosse un soffi.o di vento. Io osservavo
il direttoi;e, e m'immaginavo che non potesse
stare col cnore contento.
E se capitasse una disgrazia?
Non _avevo finito di pensare così che egli mi
disse: È questa l'unica volta che si esce dalla
città. E veda, se non ci avessi pensato io, me
l'avrebbero ricordata essi la passeggiata. Veda
come sono arzilli! Veda come godono di ques to
svago! Domani poi, già si sa, ciascuno si met-
terà al suo lavoro, e si tirel'à avanti fino ad
un altr'anno! Ah! se potessimo avere un piccolo
buco per uscire fuori di città! Tutti gli altri
istituti, anche poveri, hanno uu po' di campagna
per condurre i loro allievi; solamente noi fi-
nora non possiamo avere questo vantaggio.

4.3 Page 33

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- .n -
1,, l'a scnlta 1·0 lt1cevn, 11,m :;i lasciava di
lai cammino. Umai si è al molo, vediamo
farsi più gros:,;i i macigni nccostati per rom-
p re la furia tl Il e acque, e io guardavo dove
avremmo potuto accomodarci con maggior h·an-
quillità. •L:i non c'era da scegli ere. L'abitudin
legge, e bisognn andar tlirilli nel post
solito, perch' anche i barcaiuoli sembrano che
non conoscano aHra rada pit't conveniente.
Ci siam tolti in fretta d1tlla barca, e a salti,
ora soprn un masso ora soprn UJl altro, mi
andai a sedere anch'io fuori dagli spruzzi dell e
ncque.
Abbiamo poco a fare per prendere il posto.
Se vedeste che bel quadro! Sono sessanta e più
giovani e ve,.,chi, coll cati come megli potevano
sopra le pietre, e stano.o là ad aspettare la Jor
razione. Uno la faceva da d istributore a quei
sette od otto incarica ti a portare le parti già
numerate... Noi dello stato maggiore si aveva
un incaricalo speciale. E come avrebbe voluto
che si mangiasse! Anch'io che da anni non ero
più soli to a prendere a quell'ora alcuna refe-
zione, mi sentivo un non so che nello stomaco...
che non saprei come chiamare se fame o appe-
tito. Qui c'è una porzione di salame! Là un p ,
di prosciutto! Carne fredda e avanzata a pranzo,
fichi poi e uva quaula se ne voleva. Alcune
anime buone, che sapevano l'uso della casa, ave-
vano fatta una spedizione SlTaordinaria, ed av -
vano lasciato detto « questo per la passeggiata
dei nostri raccomandati I » Oh come la pia tra-
cl izione si ricorda con riconoscenza!

4.4 Page 34

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34 -
Io mi fermai alla prima stazione, e mi pareva
già di aver fatto un grosso miracolo. Ricordavò
le. piccole e· grandi passèggia:te fatte llll giorno
con don Bosco.:.. Pensava allora quel buon Padre,
che i suoi. figli l'avr_ebbern riprodotto anche in
Egitto? Ma .vi•ène la sera e bisogna - tornari: fa -
g0uàrda-v:o .il sQ_le ché ornai calava lontano lon- -
'tanò, e vedleva trasecolato uno d'i GJUei tramonti,
proprio incant~voli, _e sino allora ammirato so-
lamente in certi· dipinti. iflri,gia però si ,d iede
qualche cosa· ai nostri bar.eaiuoli. Anche laggiù
han:tJ.ò UJ.l appetito particolare.
½a brezza è fina e ci avvisa che siamo·proprio
· _vicino alla notte... Io temevo, ma i giova,netti
e anche ·i nostri capì d'arte, non hanno altro ti-
more se non ·d1e la giornata è finita troppo presto.
- Si intoni il MaFinaro! , grida una voce, ve- '
., clen:do che le , due· ·barche sono quasi legate .
insiel\\B!e.
-. Sì, sì, il Marinaro di Mons. Cagliero !
- No,'-no, di cl0n. Francesia! E qui si volle
alle voci unire un .suon di man con elle I << Si,
Èvviva il· marinaro! Siam tutti marinai! »
Avevamo èon noi il famos·o e caro bar itono,
don Luigi Galligaris, che con voce intonata e so- ·
lenne incominciò:
S6 dolce il vento spira sull'onde
leggie: leggiero ~ lascio _le sponde :
vivo nell'acque' • morrò nel mar.
Son marinar !
E il coro di chtqi.lanta e più voci come l!Ula
sola, come preparati a quef canto, a ripetere con .
arte squisita il ritorneÌ'lo: Son marinar. Al fadre,

4.5 Page 35

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- 35
forse lo stesso qi prima, grida: in mezzo al ma1:e,
ratapla11. Chi può esprimere 1 slancio, direi
meglio l'entusiasmo di noi a continuare l'ameno
stomello? Qui di nuovo don Calligaris la faceva
da guida e continuava a cantare con infinito
nostro piacere.
i era in mezzo al porto, molti bastimenti era-
no coperti di gente, e ci stavano ad ascoltare,
e poi ad applaudire... Era un'entrata trionfale,
e che mi ricordava i più bei giorni dell'Oratbrio.
i giungeva alla banchina che era quasi scuro.
I giovani di buon passo corrono all'Istituto,
e noi con un po'più di calma, ci auiviamo che es. i
già avevano cambiata divi a e aspettavano cena.
In giro per la casa, per la città, e poi ml vascello.
Io desideravo di vedere un poco la Casa.« Che
fate qui, miei cari amici? Che' fa don Bosco?
- Ecco; facciamo scuola elementare, tecnica,
commerciale, e p~ gli interni ·abbiamo anche
le scuole professiònali.
- Quasi come all'Oratorio di Torino?
- Ha detto bene quasi·; quanto ce ne corre
da noi a loro! Non ci mancano che i mezzi, perchè
la volontà c'è tutta di tirarci su come a Torino.!
- E qual è la cla se de' giovani?
- Se parla degl'interni, ho da dirle che sono
i più poveretti, e sono mandati dal nostro con-
sole. Ma molti sono anche di altri paesi, quasi
ti.ltti però egiziani. Ne abbiamo di' Assab, del -
l'Armenia ecc. Gli esterni son di tutte le
naziònalità. Qui vengono volentieri per imparare

4.6 Page 36

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l'itali;u10, l'ami),), il francese e l'iugle:;c... Sunu
in gen.crn le lt; Iinguc che più si usanu. llv me~:,;u
l'iuglesr per tùtimu, veda, perchè uma i è il primu.
Una volt::i era l'i taliano, poi per un istante fu il
francese, ora corre rapido l'inglese... Tutti lo
vugliuno i1upararc per for carriera. Veramenle
Alessandria t>m,1i è invasa dall'elemento inglese,
e chi vuol trovare facilmente impiego e lavoro
deve fm· conoscere che ne sa q uakhe parola.
E i nostri italiani interni ed esterni si fecero
molto onor e parlando bene specialmente l'arabq
e l'inglese.
Il nostro console se ne mostrava più che so-
di.sfatto.E proprio di quel giorno stesso,si leggeva
nei giornali della città l'elogio assai grazioso
sul saggio accademico, che si era fatto per la cbiu-
sUTa dell'anno scolastico. Erano accorsi col nostro
Console i Consoli d i altre nazioni, le autorità
municipali e il fio r / fiore di Alessandria, e
tutti avevano d ovuto ammirare il vero progresso
di quegli allievi. Il Console n ~tro, siccome siamo
colà sotto il protettorato italiano, ebbe parole
di lode e disse che si stima va fortunato cli poter
riferire al governo del Re ciò che aveva udito
e sentito, e specialmente per i sentimenti di
deciso amor patrio, che traspariva dalla diversa
serie di componimcnLi declamati in tante e si
svariate lingue.
Anche per me era argomento di meraviglia il
sapere che colà si insegnano tante materie.
- Ma come potranno tenerle tutte, se il vaso
è piccolo?
Hanno un mezzo per ingrandirlo.

4.7 Page 37

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- 37
E qu;il · :;;ir hh ?
Quello di ricon.lan;i s p •, so ·hc in que ·ta
m;mi ra essi ·i p lTanno procurai o tosto 11
lardi un p zz <li pan' onorato.
J oi cli fnlln ci troviamo in Alcsi;andria lin
dall'a1u10 189Cl, po· all.1 volta ci sfom in-
~rnnclili ultr la nuslrn o:;p ll.izi n •. om • a
Torin , abbiamo dovut sul) prime miclar va-
gando, e mc: •ndo quello che si poteva in tali
e ndizioni di c s •. Finalmente c i fu prop sta
una località fuori le mura, in aperta campa a,
in un· sito vicino e occupato tuttavia dalle pub-
bliche prigi nil e Andiamo I~, si dis e, e qualche
santo ci aiuterà!,. li superiore d'allora capì
che l'avvenire di Alessandria era di estendersi
sempre pi11, e che non potendo in altre parti,
sicuram nte là dove noi avevamo fatto acquisto
di vasto terreno. Basti il dir, che con pochi soldi
si comp tanto da poter fabbricare il nostro
edifizio, con lo spazio di 20.000 metri quadrati,
il tult fabbricato col ric.ivo della vendita del
rimanente.
Quella ca a che fu per qualche tempo ad uso
di prigione, alcuni anni prima ra una delle
principali porte di ,\\I s andria. Vedi mutabilità
delle cose umane! P r di erano passati i rau-
cesi guidati dal generale apoleone Bonaparte,
e col.\\ ebbe a pernottare lo ·tesso formidabile
c;ipitano. hi sa che non abbia in 1uel m1:cle-
simo il composto e pubblicato quel famoso
Proclama, con cui aununziava ai suoi soldati, eh
91tar,111/a J·croli s/a;,r11w ,, ,:011/emplarli! Quella
c:asa ,mli a, unita alln nuova, ha l?er la sua

4.8 Page 38

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saldezza Lulla la fisionomia di auliche cilladellc,
in cui si nascondevano i soldali per c\\ifon-
dere come da ultimo baluardo la città.
e Tornando a noi le dir,i, che nei primi tempi
tanlo si poteva ancor far qualche cosa, ma per
adesso è grazia se ci lasciano venire alla scuola
i loro figli e nelle feste all'istruzione religiosa.
l\\iiase ci fosse un Oratorio festivo, con la speranza
del divertimento, noi saremmo sicuri di guada-
gnar loro e per loro mezzo conservarci amici
anche i parenti..
Ecco la nostra fiducia I gli dissi. E ci deve
aiutare nella santa impresa anche S. Caterina .
Essa che vinse tutto l'inferno congiurato contro
di sè, ora già gloriosa in paradiso, ci darà la
mano a fare un po' cli bene a)la sua patria ».
Sarebbe questa una vera fortuna per Ales-
sandria, che si va ripulendo e ingrossando ancora
giorno per giorno. I'er non aver l'aria di indif-
ferente per le cose antiche e delle magnificenze
moderne, andai a gira re Ale~sandria, ma rapi-
damente e sul !mm elettrico... Or alla vista di
tanta gente, occup:ila in niente altro che in
interessi materiali e con senti'menti rei igiosi
così contrari ai nostri, in gemeva ... e mi veniva
sul labbro la preghiera, che S. Francesco di Sales
faceva al Signore, quando entrava sconosciuto
e inviso in Ginevra: Do111ittnrc in 11111dio i11i111i-
i:om111 t11om111 I E q uanclo verr;1 quel giorno anche
per Alessandria?!
Questa sera si volle improvvisare una Ac-
cademia solo per mcl Si cantb qm1lchc pezzo
clell'ojJcrclla ~eguila nel gran ~iomo el c i premi,

4.9 Page 39

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- 39 -
si suonò qu sta quella mar ia con mollo gusto
e affialamenlo. ~iccome il maestro non osava
f>rodursi con sl pochi giovani, da formare quasi
un,i musica cai11n invece di cagnina, co ì diede
cca ·ione a me di corr ggere il titolo, dicendo
che la si pot va benissimo chiamare, eia Abele,
·1bbastarnm btli11n. Volli (armi spiegare al une
espressioni nrabe, d assicuro ·he ci sarebbe da
ammirare l' nergia di qu l vivacissimo liuguaggio.
Alla fine ci si fecq sentir una farsa italiana.
Fui invitato a visitare la c lonna di Pompeo.
« Ogni for stiero se ne fa una premura, mi
disse quasi tremand il direttore.
Ed io non sono forestiero! qui ho una mia
casa! Per ora rinunzio a questa visita, ma non
a quella del Vescovo ed a quella della più grande
cittadina di Ales ' anclria.
- E chi sar bb questa più grande cittadina
che io non conosco?
- Oh si, che la conosèi! Ella non è che
santa Ca tt rina Vergine e .Mar tir.e. mi buon
compagno sorrise, e mi rispose clic veramente
non ci aveva badato.
Si andò prima dal Vesc vo, che ci accolse
m lto cortesem n t .
li virtuo o figli cli S. F.r.ancesc ci oJirì or-
ridendo una sigarc!la, come ne aveva sul tavolo,
e poi un rinfresco. Ci disse e hc anche lui era
in dovere cl i afferire la sigaretta...
- Ca1 irà, ci diceva, si è in paesi orientali,
dove non si fa che fumare!» A cettamm un rin-
fresco, pcrcht: veram nl si aveva .aldo, ancorchè
non f ssimo che vers Je diec· oret

4.10 Page 40

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- 40 -
D opo si anelò a santa Catterina. Bella Chiesrt
e molto ben tenuta dai padri Francescani. Colà
rividi il caro p. Andrea e fn l'ultnna vol ta.
Non è a dire con quanto fervore pregai pi-esso
l'altare, dove s i venera l'effig ie della Santa che
più onora Alessandria. Molti forestieri la visi-
tavan o e anche molti clivoti pregavan o all'al-
tare maggiore.
La sua posiz:oue è centrale, e ugni festa rac-
coglie migliaia e migliaia d i persone. - Ed è
qui, diceva sospirando il mio confratello, dove
si accampauo i nemici degli operai, per dar loro
a l eggere i più luridi giornalacci, che c i manda
l'Italia; quei giornali sono 'diffusi gra tuitamente
anche a tutti quelli che passano di là per an-
cia re alla Chiesa. Pensi che veleno si portano
mai in cuore! C'è poi anche un giornale di qui,
che ha per titolo /n,•orgele I Siamo tanto proclivi
alla disubbedienza, che guai! se ci dfcono che
questa è lllla virttì! Sa quante mila copie si
sp acciano all a d omenica, e qui sugli occhi della
nostra santa? C1 dicono che sono duecentomila!
Sarà esagerazione, ma anche la metà farebbe
già spavento ...
- ]\\'fa n on l'avete l a buon a stampa?
- E quale sarebbe per noi la buona stampa?
Non ci rimane che r ompere questa corrente, as-
so ttigliarla, chiamando altrove la gioventù.
- E dove?
- Avremmo bisogno cli molti Oratorii festivi•
S i sono già messi tL~tti i nuovi venuti d i Francia,
gli stessi Gesuiti fanno quanto pitì possono con
i F,·atelli delle Scuole Cristiane. Ma siamo così

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- 41 -
pochi! dovremmo aver almei o dieci o dodici
Oratorii, con tutto l'accompagnamento, e allora
si potrebb sperare qualche buon risultato.
Fui anche dopo mezzodì a vedere i dintorni
di Alessandria. È ti.Ila ciLtà che spera e teme.
Ingrossa tutti i gion i più, cd il suo porlo si va
abbell ndo popolando de' più gro si navigli
ciel mondo... e tuttavia terne. C'è tm progetto
cli una ferrovia che do-;,rebbe traversare l'Africa,
allacciarsi con quella dcll'intcm.u, e tJ i correre
su Cino a Gerusalemme, a Beyruth, Smini.e e
fino a Costantinopoli. Allora si segnerebbe la
decadenza d'Al ssandr ia. Ed ecco perchè temei
Non ho voluto m,incare una visita a inostri
morti. I monumenti pjù belli e v ram 1te grm -
diosi sono di Italiani. Le epigrafi su quelle tombe
sono tutte o quasi tutte nella nostra lingua.
I turchi non hanno monumenti sulle loro
tombe: il Imo cimitero mette compassione. I
vedevo qualcunq aggirarsi fra quelle pietre, che
appena slìorélll.O il terreno, quasi sentivo il loro
gemito; ma più profondamente pensavo come è
brutta cosa contemplare una tomba senza la
speranza della risun-ezione. Ma io declamai col
Zanella:
Cadrò... ma con le chiavi
d'un avvenir maraviglioso. li nulla
ai più veggenti savi f
Io nelln tomba t(overò la culla !

5.2 Page 42

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CAPO JV.
Si va a Porto-Said.
l\\Li premeva di aYvicinarmi alla Palestina, l' '
:;eppi che alla sera elci quattro di ag0sto si sa-
rebbe partiti sopra un piroscafo R11sso. I nostri
llal iani uon toccano sempre la stazione di Giaffa.
- Dunque si parta, perchè mi pare tempo per-
duto quelio che si passa fermi al porto.
In casa non si perde tempo: in tre o quattro
occasioni, mi si ferma con mille domande pitt
o men o suggestive, e si vorrebbe invece che mi
inducessi a fare una più lunga dimora.
ln Alessandria si sta bene d'inverno, ma in
questa sta~ione, c'era da cuocere. Si ru1Clava in
ogni sito per godere un po' di fresco, e non si
riusciva. - Andiamo in Terra Santa - si ripe-
teva, almqno sa remo nella terra cl i Gesù!
Siamo riusciti ad avere posto sul bm;timento
russo, e addì 4 agosto si parte. Tutti mi dicono
che ci si viaggia male, che il villo è molto di-
verso dal nostro, che la pulizia lascia moltn a
dcsidernre, e che ne avrei sicuramente patito.
Ma noi fissi e a rispondere che s i deve par-
tire a qualunqlle costo.
Di fallo, verso le due, ci siamo ,1vviati verso
il porlo con lutti i nostri bagagli e accompagnati
dai molti a lunni, che coutin,rnno a stare in col-
legio, pcrchè non saprebbero dove anelare.
Si do,·ette prendere la barchetta, poicbè il
piroscafo nnn ha proprio potuto avvicinarsi a

5.3 Page 43

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terr,1. Si s,ilc s 1 ra, e mentr, si aspetta l'ora
cl Ila partenw si gira l' cchio d'alto1n , A noi
però eh· importa di AJessantl ria? .li nostro sguar-
d si posa sul piccolo gruppo di am.ici, eh ·tam10
U1 ansiosi per la n stra partenza. Alle tre si parte
davvero, e salutiamo di cuore i nostri che stanno
lit guardando dalla piazza. Si 8 appell a, :.i s r-
ride, .~i fa cenni con la man I e quasi se11za av-
ederci, si ' levata l'àncora e ci s'alhmtana dal
porto, ci troviamtJ in un istanl lungo il m I 1
e poi in allo mare.
11 hatl Ho russo euormem lte carico, non
solo di pass ggeri, ma m lto più di merci. Siamo
tra Arabi ... quanti ll vedeva correre qua e
col loro fez in t sta ! Ce n'erano dei p:ccolini...
Li avrei voluti avvicinare, ma poi h avrei
p tuto dir loro?
-- Che bell'ani.ma ù vono ;i vere I , 'arann ca-
paci cli diventare cristi:mi? E qui 111 i sovveniva
cl i ciò che rncconla D. G iov.Bel trame missionario.
- Stava sul bastimento dov'io ro, uu gruppo
<li s uore •di arih\\ 1 e io culmi cou loro in cli-
scor-1): finchè cli ci sa in .-a, m'accadde cl i
parlare cl gli Arabi, e accennai com'io li cre-
dessi na luralU1eUtc full i per la rei igionc mao-
mettnna, p 'rciò condannati alla barbarie. Una
fn1 le suore, a cui lutli moslrnvano grande ri-
spettJ, di!ls : , 1 no, s ignore, Dio è signmc di
era tutti i popoli, e Gesù Cristo, si è immolato ;inclte
per gli Arabi... S ppi, che detl:i suora figlia
cl ·I famoso Ab-del-Cader, eh tanto valorosa•
mente r si alla conqui ta francese dell'Alge-
ria, pili fatto prigipnien;, li.nalmenle libenilo da

5.4 Page 44

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- 44 -
Napoleon e Jll, e rimauclaln in Oriente, rl,ivc hen-
chè 1nussul111an o, favorì sempre i callolici e le
missioni.
::,i cene', secondo l'uso russo, e con poco vin•>.
T,a sera e la notte fu abbastan za calma, an-
i.:urd1è ci fosse un calore che and asse d ai :,o ai
45 gradi! Immaginatevi come ci si poteva stare.
S i sperava di poter celebra re la 8. !\\fossa a
Porto-Saicl, cluvc si faceva una piccola sosta, e
quindi si d onuì quel poco, e verso le quattro si
andò sulla coperta a vedere la splendida com-
parsa del sole.
- Ma a P orto-Said d ove andremo a dire la
l\\Iessa? I n ostri cl i Alessandria ci avevano eletto
che si sarebbe po tuto presso i Francescani, dove
hanno Casanova!
In Oriente, presso q ualunque porto, se si do-
manda di andare a Casanova, ogni facchino d el
s ilo, vi prend e la ro.ba, vi precede cli qualch e
passo, e vi cl ice senz'altro: Mi segua l io son o
il fado/11111 dei religiosi. Si dà poi il nome di
Casanova all'Ospizio, dove ogni forestiero che
a rriva riceve vitlo ed alloggio grntù e per di
p quel piatto di buona cera che piaceva tanto
a S. Ambrogio, come si legge nella sua vita.
Alle n ove si era a Santa Catterina, b ella
Chiesa d 1 Porto-Said, tirata su come per incanto
in quella nuova e cara c ittà.
Un po' stanchi della notte, passata così così
tra quel calore che toglieva il respiro, avevamo
forse un aspetto poco accapa rrante, perchè il
buon relig ioso addetto all n irncrestia, ci eh iese
,- , a_,• ,·ain o le carie. No i s i cliRsc che c ravn mo

5.5 Page 45

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sai siani l' eh ~i v n Ì\\'a tlall'l•:urnp:1,.. li co111-
p;1gn•> mi11 credl'ltc di IH>l •r rump 'r · 111,:ni i11-
u·rlezza ,. di ·s<. 1.he iu eru D. l<'ra1wl·si;i ... ]11
~narda i il compa~no c,111 un par d'oc.chi ll!C•
rnvigliati quasi per dirgli: h fa ·est i mai? TI
mio nnml' c:nsì fH1C11 suona ... Ma 111in chhi tt•mpn,
pcrchè il huon Jìran csc11, t•sd;11m · - D. Fra11-
1•Psia dice?!
- ,.'Ì, D. Fra11c1•sia !
- E in, stordito, non l,1 riconùsccvo prn ...
h! se '. così, si compiaccia di prepararsi un
momenl , perchi· <lesideriam di su n;.ir nwssa,
tirar fuori un bel paramcnl ... - D. France. ia !
andava tuttavia di,:cndo fra sè! come sono ·on-
lcnto.
E qui siamo v nuli a scoprir che lui, il Fnm-
, ~cano, ·ra stato come Figli di :fa ria II Ila
nt stra casa a Mogliano V nclo, e il sacrcsln110
•ra v nulo su nella casa cli Al• sai1dria.
i d iss poi dopo: ci :-wu cr; s abbia111 in-
:.ie..lit p ·1 I · ca Ile, p rchè siamo sp ·ssu visitati
da certa gente eh è tutl'allro eh r ligiosa .....
Due bravi fanciullini si v sliruno in rosso con
il loro rocch Ho, e poi ci servirono mollo cli-
votmn •nl • la m ~~sa.
Dop il sanlo ~acritici> ·cl il ringraziamento
si pa. sò a pr ml r una bella lazz, di cafTè e
lalt ... qui ci fcct>ro di nuovo I accoglienze
on ste liete, ccl il buon Padre ci volle a cum-
pagnarc da una p rsona italiana di 'asl Ila-
mare che ha in I orlo-Said un magnifico e be.u
avviato neg zio. Inoltre, non p tendo più stac-
car i da noi, dopo averci parlalo di lVIogliauo,

5.6 Page 46

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ùe' suoi bei giorni colù passali, ùc' :rnperiuri e
degli amici, ci aècumpagn:Lva siuu alla harchclta
che ci clo1·cva porlare a l bastimen tu, che ci slava
aspettando.
Porto-Said! è uno di quegli scali marittimi,
che sa pensare e compiere la potenza più for-
midabile de' n ostri giorni qua l è l'Inghilterra.
Come si sa, questo è il gran lavoro idealo, pro-
n1osso dal famoso Fcrdinandn Lesscps. La sua
statua, posta a lla destra d'ingrcss,,, guarda il
mare e, accennando con la destra il canale,
par ch e dica a c hi approda a quel Iido: - En-
h·atc, io ve ne ho aperta la via: Tcrrnm aperire
gcnti/)l(s, che è app1mto il motto posto sulla
fronte del monumento.
Altra cosa notevole è il palazzo della Com-
pagnia del Canale, bellissimo oltTe ogni dire, e
circouclato da imo stupendo giardino che serve
di pubblico passeggio. Quante disillusioni al ve-
dere il monumento a quel porto.
La Francia ha profusi i suoi tesori e poi la
Inghilterra se ne impadronirn ... Era un ripetersi
cl el " sii: vos non 710bis 71ellcra ferlis om•s ecc. ,,
E Ferdinando Lesseps poteva finir peggio nel
disonore del Panamà? Allora il mondo vide che
quell'uomo che aveva fatto sbalordire per le
arditezze ciel suo gen io,. era stalo condannato
al carcere, vittima di alc1mi speculatori.
Io ricordavo un'altra catash·ofe. Nel 1869,
quando il canale fu inaugurato, l'imperatore
Napoleone III, non trovandosi omai più sicuro
sul trono, mandò a rappresentarlo l'Imperatrice
Eugenia. So che passò per Torino e cortese-

5.7 Page 47

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- 47 -
nu·11teo"equiala rtal ReVittori1) .Emmnnu leJl,
fu c:t1n:; •gnata d'incarico cl •I r • a un 111ac:d1inisl,1
eh sol va lavurnr· scmpr · col l{usarin in mano.
- fae!!tit, disse all'imp ralri e, vada tranquilla;
il :molo italiano non è ·1 peric:olwo cmn qu Ilo
di Francia. E poi da Torin a Brindi~i La cm dtw
un ami 'o d I S. Rosario. - Ju Il n allreltali
rurnno I• parole cli qu •I Re all'augusta viaggia-
trice. Ella •ra venula qui, av •vH ricc\\'uli gli o-
nori impcrial i; ma co11 minore impeto d i cuori,
perchè iii sentivano gi;'t per 11;1 ria i s gni ~ ricri
della gran loll;i cor1tro il grwcmo per.ro11nl,·, come
si tli ·eva, ma contr apoleoue 111 in reallù.
Le molle resl non vennero in Eur pa, e la
Francia, che aveva prMusi milioni per tagli-ire
l'istmo, con un'op ra eh avrebbe dovuto rovi-
nare il commercio inglese, lasciò c;he il p t re
inglese poco alla volta si impadronisse di qu:1si
tulle le A io11i di qu I 'anale, penetrasse in
Egiltn, e facesse di ljttesla t rra dei Farao11i,
omc una ·ua 01 quista. Io gua1davu i 1110l ti
bastimenti ,mcorali là per caricarsi tli carbone,
e mi accorgev eh erano Lutti ingles i e rivolti
;ili Indie.
Per ora la città di P rto-Said non è ancora
mollo grande, pnssa di p coi 50 mila abitanti,
di tutte le nazioni, compr si molli italiani.
È assai ridente, ha molli palazzi nuovi, orn,1 Li
di sporgenti t rrazz di l egn , che li t:ircondano
piano per piano a ogni lato.
Siamo rientrali a tempo eia p t r aitcora par-
tecipare allo i;digiuno e intierarnente alla ma-
niera russa ... Quante merci i;i dovevano mai

5.8 Page 48

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l:ariG,11l'! ,111"hc 1n111,·i passcggicr i s i aspell,l\\',lJl"
che ;l\\·c,·an,1 da veni r e sia d nl Ca ir n sia da Ales-
sandria. N,>i pure s i stava li, ansiosi sull'arrivo di
tre o quattro, che qui ci dovevano raggitmgere.
Omai tulli gli altri compagni cl i viaggio erano al-
logati e i nostri non arri vnva1w. Qui molli timori
ci venivano ad assalire. Che abbiano perduto il
treno? Che vadano cercandoci in altra parle? Che-
sia capita la qualche disgrazic1? Noi n ,m avremmo
fìnilo i nostri cattivi pronostici, se una voce
;imica non c i avesse come d es tali dal nostro le·
largo. Erano essi che ci riconobbero e ci salu-
tarono... Appena furono giunti, nbbiamo visto
alzare il poule e muoversi lentamente il naviglio
pe r uscire d al porto..... Che magnifica seralfl !
:-ìiamo a tavola pochissimi, perchè i più, n on fl-
vend o eia passare che una notte, prendon o il
nolo senza il vitto.
Di tavola si assiste a un'incantevole discesa
ciel sole al suo tramonto ! Ancorchè volessi, non
potrei descrivere l'impressione provala in quel-
l'o-ra . Prendi il the? dissi al mio compagno di
viaEgggliio.mi guardò sonidenclo, e p oi ricordando
il poco benefico e ffetto della sera antecedente,
mi rispose: stasera n on prenderò n è me n è te!
Mi è caro di poter dormire.
- dentro si cuoce! Non è possibile di-
scendere. Creda a mc, stiarno qui sopra, ci co-
richere mo sopra una cli quelle sedie cli coperta
e vedrà che magnifica nottata.
Non mi son o lasciato persuadere. Calai in cnc-

5.9 Page 49

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5.10 Page 50

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<:
.s

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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,;ella e potei riposare e dormire m tutta pace.
1\\Ii sonideva il pensiero che domani finalmente
si sarebbe gfunti al primo lembo di Terra Santa.
CAPO V,
A Giaffa.
Alle quattro del matlin mi trovavo già i11
coperta ... Non ero solo, perchè altri a l pari di
me volevano essere i primi a vedere la nuova
terra. Verso le 5 1/t si è cominciato a vedersi
segnare nel lontano orizzonte, che avevamo in
faccia, una striscia di terra. - Quella è terra!
ci disse un vicino, ed è dove avremo a sbar-
care.
- E si potrà fare senza d iflicoltà?
- Un mare così pacifico non lo potremo
mai più trovare. Non vede che sembra un vaso
d'olio?
Veramente tutto pronosticava bene, e noi rac-
coglievamo le nostre valigie per essere pronti,
quando il piroscafo si fosse fermato . Si giungeva
là davanti a Gialfa verso le sette...
Lo sbarco, poichè colà non vi era porto
veramente detto, nè rada, ma molti scogli, che
si vedono alti sulle onde, è, in mare un po'
grosso, assai difficile. Per noi invece fu assai
buono; non si moveva quasi neppur il piroscafo;
e le barchette... per ora stavano là ad aspettare
che il medico des·e l'entrata liber.1. .. Fu questa
sua visilr. assai cortese. Si limitò a farci pas-
,t

6.2 Page 52

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sare davanti a Iu i, e poi a cl ir<:: - Signori, pos-
sono sbarcare!..
Se aveste vedul,) con quale slancio quelle
ba rchette vennero verso cli noi... Voga, voga
o marinar! In un baleno ci furono addosso, e
bisogna tener ben fenne le valige, altrimenti
ve l e strappano per aver l'onore di portarle
in barca. Mentre noi si sta va là peritosi se
mai fossimo aspettati o no, ecco ad avvici-
narsi, stringendoci la mano ed invitandoci a
discendere, due o tre dei nostri... Anzi, sia detto
a onor del vero, il nostro agente consolare,
avendo dovuto per ragione di ufilzio andare a
Gerusalemme, mandava un suo rappresentante
con la sua lancia armata della bandiera italiana,
per portarci a spiaggia .
Quando c'è la bandiera cli una nazione, allora
tutti d evono cedere il passo... e fu per questo
motivo che noi si potè cl iscenc1ere per· i ,;rimi
e senza pericolo di essere urta ti e SJjinti... Anzi,
supponendo ciò che era, che io non a vessi pas-
saporto, mi· si consegnava una carta debitameule
autenticata e bollata, onde io potessi andare e
venire per tutti gli Stati cli S. M. il Sultano.
Giaffa veduta dal mare è assai gaia. L a parte
antica sorge sopra un colle che si leva ripido sul
mare, e sulla sommità torreggia bellamente il
campanile con l'attigua Chiesa e Ospizio d ei
Francescani, occupanti l'antica fortezirn della
città.
Quante cose mi si affollavano alla memoria
e antiche e moderne!
I Greci avevano colloca to là tra quei gorghi,

6.3 Page 53

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immag1n d Ila <liflicollà <li quel purlo, un moslru
eh, si voi ,•a divorare lllla giova.11 chiamala
Anclrom •da, ma che v ·ime liberata da Perseo.
ir J;1mo dice che n' suoi t •mpi si additava
a11cora la rup bagnata d I pianto di qu Ila
povera inf tic . Ai lempi dei r ciati, loppe
vide pr digi di v;dor cl ' noslti bravi soldati.
In ep ca più vicin,1, vide i Francesi colpiti da
una terribile pe tileuza, eh mi e in peric lo la
stessa vita del loro condotti ro r apolcone Bo-
naparte.
loppe, detta prima lt1/o, significa b llezza. In-
v ro il posto ·he occupa, fra il M:edile::rrane a
ponente d il aron a I vanl , rallegrala, dalla
parte di terra, da larga cerchia di fiorenti giar-
dini e di fertili simi campi, posta sopra una rupe
di facile salita, le un magnifi co aspetto, mas-
sime a chi la contempla dal mare.
La St ria Sa ra ci ricorda che fu patria del
profeta Giona, e he di là . i imbarcò per evi-
tare di ubbidire a Dio. Uno poi dei più grandi
mirac li. di . Pi tr succed tte 11ppunto a loppe,
cioè a ialfa. Era morta una grande benefat-
trice p r n m Tabita, e i cristiani 11cc r ero
a Liddn, picc la t rra a poche miglia distante,
e pregarono il santo a volerla guarire. L' post I
al vedere lull qu I popol eh facev;1 i più ;1Hi
lamenti per la morte di qu Ila donna, chiama
la mndrr rlèi JJoveri, prorondamente commosso a
quella scena pietosa, pregò in silcn:1.io con l'a-
nima , rei nte d i fede, e disse poi nlla morta:
Tubi/a, sorgi l In morta rivisse. Alla rama <li
un mirac lo così sir piloso, s i accrebbe il

6.4 Page 54

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- ,52 -
numero dei cre<lt:nli, e Pietro rirua :;e ancora molli
g iorni presso un la i Simone, vend ilore di cuoio,
e che aveva la casa vicino al mare. In loppe,
Pietro ebbe la visione degli animali impuri, vi-
sione che lo ammaestrava a non chiudere la
porta del Cristia nesimo a i Gentili. Oh! se ora
ritornasse Pietro, che vedrebbe mai in Giaffa?
Sa il Sign ore con quanta ans ietà io mi avvi-
cinava a terra. Era il primo lembo di quella Pa-
lestina che era per lanti aimi il sospiro dei
peli egrini.
Come è meschino l'approdo !
Ci si disse, certam ente per farci coraggio!....
Anni fa, era venuto l'imperatore d'Austria..... li
mare muggiva fortemente, e i flutti erano grossi
grossi. Maestà, gli dissero umilmente i marinai,
oggi non conviene discendere..... si correrebbe
pericolo!.. « Che, che? disse l'imperatore, C,àesarem
vekis, non lo sai? Va avanti, e non temere! I
màrinai non temevano per sè, ma per lui: e fu
m iracolo se giunsero a terra.
La nostra navicella invece come scivola
è giunta la prima ed è lasciata andare con ri-
spetto da tutte le altre. La dogana non ci distur-
bò, il buon Allonzo ci precedeva e, sotto l'ombra
della sua protezione, si poteva andar avanti.
Alcuni amici presero le nostre valigie e per via
non guarì pulita si andò alla legazione, e dopo
breve sosta si saliva alla nostra casa.
Vedendo tutto imbandierato ed alla foggia
oriental e, senza alcuna economia, più d'uno si
ferma va ad osservare, e c hiedeva: - Che c'è?
qual festa celebrate? ,

6.5 Page 55

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- 53 -
i arnv un no tro uperiore, da Torin !
V devo che a questa riposta gli o chi si 1·i-
volgevano an po' soprn di me d un p co sopra
il mio compagno, quasi vole sero indovinare
clall'aspett chi em rnai qu I ~uperi re per cui
si fac va tanto rumor . -- on ci vorrebbe più
altro che lo spar dei cannoni I dissi ridendo...
•d essi mi risposero: - E sparer mm an h
que li, se li avessimo.
La nostra abitazione in G iaffa è proprio in
un sito incantovol , ma si desid ra di preparar
un poco d'ombra. (.;ià i v devan qua e al -
h ri di fr sco piantati e che fra breve saranno
abbondanti di am i h vole ombra. fa adesso!
Erano le 9 or circa, guai a chi avesse a en-
trare nel cortile, correrebbe pericolo di esser c tto
dal sol . i siam entrati in Ca1 pella, e ci siamo
preparati per la messa. Dopo le dieci fui chia-
mato, perchè il primo drago1nann9 veniva a far
sequio ai nuovi arrivati... i dissero alcune
paro) , poi gli si ritirava, per domandava
I i farci riverenza il cl irettore della Banca, e I o i
via, via per più di uu' ra, come in un cinema-
t grafo andavano v nivan i vari distinti per-
sonaggi di Giaffa.
La casa non è ancora molto esle'a; ma si
spera in breve di pot r dare un vero servizio
ai nostri europ i, che, o bisogno o amore di for.-
lnna, tien in quel primo I mbo di Palestina.
me nltrove col fr:m se, e con l'inglese diamo
pure lezioui d'italiano. Una v lta ra il solo
ilnliano he vi si insegnava, e on quanto pr -
tilt piac rei Ma lop h vi entrò la Fran ia

6.6 Page 56

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- 54 -
si rese obbligatoria la lingua francese, perchè
con essa si guadagnavano molti marenghi! Adesso
si vuole l'inglese, perchè molti di Giaffa vanno
iu Egitto ove domina l'Inghilterra, o dove si
asp ettano i forestieri, e si insaccano parecchie
,
sterline.
Molti al lievi ci vennero a trovare, ancorchè
I
si fosse in vacanza: perchè la casa nostra è
sempre aperta; qualche giorno pTima si era fatta
,t la solenne disiTibuzione dei premi.
- E se si andasse fare una visita per Giaffa?
- Ma noi stasera vogliamo vedere Gerusa-
lemme! Qui ci pare di perdere il tempo.
- Venga almeno a bere un bicchiere d'acqua
fresca alla fontana di Abwia-bii.t?
- L a vedremo passando sul treno.
-- Sì, ma in lontananza.
- E a noi basta.
Volle a tavola dirci come Ab,ma-B,?I, parola
araba, significa jJadre del bastone, cioè nome
del grosso bastone. E quel Turco, governa-
tore un giorno di Giaffa, fu chianlato così'
perchè era solito di portar seco un grosso
bastone: e la fontana prese il nome, PFchè fu
lui che innalzò l'edificio che l'adorna. E questo
sormontato eia tre cupo]ette, dietro ciascuna
delle qua li spicca in aria la nobile'guglia di un
cipresso; e davanti alla stessa fontana è una
piazzetta coperta di molt'erb?, cui circonda e
difende dagli ardori del sole una bella corona
cli grossi sicomori.
A Giaffa c'è tma Chiesa e un Ospizio dei
Fr:rncescani sull'antica fortezza della città.

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- 55 -
La Chiesa è nuova e ricca di marmo. Sopra
l'altar maggiore è appresso al muro del coro, v'è
un gran quadro a olio, pera del P. Lolfredo,
nolo pc' suoi lavori di S. Bartolomeo e di
S. Anlonio a Roma: sso rappresenta la visione
misteriosa che . Pietro ebbe a Giaffa, d I len-
wolo calalo dal cielo pieno d'ogni genere di
rettili.
L'ospizio è b llissimo, e veduto dal mare ba
un aspetto granclio~u, e lomina il porlo e gran
parte clell;1 città. E una vista slup nda. l.n ge-
nerale ì reli"i si sono dai quindici ai venti, ad-
detti an hc al servizio dei cattolici abbaslamia
numerosi.
Annessa .ill'Ospizio, ltrc alla scuola della
1rnnochia tenuta dai r ligi si e l'altra tenuta
dalle suo1·e, vi è la casa J i 1 ell grin i. Essa 11 n
è eh l'antico conv nlo già abitalo <lai r ligiosi,
rimodernato e bene adattalo, cl ve il pellegrino,
diretto a Gerusalemme, trova sempre I ronta
una camera e tm buon piatto cli ospitalità fran-
cescana .
Il resto della città, se si t glie la ·nuova co-
lonia ebrea lung il mare, (.;Ome pme il nuovo
quarti re tedesco verami:ntc lindo tl elegante,
con bei palazzi e alberghi ali' uropca, lra i
quali bellissim quello ab italo qualch mmo fo
dall'imperat re di Germania , n n presenta null a
di speciale. Si vedono piccole slrade, bugigalloli,
bazar.i· e puulo pulizia ...
fa a Giaffa si sla n disagio pcrchè si pensa
a Gerusalemme.

6.8 Page 58

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CAPO VI.
Si parte per la città santa.
Un'ora dopo mezzogiorno ci siamo meui in
movimento per andare alla stazione. Mi ai av-
visa di guardar bene, perchè gui si ha il più
nel panorama della fertilità della Palestina. Di
fatto si apre intorno a Giaffa un bel ventaglio
di orti prosperosi che ricordano la Sicilia... A-
ranci, limoni, ficaie e ol iveti fiorenti e numerose
viti striscianti per terra. Mi si era detto che
ornai tutto era passato il bello della terra pro-
messa, ed ero incantato a tanta ricchezr.a... Mi
posi al finestrone e guardavo ogni cosa, cercando
di non perdere nulla di quella nuova visione.
Che mai? Ogni rupe lontana, ogni ombra cli
valle, ogni sasso è venerabile in quei luoghi;
forse è passato il Divin Salva •,ore: qui si è fer-
mato: o certo il suo sguardo dolcissimo si è
posato su questo panorama che mi sta aperto
dinnanzi. Provavo un piacere soavissimo. Qui ve-
deva contadini che battevano il grano come due
mila anni fa, conducendovi sopra la vacca o il
bue; là vedeva una lunga schiera di camelli, e
poi orti e campi discretamente ben coltivati.
Ancorchè fosse poca cosa, pure sodisfaceva il
mio occhio che non aspettava cl i vedere che
aride steppe. È invece la pianura del Saronne;
si vede un torrente ma senz'acqua ... Mentre
guardavo e vedevo il letto del celebre torrente

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- 57 -
non tralascia i di ripetere a me stesso i ccl bri
versi del Monti:
E voi tli fior apari: tcgli il 1enli<'ro
O paatorello del Sa,·,w pudi~lw.
Noi pas avamo in mezzo, e v d vamo le arn ne
collin tte a ini Ira ascendenti che formano una
sp cie di altipiano.
he fa? mi dis un compagno cli viaggio,
p rchè o erva così curiosamente quelle colli-
neUe?
- Lo vuoi sap re? Ascolta; e gli recitai i
versi ricordati più sopra.
Ecco Ia terra di Sa r n! ecco Ie coli inette,
d ecco anche le pa t refi sparse qua e là per
questa terre, che mi ra così lont;ina, quando
quanmt'mmi s no, io andava commentand
Poemetti di Vine nzo Monti!
M ntre i discorreva, il treno ci aveva falli
passar a ll a slaziouc di Lidda, l'anti a DirJSpoli,
un poco <101 o a Ramlck, l'antica Ariwal ·a,
patria cli qu I l'< rtuna lo iuseppe che confortò la
Madre add !orata, ott nendo di distaccare G
dalla roce e di posarlo sulle sue braccia. Anche
il sep lcro che ~i ra preparato, cedeu, a esù.
Il treno ripr sa In sua corsa, ora sale, ora di-
scende, pi gand a d tra ed a sinistra e fa-
cendo nn fracasso assordante. La vegetazione
va man mano diminuend ; gli ulivi si fanno
sempre IU 1\\0 rigo rl io. (
- fa p rch · non popolate di pian le quest'
pianure e queste ollinett ?
Una volta tutt;1 la \\'alle era abbastanza

6.10 Page 60

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coltivata, ma i Turchi alzarono tanto le loro
pretese, e furono tanto ingordi nei balzelli, che
i proprietarii trovarono maggior vantaggio di
togliere tutto e far pascoli magri per i loro
armenti.
Di fatto · la desolazione era enorme. I monti
diventavano sempre più brulli e rocciosi: qua e
là alcune caverne scavate nel vivo sasso, qualche
albero di carube: null'altro! Solo il fondo della
valle presenta di quando in quando gruppi di
ulivi quasi dimenticati... il resto squallore e de-
solazione.
Ora però si spera che i Giovani Tzm:hi lascie-
ranno maggior libertà e favoriranno l'agricol-
tura, e vedremo rifiorire almeno il piano di al-
beri e di frutteti.
-- Dio lo voglia!
Dev Raban ( Convento dei reli/;iosi) è una sta-
zione che ci procura doppia sorpresa. Ci si la-
sciava sperare di trovarvi per via il superiore
di tutte le case salesiane d'Oriente. Ed era là
che ci preparava la sorpresa. Quindi appena si
sentì il fischio, che annunziava la prossima fer-
mata, ci siamo messi agli sportelli e da una
u
parte e dall'altra per vedere ed essere veduti!
Come mi fece piacere di rivederti, carissimo
don Cardano e nel tuo nuovo costume con un
pastrano bianco !... Quante feste non ci siamo
mai fatte! Ma con lui erano scesi diversi altri
amici portandoci un saggio dell'uva privilegiata
di Bcthgemal. Il caro D. Cardano venne l'anno
s,:nrso a morire in Torino.
Cul calure, con la polvere, · non ci si poteva

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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- 59-
fare un più acconcie regalo. E come ne lo rin-
graziammo... Intanto cessa come per incanto la
pianura e i va ver o la gola di monti, sopra i
quali pare che sia passato il soffio dell'ira
di Dio.
Quindi la scena cambia totalmente d' aspetto
allorchè si a rriva alla . tazion d i Bittir, l'antica
B etfur, tanto celebre n el la storia. La gola quivi
si alla raa alquanto, formando una specie d i am-
pio bacino tutto ricoperto di ulivi , fichi, vigne
con grossi grappoli J'uva e piante fruttifere
d'ogni spe ie. Dal vicino colle di Cremisa11 , di
cui avremo occasione d i parlare, cra110 discesi
alcuni amic i per a ugurarci buon viaggio e as-
.icurarsi che eravamo veramente gillllli.
Ma il treno sale empre, linchè dopo venti
minuti .guadag11a l'altipiano e sia mo davanti alle
mura di Gerusalemme. ra per la prirua volta
mi pareva proprio cli sognare. La sp rarnm di
veder Gerusalemme ci toglie la malinconia di
quella solitud inc, perchè sembra che la natura
prepari l'anima a I raccoglimen to, a una santa
tristezza..... direi qua i che da tJ_L,ell e caverne,
che l'occhio incontra a clcstra ed a. sinistra,
sembra uscire il grido del profeta che piange
su ll e rovine della figlia cli Dio caduta...
Gua,:davo, guard ,Lv ... Rl, : l, è proprio Geru-
salemme! La c itt,', san ta, la città dei Patri;.irchi,
d ei Profeti, d cli visioni e dei sacrifizi, d ei pro-
digi, e della P,1ssione del Dìvin Sa!vat re!
Io stavo muto guardand o, e il mio compa gno
di viaggio, che si era p repa rato ·a quel Yiagg io
e a veva studiato pec ia lme1 te il nostr canto re

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- 60 -
delle Crociate, quasi senza accorgersi recitè>
forte e con intelligenza d'artista:
Ecco apparir Gerusalem si vede,
ecco additar GerusaJem si .scorge;
ecco da mille voci unitamente
Gerusalemme salutar si sente !
Quando il treno esce all'aperto e si se11te che
è alla fine del viaggio, l'occhio corre avanti, il
cuore batte più concitato, la mente è confusa
·e quasi sbigottita; le immagini del Golgota, del
Sepolcro, degli Olivi, del Cedron, de_l Getsemani
si affollano, si premono innanzi al pensiero.....
Chi guarda ancora al nuovo e ga io quartiere
israelitico che l' imperatore di Germania ha fatto
fabbricaTe per i suoi? Tutti guardano lassù lassù,
dove nell'orizzonte si delineano le poche torri
di Gerusalemme moderna.
L'emozione fu così viva, che quando salutai
i confratelli che ci aspettavano alla stazione, e
vidi la Superiora delle figlie cli Maria Ausilia-
trice venuta a portarci i saluti della loro madre
Generale e delle Suore di Terra Santa, io pian-
gevo e non sapevo quasi che ·rispondere.
lVIa come a Mosè fu proibito l'ingresso nella
Terra pl'omessa,cosl mi si proibiva per quella sera
l'andata alla città santa. Colà la casa era chiusa,
tutti gli abitanti erano a Betlemme, ed era
che noi dovevamo anelare. Alla stazione c'era
abbastanza movimento e notai almeno una tren-
tina cli carrozze, tra quelle già app ostate e quelle
libere.
La distanza dall a stazhme alle mura cl i

7.3 Page 63

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- 6[ -
Gerusalemm non è breve ed è quindi n cessaria
la carrozzella. lo rimanevo là come smemora:o
e lasciavo fare. Ebbi l'invito di salire in car-
r 1.za e montai...
- Non si va subito a Gerusalemme? Io brucio
dal desiderio.
- Per questa sera, no ; si andrà nella pros-
sima settimana.
Che potevo dire? Fare di necessità virtù, sa-
lire in carrozza e prendere la via per Betlemme.
CAPO VII.
Betlemme e suoi dintorni.
« Che magnifica strada ! Non è ancora quella
di Torino, rna non mi pare neppure quella di
Giaffa! »
Così cl icevo al mio vicino, che era il supe-
riore, ed egli mi rispondeva:« Qui veliamo l'ef-
fetto della visita dell'Imperatore Guglielmo!
Che mai! Egli venne, ed il Turco di Costanti-
nopoli gli volle preparare a via. Ohi Che ci
venisse sovente!» Veramente io vedevo una via
larga, ben formata, e n~n come in generale uno
si aspetta. lo pensavo che anche di qui, in
tempi assai lontani, passavano i Patriarchi per
andare in Egitto; ci passarono Maria e Giuseppe.
A me pareva ornai di trovarmi in casa nostra!
Da Gerusalemme a Betlemme la distanza è poca,
e quasi tutta per via comoda, meno che per
breve spazio.

7.4 Page 64

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Prima cosa che s'inc,mlra, sen:.:a parlare della
polvere che vi copre in breve dalla lesta a i
piedi, è, quasi a metà la via, un Convento c he
si chiama del profeta Elia. forse, sotto a quegli
alberi, il focoso profeta trovò ombre a miche che
lo salvarono dallo sdegno di Gezabele? Questo
luogo non ha d a far nulla con quel santo e ze-
lante servo di Dio, perchè appartiene a certi
monaci scismatici, e nimicissimi cli noi latini. Ma
un po' prima, si vede una fontana, che il volgo
chiama dei Tre R e iliagi. Colà, dice la tradizione,
· si ferma rono quei fortunati viaggiatori a dar da
bere alle loro cavalcature, appena usciti dalla
Corte di Erode.Subito dopo vedesi una la rga con-
valle, ed in b ella posizione vi si presenta Be-
tlemme. Quanti ulivi rallegrano l'occhio del
viandante! qua e si vedono vigneti prospe-
rosi, piante fruttifere d'ogni maniera, verdure
ben coltivate, una natura fresca e florida. Prima
di entrare a Betlernme si incontra a d estra la
Tomba di Rachele; venerata dagli Ebrei, .dai Cri-
stiani, e anche dai mussulmani.
Il vecchio Patriarca Giacobbe aveva pure una
consolazione, il figlio Beniamino, che la madre
morendo aveva chiama to Bc11011i, cioè figlio del
mio dolore.
Laggiù in lontan an za ci s i mostra il campo di
Booz, dove Ruth, la generosa vedova moabita,
andata a spigolare n ella terra di Booz, e, ben
accolta da.lui, ne divenne sposa e fu radice del
re Davide.
Il sole era vicino al tramonto: un tenue ros-
sore trasparente coloriva l'aria, gli oliveti, la

7.5 Page 65

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via bian a; intmno era una I ac , un,1 suavidt
dolcissima 1..:hc mi penetrava nell'anima mi
racc gli •,•a in santi pen ·ic1i.
La arrozza nostra doveva es ere l'ultima
la ciar passare l'altra per dare la li •la n tizia
eh noi rr,,,,nmo 1:i1111/1/
Si volle 1,hc il po,·ern ronzino ci portasse
proprio sull'uscio di casa. Veram nle io gli avr i
voluto rispMmiare quella fatica, ma l'esigenza
mi obbligava di g iung re in carrozza pro1 rio
fin sull'usc io cli asa. Sotto l'atrio vi sta-
vano sch iera ti i cento e più orfanelli della casa,
pr parati a farmi le acco{!lienae oneste e /ir!t-,
m ntr ' la mu ica •ra pronta a dar fiato alle
tr mb e farmi sentire un a magnifica marcia.
Io non finivo di rallegrarmi di qu Ila noviL•.
e Questa marcia, mi venne a dire un amico, fu
la medesima che suonammo quando vem1e qui,
non è ancor l'anno, quel buon servo di Dio
D. Rl ! ,.
E io l'ascoltavo con piacere, come )'.Mire a-
scoltai pronunziare con accento italiano un cor-
tese indirizzo, che mi si rivolse a nome dei supe-
riori e dei compagni. i can an he un bell'Inno
di occasione, e nell'udirlo a me pareva quasi
di sogna re. Erano arabi che parlavano magni-
ficamente nella lingua del sì, ci oè, come adesso
si dice e si ripete:
l'idionm gentil aonanlc e puro.
Nel dire due parole affrettate di ringrazia-
mento, accemrni a don Rna, che li salutava per
miu mezzo, provocai subito un fragoroso

7.6 Page 66

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1•
applauso al superiore lontano. Venendo é. parlare
di noi, arriva ti allura ùa così gran distanza,
dissi che la loro bella accoglienza ci faceva di-
menticare
la noia t il duo l della p:ìssala via.
Finalmente si è in patria, perchè si parla la me-
desima lingua; si è nella stessa famiglia, perchè
si ama il medesimo padre, e si abila sotto il
medesimo tetto. Si applaudì ancora una volta a
don Rua, l'invitai a salutare il loro superiore
don Cardano, e subito dopo, rompendo la con-
segna, si volle gridare il mio povero nome.
Ma vedo, o mi pare di vedere più d'uno dei
miei lettori, mostrar desiderio fin sugli occhi di
sapere come don Bosco si trovi a Betlema1c.
E qn i, più che dovere, vera carità m i obbliga a
dire alcune parole di Do11 Giovanni 1-Jellolll~ a
Betlemme e nei dintorni chiamato generalmente
col nome del Padre San/n.
Egli nato ad Oneglia, riviera ligure; erasi re-
cato in Palestina per impiegare tutta la sua
santa operosità a saivare i fanciulli compatrioti
di Gesù. Sono incalcolabili non solo le fatiche
ed i viagg i fatti per riuscire a fare qualche cosa,
ma le pene sofferte nel lungo cammino che fece
per molti anni. Tentò di mettere su una divota
associazione d i buoni figli che lo dovessero co-
adiuvare. E sebbene ne avesse già trova ti diversi
che generosamente intendevano consacrarsi a
I
Dio con lui alla salute dei poveri orfani, sen-
tiva che non gli bastavano per il gran bisogno.
Allora venne a Torino, si abboccò con don

7.7 Page 67

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Bo~co, espu::; · il :ouu desiderio, e seutì ripelerni
f't'l're1110, 111fl t1011 ,,desso.I Inlaulu moriva il Ve-
n •rabile nostro tlo11 Bosco, ma non moriva n I
vìrluoso ]un B lloni la ilp ranza, eh i salesiani
andassero ;1 dividere con lui il lav !'O a favore
dei figli della P:ilcstina.
E ciò av1' niva udl'anno ùi grazia 1891 (1).
Orn p ·r continuare, dirò, che siamo andati in
hiesa noi pellegrini, p r ringraziare il S ignore
di averci coutlolli san i sa lvi in seno alla no-
slra famiglia. Ancora di quell a sera abbiamo
potuto assi Lere alla pia pratica del primo Ve-
nerdì del m 'Se in onore del Sacro Cuor ·, e poi
andare alla cena .
Al veder tutti quei barb ni che mi stavano
compagni a tavola, io ricordavo come don Bosco
si rall grava quando gli toccava di avere qualche
suo figlio con quel folto onor del mmlo, racco-
mandava di non lasciars lo t11gliare.
Sabato mattina visitai la casa che mi ospitava,
e seppi che [11 visitata qualche am;w prima dal
principe di 1tpoli, ora nostro R Villorio Ema-
nuele IU. S ntl su nare la marcia reale d'Ila lia
da tanti figli arabi, che erano ben contenti di
onorare Sua Maestà con quel suono che doveva
ri11s ire più dolce al su orecchio.
Dall'immenso edifizio del uoslro Orfau trofio,
guarda1 do verso oriente, si vede la città <li Be-
tlenune, che se una volta merita va il nome di
(1) Di questo virtuoso cd umile servo di Dio si sta prepa-
rando una. copiosa vita elle sarà letta con ammlrazione da
quanti furono suoi benefaltori. li Signore ci aiuli nella santa
impresa.
5

7.8 Page 68

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pil,;cul,1, adc~s11 è di molln ingrandita. 111 crcd11
che quei cittadini si offcndcrcl,bcrn se scntbscn,
chia nrnre così la lllro nnliilc terra. Essa s i va
modernando su tutta la linea.
- Come va questa trasformazione ?
- - I nostri BctlcmiLi in genernle son<> poveri, e
rimorirebbero quasi nella m iseria, se n, ,n and;1 s-
sero a cercar fortuna in paesi stranieri.
- Si emigra?
-E come!Voi trovate d e i n ostri am ici in mo lte
parli d'Europa. Adesso corrono anche in 1\\me-
ric:a. Lavorano vo lentieri, s i impongono anche
digiuni slraord inarii, ranno grand i econ omie, pur
cli a umentare piè1 facilmente il g-ruzzo lo degli scu-
di e dei marenghi. Dopo tre o quallro anni, i più
ritornano con un po' di risparm io, che subito lo
impiegano a rifarsi la casa . Amano con trasporlo
la patria! Betlemme è pure la patria ~l i Da vide,
del re pastore e profeta, e forse queste pianure
udirono il can to d e' s uoi sublimi cd ispirati sal-
mi. Di fallo a Betlemm e c'è una cava di pietra,
che );1 vora cl.i continuo, cd una , 01 a fabbrica quasi
a ll'e uropea p er accommodare le pietre ad uso cl i
costruzi on e.
Dal nostro Ospizio è uno spettacolo Ycderc
Betlemme, che si distende a gu isa di anfitea tro
e gira intorno alla collina fino alla cstrem it11 dove
c'è la Basilica con la Grotta.
Ci siamo andati dopo pranzo. Troppo mi pre-
meva cli vederla, d'inginocchi armi in quella
povera ed oscura grotla, ove venne alla luce il
Salvatore del u10ndo; dove gli Angeli, i Pastori cd
i Magi aveva no ador.ito riverenti il n a to ì\\Icssia.

7.9 Page 69

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111 fn11rl11:dl;1cliicsaparr11cchiah di santa 'atc•-
r i11.1, · pr ·cisa mt•ntc a dcst rn cl i c:hi 1•11 tr;i, \\' i I'.: una
J>< rta che 111 tt I\\ lln Rnsilica dt•l(a ti i sant'EI na
11 d ,IJ,t 11ali\\'i1;\\. J F rancescm1i costruirono qu •st
diiesa eh· snrrrc propri11 ,1ccant11 alla Hasilkn,
dopn la usurpazione di q11 'st;1, c.11111mcssa n mano
annnta dai Gr ·l'i .-dsmntici nel 187,3.
La 13.1silic11 \\ ;i c.:n,c latina •cm du iii di
li llissiuw ·olom1 digranilo p r parlu e lravntura
al s lllllu. La Grotta della r alivitù è proprio nel
eutro della rocc, s Ho il prc ·bit •rin su cui · r-
gc una specie tli t •tnpi •ttn. L' ntrala · cluplic ,
onsi ·tc in du .-c:tle: urrn a destra, l'altrn :i. i-
ni tra, di r,c; scalini clt · s · •ntl non ,1 Santuario.
La Grotta ha la forma di una pi cola cappclln
1 blung;i, d è n •Ila mm1si111a parte m1 turai . Dalla
,·olta pendono circa quaranta lampad •... Tra IC'
due scnlc ùpresi un pie ·uJn sfoud , unn spe ie di
nicchia, ntro 1·ui ·'è un altare, e sotto l'allare
una I cllissima stcll;i d'arg •uto eh r iti tt il chia-
rore I Ile Jampad , t.hc brillan11 intorno co11 i,n
giro le par le: 1/ic ,I,- Virgi11c 11/nrinjrJ·us C!lris/11.1•
11n/11s ,:sfl Qui \\ il po. to prcc:ii::o ove nacque jl
Divin Salv.itorc.
lt prr.1·11>io. A poca cl i:itanza, ircu tre metri,
ma al4u, 11to pit1 i11 basso, si npr , sc;1valn pari-
mente nella roccia, tm';iltra ni ·hi,, ma alqunnto
più graucle della prima, a dc ·tra della qunl • ,,i
tm allarinu... e a sini !nt sul suolo, 1111a pi ·-
c11l:i culla o man~iatui;i. E il Pr sepio, n I qual·
la V rgine adarril\\ il e I . l' Ba111l1in , e dove i
santi Re, cui è consacral l'altar , si proslrnrmw
ad adurnrlo, 1 fTrendogli i doni.

7.10 Page 70

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- (18
TI primu altare è sla-lo t,,lln dai Gred. e non
pcnn cllono ai l,1lini di celebrare. .li l'n:sepio
invece è esclusivamente dei Francescani, i quali
vi celebrano tutti i giorn i due mei;sc; una !ella
ed una cantala.
La G,-o/ta è così di vola, ed eserci ta su chi la
v isita un affetto così profond o, che si tenlerebhe
invano cli descrivere .
I o avevo chiesto cli celebrarvi, e mi si fissù
m1'ora, e po i dovetti celebra re ad un'altra, perchè
i Greci volevano fare il loro comodo. l\\fa mi
adattai facilmente. Già alla sera io aveva pas-
sati in preghiera momenti felici, ed oggi sette cl i
agosto, aveva l a sorte cli celebrarvi la m essa. La
messa è sempre quella cli Natale. Quando arrivai
alle parole che i Pastori dicevano fra loro : an-
darono fino a Betlemme... e trovarono Maria e
Giuseppe ed il Bambino collocato n el Presepio,
fui preso d a tali sentimenti di fede, di ricono-
scenza, di amore, da non poterli nascondere e
dovetti fermarmi dalla commozione. ·
Mi pareva di essere presente a quella scena
celeste, resa più viva da un gruppo cli Betlemite,
che a vvolte n ei loro bianchi veli, stavano ascol-
tando la S. Messa.
Notavo due soldati turchi, che sembravano
statue.
Ma che fanno là, tutto il giorno, e tutta la
notte? dissi al mio vicino.
- Fortuna che ci sono, altrimenti noi non
entreremmo più nel presepio. Quei Greci, se
sapesse, come sono! Come il ladro che aspetta
il p ellegrino, e, mettendogli le mani addosso

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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9-
gricl;1: Qu stu è mio I » così i Gr ci f;i Iebbcrn
con que:;te nuslrc 1:;anle mcm rio... Un giorno
eh non si slette con gli occhi aperti, ssi sbu-
carono fuori, s'impadr nh· no d Ila prima ap-
pella, e noi fummo esclusi. Si pagano quei turchi
e si puc', sperare ·icurezza lella nostra proprietà.
Là sotto ci sono ancora allr c:ippelle: l'al -
tare di S. Giuseppe. Là riposava . iuseppe,
quando gli apparve l'ang I per dirgli che Erode
minacciava il Bambino, e che fuggi s in Egilt .
Quello ùei santi Innocenti. Qui si erano ripa-
ra t · molte madri di Betlemme coi bambini, per
::;oltrarl i alla strage, e qui molti di qu ti primi
liori del martiri , v nnero 'epolti. L'altare e la
tomba di •. Eusebio Cremones : il sepolcro cli
santa Paola e di sua figlia Euslochia; il sepolcro
di s. irolamo. Si vede anche la stanza convertita
in cappella con bellissimo altar> cl i marmo, ove
il i:ianto passò più anni della vita nello studio
d i libri santi, nel digiuno e nella preghiera. Ri-
cordai e a quanti m'erano vicini dissi il timore
che pur sentiva il santo dottore dei divini giudizi,
e come atterrito si gu. rda va all'intorno escla-
mando: « Anche tu, pov ra cella, deporrai in quel
giorno ·ontro di me! io Tutti questi santuari, for-
mano uu vero labirinto sotto la Basilica, e tutti
appart ngou ai Francescani.
iravo là sotto tutto mernvigfo1t , senza quasi
far parola; indi ritorna i al Presepio, dove pare
che risuona ancora per l'aria l'eco e! gau-
rli11m 1llf1{11WIII, che gli Angioli annunziarono ai
pastori In notte fnrlmrn tissima della nascita del
Divin f;alvatore.

8.2 Page 72

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70 -
Ci accompagnava il padre Custode. E'sso niin
era italiano, ma sapeva parlare abbastanza bene
la nostra lingun. I Frnncescani hanno Cnsa1101•1T,
e cli quei giomi dovettero albergare pii\\ d'uupel-
legrinaggio sia polacco, sia tedesco. Volli p er
curiosità ed anche per bisogno assaggiare un
bicchierino di vino. Com'era buono!
- Padre, dissi al Jnio buon Francescano,
a tutti i pellegrini si sempre di questo vino?
- Sempre, signore! Ma ce lo pagano bene, sa!
È questa la scuola che ci ha insegnata S. Fran-
cesco, che egli aveva imparata dal Salvatore.
Date e vi sarà dato! Qui ogni pellegrino h·ova
per tre giorni vitto ccl alloggio per amor di Dio.
Così diceùdo, mi faceva vedere l'ordine delle ta-
vole, le tovaglie, i bicchieri. Io intanto alzando gli
occhi vidi il ritratto dell'imperatore d'Austria
Francesco Giuseppe.
- Come si trova qui?
-. Fu nostro gran benefattore. Veda, tutto
questo bel corpo cli fabbrica è frutto <.I.ella sua
generosilt1. S i aveva poco, ed egli vi ha speso
quasi un milione! Avev:i veduto che il locale
ern ristretto, e s'incaricò di tirar su questo ampio
edifizio. Per ricompensa si prega per lui e ne
conserviamo le auguste sembianze.
- Ma vedo anch e D. Carlos il pretendente di
Spagna?
.
- Egli fu qui diverse voi te, ci ha benefica ti,
e noi, a titolo di riconoscenza, ne conserviamo
il ritratto ch'Ei ci regalava.
Allora mi feci coraggio, e dissi nn po' timi-
damente: Ma venne pure qualche volta::;, A. R.

8.3 Page 73

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- il -
il pJiuo ip di , ap,1li, l'allual R Villori 1 Ema-
nul'l llf!
Ouel hmm rl'ligins,, 111 i guartl •, prima fissam nle
iu voll, , poi mi rispose:
- Kì. (.lui il l'rincipe si regoli', da I ri!!Liano,
noi 11 (um1uo •cli(i ·a ti ·1111t nli. nzi quando
a lonza cadcv.i , ittima degli ;ma1chid i! pov ro
di Lui padre Umhcrto I, Egli s i Lnwa\\'a di nuovo
in Palcslina · n l'augusta consorle.
Que. te n11Li1.i ', raq:ollc dnl labbro di quei
!Ju 11i r ligiosj, faranno 1:1icurnm nl piac re a
quanti amano di vedere il b li' sempìo che ci
viene dall'alto.
Dalh1 8<1 ilka siam passati a vedere un po'
pili in su un'altra Oro/la, quella del Lai/~. Essa
ricorda una se na pietosi sima della vita d Il a
Madonna. uando S. Giu pp ricev tte ordine
da!I' 11gel di prendere il divino Fanciullo
la Madre e cli fu"gire in Egitto, fu quivi s condo
la tradizione 1.:h • i L1afug,', fra I tencb1·e nella
notte, il ce!<'stc Ramhin , p •r amparJo dalla
·tragcdcgli itm11centi, d aver agio di I rovved •re
all • occorr ·n:r.e d ·I viflggio. EsRa puù rigttnrdarsi
Cl)me un secouclo Pr s pi .Di e la tradizione che
faria 8,. cluraHt il sog~iorno lasciò cad re dal
sCJ10 .ilcune goct'it• di lallc, che comuuicaron
sulla pielra il uitido c~mdon•, nello sl · tempo
la virtù di ont:t•d ·re alle madri il cihtl per i Imo
bambini. E sian, ·ri ·tiani, siano Lur ·hi hann
in •~r..m vcnerazion ' l!ll I lungo, u • staccano
sch ·ggi dalla pi ·tra (riabilc, eh • polverizzata
e 111 ·s~a in acc1ua, ll:1111111 a ber nll I, r domi '
c:h m:mcano cli latte JJl'l' nutrire i lmn bambini.

8.4 Page 74

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- 7.J. -
Questa Grolla noi la trova mm o chiusa, per-
chè di giorno feriale, dinanzi a ll'altare dicci od,)-
dici lampade stavano ac:cese, senza le al tre che si
accendono a lla sola fe sta. D'altorno c'è un orlo
assai ben coltivato da i padri Frances<:an i. Ci
siamo fermati a guardare la vasta pianura verso
Oriente.
- Ora <:onvienc discend ere per andare a ve-
dere il s ito d ell'apparizi,mc dei Pastori, ma p rima
al loro piccolo villaggio.
- .::iapete come s i chiama questo vil laggio con
1a Iingua clcl paese?
- B etlt Salwr, o casa dei pastori I
Qui c'è una chiesuola con un capp~llano, che
ci ospitò con le più cortesi maniere. Egli era
un pezzo d'uomo alto e grosso, da rico rdarmi
uno dei p forti nostri grana tieri, e ci racconti',
lemille e unasua bella avventura. Era vissutoclieci
e p anni in mezzo ai Beduini, e diceva quanta
a ffezione gli portavano già e quanto erano ar-
rendevoli a' suoi consigli. Quando i superiori lo
tolsero di egl i provò mta pena al cuore d a
non d irsi!
- Ma non aveva paura della loro ferocia ?
- Paura? Nessuno al mondo porla più rispetto
al p rete quanto il Beduino! Io per loro ero qual-
che cosa cli sacro, di venerando. Ma certamente
bisognava usar loro ogni l~enevolenza.
- Equi?Ipaslori saranno p pieghevoli, è vero?
- Anche q ui ho le mie prove; e non mi man-
ca.no però anche le consolazioni. Qualche do-
menica fa, mi capitò un grave incidente.
- E c he mai, buon Padre ?

8.5 Page 75

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- 73
Spi gavo il Vangelo lei Perr/0110, vev > una
numerosa udienza e qua ·i tutta d1 uomini. Av vo
loro ra e mandato di ascoltarmi, p rchè il nostro
,'alv::1 lore ci clov va insegn;1 re una grande' verit.ì ...
Qu,mdo dissi c:he Ccsù ci r,1111,0,,Jmlfl di perdon;ir ·
il nostro nt•mico, un ,,,echi ·ll l'he era l:'i appog-
gfato a quella lineslrn, a itand p r ;iria I sue
1,rncci.t, uri?,: li· io 11bbia a perdonare a .....
nomine', il suo avversario, è meglio che me 11
vada... li e, sl dicendo si facev;i strada in me:r.zo
,ii uoi per uscire. I dimenticai eh ero all'altare
v stilo de' acri auiti, e rornpend fa fitta foll;i
gli te1111i di lro gridando: E Lu osi c ntracldire
e sì al tuo ignore?,. lìbbi a fare non p hi
passi per a fferrnrlo, ve lo ricondussi in Cap-
pella, ve l'obbligai a ingin c11iar i cd a dir·
con me che perdona va!
Tuui erano 111aravigliati, cd io pii:1 di loro,
pcrcbè capii in qual pericolo mi ero m ·s . Lo
credono? ucsto vecchietto è il mio più buon
amico I
Dopo ci volle far gustare un bicchiere cl !-
l'acqua di sua fontana, e vi assicuro che la as-
saporai meglio di ogni più buon vino...
Di là si vede, alla distanza di due chilometri,
il ito dell'apparizione. È un grupp di piccoli
poggi, aridi, riarsi lutto l'anno, ma verd ggianti
nell'inverno, quando cioè per le frequ nli pioggie
e qualche lieve nevi ata, le loro falde si coprono
'di lussureggiante v gelazione, la quale anche
adesso forma il pascolo inv!'lmale di tutto le
gregge d I pnes circost;in te. E cohì, che l'Angelo
;rn1111nzit'1 il nal \\fcssia ai pastori, d1c :;i lro-

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- 74 -
vavano lit ucl c uor rlcll'iavcruo, perchè sulu in
inverno quel luogu somministra abbondante pa-
scolo a lle pecore.
Quel silu è celebre nella sto ria dei Patr i-
archi, percl1è appLmlo l ù, Giacobbe, r itornando
dalla Mesopotamia, aveva piantalo le sue tende
e pascolava i suoi arment i. Questa regione si
chia mava sin d'allora t,fingrlal Erler, cioè Torre
rld gn:ggir, perchè sorgeva colà una torre a cu-
stodia delle pecor-c pascolanti dagli assa ili d elle
belve e dei ladroni. Il nome attuide poco si
· scosta dall'antico, è Siar al gencm, riunione cli
pecore.
La torre fu distrutta, ma si vedono an cora le ro-
vine d'una chiesa e di un monastero, che a memo-
ria del ratto avevano eretto in quel luogo gli
antichi cristiani.
Quei primi apostoli, che furono i p(/.\\'tori, non
furono guari creduti, poichè i cittadini di Bet-
lemme non si d egnaron o di d a r retta a quei
rozzi abitanti del contado, non potendosi per-
suadere che il l\\lessia aves:::c dovuto nascere da
così oscura famiglia.
Che mai? il mondo n on sa indurs i a rispettare
la virtù q uando non sia accompag11ata da grnn-
cl czzc terrene. l\\,fa quelli sebbene al duro mond o
ignoti, verso del l\\fanw ni nella poesia « Il Na-
tale» vissero e morirono fedeli a Gesù, e con-
ve rtiti a suo tempo alla sua r eligione,cbbero colà
i Joro sepolcri custod ili in 1·enerazione sin dal
principio ci el cristianesimo, e poi n el secolo quarto
le lo ro ossa fu rono raccolte in una chiesa che si
eresse ad onnre dei 8:mti Angeli in 11/igrial l:ìlcr.

8.7 Page 77

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- 75
1"1 si vedun, ancora 4uell lllmbe, ma le
rei iquic dei pastori furono dapprima trnsp rlate
a G rusalemme, e di n Ila Spagna, dove suno
ancor venerate iu Lidesma, pr ssu Salaman ·:1.
Quante preziose m morie suscitano anche oggidì
quei sili!
Io ero meraviglialo anche dal veder' qna
Ià alcun i tratti in quella dolce vali meglio col-
tiva li e ricchi di vegetazione.
a p rch •, di ·s i, non si lenta di dar nu va
vita a queste t rre?
- Si farà, mi rispose, p rcbè anche qui rina ·ce
viva la speranza, che ogni benedizion ha la
v nire dall'agricoltura.
Ritornai all'Orfouoh·oli he era tardi, e ripa -
san<lo vi iuo alla Ba ·ilica della Gr tta, vid .i una
gran turba cli camelli che gim1gevauo tla varie
parti... hi s no e storo?
- I B •duini, gente rantlagia, che vive del com-
mercio che fa.n1l del loro gran . Essi ritornano in
ogni settimana, e li eti <li quel p e guadagno se
n · partono , . olit nmo molli, e Betlemme paga
volentieri il uo tribut agli uomini del d erto.
Him gli occhi profondi, feroci, di fuoco, i denti
d'avorio, a lti della persona, se eh i, 11rn col i,
abbronzali d..tl sole, vi presentano ins mma il tipo
più perfetto dell'uomo. Vivono ancora aLles o
come al tempn li /\\bramo: guardan il ielo ti
il dc. rt , che sla loro inl mo, e dopo seimila
anui non han fallo u.u soli pas verso la vita
socini·.
Orn d1 vrci parlare a hmgo di una slupen l:1
dislribuzion di pr mi che si re,~ nll'Orf;inoh·olio

8.8 Page 78

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I
m,1 mi porlercbbe lroppu iu lungo. E poi ? Jc, vidi
in Oricnle che si suol ammirare tra noi in s imili
occasioni, cioè la solennità, l'eleganza, cd ancl•e
un po' di sfarzo.
Ci fu un po' di lu lto. A vrcbbc dovu lo ven ire a n-
chc il Patriarca di Gerusalemme, m a per causa di
I
I
non so quale litig io con i Bellcmiti incontentabili
I
nelle loro esigenze, se n e aslennc, mandando a
sostituirlo Mons. Luig i di Varazze vescovo ad iu-
lore. Qui s i parla l'ita liano, il francese, l'arabo
cun tanta disinvoltura, e come se fosse lingua
ma terna.
In fine per ringraziare il Comitato JVazionr,/e l'
<lei premi che aveva manda to, si è suonata la
ma rcia R eale d'Ita lia, che tutti in piedi hanno ap-
plaudito. Io non ho potuto trattenermi d al pren-
dervi parte e dissi cl ue parole che furono sentite
con piacere e poi pubblicate nel Bclle111111c.
Mi pareva d i trovarmi in un lembo di suolo
italiano.
Prima di lasc iare la benedetta Grotta, elevo ag-
giungere una parolaint<'>rnoad una visita fatta a lla
così detta Casa di .S~ Giuseppe, convertit3: in Cap-
pella e di proprietà dei Francescani. E alla di-
distanza d'un quarto d 'ora dalla Grolla riel Lallr,
sulla destra della medes ima via, che precipitosa
scende n ella valle dei Pastori. Le opinioni in-
torno a questa Cappella, riedificata sull'antica, cl i
cui vedonsi an cora gli avanzi, sono diverse cd
incerte.
Sulle p o rte d ella Basilica s'incontrano uomini,
donne, fanciulli, che vi assediano e vi premono,
parlando in arabo, in francese, in ita liano, e

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- 77
niglionu assolulam ·ntc eh• i;i :11.:qui-;li qual ·hc
u~gelto di rlivm:i1Jn I qu,d ·he rie I lo di Beli •111-
mc. In lutl <1uel movimento, in quello slrrpitu,
in qu Ila uporhmit:1 si ::i nte una \\'ila eh vi
fa piac re.
Le do1rne di Betlemme hanno un costume loro
lui lo s1 •cial , eh si pu,', r d •r antico. jortano
infatti Lma camicia di :;eta r :sa e cel st , ap rta
ul davanti, ed uua mantelletta pure cl ilana, e am-
pio velo bh1nco, con molta grazia bbl igalo a una
sp cicdicapp lloall ,afoggiadimilra,c mcusa-
vano le donne orientai i. Hanu il Iusso cli Iegare in
un filo anche mon Le cl'argeuto e anche q 11alc11ua
d'oro, mescolate con medaglie, gingilli d'ogni ge-
nere, anelli, braccialelli, per modo cbe sembrano
cariche d'un t soro fallUo un rumore he ri-
chiama sud i loro l'allcnzi ne del r: resti ero. li lo-
ro atteggiamento è tranquillo e sereno, non privo
di grazia ed eleganza affatto naturale, che n n
ha nulla di quell'arlifizioso che appari. ce in mol-
te dom,e ur pee, e he mostra quella vanità
che disgu la.
uante volte incontrandone per via ci pìaceva
rappre entarci al pensier l'immagine di Maria·
Sanlis ima. Così forse camminava la gran Madre
di Di I
E nel muov r degli occhi on~ala n tarda
c me i vedono tante di quelle donn .
A Betlemme noi abbiamo una bellissima hicsa
frequentata da molti divoti.

8.10 Page 80

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l.1· ,,,,,,·che rii ,\\,t/0111011,·.
Verso le otto ciel m;ittino ci siamo decisi di
anelar a vedere queste famo~e vasche. La ,·ia è
carror.zabile, e questo favore si deve iu parte
a ll 'Imperatore Guglielmo cli Germania. S i passa
pure d i qua per anela re ad flebrcm, terra fa mosa
per la dimora cli Abra mo, preRso la pal ma di
1\\Iambre.
Non si può neppur visi ti1re la tomba di Abramo,
perchè sopr'cssn sorge mrn moschM, guard ata
gcl os:un ente, da i 1\\Iusulmani. C li arabi la ch ia-
mano ~, Chnlil, l'amico di Dio.
Ltmgo la via ebbi occasione cli nmmirare un
po' cli vegetazione e tratto tratto agricoltori in-
tenti a migliorare le condizioni cl i quelle fer-
tili campagne.
« Vede là quel signnr e? Ieri le ~tava vicino
nella sala dei premi, e sembrava un sultano
dei Turchi. Ec.l ora? lo guard i là che dirige
i la vori. Tutta quella gente non sa come la-
vorare ques ta terra... Ma lui insegna, ed im-
. piega nei terren i, che compera quasi per niente,
una parte di quei capitali che raccolse a Parigi.
lo vedeva una vita che rallegrava. Un capo
operaio che faceva portare la tena, là s i toglie-
vano le pietre, qu i si piantavano le viti; e quei
venti o venticinque uomini sudavano sì tutti ma
parimenti facevano progredire i lavori.
Per quella via si ved evano passare non lunghe
ma quasi continue carovane cli camelli, portan-
do uno o due sacche tti cli grano. Quel poco

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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79 -
r, ult.1 111111!.,... Ma s · la c111liv.11.i1111c p1ugr ·disct·,
è certo 1,h I c li mme in hn·v · putr.'t far, d ,1 sò .
lutantn si ,tmruina, dopo quas i un'ora cli
viaggio, s ull ~t !lini tra d ·Ila strada s i apre una
pie,: lu \\'alle, in c ima alla qualt•, proprin sollo
l,1 slr.id<1 dH· si lasc ia a ùeslr;1, si s nl! solln
a i pieù i Lm ~~l'OS io Ii acq uc che scMrono
sotto il suolo. I~ il /Mir .r,"J:111110, c he serv iva ad
a limentare le vasch i\\ i cuslrntle tla .'al mon •,
I quali trovansi più sollo m•l1;1gtila della vali ,
a circa 300 passi di distanza. li fonte è chiuso
da una porticina cli legno, di cui tiene la chia\\'C
un arabo, che sta a poca di:ilauza per cu-
stodirla.
i'llolli fon;e alla parola ù I Fo11s sig11n/us, s'im-
maginano una di quelle noslre moderne f ntanc,
che farebbero inarcare le ciglia :u1chc ad 1111
indiffcrent •. Forse un tempo era e . ì, o me-
gli c sì doveva essere; ma per ade ·s , ed in
quella solituùin ?
(i pregi, l'anilJ,, ,id aprirci la porticina, e
si eutro',. 'i onvenue disc ndere giù per una
scala buia; ma cit', che n n mi piaceva pro-
prio nient era l'ordigno che si portava l'arabo
:i traccollo, ci è la solita carabina. Ma se il e lpo
parli s , IDa s qu ·st'arabo parasse... La mia
fantasia correva, e guai se chi si rn strava con
noi tanto cortese, si f se accorto dei miei n ri
sospetti eh io nutrivu a s uo riguartl . i ra
per0 ali 11curo. Dopo m !ti scal ù1i, e Ira 1m
fresco v'ram ule dii llevol siamo arrivali alle
acque. i potevano propri hiamarc « eh fare fre-
s ' he e clol i e se ne bcvctt r due o tre bic-

9.2 Page 82

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- So
d1ie1 i cun vera soùdisfazione. Che differenza
di ambicnle lra quella fontana ~ l'aria aperlit!
Le Vf(scl,r ;,oi rii .'-,ìdn111011c così celebrate, e che
si riempivano una volta d'acqua della fontana,
sono tre, l'una dopo l'altra .. Chi led icesse una co-
slruzione giganlesca sbaglierebbe un poco, ma è
Lutta via degna di ammirazione, perchè anche
dopo 3 mila anni, rivela ancora la potenza e
la grandezza del regno di Salomone.
Chi mi accompagnava ebbe a raccontarmi
come Lra la melma della prima Vll.ri:r, aveva
trovato la morte e la sepoltura un giovanello
di sua conoscenza. « Che vuole mai? mi diceva,
volle arrischiarsi e andare a lavarsi là dentro
contro il consiglio di lulti. Confidava nella sua
esperienza, nella bravura... Che pericolo ci poleva
essere? Andò, e l'abbiamo veduto scendere come
per incanto tra il fango formato dalle acque e non
fu più potuto ripescare! Io, ogni volta che ci
vengo, ho da combattere con me stesso per to-
gliermi dalla vista quell'orribile spettacolo... »
Lo lasciai dire, perchè era inutile cercare d'ar-
restarlo; ma è certo che il fatto ci faceva fremere.
G li suggerii di recitare insieme con noi un R e-
quiem per quel poveretto, e poi si continuò a
cl iscendere.
Io vedevo così a fior di terra un tubo di
· gh isa, che partito dal /011s sig1l(T/tts discendeva
a valle.
- Che è questo? dissi al m io vicino.
- Questo tubo così esposto ai raggi del sole
serve a condurre l'acqua a Betlemme ed a Ge-
rusalemme, a limentando la fontana che trovasi

9.3 Page 83

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X't
fuud l,1 poll,1 di c.;i;10;1 1 l'uni1:a in tutta 'c1u-
sal 1umc. Cum • ved , coster bbc poco chiuder
i tubi soll la tcrr,, p rtarc un po' d'acqua
fr n; urn la falica costa troppo al Tur o, e 1uindi
l'acqua \\ tutt,1 nll ;1 m rcè d ·Ila buona gente.
uai . e v I sscro ruba e qu i tubi di ghisa!
•ccoci nella valle dell'//01/u.r ro11rllf.r11.r.., qu · ti
I11oghi sl aspri cleserli, una v Ha erano cop rli
di vigne, he fiorivano sparg van la loro fra-
granza: qui I , iuole irrigale dalle acque: qui
i gigli delle convalli: qui i melagrani, gli aranci
che profumavano l'aria; qui le ombre amiche, i
boschetti d ve i colombi tubavano e le t rtorelle
gemevauo... qui errava la Sunamitide e rcando
il diletto, che e sa paragona ai caprioli, ai cervi,
che fugg no u per i colli: qui i giardini fatati dal
più ricco e dal più saggio dei mo~archi, e qui
quel tappeto che secondo la frase della Bibbia,
egli aveva preparato per la figlia di Geru.rale111111e.
Acle so invece è un luogo selvaggio, ', u a oli•
tudine morta e desolata, irta di rocce, su ui
s mbra he pc i la ·maledizione d Ila natura, e
clovenes Wl vorrebb mellerela sua tenda anch
per un giorno solo. Eppure in que. ti ulti1ui tempi,
iJ Vescovo di Montevideo, Mon . Soler, tani no-
lro amico, voJle costrurre w1 bel convento con
la rispettiva chiesa, e darlo alle suore dell'Orlo
cli Chiavari. Oh ome quell'edifizio, collocato
qua i in fond alla valle, sul dorso dell'op-
p sto mont rallegra !'occhi e l'animo! Siamo
andati a bussare alla porta, non fosse per altro
che per ossequiare il padrone di Casa, Ge ù a-
ramenta lo... La suora p rtinaia si fece atlen-

9.4 Page 84

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dere... Si seppe poi che faccvansi gli P:sercizi
Spirituali.
Ma la Superiura appena seppe cl i noi, ci volle
far entrare, offrirci un po' di rinfresco, tanto
utile in quei siti e con quel calore, e poi dirci
quasi tra le lacrime in L!Ua lc solitudine ern
mai capitata... Era stata 39 anni iu America, in
mezzo ad un traflìco continuo, ad una vita la-
boriosa ma consolante... e poi cadere qui, dove a-
vevano dieci o clocl ici orfanelle che sono e
non sono c ristiane...
Noi ci sentimmo il dovere ùi confortare
quella buona figi ia cli Maria, e si capì che era
la lunga vita americana che la faceva così par-
lare... Alla fine poi rassegnata disse: A noi che
importa essere più qui che là nell'America o
nell'Asia? ~asta che siamo con Dio!
Ella conosceva tutti i nostri Missionari più
zelanti, e ce li faceva passare innanzi come in
un cinematografo. Io poveretto, al sentire quella
zelante suora compiangere quasi la sua sorte, la
paragonai a quel gran capitano
Ghiuso in si breve sponda
ed obbligato ad un riposo anticipato. « Ah! chi
mi ritorna, diceva, iu quei campi di molte fatiche,
è vero, ma anche di feconda speranza». La con-
fortai a sperare iu w1 più bello avvenire e ritor-
nammo a Betlemme.
Questo sito così famoso ricorda la ·splendi-
dezza passata nel solo nome che gli rimase Ort11s.

9.5 Page 85

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f
,-J Rrtgifl/r1 ... r poi fl ('rr111i.w11.
Il deciso che domani si andrf, a remisan,
dove i nostri amici linirnllllo gli E. ercizi Spi-
ritual i. Sarà la prillla volla, dopo ,enti e più auni
he avrò da montare sopra una cavalcatura. iWa
si tratta della mia riputazione di cava li ere, e vo-
glio far vcd re che il mio fl11lico 11alor 1U:ut anco
ir morto!
Era inutile dir , che a me faceva pii't buon
sangue l'andar a pie li, che avrei fatto più
strada, ma essi non inlend v;mo punto questo
italiano.
BctfTlala .' Cl1e cosa è qu sto villaggi ? Qual-
che anno fa era povero ed abitato da gente
più povera ancora, schiava dei Turchi; ma
adesso, grazie alla nuova · n1 che spirava anche
per loro, si poteron rendere indipendenti e
caccia r via tutti i turchi... .. I nostri frntell i cri-
s tiani, si nicr.olsero insieme e si soccorsero
di danar per i piccoli biso~i... Prima se ave-
vano bisogno di quattro soldi, dovevano ricor-
rere al turco, che .in maniera veramente infer-
nale, sapeva legare si fattamente i cristiani che
non potevano guadagnar nulla ... s i lavorava per
loro, e se capitava la siccità o la moda, allora
bisoguava morire di fame. Il caro don Belloni di-
ceva sovent , ma fate da voi! orue fare, buon
Padre? Non abbiamo nulla!-» Cominciarono al-
cuni ad esul.axe e guadagnarono. Tornando si
strinsero in lega, fecero una piccola banca.....
« Ora siamo noi che imprestiamo ai Tur hi . Essi

9.6 Page 86

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dovettero cedere, uscire dalla terra, che ern ba-
gnata dal nostro sa.ngue e dalle nostre lacrime,
e adesso possiamo dire che :;iamo noi padroni
cl ella n ostra terra. ,
E veramente Bf'lgirrla è un paese nuovo. Voi
non vedete che strade ingombre cli grosse pietre,
che devono servire alta costruzione di nuove
case. Si lavora anche con abbastanza gusto. A
Betgiala il Patriarca Latino possiede un bel Se-
minario, dove vengono a pas~arc le ferie estive
ed autmnJali i seminaristi cli Gerusalemme.
Questo serninario è opera sorta da pochi anni
fa, per iniziativa cli quel Patriarca Mons. Bracco,
che faceva rivivere il suo antecessore Mons. Val-
perga, che fu gran parte della vita dei crisVani in
Oriente.
Dopo B etgz'ala, ehe fa sì béll a vista cli
dalla strada verso Gernsalémme, si è subito a
Cremisan. È una casa fondata eia quella buona
anima cli don Belloni. Egli, col desiderio cli tro-
vare w1a casa cli campagna per i suo i ·figli, nei
grandi calori d'estate, chiese ed ottenne quel
sito dal Patriarcato di Gerusalemme. Colà vi
raccolse, come per fare una colonia agricola,
quelli che non avevano inclinazione a qualche
arte manovale. Noi abbiamo veduto i progressi
già fatti nell'agricoltura e specialmente nella
fabbricazione del vino e nella seminagione del
grano. I camJ)i ed i vigneti e gli ulivi son col-
tivati dai contadini dell'Istituto.
I nostri giovani erano dapprima solo nna venti-
na, e, destinati allo studio, dovevano essere le
piauticelle dell'istituto. Essi son raccolti dalle

9.7 Page 87

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vHrie c:as di B tlemme, Nazareth, Al ··andria
e c. e messi a Cremisan per imparare il Ialino,
l'italiano, il francese, e ad ore determi11ate anche
l'agric:ollura. Io mi trovavo n I tempo della
v 11demmia, e quasi m'immaginavo di ·.ere
n Ile nostre vigne:
sumiuAto Ji caso o di olive li
quando le allegre contadinelle riempiono l'aria
di pietose canzoni.
Jn Eur pa, la varii anni, ero solil a prend re
per colazione w1 p ' di caffè e latte con un
p zzett cl i pan ridolt a pie oJ i lragrucnti per
la comodit:\\ cl i miei denti . Credevo di fare lo
·teso :i ·r mi ·an ... ì?Lo fe i p r UJ1avolta,e
poi, m utre veci vo quei bravi giovinotti e preti
e sec lui immergere d ntr acl una grossa e -
della bu 1ti cl intieri I e1.zi di pane, e tirarli !!li
e portarli tutti di un colpo : lo alla bocca, n
m ra vigliavo, e sebbcn paresse ind iscr >zione,
guardavo cont 11to CJUl'll:i funzione IFJSlronomica.
Intantocomin iav:iun:illrogiuoco.N nperuulla
·i pianta la vigna e si olliva la vite. E l'uva
h;i dn s rvir :; lo p I vino? fofa lli i venne
uu grosso piallo di uva e bianca e nera ...
Ne hn da pr ndt'r"? di ·si pia110 piano al
min vicino,
- Certam nl I cl v • d:m:i il buon sempio I
E v •dd e me l'imil r mu.
Era sl bella, aveva gli acini co l g u li e
pie11i! ,uai a chi cnmincial IEd io ho i;ubilo
si •so I mani, dapprimn flla!.i r:nn linidcm::i, e
pni 1•n11 v rn :ippctit, .

9.8 Page 88

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- 86 -
Intanto la pia adunanza si era al lontanata, e
nui, dico noi, cioè sacerdoti e coadiutori an-
ziani, stavamo ancor seduti, per finire il grap-
p0Io d'uva.
« Ora ci parli di don Bosco I » mi dissero
quasi tutti d'accordo quei dieci o dodici rima-
sti d'attorno a me. - •
Ed io ho voluto riaprire l'argomento mai esau-
rito, e p arlare del Padre a q uei figli che non
l'avevano mai veduto e sentito.
E come le ore p assavano veloci! è vero, a-
·r11ici miei? Voi vi accorgevate che avrei con
piacere parlato di lui, e voi cercavate sempre
questa o quell'occasione per attaccare il di-
scorso.
Quella Colonia è assai promettente, ve lo pos-
so assicurare io stesso, poichè ogni sera, mentre
i confratelli stavano in Cappella per gli Eser-
cizi, io in buona compagnia, anelavo a visitare
l'immenso terreno variamente coltivato.
- Questo sarà ridotto ad oliveto mi diceva
quel buon Direttore, e quell'altro, che vede p in
su, ad una vasta pineta, che dovrà servire a
smorzare la violenza de i venti che c i flagellano
tutti i giorni. - Abbia mo trovato una sorgente,
e ne ritraiamo molto vantaggio. Oh! se avessimo
dell'acqua! Veda, laggiù c'è un piccolo pineto,
e come folto tutto, perchè abbiamo potuto inca-
nalare fin là un p o' di rigagnol o. Dacchè siamo
noi, i, paese ci imita. Pianta viti, ulivi, pin\\,
fichi... Ved e quella p:ute li'i come è verde? l ~
stata messa su dopo il nnstro a rrivLl. IL vin o si
fa buono, ma n on ha spaccio... Ma n oi lo

9.9 Page 89

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-7
ri<luciamo liquore, e così si fa molla strada nel
mercato di Gerusalemme.
A S. Gio11n1111i i11 ,1/011/nnn.
« Bh,ngna che v da tullo » mi si clic v:i; e sa-
rebb gran danno se non andasse anche a San
Giovanni I
Ci v;idn, risposi; e lo faccio con un ·erti
dirill!o . Finalmente si va a v derc la terni d •I
mio protell re!
uindi, mentre i coufratelli pensavano di ri-
tornare a lle loro cas , ripuliti dalla polv re
um,ma e ristorati di forti propositi, io mi pre-
paravo a fare il nuov pellegrinaggi .
La cavalcatura è preparata, il 111/Ìcnro, cioè
l'amico, che ci deve accompagnare, ci fa premura
p r fare a temp . Alle tre e mezz , mentre il
sole è pilÌ ardente, d il vento percuote le più
alte cime, noi, :-iccompagnati per un dato spa7.io
lagli amici, seduti in sella, come fossimo i con-
quistatori del mondo, ci incamminavamo verso
:. Giovanni. Non guardavo la via, uon misuravo i
precipizi, perchè ci s:irebb stato da perdere la
calma.
4
Mi si diceva; « lasci andar• la mula ,. ed io la
lasc iavo andare a tutto suo piacimento. Sentivo
però cou una certa soddisfazione le lodi che mi
lanciavano dietro, parlottando fra loro:« guarda,
com sta dirillol uarda com intrepido! » ed
nltr simili lodi che mi facevano invanire.
he terra! Che ampagna desola la!

9.10 Page 90

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- 88 -
Si traversa la ferrovia; avevamo veduto pas-
sare il treno che andava verso Gerusalemme,
e ci si avvisava che il tempo pressava. Dopo la
valle si ha una più lunga collina da traversare...
« Eccola, mi si disse, la fontana di S. Filippo! »
Noi non abbiamo avu to tempo di andarla a ve-
dere. Ricordammo col pensiero il fortunato mi-
nish·o della Regina dell'Etiopia, che leggeva per
caso il testo del profeta Isaia, ove si si narrava
di Gesù che sarebbe stato condotto alla morte
tac ito e mansueto come un agnello... Là si era
fermato il cocchio, e miracolosamente illuminato
aveva creduto in Gesù, e ricevuto il batte-
simo dal santo diacono s. Filippo. Oh! quante
preziose memorie lasciate come in abbandono!
li sole era quasi scomparso intieramente dal
nostro orizzonte, quando ci comparve in lon-
tananza il paesetto di S. Giovanni Battista.
E qui e]?bi una prima prova della capricéiosa
insistenza an che delle figlie a correrci dietro
per chiederci il ba,:/zsiss cioè un soldo.
Avevo abbandonata la cavalcatura, perchè la
strada a farsi mi pareva più facile a piecl i, e
per via si incontrò una donna dell'aria seria e
1accolta. Aveva con sè una bambina, forse di
cl ieci o dodici am1i, che ci si attaccò ai panni,
e ci molestò per più cli mezz'ora col suo bachsiss.
Aveva letto in certe gu ide che qualcuno aveva
dovuto persino alzar il b,1sto11e, come s i fa a i cani
molesti, e ciò mi pareva esagerazione; ma do-
vetti persuadermi non essere che la pura veritù.
Speravo che la mamma l'avrebbe richiamata,
ma In nostr:i spera n z:i fu delusa.

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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Al primo ingr sso abbiam trovato la hella
C utana chiamata ancora della Vergine, e vede-
vamo quanta g nte, si era in suJl,t sera, vi a -
cnrr 'Va p 'r alling re acqua.
Mi p.ireva he vi avr i bevuto an h'io vo-
lentieri!
Abbiamo recitato/' Angelus pr pri,, sulle porte
d Ila piccola t rra, e ci parve buon pr sagi .
Pensavamo che I~, a quella fontana, tra le per-
sone volgari, un tempo vi accorreva e chi sa con
quale aspelt I anche la V rgine santa, e otteneva
ordine e carità. Il villaggio con lingua del pae-
·e si chiama Ai11-llll111er - Fontana.
. Giovanni in Montana è un pa se nuovo, ri-
fatto, e che si va ancora rifacencl , n la sp ran-
za di e ere pre. to uno dei più belli della Giudea.
S mbra una citt;\\ in costruzi011e, timte sono le ca-
se le casette, eh n I vo tro ingresso vi si parnno
avanti. Anche I;\\, tr;i que!.ti buoni concittadini
di
iovanni, c'è la sm. nia dell'emigrazione.
hc ma i? A fona ùi veci 'r foresti ri ricchi, che
\\'cngono a ,·isit,ir la loro terra, s 11t n il de-
id rio di restituir lor 111 visita. l\\la vanno, . i
ferman qu I tanto di temp p r ammucchiare
alcuni soldi, e poi ritornano a spender! i per ri-
far:;i Ulla c:i etta, a ·0111perar)li im po' lii lcr-
rcno, che p i hagnan più col sud re cl Ila
fronte che con l'acqua , c:oJ;\\ m Ilo scarsa, p •r
poco eh uno si costi dalla fontana cl lla Vergine.
Qui abbiam trovalo ·ì,sn11ovf1, e fratel 1-
fr, lo, ·hc bu n inglese, e la re e gusto i. sima.
L'avevamo nvvisatn, p r non aver eia c:ipi-
t:ir lù 1·nmt' un II cclln nntt111no, quindi d

10.2 Page 92

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- 1)0
usti tulta la gentilezza fraterf\\a. Ci accompagn,'i
a tavola, ci stette qualche momento ai fianchi,
per lasciarci incammiuare, e poi si ecliss,'>, per
andar a prendere la sua mensa frugale e ritor-
nare a noi ilare e giocondo.
Abbiamo pregato di poter celebrare la messa
nel santuario, e prima di andare a riposo, già sa-
pevamo a che ora l'altare della Grotta era libero.
Sono tre le memorie care: il Santuario, che
racch iude il sito della nascita di S. G iovanni;
.tJuello della Visitazione, ed infine la Foutana,
dove la tradizione dice che S. Giovanni, morta
la mad re, si ritirò a vita soli taria.
Il Santuario, non molto grande, ma grazioso
cume uno specchio, è a tre navate, coronato
nello sfondo da una sveltissima cupola e con
pavimento a mosaico. In fondo alla navata d i
sinistra si apre una scala a sette larghi gradini,
per cui si disceude nella grotta, che faceva parte
pell'antica casa di s. Zaccaria, e dove nacque
S. Giovaru1i. C'è un bellissimo quadro sopra
l'altare, rappresentante la nascita del santo Pre-
cursore, con alcuni stupendi bassorilievi ai lati,
regalato da l Re Franceschiello di Napoli, sulla
vita ciel san to: ado1nano la grotta alcune la m-
pade d'argento, che ardono giorno e notte. Sotto
la mensa dell'altare si leggono le seguenti pa-
role: Ilic Praecursor Domini naltts est I
sotto ho potuto celebrare la santa Méssa...
M i pareva di sentire ancora il buon padre
S. Zaccaria intonare il Bc11edict11s, pieno di santo
en tusiasmo, per la nascit:1 del figlio accom-
pagnata da tante meraviglie.

10.3 Page 93

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S condava mirabilm nte l'illusione I Ila fan-
tasia il canto verament divoto lei padri Fran-
cescani, che eseguivanù in quel mol'!1ento da una
tribuna del fondo della hiesa. E impossibile
dir a parole l'effetto che io sentivo 11ell'anima,
e come e.li · vo a me stes o: « Questo canto ras-
omiglia a quello del paradiso! »
Dall'altra parte, in fondo alla navata, c'è una
Cappella, ulla cui par le d stra si v dc, in-
castrala n I muro, una pietra r cante l'impr nla
d'un piede, impronta che si crede lasciata da
S. Giovaru1i, allorchè venendo dal deserto gri-
dava:« Pa'llilrntiam agite/ » fate penitenza.
Dopo pranzo si va al deserto, cioè al luogo
ove si crede che si nascose . Giovaru1i per
pr pararsi alla sua missione.
E so è al sud-ovest del pae e, ad un'ora e
più di cammino. Non vi è strada, ma un sem-
pl ic sentiero.
Ome a Roma, lutto è vanità, tranne una car -
rozzella come diceva S. Filippo Neri; colà è n -
ccssaria una cavalcatura on la sua guida, ci è il
mùcoro. Si era mandato a cercarne lrr, quanti
eravamo noi... Vennero, ma quasi avremmo do-
vuto fmire per port;ule. Tuttavia ne volli far
l'e perimento, e si provò che non servivano af-
fatt . Cli fare? Rinunziare alla passeggiata?
Avrei disgustato i due compagni... Allora, per
guadagnar l mp , e per prendere una cleliber\\1-
,don , bo detto:
- • i vada a piedi! - C'hi conosc va In di-
st;inza e la i.tracia veramente impraticabile mi
guard,'irneravigliato, quasi mi volesse clire: qu sto

10.4 Page 94

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- 92 -
lo poleva fare una ventina d'anni fa; ma a sel-
lant'anni scoccati e vicino al settantuno... n on
è materia da p igliars i a gabbo.
- Su, su, ripeto io, si vada a piedi. E tu,
1111Ìc11ro, sai la via?
-- Si, dice timidamente un fanciulletto dai
dieci agli undici anni.
- Tu? Ci sei già stato? - Gli disse uno
d e i nostri in lingua araba.
- Oh! se ci sono g stato ! P iù di dieci
volte; e conosco il terreno quasi a palmo a palmo.
- Ci verresti ad accompag11.are ?
- Sì, o miei signori.
Io mi moss i subito, e quasi come guida della
piccola carovana, dissi: « Dunque andiamo». Si
discende fino alla fontana, e poi si prend e la via
verso diritta e si va d i l>uon passo.
Il panorama era non solo bello, ma bellis-
simo. Si passa a pochi passi da11a colonia Russ11.
Olh·e la chiesa, con altissimo campanile, i Russi,
sostenuti ci.al governo, vi hanno edificato, in
IJTevissimo temp o, una quantità di eleganti ca-
sine, con giardini, sparsi qua e su tutto il
poggio, che è una m.eraviglia a vedersi, e abitate
in gran parte dalle cosi dette monache russe.
Appena fuori dalle poche casette e dalla
chiesa rie/la Visitazio11e, vediamo sotto a nostri
occhi ad una certa distauza una magnifica valle.
« Quella, ci disse la nostra guida, si chia ma di
T erebinto! Là Davide si affrontò col gigante
Golia e n e riportò quel trionfo che si sa.» E
poi rivolto a mc, qn:isi per riernearc certi giorni
intiernmente passa ti, soggiungev:i: ,• Q ua nd o lei

10.5 Page 95

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,·i 1·cniv;, a pr cli,:arc "li l~s rcizi , 'pirituali,
ci :wpevu rnpprcsenl;1rc qu •sta lulla con t;1nla
vivacità di colori, che noi non si respirava più
e ci pareva di star qui a vedere..... OI J qual
piltura ! No11 ci pareva di sen tire ma di veder .
Ecl ora ·h · l'lia ve Iuta, clini m glio, è vero?
Bt•n d lli qu •Ili eh• l'ascoll ra11u11I 11 guardavo
e tacevi)! Qu.inte sollazzevoli memorie mi ve-
nivano mai cl'att rn IP •nsavo poi he un altr
Dnvi<.le, più f, rte, più grande più gl rioso
av va in qu i mcd ·simi siti abballut non un
s lo gigante, ma molti, cioè quanti furono i d -
monii, che erano v nuti per combalt rl , e li
aveva vinti Cùn la pcuit nza e ritiro... Là pure
si osserva tuttavia umt gr ssa pietra, che, e-
ond la lradizio11 vivente anc 1a nel paese,
segnerebbe il luog ove il Precurs re es rdì la
sua predicazione; di fu tratta quella parte
che si co1111erva nella chi sa .
Ci avevano fatto sper, re he in porn più di
un'ora saremmo giunti... Invece ra già passata
e da un pezzo, e il s le tramontava ormai, e
n i ci trovavamo anc r in cammino; e e fa
p.iurn altr 1•e1 in paese lr11ui ro, trovarsi soli
di notte, dove\\•a sentirsi peggio là, in mezzo a
tante roc ie... Si aggiunse che si era letto, e lo
si sapeva a mcm ria, che qualche terup prima
alle due di notte fu assalite il custode di quel-
1'.intro, ver:;o ui i andava, fu depredalo di quan-
to aveva nella stanza attigua a quella ve egli
dormiva: e che aveud aperta la p rla per ispa-
ventarli, gli spararono a bru iapelo uua fucilata,

10.6 Page 96

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- CJ.1 -
1\\.ssicuro ch e più d'una volta , vcclendu (' nme
quel silo :,;emprc più si allontan a va, mi vo lsi
per torna re inclietru ... E ce ne \\'Oll e p er and ar
dieh·o a l piccolo Giuseppino, che ci corre va a-
vanti, segnando che ci eravamo..... Fina l111ente,
traversato un piccl)lo ton ente asciutto, si ri&al e
cH nuovo e mentre uno meno se la p cn s;i, :;i trova
alla fontan a cli S. Giovanni. L'acqua è fresca e
l eggerissima, ed è un vero cunrorlo per chi
giunge colù.
Il custode s i fece asp e ttare un bel pezzo prima
di venirci ad aprire... Che mai ? era occupato
a coltivare il poco terreno. Quaudn s'accorse di
noi, e venne ad aprirci, chiese mille scuse e c i
fu largo cli mille cortesie, mise su rn1 tavolo cli
pietra un bicchiere, alcune pesche, qualche graJJ-
polo d'uva e ci condusse alla fontana. Ci diceva
che stava là poco volontieri, e che sperava in un ri-
chiamo a Gerusalemme dal Patriarca. « Qui non
si è sicuri nè di giorno nè di notte! Durante i
pellegrinaggi p erò ci si sta bene... Se vedesse quei
Russi, come qui fanno le loro feste I Vi vengono a
stormi, e qui pregano, e bevono, e si lavano
in quell'acqua, che, secondo essi, h a la virtù cli
guarire da ogni infermità, e cli tener lontano ogni
cl isgrazia...»
Abbiamo bevuto imo e due bicchieri d i quel-
l'acqua, mangiata una pesca che ci parve molto
gustosa, e poi via cli tutta corna.
Io feci maravigliare tutti per l'istancabile svel-
tezza su quei dirupi, ma non dicevo che m'era
nn'ala potente ai piedi il timore cli quei Turchi,
che si trovavano in quei paraggi. Chi sa che in un

10.7 Page 97

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- 95 -
catti1·u 111nm nlo non ;iv !sscn, vol111t, 011..1;1rc il
!tir,, profct,1, fa._;cndoci qualch,· :.li cgiu.
Il ritorno fu più rnpi<l ancnr,1. t'd abhia111u jlo-
luto proprio, 1u ntrc le camp:mc s11o111avano J' frr
lfr1ria, v d r i a pcl<'adisla11za cl alla nustra dim, •rn.
bbfamo per,', avuto una sorpr sa SJ:{rad it:1.
11 pie .olo Alutn10, ·io•, ,ius ppi110, c:h ci
avcv11 fallCJ si buona compngnia " m •ritati i
nostri più r.ordiali logi, •ra aspettato eia' suoi
compagni e iu appar nza 011 anim usti! . on
ebbe poco a for • p r lib 'rarsi lall mani lei
tanti monelli, che fors in1•icl iosi cl 11a ·ua sorte,
manifcstavm10 l'intenzion, li clivicJcr·i il me-
lallù:hr che ricev •rebhe. Era inutil · difi•nd rio,
p r hè lo a salivauo da tulle parti e con una
petuJmu:a che ci faceva ·cntire il vero barbaro.
Per alvarlo gli abbiamo dett eh tornass all'in-
domani, e gli avremmo dal il fatto uo e con u-
sura. Come ci rincr bbe vcdcrl così osteggiato!
CAPO Vili.
Alla Visitazione.
Si passa di maraviglia in maravigli:i. Stam:,t-
liua siamo and;i li a celebrare la santa mcs ·a nella
chiesa della f'isila$io11e... ui c'era la c. sa, ove
Ja santa Vergine, v mala ·a visitare santa Elisa-
betta, salut· ta da I i come madre cli Di , uscì
cslatica uel ublime cantico cl I 1llflu11ijil'ffl.....
A me ern 'erbato l'onore di celebrare al luogo
preciso del felice incontr . Una volta c'era UJl
gran sauluario, adesso istc solo una mocl . lo

10.8 Page 98

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()Il -
cappella. Non so dire l'intem;, commozione che
ne prova i, e quanti santi pensieri e memorie si
sentivano in cuore, celebrando in quella piccola
sta nza! Devo aggiungere che il carissimo Don
Calligaris, facendo uso della poderosa e soave
sua voce, volle farci la s0rpresa di cantarci il
1llag11ifical musicato da uno dei più celebri ma-
estri. Quanti grandi misteri mi chiamava mai
alla memoria!
Si beve con gnsto l'acqua cli una fontana che
fa parte all'edifizio. Si nota un piccolo ricet-
tacolo scavato sul vivo sasso, ove la tradizione
dice essere stato messo il bambino per salvarlo
dalla persecuzione, si mostra con meraviglia
una p ietra col nome scritto della tribù d'Israele,
pietra che forse faceva parte all'antica abita-
zione cli Zaccaria. Si conserva un torch io di
pietra per rompere le olive, e si crede facesse
parte delle masserizie ciel patriarca.
Sotto l'altare di questo Santuario, vi è una
cisterna che doveva appartenere alla casa cam-
pestre di S.. Zaccaria. Qui quasi volando dirò
che in Ori.ente è assai in uso questa abitazione
campestre, e anche adesso nell'estate e ricchi e
poveri sogliono ogni sera andar a ritirarsi nelle
case di campagna. Quest'acqua poi è freschis-
sima; e non va pellegrino che non ne beva.
Avevo sentito, il giorno innanzi, stando in
camera, un'onda sonora di canto gregoriano che
non solo mi riempiva l'orecch io di dolcissime
note, ma anche l'animo cli divozione; guardai
all'intorno, e vedeva un edifizio poco distante ..
Si sentivano pure gli strilli non ancora corretti

10.9 Page 99

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-· w
della tromh,1 1 1.: di altri slrllmL'llLi. Dunque
col;) ci dcv'css r unCollcgioldi.si Ira me. 'h
sia d i Russi? » ssicul'O che ne pnH'a vo pena. Ma
ùunqu , dite\\'o qu.1 i indigna[ , 1'11 quc:li ·igno-
ri, bbiann da contenderci anch qui il terreno.;
Ma n ·I discendere dalla Chic·:1 lclln f'i'si-
lndo11,, ci · iamn incnutrali in un b l m.1 nipolo
di religio~i rrancc ·i, i /1ad1i nf,mrhi del cckbre
Lavig ri , eh ama a tanto Do11 Bosco, e che
c r a va o u i ccasioue per farlo cono rer • ed
amare Ùl ft'raucia. Eravamo i figli di du san-
tissimi pa<lri e ci siamo falle le più affeltuo e
accogl ienzc anche ulla pubblica via ... Venni
:;apere he ·rano loro i delicati cantori, e hc
s e ndo la scu,.11:i di D. Bo. co, i ,segnavano ;1 i
secolari uu po' di fanfara per rallcararsi • rall -
gran.: gli arabi ùi Palestina. Oh! come no fui
c ntent di questa coperta! Il l ro l rrcno
sorge a levante ed ù abb:i ·tan1.a ampio, ed e·. i
lo lavorano :1Ltivam nte per ridur! all'antica
florid 1.za. R que to hvoro non olo porta uti-
litù, mn e nC•ri e assai alla gai iza del paese.
L' spilio ti i Padri 13ianchi \\ assai bello e co-
moùo, e sul piazzale ha un magnifico campanile,
eh rivaleggia per oltezza on quello <lei Ru ~i,
ma lo vince in estetica.
i antl,'1 per l'ultima volta a veder il nostn>
uuon frate Alfredo, addctt all'Ospizio, pr •nel re
le nostre valigie p •r quindi partire. Per vi.i c·i
siamo inc utrali Coli w1 p Hegrinaggio .P la .Cl.
Esso entrava cfolla Porta di G rusalemn1e, pr -
cedut dalla roce, canlaV'l inni div1>li. <_lo •sti
buoni pellegrini ci 1•ermcr all'inc ntro, e- rrunsi

10.10 Page 100

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- 98
dim<'t1ticaucln il posto in cui si trova, allo e la
l0ro missione, ci si scrraron11 d'attorno ci ba-
ci:wa no la man,) c11i vulti sorrid enti e come per-
snne ti i nnlica conoscenza. Oh I come avrei vo-
lut0 parlare In J,,ro lingua, almeno per corri-
spond ere a ll a loro cortesia.
Si parte. Fra giunto alla fontana da Cremi-
san il coadiutore cun le 111011/Nr,·, e ce ne an-
diamo. A destra, nel salire, si vede il magnifico
co1wcnto delle J)a111,• d, ~i'o11, con l'annesso Or-
fanotrofio femminile, fondato dalla bontà dei
fratelli Teodoro ed Alfonso Ratisbonne, ebrei
convertiti miracolosamente dalla Vergine Maria.
,'I'. Cio;,mwi i11 ilI01tlr11m, patria bella del più
gran profeta, lascia un'indelebile ricordo in tutli
i suoi visitatori. Anche i turchi onorano S. Gio-
vanni, e chiamano quelt~> il suo santuario del
1'1 oji:ta Pive11l11; anch'essi entrano spesso coi cri-
stiani a pregarlo. Le dorme maomettane v i por-
tano i lorn bimbi e li posano sull'altare, ove si
venera una statuetta del santo, sotto forme in-
fantili, e lo pregano fervidamente, affin,:hè li
benedica, li mantenga sani c li faccia crescere
beltifie rnbusti. E noi auguriam,, ancora che li
renda cristiani.
CAPO IX.
Gerusalemme.
Gerusalemme è la citt;\\ santa, la c ittà dei
profeti e la culla del cristi.111esimo. Nessuna
città della terra pun paragonarsi a Gerusalemme
per le sue memorie, per i suoi monumenti re-

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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- - 99 -
ligiosi Ero già venut una v lta per far visita
al Patriarca, Mons. Mislei, ma poi, dopo essere
andato a vi itare il santo Sep lcro, avevo dovuto
ritornare a Betlemme. Ora, nel bel giorno di
S. gostino, cioè addì 29 agosto, con il cuore
concitato dalle più sante immagini, che si affol-
lavano e quasi si premevano innanzi al pensiero,
io arrivavo a Gerusalemme.
La città santa è posta veramente sui colli,
più ancora che Roma. I colli di Gerusalemme
s,mo sei, uniti così insieme, che veduti <li lon-
tano, si presentano come una sola altura, sulla
quale si distende la città antica e la nuova. Di
fr onte a quest'altura molteplice sorge il monte
Oliveto; nel mezzo c'è la valle di Giosafat.
Per meglio godere il panorama di Gerusa-
lemme bisogna andare sulla cima del Monte
Oliveto... Di là si s-;opre tutta quanta la città
che sai dal Moria e dnll'Ofer su lìno al Sion
ed al Gareb, tutta una va ·ta sequela di case,
di templi, di cupole, che si succedono di altura
in altura. Uno spettacolo veramente grandioso.
:ifa il pensiero delle grandi memorie che la
circondano, le ~esta di Davide, la storia del
Tempio e la luce divina del Salvatore, che
sembra irradiare visibilmente dal Sacro epolcro,
danno alla città di Geru alemme un'aureola
soprannaturale.
E qui anche si andava a casa nostra! Già da
due anni si ha per cura del Comilolo dcil'E-
111igmzio1t,· una piccola misstone. Anche le Figlie
di Maria Ausiliatrice hanno aperta una scuola
già frequentata da più di cento giovanette; la

11.2 Page 102

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- 100
loro opera è più vari a e si va via propagando
con soddisfazione cli molta gente. I salesiani
per ora hanno mollo a fare.
Nella loro piccola casa prendiamo alloggio.
Chi viene da Betlemme quas: sulla porta in-
contra la vasta pianura, ove fu ucciso dalla
spada dell'Angelo ciel Signore l'esercito di Sen-
nacheribbo nello spazio di tma notte. Di là si
vede il colle cli Sion, ( Sion vuol appunto dire
luogo elevato).
La valle ove noi ci troviamo si chiama di
· Hinnon, senza un'ombra di vegetazione, senza
una goccia d'acqua. Io vedeva qua e grossi ar-
menti cli capre che stavano brucando non saprei
che cosa, e non c'era che polvere.
Malgrado questo, l'impressione che ne rice-
vevo non era mesta. Ciò forse si deve alle re-
centi costruzioni europee... Per esempio proprio
dove fu disfatto l'esercito di Sennrcheribbo,
come oasi in mezzo al deserto, sorge un màgni-
fico ospedale fatto per incarico ·e a spese del-
l'imperatore Francesco Giuseppe d'Austria. Colà
i pellegrini suoi sudditi, che ne avessero bisogn~,
trovano in abbondanza di ogni ben di Dio. E
una carità che consola. Anche da quella parte
sorge il gran quartiere ebreo, che si estende su
tutta la collinetta a nord-ovest della città.
Ero già andato una volta al Santo Sepolcro,
e mi riservavo di andarlo a rivedere per cele-
brarvi la S. Messa.
Volevo cominciare dove il Divi.n Salvatore
aveva dato mano alla nostra Redenzione, cioè
dal Getsemani, ove, come narra il Vangelo, Gesù

11.3 Page 103

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- JOI -
era soht ritirarsi con gli Apostoli a pregare,
e dove fu preso nella nolte antecedente alla
sua passione.
.\\vcvo, per mezzo dei confratelli, otte11ulo di
celebrar aUe ore 6 'lt• Per andarvi er disceso
per la Porta di Damasco, passato in mezzo alla
Valle di Gi safaL... La chiesa dell'Ag oni(I è quasi
al fondo della Valle, a pochi passi del torrente
Cedron, ove Gesù sudò sangue, cd è divisa dal
Get ·emani dalla strada. Qui per disposizione di
Dio ebbi anch'io una dolorosa avventura.
Per andare in chiesa si deve discendere una
pi ·co la grad inata già un poco corrosa dal tempo,
Ora mentre noi guardavamo estatici il gran-
dio o Panorama, che ci si spiegava innanzi
agli occhi, non avevo veduto che un gradino,
corroso dai piedi e dal tempo, era molto di-
suguale e pericoloso, e quindi, sentendomi
mancare il terreno di sotto i piedi, caddi senza
accorgerm i, in cattivo modo per la scala, bat-
tendo del braccio. Fu un grido di orrore e da'
vicini e da' lon,tani, e per me gran paura di
essermi rotto il braccio, tal colpo ebbi a ri-
sentirne. Quasi per istinto alzai il braccio,
movendo le dita deJla mano, e cosi fui sicuro
che non mi ero rotto nulla... SentH però il
sangue fluire giù dal braccio, vidi il dito pol-
lice sanguinoso, sentii rotta la persona; ma,
mentre tutti mi rnosh·avano pietà, io ero lieto
di avere anche iu quel luogo versato un po' di
sangue. Così entrai in mezzo alla commisera-
zione sotlo a quella grotta. Essa è abbastanza
grand e, e può contenere comodamente un cen-

11.4 Page 104

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!02
tinaio di persone. É nel suo stato ongmario,
naturale, ed è perciò preziosissima. Chiunque
visita questa grotta, non può a meno che sen-
tirsi tutto commuovere, e le lacrime vengono
giù spontanee. Sembra di vedere ancora, in
quella penombra, prosteso al suolo, il benedetto
Gesù, e par sentirlo dire tra i sospiri: Padre
mio, se è possibile /a che passi da mc quc.l'/o
calice. Se prima sarei stato divoto, adesso mi
pare che si sia meglio rinfocolata la pietà.
E qui mentre }'angelo era disceso a consolarlo,
era in un sudore come di gocce di sangue, che
scorreva per. terra. « I-lic f actus es/ mdor eius si,·ut
guttae sangumù decunen(is in tcrram ». Sono queste
appunto le parole, che, rischiarate dalla tremola
luce di alcune lampade, leggonsi sotto la mensa
dell'altare principale fra i tre che l'adornano.
Di quando in quando sentivo dolori al braccio
sinistro che erasi battuto sul gradino e mi dava oc-
casione per infervorare il mio zelo. Alctmi divoti
fecero anche la santa comunione. Un altro con-
fratello celebrò dopo di me e potei godere più
a lungo della dimora di quel S9-nto luogo. Uscendo
si andò al Sepolcro della Jl,fadomui. L'ingresso e-
sterno della chiesa, che lo racchiude, dovuta alla
pietà ed alla munificenza di S. Elena e di Co-
stantino suo figlio, e restaurata poscia dai cro-
ciati, è simile a quello della Basilica del S. Se-
polcro, ma con una. sola porta.
Si discendono 48 scalini, terminati i quali, sulla
destra vi è un grazioso tempietto rotondo, con cu-
pola aperta nella parte superiore. È il sepolcro
della Vergine. Era festa, ed i Russi cantavano in

11.5 Page 105

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-I
bel m11d le loro laudi alla Madre diiDio... E im-
pussibil ridire l:i peu,1 insie1n e la ioi I dd
mio cuore p ·r tl u ·l cani . Ecco, dicev , anche
in questo u11a prova, che 011111rs gr11trntio11n be,1-
/11111 lii• ,,,-,.,.,,,.,
Più di tlll scculn fa, cinè nel 17117,1i scism:1-
tici :tC('us;u-0110 i Francescani • 1 ult:ino di .avl'T
venduto al l';iJia il corpo cl •11;1 ::; •• Vergin<'.
Que la calunnia e sì ridicola ba tn pcrchè ne
foss m cacciati, e: e 11e imposse ·sasscro i Greci.
[?u uaa grnv • perdita per uoi.
A met:'t c irca dcli.i gradina La, s 1 v douo tre
a ltarini, due u d stra d uuu a sinis tra, .hc,
secondo la traci izion , curr isp ud rehbero a ll e
sottoposi tombe di S. Gioachin , cli ~- Anna e
di S. iusepp •,
parte opposta si tro va l' rto d 1 G ls -
nutni, dove ern solito rilinnsi a pr ·gare
con gli Apostoli, dove flt catturai la no tte
:rnteccdcnte la sui:i Passi Jl • E · rimane qua i
in fondo clclln valle, :i p chi pas i I del eclron
sulla sinistra della strada di chi vi 11 g dal
Monte, passando pel /)n111i1111s Jlc;,il. Vi sono an-
cora otto livi, eh i vuol risn lunn al temp,1
d I S;ilvator , e siano stati t stimouii d Ila nll r-
tale tristezza che assalse l'anima ua..... 1cm
all'ingresso, ·i nota uu gran masso di pi tra,
dove la lrad izion dice si posassero gli Apostoli
n Ila mem rabilen tte. Quegli ulivi benchè bassi
e non molto rigogliosi, hanno una periferia ai
piedi grandissima: ve n'ha:uno1chc misura c irca
cl icci meh·i di cir nferenza. Auch (gli intelli-
genti li fanno risalire ad un'epoca remoti sima.

11.6 Page 106

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- 10.1 - ·
Oltre ad un nwr,i c,tc rn1J ben a llo, es~i son
chiusi e difesi ei a una cam;ellata di ferro con
rcle metallica, e ne ha la custodi;i tm frate la ico
cli S. Francesco. A lui, c i si chia mava fra G iulio
di Livorno Toscana, c i sia mo rivolti per Yeclere
un silo di tante piet()se memorie. Pareva che ci
aspe ttasse. Egli J;i ,·ora q uell'urto con intelligenza
e pietit, e cul tiva una quanlili1 di grazios i fiorel-
lini, che ci volle don.are insieme con qualche
ramoscello secco dei celeb ri ul ivi.
Ci colm ,'> di r iguardi, sapend o che eravamo
ita liani e di D. Bosco, scusandosi sola mente di
non poterci dare un po' cli caffè, perchè n on
ebbe tempo d a avvisare la c asa madre Saputo. p oi
il caso pietoso che mi era in tervenuto, ci invitò
in casa, ove m'avrebb e dato un po' di conforto.
iHi scoperse il braccio, e veduta la feri ta, portò
una bottiglia piena di non so qual r imedio. E
trui, quasi con aria di madre su figliol paziente
l[i Ccce :1ui1110 a uo n tomere.
Vedrà, dice,·a, ch e in un momento lei sarà gua-
rita. Un po' di male lo sentirà sul princ ipio, ma
poi tutto sarà finito ». S i versò in mano alcune
goccie di quel liquore, e fregando sopra la ferita
con arte d elicata mi guardava sorridendo.
- Ma lei sa fare il mecl ico !
-Che medico! - disse con accento veramente
l1)sc:ano, questi son rimedi casalinghi. Intanto,
se non possia mo avere il caffè, si adattino a pren-
dere un po' di paue cli S. Francesco. S i ferro~ un
momento a riposare il braccio, e poi verrà a
rifocillflrsi.

11.7 Page 107

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- 105 -
:\\li pHreva dt sognare al vederci lrattarec011
tanta corte ia, e ubit dopo h dovuto dire beu
altro alla prova della r altà.
In quatlro e qualtr'olto pre1 arò una tavola
con sopra ogni ben di Dio per la colazione.
1\\\\ cvi fichi, uva in gran qllantità con le rispet-
ti, e caraffe li 11cqua fresca e di vi.no.
Che fare? Ci siawo adaltati a quella morti-
ficazion , tanto più pr ziosa in quanto che sa-
p vam che quello era frutt del Getsemani.
« Che vuole mai? ci diceva il buon fra Giulio,
. Francesco fa miracoli per tutti, ma quando
ci cap ita qualcun di 1lostra terra, allora la pietà
per ii natio loco ce ne fa fare dei piu grandi ,.,
Ed anche noi abbiamo fatto del nostro me-
glio per mo trarci più ricono centi al religioso
nel pat·tecipare alla carità che c i faceva. I lìch i
di Palestina son celebri, ma per noi saranno
celeberrimi quelli del Gelse11wni! La dolcezza
loro e le migliaia delle loro piccole granelle
ci producevano un cotal senso mistico di ma -
suetudine, che non dimenticheremo mai più.
Di là si sai iva al Monte Domintts flevil. Da
quel sito, Gesù mirando Gerusalemmcchegli stava
sulto gli occhi, si fermò e pianse. Noi si pre e la
via che conduce al Monte Oliveto; e dopo mez-
z'ora e più di alita quasi insen ibile si arr iva va.
Bctjage. Qui Gesù, il delle Palme, sall sopra
l'a sino, per fare il suo ingresso solenne a Ge-
rusalemme. Vi è una picc la chiesa graziosa, un
vero gioiello, fatta da pochi anni per le cure
amoro e di un B'rancescan , che vi viene a ce-
!ebrare «ui domenica.

11.8 Page 108

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- ro6 -
Proprio in cima al Monte Oliveto ma un po'
distante, e c'è il Tempio dr/I'J/sr.('//s/011('. S. Elena
vi fece costru ire una grande rotonda, diroccata
in appresso e riedificata d ai crociati, ed oggi
diroccata di nuovo: cli essa vedonsi ancora le
colonne e parte del muro.
Nel centro sorge un tempietto di forma ot-
tangonale, con piccoh, cupola e bellissime co-
lonne all'esterno. I capitelli di queste colonne
sono di stile romano: il resto è di un'epoca
assai posteriore. Ciò favorirebbe l'opinione di
chi crede, che questo tempio sia stato ed ificato
da m1 ricco mussulmann, in onore di G. C., perchè
i mussulmani venerano anch'essi Gesù come
profeta. Checchè sia di ciò, esso è oggi una
moschea Turca, e la custodisce un così dettò
Santone, c he vi lascia entrare mediante una pic-
cola moneta. A destra cli chi entra è in terra
una pietra sulla quale Gesù lasciò l'impronta,
tuttora visibile, del piede sinistro, nell'atto di
and are al Celeste Padre.
La Chiesa del Pater, e del Crf'rlo. A poca di-
stanza c'è una chiesa delle Carmelitane, ove, se-
condo la tradizione, Gesù avrebbe insegnata la
sublime orazione del Pater, che si legge ivi tra-
dotto in quasi tutte le li1}gne, lungo Je pareti
del chiostro.
Sin o a pochi anni or sonn, questo luogo era
nudo: ma la munificente pietà di Adelaide de
Bossi, duchessa di Bouillon, una francese figlia
di un grande italiano, Carlo de Bos•-i, foncl,\\
questo convento e questa chiesa. Silenziosa e
bianca chiesa, il cui cortile è pieno de' più gra-

11.9 Page 109

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- 107
ziosi e bianchi fiori. Ace nn a loro pcrchè la
persona che ci ac umpagn;1 ,•a, ce ne offorse, I! li
avremm ace ttati volenti •rise nun fos ·e stata
cosa d isdicevole al nostro cuatl ·r .
Si pregi', voi ·nlieri J;1 p ·r la g u ru~m bene-
fattrice; in w1a candida cella mortuarrn, gi~11 e
la foudalricc, vicino a lei, in un'unta, è il
cuore di suo padre. Per iuscriziuu c'è trascritta
una n11uurosa pagina di un mio compaesano,
dello storico ·ari Botta!
red che ·ia l'unica m moria di Italiani,
che ho trovat fa qu Il cari ime terre.
I m ùesimo recinto si lruv,1 il lu g9 <•Ve
gli Apostoli ;ivrebbero composto il (.,Ì·t'do. E una
piccola cappella sotterranea all'ingr ·o d I-
l'orto del monast ro.
Lassù, levando gli occhi al ciclo, il ci •lo
sembrn s'inchini dolccm ·ute verso di n i, e di Il
passiamo ul monte dei dolori e del trionfo.
Ci si n tava una vita in quel momento, che a
me pareva inesplicabile. 1vlulti foresti •ri visita-
vano quei iti così ;in tifica ti. C'era poi in costru-
zione un Ospedale per i Tedeschi, tirato su in
frella, e furia perord inedell'imperntore Guglielmo
di Prussia. Ed anche di h enlito cou piac re
risuonare il /a prrsl, rli-'sgnite, e b11gia 111'11. fara-
vigliandomi di tale novità, mi si di se elle molti
erano i Piemontesi occupati a quei lavori. «, i
teme, che eia w1 mum nlo all'altro, piombi qui
quel tremendo uomo, e eh ci abbia da arican;i
cl i rimproveri per il nostro ritardo ». osì ·i di-
ceva uno di quei tali impiegati a i lavori.

11.10 Page 110

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- JlJ8 -
/ 'in rlolorosa.
Tutte le vie di Gerusalemme ci ricordano le
pene e le umiliazioni del Divin Salvatore; ma
la via dolorosa per eccellenza è quella che il
mansuetissimo Gesù percorse nel giorno d ella
sua passione e morte.
Nel rilorno dal Monte degli Olivi, si entra
in città per la via che si chiama tuttavia della
Madonna. Come tutte, è ad arco e piuttosto
lurida, ivi si raccolgono all'ombra i piccoli
mercanti di cosette mangerecce. pn po' avanti
si incontra l'arco dell'Ecce Uomo. E quello stesso
da cui, dice la S. Scrittura, Pilato espose Gesù
già tutto san~ue per ottenere, che il popolo lo
liberasse. Colà vi era il Pretorio Romano, ora
una caserma turca. Adesso a fianco dell'antico
Pretorio vi è prima la Chiesa della Flagellazione
col rispettivo ospizio... Sulla destra dell'arco
dell'Ecce f:/01110 vi è un d ivoto convento dell e
Dnme di Sion, le quali hanno costruito di fresco
una bellissima chiesa, coronata di una cupola
altissima, sotto la quale trovasi l'arco minore,
tuttavia intatto, d ell'atrio del Pretorio. Colà nel
fare le fondamenta del convento, fu scoperto
l'antico litl,oslralos, o piano di grosse pietre del-
l'atrio. Sopra una di queste veclonsi ancora le
tracce di una damn incisavi probabilmente dai
soldati romani, che custodivano l'atrio e la for-
tezza detta Antonia. In questa chiesa si sente
nell'anima la mestizia, pensando a quella notte
che Gesù Cristo passò in tanto spasimo.

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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- 109 -
Le l>uon dame c'invitarou a e lebrarc...
Ma abbiamo dovuLo rinut1ziare a qu Ila doh:c
e soave soddisfazione. Il nostro t mpo era
troppo misurato, desid ravamo riserb,1rci a
luoghi più cari.
O gi era v nerdl t• voi •vamo ai1sisl re alla
Via 'mcis, che alle tre predsc, il p. Cust ,de
doveva fare. Di fatto un moment prima il
·ampanone della Chiesn del Sacro Sepolcro ne
dava sol nnemeute i segui on lenti e tna stosi
rintocchi.
lo vidi adllllan,i lilla pia moltitudine con alla
testa un buon p. Francescano as istit, d:i un
giar11111:uro, inginocchiarsi in mezz al cortile
dell'alluale caserma dei Turchi, e iucommcial'e
la Via Crucù. dentro si sentiva un po' prima
molto schiammazzo; rua alla vista del rrim111i -
•ero, poco alla volta cessò e la voce del re-
ligioso spiccava chiara e divota ad esporre
come là stesso il buon esi'1 era stato condan-
nato a mort .
Poi si discende nella strada sotto I.i uduelta
caserma, proprio dirimpetto d v'era la scala
interna del Pretorio, ossia la calo , rmla tra-
sportata a Roma, e di cui o servasi anc ra
l'incastro al muro. Qui è la s · nùa tazione,
ove Gesù fu caricato della Croce. Indi si pro-
segue la via pubblica fino all'incrocio della via
che vien da porta Damasco. (Jui è la 1tr#a
"/1tzio11r, ove Ge ù cadd la prima volta s ttu la
croce.
Un po' dopo per la via di porta Damasco,
si trova nella sinistra, scritto in alto la Q11art11

12.2 Page 112

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-- !IO -
S111::io11t, ove Gesù incontrò l'afflitta su.a madre.
Su quel sito gli Armeni cattolici hanno eretto
una chiesa detta dello Sp11si1110.
Fatti altri 50 passi si prende la via che sale
alla P orta Giudiziario, la quale va dall'est all'ou,sl
nella medesima direzione di quella che scende
dal Pretorio. Sull'angolo di essa, a sinistra,
trovasi la Q11i11/a Stazio11,, ove Gesù fu aiutato
da S imon Cireneo. Entrai nella divota cappel-
letta di poco edificata, e vidi un bel gruppo al
naturale che rappresentava il fatto.
Alla metà di questa via assai stretta e r ipi-
da, per arrivare alla cima, ov'è la Porla Giudi-
ziorin, trovasi sulla sinistra la Sesta Stazione,
ove la Veronica asciugò il volto di Gesù. Vi è
una Cappella costruita sulla casa della mede-
sima, nella quale spicca un gruppo al natu-
rale bellissimo, rappresentante il pietosissimo
fatto.
Si continua a salire e si arriva alla Porla
Gi"rliziaria, ossia alla Settima Stazione, ove Gesù
cadde la seconda volta. Anche qui vi è una
piccola cappella, ove con servasi J;t colonna alla
quale fu appesa la sentenza di morte di Nostro
Signor Gesù Cristo; come rilevasi da un iscri-
zione latina Porla lndù:illrÙZ. Colw1111a 1'hi nfJi:ca
(nit smlentia mortis D. 1V. I. C.
· Ita traditw· 187.i.
Dopo fatti una cinquantina di passi sulla sini-
stra della Porta Ui11diziaria siamo ali' Otla1•a ,Sta-
:,io111' che a quei tempi rimaneva fuori le mura
della città, e dove Gesù consolò le donne di
Gerusalemme.

12.3 Page 113

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- 111 -
Le nuove costru1,ioni erette, allorchè fu in-
gr;mdila l;i santa città, hanno tagliato l'antica
via he di ll proseguiva fino al Calv.1rio. Quindi
d po l'ottava Stazione, si ritorna indietro, e i
prende la via che conduce da quella parte al
Sepolcro. La 1Vona taz1011c si fa fu ri della
Basilica del Santo Sepolcro dalla parte orientale.
Indi si gira a d stra, lasciando sulla sinistra
una chiesa protestante, eretta in occasione d Il a
venuta a Gerusalemme dell'lmperat re di er-
mania; si entra nella piazza del sRnto Sepolcro
e si sale al alvario.
Il Signore mi volle far sentire che quella era
la strada d el dolore, perchè nel salire la scala, mi
dimenticai d'e sere il feritodel Getsemani, e urtai
col braccio la ringhiera, ed inaspr ii la piaga. Io
non uscii a rivedere le stelle, ma le vidi mentre
saliva dietro al buon p. Nunzio, che ci faceva
e sl bene gustare le pone del Calvario... I di-
v ti si fermano davanti alla cappella della
crocifis ione, e si fa la .Dccimn Stnzionc: Gesù
è pogliato e abbeverato di fiele !
Dinanzi alla mia mente sfilava inqu I momento
tutta la dolorosa .storia del più gran giorno del
mondo, dopo quello della creazi ne dell'uomo, e
mirando indietro, là sotto vede'vo la moltitudi-
ne che assisteva al più gran. delitto d ll'u-
manità.
Un po' più avanti i fa l' [hdccimn, cioè la.
Crocifissione! quindi si passa dinanzi a!J 'altax;e
d eU' dd )orata, e siamo alla D11orlccù11a, O\\le fu
piantata la croce sulla quale Gesù spiro.
Dopo si t ma all'altare d li' dd !orata, e

12.4 Page 114

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- II 2 -
siamo alla Deci111aterza ove la Vergine ricevette
fra le braccia il morto Redentore.
Finalmente si discende il Calvario, e si va
diretti al Santo Sepolcro, che è la D ecimaquarta
e ultima ,S'tazionc.
Silenzio, raccoglimento, compunzione ci ac-
compagnarono dietro i figli di S. Francesco.
Eravamo abbastanza numerosi, e dopo aver
recitate alcune preghiere per i benefattori d i
T errasanta, baciammo quella Pietra che un
accolse, la spoglia esanime dell'Uomo-Dio.
Il pianto degh' Ebrei.
- Adesso venga con me, mi disse il compagno,
destandomi quasi dal divoto raccoglimento in
cui mi stava là dentro in q uella p iccola came-
retta donde nel gran giorno di Pasqua
come un forte inebriato
Il Signor si 1isvegliò.
- Adesso venga con me.
- A casa?
- Prima a veder altro.
- Ma non ti· pare che sia guastare la dolce
malinconia, che ti piomba in cuore, meditando
qui i dolori· del Signore?
- - Ora ci conviene andare a ved ere una ben
triste cosa.
- E sarebl:ie ?
- ll pianto degli Ebrei.
-- Piangono il loro delitto ? Ma p erchè non si
convertono ?

12.5 Page 115

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12.6 Page 116

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12.7 Page 117

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- 113 -
Veuga, v nga, e snpr,\\ per h piang • questo
tristo p1Jp11lo.
lo non ·apevo la strndu, ecl an h lui non
rn guari più pratico di m . Ma nou ci pote-
vamo sbagliarl:; b st ,vn qua i · 1 ondarc la
fiumana cli popol di ugni sesso eh· si river-
sava n l hasso cl lla città, ove sorgeva il tewpio
di Salomone.
Le donne porlavan una specie di pezzuola
di ·eta, di lana, sulla l' ·la: e sopra uno sc1allo
di lana I ggicra, a fiori, on ui si nasc ndevan
a metà il viso. li uomini portano, ,1lcuni, il
b rretto di peli iccia e sono gli ebrei russi e
polacchi, ;iltri w1 b rr tl di seta nera, e sono
ebr ,j france i cd ingl esi, altri vestono proprio
l'antica zimarra ebrea, ma p chi. Lungo le
casette, irimpetto al mnro di Salomone, vi sol\\O
delle pietre, dei banchi: vi siedono i vecchi i
bambini a pregare, a leggere nel libro clelle
orazioni. E lungo il muro, col viso sulle pietre,
con lo sciallo rialzato ulla testa, con le spali
curve, una folla di donne, che piangono sii n-
zio amenl , e tutto il muro fr ddo e liscio ,
p o a p co si bagna di lacrime. , ono du
o trecento persone, uomini, donne che si di-
spongono !!1 restandovi un quarto d'ora e più
a ·inghiozzare, cercando di reprimere il ru-
more del pianto, che vorrebbe rimaner segre-
to; e cedendo il posto, alla l l'O volta, ad ul-
trellante p rsone che abbraccieraono la pietra,
si batteranno la fronte pregando e piangend .
E dicono una loro dolei te e angosciosa pre-
ghi ra, di ui si in tt n qui alcuni versi:

12.8 Page 118

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- II4 -
Per il nostro /empio distrutto, qm veniamo e
piangiamo.
Per la nostra gloria caduta qui vem'amo e pian-
giamo.
Continuando la narrazione fatta da un vecchio
delle loro sventure, come tutta la infinita mi-
seria del popolo ebreo; senza patria, senza na-
zione, senza re, si svolge nel gran lamento, il
p\\anto di costoro, sulla muraglia del tempio di
Salomone, aumenta. Ornai a quel popolo infe-
lice non restano che quelle pietre addossate
l'una all'altra, come ricordo di un tempo glorioso
e felice, in ·cui Israele era il popolo prediletto
del Signore; ed essi piangono là, come sopra
ad mi.a larga sepoltura, dove fu seppellita la
loro nazione.
Io li vidi in quel vicoletto pieno d'immondizie,
all'aria aperta, a.i vivi raggi del sole, come cani
cacciati a calci, baciare quelle pietre, piangervi
sopra, fra una turba di turchi che li guarda:
·e cristiani loro nemici. Io li guardava estatico,
e stralunato, quasi commosso! Non potevo deri-
derli. E poi come deriderli ? è vero, che hanno
ucciso il Signore! ma sono così. miserabili mal-
grado la loro tenacia, così privi di ogni conforto
morale, malgrado il loro coraggio, che la gran-
dezza del loro castigo s'impone, una maledizione
divina s'aggrava su di loro, e il loro pianto nel
venerdì, è lo scoppio del dolore disperato di
quelle anime, che, dopo ben venti secoli sono
ancora. oppresse dalla conseguenza di quel smi-
gue imprecato che
Sulla misera prole ancor Cilde

12.9 Page 119

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- n5 -
che mutata ùi ctaùe ln ctadc
scossa ancor del suo capo non hai
Anch'io me ne partii di là, ma col capo in-
tontito d el Loro sordo mormorio e con l'anima
piena di tristezza per l'infelice condizione di
un popolo, che a vrebbe dovuto essere ìl più
fortunato della terra.
IL anto Sepolcro.
Merita bene una lunga pagina a parte il
grande argomento. Jìui diverse volte a visi-
tarlo, e direi quasi scrutarlo in tutte le sue
parti, che non me lo posso oma i togliere dalla
mente, da poter dire in altro senso ciò che
disse il poeta;
. •. E vidi cose che ridire
sa , nè può chi di lassù discendei
La piazza della Basilica è quasi quadra e
non molto grande; avrà ro metri di Ju 11ghezza
per 14 di larghezza. Essa è tutta circondata da
fabbricati greci, con il gran convento omonimo
a sinistra.
L'entrata della Basilica è di fi anco, e consi-
ste in una gran porta sormontata da un arco
semiacuto: quella stessa che fu fatta dai cro-
ciati. Allora però le porte erano due, divise da
un gruppo d1 piccole colonne; ma quella a
destra sormontata da un secondo arco iden-
tico al primo, fu chiusa con mura dai Greci
scismatici nel 1808, i quali distrussero pure il
sepolcro del celebre Goffredo, e degli altri

12.10 Page 120

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- II6-
Re latini, che vi si trovarono al di dentro di
essa .
Qua e là i Greci scismatici la fanno da pa-
droni, ed obbligarono l'intervento dei Turchi
per impedire di peggio. Nell'anno 1808 l'antico
tempio fu distrutto dalle fiamme, e l'attuale fu
riedificato quasi per intiero dagli Armeni. I Greci
con questo pretesto usurparono molte care me-
morie prima possedute ùai latini.
Le, Cappella dei fii·a11dti. - Col desiderio di gui-
dare quasi per mano il forestiero in ogni parte
cli questa Basilica, dirù che dinnanzi alla porta
murata, vi è una scala di pietra che mette ad un
tempietto con c upol a, attaccato all'estremità del
coro destro sulla facciata laterale della Basi-
lica. È la cappella chiamata dei Crociati. È
bellissima, llll vero gioiello d'arte. È dedicata
alla Madonna Addolorata, perchè, secondo la
tradizione, qui ,stava la Vergine con la Madda-
lena e G iovanni compassionando Gesù, allorchè
fu confitto in croce. E questo si capisce bene,
poichè questa cappella fa parte del Calvario.
Antic<1menle vi era sulla sinistra una p orticina
oggi converti ta in una finestra con inferriata, che
metteva sul Calvario stesso; e di ll al posto ove
fu crocifisso il Signore non vi sono che cinque
o sei passi. Questa preziosa cappella app<1rtiene
a i Francescani. Quando entrai la prima volta
sulla piazza, osservai llll fraticello di S. Fran-
cesco che, non curando le bieche occhiate di
una dozzina di uomini che riconobbi per greci
ozianti sulla piazza, stava scopando la suddetta
scal a. Chi mi accompagnava, volendo farmi

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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- Il7 -
notare quella nQvit· , mi llisse: e quel buon re-
ligi so va " sc·opare anche senza che vi sia
sia I Ila polver da togliere. on quest atto
esso va p ,, alle ·tare che• i Francescani ha11no di-
ritto sopra di ssa. Nel novembre 1901, i reci
uc;ci· ro alcuni n lri eligiosi si impadro-
nirono di qu ll,1 parte là, e me la s gnava
n 1uia m raviglia.
Intanto si entra in chi SH, e qui fui i a o-
mandare.
- Che fa quel soldato là, quel tur o accovac-
ciat sul suo tappeto ?
- Ei fa la guardia notte e gi ruo, non è certo
una guardia d'onore, ma guai se non ci fos. e!
questi Greci chi sa che cosa ci farebbero!
-Mauuturco alla custodia del Santo, epolcro?l
- - Avrà maggior orpresa, quando sappia cnc
, 11011 c'è solamente una guardi:i turca, ma w1
vero quartiere di soldati.
Di fatto stavano seduti altri a t nergli
compagnia, a farconversazi ne, a orbire una lazza
di calTè, a fumar cd anche a dormire sulla stu ia.
Quel piccolo divano 11un e per lui un luog
acro, è sempliccmcnt un posto cl'on r , tto
la giurisdizione della polizia.
Appena vi si entra ci si presenta la Pirtrn
tld/'[11;in11r: una tavola di JDarmo, p at:i in
terra: qui le pie doune, dopo la Deposi. inne
dalla Croce u vetl r rie prire <li balsam il
corp cl I Divin Salvato, , prima cli mctt rio
nel sepolcro. folti candelabri e lampade votive
che ardono empre, circondano qu I marmo
venerato, ti i pellegrini, i crc<leuti non passano

13.2 Page 122

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- 118 --
davanti alla Pietra del!' Unzione senza pregare.
Una forza misteriosa mi fece chinare riverente e
genuflesso baciai con viva tenerezza quella sacra
reliquia del Salvatore. Andai quindi al Calvario.
Quel Calvario, che tutti s'immaginano come
una piccola montagna, una collina isolata, che
formi come un santuario a sè, si trova racchiuso
nel tempio del Sepolcro. Per andarvi bisogna
salire pochi gradini cli una scala alquanto ripida.
Il Calvario è d iviso in due cappelle, con volte
reali, sorrette da due grossi pilastri. Quella a
sinistra, in fondo alla quale è il luogo dove fu
p iantata la croce del Signore, appartiene ai Greci.
Vi s'osserva ancora la spaccatura del monte
avvenuta alla morte del Salvatore; spaccatura
che va dall'alto in basso, ossia in senso contrario
della montagna, i cui strati, come quelli di
tutte le colline di Gerusalemme, dei monti
della Giudea, sono orizzontali. I Greci vi hanno
innalzato un altare molto ricco, circondato da
una quantità di lampade sempre ardenti, e
non permettono che i Latini dicano messa. Il
nucleo della roccia, entro ·cui fu piantata la
croce, venne tagliato, non si sa in qual epoca,
e portato a Costantinopoli. Ma il Signore non
lo permise, perchè il bastimento che lo portava
andò a fondo. A destra ed a sinistra del
luogo si osservano i due buchi ove furono pian-
tate le croci dei due ladroni. Sono vicinissimi
al luogo della Croce di Gesù, ed alquanto in-
dietro... Tutto è in possesso dei Greci.
L'altra cappella a destra, la quale racchiude il
1uogo dove Gesù fu spogl ia to e ·confitto in

13.3 Page 123

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- 119 -
Croce, è detta della Crocìfissùme, ·1ppartiene ai
Francescani. Vi è un grande altare con un bel
quadro relativo all'argoment cioè la Crocifis-
sione del Salvatore, e dinnanzi d esso, pendono
molte lampade accese. Sul muro esterno c'è la
finestra che lascia vedere l'interno della cap-
pella dei Franchi.
L'Addolorritn. - Tra l'altare del Calvario e
quello della Crocifissione, v'è un piccolo altare
anche dei Francescani, della lunghezza di un
metro poco pit\\, sopra del quale, collocata in
una nicchia, osservasi scolpita in legno dalla
cintura in su la Madonna Addolorata. Questo
altare è preziosissimo, non solo perc,hè · coUo-
cato sull'antica roccia del Calvario, ma altresì
perchè sorgé proprio sul luogo ove la Vergine
stava compassionando il Divin Redentore.
Molte Addolorate si vedono qua e là, ma poche
che abbiano una espressione cosi viva e così
profonda come quella. Mai ebbi a provare sì
compassione. Le braccia abbandonate sul seno,
i lineamenti del volt , il colore della faccia , le
labbra semiaperte, gli occhi fissi in avanti, pieni
di lacrime, sembra il dolore in persona ... Ri-
cordai il lamento di Geremia, e mi pareva sentir
gridare: « Guardate e vedete se vi è un dolore
come il mio ». Ricordai pure e mi parve assai
conveniente la pittura di quella donna di Dante:
di fogrimo atfeggiata o di dolore !
Oltre la scala che mette al Calvario, ve J e
ha un'altra all'opposto lato per la quale si
discende specialmente nei giorni di maggior

13.4 Page 124

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- 120 -
concorso. Queste due scale furono costrutte dai
Greci quando chiusero l'altra porta della Basi-
lica e distrussero la tomba del pio Goffredo
Buglione.
Tra l una e l'altra scala si apre una porta
che mette in una cappella _sotto il Calvario,
pure dei Greci, nella quale si passa ad osser-
vare la spaccatura del monte dalla parte infe-
riore, e da quel punto assai più visibile. Accanto
alla spaccatura vi è una pietra quadra, della
grandezza poco più di un cuscino, che i Greci
chiamano la pic!ra di , le/amo, _cioè il posto dove
fu collocato il cranio d i Adamo, d onde il nome
di Calvario dato a q uel luogo.
Uscendo dalla predett,t cappella e prose-
guendo in direzione della Pidrrr dell'Unzione,
che si lascia a destra, dopo una quindicina di
passi, si trova una piccola cancellata circolare
a guisa di temp ie tto, collocata sul pavimento.
Segna il posto dove, secondo la tradizione, sta-
vano le pie donne, allorchè G iuseppe cl'Ari-
matea e N icoclemo imbalsamarono il corpo d i
Gesù.
Quindi si p iega a destra per cinque o sei
passi e siamo sotto gli archi della grande ro-
tonda fatta costrurre da sant'Elena e rifatta d a i
Francescani.
li Scj>olcro ,;; (;-rsìt. Rimane proprio nel centro
della Rotonda suddetta, formata a varii piani
o gallerie chiuse eia una gran cupola. La prima
impressione è quella di un bel tempietto tutto
cli marmo: ma in re11ltà è nella maggior parte
di pietra del paese, cli forma poco elegante e

13.5 Page 125

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- 121 -
scnz' rnbra di arte. Seppi che questo si deve
m reci chi' sul principio ùel sernlo passato
fecero !.parir la b Ila lisposizi,,. cll'autico
, tempiett, ,; prr imprimere il segno della loro
pret :;a paclronamm.
lJ epokr consta internamente di due parti.
La prima e In cosl detta Slu11 "' tldl'.Jn.,,..J,,, ove
cillè la Iad<laleua venuta cl i buon'ora al Se-
polcro e affacciata i all'imboccatura di ess -
i11di11ar•il sr - e vide l'Angelo ciel Higuore, se-
duto sull a pietra rovesciata. È una stanzina che
potrà contenere dieci o tlo<lici persone, c per
entrarvi bisogna abbassare il capo. Colà vi è
un piccolo pilastro, che contiene una parte
della pietra che chiudeva il Sant Sepolcro.
L'altra, per en.trar nella 1uale bisogna chi-
narsi per met;'i, è uno stanzino anche più pic-
colo, e contiene a cléstra d i chi entra il luogo
ove fu deposto il corpo santi simo di esù .....
L'incavo ove fu deposto il capo di Ge!:iÌt, pro-
priamente non vede, perchù è tutlo [asciato
di marmo; ma nel mettert> il pi rle i11 <1nclla tan-
zina, si sente un vero tumulto di sensi di fede, di
venerazione, di amore che non si può dire a
parole. Vi pare di vedere l'Angelo Il present ,
che com già Dio a Mosè, vi dica: e Togliti i
ca lzari dai pi di, p rchè la terra ove ti trovi
è santa I,.
Io avevo ottenuto di dir la rue sa alle cinque...
e non mi parv · troppo dovermi levare prima
dell e quattro per fare a temp . Qucst'orn mat-
tutina mi chiamava alla memori a il pianto tlella
Maddalena, i :rnoi lamenti, e cercava di su:;;ci-

13.6 Page 126

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- 122 -
tare nel mio cuore i medesimi affetti di quell'ar-
dentissima convertita.
Appena arrivato, non eravamo ancora all'alba,
fui invitato a vestirmi. Sa il Signore come io
mi accostai all'altare! Ma anche a quell'ora ho
trovato molti divoti pellegrini che fecero la
santa comunione. Fui a sentirne subito altre che
vennero dietro di me, e vidi che sempre c'erano
dei fedeli che partecipavano alla sacra mensa.
Ritornato in sacrestia, ebbi, quasi senza pen-
sarci, la fortuna di vedere e di pigliare in mano .
la sp ad a irruginita e gli sproni dell'eroe, che il
nostro Tasso rese immortale. Volli toccare
quella famosa spada, e senza palleggiarla come
fece una volta il generale De - Gerand, venuto
in Terra santa, prima di entrare fra i Trappisti
e salutare con essa il Santo Sepolcro, mi sentii
correre per le ossa un senso di ammirazione, e
ricordando quante teste e quante braccia di
nemici del nome cristiano aveva fatto volare
per l'aria quel di immortale d el 1 2 luglio 1099,
augurai alla patria nostra guerrieri della tempra
di Buglione, in cui l'intrepidezza, la fede, la
pietà si intrecciavano a meraviglia.
Senza uscire a visitare Gerusalemme, quante
care memorie!
Dall'altra p arte della Rotonda si trova il s ito
ove Gesù risorto apparve alla ll1arldalcna in sem-
bianze d a ortolano. Appoggiato al muro vi è un
bellissimo altare con due stupendi candelabri.
Un poco più avanti c'è la Cappella dell' Ap-
parizione, perchè si vuole· che qui Gesù apparve
risorto alla santissima sua Madre.

13.7 Page 127

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- 123 --
Ecco finalmente l'Altm·r delle Co/01111,, pcrchè
contiene chiusa all'esterno da una piccola in-
ferriata, una parte della colonna della flagel-
lazione di nostro Signore. In qu I tempo i Fran-
cescani cantavano e molto bene l'uffizio della
Madonna. lo me ne sentivo tutto entusia-
smato.
Nessuno tralascia di andar a vedere ciò che
si chiama la Cappella di sant'Elena, e poi più a
basso, proprio dietro e sotto la roccia del Cal-
vario, dove la santa imperatrice trovò il legno
della Croce. Lo squallore e la umidità di quel
luogo mi diede una tretta al cuore, e mi fece
risolvere di uscire...
- Andiamo I dissi al compagno, che mi stava
ai fianchi, colpito anche lui dalla tristezza di
quel l~ogo.
- E tempo, sai Sono tosto le undici, e quel
Turco là, senza aver alcuna compassione, ci ver-
rebbe a snidare ed a farci uscire.
- Davvero?
- Certo! La Basilica si apre alle 5 e si chiude
alle undici; e lo stesso si fa la sera dall'una
alle sette. I portinai sono quattro, e si danno
vicendevolmente la muta.
Così quello che sta alla porta del Sepolcro,
a sinistra di chi entra, accoccolato sopra un tap-
peto a colori, era là immobile ed a guardia tutto
il giorno.
E mentre poi si usciva, mi raccontò un epi-
sodio che spiega una particolarità. Gli ebrei non
possono entrare nella Basilica del S. Sepolcro,
anzi neppure passare da vanti alla piazza, perchè

13.8 Page 128

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!24 -
tutti, anche i Turchi, li prenderebbero a basto-
nate e li accopperebbero.
- Possibile? Anche in questi tempi?
- Certamente! Veda, lei ha veduto in una
delle Case il *** buon cristiano, è vero? Eppure,
qualche mese fa dopo essere già capitato qui altre
volte senza alcun disturbo, forse perchè in com-
pagnia di altri, volle tornarci. E chi è quel cri-
stiano che si contenta di visitare il Sepolcro uha
volta sola? Ci venne e vi stava con gusto. Saliva
a lla Cappella del Calvario, entrava in quella
dell'Angelo, e pregava, pregava. V ide che qua
e c'era gente che l'osservava, sentì che bor-
bottavano tra cli loro, ma poi continuava a se-
condare la mozione degli affetti. E poi p arlavano
arabo, e lui non l'intendeva. Ma intese benis-
simo un a ltro linguaggio, cioè quello dei ran-
delli. I n men che si dice, l'attornian o quei fu-
ribondi, e credendolo un ebreo lo percuotono cl i
santa ra gione, gridandogli: Fuori! F uori!
A quella intemerata, il poveretto s'accorse che
passava un brutto momento, e si mise a gridare
in buon italiano : Aiuto! Aiuto! Allora uu san to
Francescano anch'esso italiano, accorse in quel
talferuglio, e manifestò che quel poverino era
cristiano! Ed era tempo, altrimenti chi sa come
se la sarebbe cavata. Anche adesso non osa p
venire da solo, perchè teme di essere preso per
un israelita.
Non sapeva forse o non ricordava chi mi nar-
rava questo episodio, che in ciò si vedeva il
castigo tremendo ed inesorabile di Dio d el po-
polo ebreo: et 1to11 crit eius populus, qui tilt/Il 11cgntl(.m

13.9 Page 129

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·- 125 -
l'sl: e non sarà suo popolo quello che lo rin-
negherà.
E sono passali , rrnai venti secoli.
li 1lI011te 1011.
A chi entra in Gerusalemme dalla parte della
St;1zione subito si presenta i) Monte Sion così
celebre neJJ;1 Sacra S rittura. li una fort zza qua-
drangolare con quattro torri agli angoli, e chiusa
all'intorno <la un muro di grosse pietre. La parte
superiore è di recente cosLruzionc; credesi ai
tempi di Soliman ; la parte inleriorc composta
di gr ssi massi, tcrminaule a scarpa, è di anti-
chissima data. Questi massi si osservano sola-
mente nelle fondamenta della prima torre, neUe
quali sorgeva la famosa T11rri.1· d1111idù:r1... Oggi
stanno di guardia i Turchi, che vi hanno costruito
accanto una caserma. Come s i mostra fiera nella
sua antichità.
L11 ct1sa rii Amw. - Sulla medesima via un dl. i
trovava la casa di Anna Pontefice, dove i Giudei
condussero Gesù immediatamente dopo averlo
arrestato nell' rlo di Getsemani. La casa è scom-
parsa, e vi si ed ificò una piccola cappella te-
nuta oggi non da cattolici, ma ancora assai bene!
Nel mezzo dell'atrio incastrata nel pavimento
vedesi una piccola vasca, che serviva di batte-
sim ai primitivi cristiani.
Ancorchè di mala voglia, andai a visitare la
rì,llrrlralt- ,11,1111'111, sr.i.1'11111/ita. Essa è dedicala a
S. Giac 010 Maggi re, fratello di S. Giovaru1i Ev.

13.10 Page 130

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- 126 -
Non è molto grande, ma ricchissima di quadri
abbastanza preziosi che ne ricoprono le pareti
all'intorno. Che mai? Sapendo che quel luogo è
occupato da dissidenti mi fa pena al cuore. Tut-
tavia mi rallegrò tutto la vista di un nostro al-
lievo, che appena vide chi mi accompagnava,
che era nientemeno che il direttore delle scuole,
ci salutò mettendosi la mano alla fronte e con
quel sorriso che è tanto caratteristico tra le anime
semplici.
- Di chi è questo caro giovanetto?
- Veramente non saprei che rispondere. Egli
è figlio di un Armeno arrabiato contro i latini
.ma che ci tratta bene, perchè vede che aiutiamo
assai il figlio, che per l'età sua è molto avanti.
Ed egli forse si accorse che parlavamo di lui,
perchè continuava a guardarci e ci sorrideva
dimenticando i suoi piccoli trastulli.
Per dimostrare poi la poca sincerità di quella
gente, mi soggiungeva: ai tempi di Leone XIII,
anzi un po' prima che morisse questo grande
pontefice, essi promisero un pronto e cordiale
'
ritorno al seno di Roma, se il Papa avesse ri-
conosciuto il loro diritto a quei vasti possessi.
Il Papa sperando che così sarebbero finite !'e-
terne questioni, aderì subito, e insistendo presso
chi di ragione perchè si tacessero tutti gli equi-
voci, e gli Armeni ne avessero assoluta padro-
nanza. Tornarono però a Roma? Gli Armeni
valgono i Greci.
Che vale lo splendore di quella Cappell_a, a-
dorna in modo singolare, se è in mani così poco
gne? Ricorda il martirio di S. Giacomo, fatto

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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- 127 -
qui decapitare da •'rode. Questa Cattedrnle è
un vero gioieUo d'nrte e di una ricchezza stra-
ordinaria. La porta è tutta cesellata di argento
e di madreperle.
Annesso alla Cattedrale gli Armeni hanno un
gran convento, ove -risiede con molti monaci il
loro Patriart::h ·1.
Qui, dissi al compagno ci dev'essere la
Cosa di Ca1/o ?
- Eccola I mi rispose, cioè ecco il posto dove
fu, perchè della casa non ne rimane più nulla.
M:i segnò una chiesina con un solo altare, che
contiene alcune pietre dell'antica casa di Caifa.
In essa fu condotto il Divin Sa lvatore a passare
tutta la notte tra i disprezzi ed i maltrattamenti
del Sinedrio. Dalla parte dell'epistola, aperto nel
muro, vedesi uno stanzino e viene indicato come
il posto dove Gesù fu sottoposto per tutta quella
tragica notteaJlepercosse e agli schernidei soldati.
Ma tutti questi luoghi si trovan in tale stato
e sono ora cacciati in tali angoli o piuttosto buchi
della città, ed in tale abbandono, che vien meno
ogni espressione. Qual luridume in quelle strade!
Quali faccie v'incontrammo I Come si doveva por
mente dove si metteva il piede! Qual desolazione!
Qual orrore!
Dovrebbe il Cmacolo, dopo il Sepolcro, essere
il santuario più insigne cli Gerusalemme. Quivi
di fatto ebbe luogo la lavanda dei piedi: qui fu
l'ultima cena; qui l'istituzione dell'Eucaristia, qui
l'ingresso, a porte chiuse, d,i Gesù risorto, la di-
scesa dello Spirito anto. E oggi una moschea!
All'esterno però, la Basilica, dovuta alla pietà

14.2 Page 132

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- 128 -
di Roberto e della Regina Sancia, reali di Sicilia,
è intatta. Si visita, ma non sempre. Noi v,isitam-
mo abbastanza comodamente, ma con indicibile
pena al cuore nel vedere in mano dei Turchi
uno dei Santuarii piL1 celebri di nostra religione,
e dove, tre secoli fa, risuonavano ancora le lodi
al vero Dio .
Dormi/io Virginis. Dal cenacolo si ·passa a più
spirabil aifrc per noi cattolici a l caro e nuovo
Santuario del luogo ove l\\ifaria Santissima, as-
sopita come in un sonno dolcissimo, passò da
questa vita alla gloria del paradiso.
Questo luogo che era un po' prima niente alh·o
che un campo arido, l 'ebbe l'impera tore di Ger-
mania dal Sultano, e da ess_o fu ceduto a l Santo
P. Leone XIII che vi mandò i monaci Benedettini
tedeschi, che vi inna lzarono un Santuario vera-
mente bello. Noi si arrivava mentre ferveva il
lavoro: il piano superiore era ornai tutto all'or-
dine, m a l'inferiore, cioè la p arte sotterranea era
bella e compita. Anzi io ebbi la fortuna di ce-
lebrare dove dice la tradizione fosse la came-
retta abitata da Maria SS. Tutto è divoto quel
caro santuario ed inspira una pietà che solo si
sente nella chiesa di Dio. Di mùla manca: la
carità o meglio la generosità dei Tedeschi ha
provveduto a tutto.Di quei giorni erano giunte tre
o quattro campane destinale alla gran torre che
fiancheggia la chiesa. Appena i Turchi ne vennero
a sapere qualche cosa si travagliarono presso il
Governatore pei- impedire che fossero collocate
a loro posto, col pretesto che avrebbe disturbato
il loro cui to.

14.3 Page 133

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- T21J -
Si tciueva proprio che non si poi
il loro scopo; s1 sa che il Turco i_
non cnnosc ragione.
Bast'i tuW1via llll piccolo /)(rd,i~ con l'os· rv}1-
zio11e che le c.11npane rane> 1m ornam nto 1nche
per la ·iltù, uu'opl'r'' d'art , p rch '. si , iano pt -
.Lulo ritirare. fa rnctterlc su? in qu i giorni ;ir-
r, r iva va 1111 peli grinaggi Ted sco... ,\\ li ora d is
a e stessi quei ·ignori: E per poco ci lascie-
remo vine r ? Fingiamo di rprenclcr la buoua
fede dei r ,Jigiosi, e facciamo da uoi! ,. Come
disser , cosl fccer . Preparano funi, p, rtano
rgani, fissano ponti, a comodano cast Ili, JlllÌ
com f ss . un livertime.nlo, la carnpan.1 più
grossa si muove, si leva va su fino al p st
ultimo, donde a suo tempo f.tr;ì s ntire la sua
voc poder sa. Così della seconda e così cl Ila
ter1,a. mai si dice a G rusalemmc il n lo pro-
verbio italiano: r'o.rtt /111/a ,·a;,o /111 I
} impossibile resist~1e alla lcnlazione di sali-
re hn lassù per goclerl;i del ti li7.io pan rama cli
Gerusalemme. Erano appena le nov d 1inattino,
ma il s le era ornai in tutta la sua forza, e ci
spronava a far in fretta. Tuttavia mi si volle
condurre :i visitare ogni più minuta cosa, e spe-
cialmente la gran campana anc r sii nziosa
che asp ttava il momento di far . nlire l;i sua
parola da quell'altissima cima. Di là vidi tutta
la cilt?1 di Dio I Tutl l, di Dio, Li sa; ma c1mai
,erus;il mme d. molti anni appartieu • a' suoi
11cmici, ed i suoi fiirli sono appena tollerati.
Addì 9 aprile 191oquesto antual'i fu ol onc-
m nte consacrato dal PatTiarca .i:1on ·. Cama:;s i,

14.4 Page 134

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- 130 -
con l'intervento del principe Eitel Fritz con la
sua augusta consorte.
Quasi sotto i miei occhi aveva la famosa Mo-
sch ea d'Osmarl
Sorge sul monte Jllloria, che è il più basso di
tutti, e trovasi proprio di fronte al Getsemani.
La sua storia è anteriore a quella del monte Sio11.
Sopra di esso, ch e significa Dc11s viclct. Abramo
condusse I sacco per ivi sacrilìc~rlo al Signore:
Davide,per o rdine del Signore, vi e1esse un altare,
offrendo a lui un sacrilì zio, il quale, essendo tor-
nato gradito al suo divino cospetto, il grande
profeta concepì ilpensiero di innalzarvi un tempio,
che fosse d egno della infinita maestà d el Signore.
E sorse il Tempio.
Chi va a Gerusalemmeenon vaatogliersiquesta
curiosità? Una volta era cosa impenetrabile a
chi non era Turco... Anzi quando si presentò un
tale con un firmano, cioè un permesso del Sultano
d i poterla visitare, il Turco, che stava <li senti-
nella, disse brontolando, ma chiaro: « Qui s ~a
scritto di lasciarlo entrare; ma non di uscire!»
Si dice che quel tale p er quella volta non ebbe
più voglia di vedere quella Moschea.
Adesso si va con maggior facilità, e basta il
permesso del Uovematore, o che ci si accom-
pagni un soldato.
Essa per la sua forma artistica, per le sue
decorazioni, per i suoi vetri, per la sua eleganza,
è considerata come la regina delle Moschee. Nel
suo centro circondata da cancelli, si vede una
gran pietra calcarea, nuda, screpolata, di due
metri di altezza e diciasette di lunghezza ... Ed

14.5 Page 135

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- 131 -
ha la sua storia, perchè si preleude che fosse
!'al tare degli olocausLi, :rn cui immolarono vil-
time Davide, Salomone, fino ai [acca bei... Quindi
quante memorie!
Colà ci sono due c !onne, che s steng no mia
sedia assai elegante, tra le quali,sccoud i Turchi,
non possono passare che i pr d stinali, e perciò
si chiamano le colonne del Paradiso. ì grande
è il numero di coloro che vogliono verificare se
il loro nome è sul libro della vita, che le pareti
interne delle due colonne sono notabiJruente in-
cavate per l'attrito.
È impossibile vi itare questa Moschea e non
pensare alla sua storia. Una v lta e stava il
famoso tempio di Salomone, meraviglia di arte,
di ricchezze. Quanle cose mi_si passavano da vanli I
Senza esagerare, uno vede nel suo pensiero pas-
sare i Re di Giuda che v'entravano per pr gare;
vede N abuccodonosor c ' suoi Caldei che lo sp -
gliava poi lo dava alle fialUDle e lo smantellava...
Ma dopo vede Zorobabele che lo riedificava;
i profeti che v'entravano e ne uscivano, facendo
sentire in meizo al popolo i loro vaticinii ... Ma
anche Alessandro Magno, Pompeo penetrarvi e
girarvi lo sguardo attonito e curioso; e giù giù
fino a Giu eppe e Maria che vi condussero GestL
ad adorare l'Eterno Padre... Vedevo i] buon esù,
seguito dagli Apostoli e dalle turbe, attrav rsare
questa piazza, entrare nel Tempio, pregare, am-
maestrare il popolo, discutere coi dottori della
legge, operare miracoli, cacciare : profanatori e
annunziare la sua distrnzione, con quelle Lerri-
bil i parnle: e Non rimarrà pietra soprn pietra!•

14.6 Page 136

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- 132 -
E qui dov'è una pietra sopra l'altra del Tem-
pio?
sotto vi è ancora un pezzo di muro, dove
i dispersi figli d'Israele vennero a piangere, ma
apparterrebbe al primo, cioè a quello di Salo-
mone.
E chi fu questo Osmar che ebbe l'onore di dare
il suo nome al più bello se non al più prezioso
monumento di Gerusalemme? Questa domanda
feci al mio compagno, e son sicuro che farò un
piacere a mettere qu{ tutta la sua risposta.
Osmar, nel settimo secolo, prese Gerusalemme
all'impera tore Eraclio, fece alzare una 1l{oschea
che ora è uno de' più bei monumenti arabi. Il
suo nome significa Noccia. È tra dizione rabbinica,
che la pietra su cui Giacobbe posò il capo a
Bete], quando vide in sogno la scala prodigiosa,
sia sta ta posta nel mezzo del Santuario del Tem-
pio per servir cli base all'Arca Santa. Osmar fece
costruire la Moschea dove si diceva che si tro-
vasse la pietra miracolosa. I relafinila conver-
tirono in chiesa cristiana, ponendovi il segno
della Santa Croce e dal posto che occupava fu
chiamata il T empio. Da lei furono detti T emplari
quei monaci soldati che ebbero il loro primo
monastero. Ma dopo ottant'anni, Gerusalemme
ricadde nelle m ani dei Saraceni, e la Chiesa tornò
ad essere Moschea.
C'è poço distante la chiesa della PrcseJ1,tazio11r.,
fabbricata da Giustiniano, e convertita poi dallo
stesso Osmar inMoschea. Quila Madonna,secondo
la tradizione, oltre che aver abitato qui ancor
bambina in compagnia della profetessa Anna, essa

14.7 Page 137

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- 133 -
con S. Giusepp o!Irl al ignor il Bamùino Gesù,
tra le braccia del ve eh i Simeone. Ch profonda
tristezza vedere questo luog c:osì bell ricco
li tanl mem ri religiose in man ei musul-
mani! Sentono per e i che quel tcrren . co ta
sollo i loro piedi e temono di perderlo da un
momenlP all'altro. Di fatto, uno d i dodici por-
tien ti corrisponde all'antica porta A urea, pc-
rin.rn, che rie rda un gran miracol o di S. Pietro.
Questa porta si vede su in alto da, chi gnar la
dal Getsemani ed è murata. Perchè? E tradizione
prcs o i Turchi che per di là entreranno un'altra
volta i conquistatori cri tiaui. .. e per impedire
tanto danno, han credut bene di turan1e l'en-
trn ta. Se mai il Signore avesse destinato un altro
pio e prode Bugli ne, si arresterebbe davanti a
sì. f rt osta olo?
Sapev che un anno prima il caro nostro Don
I ua era. andato alla Pcsc/1icro .Prolm!ù:o e vi èra
stato ricevuto così bene... e sentii più che d si-
derio, un vero bisogno di andarh1 a vedere. An-
cora pieno di sacro entu iasmo di aver delta
la s. Messa al Sepolcro, si prese la v ir1 /Jolorosn
e i andò quasi fino pre so al l'antico Pretorio,
vicin alla porta santo tefano,a vedere la Chiesa
disant'Anna. È unaBasil ica a tre navate dei primi
sec ·u della hiesa, costruita sulla casa di san
Gioachino e sant'Anna,e dellagrandezza e forma
di quella che fu fatta a r/ori.r, loro patri nella
Galilea. osLra intenzione era però mol o mo-
desta, discendere nella Prnb11tico Piuina Ticor-
data dalVangelo,e gustare un poco d i qu ]l'acqua
misteriosa. Si ebbe questa consolazione di vede!e

14.8 Page 138

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-- 134 --
i resti di una chiesa dei tempi dei Crociati, di-
scendere nella grotta e di attingere con la mano
. di quell'acqua miracolosa.
Abitano colà i Padri Bianchi, ossia i missio-
nari del Card. Lavigerie, i quali hanno un col-
legio assai fiorente pei Greci cattolici.
Siccome la tradizione era incerta sul luogo
della nascita della Beata Vergine, così quei buoni
Padri, per assicurare a Gt':rusalemme la gloria
di essere stata la cuìla di Maria Santissima, han
raccolto le testimonianze dei dottori e degli storici
d al nostro secolo fino al primo dell'Era volgare,
che tutti attestano che S. Gioachino e sant'Anna
avevano qui una dimora, ove vide la prima luce
la gran Madre di Dio. Quante festose accoglienze
ci fecero mai quei religiosi! ·
- - Ma come avvenne, dissi al superiore che
ci accompagnava, che loro hanno in mano un
tesoro cosi prezioso?
·
- Ecco, ci rispose, come la Provvidenza ci
aprì le porte di Gerusalemme e per di più ab-
biamo potuto venire iri possesso di questo lembo
di terra. Dopo la guerra di Crimea, che costò
tanto sangue alla Francia, Napoleone III, per
aderire al desiderio di tanti nostri Vescovi, per-
mise che noi venissimo a possedere questo e quel
sito che credevano importante per la nostra
fede. E questa Via Dolorosa è piena .di nostri,
Istituti.
Anche questo è uno di quegli scherzi che fa la
Provvidenza per volgere alla sua gloria, al bene
delle anime, anche quellochepareva essere ideato
.a danno della fede ed a dif~sa dell'empietà.

14.9 Page 139

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·- 135 -
Omai Gerusalemme ha ven ti e più Case d ell a
Ca ttolica Francia e frutto di quell'impresa, che
Napoleone :weva sostenuta· tutta a sostegno
della mezzaluna.
La Valle di Giosafal. - · A chi esce da Gerusa-
lemme dalla Porta di santo Stefano, per andare a
Betania, il vill aggio dove il Signore andava so-
vente nella casa di Marta e di Maria, si spiega
dinanzi tutta questa famosa valle nel suo lugubre
asp etto. È imposs ibile d ire l'irupressione di tri-
stezza che uno prova al trovarsi davanti agli
occhi questa Valle... Immag in atevi una valletta
poco fonda, a placido declivio, a piccoli dossi
tondeggianti; si sviluppa su una linea curva che
serpeggia per qualche chilometro app ena. In
fondo sta il Cedron senia una stilla d'acqua.
La parte bassa ha qua e là boschetti di ulivi ;
. più in su qualche r aro terebinto, qualche ce-
spuglio polveroso di fichi d'India, il resto è ar ido
e secco come un deserto. Luogo più desolato
non so se sia possibile immaginare. Tale mi ap-
parve l a Valle di Giosafat! Sul versante opposto
un vasto cimitero ebraico mostrava le sue mi-
gliaia di cippi e di lapidi sepolcrali bianche di
un candore arido; da lontano sembravano tanti
teschi inariditi... Si vede p ure un cimitero turco...
Sotto a i ra ggi del sole prende l'aspetto di una
vera fornace ardente la cupola di un Mausoleo
che lo Czar della Russia, Alessandro III, aveva
fatto' inalzare a se stesso col desiderio d'essere
colà sepolto. Il Turco lasci,\\ fabbricare la Cap-
pella, ma non permise chf: vi si portasse il fere tro
di quel potente imp era Lo 1·c. Il Sultanci capì

14.10 Page 140

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- 136 -
bcmssimo ch e dopo il morto sarebbero venuti
tropp i vivi, e che la sua signorìa sarebbe stata
messa a grave pericolo.
Un'antica leggenda dice che il Signore radu-
n erà tutte le n azioni in quella valle, e gli Ebrei
cercano con ansietà di avere colà la sepoltura
per essere più vicini al giudizio finale. Il pen-
siero di quel gran rendiconto, nel gran sil enzio
del tramonto, quel risorgimento dei morti al co-
spetto di Dio, nel giorno estremo d ella giustizia,
mi occupava intieramente... Quasi in mezzo sta
il Getsemani... Quella vista deve inten erire tutti
e quasi mi commosse sino alle lacrime...
!::ìeguendo la valle di Giosafat, piegando a sud
s i entra nella Gehenna, dove si sacrificavano vit-
time uman e a 1lloloc/1, di cui s i parla nei profeti
e si fa cenno n el Vangelo. La valle è stretta, e
il suo fondo è coperto di ciottoli, rotolativi dalle.
acque n ella stagione invernale, perchè n elle al tre
stagioni è asciutto. Tutta q ues ta valle è sui lati
piena di tombe e di caverne, alcm1e delle quali
sono divenute abitazioni di miserabili. Sbucano
da quegli antri quasi ombre e chiedono l'elemo-
sina tanti mendicanti. Le <lue coste della valle
sono due continuat i cimiteri, pieni d i lombe, tra
le q1.1ali alcune monumentali, nel senso, non del-
l'arte, ma d elle proporzioni. Tali sono quelle di
Assaionne, di S. Giacomo, di S. Zaccaria, di Iasia
e di altri.
È qui dove si impiccò Giuda Iscariote. Quindi
tutta Gerusalemme è circonda ta da sepolcri, sca-
vati nella roccia con pietre a secco. Tutta questa
valle li parla di morte ti m ette un brivido cli

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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- 137
I rrorc, ma alzando gli oc;chi li d;\\ un piacevolt
avv rti111ento; eri è l'avvertimento ciel gran Ris-
c:allc11 op rato dalla Passion .Mort del Divin
Salvatore.
, li ,11,,r ,lfarlo, al <;;11,-,/,1110 i!d n <,',rit·o.
Si era iii 30 di agosto, e con un calor In -
picale, :;i dcci e di fare lii gran discesa. Quel
mattin ùove,•o predicar per la chiusura cl ~li
Eserci:.d Hpiriluali, e poi aspettare la carrozza
eh da Betl mme ci doveva portare. on piccola
sorpresa fu per me, cornefu per me :;arà per molti,
al sentire he il cocchiere si induceva a p;irlire
senza il .roldnlo, pcrchè aveva saputo ohe al-
l'ora stessa era colà incliri1,zata un'altra compa-
gnia . llora mi v nnc a mcmorin il falt del
Vangelo, e del ferito e d i ladroni, e vi ;issi-
cur che mi partì Lutla la poesia di quel viaggio.
Mi pareva di sentire, nche un pi d sid rio di
D. Rua, che in quelia mattina stessa mi scriveva
di risparmiarmi in Lult che mi era possibile...
Non sarebbe meglio fare qucst po' di sacrifizio?
Ch necessità esporci?... I miei compagni di viag-
gio erano ben lontani da' miei ideali, e quinci i
senza neppure tentar 'di e porli, v 'r:o le nov si
parti davvero vers il lln, I/orlo.
i pa davanti alla Porta di Damasco, tra-
versando il nuovo Bor o già abitato dagli Ebrei,
e J,ùi se n lrovò un nitro lungo le nltr mura
degli antichi crocia li... Non n cessario eh ic-dere
chi sia o n, ebreo, voi lo conoscete a Gerusa-
lemme questo strano re dei denari e della stampa,

15.2 Page 142

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- 138
ed il più abietto per le figure che fa. Ha due
lunghe ciocche di capelli che gli scendono giù
dalle tempia, una faccia affilata, sparuta, voi la
direste quasi tutta la fisonomia d el vizioso. Si
va, e si traversa la valle di Giosafat, il Getsemani
e poi si monta verso Betania. Quante pietose e
melanconiche memorie!
L'antico castello, l,mte volte visitato da Gesù,
si accenna ancora, ma è tutto scomparso. Si segna
in fretta il piccolo santuario sul posto d ella
sepoltura di Lazzaro. Chi può visitarlo vede an-
cora la caven1a ove giaceva Lazzaro, quando
senti la voce vigorosa del Salvatore che.gli disse:
Lazare, veni forasi Si nota con pietosa curiosità
il sito in cui la sorella Marta e Maria s'incon-
trarono col Divin Maestro, f gli dissero: O Si-
gnore, vi foste trovato qlf.il E un piccolo poggio
sulla sinistra della strada senza alcuna fabbrica
o segno religioso.
Noi con la memoria rifacevamo tutta la bella
storia di quel grande avvenimento, e mentre si
an,i.mirava la moltitudine degli ulivi di cui è co-
perta quella memorabile costa, cercavamo di con-
solarci al pensiero dove era passato veramente
il Divin Salvatore.
Ecco Betfagel È qui dove Gesù il di delle
Palme, sali sul giumento per fare il suo ingresso
solenne in Gerusalemme. C'è una piccola chiesa,
graziosa, un vero gioiello, costruita or sono pochi
anni, per le cure dei Francescani; ove si celebra
la messa ogni festa. Colà, nel fare gli scavi, si
trovò un grosso macigno, recante ai la ti tre af-
freschi con analoga iscrjzione. Uno rappresenta

15.3 Page 143

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- 139 -
Gesù sull'umile asinello I Questo santuario è uno
dei più autentici...
Intanto si comincia a discendere e si discende
fino a quattrocento metri sotto al livello del mare.
La via è abbastanza bella, ma molto solitaria
spesso fra due altissime mura formate da due,
a Itissime montagn aride e brulle, che vi river-
berano un calore soffocante.
Qui la via si abbassa rapidamente a grandi
risvolti. .. Pensate come si sta a ·disagio, pensando
sempre a qualche sgradita sorpresa dei Be-
duini. Vedevamo con piacere din:mzi a noi
tra molte giravolte, ma non poco distante l'al-
tra carrozza che correva con maggior lena. Fi-
nalmente ci fermiamo ad una sorgente d'acqua
volgarmente detta degli Apostoli, dove i cavalli
sogliono abbeverarsi. La tradizione dice che
questa fontana scaturì .in grazia delle preghiere
degli Apostoli ... E quante volte essi passando
per questa via di Gerico si saranno fermati a
bere!
Ci vuole tuttavia un'avvertenza nell'attingere
di quest'acqua; e sapete quale ? Di servirsi di
q·•:ilche filtro, p. es. con una tovaglia, per non
bere chi sa quante piccole sanguisughe I Di fat-
to ne abbiamo visto ora sopra una, ora sopra
un'altra tovaglia diversi di questi insetti che non
so qual conforto arrechino allo stomaco.
Dopo la via si inoltra per una piccola valle ser-
peggiante in mezzo ad una lunga sequela di colline
quasi deserte; non si incontra una casa.Le piante
sono scomparse, anche le poche erbe, cresciute
a stento in mezzo ai sassi biancastri, non dànno

15.4 Page 144

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··- 14-0 --
nessun colore di vita al paesaggio. In una pic-
cola insenatura abbiamo incontrata una intiera
tribù di Beduini accampata in tutta regola messa
come a bivacco. Al rumore dell e nostre car-
rozze alzarono la testa, vidi che avendo scorti
noi sacerdoti latini, non si inossero. Hanno un
gran rispetto p ei religiosi. Un po' più in là vidi
un vero segno di civiltà crescente, e sapete in che
cosa consitite? Incontrammo una piçcola squadra
di uomini che accudivano alla conservazione
dell a via! in quella località mi parve ed è,
veramente un gran progresso.
Poi si entra n el deserto... Fosse almeno un sito
coperto di verzura
Una selva sel vaggia aspra e ·fort_e
ma a sinistra e à destra un'immensa distesa
di piccoli monti arrotondati, a cavalloni, col-
le spall e bruciate, che d avano alla luce del
sole deì riflessi rossastri, lo stesso colore del de-
serto. Forse una volta aveva una vera bo-
scaglia, p erchè qui venne san Giovanni a
far~ penitenza... F orse ai tempi di san Gio-
[
vanni la Giudea non era ancora cosi desolata,
e le cime delle sue colline e montagne ralle-
I
grate da piante... L a desolazione ebbe principio
della prima schiavitù cli Babilonia, e andò sem-
pre aumentando di mano in mano che diminui-
vano gli abitanti.
Dopo circa tre ore di cammino si giunge al
Kan df'l B uon Samaritano, dove i viaggiatori so-
gliono fare una lunga fermata per ristorare i
cavalli. La valle in questo punto si restringe fra

15.5 Page 145

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due punti a picco, 1i un color rosso, come se
fossero di sangue. E quel sito un richiamo a lla
parabola del Vangelo; ma molto opportuna per
chi va <la Gerusalemme a Gerico, o se ne viene.
Anche noi abbiamo trovato un po' di conforto
nell'ora circa che abb iamo passato dal buon Sa-
maritano.
D i qui si discende sempre di più. I miei com-
p agni sentono la necessità di dormire.. . Oh! le
lunghe ore passate in una cara taciturnit.'1,
stato ideale del viaggiatore, che vuol sentire
cento volte più forti, più vibranti più intime
le sue impressioni... La via lunghissima, senza
gaiezza, senza vita,· serpeggiante fra colline
aride, sono come l'iudefinito di una strada pe-
nosa in sogno, sospesi a mezz'aria, con quell'on-
deggiamento monotono, e pur secondant e la vi-
sione. Comincia i a recitare un poco il breviario
e poi ho potuto continuare per mezz'ora, per
un'ora... Vedevo i miei compagni che ora apri-
vano gli occhi, davano un'occhiata, e lrovandosi
ancora nell'imbu.to tenibile della via di Gerico,
si adagiavano meglio e poi continuavano a dor-
mire.
Sono le tre pomeridiane, e tra una fora e
l'altra si saluta lontano lontano in pianura una
riunione di case... Fui prcmproso di svegliare i
miei amici... i quali, se u 11 provarono la gioia
dei compagni di Cristoforo Colombo al lieto an-
nunzio della terra, mand.;1rono un gri<lo, dicen-
do: Che c'è?
- Miei cari, chiedete che cosa c'è? Ecco
laggiù Gerico!

15.6 Page 146

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- 142 -
l
Era proprio laggiù, voglio dire assai distante.
Di fatto, siccome noi si voleva andare diffilato
al Mar Morto, cosi il nostro cocchiere sferza i
suoi poveri ed affaticati cavalli, e giù per la
pianura in una via tutta sabbia, sterpi e <lumi.
Erano tre e più ore che si viaggiava, noi a-
vremmo voluto riposarci, e più di noi i trafelati
cavalli, che pareva •proprio che non ne potes-
sero più; eppure bisognava andare. Spingeva
ora !\\mo ed ora l'altro lo sguardo in cerca
~ella morta gora, e non s i vedeva nulla. Si sa-
peva che in quella collina a destra si trovava
la villa di Engadrli, con le favolose sue viti, ma
noi avevamo altro di mira. Se fossimo discesi
da Betlemme per vie aspre e dure, saremmo
stati obbligati a passare in mezzo a quella tanto
rinomata regione; ma cal ati giù da Gerusalemme
e con la furia di andare al Mar Morto, non
avevamo nessuna voglia di guai;dare quell'in-
cantevole sito.
Quindi era inutile il dire: « È Engad~i! »
perchè noi quasi per istinto si chiedeva: E
il Mar Morto?
Ornai la stanchezza, la noia, il caldo, l'aridi-
tà del suolo e la tristezza, che spunta da ogni
parte, fanno un cumulo di malumore, che i miei
compagni, sono tu.tti pentiti di trovarsi in quei
siti, e vorrebbero fermarsi e tornare indietro. Ed
io dovevo far finta di avere un coraggio che cer-
tamente non avevo, per impedire un piccolo am-
mutinamento.
- Saremo tosto al Mar Morto, e ci consoleremo
di non essere rimasti fermi.

15.7 Page 147

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- 143 -
- Si, sì, i saremo domani.
- Che domani d'Egitto! Non si vedeva di là,
quandò eravamo in faccia a Gerico?
- · Ma come va che ora è scomparso?
Ed intanto i cavalli battuti in modo da non
credersi, facevano del lor meglio per correre...
- Su, su, coraggio I 'iamo già all'erba salina!
Veramente l'aspetto di questo piano è quello
di una sodaglia deserta, trista, polverosa, formata
da una lunga quantità di piccoli dossi, di cu-
muli, di dune di color grigiastro, come fossero
fango bianco e disseccato. La carrozza passando
sollevava nugoli di polvere; e la polvere smossa
di quella strada abbandonata si indugiava poi
lungamente per l'aria come se ci fosse spirato
un piccolo turbine. Ed era invece lma calma
ugual e profonda.
Quanti balzi, quanti urti l'un contro l'altro...
Ma via omai ci pareva che tutto fosse passato,
perchè finalmente ci accorgevamo di avvicinarci
al 11/ar 111orlo. Erano le quattro, cioè circa sette
ore di viaggio, quando la carrozza si andò a
fermare all'ombra della piccola baracca posata
sulla riva.
L'ora era solenne, ma triste e piena di malin-
conia... Abbiamo guardato quella larghissima di-
stesa di acqua, e malgrado l'ora gaia e serena,
e che il sole posasse tranquillo su quelle onde,
noi ci sentivamo colpiti al pensiero dell'immane
castigo.
Per via si vid sopra bel disegno un edifizio
nuovo, che faceva un po' di contrasto con quella
arida solitudine. Che cosa sarà mai? Le guide

15.8 Page 148

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144 -
non ne parlano ancora. Si seppe che la Russia
fece c!<lificare un convento, fece scavare una
fontana donde si può bere acqua se non fresca
almeno chiara e sana . A quel ricordo, con
quella seLe che ci bruciava, oh! con qual de-
sid erio ci saremmo voluti fermare! Ma l'ora ci
spinge e si va e si va senza fermarci.
Ricordando, come un anno prima, in quel me-
desimo sito, il nostro venerato superiore Don
Rua, aveva voluto inginocchiarsi su quella riva
m aledetta a pregare, perchè il Signore non per-
mettesse mai che una delle nostre Case meri-
tasse castigo pel brutto peccato, n oi ci siamo
inginocchiati tutti insieme, ed abbiamo ripetuta
la medesima pregluera.
Per quanto s i cercasse con l'occhio lutto il
giro dell e coste, non si vedeva che un tugurio
di legno, presso cui c i trovavamo, ed una bar-
caccia che carica va e scarica va non so che cosa
e poi tutto s ilenzio. A vista d'occhio non s i vede
una piantai Dovunqne la stessa tinta grigiastra,
la stessa a ridità, la stessa d esolazione !
Ho cercato invano quella tal pianta che dà
quei frutti belli fuor ch e nell'aspetto, e m'imma-
ginai si trovasse da altra parte.
Là era succeduta la gran catastrofe... Sodo-
ma, Gomorra, Aùamah, Segor e Seboim, vive-
vano un giorno nella prosperità, lie te e imme-
mori di D io e della s ua g; ustizia; qui le cinque
città, percosse dalla mano di Dio furono sepolte
so tto ·quella pioggia cli fiamme. Da quel g iorno
le acque del G iordano vennero a perdersi in
quel luogo maled etto... Abramo e Loth, che

15.9 Page 149

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l IS -
avevano contem1 la I la r11nestis,-im;1 tra~ dia.
11c tramandaron la m 111oriH spav ntosa.
~ si v ·eleva purn .iggirarsì nella nostra fantasia
l' mina d Ila mngl ie di Loth lrnpp" curi, sa e
disobbediente agli ordini di Dio e rima ·ta Jt1 a
tr ·menda lcziun che i pr celti lel Sig-norc n011
si devono m,1i trascurare.
•\\vevamo sete; d accostammn a qu i ,,i,1 -
que o · •i uommr, si chi •se dcll'ncqua ... Era
calda, ma abba tanza buona per risciacquan,i
la bo ca. Quella ciel 1nare non invita a b re,
e poi è grass;i, hc toccala dalle mani lascia un
11011 so che di bitume add sso che non s i :-a-
pre bhe d finire. L'ho voluta toc are, ma mi fa-
ceva dii~ . e Innanzi a questo mare senza ,mde,
dice un'immaginosa scrittrice, b curi sità pue-
ri l si tace, ogni friv la ansiet:1 di viaggiatore
spen ierato dil gua. E S doma e G morra
fmono, nei t mpi dei tempi, lo spettro pauroso
<.li tutte le città d<)t al peccat 1"
ppem1 i cavali i furono un po' riposn ti, si ascese
in carrozza per autlare al Giordan ... Ci vol-
lero almeno tre quarti d'ora, che non è p ·a
fatic;L per i poveri cavalli trollarc in qu Ila
sabbia mobile e fonda. ~i vedcvan dei f ssati
e per non subire ·c se tr ppl f rl i ci prepa-
ravamo a lla lontan a.
Finalmenle ccc un po' <.li vita! iam ai pri-
mi c:espugli di acqna d Ice: poi s'incontra la
vegctaziou più ricca; la carrozza alLravc-r a
dei viali ombr_osi e quasi profumati; salici, ta-
marindi, mimose, canne allis ime · ronat da
gr, ndi spazzole: ma lutto così vicino, così

15.10 Page 150

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st ipalo eia formare un intrico di rami, di fiuri,
come un labirinto di nidi, cli chioschi verd i,
dove abita una innumerevole famiglia di uccelli
che gorgheggiavano nel 1,crd,• silcn:;io di quella
ureve foresta. Ecco il (j iordano!
Come l'abb iam•) veclulo con pia•:ere! Era co-
me la patria per l'esule. ::icorreva placido soave
so tto l'ombr:i cli tante pianle.
Un barcai uo lo ci vide da lontano, e ci venne
all'inconlro per offrirci i suoi servizi. Ci siamo
fatti dare due bo ttiglie d'acqua: po i varii bic-
chieri... L'acq ua era buona, sì; ma calda ... Io
m i conLentai di accostarmi a Ila riva, prendere
coll e mani dell'acqua e lavarmi la facci.:i ... M a i
miei compagni non si contentarono di pocu,
e saltando in barca come gente più pratica, a lza-
rono i r emi, e via verso il sito dove s. Giovanni
battezzava; dove fo r se fu ba tte,:zato Gesù! Colà
vi è un segno pietoso, ma non s icuro. Se mi
eh iedete come sono le acque cli ques to fa moso
fiume, vi clir0 che n on so~o trasparenti; tuttavia
qu-el colore biondo e quella maggior densità,
rendeva più riposato e tranquillo il moto d elle
onrie e più sicura l'i1nagi11e d i tanto verde che
si specchiava d a ll e due rive. O h! come- si ricor-
dava in quella sol itudine il .~iLm:;i" wrdé di quel
tal poeta!
Ce ne voll e p er dist;:iccar e i mi e i a mici dallu
scorrere sulle placide onde d el Giordano ! Colà
si dimenticava tutto l'orrore del ca ldo preso e
della clisastros;i via... Ma Gerico era abbastanza
lontano, ed il sole oma i calava die tro a ll e a l-
tissime creste delle montagne.

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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- 147
Ed impiegammo piu di un'ora per arrivare a
Gerico! Omai è una parola inutile il dire che
ia o città o paese. Gericu è la riunione di poche
case con un numero di trec nto abitanti. Era-
vamo sull'imbrunire, ed il nostro cocchiero vo-
leva compiere l'itin rario condurci di quella sera
alla f,mlana di Eliseo. Ci parve una sorpresa prima
sgradita e poi subito gioconda. Tutti si deside-
ra va di finire ... Quindi al chiHr re della padrona
cli Gerico, cioè dell;i I una, verso I lto di
sera, noi si arrivava alla bramata fontana. lo
volli godere il benefizi di tanta fortuna,
discesi di carrozza e quasi in una penombra
m'accostai alla fonte. Pensammo come il pro-
feta Eliseo aveva dato un;i doppia ricchezza a
quel paese raddolcendo quell'acqua salsa, e men--
tre si beveva in compenso della lunga astinen-
za, no 11 si mancava di ringraziarne il Signore. E.ra-
v ,mo in mezzo ai Turchi, ma fummo rispettati.
Erano quasi tutLi sdrai,ati sull 'aia coperta an-
cora dal grano, ci guardavano con meraviglia,
ma non ci dissero una par la. I piccoletti n n
ci corsero dietro chiedend l'eterno loro (Jflchsi.,·.
Temeva iJ'l.contrare il loro dispetto per la stra-
da, che ci faceva prendere il carrozziere, ma poi
non iu null a.
Poco lontano di là si trovava il d serto ove
Ge3Ù digiu11ò q1tarant:1 giorni e quaranta notti!
Come avrernmn voluto avere una mezza gi rnata
di p iù, almeno per andarsi a inginocchiare in
q11el sito c ì rinomato. All'indomani l'abbiamo
avuto sotto l'occhio almeno per un'ora, e nt>n
si cessava dal mirarlo.

16.2 Page 152

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I
l\\fa si pernottò alla fontana di Eliseo?
No, miei cari, sibbene si venne a Gerico, ed in
grazia dej molti pellegrinaggi, abbiamo trovato un
bell'Ilote/, ma vuoto e tutto a nostra disposi-
zione. Non ci poterono dare nulla, perchè non
seppero del nostro arrivo... Ma non si stette a
bocca asciutta, no. Siamo anJati sul terrazzo,
ed al placido chiarore della luna, abbiamo 1~re-
parato la nostra parca cena. Si aveva uva, pa-
ne, cacio, buon'acqua ed in fondo al cestello,
ancora una bottiglia, e si potè avere una refe-
zione, che secondo la comune opinione, neppure
il Re avrebbe potuto aver l'eguale.
Colà pure si recitarono le preghiere e poi si
andò nelle camere per dormire. Ma era tal e la
temperatura che quasi nessuno potè riposare. 11
mio lettino pareva infuocato, era come se ci trù-
vass imo sopra un fomo! Non direi il vero se
dicessi di non aver dor~ito. J)ormii fino nlJe
quattro...
Si vol eva celebrar e, ed abbiamo fatto avvi-
sare il custode della Cappella che presto pre-
sto si tenesse pronto. Di fa."i.to prim~ d elle sei
avevamo gi~t celebrato, e si tornava all'Jiotcl del
Giorc/111101 per un caffè e la tte proprio fatto bene.
Sapete chi abbiamo trovato alla Cappella?
Nientemeno che tm bravo figlio della Calabria,
che ci trattò con modi squisitissimi, parlandoci
di mille cose e specialmente come l'anno prima
aveva avuto la sorpresa di un p e llegrinaggio
piemontese. Ricordava con en tusiasmo Mons i-
gnor Spandre ed· altri che l'accompagnava. Egli
sta Il, col tiva regolarmente un bell'orto da cui

16.3 Page 153

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- 1 49 -
ri··ava con abbondan7.a la vita, e per cli più serve
pel bisogn in chiesa. Sa tenerlo abbastanza
pulito. Quando ci salutava quasi ci commoveva
come di conoscenza antica e con le lacrime agli
occh.i.
Vediamo, mentre la carrozza sale adagio ada-
gio, a destra n Jl'al tra parte il deserto dove si
fermò il Salvatore... Laggiù, laggiù vedevamo il
Giordano che pareva fermo e recava al nostro
cuore commosso l'eco pietosa cli tante dolci me-
morie.
Però a Gerico, al Mar Morto ed al Giordano
si può andare una voHa ! Si partl di là verso l e
sei 1/ 2 e non si giunse a Gerusalemme che
alle tre, dopo la solita fermata alla Fo11trmrr'
de;:li A_pos/oli ed al /{r111 r/rl h11.01t Sa111arilr1110.
'PO X.
Ad Emmaus.
Bisogna far presto, se vogliamo andare
ad Emmaus. La via è lunga ed il sole volge al
tramonto. - Così diceva il nostro mocaro, cioè
servo dell'asinaro, che ci doveva accompagnare
in quel faticoso viaggio. E noi abbiamo fatto il .
più presto possibile per contentarlo.
Ho dovuto ubbidire, e mettermi una veste
bianca che mi copriva tutta la pers, na, ed ac-
comodanui al cappello un largo vcl che mi di-
fendesse la testa dai raggi del sole. Se mi aves-
sero veduto quei tali che 11?i dic no ch'ho l'aria

16.4 Page 154

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- 150 -
professorale, anche quando mi sforzo per essere
gentile! Io mi vedevo nell'ombra e mi pareva
<li riflettere in tena un vero Beduino. Ed in
quest'ameno costume si sarebbe dovuto traver-
sare una gran parte di Gerusalemme, se il nostro
111otrrr,1 non avesse avuto il buon senso di pren-
dere una scorciatoia e filar diritto fuori di Ge-
rusalemme ed entrare subito per la strada di
Emmaus.
Dico strada per dire dove si passa, perchè
di strada non ,se ne h a nessuna idea.
Dirò subito che Emmaus è il luogo ove Gesù
nel giorno d ella sua r esurr ezion e, come nana,
S. Luca, apparve e si unì a i due discepoli che
andavano appunto a cotesto castello patria di
uno di essi di nome Cleofa; e dove giunto, co-
stretto a rimanere presso d i loro per l'ora tar-
da, s i manifestò loro n ella frazione del /J/1111.
Cleofa era fratello germano di san Giuseppe e
q uindi cognato di Maria SS. e zio second o la
carne del Divin Salvatore. Non si dice chi sia
s tato l'altro, ma s i crede comun emente ·che fosse
san Simeone, ultimo figliuolo di Cleofa, Ira telio
di san Giacomo minore e cli san Giuda Taddeo,
e secondo vescovo di Gerusalemme.
Il mio compagno che sta sopra un fiero ca-
·vallo, sentendo Emmaus, e, cr edendosi un vero
crocia to, declama con enfasi questi versi di Tor-
quato T asso:
Emmau, è rillà, c ui breve strada
dalla regal Gerusalcm disgiunge,
ed uom, che lento a suo diporto vad~,
se parte a matutino, a nona giunge...

16.5 Page 155

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- l,'51 -
P11ve1 rJ Tasso, sì che l'ha i fo Ila grossa! Chi1111w.r
l~1111naus dtt,,, qual spn posiln! For:c ancora ai
tempi de' mciali m ' rilava questo 110m '.
Esso ì- NrJrcJ-O,· st di G ·ru ·a I mm , a selle
111 igl ia e 111 •zzo rl i cl is t;mza, · rr i~pond l'n ti n~J i
. tadi accl:nnati da ·. Luca ...
La via \\ eatliviss i1n :i, si v.1 p rch '. si tlc,·l• ve-
d •re un tlll l,lllto e- I ùr . L.r valle ', b ·lla l.
popolala cli ulivi • fo sicura prova della f•rti-
lità d 1111 l ·rra. Per \\'ia s'incontra una ùOr!!al,1
con unn ct struzion · sepolcrale tibliastan.za ben
c11nservata . ·i ùice sia stat seppellito il
profe ta Samuele.
La storia delle Crocia le raccout,L che <1uei
valorosi ·oldati, arriv;iti ·ulla c ima di <tu •sto
,·olle, domi· scorsero per le prima volta la ittà
eterna, sostnrou 1m momento e piaru;ero dalla
cunsulal.ione. Quella ve tta fu chù1 mala ,l/01n
gaudii o il monte della gi ia. Andt uoi p ·n-
sa vam con piacere, che s i per orrev;r una via
g i;1 fatta d:ill, slc ~>, alvator ·
)uind i "i as ·icur , h' la vi;i è disastrosa
che n n si ha nessuna vo,,Jia di prolungarla p ·r
andare a vi s itar qu sto monum ento ci rac ·u-
gliamo a più a lti p n·ieai. Tanto più d1è è in
mano dei Turchi.
Erano le selle allorchè siamo arriva li, :ic-
e lti a fc·ta dal [ratei I\\Iich le che rapprc-
·cnta onurevolmcutc il Superiore tli tutta Ter-
ra Santa.
Dir,', sulJito che 1'0.·pii io t'. com clu e bello
un vero ,:onvcnto con chiostro e giardiJ1" all'in-
ll'l'llo •d un altro più larg, ~lll'c l mo.

16.6 Page 156

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- 152 -
Stauno attualmente LJUatLro Padri, con a lt ret-
tanti fratelli laici, e una quindicina di giovanelli,
parte europei e parte indigeni, componenti il
Collegio serafico di Terrasanta. I religiosi abita-
no l'ala sinistra dell'Ospizio, che guarda ponente,
e dall e sue finestre spingendo l'occhio giù n el
lontano orizzonte, al di qua ed a l <li là d el
colle detto rlt' Pr11ssia11i si scorgono due strisce
del Mediterraneo. Nomino qui i Pm.,·/ia11i quasi
quasi per la prima volta. .i\\fa ben altre l'avrei
dovuto fare. Anche cla lla nostra cella s i volle
che osservassimo quel magnifico panorama, e
vi assicuro che era JHOj)rio eccezionalmente
bello.
Tuttavia la parte più bella e più preziosa è
la nuova Bas ilica, stile gotico-romano, sorta come
per incanto sulle rovine dell'antica per opera
di una pia S ignora che con elargizioni ha unito
il suo illus tre nome a quello della Chiesa. Essa
si chiamava la Marchesa De Nicoiay, nata nella
i:ivizzera, ma certamente di origine italiana. Morì
a Gerusalemme nel 1868 e le sue ossa riposano,
secondo il suo desiderio nella nuovtt Basilica di
san C!eofa. Una buona epigrafe latina racconta
l'opera generosa della 1\\/Iarche,;a De Nicolay, e
mentre leggevo e mnmiravo la forbitezza dell a
forma, e da buon critico proponevo qualche pic-
cola correzione, d icevo come così i figli di s;u1
Francesco parlano un lingtiaggio inteso da lutti
i pellegrini. Per dir ancora le mende proposte
soggiungo che si sarebbe pntuto e dovuto met-
tere l a formala cristiana: Jfic 1:0111posiln suul i11
pr11:c Chrisli E:l'lmin· e tc.

16.7 Page 157

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Il villaggio, in cui è edificato il tempio, è Cu-
hèbc, e si vede un p ' distante dalla Basilica,
e cunta appena trecento abitanti. È sopra un
1ieve ria ILo, con la fo cciata volta a p ue11le.
Ha tre porte, due laterali e tma sulla facciata.
:-iu questa e lungo il fregio del cornicione cam-
peggianu le parole del Vangelo allusive al fatto.
La ,;11sa di sonia Clco/a. Tutti i pellegrini che
vanno ad Em111n11s vedono a sinistra della porta
maggiore, sporgente circa venti centimetri dal
pavimento, un gro so muro di costruzione giu-
daica, che partend dall'angol del primo pila-
stro appoggiato al muro delle Basilica, si pro-
lunga fino al secondo della medesima, uscendo
nella sua parte superiore, ove fa angolo c lla
porta laterale della mezzanotte per circa un me-
tro dalla ]inca dei pilastri.
JI buon frate! Michele t:e ne faceva la sp ie-
gazione, ricostruiva col suo pensiero la fortu-
nata casa li san Cleofa, ove fu ospitato il Divin
Salvatore riso r to, oggetto dell a venerazi ne dei
primi ristiani, come ne fan fede · i resti di mo-
s,tico e l'altarino rotto ivi trovati... Poi con bel
modo ci condusse in chiesa, e là con parola
commossa ci disse: - yectono questo po' di
pavimento diffcr nte? E l'antico... Poi qu Ile
mura, chiuse come entro una serra di fiori, sono
le antiche, per impedire che la pietà ce la porti
via, le abbiamo serrate qui... - E noi guarda-
vamo con meravigLia quella reliquia, e senti-
vamo tanta religione del luogo, che non osavam
contrastare al pi (ratello, ricordando gli altri
due E111111ous, che cercano di rapire l'onore a

16.8 Page 158

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- 154 -
questo colle d'aver avuto Gesù Ìll quella fortu-
nata sera. Noi al mattino si ebbe la fortuna di
celebrare SLlll' altare, che si suppone fosse presso
la tavola di Gesù. Raramente ci siamo sentiti
più inteneriti e compresi della santità del gran
8acrifìzio. Ci pareva di trovarci in quella sera
cd in quella compagnia, e sentirci quel fer-
vore che accusavano d'aver provato i due di-
scepoli.
Colà pure si dice che incontrò il martirio
san Cleofa e ne avesse sepoltura. Tolta questa
poca e cara memoria, non si vedono che pietre!
Per non essere di soverchio peso al buon fra-
tello abbi<Lmo proposto di visitare i dintorni...
L'occhio non veçle c he pietre, e l'anima n on
prova che tristezza!
È an che ben tenuto un gfardino che sta in fac-
c ia dell'Ospizio... di sentiamo con piacere le
melodiose no te del Gà11to Gregoriano eseguito
da quei Novizi. Seppi che usano i libri di
nostra edizione nelle · loro scuole, e non
osai dire il mio nome, per non far nascere
il desiderio di veder in persona chi suole es-
sere innocente fastidio a più d'uno "cli quei
poveri scolaretti.
Avremmo desiderato cl i partir presto, ma frate!
Michele cortesemente ci costrinse ad accet-
tare il p1'anzo alle undici e mezzo. E come c i
volle confortare! ·oh rara e veramente copiosa
carità di san Francesco l Commosso per tant:L
benevolenza mi raccolsi un poco, e poi scriss i
sul libro dei forestieri questo saluto:

16.9 Page 159

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155 -
Vi I, ·iam, C,, ' F ·,l<·l, con 111oll pena,
cicon ,centi è memori dt>I loco.
l,?ui ,i , ente il sapor ,li quell:\\ e na,
che i discepoli mpi di foco,
Ji ,o.,vi pensi.-ri di pamJiso
clw Ge,ù tr:i,pirnv:t II loro in visn.
~oi p,1ssammo due giumi, non intieri,
ma se uou fos e.... tomcrl m sovuute
per l'aura resµirur di quei peusirri
cho sollrv.ino .,I ci~I il cor, la mc11t ;
naa dovunqu~ nrem, in ogu i lit-o
al gaudio pcn. erem di qul'Sto ito,
All'una e m 1.1.0 cravam gjù in sella, e dopo
aver pregato ancora una volta in quel luogo di
tante care rimembranze, partivamo verso Geru-
sal mme colla speranza di fare questa via che
i due discepoli avevano percorso col Divin al-
vatore in abito da pellegrino. i giungeva nella
cillà santa verso le quattro. Salu tammo gli
amici ... anzi una n stra buona conoscenza mi
volle regalare una croce fatta tutta di ol i,•i...
che portai con me ed a suo tempo lasciai
in religiosa memoria ad anime pie,
Si parte da Gerusalemme un po' lardi per
una specie di sciopero... nei carrozzieri. on
si potè essere in ord ine che verso le sei e
mezzo. L' l'a del tempo si confa eva con la
mestizia dell 'animo.. La carrozza ci asp tla va
ul la porta di ia ffa proprio otto gli occhi
de.Il a torre di Davide, e mentre si discendeva a
giù per il pendio oc ·identrile vedevamo il nuovo
uorgo ebreo che si va popolando sull'altro
versante della valle che si percorr' che :.i
chiama Siffinnon, ove si diffondevano i lumi per
le varie abitazioni io una maniera fantastica.

16.10 Page 160

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Di fatto qual cittù ,mila (accia della terra può
sostenere il confronto di Gerusalemme, per le
sue memorie, pei suoi monumenti religiosi, per
la luce che di l;\\ si sparse per tutto il mondo ?
Venti volte distrutta, e venti volte riedificata!
E tulti i popoli, non solo gli Ebrei, vanno
ripetendo: mai ci dimenticheremo di te, o
gìoriosa ciltà del Signore !
Salutai ancora in silenzio la fontana, che
una volta doveva essere un ricco serbatoio di
acqua, mentre ora se ne vede solo qualche pic-
cola traccia... A Betlemme si visitò ancorala ~anta
grotta e poi... si riparte per la Galilea - Prima
però si farà una ~osta a
Betltgcmal.
Vedo chè a questo nome più d 'uno de' m1e1
lettori si ferma, torna a leggere e poi teme di
sbagliare... Bethgemal? Ma deve esserci un er-
rore di stampa... dove mai si trova un nome
simile n ell,i carta geografica? No, no ! leggete
bene, miei cari lettori ! Forse e senza forse, que-
sto nome non è registrato nelle carte geografiche
della Palestina, ma in quella dei Salesiani ha
un posto importante, e nessuno di noi può
impunemente passare di senza montare su
e pagare un breve tributo di amicizia. Il vapore
si ferma alla stazione. Betltgcmal significa in
nostra lingua: casa di Gamaliele. Gamaliele
era stato ai suoi tempi un membro del sinedrio,
an;d gran maestro di sapienza. Ebbe a discepoli
santo Stefano e san Paolo. Fu lui che disse in
consiglio quando si voleva imporre a san Pietrn

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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- r.57 -
di non più pronunziare il Nome di Gesù, quelh
grave sentenza: « se la dottrina di cos tui viene
cl agi i uomini andrà presto a lerrn ; ma s è
di Dio, è inutile ogni n, stro sforzo il conlrarin .
ln seguito bbe la forlnna di. bbrncciare la f·de
e la sost nnc a prezw d ·Ila s11a rneclesi111,1 ,vita.
Il suo corpo unito a ~ueHo di santo ,' tefan11
ed altri furono poi miracolosamenle scop rti e
tornali in onore secomlo il desid rio di Dio.
Ora a iJl'lh![1'111rd c'è una colonia di D. B ,;cu
as. ai fiurent . S mpre C1)l desid do di )Jrncu -
rarc a' suoi figli u11 sito da cambiar aria ·d
acquistar salute, il lauoriuso don Bclloni ave-
va impiantata una piccola colonia lopo quella
di Cremisan, e l,ì teneva molti orfanJ. Ora Ja
casa appartiene a' :::ialesiani.
Addì quatLi-o settembre verso le quattro po-
incridiane discendevo dal vapor alla sta.1.ione
/;'/ rlir. Colà ci aspettavano molte avalcaLure,
perchè la casa è piuttosto lontana. Aveva con
m · un pratic dal paese, he mi seppe dare nnu
soJu un'ampia ma delizio:a spiegazione. Apri-
vasi una bclhi pianura a nostra de tra e mi si
disse: « quanùo l'Ar a dell' Il a112a (u resti-
tuita ad Israele ;i_j primi tempi cli D avide, com-
parve laggiù in alto ai mietitori <.:he Iavoravanu
i.11 qu sti ca111pi... in lontananza quel cerchio
li colline apparteneva ai Filistei. Ora tutto è
sect:o, ma ai primi giorni di prirnavera è una
d -fo:ia vedere la meravigliosa vegetazione :he
qui si sviluppa ».
lut,mto si passava r,isente ad un piccoln
promontorio che si lasciava ,t sinistra. « ui ,il

17.2 Page 162

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tempo antic0 fu il campo cli battaglia cli Sansone,
ed in quel promontorio si vuol che sia s tab..l
sepolto il travagliato giudice cli I sraele e ne-
mico d ei Filistei. Ecco dove sguinzagliò le tre-
cento volpi.
Iq lo ferma,i per dirgli : " Amico, non sai
come si r ide di questo trovato delle volpi!
Come fare a l egare insiem e tanti animali,
anzi come h·ovarli ? »
- Come abbia fatto a legarle insieme, io cred o
che non avrà penato tanto, . egli che aveva
sempre nuove invenzioni per combattere i
Filistei ; a trovarle poi è facil e impresa. E non
-volpi, ma quanti s iano gli scùu:alli, che sono la
mecles ima cosa, se n e accorgerà lei stanotte, cou:ie
ce n e accorgiamo noi ch e vi ab itia ~ o ... Vede
quel cespuglio, cioè q uel ca mpicello, che sembra
un'oasi in mezzo a que,;to deseTto?
- L a vedo ! e con questo ?
- Là scaturi'>ce ancora quell'acqua prodigiosa
che Sansone g ustò quel g iorno che si stancò tan-
to nell'uccidere i suoi nemici. Se i nostri vi-
c ini sapessero raccogliere quel poco d'acqua e
utilizzarla, sarebbe una vera fortuna. Ma pre-
tendere questa industr ia d ai Turchi, è fatica
sprecata. Son loro che hanno immiserita tutta
questa regione.
E noi intanto si montava. Verso le cinque s-i
giungeva sulla vetta d ella fer tilissima terra di
Be thgerna l. Non dovrei estendermi a parla re
di ciò che han fatto i miei fratelli, perchè
qualcuno potrebbe tacciarmi cl i lodare l'opera
mia. Non posso tacer e, perchè qu i c' entra la

17.3 Page 163

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- l,j<J
,tusa cicli.i religione, eh è pur causa di ci-
,·illà. Voi potreste con s,; re dov · ci on i cat-
tolici, t ri0vc i turchi : i campi su1w nettamente
divisi e non c•~ pericolo di c:onfoncl rii. Da
una parte il rig gli di una v gelazione splen-
dida abbondant , e dall'altra la desolazio11e
,I un'<>pprim nte aridità. Quanti livi ! Quanti
dgneti I E quanta abbondanza di raccolti! Più
di un ulivo ha bi.ogn,, di puntelli per noIJ
ro111pcr:1 ' rovinare il ,o:wissimo frullo ... Avrei
da scriv re più di una pagina ull'opcra ristau-
ra tri 'dei n•>stri confratelli.
Si arriv,', finalmcnt in casa, fummt rice-
vuti al suon,, delle e, mpan ci I grido di: Evviva!
La colonia è abitt1la da circa 40 orfan lii e
venuti sp cia lmente dal Libano. Essi imparano
con rcg 1:trità a leggere ed a scrivere la liugua
nativa, l'italiana ed anche l'inglese. In g ne-
raie quel[ i che dimostrano un ing gno più svc-
glia t e cu re più buono, hanno un corso di la-
tino, con la speranza eh coll'andar dei t mpi
\\'en~ano ad aiut,tre i Juw superi >ri nell'opera
benefica di eùucare ed istruire i poveri arabi.
In qu i giorni ne vidi qual uno he era tra
gli scampati di .Idi((, in Armenia. Ba lava il
raccontt <.le' suoi a i pietosi per comruuovcrci
alle lagrimc.
uanto han fallo e van facen1l0 i fi~li di
D. Bosc,, !
uando il virtuoso D. Belloni arriv;i va a.
B ·thg mal era poca la speranza eh si av ·va.
D,m1inavano le fehbri, cl il cli,na era reso pii',
paura per i molti Tur ·hi, che abitavano

17.4 Page 164

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l ÒO
v1cmo e che non si curavano cli ris;marlo per
null a . Invece poco a lla volta, il Sign ore bene-
dicendo gli sforz i e le industri e dei nostri, le
febbri ormai sono scomp a rse.
Un rigagnolo d',tcqm1, causa di infestazione,
,fu res,> innocen te cd util e a ll'agricoltura . P er
cred ere b isogna vedere.
E che uv;i, ! ma è infestata dagli sciacalli, ch e
a l cadere d al sole, sbucano dai IL)ru antri e
quasi in un esercito compatto ~i r ovesc iano s ui
. n ostri vigneti, e gua i se non fossimo prepa1'a ti
ad all ontanarli I Mai come in quel luogo ho po-
tuto meglio sperimentare la veritù cl i quell e parole
d el (,'a11lico do Cnntici: « Prendete quelle volpi,
che infestano il nosh·o territorio I » Tutta la
notte è un con tinuo grido che par lamento, ed
il contadino d eve o col fuoco o _con colpi cli
fucile all o11tauare il pericoloso nemico. Oh I Sau-
sone I Sansone I COille sarebbe utile l'opera
t1.1a cli legare questo terrib il e avversario I E
pensare che i nemici della Siicr/1 Scrittura so-
gliono rid e re di quel [atto come il più invero-
s i m i l e.
Ho detto che si è incanalato un po' d'a cqua
raccogliticcia, e quest'acqua si fa servire per
inaffiarc alquanto di terreno coltivato ad orto...
Ma il di più che discende libera e va a stagn arsi
quasi a va ll e, basta per rendere ancora insa-
lubre Bethgemal. Ma guai a chi tentasse cli impe-
dirlo I Il Turco non permette. Da 1rni si coltiva
il grano, e se n e fa più che a ~'l1ffiçienza per l;:i
numerosa colonia. Si ha un moliuo per noi e
peT gli abitanti; ed bo visto che lavo rnva

17.5 Page 165

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abbastanza - Tu Llo il giorno vidi arri va r i
Turchi col loro asinello, far macinare la I ro
piccola quantità di grano, e poi ripartire.
Dissi al direttore di casa: E qucsli Turchi
non vi sono molesti ?
- - Veda: essi vengono qui da noi an he per
gli oliv i, e da qui a qualche tempo per le uve,
a preferenza di andare laggiù, e mi segnava
un piccolo borgo, tutto di Ebrei nelle vicinanze
ùella stazione. Gli Ebrei, per farci concorrenza,
esigono minore spesc1, hanno stnuuenti più
perfetti, e n 11 ci tolgono uno. Ch mai ? I
Tiirchi sono sempre Turchi, e sebbene nemici
di ogni pr >gresso e di lllla certa quale agiatezza,
essi ci amanu e ci stimano.
Vuol crederlo ? mi diceva il dir ttore; que-
sta gente cieca nel suo ctùlo pel profeta, vede
i sacrifizi del clero cattolico e li ammira. Più
di una volta ci dicono, che se non fossero Turchi
v rrebbero essere latini ; ma greci, mai I
Vedevo sventolare la bandiera italiana, e
volli sapere se era conosciuta.
- Oh I se la conoscono ! Se non fosse per
questo po' di pannolino, che vede agitato dal
vento, quanti pericoli anche per la n stra
vita ! invece si può star sicmi, che sotto a
quelle pieghe non avremo nessuno sfregio. Ven-
gono alcuni fanciuJli a divertirsi con gli orfanelli,
e le ragazze spesso corrono dalle Suore di
Maria Ausiliatrice, cbe da tanti anni prestano
amorevol cura ai pjÙ piccoli orfanelli e atten-
dono all'istruzione di alcune Turche, eh' desi-
derano imparare qualche cosa.
1I

17.6 Page 166

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All'indomani era festa della Natività della
]Ha<lonna, non ho potuto far a meno che unire
il nome caro di D. Bosco con la nostra buona
Mamma, che fu la prima sua maestra e poi
l'inspiratrice di tutte le sue opere.
Ricordai, come l'ultima volta che D. Bosco ci
· raccolse a conferenza ci ripetè la bella parola
di s. Bernardo sulla gran protezione e autorità
di Maria, e che il Signore la volle partecipe
delle sue grazie... Omnia nobis dare voluit per
.iJlariam l Ed un tempo quella tena fu anche
materialmente toccata da Lei I
Non una giornata, non due o tre bastereb-
bero per visitare tutta questa cara colonia, che
lascia in me una dolce e pietosa impressione.
Avevo nella memoria il ritroso fanciullo, il C/1,i
piede va lento innanzi e l'occllio indietro, mentre
d iscendeva l entamente tra le grida degli orfanel-
li, che mi vollero ancor salutare, prima di disper-
dersi per le vigne a vendemmiare a raccoglie-
re olive ed anche fichi. Che dolcezza e squisitezza
di frutta I Ma hanno con un po' di veleno.
Sapete quale ? Di farvi lacrimare gli occhi per
due o tre giorni, se aveste mai l'imprudenza
di toccarveli mentre uno li mangia e non aveste la
prudenza lavarvi le mani dopo averli assapo-
rati. lo aveva visto quindici o venti orfanelli
alla sera prima, tutti separati e sofferenti perchè
non si avevano lavate le mani... Temevo che
all'indomani l'epidemia si fosse propagata, ed
ebbi la consolazione di vedermeli già tutti o
quasi comparire davanti con quegli occhi vivi e
ridenti e veramente arabi... oh I come le loro

17.7 Page 167

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grida di evviva mi commossero, e quand li
vidi sbucare ali' improvviso giù da qualche
svolto che essi avevan J reso p r farci più a
lungo compagnia... e poi schierarsi tutti in
due file, sa luta rci un'ultima volta e poi spar-
pagliarsi per le vigne. Addio, o carissimi figli
di D. l:losco, che ta carità' sua mantiene ed
educa al lnvoro ed alla pietà, crescete buoni
virtuosi, come egli vi vuole, perchè possiamo
tutti insieme fargli corona in paradiso.
CAPO Xl.
In viaggio per la Galilea - Arrivo al
Monte Carmelo.
Alla stazione Der Raban vorrei stare allegro,
ma non posso. Guardo su verso Bethgemal, e
mi pare di s ntirt: ancora le liete acclamazioni
e di vedere quei vispi orfanelli. Qualcuno è qui
con noi, ma gli allri son rimasti lassù. All'ora
stabilila arriva il tren , e si sta già con mille
preoccupazioni di far a tempo da prendere il
battello che ci ha da portare a Caifa. Son
circa due ore di treno, che passano in un
momento... a Ra111le, si ricorda il virtuoso e
fortunato s. Giuseppe, che oltenne di togliere
dalla Ctoce il Divin Salvatore, depositarlo Lra
le braccia dell'addolorata sua Madre e li lascia-
re a Gesù il sepolcro che si era preparato.
Poteva sperare una gloria più b 11<1 ?

17.8 Page 168

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A G iaffa troviamo i nostri a ulici, che ci aiu-
tano a trasportare i pochi bagagli ed a salire
sulla carrozza per andare al Porto. Era llll
mese preciso che arri vavo per la prima voita
ed ora lasciavo ormai per sempre la terra di
Giuda. Oh ! velocità del tempo! Cercavo il
d irettore, e non c'era. « È forse ammalato ? »
Se d a noi sovente è una innocente curiosità e
senza con seguenza, laggiù è una curiosità amo-
revole. Si è sogge tti a tan te diversità di clima !
Mi si rispose : « Venne d'Italia un alto impie.
gato del ministero e si volle mostrargli il frutto
d el Comitato dell'Istruzione ! » E questo Signore
noi l'incontrammo poi a Tiberiade I
Si trova tutto bene : i posti son presi, p a-
gati g ià, e non abbiamo che da aspettare il
fischio della macchina per partire... Tra paren -
tesi, vi devo dire che un mio compagno dimen-
ticò di i-itirare un baule dalla stazione. Egli
credeva, gli altri credevan o.... solita conseguenza
di quando l'uno confida sull'altro. Ma ave-
vamo con noi Bc11imni110, il figlio del solito
n ostro barcaiuolo, buono e aperto ad ogni
bisogno, ed in un la mpo ritorna al porto,
vola alla stazione, ed in pochi minuti lo vedia-
mo ricomparire col baule, che si aveva proprio
,w/lo stomaco.
Al levar d ell'ancorasipuò prendere un boccone
e poi salire su a vedere la costa arida e brulla
d ella Galilea... Con la guida a lla mano si notava
a lcuni vill aggi llll tempo illustri città, che la
Storia Sacra e profana accenna e la Geografia
antica riportava . Il vento si fa più forte, e noi

17.9 Page 169

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- I l5 -
si teme di avere una cattiva dis sa al orlo
di aifo. Il vapor non si avvicina, perchè la
rada è pcric Iosa, ed i p11sseggieri stanno os-
servami , 111asi s tlo I' cchio d I l/011/, ( nnndo
un sito oggidì d ivent:1 lo famoso p ·r il na ufrn-
gi, di un piroscafo italiano calalo a fonti
p e più li un anno.
E qui a dir e me il c:1pitan n n volle ar-
rend rsi ai e: nsigli dei pratici, sfidò gni
pericolo con l'iutenzio11e di farsi un bel nome,
cl invece lasci· una triste fama per la marinit
italiana. lo sentiv) con p 11a quei diversi discor-
i;i ed avidamente e rcavo di ve lcre questa o
quella punta, eh qual uno se rgeva spuntar
fuori quasi per avvisare che si sl s e lontani,
perchè );\\ i;tava la morte.
Il ballello è abbastanza distante dalla riva,
e noi c~n quella poca tremarella in cuore
aspettiamo la uarchellfl che a voga arrancata
arriva. ui tulli s01;0 o vogliono essere al ser-
vizio cl I nv nto. i discende, ma la tranquil-
lità è intieramente padr na di noi, che guardia-
mo con tutta fiducia il Santuario che è in
alto e ci rinfranca e pare che ci dica : 11.lodicn:
!idei, quare rl11bilastisi' O uomini di poca /ed,, p,:rchè
i' (11Jt/e /Jnll/'lf
CAPO Xli.
Il monte Carmelo.
Caifa giace alle fal<le del Carmelo. 11 suo
umo è arabo e significa spiaggia. Si vuole che
anticamente fosse chiamata Po,plirireo11, città

17.10 Page 170

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-:- r66 --
della porpora, perchè in quel golfo si pescava
in maggior quantità il murice /mr/mreo, che in qua-
lunque altro seno. È una p iccola cittadina e non
conta che sei o sette mila abitanti; ma graziosa
per essere una città turca. Non ha porto, ma una
semplice rada a forma di ferro di ca vallo, ab-
bastanza comoda, che col Carmelo che si leva
dietro di essa, le accresce splendore. Di fronte
a Caifa, dalla parte opposta c'è Acri, l'antica
Tolemaide, ultimo baluardo del dominio dei
Crociati.
Carmelo ? E che cosa dice mai questo nome ?
Esso significa vigna di Dio,· espressione che cor-
risponde a vigna eccellente ; perchè la lingua
ebraica usa di posporre a qualche cosa il nome
del Signore, per indicare la perfezione· od ec-
cellenza particolare della cosa stessa.
E noi dove alloggeremo ? A Caifa c'è Casa-
noiJa presso i Padroni del loco, cioè deÌ Religiosi
· Carmelitani. È alla distanza di quasi un'ora di
carrozza. La via è assai buona, tutta opera
dei religiosi. Il Convento è all'altezza di 150
metri dal ma re, le cui onde ne flagellano il
fianco. H a la faccia ta dalla parte di ponente e
misura 90 passi di lunghezza p er 66 di larghezza.
Vi a bitano una ventina di religiosi tra sacerdoti
e laici.
La Chiesa, merita un cenno ,speciale, ancor-
chè non abbia una facciata a sè. E a croce greca,
con cupola a tre altari. Su quello maggiore,
tutto di marmo e di recente costruzione, spicca
la prodigipsa statua della Madonna del Carmine,
cioè assisa sopra un fulgido trono, con il Bambino

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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Gesù sulla destra, mentre colla sinistra offre
ai divoti il celebre scapolare.
Tutto lassù parla dell'impresa incominciata
nel 1828 di fra Giambattista da Frasca ti, in-
spirato dalla Madonna a fabbricarle un bel
Convento ed una divota Basilica.
Quando Bonaparte nel 1797 combatteva a sa11
Giovanni d'Acri convertì in ospedale il Conven-
to e la Chiesa in ospedale... Nel 1821 il Turco
cercava di far p~ggio.. Con l'intenzione di
impedire una volta per sempre che la Madonna
stesse a vedetta de' suoi, aveva disposto
di sgombrare quella collina da ogni reliquia di
cattolicismo, e non faceva che sgombrare il suolo
da1Je inutili rovine, e prepararlo alla costruzio-
ne di un edifizio più ampio ·e migliore dell'a ltro
per usi profani. Arriva Padre Giambatista in
un momento grave, percbè trova morto l'ultimo
religioso, e s'assise sopra un tronco di colonna
e disegnò un corpo di fabbrica che nella sua
idea doveva superare in magnificenza quante
l'avevano preceduta.
Il buon religioso non la perdonò ad alcuna
fatica per riuscire nella sua vasta impresa. A
chi si spaventava al sentire che dovevasi spendere
almeno trecento mila lire, egli tranquillamente
rispondeva: Oh ! la Madonna non tr verà tante
difficoltà.
Di fatto cominciò subito a cercare, ed in
pochi anni e dopo due o tre viaggi in •rancia,
in Italia,, in mezzo alle isole dell'Arcipelago,
anche a Costaotinopol i, riuscì a raccogliere
quasi trecento mila lire...

18.2 Page 172

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168 - .
Alessauùro Dwi1as, il famoso romanziere, ter-
minava lllla sua lettera a Parigi con queste
parole : « Quando voi incontrerete questo santo
uomo, lLmgo le vostre vie, non lasciate cli fargli
riverenza, perchè in questa nostra epoca d'in-
credulità sopravvive e batte in lui un Cuore che
ha fede» (r).
E la Francia anche incredula concorse a far
bella la Chiesa della Madonna. « Sa, mi diceva
il pio spiegatore, che Vietar Hugo volle darci
il suo obolo, e se ben ricordo, anche Alfonso
La-Martiue ? E crede lei che la Madonna avrà
dimenticata la loro offerta? Io credo di no,
diceva ; ed io sorridendo, rispondevo : Padre, ha
ragione!
,
Si giunse al Con~ento verso le sette di sera
e raccomandati al nostro buon Custode, abbiamo
potuto godere della grande carità d i N. Signora
del Carmelo. L'indomani si celebrò la messa
all'al tar maggiore, perchè q uei buoni Padri
cedettero volentieri il posto a noi forestieri.
Si sente un'aria di paradiso. Ricordavamo che
di là il profeta Elia aveva veduto sorgere la pic-
cola nuvoletta, che, se annunziava la pioggia
ad Acabbo, prediceva gli umili p rincìp i della
Madonna, la cui divozione avrebbe portati i
suoi benefizi per tutta la terra.
La tradi:i:ione poi ci d ipingeva alla mente
che quei sentieri, le cui siepi erano fiorite d i
margherite gialle, fra le cui rocce smosse na-
scono la ginestra odorosa e la melissa aroma-
(1) Il giornale La Presse, 21 maggio 1837.

18.3 Page 173

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tica erano sta li tante voll l ercor i dai piccoli
piecl i di Col i, che dovev;1 es ere la più pura fra
le donne e la più dolorosa fra l ma lri. Ci dice
appunto la tradizione che sélnl'Anna e s. Gioa-
chino possedessero un po' di terra, e ·he ogni
anno lasciavano la ridente alilea, d:i' su i
poggi di Sephoris di Gana, e discesi al piano,
·alivan al Carmelo, conducendo la fanciul-
letta Maria. Ella. venne a sedersi su questi
macigni, dove l'alto promontorio si solleva; d
i pensosi e dolci echi si d vetter ·hinare
sul mare. Da quel giorn ell a fu la stella
dei naviganti sotto il Monte Carmelo, e da
quel giorno chiunque vide pre isarsi all'oriz-
zonte la montagna di Maria, enù che ei?li i ap-
pressava alla terra del Divin Salvatore.
otto l'altar maggioi-e ·i vede ancora una
grotta, ove, si crede, siasi riposato il profeta.
Tutta la mattina si impiegò a visitare la
vasta proprietà dei religi si passeggiando so-
pra al terrazzo. Di sj vedeva il bel villag-
gio led :scu d1e scorre lungo il mai·e e pi;opri
sotto al Couvento. -. Quei tedeschi, ci diceva
il buon Carmelitano, avanzarono un poco i
loro termini e m Ilo terreno che cm nostro
ùivenlÒ loro proprietà ».
« Qui davanti alla casa vede (lttell'Obelisco?
Sorge sulle ossa dei molti francesi, caduti a
S. iovanni d'A ri: più d'una volta i morti han
salvalo i vivi I E la Francia ta:nto scaduta an-
che politicamente in questi pae i, per arn re
delle ssa di tanti suoi valorosi che sono

18.4 Page 174

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- 170 -
raccolti, difende noi e ci salva colla su a ban-
diera contro i Turchi.
I pellegrini di Buenos-Ayres lasciarono col à
un bel segno del loro p elle~rinaggio, coll'aver
fatto mettere un devoto obelisco con l'imagine
della Madonna. Visitai tutto il Convento, fino
la Biblioteca. Mentre chiedeva, se mai c'era
anche qualche libro italiano, io giravo l'occhio
curioso qua e l à sugli scaffali.
Ebbi la consolazione di vedere tra gli altri
libri antichi e moderni di nostra edizione anche
il volume d ei Cinque Lustri del!' Oratorio.
Fu una soddisfazione reciproca la comparsa
di quel libro.
- Lo conosce lei, mi diceva il buon Custode,
questo libro che noi s1 legge con tanto piacere?
- Un pochetto, dissi sorridendo, mentre i miei
compagni facevano mille segni per dire che io
ero stato l'ultimo compilatore... Correndo col-
l'occhio alle ultime pagine della Prefazione,
finivo col dire : Ecco il mio nome ! se ne ri-
co~di giacchè vedo che l'haJlno quì !..
Egli mi guardò con meraviglia e poi mi dis-
se che l'avevano già letto due o tre volte e sem-
pre con soddisfazione di tutti.
Quella ma ttina passò in un lampo, e si venne
presto all'ora del pranzo e della partenza. Non
ho potuto salire in carrozza senza correre an-
cora una voi ta in chiesa. Mi pareva così cara,
cosl divota! Ci confortava però il cuore che si
l asciava il Carmelo per andare a Nazareth, e
che la Madonna continuava ad essere davanti
ai nostri occhi' e nel nostro cuore. Si recitò l'An-

18.5 Page 175

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171
gelus in carrozza, e p 1 s1 ominc-iò a discendere.
Abbiamo avuto la fortuna di ossequiare il su-
p riore della Comunità, che volle venirci a sa-
lutare mentre noi n n finivamo di ringraziarlo per
la cortese e preziosa spitalità eh ci aveva e n-
cesso.
CAPO Xlll.
Si va verso Nazareth.
La carrozza precipita, e noi abbiamo la for-
tuna di vedere il mare da una parte e la mon-
tagna da ll 'altra, e godere un po' di fresco, ma
insieme molta polvere. Caifa è piccolina, ma
graziosa, pulitina, e le sue vie sanno quasi nulla
della miseria musulmana. 'i corre: si passa ra-
sente alla stazione della via di Damasco... Oh
quante palme i vedono mai! Chi mi sta ai
frnnchi mi dice: « Oh non faccia tanto stupore,
sa, perchè Caifa è la città delle palme I..
Dopo qualche minutu, lasciando quei pochi
frutteti di aranci e di fichi si entra in una valle
p iana e cotta dal soJe. Si vedono qua e là al-
cuni branchi di pecore erranti, e poi solitudine.
Come si chiama questo fosso quasi asciutto?
- Dice bene che ora è asciutto, ma se fosse
qui d'inverno..... Vedrebbe quant'acqua. In una
parola è il Kisson.
- Il celebre ton-ente della Scrittura?
- P r l'appunto!
-- È lui? allora la mia mente ricord,'.i il ge-
nerale Sisarn disfatto dagli Israeliti guidati da

18.6 Page 176

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- 172 -
Deb0ra. Cercavo di vedere il sito ove eras1 ri-
parato quel disgraziato sotto la sua tenda o ca-
panna. Ripetevo nel mio pensiero il sublime
cantico di Debora, e di Barac che fu il quarto
giudice d'Israele... Il mio vicino mi destò quasi
da questo po' di letargo per dirmi: Non ricorda
Lei il Manzoui ?
- Oh! sì, dici bene. Egli annunzia che un
giorno il Signore avrebbe pensato al suo paese,
a ugur~ndo:
Quei che in pugoo a lla maschia Gaiek
pose il maglio, ed il colpo guidò.
« Il torrente di Kisson trascinò via i loro
cadaveri, il torrente di Gadam in, il torrente
di Kisson! calpesta, anima mia, quei campioni! »
Quanta differenza con lo spirito evangelico.
· Si lascia la pianura e si sale una collina di
rocce calcaree, ma poi si discende e ci si ·apre
dinanzi la fan?,osa pianura di Esdrc/011 il cnmpum
magnmn della Bibbia. si vedono i monti di
Gelboe e di Galaad, dove le fanciulle d'Israele
piansero con la figlia di Iefte. La terra era
nuda e riarsa dal sole, quando noi la traver-
savamo; doveva essere feracissima quell a pia-
nura; ma adesso è proprio deserta. Eppure quanti
eserciti passarono per quei campi: qui Sa ul e D a-
vide h.an combattutopiù volte: qui Acab, Gezabele
e Nabot, Elia ed Eliseo passarono e ripassarono;
qui tante volte passò il Divin Redentore con gli
Apostoli... e poi venne il crociato Guido da Lu-
signauo a misurarsi con Saladino e più tardi
anch e Napoleone. Quante ombre di grandi, d i
ero i, di profeti,di Santisi vedono errare per quelle

18.7 Page 177

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- 1 73 -
solitudini: SeJ.Ubra che vengano a conversare fra
loro! A metà via ..:i fu una piccola sosta, dove
si potè avere un p ' d'acqua ma caldissima, ed
i nostri c..ivalli poteron riposarsi dalla lunga
corsa.
S0110 le cinque e non appare ancora vicino
lontano la ,.;ara terra di N azarelh. 8i guard a
intorno, si ripete con una ..:erta enfa si: Di G'elbot•
son questi i 111rmlil e di ripicco il mio vicino
tragico, alzando la voce esclama : Bclt'ulba i
qucslal da tappeti ::.·uoi, mai Saul s'alzava ecc., ma
senza affetto, perchè si vuole Nazareth I I nostri
poveri cavalli sono stanchi. Si recitò al cader
· della sera l' , l11gclirs Domini, pensando, che pro-
prio in quella parte di terra fortunata, il mes-
saggicro celeste aveva portata dal cielo
la da tnnt't1uni l><c1·im ata pac
Si è impazienti.
In lontananza si vede apparire una borgata
» Ecco Nazareth! .. si grida. Ma chi è 'pratic .
del paese ci dice che siamo ancor lonhmi.....
Cade la sera, e siamo tuttavia in viaggio. Al-
lora uno preso dalla malinconia, d iventa poeta
ed esclama:
Sping,mdo l'avido
sguardo lontano,
ti cerco, o ~ azareth,
ma sempre invano I
Fina lmente do1 o molto desiderio, piegandosi
la carrozza a sinistra, si vede come in bell'an-
fiteatro, alla chiusura di wia vaUe, sparsi tanti
lumi, e chi era pratico del sito, ci dice: « Ecco
N,izarelhl »

18.8 Page 178

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- r74 -
Ho sotto gli occhi cinque o sei libri che nar-
rano variamente il viaggio a Nazareth, con le
d iverse impressioni. Sono però tutti d'accordo nel
dire che la strada da Caifa a Nazareth è sembrata
loro eterna. Bisogna provare per credere solo in
un secolo del vapore e dell'elettrico. Malgrado la
noia provata, anche col pensiero si rifà questa
via adesso con molta soddisfazione.
Non si disse più nulla, ma compresi da com-
mozione e da pietà, si volle ripetere l'Angelus
Domini e raccolti in silenzio ciascuno pensava
che la erasi incarnato il Figlio di Dio, là Maria,
Gesù, Giuseppe erano vissuti molti anni, e che
noi cominciavamo a respirare la medesima aria;
vedevamo le med esime colline vedute da loro
per sì lungo tempo, e che si camminava su quella
terra e forse in quelle stesse vie, per le quali
avevano camminato essi. Tutto questo occupava
l'anima nostra, la teneva incatena ta e rendeva
muta la nostra lingua.
Con quanta difficoltà si ascese alle nostre case!
E giunti noi avremmo avuto più volontà di ri-
poso che d i cibo. Invece quante cortesie ci fecero
ma i. E tutti a tempestarci perchè così tardi! per-
chè ad un'ora così insolita, e chiederci notizie d el
viaggio, degli amici; di Don Rua, di Torino e di
mille altre cose.
CAPO XIV.
D. Bosco a Nazareth!
Non posso esprimere a parole tutta la gioia ,
che si è provata nel metter piede sulla terra

18.9 Page 179

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- 175 -
he1u:ùelta ! Og~i la 'hiesa fest ggia il bel nome
ùi Maria, c :siamo ùi:;1.:esi a ùire la messa 11ella
Cella, convertila in ricchis:sima Cappella, ove si
crede che l'Arcangelo Gabriele abbia portata la
celeste ambasciata. Si, discenùe per una scala
comoda e ùi marmo. E lulla occupata da divoli
che stanno pregando aspeltaudo la messa. Se
a Loreto :si prega già cun tanta pietà, e uno si
senle come ripieno di fervore celeste, assai più
e meglio si prova a 1 azarelh. Oh! come si cerca
cli raccogliersi uel dire la messa I L'av" Jllaria
del Rosario regolarmente si recita in arabo, ma
noi gustavamo uel dirla in Ialino, e i godeva
nel sentir la gente rispouùere con noi. lo non
sapevo capire tanta emozione, e non mi sarei
più mosso di là. Ma se ora posso scrivere, fu
conveniente che facessi qualche sacrifizio. Vidi
il silo donde si mosse la casetta per opera degli
A.ugeli, e non c'è forestiero che trascuri una
tale osservazione... Ho voluto subito dire la for-
.tuna che mi avvenne per dire in seguito ed a
tutto mio agio le notizie storiche e religi se.
on vi ho ancor ùetlo che Nazareth vu I
<.lire fiore; e che appare veramente tale anche
adesso. Essa giace in forma di anfiteatro nel
senso che descrive la collina, che le gira <l'a t-
lorno da lramont na ad occidente ed a m zzo-
giorno; essa è volta ad orieute. Lu collìna è
rocciosa, calcarea e seminata ùi alberi, che ne
rendono gradita la vista. Le vie souo anguste e,
cosa rara, ben s;tlciate, e con poco si potrebbe
meritare la benevolenza dei molli pellegrini.
D. Bosc è a Nazareth da quindici anni circa.

18.10 Page 180

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- r76
D. BeUoni de:;idera va da molto tempo di an-
dare a mettere le sue tende nel paese di Gesù,
ed il Signore lo volle consolare per mezzo di
un confratello, D. Adriano Neple.
Questo ottimo servo di Dio, accomodata
come meglio ebbe potuto la famiglia, aveva
chiesto a l nostro Padre D. Bosco di ritirars i con
lui qual umile coadiutore. Egli fino allora se non
goduto aveva avvicinato il gran mondo, e non
avrebbe potuto in un momento spogliarsi di tutta
la polvere mondana. D. Bosco, che l'aveva ve-
duto più d'una volta a Nizza marittima, a tale
richiestél, mosse qualche difficol tà!
· - Ma potrà lei adattarsi al nostro nuovo
si:;tema di vita?
- Mi metta alla prov.a l
- Sappia che il S ignOJ"e vuole anime gene-
rose. Se ne sente Lei il cornggio?
-- Mi metta alla prova!
- Se è così, io l'accetto, e venga alla prova.
Egli venne oltre ai 50 anni, ed entrò lieto al
noviziato di S. Benigno, e con tanta arrendevo-
lezza ed umiltà da essere di universale edifi-
cazione. Richiamato poi a Torino ed ammesso
alla vita comune si faceva ammirare p er la pun-
tualità al lavoro ed alle opere di pietà.
Aveva sentito parlare di altri coadiutori che
venuti non più giovani, erano riusciti a raggii:m-
gere un alto grado di perfezione. Ed il virtuoso
Neple, ascoltava e poi rivolto a pareva dicesse:
« Oh! se potessi anch' io! » Ed il Signore l'aiutò
tanto da poter arrivare a realizzare ciò che for-
mnva il sommo de' suoi des iderii, cioè ad essere

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Laboratorio delle Figlie di Maria Ausili.1tricc ) n Gerusalemme.

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r

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..

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177 -
1;acerdot , Av ·va folt i su i studi, ott nuli di-
plomi, e ~cntiv11 cb con l'aiuto cli Dio, avrebbe
p tuto servirlo nello stat cclesiastico. Un giorn
ùopo avere lungamente pregato, si presentb a'
su i superiori, e chiese, che voless ro aiutarlo
a compiere uua brama 'che la tanto tempo lo
molestava.
- E quale sar bbe?
- Che mi permettessero di tentare gli studi
ecclesiastici. Già da anni mi sento questa in-
clinazione, e se loro mi pennelt ·sero e mi
mettessero alla pr va, io morirei tranquillo.
- Ma non è troppo, esigere questi sforzi alla
vostra età?
- Non mi pare. Hanno potuto altri e potrò
anch'io, se il Signore lo vuole.
Ed il Signore lo volle, perchè, ad ore tolte sia
al riposo sia alla ricreazione, aveva potuto, lieti:o
prudente consiglio, leggere e studiar alcuni libri
di Teologia, ed anche in breve sostenere gli
es mi. Quale fu la consolazione del suo cuore,
quando si vide vestito da chieric , e poi di
mese in mese, ammesso ad esami straordinari,
compiere gli studi prescritti!
E venne il giorn della prima messa, che
egli p tè dire in Francia in mezzo a' suoi con-
fratelli, amici, parenti con infinita gioia ùel su
cuore.
Ebbe un ultimo desiderio. Ouale mai? di
andare in missi ne, e finir la sua vita tra-
vagliata ed oscura alla salute degli orfanelli.
Chiese ed ottenne di andare in Palestina. tette
qualche l mpo a Betlemrn e poi fu mandalo

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dal suo superiore di là, D. Belloni, a Nazareth,
per fondare un~ casa che dovesse raccogliere
gli orfanelli della terra di Gesù fanciullo.
Ed egli vi andò colla sicurezza di compiere
una vera missione. Ci vorrebbe un volume per
riferire 1 suoi patimenti, le sue industrie e le
benedizioni che vi atlirò da Dio nella mo-
destia del suo apostolato. Pareva l'uomo fatto
apposta da Dio ed inviato a lla salute dei suoi
piccoli fratelli.
Egli arri,vava alla sua nuova dimora in prin-
cipio d'aprile del 1896.
Un testimonio oculare dipiugfl in poche pa-
role l'uomo e le opere sue. Povertà, umiltà, pre-
ghiera e lavoro nel silenzio era: la vita giorna-
liera.
Non è di questo luogo riferire le molte dif-
ficoltà che dovette incontrare nelle cose in quel
principio e consolidamento e sviluppo, e perchè
i avrebbe da andar troppo per le lunghe, dirò
tuttavia la più .grave. Il virtuoso D. Adriano
N eple, per ottenere elemosina corse in Europa,
e mentre correva verso Parigi, fu sorpreso a
Lione da quella malattia, che in poche ore lo
,traeva al sepolcro, e proprio· da poverello del
Signore, all'Ospedale, ove era andato a doman-
dare ospitalità.
Il suo su ccessore ed attuale direttore, nella
costruzione ebbe a lottare forse di più, ma riuscì
a vincere ostacoli che parevano insuperabjli. Ma
il più forte era sempre quella della mancanza
di soccorsi. C'erano debiti a soddisfare, e non
s· sapeva dove trovare un soldo per poterlo

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179 -
fare, e le spese si facevano ogni giorno più
gravi. Si pensò di ricorrere a Torino, e si ebbe
invece la risposta che pareva miglior consiglio
raccogliere gli orfanelli più bisognosi a .Be-
tlemme od a Belhgemal sospendere i lavori
intieramente a Nazareth!
Qui sarebbe da scriversi una magnifica pa-
gina di un lihro intitolato: 1Vr1zarclh d'una volta
e di qul'sli gi·omi, dovuto alla penna di p. Ata-
nasio Emprunt attore principale di quella scena,
che ricorda be_nissimo quella di S. Vincenzo de'
Paoli uel dì della fondazione della gran Casa
di S. Lazzaro a Parigi. Qui per dire in due pa-
role il racconto edificante, riferisco come di-
spose che gli orfanelli scrivessero nel mese di
Marzo ogni a S. Giuseppe una lettera per
dirgli i loro bisogni e .fargli le loro promesse.
Addì tre marzo le domande e le pr messe e-
rano state poste in Lilla piccola taschetta. Le
religiose di I azareth avevano mandato all'Or-
fanotrofio una piccola statua del Bambino Gesù,
si pose la taschetta nelle sue mani, e si pre-
gava con fervore e. speranza.
Or avvenne che nel giorno 19, festa solenne
del gran Capo della Sacra Famiglia, ci provve-
deva largamente ai bisogni d i quella Ca a. Rac-
conta adunque il p. Atanasio: « Questo ra il
giorno in cui arrivava a Nazareth il corriere
d'Europa, e S. Giuseppe ci manderà oggi il soc-
corso che si attende, oppure metterà all a prova
la nostra speranza fino al termine del mese?
L'ansietà e la speranza tengono sospeso il nostro
cuore. Dopo la messa della comnnione, che fu

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- 180 -
sempre geneni le, gli orfanelli vanno in refettorio.
Il p. Atanasio solo erasi ferlllato ancora in cap-
pella, e gli si porta il corriere. Non c'era che
una l ettera a duolo, scritta da mano che egli
non conosceva. Esce qu indi di chiesa angosciato
insieme e speranzoso.
Questa lettera, dice, sarà la risposta di San
Giuseppe alle ardenti suppliche de' suoi orfa-
nelli? Egli rompe ,i sigilli e legge:
« Mio buon Padre,
Avendo potuto ricevere . qualchii somma, ed
avendo saputo che voi avete dei debiti da pa-
gare, io vi spetlis::o quindici mila lire; di cui
dieci per pagare i debiti e cinque per aiutarvi
a vivere per quest'anno. Questa somma la rice-
vèrete subito dal mio uomo d'affari d'Amsterdam.
Vi raccomando di far pregare per me e crede-
temi,
· Vau 3 Marzo 1900
BARONE DE B1umnmN".
La data e ra del 3 marzo, giorno in cui si era messo il sac-
chetto delle lettere nelle mani d i G~ù Bambino I
ES. Giuseppe domandò altri soccorsi per questa
Chiesa e poi pensò a · farsi fare una magnifica
Basilica.
Ricordo che un giorno interrogavamo in tutta
confidenza il ven. D. Bosco sull'inscrizione da
mettersi sul frontone del Santuario di Maria Au-
siliatrice in Torino. Egli si raccolse un poco, se-
condo il suo pio costume, e poi ci rispose: Se po-
tessi vorrei mettervi quesLe semplici parole, che

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spiegano com fu la Madonna che si costrusse il
lempio, con le elemosine di coJoro che da lei
riconoscevano le gra;,;ìe ricevute: a:di/ùavil iihi
domum 1'1aria !
Sulla facciata della bella ed elegante Basi-
lica, che daccanto all'Istituto di (.-/es1ì rrdolescente
si va costruendo, si dovrà illcidere a suo tempo
Ja semplice iscrizione: a:dificavitsibi do11111111Joseph!
Di fatto, mentre si stava pensando ad una
chiesa, che servisse a raccogliere comodamente
i pellegrini che numerosi accorrono in Galilea,
e si temeva di non ricevere i primi soccorsi, in
segno che s. Giuseppe gradiva il nostro progetto
cominciar no le elemosine ad affluire.Si poterono
quindi fare le fondamenta, riempirle, e tirar su
le muraglie, ecl io vidi terminata la Cappella sot-
terranea, e ta le da servire ornai al culto del
Signore. Anzi ho saputo che il primo e più
generoso oblatore desiderò ed ottenne di far
trasportare le sue ossa ill quella pulitissima
Cappella, ove tutti i giorn, saranno celebrate
in bel numero le messe in suffragio dell'anima
dei lor benefattor i.
Per Nazareth.
Quasi un giorno ci vuole per visitare un po' como-
damente la chlesadell'Anunziafa e sue adiacenze.
La bella chiesa attuale che r inserra tante preziose
memorie, non è più nè La Basilica di sant'Elena,
nè quella de' crocia.ti. Se ne vedono i segni
ancora d Ile fon<lamenta,ma nulla più. Vari!'! do·-
vevano es. eTe· le.. celle della Sacra Famiglia,

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d1e Lutlc erano e saranno prc:r.iose, e i pelle-
grini non si saziano di visitare anche nella
loro umiltà. Si vedono an,:ora i segni donde fu
tolta la casetta che ora si venera a Loreto, e
si trovano a metà lo scalone per cui si disr:ende
all'altc1re d ella sacra.Grotta. Tra l'ultimo scalino
e l'ingresso della grotta, c'è un piccolo spazio,
una specie di atrio, con due altari appoggiati
ai lati esteriori della grotta stessa, e ded icati
uno all'arcangelo s. Gabriele, e l'altro a S. Gioa-
chino. Quell o che s i prova in quell a povera grotta,
pensando al gran mistero, non si può ridire,
perciò non tento nepp ttr di ritrarlo con la
penna.
Ora i Francescani hanno intenzione di fabbri-
care una Basilica vera e sulle fondamenta del-
l'antica. Da tempo si raccolgono soccorsi, e si
spera che la Madonna benedirà la generosa
impresa. Fuori della Chiesa un po' più in
si vede un'umile ·casetta, che la tradizione dice
essere il . sito ove lavor<1va il fabbro di Na-
zareth, s . Giuseppe col giovan etto Gesù. In
una Cappella separa ta c'è una magnifica pittura
che rappresenta Gesù nella bottega.
A Nazareth sono continui i pellegrini che tro-
vano alloggio comodo nella Casa:mova a tre
piani. Colà pure ci sono le scuol e per i fan-
ciulli ed una farmacia con dispensa di medicine
gratis. Oltre le camere tutte linde e bene ammo-
bigliate e le sale da pranzo spaziose e bellis-
sime, s i mostra l'appartamento riservato ai
principi. È un vero splendore.
Mentre noi si ammirava questa povertà così

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generosa, chi c1 ac oropagnava ci disse : e Se
tornasse il vostr Re lo metteremmo qui. ,.
- Ci fu già ? gli si diss .
- R come! Era luttnvia principe, ma venne
si regolò come un vero principe cristiano.
Noi sentivamo c n grnto animo <]uesla rela-
.-:ione, ed avremmo volllLD che e ne [oss ri
masta una più c.lur vole memoria. (1)
Ci si soggiuns , che all'alba infausta d l '9
agosto, quando si venne a conoscere il delitto
di Monza e la spaventosa morte del re Um-
berto [, il figlio si tr vava colla sposa appunto
per· le vie di Gerusalemme.
Che potevo io dire? Mi ricordai di ciò che
esclamava.no i Romani quando si faèevano un
lieto augurio, <( q"od feli.r:.ja11sl11111, fortu11nt11111q1te
scit » Oh sia di giocondo, di felice e di fortu-
nato evento!
DaUa n stra medesima. casa si vedeva il lnogo
dove c'era la sin::igoga in. cui il Divin , al ,atore
spiegò il celebre passo di Isaia, e donde i a-
zareni lo cacciaruno pe1 gettar! nel precipizio,
poi la così detta mmsa di Gesù, su cui s1 dice
che il Maestro abb ia mangi~to co' suoi disce-
poli dopo la Risurrezione. E un ammasso di
pietra calcarea. Up po' pii) in basso si vede una
cappella eretta sul luogo in cui si dice, secondo
una rispettabile 'Ongeltura, accorse affannosa
Maria 58. appena seppe del reo attentalo dei
(~) P r l'onore dei nostri Reali pubblicbi mo volentieri queata •
nolizi, cbo ci correggo una impreuion11 ricevuta d" infonoa •
1,ioni cho erano ben divone,

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Nazzareni, e cadde ::;venuta. Ma la salila do-
manda non solo i piedi, ma anche le mani... c i
limitammo a guardarla e rinunziammo al desi-
derio di salire lassù.
Proprio ai piedi della collina dell'orfanotrofio
di Gesù si trovano le scuole dei Fratelli. Sono
belle, arieggiate e benedette come in ogni
luogo. I buoni figli di s. Giovanni B. La Salle
insegnano un po' cli tutto ai concitta dini cli Gesù,
che si radunano ogni giorno alla loro scuola
veramente cristiana.
i--ulla p orta orien ta1e da poco tempo si co-
s trusse un comodo ospedale dove i Fatebenefratelli
esercitano il loro modesto uffic io su quanti poveri
vanno a ·c hiedere sal ute corp ora le. sovente
trovauo anche quella spirituale i mo! ti ricovera ti
appartenenti ad a 1tri r iti.
Da parte oppusta sorge il gr andioso mona-
stero d elle Carmelitane scalze colà rifugiate
d opo, la loro espulsione dalla p a tria . Ben a ltre
istituzioni ci sono a Nazareth e che fanno spe-
rare serviranno a conservare la fede in quella
simpatica terra.
~
Quando passa vo per quelle viuzze sì luride
e si anguste, tutte in p endio, e vedevo quei
giovanetti di IO, di 15 anni, nella loro veste
lunga, stretta a i fianchi, coi piedi nudi, serii
all'aspetto, qua si uomini m a turi, sovente dicevo
a me stesso: « Anche Gesù doveva vestire cosi,
parlare e camminare come questi giovanetti! »
E pensare che era Dio! E che si nascose per
t,anti anni!
Ma se io pen$,WO .i foro, anch'essi dovevano

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18,'i -
pens.-tre a me. E ciò me lo assicurò tmo di
quei giovanetti che un giorno mi passò proprio
rasente, mi fissò bene in volto, poi tutto mera-
vigliato dis e forte a se stesso: « Oh che ha mai
fatto _quel prete che non ha la barba? » e segna-
va pur me, J)llT me, che avevo tutt'altri pensieri
per il capo. Chi mi accompagnava disse: Sa che
cosa le disse quel giovanotto.
- Parlò iu arabo, e non l'intesi...
- Oh! se sapesse I» e p i con aria che voleva
imitare anche il tono della voce del piccolo
arabo,lIÙ ripeteva la domanda strana.
Veramente son rari quelli che si fanno radere
la barba in oriente, ed avendo saput che altri lo
fecero, e che prima anche D. Rua andava senza
barba, ne volli seguire l'esempio. Di qui l'at-
tenzione di questo giovanetto e di tanti altri.
Una delle più dolci consolazioni che provavo
a Nazareth c'era quella di discendere alla fon-
tana, intorno a cui vedevo gran ressa di donne
per attingere acqua. Senza dubbio, dicevo a me
stesso, la Vergine santa veniva oghi mattino con
l'anfora sua graziosamente posta sul capo, come
le fanciulle che vedo sfilare dinnanzi a me. Ella
certo portava il loro costume, la lunga e bianca
veste, aperta sul petto, parlava una lingua affine
a quella che si parla oggi, ed avrà avuto la
fisionomia di queste fanciulle.
·
Si raccontacomespesso metteva pace fra quelle
che si contendevano il primo posto, e che al solo
dire: « C'é Mil'iam/ » la concordia tornava fra
quegli spiriti facilme~te rizzasi. Pensavo a
<JUi te cose, quando !11'.avvenn di vedere pro-

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prio sotto i n ostri occhi nascere un litigio, scam-
biarsi alcune ceffate con una che pareva piut-
tosto pretendente. Mentre si guard ava a quella
scena pietosa mi scapparono q ueste parole!« Oh
se ci fosse qui Maria !... > La fon tana, che ora
serve per tutto il paese è opera di pochi anni;
ma la vera sorgente sta in una cappella tenuta
da' scisma tici russi. Mediante una piccola mo-
neta ci si diede d ell'acqua, e si bevette con pia-
cere. L'acqua è buon a, an zi eccellente, ed anche
fresca... Di là passa a r iemJJire la fo ntana da
cui attingono tutti gli abitanti.
Una sera, mentre si ritornava stanchi all'Or-
fanotrofio uno dei superiori nostri venuto di
Francia, ci raccontava una bella lezione che un
francescano aveva dato un secolo e più prima
a l generale I1mot, dopo la bella vittoria ch e si
era riportata, poco distante, sui Mamaluchi. La
sua tenda era stata collocata un po' fuori di Na-
zareth, ed il pio religioso credette suo dovere
andarlo a visitare. Trovò che stava affilando la
sp ada... Si sa, era soldato e per di più incredulo,
e quindi peggiore di un turco. Appena vide il
religioso, gli disse: L'affilo per te se... e poi cosa
a cui non poteva ri spondergli senza arrossire.
Con un po' di spirito diedegli quel Francescano
una nobile l ezione. ~ Scusi, c i dicono ch e Imo
vengono d a l paese di S. Luig i e d el su o pio ma-
niscalco di Ioinville: e ci fanno bene sperare! »
Iunot capi l'arguta risposta del monaco ed alza-
tosi tutto cambia to, gli porse la mano, dicendo:
Amico, ciò che ho detto sia per celia: entrate, e
beviamp _insieme .tm l?icchiere d'acquavite.

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- 187 -
Il fatto è tuttora vivo in Nazareth, e di quando
in quand i buoni Francescani lo ricordano ai
loro ospiti con un sì bel modo da mettere buon
sangue.
.li Tabor.
Dopo questo po' di riposo ci prepariamo per
la salita al Tabor. Si correva pericolo di non
poterci andare per mancanza di cavalcatura, e
,poi un amico vicino' che aveva saputo il nostr
disagio, ci venne in soccorso. Un gran pellegri-
naggio ci tolse tutti i muletti del paese, ed
ecco perchè abbiamo dovuto ricorrere all'aiuto
esterno. Si potè partire alle due 1/~ e per vie
disusate, cioè dirupate che farebbero gelar il
sangue anche al più coraggioso. Mi si faceva
animo dicendo che il brutto cessava subito poichè
si vedeva che io ero deciso di an ia're a piedi ed io
poveretto credevo a lle loroparole... Sl, si, il brutto
di quella parte cessava per dar passaggio come
per incanto altrove ad un altro più brutto. Dopo
un lungo tragitto finalmente siamo arrivati alla
porta di Nazareth, e ci mettiamo davvero non
sulla via ma almeno sul sentiero che traversa
di solito il pellegrino. Più di una volta ci di-
cevamo: Se facesse una volta questa strada
l'imperatore Guglielmo! Egli sl che riuscirebbe
a renderla meno disagevole. Di fatto da Nazareth
pel Tabor egli passò per un,al tra pa~te, e quasi
all'improvvis fu resa carrozzabile. E tutto dire
qt~ando si è imperatori!..
Pel cammino ci incontrammo con un pelle-
grinaggio francese ed a~ericano del Nord. Es i

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- 188 -
avevano fatto il giro a l rovescio, e per e vitare
la faticosa via di terra erano andati da Beyrut
a Damasco sul vapore, e poi da Damasco erano
passati a Tiberiade e finalmente al Tabor, Na
zareth, e per Gi'affa a Gerusalemme. Oh ! come
ci salutammo di cuore, mentre le nostre povere
cavalcature oi trascinavano in mezzo ai sassi !
Qualcuno ci riconobbe come salesiani e ci sa-
lutò con enfasi, e noi abbiamo risposto con
eguale trasporto. Un prete francese ci domandò:
--Andate al Tabor?..
- · Sì, padre!
- Che orrore! Che strade!
- Come quelle di Parigi?
-- Quasi!
Non abbiamo potuto continuare, perchè il suo
cavallo lo portava in fretta ed egli aveva an-
cora l'attenzione di aizzarlo.
Son sicuro che gli Inglesi, che si dicqno
amanti di emozioni, ne troverebbero più d'una
se volessero andare anche una volta da Nazareth
al Tabor.Finalmente si arriva a i piedi della santa
montagna, quando il sole era tramontato. È un
monte isolato d'una struttura tutta particolare,
rotonda: sembra un altare gigantesco. Il suo nome
stesso significa altezza, ed è veramente altissimo.
Pochi alberi e magri nella parte bassa, più rari
ancora e più magri in alto. Dovunque le roccie
calcaree ne rendono irti i fi anchi. La strada
qui doveva due o tre anni fa essere più co-
moda; cioè all'epoca del gran passaggio di Gu-
glielmo, ed ora poco alla volta, ritor;ia quale
era cioè una incavatura fatta nella roccia viva,

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- 189 -
od in quel poco t rreno che vi si trova e rie1n-
pila p i ùi pietrame. lo vedevo i miei com~
pagni che ùi buon passo e potevan su montar di
1a:biappa in chiappa> ed invece il mio p vero
asinello stanco ed affaticato saliva su adagio e
sudando. Tutti i m menti cbi devo ad alta v ce,
« Amici, siamo in cima? > Ed essi impreteribil-
m nte rispondevano: « 0i siamo tosto. > E
questa risposta spesso me la dava da me stesso,
ma non ridendo. Vi assicuro che stare in sella
come da noi non è il grand'affare; ma il dover
puntare sulle staffe, aggrapparsi alla criniera e
tratto tratto temere di fare col cavallo il salto
di qualche roccia d'esser buttato giù in mezzo
a quel tritume di pietre, era tale esercizio di
equilibri da far udare piu d'una camicia.
Ci di no che ci sono nascosti molti scia-
calli, ma innocui... Furono però v dute anche
delle pantere, e vi assicuro che qu lla memoria
mi faceve temere di ·vederne sbucare fuori
qualcun.i ... Che con qu st b lv n n si s heria;
e notare che ebbero l'ardimento di andare a bere
alla cisterna del conv nto ! Quindi, vedendomi
un po' troppo isolato, andavo avvinand mi chie-
dendo s si ra. ginnli. Finalmente ci si arriva
alla cima, La vetta del Tabor somigl iante a vasta
piattaforma, è occupata da un convento di
Francescani, che hanno anche Casanova e da
w1 altro di Greci scismatici. faavamo aspettati
e fummo ricevuti. come fratelli dai buoni Fran-
cescani; ed ssendo venerdì abbiamo avuto oc-
casione di far un poco di Via Crm:is I Oh! come
mi pareva di prega meglio lassù.

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L'ospizio è piccoletto, ha un solo piano, una
semplice cappella con un solo altare... Tuttavia
, la sala pel ricevimento dei pellegrini con alcu-
ne camere attigue è grande e bella. Tra le cose
che l'adornano, colpisce l'occhio un'enorme iena
imbalsamata posta sul fondo di essa. Fu presa
alcuni anni fa dal servo dell'ospizio, e collo ata
come trofeo di gloria. Il terreno dei France-
scani è il più grande e meglio coltivato del monte;
dico Francescani, perchè dall'altra parte in fac-
cia, v'è l'ospizio dei Greci, con bellissima chiesa
a tre navi. Non so dire di questi altri, perchè
non osai interrogarli, ma in rimirarli ho pro-
vato in me un profondissimo senso di malin-
conia. C'è dell'aitro. « Voi vi accorgete dove
col tivano loro, perchè tutto è arido e secco;
vera immagine della loro missione, mi diceva
il buon la ico; invece dove siamo noi veda
che rigoglio cli vegetazione ! Anche i Turchi
notano questa differenza e la rinfacciano ai
Greci.
Dall'ingresso della porta esterna all'ultima
estremità di esso, vi è circa un chilometro con
terreni fruttiferi a destra ed a sinistra, senza
dire del bosco ove pascolano alcuni vitelli ap-
partenenti all'ospizio.
Era venuta oscura la sera, e ci si fece in-
vito per la cena.
Tra un boccone e l'altro ci si chiese se ave-
vamo intenzione di celebrare...
- Chi ne dubita? purchè non rechiamo tanto
disturbo.
·- E dove? In cappella oppure sulle rovine

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della Basilica? La vogliono dire, dove sembra
avvenuta la Trnsjigurn:siont ?
-Masesipotessesi farebbequalunquesacrifizio.
- Va bene, va bene! D mani prima dell'alba
sarà tlltlO in orùiue... QLtesta notizia mise .il bu n
umore e tolse la malinconia tlella lunghezza del
viaggio e de' suoi strapazzi.
Di fatto all'indomani io mi svegliavo alle
quattro, cercavo di fare il più gran silenzio pos-
sibiJ e e uscendo piega i a destra per ce1·care ove
era l'altare per la messa. E vidi laggiù, laggiù
quasi a vista d'occhio, un altare, un cappuccin
inginocchiato, e vi, andai... Era dove avevo
da dire la messa. E incredibile l'emozione che
si prova nel cuore quand si è preoccupati da
memorie così care!
Il buon laico servì alla mia messa, poi a.
quella di uno d·ei compagni, e poi a breve in-
tervallo anche nlla terza!
-- Fratello n n ha paura di farne un'indige-
sti,..me?
- Le sono ancor poche tre- s le! Quando ci
sono i pellegrinaggi faccio festa, perchè allora
me ne posso servire alnieo.o dieci o dodici...
Io sentivo e ammiravo; tuttavia volli doman-
dare al fratello di Casanova notizie più posi-
tive. E mi ha ric;posto:
- Quel fr tel10 là non si sazia mai di servir
messe... Alcune volte incomincia all'una o alle
due e tira avanti Jìno a m :,,;zogiorno ed ultra ...
- Senza mangjare ;>
- Certamente I Si che sa ancora se si mangia
4uel là! è un santo già del paradiso.

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Abbiamo poi saputo c he era di Mond0vì,
della provincia di Cuneo, e che si trova sul
T abor da venti e più anni.
- Fratello, gli dissi, non pensa più a tornare
nei nostri p aesi ?
- A far che? Di qui si va meglio in paradiso.
Veramente non aveva torto. La sua compagn ia,
il suo semplice discorrere ci sollevava più in su
ancora del T abor, e produceva sul nostro ani-
mo un gratissimo senso di alza rçi di più al cielo.
Verso le otto ci disse: Ora vengano, perchè
frate! Mic hele ha preparata loro un poco di
colazione.·
Mentre si prendeva il caffè, con uva fresca e
soavissima, ci arriva il padre Presidente, buon
Sassone, ma che parla benissimo l'italiano. Egli
conosce a perfezione il passato del T abor, e
spera di vedere anche il suo avvenire.
Devo p erò aggiungere un p iccolo' episodio.
Si vedeva scorrazzare su e giù per il cielo un
certo numero di nuvoloni, che q ui da noi ac-
cennerebbero una pioggia abbon dante. E n oi coi
nostri costumi europei guardavamo tremando
d'esser sorpresi d al ca ttivo tempo fuori di casa.
- Oh non temano, qui non piove mai che
verso dicembre.
- Eppure:nubi ad agnelle e p ioggia acatinelle.
- Ciò vale per l'Europa. Stiano tranquilli che
non p iove. Quas i, quasi n on a veva finito di dire
ch e ci venne giù un vero acquazzone. (1)
(1) Questa poca pioggia fuori stagione dicono che non porta
fortuna, e gli abita nt i la temono. El perchè? Essa non fa che

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- 1 93
h ma e nun piov qui ...
- i-ita n vedere che è una pioggia :.isciutt,1...
Un tale elle ci ;iveva creduto, e come non cr -
d ·re? e si era nllunlanato cln n i, al sentire
qncl fra nss,1 ùi pklggia sugli alh •ri ' :mli
tegole; he cusn è? gridò, 111:1 se 11011 piov !
ì\\la s non piove! ,, e, n In. ua voc baritona I
sollazz vole prc11d nL1'Jsi la pioggia, rid va e
c i fo ·eva rid<·(e.
/ ,n /Jasilii:a ,li s1mt' Hlrnrr. IJ p. Presirlen te ci
vo ll e condurre J;\\ d ve i era celebrata la messa,
ve esisl va la chiesa della TrasJigurazionc, di-
slrutla nel set:lll0 vir da Co -roe re tli Persia, rie-
dificala da i Croc iali, e poi dist11.Jtta nuovam ntc
d:. Sa ladin . li r v. Padre così pres a dir :
« [ Crociali avevano edificata una fortezza per
difendersi dalle irruzi :mi, con un l,1rgo fossato
a ll'inl m , come vcdo110, e dodici ·torri. La parte
nuova eh trovasi prima di arrivare all'Ospiz io
è ricostruita sull'anlica dei n,ciati. Le rovine
lella Ba. ilica sono <)lii proprio sull'e. tremitù
del mont . Ad ri nte si vcd ancora la part
inferiore d 1);1 mede. ima, ciuè la c ripta . è
lfL <lr v s i uol ccl brarc. Tutto p ri'1 non è
che un ammasso tli rovi.ii ·
Qual• maestà presenta wai il Tab,ir! S mhrn
a ldiriltnra di essere in ci lo.
iìi che è s rprendente sul Tauor e merita an-
,vi lupp:u· :'l mi;,;lìaia i •·attivi miasmi <1:ltla terra, ondo si pro ..
1.agan,, lu lcl,1,ri. Di fatto ur ;1hhiaroo v,•,luli a.ucor noi in ogni
pa •~e i dolorosi effetli. Non cosi se avesse piovuto almeno un
;a:iomo iutcro! La pioggia coutin un nvrrhbesolfo ntn i micrnbì
i.nfau,t i.

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- 194 -
che solo la fatica di a11dare lassù, è il panorama
stupendo che si dispiega da ogni parte: è forse
la più bella vista di tulla la Galilea.
fo mi ero trascinato stl su dietro a i passi del
padre superiore, e vollo a nord mi segnava il
campo di battaglia tra Salac.lino e Guidò di
Lusignano, il colle delle Beatitudini, la città cli
Sapleid, un centro sacro agli Ebrei; un po' più
ad oriente il grantle Hennon, coperto di neve,
poi parte ciel lago di Tiueriade: a sue!, EJ\\d o r
llove Saul consultò la pitont:ssa: ad :ovest, Naim,
il piccolo Hermo11, la pianura di Esclrelon, e in
fondo ~IJlorizzonte il Mediterraneo. Quante belle
pagine èli storia sacra e ptofana si sp1egavano
sotto ai nostri occhi!
Noi erav·amo sul puntò culminante del monte
sopra ' un enorme macigno testimoniò dell'antica
costruzione- colossale ora totalmente disfatta. Si
girava l'occhio a·a ogni parte per godere <l'i quella
vista magnifica, benchè il vento ci flagellasse
senza pjetà e miuacèiasse di spazzarci:via.
Ançhe prescindendo dalla gloriosa Trasfigura-
zione del Redentore, s. Pietro aveva ragion e di
esclamare al divin l\\faestro: « Signore, è cosa
buona il restarcene sempre qui."' Luogo più
poetico, p subbi ime non ebbi ancora a vec\\cre
e quel1'01'a fu la più soave fii,ora goduta.
- Ma padre, il Tabor sarà sempre così ?_Non
si pensa a ricostruire ? « Egli mi guardò sorri-
dendo, e po'i con_.qu ell'italiano,che accusava il
tedesco mi rispose: « Si ha _intenzione di far di
nuovo un bel Santuario e qui sul posto antico
,-pecialmente adesso che la Giovane 1'11rc/1ià pnl·

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decisa a ernie dcr i un p1 ' pi,'i di libertà. N 11
sarì1 come quello d i Crociati,ma alm no almenu
si cercherà che gli si avvicini. Per questo il nostro
' llpe riore comincia a raccoglier clemosin. . ,. Che
potevo risp ndergli?Cbe il Signnrt;> rompia prcsll•
quesLi loro desideri!
1fentre eravamo ancor tutti ammirati della
iJiocondissima vista1 e d ' gen rosi propositi d i
cus todi di Terra Sant,1, la campana suonò le
dodici; l'11ra della rcfe,:ioue. bb iamo ancor
d tto 1111;1 pi cola orazione 1,\\ ripeten lo le pa-
r 1Je cl i san _pietro: l/011u111 tsl 110s hi,· eJ·sd · e si
rispos con piacere: 11,11:iamus tria tabrmllc1tl,1 !
TI frate) cucin iere, vedendo la compiac nza
del Superiore con noi, all;irgò la benefi a man
e c i preparò tm pranzett , che condito coli 1w
po' di buona ciera, ,;e l fece e mparire qui i-
tissimo.
Verso la fi n e riapparve il Presidente, e mentr
lo si ringraziava di tutto, ci fferse il libro de'
forestier i p r rn ttere il nostro nome. Non do-
vevo e Il n poteva limitarmi, a l nostro semplice
nome che <li~eva nulla, h volut agg iungervi
questi due v rsi:
•' rl partir da Te, sento di Pietro.
o Tabor, le parole ed il desio!
il piè va lento innanzi, e torna indi tro
il peosicr, il sospir cd il, deslo I
chi venne meco, qui contento lascia
ogni pena deU' alwa ed ogni a111b:o.scir1.
e sul Tabor terreno, o buon Signore,
venimmo, che sali.amo anche al celeste,
D. Bosco' ci scaldò d'un santo ardore,
egl i c i meni all'eternali feste I

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,
- 196 -
,, agli ospiti co,'lesi, al l<Jro zelo
larga ottenga con uoi me rcede in cielo.
Un po' rlnpu mezzogiorno e sulto un sole r0-
vente s i cli:;..:esc d al Tabor per rihnuare a Na-
zareth. Ci vollero più d i tre o re... C iu11ti ad un
posto ove il muletto stenLava a passare, uno ci
disse: « Proprio qui un giorno passò il n ostro
s uperio re di Nazareth e l'as inell o si p iegò a l-
q uanto da una pa rte e gli ru1ipe come se nulla
fosse lo stin r;o. Pensi c he d olore! Qui lonta no
da tullu e da tutti: e come ce lo portarono a
casa ! Per fo1·tuua si era già trascorso il m a I
passo, altrimenti c he pau ra avre111mo avuto . ~e
al solo ricordo
la mente di sudor ancor n1i bagna!
G iunti sul Ii111itare ùi N aza'retli, si volle
discendere dalle cava lca ture, e per via meno
disagiata salire a casa . Eravamo in mezzo a i
nostri all e quattro di sera, e con il \\.: llLlJ'C d oppia -
mente sndd isfa lto .

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JNJ I 'h
. . . . . . . . . . Pt1g-. 3
i\\ PO 1...... Da Torino a llo111a.
CAPO li .... Da Napoli .111 Altss.&ndri.1 di E •itt<>
CAPO 11 I ... Al andri:, . . .
CAPO I\\ ... Si va ., Porto-Said.
'APO V.... A Giaffa • . . .
CAPO VI. .. . Si parto por I citt:\\ anta
CA!10 Vll .. B tlemmo o i uoi dintorni
CAPO Vlll. Alla Viaitarioue.
CAPO I .... GerusaJ mmc:, . .
CAPO~•..... Ad Emmaus . .
7
13
211
4'
49
56
6r
95
98
CAP X l... Tn viaggio p r Galilc.,
lfoot C,inn ·lo .
CAPO · 11 .. TJ mont Carmelo . .
.hrrivo al
CAPO XIII. Si "•' ven10 N,11, r tb .
CAl'O XIV.D.J.lo,ctJ n ,'.i.,rl'lh! .

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Visto: Nulla osta alla st~mpa.
S. Ren,:t:110 Ca,umesc, ,10 gm11aio 1(Ju.
,l/011.•. A:m1rn,, C1ocCHF.Tr1 pre11.

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p. 15) t splwdida copuli11n.
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Ln legge del digiuno dell'astinenza esposla in
forma di oatechism? da un sacerdote cooperatore
salesiano della diocesi di Reggio Emilia. - in-2-1,
di pag. 3,.
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