Libro Famiglia Salesian_it


Libro Famiglia Salesian_it

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La Famiglia Salesiana
di Don Bosco

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La Famiglia Salesiana di Don Bosco
Coordinatore
Don Jayapalan Raphael Sdb
Segretariato della Famiglia Salesiana
Don Eusebio Muñoz Sdb
(Delegato del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana)
Don Giuseppe Casti Sdb, Delegato Mondiale ASSCC
Don Pierluigi Cameroni Sdb, Animatore spirituale ADMA
Don Joan Lluis Playa Sdb, Assistente spirituale VDB, CDB
Don Jayapalan Raphael Sdb, Delegato Mondiale EXA-DB
Suor Maria Luisa Miranda FMA
Dina Moscioni TR
Cristiane Monteiro CN
Collaboratori
Don Luigi Fedrizzi Sdb
Luciano Arcarese
Gaetano Cavallaro
Pierluigi Lazzarini
Copertina
Alfredo Franciosa
Layout
don Pierluigi Lanotte
Chiara Veneruso
IME Comunicazione - Napoli
Copyright (diritto d’autore)
Sede Centrale Salesiana
Via Marsala, 42
Tel. 06.656.121
00185 Roma, Italia
Gennaio 2020
Tipografia
Istituto Salesiano Pio XI Via Umbertide, 11
00181 Roma Tel. 06.78.27.819

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Papa Francesco:
“La Famiglia Salesiana nella Chiesa
al servizio dei Giovani”

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Presentazione
”Con umile e gioiosa gratitudine riconosciamo che
Don Bosco, per iniziativa di Dio e la materna mediazione di Maria, diede
inizio nella Chiesa a un’originale esperienza di vita evangelica.
Lo Spirito plasmò in lui un cuore abitato da un grande amore per Dio e
per i fratelli, in particolare i piccoli e i poveri, e lo rese in tal modo Padre
e Maestro di una moltitudine di giovani, nonché Fondatore di una vasta
Famiglia spirituale e apostolica“.
Con queste parole inizia la Carta di Identità della Famiglia Salesiana,
testo elaborato nel tempo, in cui ci riconosciamo come Gruppi e singoli
membri, uniti nello Spirito di Don Bosco ed esprimiamo quell’identità
del Carisma Salesiano il cui patrimonio appartiene alla Chiesa e che noi
custodiamo e facciamo fruttificare.
Ma, oltre a condividere il carisma e la missione che ci sono comuni,
come in ogni famiglia la conoscenza reciproca e l’apprezzamento
sono fondamentali per stabilire legami forti e solidi. Ecco perché la
suddetta Carta d’Identità ci ricorda, all’articolo 38, che ”la Comunione
della Famiglia Salesiana si fonda, oltre che sul comune carisma e sulla
medesima missione, anche sulla conoscenza e l’apprezzamento dei
diversi Gruppi che la compongono. L’unità, infatti, non è mai uniformità
ma pluralità di espressioni convergenti verso un unico centro“.
Con questo intendo presentare, cari fratelli e sorelle della Famiglia
Salesiana, questa pubblicazione a me molto cara, che ho desiderato
si pubblicasse e che vede la luce quasi al termine del sessennio del
mio servizio come Rettor Maggiore. Il contenuto non è nuovo. Già nel
1988, nel primo Centenario della morte di Don Bosco, fu pubblicata
una prima edizione che presentava i gruppi fino allora riconosciuti
ufficialmente come appartenenti alla Famiglia Salesiana e gli altri in via
di riconoscimento ufficiale.
Il volume pubblicato nel 2000 includeva solo i gruppi ufficialmente
riconosciuti fino allora, ed erano in tutto 20. In quella stessa
pubblicazione si diceva che c’erano altri gruppi che avrebbero potuto
essere riconosciuti ufficialmente in futuro.
Sono trascorsi 19 anni e, dopo lunghi e impegnativi processi di
discernimento e maturazione, con la benedizione del Signore, la
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Famiglia Salesiana di Don Bosco oggi è composta da 32 Gruppi
distribuiti nei cinque continenti. Tutti hanno nel Rettor Maggiore il
loro punto di riferimento: ”in forza della loro comunione apostolica di
natura carismatica, i Gruppi che costituiscono la Famiglia Salesiana
riconoscono nel Rettor Maggiore, Successore di Don Bosco, il Padre e il
centro di unità della Famiglia stessa“ (Carta d’Identità, n.45).
Il “Libro della Famiglia” che vi presento, è anzitutto un motivo per
ringraziare Dio per il dono che la nostra Famiglia Salesiana è per la
Chiesa, frutto dell’azione dello Spirito Santo, in vista di una missione.
È anche un motivo per ringraziare il Signore Gesù per la protezione
materna che Maria Sua Madre esercita su tutta la Chiesa e su questa
umile famiglia religiosa che è, si sente e si riconosce come Famiglia
mariana. Ed è, infine, una bella opportunità per ringraziare lo Spirito
di Dio per averci donato il nostro Padre Don Bosco, poiché questa
Famiglia non è nata come il frutto di un progetto solo umano, bensì
dall’iniziativa di Dio.
A Lui ci affidiamo come Famiglia per cercare sempre il bene di tutti
i ragazzi, delle ragazze e dei giovani, specialmente i più poveri e
bisognosi e quelli scartati da questo mondo, diventando una presenza
incoraggiante e una mediazione per le loro famiglie (quando le hanno),
per essere sempre più sensibili ai bisogni e alle attese della gente
semplice e che cerca Dio.
Concludo ringraziando per il generoso lavoro quanti hanno reso
possibile questa pubblicazione e innalzo la mia preghiera, a nome della
nostra Famiglia Salesiana, Famiglia di Don Bosco, chiedendo a Dio di
concederci la grazia di essere sempre fedeli, perché, guidati da Maria
Ausiliatrice, percorriamo con gioia, insieme ai giovani, il cammino che
conduce all’Amore.
Torino Valdocco, 08 dicembre 2019
Don Ángel Fernández Artime, Sdb
X Successore di Don Bosco
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Introduzione
In occasione dell’incontro della Consulta Mondiale
della Famiglia Salesiana, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández
Artime, ci ha invitato a elaborare una nuova edizione del libro “La
Famiglia Salesiana di Don Bosco”.
L’edizione dell’anno 2000 era, infatti, ormai datata, e nel corso di questi
ultimi anni nuovi Gruppi sono stati accolti nella Famiglia di Don Bosco.
Don Ángel ha inoltre rilevato come questa realtà ecclesiale abbia fatto
un lungo e ricco cammino, con cambiamenti molto significativi. Per
questo ci è sembrato non soltanto opportuno, ma anche necessario,
curare una nuova edizione di questo prezioso volume.
Così è stata avviata la preparazione di questa nuova edizione. Alcuni
membri del Segretariato per la Famiglia Salesiana don Eusebio Muñoz,
don Giuseppe Casti, don Jayapalan Raphael, don Pierluigi Cameroni e
don Joan Lluís Playà – si sono presi questo impegno e, dopo un lungo e
laborioso percorso, si è giunti al testo che avete ora tra le mani. Il lavoro
di coordinamento, svolto da don Jayapalan, è stato determinante per
il buon esito del progetto. L’ispirazione e gli orientamenti continui del
Rettor Maggiore ci hanno permesso di camminare con sicurezza verso
obiettivi concreti.
A partire dall’edizione originale in italiano, il libro è stato tradotto in
francese, inglese, polacco, portoghese e spagnolo. Così si è risposto
all’universalità della Famiglia Salesiana, offrendo un documento
significativo nelle principali lingue dei Gruppi. Alla traduzione ha
contribuito un considerevole numero di persone, che ringraziamo per
la dedizione e la competenza.
La riedizione del libro ci aiuta a comprendere meglio la vitalità di una
Famiglia carismatica della Chiesa che è cresciuta in modo significativo,
sia quantitativamente sia qualitativamente. È facile prendere
coscienza del fatto che il notevole aumento dei Gruppi nel corso degli
anni mostra l’attualità del Carisma Salesiano. Questa sorprendente
crescita, accompagnata da un continuo cambiamento in ciascuno dei
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Gruppi, riflette la profondità della risposta che la Famiglia di Don Bosco
sta dando alle sfide di un tempo, come il nostro, in continuo divenire.
Il libro esprime, pertanto, la risposta della Famiglia Salesiana ai continui
richiami di Dio, seguendo le orme tracciate da Don Bosco.
I destinatari del libro sono, innanzitutto, i Gruppi della Famiglia Salesiana
e ciascuno dei loro membri. Vuole, inoltre, essere uno strumento per
rendere visibile la Famiglia Salesiana nella Chiesa e nella società,
insieme al grande movimento di persone che s’ispira a Don Bosco e al
suo messaggio educativo.
Ci auguriamo che queste pagine siano una ragione in più per ringraziare
Dio per l’impagabile dono della Famiglia Salesiana per la società e la
Chiesa. Il contenuto del libro diventa un invito a rispondere a Dio con
fedeltà. Facciamo parte di una storia sacra, segnata da numerose
testimonianze di santità, dove Maria Ausiliatrice continua a fare
miracoli, accompagnando la nostra risposta alla vocazione ricevuta e
alle continue domande dei nostri destinatari.
Fraternamente,
Don Eusebio Muñoz Sdb
Delegato del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana
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Preghiera a don Bosco
Padre e Maestro della gioventù,
San Giovanni Bosco,
che, docile ai doni dello Spirito Santo,
hai lasciato in eredità alla Famiglia Salesiana
il tesoro della tua predilezione
per “i piccoli e i poveri”,
insegnaci a essere ogni
giorno per loro
segni e portatori dell’amore di Dio,
coltivando nel nostro animo
gli stessi sentimenti
di Cristo Buon Pastore.
Chiedi per tutti i membri della tua Famiglia
un cuore pieno di bontà,
costanza nel lavoro, sapienza nel discernimento,
coraggio per testimoniare il senso di Chiesa
e generosità missionaria.
Ottieni dal Signore per noi
la grazia di essere fedeli
all’alleanza speciale
che il Signore ha fatto con noi,
e fa che, guidati da Maria Ausiliatrice,
percorriamo con gioia,
insieme ai giovani,
il cammino che conduce all’Amore.
Amen.
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Abbreviazioni
AA Apostolicam actuositatem: decreto del Concilio Vaticano II sull’apostolato dei laici.
AG Ad gentes: decreto del Concilio Vaticano II sull’attività missionaria della Chiesa.
CD Christus Dominus: decreto del Concilio Vaticano II sul ministero dei Vescovi.
ACG Atti del Consiglio Generale SDB.
ACGS Atti del Capitolo Generale Speciale SDB (1971-1972).
ChL Christifideles laici: Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sui fedeli laici (1988).
Const Constituciones oppure Constitutions (+ sigla del Gruppo della FS).
Cost Costituzioni (+ sigla del Gruppo della FS).
DCE Deus Caritas est: Enciclica di Benedetto XVI (2006).
FS Famiglia Salesiana.
GS Gaudium et Spes: Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo.
LG Lumen Gentium: Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa.
MB Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco, a cura del Sac. Giovanni Batt. Lemoyne.
MD Mulieris dignitatem: Lettera apostolica di Giovanni Paolo II sulla dignità e vocazione della
donna (1988).
NAe Nostra Aetate: dichiarazione del Concilio Vaticano II sulle relazioni della Chiesa con le
religioni non-cristiane.
PC Perfectae Caritatis: decreto del Concilio Vaticano II sulla vita consacrata.
PO Presbyterorum ordinis: decreto del Concilio Vaticano II sul ministero presbiterale.
PVA Progetto di vita apostolica dei Salesiani Cooperatori (2007).
SPVA Statuto del Progetto di vita apostolica dei Salesiani Cooperatori (2007).
SRS Sollicitudo Rei Socialis: Enciclica di Giovanni Paolo II sulla questione sociale (1987).
VC Vita Consecrata: Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sulla vita consacrata (1996).
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Carta d’Identità
della Famiglia Salesiana

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1
CAPITOLO
La Famiglia Salesiana nella Chiesa
Art. 1. Esperienza carismatica e spirituale del Fondatore
Con umile e gioiosa gratitudine riconosciamo che Don Bosco, per
iniziativa di Dio e la materna mediazione di Maria, diede inizio nella
Chiesa a un’originale esperienza di vita evangelica.
Lo Spirito plasmò in lui un cuore abitato da un grande amore per Dio
e per i fratelli, in particolare i piccoli e i poveri, e lo rese in tal modo
Padre e Maestro di una moltitudine di giovani, e Fondatore di una vasta
Famiglia spirituale e apostolica.
La carità pastorale, che trova nel Buon Pastore la sua sorgente e
il suo modello, fu per Don Bosco costante ispirazione nell’opera di
educatore ed evangelizzatore, orientandone la vita, la preghiera e lo
slancio missionario. Con la scelta del motto “Da mihi animas, cetera tolle”
volle esprimere la sua passione per Dio e per i giovani, disposto a ogni
sacrificio pur di realizzare la missione intravista nel sogno dei nove anni.
Per rispondere alle attese della gioventù e dei ceti popolari del suo
tempo, egli fondò nel 1841 l’Oratorio, concepito come una grande
famiglia giovanile e istituì la “Pia Società di San Francesco di Sales”, voluta
come parte viva della Chiesa che riconosce nel Sommo Pontefice il suo
centro di unità.
L’incontro con Maria Domenica Mazzarello nel 1864 lo convinse ad
allargare le frontiere educative anche alle giovani; per questo insieme
con lei fondò nel 1872 l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dedite a
un’opera educativa condotta con lo stesso suo spirito, ma interpretato
al femminile dalla Santa di Mornese.
Don Bosco ebbe pure relazione con molti cattolici, uomini e donne,
variamente dedicati al bene dei giovani, alla difesa e al rafforzamen-
to della fede tra la gente del popolo; con essi sperimentò la forza e
l’efficacia dell’operare uniti. Nacque così l’Associazione dei Cooperatori
Salesiani (oggi ‘Salesiani Cooperatori’), impegnati a compiere nelle loro
famiglie, nelle comunità cristiane di appartenenza e nella società, il co-
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mune apostolato giovanile, popolare e missionario, animati dallo stes-
so spirito di Valdocco.
Alla fondazione di questi tre primi gruppi Don Bosco dedicò tempo,
energie, impegno formativo e organizzativo. Pur riconoscendo la
diversità dei campi d’azione, fu sempre convinto che la forza apostolica
dell’intera Famiglia dipendesse dall’unità di intenti, di spirito, di metodo
e di stile educativo. Segno e garanzia di tale unità furono i legami
giuridici delle FMA e dei Cooperatori con la Congregazione Salesiana e,
in modo particolare, col suo Superiore, il Rettor Maggiore.
Da Don Bosco ebbe inizio anche l’Associazione dei Devoti di Maria
Ausiliatrice (oggi l‘Associazione di Maria Ausiliatrice’) per promuovere
la venerazione al Santissimo Sacramento e la devozione a Maria Aiuto
dei Cristiani. Attorno a Don Bosco cominciarono a raccogliersi anche i
primi Exallievi.
Art. 2. Sviluppo della Famiglia
Per la sua statura di ”grande uomo carismatico“1 e di santo, Don Bosco
si colloca con originalità tra i Fondatori di Istituti di Vita Consacrata,
religiosi e secolari, e di Associazioni laicali apostoliche nella Chiesa.
Con stupore e riconoscenza, infatti, il seme iniziale è cresciuto fino a
diventare un albero rigoglioso.
Ai primi quattro Gruppi da lui fondati, numerosi altri Gruppi si sono
aggiunti nel corso del XX^ secolo e all’inizio del nuovo millennio.
Dal Fondatore alcuni suoi figli spirituali hanno attinto ispirazione e
orientamento per dare vita, in diversi continenti e in vari contesti socio-
culturali, a nuovi Gruppi, sorti talora in collaborazione con le Figlie di
Maria Ausiliatrice e col sostegno dei Salesiani Cooperatori e degli amici
dell’opera salesiana.
Molti di questi Gruppi sono stati riconosciuti ufficialmente come
appartenenti, a diverso titolo, alla Famiglia Salesiana. Pur avendo
vocazioni specifiche, riconoscono in Don Bosco il comune ”Patriarca“, si
sentono animati dal suo spirito, che declinano secondo caratteristiche
proprie, e si ritrovano nella comune missione di servire i giovani, i
poveri, i sofferenti, e i popoli non ancora evangelizzati.
1 ACGS 7.
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Altri Gruppi sono incamminati verso una possibile aggregazione a
quest’unica grande Famiglia, significativo segno della perenne vitalità
della Chiesa.
Nell’attuare il rinnovamento promosso dal Concilio Vaticano II, è
cresciuta sempre più la consapevolezza di appartenere a un’unica
Famiglia spirituale e apostolica; si è precisato il ruolo animatore dei
Salesiani, ripetendo l’imprescindibile riferimento al Rettor Maggiore;
si sono potenziati gli scambi fra i Gruppi, giungendo a una comunione
sempre più fraterna e a una condivisione sempre più convinta sia delle
proposte formative sia dell’azione missionaria.
Art. 3. Configurazione istituzionale
Il termine famiglia descrive il legame che intercorre tra i vari Gruppi,
sia pure con intensità diverse. Esso non è semplice affinità o generica
simpatia, ma l’espressione istituzionale della comunione interiore,
carismatica e spirituale; aiuta perciò a precisare i differenti livelli di
appartenenza alla Famiglia Salesiana. Tale appartenenza attinge a uno
spirito comune che fonda la missione ispirata al carisma di Don Bosco,
pur rispettando le caratteristiche proprie e originali di ciascun gruppo.
Ciò esige un saggio discernimento, che può portare al riconoscimento
ufficiale.
Diversi pertanto sono i titoli di appartenenza. Il primo è quello proprio
dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei Cooperatori/trici e
dei membri dell’Associazione di Maria Ausiliatrice: sono i primi quattro
Gruppi costituiti da Don Bosco ed eredi diretti della sua opera. A questi si
devono rapportare e confrontare tutti gli altri Gruppi in ciò che riguarda
lo spirito, il campo di missione, la metodologia di azione pedagogica e
apostolica.
Un secondo titolo di appartenenza è quello dei numerosi Gruppi di
Vita Consacrata, sia religiosi sia secolari, e di alcune Associazioni
cattoliche, sorte per la forza creativa di alcuni figli di Don Bosco. Esse
arricchiscono con particolari espressioni carismatiche e spirituali il
comune patrimonio della Famiglia.
Un terzo livello infine è costituito da titoli particolari di appartenenza
riconducibili alla cerchia di persone che fanno parte del vasto
Movimento Salesiano e che trovano nella Famiglia Salesiana il loro
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nucleo animatore. Esso è formato dagli Amici di Don Bosco, dal
Movimento Giovanile Salesiano e, più in generale, dal Volontariato
Sociale salesiano e da un’ampia presenza di educatori ed educatrici,
catechisti e catechiste, adulti professionisti, politici simpatizzanti,
collaboratori e collaboratrici, anche appartenenti a differenti religioni e
culture, che operano nei cinque continenti.
Il titolo giuridico di appartenenza è conferito dalla lettera di
riconoscimento ufficiale che il Rettor Maggiore invia come risposta alla
richiesta avanzata dai singoli Gruppi.
Art. 4. Unità e diversità
La Famiglia Salesiana di Don Bosco è una comunità carismatica e
spirituale formata da diversi Gruppi, istituiti e riconosciuti ufficialmente
e legati da rapporti di parentela spirituale e di affinità apostolica.
Tale comunità riconosce le diversità. Queste sono: la differenza di
genere, maschile e femminile; le distinte vocazioni specifiche; i diversi
ministeri esercitati al servizio del popolo di Dio; le distinte forme di
vita come religiosi o religiose, consacrati o consacrate laici, cristiani e
cristiane celibi o uniti in matrimonio; il progetto di vita salesiana proprio
di ogni Gruppo e codificato nei rispettivi Statuti; il variegato contesto
sociale, culturale, religioso ed ecclesiale in cui i vari Gruppi vivono e
operano.
L’unità si alimenta della comune consacrazione battesimale che
inserisce tutti nel Mistero trinitario e nella comunione della Chiesa;
della partecipazione alla missione salesiana a servizio dei giovani e dei
poveri e per la promozione di un nuovo umanesimo cristiano; di una
rinnovata cittadinanza e solidarietà globalizzata; della condivisione
dello Spirito di Don Bosco; dello scambio di doni spirituali all’interno
della Famiglia; del comune riferimento a Maria Ausiliatrice e a Don
Bosco, loro santo Fondatore o Patriarca; del legame speciale con il
Rettor Maggiore, successore di Don Bosco.
Art. 5. Il Mistero trinitario sorgente della comunione
La Famiglia apostolica di Don Bosco è prima di tutto e soprattutto una
Famiglia carismatica, vale a dire un dono dello Spirito alla Chiesa in vista
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2.9 Page 19

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di una missione (cf. 1Cor 12,1.4-6); le sue radici più vere e profonde si
trovano, infatti, nel Mistero Trinitario, ossia in quell’amore infinito che
unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito, sorgente, modello e meta di ogni
famiglia umana.
Se tale è la sua origine, i membri della Famiglia Salesiana riconoscono
nella loro vita il primato del Dio-Comunione. È questo il cuore della
mistica salesiana.2
Questa comunione col Dio Trinitario è opportunamente codificata nei
testi costituzionali dei singoli Gruppi.
Il riferimento a Dio Padre ispira e motiva gli appartenenti e i Gruppi della
Famiglia Salesiana ad accogliersi cordialmente come fratelli e sorelle,
perché da Lui amati e da Lui chiamati a collaborare al vasto campo della
missione salesiana; è un invito a superare paure, riserve e diffidenze, e
a valorizzare quanto ciascuno può e riesce a dare.
Il riferimento a Gesù, Apostolo del Padre, inviato specialmente ai piccoli,
ai poveri e agli ammalati, motiva ogni Gruppo a mettere in risalto l’uno o
l’altro dei suoi lineamenti: Gesù bambino o adolescente; la vita nascosta
di Gesù a Nazareth; Gesù obbediente, povero e casto; la sua figura di
buon Samaritano; Gesù buon Pastore che benedice i fanciulli e riunisce
attorno a sé discepoli e discepole; il Cristo che in croce manifesta il suo
amore misericordioso, vittimale o oblativo; il Signore risorto, primizia e
speranza dei risorti (cf. 1Cor 15, 20).
La Famiglia Salesiana mira in tal modo a rivivere tutti gli atteggiamenti
e comportamenti del Signore Gesù, differenziando i suoi servizi a
beneficio dei destinatari particolari dei singoli Gruppi.
Il riferimento allo Spirito Santo rinvia alla fecondità della nostra Famiglia
perché è lo Spirito che, suscitando Don Bosco Fondatore, gli ha dato
una posterità spirituale. Sono così sorti Gruppi particolari per opera di
diversi fondatori, tutti però legati a Don Bosco come il loro Patriarca.3
Lo Spirito perciò sollecita tutti a valorizzare la diversità di carismi e la
molteplicità di forze presenti nelle comunità cristiane, a saper cogliere la
sua presenza nelle coscienze delle persone, anche al di fuori dei confini
2 Cf. VIGANÒ E., Discorso di chiusura, in Atti del Convegno di studio sull’Animazione della
Famiglia Salesiana. (Roma 1980) 56.
3Cf. ACGS 171.
19

2.10 Page 20

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della Chiesa,4e a stabilire saggi rapporti di dialogo e collaborazione con
tutte le persone di buona volontà.
Art. 6. Nella comunione della Chiesa
Lo Spirito di Dio distribuisce ai fedeli differenti carismi «per il bene
comune» (1Cor 2,7), inserendoli armoniosamente nella vita della Chiesa
in vista della sua missione di salvezza dell’umanità.5
Egli è all’origine di una meravigliosa varietà di Gruppi di consacrati e
consacrate che, mentre contribuiscono efficacemente alla missione
della Chiesa, la arricchiscono con diversi doni, manifestando in tal modo
la multiforme sapienza di Dio e rendendo visibili le note caratteristiche
della Chiesa stessa, una, santa, cattolica e apostolica.6
La Famiglia Salesiana è un insieme di cristiani e cristiane, di consacrati
e consacrate che, con l’originalità del proprio carisma e del proprio
spirito, si pongono al servizio della missione della Chiesa, specialmente
nel vasto mondo della gioventù, degli ambienti popolari, dei poveri e
delle popolazioni non ancora evangelizzate (apostolicità).
Vivendo nel cuore della Chiesa e realizzando la missione salesiana,
evidenzia i differenti doni, integra le vocazioni particolari nello
spazio vitale di un’unica Famiglia spirituale e apostolica, esprime la
comunione tra i diversi ministeri, tutti orientati al servizio del popolo
di Dio (cattolicità).
Presente nelle Chiese locali, favorisce la comunione tra di loro e con
il Successore di Pietro, rivivendo così la devozione al Papa trasmessa
da Don Bosco (unità); partecipa alla loro azione apostolica, offrendo
un contributo originale specialmente nell’ambito della pastorale
giovanile e popolare; promuove l’intesa e la collaborazione con altre
aggregazioni e istituzioni per un’educazione integrale della persona; si
prende cura dell’orientamento vocazionale dei giovani, educandoli alla
fede e avviandoli all’impegno apostolico nella Chiesa e per il mondo.
Per realizzare la missione educativa i vari Gruppi valorizzano l’apporto
degli Exallievi e delle Exallieve anche appartenenti ad altre religioni o a
diverse visioni del mondo (cattolicità).
4Cf. GS 22e.
5Cf. LG 12b; AA 3c.
6Cf. PC 1b.
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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La Famiglia di Don Bosco, sviluppando una caratteristica spiritualità
di origine carismatica, arricchisce tutto il Corpo della Chiesa con un
modello di vita cristiana tutto particolare7 (santità). Ne è testimonianza
la numerosa schiera di figli e figlie spirituali di Don Bosco già
dichiarati santi o sante, o incamminati sulla via della beatificazione e
canonizzazione.
Art. 7. Per un nuovo umanesimo cristiano
La Famiglia apostolica di Don Bosco si chiama salesiana perché
collegata a san Francesco di Sales, che Don Bosco scelse come
ispiratore e patrono poiché proponeva, con la sua opera e i suoi scritti,
quell’umanesimo cristiano e quella metodologia della carità che ben
corrispondevano alle sue intime aspirazioni. È un umanesimo che
non ignora la debolezza dell’uomo, ma si fonda sull’incrollabile fiducia
nell’intrinseca bontà della persona, perché amata da Dio e da Lui
chiamata alla perfezione cristiana, in ogni forma di vita.
Tale umanesimo è un aspetto costitutivo dell’esperienza carismatica e
spirituale dei Gruppi fondati da Don Bosco ed è stato fatto proprio, come
preziosa eredità, dagli altri Gruppi oggi aggregati all’unica Famiglia. Tutta
la Famiglia Salesiana s’inserisce, quindi, in questa grande corrente,
offrendo alla Chiesa un contributo originale nell’ambito educativo e nel
lavoro apostolico.
Umanesimo salesiano” per Don Bosco significava valorizzare tutto
il positivo radicato nella vita delle persone, nelle realtà create, negli
eventi della storia. Ciò lo portava a cogliere gli autentici valori presenti
nel mondo, specie se graditi ai giovani; a inserirsi nel flusso della cul-
tura e dello sviluppo umano del proprio tempo, stimolando il bene e ri-
fiutandosi di gemere sui mali; a ricercare con saggezza la cooperazione
di molti, convinto che ciascuno ha dei doni che vanno scoperti, ricono-
sciuti e valorizzati; a credere nella forza dell’educazione che sostiene la
crescita del giovane e lo incoraggia a diventare onesto cittadino e buon
cristiano; ad affidarsi sempre e comunque alla Provvidenza di Dio, per-
cepito e amato come Padre.
Con la fondazione dei Gruppi costitutivi della sua Famiglia e con altre
iniziative apostoliche, come l’espansione missionaria, Don Bosco intese
offrire un proprio contributo alla realizzazione di un progetto di «società
7Cf. ACGS 159.
21

3.2 Page 22

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cristiana» da restaurare nel contesto di secolarizzazione proprio del
XIX^ secolo, o da fondare in contesti non ancora evangelizzati.
In fedeltà creativa a Don Bosco, i Gruppi della Famiglia Salesiana sono
impegnati a offrire alla società d’oggi il proprio servizio, accogliendo
gli orientamenti innovatori promossi dal Concilio Vaticano II e dal
successivo magistero pontificio circa i rapporti della Chiesa con le
altre religioni e con la società contemporanea, centrati sul dialogo
interreligioso,8 sulla difesa della dignità della persona umana e della
famiglia, sulla promozione della giustizia e della pace,9 sul dialogo
interculturale specialmente in contesti multietnici, e sulla tutela del
creato.
Art. 8. Il prezioso apporto della donna
L’esperienza salesiana vissuta dai primi Gruppi e da quelli sorti
successivamente è nata e si è arricchita con l’apporto significativo ed
efficace di numerose donne. È riconosciuto che Don Bosco ha ricevuto
un rilevante contributo da Mamma Margherita nell’elaborazione del
Sistema Preventivo e nella realizzazione del clima di famiglia che si
sperimentava a Valdocco.
Non possiamo dimenticare Maria Domenica Mazzarello, che ha saputo
compiere una lettura al femminile dell’esperienza di Don Bosco,
dandole un volto concreto e originale sia nella vita spirituale sia in
quella educativa ed apostolica, patrimonio proprio delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Le prime Volontarie di Don Bosco, guidate da Don Filippo Rinaldi, hanno
inaugurato la secolarità consacrata femminile nella Famiglia Salesiana:
unite tra loro dai vincoli spirituali dei voti di castità, povertà e obbe-
dienza, hanno svolto la comune missione salesiana nei contesti della
famiglia e del quotidiano luogo di lavoro.
8  Cf. LG 16; NAe 2-5.
9  Cf. GS 77-93.
22

3.3 Page 23

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All’origine di quasi tutti i nuovi Gruppi di consacrate della Famiglia Sa-
lesiana, sorti nel XX^ secolo, troviamo un piccolo gruppo di cristiane,
generalmente di umile condizione e già variamente dedite a opere
apostoliche, che nutrono un ideale di vita consacrata e, guidate da un
vescovo o da un sacerdote salesiano, danno vita e sviluppano nuove
fondazioni.
Negli ultimi decenni del XX^ secolo, una giusta considerazione
della donna nei vari continenti ha portato i Gruppi della Famiglia
Salesiana, e in modo particolare le Congregazioni religiose, gli Istituti
secolari femminili e le Associazioni laicali salesiane, a riflettere sulla
valorizzazione del genio femminile nel nostro mondo, seguendo gli
orientamenti, per tanti aspetti innovativi, del magistero di Giovanni
Paolo II.10
Art. 9. Per nuove forme di solidarietà
L’attuale fenomeno della globalizzazione ha aumentato
l’interdipendenza tra le persone e i popoli nella sfera economica,
culturale, politica e religiosa; indubbie sono le opportunità ma reale
anche il pericolo di tradursi in quelle forme di dominio che causano
nuove povertà e crescente emarginazione; ma c’è un altro modo per
interpretare la globalizzazione ed è la solidarietà ispirata e guidata dai
valori evangelici.
Essa «non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale
intenerimento per i mali di tante persone vicine o lontane. Al contrario,
è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene
comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo
veramente responsabili di tutti».11
I Gruppi della Famiglia Salesiana sono impegnati a esercitare tale
solidarietà attraverso svariati tipi d’intervento educativo e apostolico:
1. L’educazione, che è la forma più alta di solidarietà, se compresa
e realizzata secondo i criteri suggeriti dall’assistenza salesiana.
Oggi potremmo definirla «etica dell’essere prossimo», ossia: in-
terventi personalizzati, rapporti di amicizia e di fiducia, ascolto
10f. MD 20 21 28-31; VC 57-58.
11Cf. SRS 38.
23

3.4 Page 24

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delle attese più profonde dei giovani e dei poveri, individuazione
di risposte possibili ed efficaci, accompagnamento fedele.
2. Il volontariato civile, sociale e missionario, oggi molto diffuso tra
giovani e adulti, che può essere per alcuni autentica vocazione,
poiché esige disponibilità di energie e di tempo; esso mette a
contatto con i problemi concreti della gente, impegna a sostenere
iniziative promozionali, invita a esercitare la corresponsabilità,
sollecita a educarsi al dono e al servizio.
3. L’impegno sociale e politico, attuato soprattutto dai Gruppi di
membri secolari, secondo i criteri espressi dal magistero della
Chiesa. Leggiamo nella Gaudium et Spes: «La Chiesa stima degna
di lode e di considerazione l’opera di coloro che per servire gli
uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il
peso delle relative responsabilità»;12 e nella Christifideles Laici: «I
fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla
“politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale,
legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere
organicamente e istituzionalmente il bene comune».13
Art. 10. Nello scambio dei doni
Eredi tutti del carisma e dello spirito salesiano, i Gruppi stabiliscono
tra loro un rapporto molto profondo, così che ciascun Gruppo realizza
l’identità della Famiglia Salesiana, ma non senza riferimento a quella
degli altri. Infatti, entrare a far parte di un Gruppo, in virtù di una
specifica vocazione, comporta entrare nell’intera Famiglia; è come
sentirsi affidati gli uni agli altri in una relazione di reciprocità.
È allora che i diversi membri consentono alla Famiglia di vivere
l’interezza dei suoi doni e valori, perché nei vari Gruppi si vedono
accentuati particolari aspetti spirituali che sono patrimonio comune e
che, per questo, non possono mancare in nessun cuore salesiano. La
comunione della Famiglia li mette a disposizione di tutti.
Tutto ciò ricade a beneficio della missione, perché consente di svolgere
in modo più adeguato ed efficace la promozione umana e l’educazione
12  GS 75.
13  ChL 42b.
24

3.5 Page 25

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cristiana della gioventù, dei poveri, degli ammalati e dei popoli non an-
cora evangelizzati.
La storia, relativamente breve, della Famiglia Salesiana testimonia che
senza una reale comunione si fa strada il pericolo di un progressivo
impoverimento, fino all’infedeltà al progetto di Don Bosco.
Avvertire che senza gli altri, i membri di un particolare Gruppo non
possono essere se stessi, dovrebbe essere una consapevolezza da
tutti coltivata, ispirando linguaggi coerenti e atteggiamenti concreti.
Art. 11. Con Maria in casa
Fin dalla fanciullezza Don Bosco si è riferito a Maria come a Maestra e
Madre, perché così gli era stata indicata dal personaggio del sogno dei
nove anni.
Nella sua prima esperienza educativa, inserendosi nel cammino della
Chiesa locale, affidò la sua opera alla Madonna Consolata; i ragazzi
«poveri e pericolanti», avvertivano in Lei protezione e consolazione.
Più tardi, vivendo in comunione con la Chiesa universale la definizione
del dogma mariano, propose loro Maria Immacolata, presentandola
come l’educatrice delle energie di amore ed efficace sostegno alla loro
crescita, umana e cristiana.
Infine, avendo sperimentato nella fondazione e sviluppo della sua opera
che «Maria ha fatto tutto», anche con interventi straordinari, dedicò la
nascente Congregazione alla Vergine col titolo di Aiuto dei Cristiani.
Ricevendo poi da Maria l’ispirazione per fondare l’Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, volle che esso fosse un «monumento vivo» della sua
gratitudine all’Ausiliatrice.14 A Lei affidò pure i Cooperatori Salesiani,
affinché ne fossero protetti e trovassero in Lei ispirazione nell’impegno
apostolico. Istituì pure l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice,
legata al santuario di Torino, come un segno di riconoscenza per la
presenza materna della Madonna in tutta la sua opera.
Questo speciale riferimento a Maria ha segnato profondamente
l’identità carismatica e spirituale dei vari Gruppi della Famiglia Salesiana
sorti lungo il XX^ secolo.
14Cost FMA art. 1; cf. MB X, p. 600.
25

3.6 Page 26

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Alcuni l’hanno perfino inserito nella denominazione con cui sono
ufficialmente riconosciuti nella Chiesa, come le Figlie dei Sacri Cuori di
Gesù e Maria, le Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani,
le Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata, le Suore Missionarie di
Maria Aiuto dei Cristiani, le Figlie della Regalità di Maria, le Suore di Maria
Auxiliatrix.
Se tutti i Gruppi della Famiglia Salesiana venerano Maria Ausiliatrice
come loro principale Patrona, alcuni ne evidenziano la presenza con
diversi titoli, per sottolineare aspetti particolari del proprio apostolato.
Maria è considerata non soltanto come Madre della Chiesa e Ausiliatrice
dei Cristiani, ma anche come Madre dell’intera umanità, così che
collaboratori e collaboratrici di vari Gruppi della Famiglia Salesiana,
appartenenti anche ad altre religioni, nutrono per Lei una sincera
devozione. Si può quindi fondatamente affermare che la Famiglia
Salesiana è una Famiglia mariana.
Art. 12. Con riferimento a Don Bosco
Iniziatore di una vera scuola di spiritualità apostolica, Don Bosco è
punto di riferimento per quanti, rispondendo a un particolare impulso
dello Spirito, si sentono chiamati a condividere, oggi, la sua missione
nei vari stati di vita e nelle diverse forme d’impegno.
Ciò significa che l’appartenenza alla Famiglia Salesiana si costruisce
intorno a Lui come a centro unificatore. Di fatto, i fondatori dei Gruppi
sorti nel XX^ secolo sono tutti figli spirituali di Don Bosco, membri della
sua Congregazione. Fu loro costante preoccupazione realizzarne la
vasta missione in nuovi contesti e con nuove forze apostoliche, nelle
quali hanno infuso lo spirito del loro Padre e Maestro. Ciò che lega i
differenti Gruppi e i loro membri in un’unica Famiglia è una specie di
parentela spirituale in Don Bosco, dovuta alla presenza dello Spirito,
Colui che nella Chiesa unisce tra loro i portatori di particolari carismi.
È una parentela che trova espressione nella carità pastorale propria di
Don Bosco. La passione apostolica fu l’energia spirituale che lo spinse a
cercare le anime e servire solo Dio; una carità che riempì cuore, mente e
26

3.7 Page 27

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progetti nell’intento di espandere e dare stabilità alla sua opera.
Per questo convocò intorno a sé varie persone; ne coordinò e armonizzò
le funzioni, i molteplici doni, e i differenti stati di vita e i ministeri.
Don Bosco trovava la sorgente di tanta forza nell’interiorità
costantemente aperta alla relazione con Dio. Anche per noi l’amore
educativo e apostolico richiede una forma concreta ed esigente
d’interiorità.
Art. 13. Il Rettor Maggiore nella Famiglia Salesiana
L’appartenenza alla Famiglia apostolica di Don Bosco è originata
dalla comunione e si nutre di comunione. Essa è corrispondenza allo
Spirito che fa tendere all’unità dando corpo a espressioni concrete,
anche istituzionalizzate, così da garantire un rapporto efficace e una
collaborazione operativa.
L’appartenenza alla Famiglia Salesiana necessita perciò di un centro
vitale che attualizzi il riferimento a Don Bosco, alla comune missione
e allo stesso spirito.
Tale centro, secondo il pensiero di Don Bosco, è il Rettor Maggiore. A
lui tutti riconoscono un triplice ministero di unità: Successore di Don
Bosco, Padre comune, centro di unità dell’intera Famiglia. A lui spetta il
compito istituzionale di ammettere alla Famiglia Salesiana i Gruppi che
ne fanno richiesta, secondo criteri prestabiliti.
Per questa sua missione avverte il dovere di offrire gli orientamenti
necessari per assicurare la fecondità del carisma in ogni Gruppo della
Famiglia.
Con l’esempio e il magistero tesse la trama dell’unità e assicura,
nella varietà delle vocazioni specifiche, la fedeltà allo Spirito e il
coordinamento di alcune iniziative. Esercita tale ministero con la
paternità che fu propria di Don Bosco: un atteggiamento che richiede
comprensione e bontà, attenzione alla crescita di ciascuno, guida nella
fedeltà carismatica, impegno per la fecondità della vocazione salesiana
in tutte le sue espressioni, proprio come lasciò scritto Don Bosco: «Il
vostro Rettore avrà cura di voi e della vostra eterna salvezza».
27

3.8 Page 28

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----------
-
G10RNADTI SPIRITUAL

3.9 Page 29

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2
CAPITOLO
La Missione
Art. 14. Missione carismatica nella Chiesa e per la Chiesa
La missione della Chiesa scaturisce dalla libera iniziativa del Padre,
passa attraverso il mandato di Gesù Cristo e viene perpetuata ad opera
dello Spirito Santo.1 È unica e affidata a tutti i membri del popolo di Dio,
in forza del Battesimo e della Cresima. Particolari carismi dello Spirito
la fanno però attuare con modalità diverse in rapporto a destinatari
differenti.2
La missione di Don Bosco e della sua Famiglia spirituale s’inserisce
nella comune vocazione cristiana all’apostolato. Poiché risponde a un
dono spirituale, essa è di origine carismatica: è lo Spirito del Padre e del
Signore risorto Colui che, come in passato inviò Don Bosco ai giovani
e ai ceti popolari, nel corso della storia continua a inviare i suoi figli e
le sue figlie spirituali a perpetuarne l’apostolato giovanile, popolare e
missionario.
Tale invio particolare è mediato, tra l’altro, dai segni dei tempi.3Per noi, i
bisogni e le attese, le aspirazioni e le esigenze spirituali della gioventù
specialmente povera, della gente semplice e dei popoli non ancora
evangelizzati, sono segni attraverso i quali lo Spirito, nel mutare degli
eventi e nei differenti contesti sociali e culturali, chiama e invia i vari
Gruppi della Famiglia Salesiana a svolgere la loro missione.
Questa, svolgendosi nella Chiesa e per la Chiesa, è sottoposta
all’approvazione della sua autorità e alla sua legislazione, per cui la
missione carismatica è inserita nell’armonico svolgimento dell’azione
ecclesiale ai vari livelli.
La missione carismatica trova poi pratica attuazione nel Diritto particolare
di ciascun Gruppo della Famiglia Salesiana. All’interno della Società di
San Francesco di Sales, dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice
e degli altri Istituti religiosi, chi invia o manda sono rispettivamente i
legittimi Superiori/e.
In alcuni casi, il soggetto che invia è collegiale: ciò avviene, ad
1  Cf. LG 2-4; AG 2-4; UR 2.
2 Cf. LG 9b 13ab 17 32; AA 2a; AG 2a 5 6 10 35-37.
3 Cf. GS 11.
29

3.10 Page 30

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esempio, nell’Elezione dei membri del Consiglio Generale attraverso
un’Assemblea Capitolare.
Nel caso delle Volontarie di Don Bosco e degli altri Istituti secolari,
come pure per i Salesiani Cooperatori, le Damas Salesianas e le altre
Associazioni laicali salesiane, non c’è un’autorità che invia. La singola
persona è però tenuta a seguire fedelmente le indicazioni circa la
missione contenute nei propri Statuti, che determinano, in base al diritto
particolare, l’esercizio concreto dell’apostolato salesiano secolare.
Art. 15. Famiglia apostolica
La Famiglia Salesiana è una Famiglia apostolica. I Gruppi che la
compongono sono tutti soggetti responsabili della comune missione,
benché in misura e forme diverse.4
Don Bosco, fondando la Società di San Francesco di Sales e l’Istituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, li ha configurati come Congregazioni
religiose, non contemplative ma «apostoliche».
Secondo l’intenzione dei loro Fondatori, figli spirituali di Don Bosco,
tutte le altre Congregazioni religiose appartenenti oggi alla Famiglia
Salesiana hanno un chiaro orientamento apostolico e fanno parte degli
Istituti religiosi riconosciuti come «apostolici». Alcuni Gruppi sono sorti
nei cosiddetti luoghi di «missione», con il fine specifico di partecipare
all’opera di evangelizzazione ad gentes nella diversità dei contesti e
delle culture.
Rientrano in questa categoria: le Suore della Carità di Gesù, le Suore
Ancelle del Cuore di Maria Immacolata, le Suore Missionarie di Maria
Aiuto dei Cristiani, le Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto
dei Cristiani, le Figlie della Regalità di Maria Immacolata, le Suore
Annunciatrici del Signore, le Suore di Maria Auxiliatrix.
Le Associazioni dei Salesiani Cooperatori, delle Damas Salesianas, dei
Testimoni del Risorto e di Canção Nova sono Associazioni ecclesiali
di tipo apostolico, fondate con l’obiettivo specifico di attuare in modo
vasto e capillare, e con modalità secolare, la missione di Don Bosco e
dei rispettivi Fondatori.
Gli Istituti secolari delle Volontarie di Don Bosco, delle Figlie della
Regalità di Maria Immacolata, dei Volontari Con Don Bosco e dei
4  Cf. ACGS 163.
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Discepoli hanno tutti finalità apostoliche: i loro membri svolgono un
apostolato salesiano di tipo secolare nel contesto della famiglia, del
mondo del lavoro, dei rapporti sociali, degli impegni civili.
In virtù della sua particolare vocazione, la singola persona appartenente
ai distinti Gruppi è un’inviata, chiamata quindi a svolgere la comune
missione secondo il ruolo affidatole, le capacità e le possibilità che le
sono proprie.
In base alle norme costituzionali, presso i Salesiani, le Figlie di Maria
Ausiliatrice e gli altri Istituti religiosi, la missione è assunta e attuata
innanzitutto dalla comunità – sia ispettoriale sia locale – che è, dunque,
il soggetto primario della missione.
Art. 16. «Missione giovanile, popolare e missionaria»
La missione della Famiglia Salesiana si rivolge ai giovani e agli adulti,
considerati come protagonisti e destinatari dell’educazione e situati
nei loro particolari contesti sociali, culturali, religiosi ed ecclesiali,
con particolare riferimento ai «luoghi di missione». Per indicare ciò
è divenuta d’uso corrente la formula missione giovanile, popolare e
missionaria, tre dimensioni che s’integrano a vicenda.
1. Missione giovanile. Secondo le precise intenzioni di Don Bosco, i
Gruppi della Famiglia da lui fondati hanno come destinatari privilegiati
i giovani poveri, abbandonati, pericolanti o, con linguaggio moderno, la
gioventù maschile e femminile più bisognosa di aiuto per situazioni di
povertà economica, di carenza affettiva, culturale o spirituale. Questa
scelta è condivisa in maniera esplicita da altri Gruppi e codificata nei
loro testi costituzionali. Nel mondo dei giovani, tutti i Gruppi prestano
una particolare attenzione a quelli che rivelano segni di vocazione
apostolica specifica, laicale, consacrata e sacerdotale.
Alcuni Gruppi si rivolgono di preferenza agli adolescenti e ai giovani
di sesso maschile. Altri Gruppi privilegiano la gioventù femminile
considerata in tutte le tappe dell’età evolutiva. Altri ancora si rivolgono
alla totalità dei giovani, senza distinzione. Numerosi sono i Gruppi che
hanno un’attenzione privilegiata per i giovani e le giovani vittime di
gravi forme di emarginazione, sfruttamento e violenza.
31

4.2 Page 32

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2. Missione popolare. Illuminato dall’Alto, Don Bosco s’interessò pure
degli adulti, soprattutto quelli più umili e poveri, quelli dei ceti popolari
e del sottoproletariato urbano, gli immigrati, gli emarginati, cioè tutti
coloro che risultavano più bisognosi di aiuto materiale e spirituale.
Fedeli all’orientamento di Don Bosco, i Gruppi della Famiglia Salesiana
condividono questa scelta preferenziale. L’Associazione di Maria
Ausiliatrice ha inserito nel suo nuovo Regolamento l’apostolato
salesiano rivolto in particolare ai ceti popolari.
Particolare attenzione viene data alla famiglia, luogo primario di
umanizzazione destinato a preparare i giovani all’amore e all’accoglienza
della vita, prima scuola di solidarietà tra le persone e i popoli. Tutti sono
impegnati a garantirle dignità e saldezzaperché diventi, in maniera
sempre più evidente, una piccola «chiesa domestica».5
Alcuni Gruppi, in virtù di un particolare carisma, allargano il loro
apostolato salesiano a particolari categorie di persone: le Figlie dei
Sacri Cuori ai lebbrosi, le Suore della Carità di Gesù agli anziani, le
Damas Salesianas agli ammalati.
3. Apostolato missionario ad gentes. Don Bosco coltivò l’ideale missionario
e partecipò in modo concreto all’opera missionaria della Chiesa del suo
tempo. Volle che la Società Salesiana e l’Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice si dedicassero alle «missioni»; ed è ciò che fecero le due
Congregazioni religiose fin dalle loro origini, con una straordinaria
espansione che le ha rese presenti in tutti i continenti.
La cooperazione missionaria è stata pure, fin dal suo inizio, una
dimensione essenziale dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori.
Anche le Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani e le Suore
Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani si dedicano in
maniera prioritaria al lavoro missionario.
Tale forma di apostolato salesiano rientra chiaramente nella missione
delle Volontarie di Don Bosco, delle Figlie dei Sacri Cuori, delle Salesiane
Oblate del Sacro Cuore di Gesù, delle Suore della Carità di Gesù, dei
Testimoni del Risorto, delle Damas Salesianas e dei Discepoli.
5  LG 11b.
32

4.3 Page 33

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Art. 17. Servizio al Vangelo
Il Figlio di Dio si è incarnato per rivelare il volto di un Padre “amante
della vita” e porsi al servizio del «benessere» fisico e spirituale degli
uomini, specialmente quelli più bisognosi di aiuto e di speranza: «Il
Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la
propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).
Seguendo l’esempio e l’insegnamento di Gesù di Nazareth, la Chiesa e,
in essa, la Famiglia Salesiana, si pone al servizio (diaconia) dell’umanità
per annunciare il vangelo e chiamare tutti alla pienezza della vita.
È un servizio che, secondo le indicazioni del Magistero postconciliare6
comprende: il rinnovamento dell’umanità con opere sociali e con varie
forme d’intervento educativo; la testimonianza cristiana personale
e comunitaria; l’annuncio esplicito del Vangelo con l’insegnamento
religioso e la catechesi; il lavoro missionario tramite il dialogo
interreligioso (specialmente la condivisione di vita e di preghiera), la
collaborazione con appartenenti ad altre religioni per lottare contro
situazioni ingiuste, e il loro accompagnamento quando si dispongono
a entrare nella Chiesa; l’animazione della preghiera, in particolare quella
liturgica, della comunità cristiana; le molteplici iniziative di solidarietà
umana e cristiana; le molte forme di cooperazione missionaria; la
presenza evangelizzatrice in zone segnate da indifferentismo religioso
o ateismo.
Formare «buoni cristiani e onesti cittadini» è intenzionalità più volte
espressa da Don Bosco per indicare tutto ciò di cui i giovani necessitano
per vivere con pienezza la loro esistenza umana e cristiana: vestiti, vitto,
alloggio, lavoro, studio e tempo libero; gioia, amicizia; fede operosa,
grazia di Dio, cammino di santificazione; partecipazione, dinamismo,
inserimento sociale ed ecclesiale.
L’esperienza educativa gli suggerì un progetto e un particolare stile
d’intervento, da lui stesso condensati nel Sistema preventivo, che «si
appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza».7
6  Cf Enciclica Evangelii nuntiandi di Paolo VI ed En. Redemptoris Missio di Giovanni Paolo
7  G. BOSCO, Il Sistema Preventivo nell’educazione della gioventù, in PIETRO BRAIDO (ed.),
Don Bosco Educatore, scritti e testimonianze, LAS, Roma31997, p. 248ss. 27
33

4.4 Page 34

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I vari Gruppi della Famiglia Salesiana, riprendendo le intuizioni e l’espe-
rienza di Don Bosco e rileggendole alla luce della rinnovata ecclesiolo-
gia conciliare e del magistero pontificio sull’evangelizzazione, esprimo-
no la loro azione di educatori ed evangelizzatori con formule diverse:
«servizio educativo pastorale», attuato secondo il Sistema preventivo;
«educare evangelizzando, evangelizzare educando»; «educazione in-
tegrale nello stile del Sistema Preventivo»; educare ed evangelizzare
secondo la «pedagogia della bontà»; e altre analoghe formulazioni.
Fondamentalmente, sono tre gli ambiti nei quali la Famiglia Salesiana
attua il suo multiforme servizio evangelico: la promozione umana,
l’educazione, l’evangelizzazione. Per tutti i Gruppi l’evangelizzazione,
intesa come annuncio e testimonianza del Vangelo, è l’obiettivo
prioritario della propria missione.
Art. 18. Nei nuovi contesti religiosi e culturali
Nel cammino di rinnovamento e di comunione tra tutte le forze che
la compongono, la Famiglia Salesiana ha maturato alcune scelte
fondamentali in ordine all’impegno missionario nei nuovi contesti
culturali segnati, tra l’altro, da un sempre più rapido cambiamento di
mentalità e costumi e dalla crescente mobilità umana con presenza,
sullo stesso territorio, di persone appartenenti a religioni e culture
differenti.
1. Promuovere l’umanesimo salesiano. Esso pone al centro la persona, la
cui dignità va tutelata e promossa in tutte le sue espressioni.
In chiave educativa ciò significa risvegliare e mobilitare tutte le
potenzialità giovanili: le capacità della ragione; il variegato patrimonio
affettivo; le energie della volontà, orientate dalla libertà e fortificate
dalla grazia.
Apprezza inoltre tutti i valori che risultano autenticamente umani.
Tra questi, quelli del lavoro e della cultura, dei rapporti amicali e
dell’impegno civile, del gusto artistico, della competenza professionale
e delle conquiste scientifiche, dell’onestà morale sia nell’ambito privato
che pubblico e delle piccole realtà quotidiane che danno sapore alla
vita. Questi valori vanno difesi e promossi da parte di tutti.
L’umanesimo salesiano, inoltre, si prodiga per dare senso al vivere di
34

4.5 Page 35

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ogni giorno e costruire ragioni di speranza e prospettive di futuro per la
persona e la società.
Infine, si prefigge di aiutare ciascuno a trovare il posto giusto nella so-
cietà e nella Chiesa, riconoscendo che è diritto di ogni giovane esser
aiutato a individuare la propria vocazione.
2. Inserirsi nelle situazioni concrete. Per tutti i Gruppi della Famiglia
Salesiana che operano nei vari continenti, impegnarsi per la persona è
una sfida non facile, data la diversità e complessità dei contesti locali
sotto il profilo sociale, culturale e religioso. Per individuare interventi
possibili ed efficaci in risposta alle esigenze emergenti, si richiede la
capacità di leggere le situazioni con intelligenza e competenza, sempre
ispirandosi agli orientamenti del Papa e dell’Episcopato locale.
3. Curare la significatività. Tale inserimento diventa significativo sia
per la testimonianza di condivisione che si offre, sia per le proposte
operative che possono nascere dall’ascolto diretto e prolungato della
gente, sia per le dinamiche di reciproca educazione che si sviluppano
quando davvero si costruisce un comune destino.
Insieme, allora, si affrontano le difficoltà e s’individuano le prospettive:
i problemi che possono sorgere con persone e istituzioni; la difesa e
promozione dei valori etici nel rispetto, allo stesso tempo, delle posizioni
differenti e delle proprie convinzioni di coscienza; le soluzioni nuove,
che vanno ricercate partendo da esperienze passate e guardando al
futuro; la difesa dei diritti di coloro che sono più deboli ed esposti; la
presenza efficace nelle sedi politiche, soprattutto là dove si elaborano
le politiche educative; la promozione di un’opinione pubblica nutrita di
valori umani, evangelici e salesiani.
È ovvio che il criterio di significatività della presenza salesiana ha
applicazioni distinte nei diversi contesti geografici e culturali: ciò che è
possibile e opportuno in un luogo può non esserlo in un altro; ciò che
alcuni possono fare in certe situazioni può risultare impossibile per
altri. La fedeltà all’unica missione non impone lo stesso cammino a
persone diverse.
4. Assumere la sfida della Comunicazione Sociale. Don Bosco intuì l’effi-
cacia della comunicazione Sociale e lasciò in eredità alla sua Famiglia
35

4.6 Page 36

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spirituale il compito di valorizzarla come strumento di crescita perso-
nale e comunitaria, e insieme come difesa e promozione della fede tra
i ceti popolari.
Oggi gli strumenti tecnici e informatici rendono pubblico ciò che
un tempo era considerato privato, agiscono in modo istantaneo e
pervasivo coinvolgendo masse enormi di popolazione e affascinando
soprattutto i giovani, provocano cambiamenti negli stili di pensiero e
di relazione, diffondono proposte di vita non sempre in linea con un
umanesimo ispirato a valori cristiani.
D’altra parte, tali strumenti offrono inedite opportunità di educazione
e di evangelizzazione. Infatti, le possibilità di collegamento in rete
e di comunicazione a distanza consentono di realizzare varie forme
d’intervento e di attivare sinergie che in passato non erano pensabili.
La Famiglia apostolica di Don Bosco intende mettere a frutto le
possibilità ancora inesplorate nella missione salesiana e cogliere
le opportunità che la società offre, coniugando capacità acquisite e
creatività innovativa.
Art. 19. Comunione e collaborazione nella missione
Il legame che unisce i membri della nostra Famiglia è quello di una
«comunione missionaria».8I diversi Gruppi, perciò, sono chiamati a
vivere il dono di comunione che proviene da Dio, svolgendo il comune e
pur differenziato servizio evangelico, secondo gli specifici destinatari, i
particolari obiettivi e i diversi stili.
Don Bosco dimostrò in tutta la sua azione di educatore, pastore
e fondatore una grande capacità di intuire le possibilità e le doti
di ciascuno, di corresponsabilizzare anche i più giovani tra i suoi
collaboratori, di armonizzare nel lavoro apostolico competenze molto
diverse, di individuare per ciascuno un lavoro congeniale all’indole,
all’ingegno, alla formazione. Fu sempre consapevole della necessità di
una carità cooperativa nel servizio educativo e pastorale, convinto che
lo Spirito Santo suscita i carismi a beneficio di tutta la Chiesa.
La comunione tra i Gruppi nella e per la missione si sta dimostrando
sempre più indispensabile in ordine all’impegno educativo e missiona-
rio; infatti, si avverte come urgente la necessità di collegare gli inter-
8  ChL 32.
36

4.7 Page 37

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venti, di proporre diversi modelli di vita cristiana e di garantire ministeri
complementari.
Così, operare insieme intensifica l’efficacia della testimonianza, rende
più convincente l’annuncio del Vangelo, favorisce una più vivace carità
apostolica, consente di approfondire i tratti caratteristici di ciascun
Gruppo mentre manifesta e potenzia l’identità della Famiglia nella
comunione e nella missione.
Per questo, pur rispettando l’autonomia di ciascun Gruppo, occorre
custodire e, se necessario, inventare forme possibili di collaborazione.
Art. 20. Autonomia e originalità di ciascun Gruppo
La comunione nella e per la missione non pregiudica, anzi chiarisce e
rafforza, l’autonomia e l’originalità di ciascun Gruppo della Famiglia.
I vari Gruppi godono infatti di una propria autonomia non solo spirituale,
formativa, economica e di governo, ma anche apostolica, attuando la
missione in strutture proprie e secondo modalità peculiari.
Non si tratta infatti d’imporre un’uniformità d’intervento operativo
fra tutti: ciò provocherebbe il livellamento delle differenze, generando
confusione e incertezze nel lavoro apostolico. Si tratta piuttosto di
armonizzare il proprio intervento nell’insieme di un progetto da tutti
condiviso.
L’originalità di ogni Gruppo nella comunione va quindi riconosciuta e
promossa. È un diritto dei giovani poter usufruire del servizio specifico
di ciascun Gruppo; ed è una ricchezza per la Famiglia e per la Chiesa
tutta, moltiplicando in tal modo le forze operanti per il bene della
gioventù.
Questa comunione nell’autonomia invita a essere corresponsabili nella
missione, ma non implica necessariamente corresponsabilità in ogni
singola iniziativa o in ogni particolare territorio.
Art. 21. Corresponsabilità apostolica
La corresponsabilità richiede, come condizione previa, che ciascun
Gruppo assicuri un’autonoma capacità quanto al proprio sviluppo,
alla formazione dei soci, alle iniziative apostoliche, e che realizzi,
con il maggior sforzo possibile, la vocazione e missione specifiche
37

4.8 Page 38

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garantendo, al suo interno, quella vitalità che è frutto di fedeltà e
creatività.
Sono poi auspicabili: 1. La collaborazione tra Gruppo e Gruppo per
realizzare la missione salesiana nei suoi diversi settori e campi e nei
diversi tipi di opere; 2. La collaborazione dei Gruppi che vivono e operano
nello stesso territorio, in collegamento con le strutture pastorali della
Chiesa locale e le istituzioni civili, così da offrire il contributo salesiano,
vario nelle sue ricchezze e contenuti, alla comune costruzione della
civiltà dell’amore.
È ovvio che la realizzazione di un progetto comune imponga un cammino
di convergenza che può comportare, a volte, la rinuncia a particolari
punti di vista o a prospettive legate al solo Gruppo di appartenenza.
La corresponsabilità richiede, in ogni caso, il comune impegno a
perseguire alcuni obiettivi condivisi. Tutti i Gruppi sono chiamati a
diffondere, con i valori del Vangelo, i tratti caratteristici dell’identità
carismatica e spirituale della Famiglia apostolica di Don Bosco.
Essi qualificano l’intera Famiglia e, perciò, non possono essere
preoccupazione solo di alcuni Gruppi. Tutti, anche i singoli membri, sono
responsabili, in prima persona, nell’animare e promuovere l’eredità
spirituale ricevuta.
Gli obiettivi che devono essere riconosciuti e perseguiti da ogni singolo
Gruppo sono:
1. Condividere la preoccupazione educativa nell’attuale contesto storico,
cercando le vie più opportune per educare i giovani e le giovani ai valori
fondamentali della vita e all’incontro con il Vangelo.
2. Far conoscere il Sistema Preventivo: esso rappresenta il condensato
della saggezza pedagogica di Don Bosco e costituisce il messaggio
profetico che ha lasciato ai suoi eredi e a tutta la Chiesa. È un’esperienza
spirituale e educativa che si fonda su Ragione, Religione e Amorevolezza.
La Ragione pone l’accento sui valori dell’umanesimo cristiano, quali la
ricerca di senso, il lavoro, lo studio, l’amicizia, l’allegria, la pietà, la liber-
tà non disgiunta dalla responsabilità, l’armonia tra saggezza umana e
sapienza cristiana.
38

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La Religione significa fare spazio alla Grazia che salva, coltivare il
desiderio di Dio, favorire l’incontro con Cristo Signore che offre un
senso pieno alla vita e una risposta alla sete di felicità, inserirsi
progressivamente nella vita e nella missione della Chiesa.
L’Amorevolezza esprime la necessità che, per avviare un’efficace
relazione educativa, i giovani non solo siano amati, ma conoscano di
essere amati; è un particolare stile di rapporti ed è un voler bene che
risveglia le energie del cuore giovanile e le fa maturare fino all’oblatività.
Ragione, Religione e Amorevolezza sono oggi, più di ieri, elementi
indispensabili all’azione educativa e fermenti preziosi per dar vita a una
società più umana, in risposta alle attese delle nuove generazioni.
3. Diffondere, con la testimonianza e la parola, lo Spirito Salesiano:
l’umanesimo salesiano scommette su ogni singola persona, e impegna
educatori ed educatrici ad operare instancabilmente per la sua crescita,
anche in condizioni talora difficili; è la premessa per una nuova civiltà
dell’amore.
4. Promuovere il Movimento Salesiano: Don Bosco coinvolgeva molti
nel suo disegno educativo e missionario; chiedeva, a tutti i livelli,
attenzione per i suoi ragazzi e per la gente bisognosa. L’ampio
Movimento Salesiano e il collegamento tra le molteplici forze in esso
operanti sono una ricchezza per tutti.
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4.10 Page 40

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5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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3
CAPITOLO
La Spiritualità
Art. 22. Orizzonti della spiritualità apostolica della Famiglia
Salesiana
La spiritualità apostolica è il centro ispiratore e animatore della vita
di comunione nella e per la missione della Famiglia Salesiana. È una
comunione, infatti, che non nasce da progettualità umana, né coincide
con un’organizzazione per quanto perfetta o con tecniche pur raffinate
di aggregazione, ma scaturisce dalla carità pastorale che, suscitata
dallo Spirito nel cuore di Don Bosco, lo animò fino alla santità.
Spiritualità significa che la nostra vita è guidata dallo Spirito, Colui che
gratifica dei suoi carismi i vari Gruppi appartenenti all’unica Famiglia.
Apostolica significa un dinamismo interiore che spinge al dono e al
servizio, dando efficacia salvifica all’azione educativa ed evangelizzatrice
e unificando tutta l’esistenza attorno a questo centro ispiratore.
Mossi da fede, speranza e carità, i membri della Famiglia Salesiana
partecipano all’azione di Dio che sempre opera per comunicare a ogni
persona il suo amore misericordioso e si sentono profondamente
inseriti nella comunione e nell’apostolato della Chiesa.
Art. 23. Collaborare con Dio Padre
Porre Dio come centro unificatore della propria vita, sorgente della
comunione fraterna e ispiratore della propria azione, presuppone una
certa immagine di Dio.
Non il Dio lontano, immerso nel suo solitario e imperturbabile silenzio
e disinteressato delle cose della terra, ma il Dio-Amore (cf. 1Gv 4,16)
che totalmente si dona all’umanità, un «Padre che opera sempre» (Gv
5,17) condividendo la vita dei suoi figli, impegnato a venire incontro
fattivamente e con infinito Amore alle profonde attese delle persone;
un Dio così coinvolto nella nostra storia da esporsi alla libertà dell’uomo,
accettando il rischio del rifiuto, donandosi sempre come amore che
perdona (agape).1
1  Cf. DCE 10.
41

5.2 Page 42

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Silenzioso ma efficace Operatore dentro la storia, questo Dio associa
a Sé collaboratori attivi e collaboratrici operose che, nelle concrete
situazioni di vita, impegnano le loro energie nell’annunciare il Suo
amore e nel compiere opere di bene, attingendo da Lui la forza per
amare, donare e servire.
Per la Famiglia Salesiana e i suoi membri, «vivere alla presenza di Dio»
significa coltivare un’intensa e continua relazione d’amore con Lui
(“unione con Dio”); sentirsi perciò colmati da un amore simile al Suo,
quello che si dona in modo benevolo e disinteressato e si prodiga per
i destinatari privilegiati della propria missione; significa anche saper
cogliere e accogliere i segni della sua misteriosa presenza nelle attese
e nelle richieste degli uomini e delle donne del nostro tempo.
È a questo Dio, Padre misericordioso, che Don Bosco ha rivolto la sua
accorata invocazione: «Da mihi animas, coetera tolle». A tutti i suoi
discepoli e discepole Don Bosco ripete: «La più divina delle cose divine
è cooperare con Dio alla salvezza delle anime, ed è una strada sicura di
alta santità».
Art. 24. Vivere i sentimenti di Cristo
Don Bosco ha posto al centro della sua vita spirituale e della sua azione
apostolica una convinta devozione a Gesù presente nell’Eucaristia, il
Padrone di casa – come egli soleva dire–, e al Divin Salvatore, di cui ha
inteso imitare i gesti salvifici.
Innestati in Cristo in forza del Battesimo, ci lasciamo assimilare a Lui,
docili all’azione dello Spirito, fino a poter dire con san Paolo: «Per me il
vivere è Cristo» (Fil 1,21),
«non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20); ma accogliendo pure
l’altra esortazione dell’Apostolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di
Cristo Gesù» (Fil 2,5).
Questi sono: la vigile consapevolezza di essere l’Inviato di Dio, guidato
in tutto dallo Spirito; l’incondizionata ubbidienza al volere del Padre nel
compiere la missione affidatagli, affrontando con coraggio difficoltà e
contrasti (cf. Gv 5, 17s); il costante e generoso impegno per liberare
le persone da ogni forma di morte e comunicare a tutti vita e gioia; la
cura appassionata dei piccoli e dei poveri con la sollecitudine del Buon
42

5.3 Page 43

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Pastore; l’amore che perdona sempre, fino a diventare vittima sulla
croce; la promessa di essere compagno di strada dei suoi discepoli,
come lo fu con i due di Emmaus.
È l’icona del Buon Pastore, in particolare, a ispirare e guidare la nostra
azione, indicando due preziose prospettive di spiritualità apostolica
salesiana.
La prima: l’apostolo/a del Signore Gesù pone al centro della sua
attenzione la persona in quanto tale e la ama così com’è, senza
pregiudizi ed esclusioni, proprio come fa il Buon Pastore, anche con la
pecorella smarrita.
La seconda: l’apostolo/a non propone se stesso/a ma sempre e solo il
Signore Gesù, l’unico che può liberare da ogni forma di schiavitù, l’unico
che può condurre a pascoli di vita eterna (cf. Gv 10,1-15), l’unico che non
abbandona mai chi è smarrito ma si fa solidale con la sua debolezza e,
pieno di fiducia e di speranza, lo cerca, lo recupera e lo riconduce perché
abbia vita in pienezza.
Radicarsi in Cristo e conformarsi a Lui è la gioia più profonda per
un figlio e una figlia di Don Bosco. Da qui l’amore alla Parola e il
desiderio di vivere il mistero di Cristo ripresentato dalla liturgia della
Chiesa; la celebrazione assidua dei Sacramenti dell’Eucaristia e della
Riconciliazione, che educano alla libertà cristiana, alla conversione del
cuore e allo spirito di condivisione e di servizio; la partecipazione al
Mistero della Pasqua del Signore, che apre alla comprensione nuova
della vita e del suo significato personale e comunitario, interiore e
sociale.
Art. 25. Essere docili allo Spirito
La vita cristiana è, per sua natura, vita nello Spirito. Coinvolta nel
cammino di rinnovamento promosso dal Concilio Vaticano II, la Famiglia
Salesiana ha cercato di approfondire i rapporti con lo Spirito del Signore
Risorto, definendo la propria identità attorno al carisma di Don Bosco,
vero dono dello Spirito e sorgente della spiritualità che anima la sua
Famiglia apostolica.
43

5.4 Page 44

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I lineamenti della figura dello Spirito Santo tratti dalla Parola rivelata
risultano particolarmente illuminanti per la vita spirituale-apostolica
degli appartenenti ai vari Gruppi della Famiglia Salesiana: lo Spirito è
Creatore e dà la vita; è l’Inviato dal Padre e dal Risorto per prolungarne,
nella storia, l’opera di salvezza; è Colui che introduce i credenti nella Ve-
rità/Cristo perché vivano in Lui e di Lui; è Voce che parla alle coscienze
delle persone per aprirle alla luce della verità e disporle al dono d’amo-
re;2è Presenza particolarmente viva ed efficace nelle comunità cristia-
ne, unificandole nella comunione e nel servizio, infondendo nei fedeli
lo spirito della missione; è Colui che precede, assiste e accompagna
quanti sono impegnati nell’opera di evangelizzazione.3
Gli atteggiamenti che i membri della Famiglia Salesiana sono chiamati
ad assumere nei suoi confronti sono: serenità e fiducia, nella certezza
che siamo sempre sostenuti dalla forza dello Spirito; docilità alle sue
segrete ispirazioni; sapiente discernimento della sua presenza nelle
vicende umane, sia personali sia comunitarie; saggia e coraggiosa
collaborazione al suo operare per l’avvento del Regno di Dio nella vita
delle persone, nella Chiesa e nella società; riconoscenza per il carisma
di Don Bosco e generosità nell’attuare il suo progetto educativo e
apostolico.
Art. 26. Comunione e missione nella Chiesa
Don Bosco ebbe un grande amore per la Chiesa e lo manifestò nel
senso di appartenenza alla comunità ecclesiale. Allo stesso tempo,
consapevole d’aver ricevuto un carisma particolare per l’educazione
della gioventù, lo sviluppò per l’edificazione della Chiesa nei vari
contesti culturali.
La Famiglia di Don Bosco ha, tra i tesori di casa, una ricca tradizione di
fedeltà filiale al Successore di Pietro, e di comunione e collaborazione
con le Chiese locali: «Qualunque fatica è poca, quando si tratta della
Chiesa e del Papato».4 «Quando il Papa ci manifesta un desiderio,
questo sia per noi un comando».5
2  Cf. AA 29c; GS 22e.
3  Cf. AG 4.
4  MB V, p. 577; Cost SDB art.
5  Cf. MB V, p. 573.
44

5.5 Page 45

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Questa dedizione incondizionata al Papa, esprime, in Don Bosco, la sua
passione per la Chiesa. Ed è un’eredità che noi accogliamo e viviamo.
La Chiesa, infatti, è presenza visibile del Cristo risorto nella storia
dell’umanità; è comunione dei fratelli nell’unità della fede e nella
varietà dei carismi e dei ministeri; è carità che spinge a far conoscere
l’amore di Dio annunciando il Vangelo; è servizio reso all’umanità per la
costruzione di un mondo che corrisponda al disegno di Dio; è famiglia
che trova il centro di unità nel Cristo Signore e il servitore dell’unità nel
Successore di Pietro.
La spiritualità ereditata da Don Bosco è eminentemente ecclesiale:
manifesta e alimenta la comunione della Chiesa costruendo, in seno
alle comunità cristiane, una rete di rapporti fraterni e di collaborazioni
fattive; è una spiritualità educativa che si propone di aiutare i giovani e
i poveri a sentirsi a loro agio nella Chiesa, a essere costruttori di Chiesa
e partecipi della sua missione; è una spiritualità che arricchisce tutta la
Chiesa col dono della santità di tanti suoi figli e figlie.
Art. 27. Spiritualità del quotidiano
Don Bosco s’ispirò a San Francesco di Sales, riconoscendolo come
maestro di una spiritualità semplice perché essenziale, popolare
perché aperta a tutti, simpatica perché carica di valori umani e perciò
particolarmente disponibile all’azione educativa. Nella sua opera
fondamentale (Trattato dell’Amore di Dio o Teotimo) il santo Vescovo di
Ginevra parla di ‘estasi’.
Tale parola non indica tanto fenomeni spirituali straordinari quanto,
secondo l’etimologia del termine, l’uscita da sé e il protendersi verso
l’altro; è l’esperienza di chi si lascia attrarre, convincere e conquistare
da Dio, penetrando sempre più nel Suo mistero. Per San Francesco di
Sales sono tre le forme di estasi:
– l’estasi intellettiva: è stupore per ciò che Dio è, ma anche
meraviglia per le grandi opere che ha compiuto nella creazione e
tuttora compie nella vita delle persone e nella storia degli uomini;
è uno sguardo che matura se ci si applica alla meditazione della
Parola: è la Parola, infatti, che apre gli occhi e fa vedere le cose
con lo sguardo stesso di Dio;
45

5.6 Page 46

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– l’estasi affettiva: è fare esperienza personale dell’Amore di Dio
per noi, così che cresce il desiderio di corrispondervi, e, nutriti da
tale amore, siamo disposti a donare talenti e vita per la sua gloria
e la causa del Regno; suppone costante vigilanza, purificazione
del cuore, pratica della preghiera;
– l’estasi dell’azione e della vita: per San Francesco di Sales è
quella che corona le altre due, perché quella intellettiva potrebbe
risolversi in pura speculazione e quella affettiva in semplice
sentimento. L’estasi dell’azione invece rivela una generosità
e una gratuità che possono venire solo da Dio; e si trasforma
in dedizione concreta e dinamica per il bene delle persone in
svariate forme di carità.
La Famiglia Salesiana, nella rilettura di Don Bosco Fondatore, ha
tradotto le esigenze della Spiritualità e della Mistica di San Francesco
di Sales con una formulazione semplice ma impegnativa: spiritualità
del quotidiano.
Art. 28. La «contemplazione operante» di Don Bosco
La mistica di Don Bosco trova espressione nel suo motto Da mihi animas,
coetera tolle, e s’identifica con l’«estasi dell’azione» di San Francesco di
Sales. È la mistica di un quotidiano operare in sintonia di pensiero, di
sentimento e di volere con Dio; per cui i bisogni dei fratelli, in particolare
dei giovani, e le preoccupazioni apostoliche invitano alla preghiera,
mentre la preghiera costante alimenta il generoso e sacrificato operare
con Dio per il bene dei fratelli.
È la mistica della «contemplazione operante» così descritta dal beato
Don Filippo Rinaldi, profondo conoscitore del mondo interiore di
Don Bosco: «Don Bosco ha immedesimato alla massima perfezione
la sua attività esterna, indefessa, assorbente, vastissima, piena di
responsabilità, con una vita interiore che ebbe principio dal senso della
presenza di Dio e che, un po’ per volta, divenne attuale, persistente e
viva così da essere perfetta unione con Dio.
In tal modo ha realizzato in sé lo stato più perfetto, che è la
contemplazione operante, l’estasi dell’azione, nella quale s’è consumato
46

5.7 Page 47

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fino all’ultimo, con serenità estatica, alla salvezza delle anime».6 La
Famiglia Salesiana assume questa mistica, tanto intensamente vissuta
da Don Bosco, e da lui lasciata in preziosa eredità ai suoi discepoli/
discepole spirituali.
Art. 29. Carità apostolica dinamica
La carità apostolica dinamica rappresenta il cuore dello spirito di
Don Bosco, la sostanza della vita salesiana, e la forza dell’impegno
apostolico dei membri della Famiglia Salesiana.
Carità è il nome stesso di Dio (cf. 1Gv 4,16). Non indica solo le energie
del cuore umano ma è partecipazione alla misericordia preveniente del
Padre, al cuore compassionevole di Cristo e all’indicibile amore dello
Spirito Santo. È questo il distintivo dei discepoli del Signore: amarsi gli
uni gli altri con lo stesso amore con cui Dio ama.
Apostolica: è partecipazione all’amore infinito del Padre che invia Gesù
perché gli uomini abbiano vita in abbondanza; è condivisione della
premura del Buon Pastore per la salvezza di tutti; è apertura al flusso
d’amore con cui lo Spirito opera nelle coscienze e nella storia delle
persone.
Dinamica: esprime vivacità di movimento, capacità d’innovazione,
di non accontentarsi del già fatto, di non adagiarsi nell’abitudine, di
evitare ogni forma di mediocrità e di comodo, ma piuttosto cercare, con
passione e creatività, ciò che è più necessario ed efficace per rispondere
concretamente alle attese dell’universo giovanile e dei ceti popolari.
Per Don Bosco tutto questo prende il nome di cuore oratoriano: è fervore,
zelo, messa a disposizione di tutte le risorse, ricerca di nuovi interventi,
capacità di resistere nelle prove, volontà di ripresa dopo le sconfitte,
ottimismo coltivato e diffuso; è quella sollecitudine, piena di fede e di
carità, che trova in Maria un esempio luminoso di donazione di sé.
6  RINALDI F., Conferenze e scritti (LDC, Leumann Torino 1990) p. 144.
47

5.8 Page 48

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Nei Gruppi in cui il servizio salesiano si rivolge all’infanzia e alla
fanciullezza, la carità apostolica dinamica diventa evangelica
tenerezza; nei Gruppi che educano adolescenti e giovani diventa
accoglienza, partecipazione e guida verso i traguardi di crescita; nei
Gruppi dediti alla cura di persone affette da svariate forme di povertà
assume il tono dell’amore misericordioso e provvidente; nei Gruppi che
vivono il loro apostolato tra i malati e gli anziani si trasforma in carità
compassionevole; nelle Figlie dei Sacri Cuori si manifesta come amore
vittimale, specialmente verso i lebbrosi; nei Gruppi impegnati in un
apostolato salesiano tra persone semplici, sperdute in villaggi lontani o
immerse nelle degradate periferie urbane, si trasforma in umile amore
solidale e oblativo.
Art. 30. Grazia di unità
I termini utilizzati nell’esperienza salesiana per esprimere la sorgente
della carità apostolica sono: grazia di unità, interiorità apostolica,
dimensione contemplativa della vita, sintesi vitale, unico movimento di
carità verso Dio e verso i giovani, liturgia della vita.
Evangelizzare educando e educare evangelizzando è una formula ormai
diffusa per esprimere l’unità interiore dei membri della Famiglia
Salesiana, poiché non riguarda solo la metodologia educativa, ma anche
la spiritualità dei singoli e dei Gruppi: quando ci si lascia guidare dallo
Spirito, allora vita e apostolato formano un tutt’uno, come preghiera e
azione, amore di Dio e amore al prossimo, cura di se stessi e dedizione
agli altri, educazione dell’umano e annuncio del Vangelo, appartenenza
a un Gruppo e inserimento nella Chiesa.
Tutto converge in unità ed è la sintesi vitale propria della santità. Da qui
deriva una forza incredibile di azione e di testimonianza, per l’energia
dello Spirito che ha preso possesso di tutta la persona e può farne
libero e gioioso strumento della sua azione.
La carità apostolica costituisce, per ogni membro della Famiglia
Salesiana, il principio interiore e dinamico capace di unificare le
molteplici e diverse attività e preoccupazioni quotidiane. Favorisce la
fusione in un unico movimento interiore dei due poli inseparabili della
carità apostolica: la passione per Dio e la passione per il prossimo.
48

5.9 Page 49

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Art. 31. Predilezione per i giovani e dedizione ai ceti popolari
Per svolgere in modo efficace la missione giovanile e popolare, i
discepoli e le discepole di Don Bosco coltivano una reale predilezione
per i giovani e si prodigano per i ceti popolari. Sono convinti che fanno
esperienza di Dio proprio attraverso coloro ai quali sono mandati: la
gioventù e la gente comune, in particolare i poveri.
I giovani e le giovani sono riconosciuti come dono di Dio alla Famiglia
Salesiana; sono il campo indicato dal Signore e da Maria a Don Bosco in
cui svolgere la sua azione, sono, per noi tutti, sostanza della vocazione
e della missione salesiana.
Essere dediti ai giovani significa avere il cuore continuamente rivolto
verso di loro, cogliendone aspirazioni e desideri, problemi ed esigenze.
Vuol dire anche incontrarli nel punto in cui si trovano nella loro
maturazione; non solo per far loro compagnia, bensì per portarli là dove
sono chiamati. Per questo gli educatori intuiscono le energie
di bene che i giovani si portano dentro e li sostengono nella fatica
della crescita, sia umana che cristiana, individuando con loro e per loro
cammini possibili di educazione. Nel cuore di appassionati educatori ed
evangelizzatori risuona sempre l’appello paolino:
«La carità di Cristo ci sospinge continuamente» (cf. 2Cor 5,14).
I ceti popolari sono l’ambiente naturale e ordinario dove incontrare
i giovani, soprattutto quelli più bisognosi di aiuto. L’impegno della
Famiglia di Don Bosco si rivolge alla gente comune, sostenendola nello
sforzo di promozione umana e di crescita nella fede, evidenziando
e promuovendo i valori umani ed evangelici di cui è portatrice, quali
il senso della vita, la speranza di un futuro migliore, l’esercizio della
solidarietà.
Don Bosco tracciò, anche con l’Associazione dei Salesiani Cooperatori e
l’Associazione di Maria Ausiliatrice, un cammino di educazione alla fede
per il popolo, valorizzando i contenuti della religiosità popolare.
Si prodigò inoltre a promuovere la Comunicazione Sociale, per
raggiungere il maggior numero possibile di persone in funzione
educativa ed evangelizzatrice.
49

5.10 Page 50

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Art. 32. Amorevolezza salesiana
L’Amorevolezza di Don Bosco è, senza dubbio, un tratto caratteristico
della sua metodologia pedagogica ritenuto valido anche oggi, sia nei
contesti ancora cristiani sia in quelli dove vivono giovani appartenenti
ad altre religioni.
Non è però riducibile solo a un principio pedagogico, ma va riconosciuta
come elemento essenziale della nostra spiritualità.
Essa, infatti, è amore autentico perché attinge da Dio; è amore che
si manifesta con il linguaggio della semplicità, della cordialità e della
fedeltà; è amore che genera desiderio di corrispondenza; è amore che
suscita fiducia, aprendo la via alla confidenza e alla comunicazione
profonda (“l’educazione è cosa di cuore”); è amore che si diffonde creando
un clima di famiglia, dove stare insieme è bello e arricchente.
Per l’educatore, è un amore che richiede forti energie spirituali: la
volontà di esserci e di starci, la rinuncia di sé e il sacrificio, la castità
degli affetti e l’autocontrollo negli atteggiamenti, l’ascolto partecipe e
l’attesa paziente per individuare i momenti e i modi più opportuni, la
capacità di perdonare e di riprendere i contatti, la mansuetudine di chi,
talora, sa anche perdere ma continua a credere con speranza illimitata.
Non c’è amore vero senza ascetica e non c’è ascetica senza l’incontro
con Dio nella preghiera.
L’Amorevolezza è frutto della carità pastorale. Diceva Don Bosco:
«Questa nostra reciproca affezione sopra quale cosa è fondata? […]
Sul desiderio che ho di salvare le vostre anime, che furono redente dal
sangue prezioso di Gesù Cristo, e voi mi amate perché cerco di condurvi
per la strada della salvezza eterna. Dunque il bene delle anime nostre è
il fondamento della nostra affezione».7
L’Amorevolezza diventa così segno dell’amore di Dio, e strumento per
risvegliare la sua presenza nel cuore di quanti sono raggiunti dalla
bontà di Don Bosco; è una via all’evangelizzazione.
7  GIOVANNI BOSCO, Lettera a don Giuseppe Lazzero e alla comunità degli artigiani di Val-
docco, Roma
20 gennaio 1874, in Epistolario, vol. IV p. 208, a cura di FRANCESCO MOTTO, LAS Roma
2003.
50

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Da qui la convinzione che la Spiritualità apostolica della Famiglia Sale-
siana si caratterizza non per un amore genericamente inteso, ma per la
capacità di amare e di farsi amare.
Art. 33. Ottimismo e gioia nella speranza
In Gesù di Nazareth Dio si è rivelato come il «Dio della gioia»8 e il Vangelo
è una “lieta notizia” che esordisce con le “Beatitudini”, partecipazione
degli uomini alla beatitudine stessa di Dio. Si tratta di un dono non
superficiale ma profondo perché la gioia, più che sentimento effimero,
è un’energia interiore che resiste anche alle difficoltà della vita. Ricorda
san Paolo: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni
nostra tribolazione» (2Cor 7,4). In questo senso la gioia che proviamo
quaggiù è un dono pasquale, anticipo della gioia piena di cui godremo
nell’eternità.
Don Bosco ha intercettato il desiderio di felicità presente nei giovani e
ha declinato la loro gioia di vivere nei linguaggi dell’allegria, del cortile
e della festa; ma non ha mai cessato di indicare Dio quale fonte della
gioia vera. Alcuni suoi scritti, quali Il Giovane Provveduto, la biografia di
Domenico Savio, l’apologo contenuto nella storia di Valentino, sono
la dimostrazione della corrispondenza che egli stabiliva tra grazia e
felicità. E la sua insistenza sul “premio del Paradiso” proiettava le gioie
di quaggiù nella prospettiva del compimento e della pienezza.
Alla scuola di Don Bosco, chi appartiene alla Famiglia Salesiana
coltiva dentro di sé alcuni atteggiamenti che favoriscono la gioia e la
comunicano agli altri.
1. La fiducia nella vittoria del Bene: «In ogni giovane, anche il più
disgraziato – scrive Don Bosco –, c’è un punto accessibile al bene; è
dovere primo dell’educatore di cercare questo punto, questa corda
sensibile del cuore, e di trarne profitto».9
2. L’apprezzamento dei valori umani: Il discepolo/a di Don Bosco coglie
i valori del mondo e rifiuta di gemere sul proprio tempo: ritiene tutto
ciò che è buono, specie se gradito ai giovani e alla gente.
8   SAN FRANCESCO DI SALES, Lettre à la Présidente Brulart, Annecy, 18 febbraio 1605, in
Oeuvres, vol. XIII, p.16.
9 MB V, p. 367
51

6.2 Page 52

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3. L’educazione alle gioie quotidiane: occorre un paziente sforzo di
educazione per imparare, o imparare nuovamente, a gustare, con
semplicità, le molteplici gioie umane che il Creatore mette ogni
giorno sul nostro cammino.
Poiché si affida totalmente al «Dio della gioia» e testimonia in opere
e in parole il «Vangelo della gioia», il discepolo e la discepola di Don
Bosco sono sempre lieti. Diffondono questa gioia e sanno educare alla
letizia della vita cristiana e al senso della festa, memori dell’appello di
san Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4).
Art. 34. Lavoro e temperanza
L’esercizio della carità apostolica include l’esigenza di conversione e di
purificazione, ossia la morte dell’uomo vecchio perché nasca, viva e si
sviluppi l’uomo nuovo che, a immagine di Gesù Apostolo del Padre, è
pronto a sacrificarsi quotidianamente nel lavoro apostolico. Donarsi è
svuotarsi e svuotarsi è lasciarsi colmare da Dio, per farne dono agli altri.
Distacco, rinuncia, sacrificio, sono elementi irrinunciabili, non per gusto
di ascetismo, ma semplicemente per la logica dell’amore.
Non c’è apostolato senza ascetica e non c’è ascetica senza mistica.
Chi mette tutto se stesso a servizio della missione non ha bisogno
di penitenze straordinarie; bastano, se accolte con fede e offerte con
amore, le difficoltà della vita e le fatiche del lavoro apostolico.
L’ascesi raccomandata da Don Bosco ha diversi aspetti: ascesi di umiltà
per non sentirsi altro che servi davanti a Dio; ascesi di mortificazione,
per rendersi padroni di sé, custodendo i propri sensi e il proprio cuore
e vigilando perché la ricerca del comodo non inaridisca la generosità;
ascesi del coraggio e della pazienza per poter perseverare nell’azione
quando ci si scontra con la dura realtà; ascesi di abbandono quando gli
avvenimenti ci portano più vicino alla croce di Cristo.
Art. 35. Iniziativa e duttilità
Il desiderio di fare il bene impegna a cercare le vie più adatte per
realizzarlo. In gioco sono: la lettura corretta dei bisogni e delle
possibilità concrete, il discernimento spirituale alla luce della Parola
52

6.3 Page 53

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di Dio, il coraggio di prendere iniziative, la creatività nell’individuare
soluzioni inedite, l’adattamento alle mutevoli circostanze, la capacità di
collaborazione, la volontà di verifica.
Don Filippo Rinaldi ricorda ai Salesiani – e la sua affermazione è valida
per tutti i Gruppi della Famiglia Salesiana –: «Questa elasticità di
adattamento a tutte le forme di bene che vanno di continuo sorgendo
nel seno dell’umanità è lo spirito proprio delle nostre Costituzioni; e il
giorno in cui s’introducesse una variazione contraria a questo spirito,
per la nostra Società, sarebbe finito».10
Sono molte le parole di Don Bosco che raccomandano lo spirito
d’iniziativa: «Nelle cose che tornano a vantaggio della pericolante
gioventù o servono a guadagnare anime a Dio io corro avanti fino alla
temerità».11 «Si accondiscenda proprio sempre molto dove si può;
pieghiamoci alle esigenze moderne, anche ai costumi e alle consuetudini
dei vari luoghi, purché non si abbia a fare contro coscienza».12
Non è solo un problema di strategie, ma un fatto spirituale, perché
comporta un continuo rinnovamento di se stessi e della propria azione
in obbedienza allo Spirito e alla luce dei segni dei tempi.
La nascita di numerosi Gruppi della Famiglia Salesiana sorti nel XX^
secolo è stata il frutto dello spirito d’iniziativa e della duttilità dei
rispettivi Fondatori, fedeli e creativi figli di Don Bosco.
Art. 36. Lo spirito di preghiera salesiano
Quella salesiana è una preghiera apostolica; è un movimento che
parte dall’azione per giungere a Dio, ed è un movimento che, da Dio,
riconduce all’azione portando Lui, perché mente e cuore sono colmi del
Suo amore.
Don Bosco non dedicava lunghi tempi alla preghiera né usava metodi o
forme particolari (gli bastavano le “pratiche del buon cristiano”), perché
azione e preghiera, in lui, erano un tutt’uno. Il lavoro straordinario che
lo impegnava da mattina a sera non disturbava la sua preghiera, anzi
10  E. VIGANÒ, Don Filippo Rinaldi, genuino Testimone e Interprete dello «spirito salesiano» ,
in ACG n. 332, Roma 5 dicembre 1989.
11  Lettera a Vespignani. Epistolario CERIA III, p. 166-167; cf. anche MB XIV, p. 662.
12  MB XIII, p. 283
53

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la suscitava e la orientava; e la preghiera coltivata nel profondo del
cuore nutriva in lui rinnovate energie di carità per dedicarsi con tutto se
stesso al bene dei suoi poveri giovani.
Il nome stesso di oratorio dato alla sua prima istituzione sta a significare
che tutto, in quell’ambiente, era preghiera o poteva diventare preghiera;
e che quanto di bene si compiva in quella casa era frutto della preghiera:
di Don Bosco, dei suoi collaboratori e dei suoi ragazzi.
La preghiera diffusa è, dunque, tipica di quanti vivono la Spiritualità di
Don Bosco e realizzano la sua missione. Senza però trascurare quei
momenti di preghiera esplicita, nutrita di ascolto della Parola di Dio e
risposta d’amore, che trasformano la vita in preghiera e la preghiera in
vita.
Art. 37. Maria Ausiliatrice, Maestra di spiritualità apostolica
La devozione a Maria è stata, assieme a quelle verso Gesù Eucaristia
e il Papa, una delle tre devozioni che hanno segnato la vita spirituale
e apostolica di Don Bosco. Tutta la Famiglia Salesiana è e si sente
Famiglia mariana, nata per la sollecitudine materna dell’Immacolata
Ausiliatrice. Tutti i Gruppi infatti esprimono tale convinzione nei loro
testi costituzionali.
Per i Salesiani, Maria Ausiliatrice è modello e guida nella loro azione
educativa e apostolica,13 madre e maestra nella loro esperienza
formativa,14 particolarmente invocata nella loro preghiera.15
Per le Figlie di Maria Ausiliatrice, Maria vergine madre, umile ancella,
madre del Salvatore, è madre ed educatrice di ogni vocazione salesiana
e «vera superiora dell’Istituto».16 Ella è modello di fede, di speranza,
di carità e di unione con Cristo, di sollecitudine e di bontà materna, di
vita consacrata, di preghiera, di disponibilità, di ascolto, di docilità e
collaborazione, di carità apostolica.17
13 Cf. Cost SDB artt. 20 34 92. 
14 Cf. Ivi art. 98.
15 Cf. Ivi artt. 84 87 92. 
16 Cf. Cost FMA artt. 17 18 44 79 114. 
17  Cf. Ivi artt. 4 7 11 14 37 39 44 79 71.
54

6.5 Page 55

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Il Salesiano Cooperatore/trice «scopre nella Vergine Immacolata e Au-
siliatrice l’aspetto più profondo della sua vocazione: essere vero “coo-
peratore di Dio” nella realizzazione del suo disegno di salvezza».18 Per
gli appartenenti all’Associazione di Maria Ausiliatrice, l’affidamento a
Maria si traduce nel «vivere la spiritualità del quotidiano con atteggia-
menti evangelici, in particolare con il ringraziamento a Dio per le mera-
viglie che continuamente compie, e con la fedeltà a Lui anche nell’ora
della difficoltà e della croce, sull’esempio di Maria».19
Secondo le Suore della Carità di Gesù, Maria le aiuta a vivere animate
dallo Spirito Santo, a porre al centro della propria vita Gesù Cristo, a
nutrire un sincero amore e una grande fiducia in Lei nelle relazioni con
le persone, a imitarne gli esempi di Donna credente che cerca il volere
di Dio nel quotidiano, di Madre amorosa e sollecita verso gli altri, di
Discepola del Figlio di cui ascolta la Parola, di Consolatrice degli afflitti,
di Aiuto dei cristiani e di Madre dell’umanità.20
Le Damas Salesianas così si esprimono nel loro Ideario: «Maria è
la prima laica impegnata, la quale, nella donazione del suo essere,
accoglie fedelmente il piano di Dio, trasforma in vita la sua parola, come
donna, sposa e madre, maestra e testimone, prima evangelizzata ed
evangelizzatrice. Ella è l’ispirazione e il modello da seguire per la Dama
Salesiana, e tutto ciò ci spinge a proclamarla Prima Dama Salesiana,
norma, guida, ispirazione, madre, sorella e fedele compagna nella
nostra missione».21
Il quotidiano affidamento a Maria caratterizza, dunque, la nostra
spiritualità. L’affidamento è un dinamismo ascendente: è compiere
il gesto del dono di sé per rispondere con generosità a una missione
da realizzare; ma è anche un dinamismo discendente: accogliere con
fiducia e riconoscenza l’aiuto di Colei che guidò Don Bosco e continua a
guidare la Famiglia spirituale che da lui ha tratto origine.
18  SPVA art. 20.
19  Nuovo Regolamento ADMA art. 4.
20 Cf. Cost SCG art.12.
21 Cf. Ideario DS art.14.
55

6.6 Page 56

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6.7 Page 57

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4
CAPITOLO
Formazione alla Comunione e Missione
Ogni Gruppo della Famiglia Salesiana cura la formazione dei propri
membri attingendo al patrimonio comune e alle specificità proprie.
Tuttavia si possono individuare elementi comuni, convergenze possibili,
collaborazioni auspicabili.
Art. 38. Conoscenza delle identità specifiche
La comunione della Famiglia Salesiana si fonda, oltre che sul comune
carisma e sulla medesima missione, anche sulla conoscenza e
l’apprezzamento dei diversi Gruppi che la compongono. L’unità, infatti,
non è mai uniformità, bensì pluralità di espressioni convergenti verso
un unico centro.
È allora necessario favorire la conoscenza reciproca per godere dei
doni e delle peculiarità di ciascuno, in quanto concorrono a formare una
ricchezza che ricade a beneficio di tutti.
Possono giovare i contatti occasionali o regolari, informali o
istituzionalizzati, gli incontri di fraternità e i momenti di preghiera in
comune.
La diffusione della Carta dell’identità carismatica e spirituale, degli scritti
riguardanti Don Bosco, dei profili dei Fondatori/trici o Confondatori/
trici, della Strenna annuale del Rettor Maggiore, dei documenti
programmatici dei singoli Gruppi, del Bollettino Salesiano, delle
esperienze apostoliche particolarmente significative, potranno
concorrere alla conoscenza e stima reciproche rinsaldando, al
contempo, l’unità della Famiglia. Una particolare attenzione va data ai
Gruppi direttamente iniziati da Don Bosco e a quelli presenti e operanti
nel proprio territorio.
Art. 39. Formazione condivisa
Per garantire l’unità dello spirito e la convergenza sulla missione
sono necessari anche momenti di formazione in comune, soprattutto
quando si tratta di mettere in luce o di approfondire aspetti essenziali
del carisma o di ideare progetti da condividere. Il tutto e sempre nel
rispetto delle legittime autonomie, ma anche in quello spirito di famiglia
che esprime e rinsalda l’unità.
57

6.8 Page 58

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Per formarsi insieme, occorre anzitutto imparare a pensare insieme,
perché c’è sempre il pericolo di ridurre l’altro al proprio punto di vista.
Questo è possibile quando si vince la paura di confrontarsi e di condi-
videre, quando ciascuno si decentra da sé per concentrarsi sugli altri,
quando si ha di mira il bene in se stesso e non la propria affermazione,
quando si unisce la verità alla carità.
Occorre inoltre imparare a lavorare insieme, individuando le modalità e
le strategie per una ricerca condivisa e un dialogo costruttivo.
Sempre e comunque occorre pregare insieme perché è lo Spirito, Luce
di verità e vincolo di unità, l’Ispiratore di tutto ciò che è buono, giusto e
opportuno riguardo al bene dei singoli e dell’insieme.
Le occasioni di formazione in comune possono essere molteplici:
sessioni di studio su aspetti della comune e differenziata
esperienza carismatica, della spiritualità che c’è propria, del
patrimonio ereditato da Don Bosco, delle sfide che i segni dei
tempi pongono, dei principali eventi ecclesiali o delle importanti
direttive del Magistero pontificio ed episcopale;
confronto su impegni e problemi di pastorale giovanile, su
particolari temi della pedagogia salesiana, sulle strategie di
missione in ordine alla nuova evangelizzazione;
partecipazione al discernimento in situazioni di particolare
difficoltà o in vista di programmi formativi o di progetti apostolici
da realizzare insieme.
Particolare rilevanza ha, in tal senso, la Consulta della Famiglia
Salesiana, che sollecita la presenza e l’apporto di tutti i Gruppi.
Art. 40. Inserimento nei differenti contesti
La missione richiede la capacità di inserirsi in contesti culturali, sociali ed
ecclesiali diversificati, sapendo intuire urgenze e bisogni e dimostrando
capacità di collaborazione con quanti operano per il bene.
Per questo è necessario formarsi un’attitudine all’ascolto senza
pregiudizi, accoglienza senza sospetti, apprezzamento senza invidie,
partecipazione senza riserve.
58

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È in tal modo che si concorre all’inculturazione della fede e del carisma
mentre si edifica la comunione ecclesiale, sempre più vasta di quella
particolare di un Gruppo e della stessa Famiglia Salesiana.
È una formazione che si attua nel terreno concreto dell’incontro con
gruppi, movimenti e associazioni che esprimono la ricchezza della
Chiesa e si pongono al servizio del Regno. Primo tra questi è il vasto
Movimento Salesiano, del quale la Famiglia spirituale di Don Bosco
costituisce il centro animatore.
Altri vitali spazi che favoriscono questa formazione sono costituiti
dalla presenza dei Gruppi della Famiglia nelle Chiese locali e dalla
collaborazione con altre aggregazioni ecclesiali operanti sul territorio.
La multiforme grazia di Dio data ai diversi movimenti ecclesiali si
esprime in una particolare spiritualità e in un’originale forma apostolica
che va riconosciuta e accolta, mentre a tutti facciamo dono della nostra
identità carismatica e dell’apporto della specifica missione.
È una formazione che educa alla stima vicendevole, al prevenire
nella carità e nella volontà di collaborazione, all’agire con pazienza
e lungimiranza, alla disponibilità al sacrificio che ciò, talvolta, può
comportare.
Come Famiglia Salesiana, stimolati dall’esempio di Don Bosco che
verso tutti ebbe sentimenti e parole di accoglienza e di riconoscenza e
con tutti seppe condividere intuizioni, esperienze e realizzazioni, siamo
chiamati a riconfermare il dono ricevuto condividendolo con tutta la
Chiesa.
Art. 41. Metodologia di collaborazione
Saper collaborare non va da sé; esige una formazione che tenga
presenti alcuni elementi essenziali.
1. Occorre innanzitutto educarsi alla condivisione progettuale. Ogni
attività educativa e apostolica parte dall’analisi della situazione
dei propri destinatari e mira a raggiungere determinati obiettivi a
breve, medio e lungo termine. Tutto ciò va studiato e programmato
insieme, valorizzando le competenze, rispettando la diversità di
vedute e favorendo la convergenza.
59

6.10 Page 60

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2. Occorre insieme attivare le logiche del coordinamento. Il concorso di
forze diverse in vista di un’impresa non è mai un fatto automatico.
Si richiedono, infatti, alcune capacità: conoscere esattamente il
problema che s’intende risolvere, chiarire la finalità che ci si propone,
vagliare realisticamente le possibilità d’intervento, valutare le forze
e le risorse disponibili, dichiarare onestamente gli apporti che si
possono e s’intendono dare.
3. Occorre anche sottoporsi alla logica della reciprocità. Dare e ricevere
non sono mai a senso unico. La reciprocità è consapevolezza del
dono proprio e dell’altro, è riconoscimento del valore proprio e
altrui, è accoglienza e scambio di sensibilità, idee e competenze
complementari, è offerta di prestazioni fatta con generosità e
umiltà.
4. Occorre da ultimo educarsi alla responsabilità condivisa. Il buon
esito della collaborazione in campo educativo e apostolico dipende
sia dall’accettazione di una responsabilità primaria che coordina il
progetto, sia dal riconoscimento delle responsabilità altrui, dando
spazio a tutti perché partecipino attivamente al compimento del
disegno comune.
Art. 42. Ruolo del sacerdote nella Famiglia Salesiana
Il Concilio Vaticano II presenta i presbiteri come guide e educatori del
popolo di Dio. Dichiara: «Di ben poca utilità saranno le cerimonie più
belle o le associazioni più fiorenti, se non sono volte a educare gli
uomini alla maturità cristiana».1 o
E giustifica così l’affermazione: «Spetta ai sacerdoti, nella loro qualità
di educatori nella fede, di curare, per proprio conto o per mezzo di altri,
che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare
la propria vocazione specifica secondo il Vangelo, a praticare una
carità sincera e operosa, a esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha
liberati».2
1  PO 6.
1 Ivi.
60

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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Il sacerdote salesiano è chiamato così alle sue responsabilità più
significative nel settore della formazione. La Parola di Dio, i sacramenti
e particolarmente l’Eucaristia, il servizio dell’unità e della carità
rappresentano il tesoro più grande della Chiesa.
Parafrasando una parola conciliare, si può asserire che non è possibile
formare spiritualmente una Famiglia apostolica come quella Salesiana
se non si assume come radice e come cardine la celebrazione
dell’Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi
educazione tendente a formare lo Spirito di Famiglia.1
I Gruppi della Famiglia Salesiana hanno sempre evidenziato questa
esigenza formativa e la riaffermano in questa Carta d’identità.
2Cf. Ivi.
61

7.2 Page 62

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7.3 Page 63

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5
CAPITOLO
Composizione e Animazione
Art. 43. Una Famiglia in crescita
La Famiglia Salesiana, in questi ultimi decenni, ha conosciuto
un’autentica primavera. Ai Gruppi originari si sono uniti, sotto l’impulso
dello Spirito Santo, altri Gruppi che, con vocazioni specifiche, hanno
arricchito la comunione e allargato la missione salesiana.
Agli occhi di tutti è evidente quanto è cresciuta la Famiglia, come si è
moltiplicato il lavoro apostolico in diversi Paesi del mondo e come si è
esteso il campo di azione a beneficio di tanti giovani e adulti. Ciò invita
non solo a rendere grazie a Dio, ma suscita pure la consapevolezza
di una maggiore responsabilità. Infatti, la vocazione della nostra
Famiglia è, come ogni altra vocazione, a servizio della missione, in
modo particolare per la salvezza della gioventù, specie la più povera,
abbandonata e pericolante.2
Art. 44. Una Famiglia aperta
La Famiglia Salesiana, che si configura come un grande Movimento per
la salvezza dei giovani e si esprime in varietà di forme per l’apostolato
nelle missioni, negli ambienti popolari, nella Comunicazione Sociale
e nella cura delle vocazioni, è aperta ad altri Gruppi che chiedano
ufficialmente il riconoscimento del Rettor Maggiore.
I criteri essenziali per essere riconosciuti nella Famiglia Salesiana sono:
1. La partecipazione alla “vocazione salesiana”: ossia la condivisione,
in qualche aspetto rilevante, dell’esperienza umana e carismatica
di Don Bosco. Egli, infatti, rimane, per tutti i Gruppi, l’ispiratore
originario di un particolare cammino di discepolato e di apostolato
e, in quanto tale, è fonte d’ispirazione e punto di convergenza.
2. La partecipazione alla missione giovanile e/o popolare salesiana.
Questo significa che ogni Gruppo, tra i suoi fini specifici, include
qualche elemento tipico della missione salesiana, pur declinato in
forme e modalità particolari.
2Cf. PASCUAL CHÁVEZ, La Famiglia Salesiana ieri ed oggi: il seme è diventato un albero e
l’albero un Bosco, Strenna del Rettor Maggiore. Roma 2009.
63

7.4 Page 64

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3. La condivisione dello spirito, del metodo educativo e dello stile
missionario, ossia del patrimonio spirituale e pedagogico di Don
Bosco.
4. La vita evangelica secondo lo Spirito Salesiano, vale a dire una vita
ispirata ai consigli evangelici quale via alla santità. Essa si concretizza
sia nella professione dei voti, propria della consacrazione religiosa,
sia nelle diverse forme di promesse o d’impegno che definiscono la
fisionomia di ogni singolo Gruppo.
5. Una fraternità attiva che porta ogni gruppo a collegarsi e a operare
in sintonia e sinergia con gli altri Gruppi della Famiglia Salesiana.
Art. 45. Punti di riferimento
In forza della loro comunione apostolica di natura carismatica, i
Gruppi che costituiscono la Famiglia Salesiana riconoscono nel Rettor
Maggiore, Successore di Don Bosco, il Padre e centro di unità della
Famiglia stessa.
I Salesiani di Don Bosco poi, eredi particolari della sua ricchezza
carismatica, portano la responsabilità di animare l’insieme della
Famiglia Salesiana. Essi, infatti, hanno la «responsabilità di mantenere
l’unità di spirito, stimolare il dialogo e la collaborazione fraterna per
un reciproco arricchimento e una maggiore fecondità apostolica».3
Realizzano perciò un servizio che non attiene all’autorità di governo,
ma all’umile e gioiosa dedizione di chi promuove un cammino di fedeltà
al dono ricevuto, favorendone la comunicazione, la condivisione e la
realizzazione.
Art. 46. Organismi di animazione e momenti d’incontro
Per assicurare un’animazione regolare ed efficace alla Famiglia
Salesiana, disponiamo di alcuni essenziali organismi di coordinamento
e favoriamo specifiche occasioni d’incontro.
A livello mondiale, regionale, nazionale, ispettoriale e locale, l’unità e
l’animazione viene sostenuta e incrementata da Consigli o Consulte
3  Cost SDB art. 5c.
64

7.5 Page 65

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della Famiglia Salesiana. L’incontro della Consulta, ai vari livelli, intende
favorire i seguenti obiettivi:
1. Studiare e approfondire la figura di Don Bosco, la sua vita, la sua
pedagogia, la sua spiritualità per conoscere, capire e assumere
sempre meglio il suo progetto apostolico e i suoi criteri di azione
pastorale.
2. Rafforzare il senso di appartenenza, favorendo una conoscenza
diretta e concreta dei diversi gruppi della Famiglia e valorizzandone
la specifica identità.
3. Proporre incontri ed esperienze di formazione in comune.
4. Conoscere le sfide pastorali della società e della Chiesa locale
nella quale si inserisce la Famiglia Salesiana, studiando le possibili
sinergie pastorali, secondo la specificità dei singoli Gruppi, e nella
comunione della stessa missione salesiana.
5. Cercare di attivare, ogniqualvolta sia possibile, concrete iniziative
apostoliche, condivise da tutti i Gruppi nel territorio.
La Consulta Mondiale s’incontra ogni anno presso la Casa Generalizia
dei Salesiani e propone linee essenziali di animazione per il successivo
anno pastorale.
Nelle singole Regioni o Ispettorie si celebra ogni anno la Giornata
della Famiglia Salesiana, con la proposta di significativi momenti di
formazione e di condivisione.
A livello mondiale si celebrano ogni anno le Giornate di Spiritualità della
Famiglia Salesiana. Esse rappresentano un momento di comunione,
di riflessione e di condivisione, nel quale s’intende approfondire
specificamente il contenuto della Strenna del Rettor Maggiore. Tale
documento viene proposto annualmente dal Successore di Don Bosco
come un invito a coordinarsi nella riflessione e nell’attuazione concreta
di un particolare aspetto della Spiritualità e della missione salesiana.
65

7.6 Page 66

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7.7 Page 67

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Santità
nella Famiglia Salesiana

7.8 Page 68

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7.9 Page 69

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i,. ,

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Famiglia Salesiana: Famiglia di Santi
“I veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi par-
lano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con
le opere della carità” (Benedetto XVI 23.10.2012).
Occorre esprimere profonda gratitudine e lode a Dio per la santità già
riconosciuta nella Famiglia Salesiana di Don Bosco e per quella in via
di riconoscimento. L’esito di una Causa di Beatificazione e di Canoniz-
zazione è un evento di straordinaria rilevanza e valenza ecclesiale. Si
tratta, infatti, di operare un discernimento sulla fama di santità di un
battezzato, che ha vissuto le beatitudini evangeliche in grado eroico o
che ha dato la vita per Cristo.
La celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco è stata
l’occasione favorevole per approfondire e diffondere la sua esperienza
spirituale, fiorita in ricchissimi e diversissimi frutti di santità.
Da Don Bosco fino ai nostri giorni riconosciamo una tradizione di san-
tità cui merita dare attenzione, perché è l’incarnazione del carisma che
da lui ha avuto origine e che si è espresso in una pluralità di stati di vita
e di forme.
Si tratta di uomini e donne, giovani e adulti, consacrati e laici, vescovi
e missionari che in contesti storici, culturali, sociali diversi nel tempo
e nello spazio hanno fatto brillare di singolare luce il carisma salesia-
no, rappresentando un patrimonio che svolge un ruolo efficace nella
comunità dei credenti e nella vita degli uomini e delle donne di buona
volontà.
70

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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Elenco al 1° gennaio 2020
La nostra Postulazione interessa 172 tra Santi, Beati, Venerabili, Servi di Dio.
Le cause seguite direttamente dalla Postulazione sono 55.
SANTI (NOVE)
san Giovanni Bosco, sacerdote (data di canonizzazione: 1 aprile 1934) – (Italia)
san Giuseppe Cafasso, sacerdote (22 giugno 1947) – (Italia)
santa Maria D. Mazzarello, vergine (24 giugno 1951) – (Italia)
san Domenico Savio, adolescente (12 giugno 1954) – (Italia)
san Leonardo Murialdo, sacerdote (3 maggio 1970) – (Italia)
san Luigi Versiglia, vescovo, martire (1 ottobre 2000) – (Italia Cina)
san Callisto Caravario, sacerdote, martire (1 ottobre 2000) – (Italia Cina)
san Luigi Orione, sacerdote (16 maggio 2004) – (Italia)
san Luigi Guanella, sacerdote (23 ottobre 2011) – (Italia)
BEATI (CENTODICIOTTO)
beato Michele Rua, sacerdote (data di beatificazione: 29 ottobre 1972) – (Italia)
beata Laura Vicuňa, adolescente (3 settembre 1988) – (Cile – Argentina)
beato Filippo Rinaldi, sacerdote (29 aprile 1990) – (Italia)
beata Maddalena Morano, vergine (5 novembre 1994) – (Italia)
beato Giuseppe Kowalski, sacerdote, martire (13 giugno 1999) – (Polonia)
beato Francesco Kęsy, laico, e 4 compagni martiri (13 giugno 1999) – (Polonia)
Czesław Józ´wiak
Edward Kaz´mierski
Edward Klinik
Jarogniew Wojciechowski
beato Pio IX, papa (3 settembre 2000) – (Italia)
beato Giuseppe Calasanz, sacerdote, e 31 compagni martiri (11 marzo 2001) (Spagna)
Antonio Maria Martín Hernández, sacerdote
Recaredo de los Ríos Fabregat, sacerdote
Giuliano Rodríguez Sánchez, sacerdote
Giuseppe Giménez López, sacerdote
Augusto García Calvo, coadiutore
Giovanni Martorell Soria, sacerdote
Giacomo Buch Canal, coadiutore
Pietro Mesonero Rodríguez, chierico
Giuseppe Otín Aquilué, sacerdote
Alvaro Sanjuán Canet, sacerdote
Francesco Bandrés Sánchez, sacerdote
71

8.2 Page 72

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Sergio Cid Pazo, sacerdote
Giuseppe Batalla Parramó, sacerdote
Giuseppe Rabasa Bentanachs, coadiutore
Gil Rodicio Rodicio, coadiutore
Angelo Ramos Velázquez, coadiutore
Filippo Hernández Martínez, chierico
Zaccaria Abadía Buesa, chierico
Giacomo Ortiz Alzueta, coadiutore
Saverio Bordas Piferrer, chierico
Felice Vivet Trabal, chierico
Michele Domingo Cendra, chierico
Giuseppe Caselles Moncho, sacerdote
Giuseppe Castell Camps, sacerdote
Giuseppe Bonet Nadal, sacerdote
Giacomo Bonet Nadal, sacerdote
Alessandro Planas Saurí, collaboratore laico
Eliseo García García, coadiutore
Giulio Junyer Padern, sacerdote
María Carmen Moreno Benítez, vergine
María Amparo Carbonell Muñoz, vergine
beato Luigi Variara, sacerdote (14 aprile 2002) – (Italia Colombia)
beato Artemide Zatti, religioso (14 aprile 2002) – (Italia Argentina)
beata Maria Romero Meneses, vergine (14 aprile 2002) – (Nicaragua Costa Rica)
beato Augusto Czartoryski, sacerdote (25 aprile 2004) – (Francia Polonia)
beata Eusebia Palomino, vergine (25 aprile 2004) – (Spagna)
beata Alexandrina M. Da Costa, laica (25 aprile 2004) – (Portogallo)
beato Alberto Marvelli, laico (5 settembre 2004) – (Italia)
beato Bronislao Markiewicz, sacerdote (19 giugno 2005) – (Polonia)
beato Enrico Saiz Aparicio, sac. e 62 compagni martiri (28 ottobre 2007) – (Spagna)
Felice González Tejedor, sacerdote
Giovanni Codera Marqués, coadiutore
Virgilio Edreira Mosquera, chierico
Paolo Garcia Sánchez, coadiutore
Carmelo Giovanni Pérez Rodríguez, suddiacono
Teodulo González Fernández, chierico
Tommaso Gil de la Cal, aspirante
Federico Cobo Sanz, aspirante
Igino de Mata Díez, aspirante
Giusto Juanes Santos, chierico
Vittoriano Fernández Reinoso, chierico
Emilio Arce Díez, coadiutore
Raimondo Eirín Mayo, coadiutore
Matteo Garolera Masferrer, coadiutore
72

8.3 Page 73

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Anastasio Garzón González, coadiutore
Francesco Giuseppe Martín López de Arroyave, coadiutore
Giovanni de Mata Díez, collaboratore laico
Pio Conde Conde, sacerdote
Sabino Hernández Laso, sacerdote
Salvatore Fernández Pérez, sacerdote
Nicola de la Torre Merino, coadiutore
Germano Martín Martín, sacerdote
Giuseppe Villanova Tormo, sacerdote
Stefano Cobo Sanz, chierico
Francesco Edreira Mosquera, chierico
Emanuele Martín Pérez, chierico
Valentino Gil Arribas, coadiutore
Pietro Artolozaga Mellique, chierico
Emanuele Borrajo Míguez, chierico
Dionisio Ullívarri Barajuán, coadiutore
Michele Lasaga Carazo, sacerdote
Luigi Martínez Alvarellos, chierico
Giovanni Larragueta Garay, chierico
Fiorenzo Rodríguez Güemes, chierico
Pasquale de Castro Herrera, chierico
Stefano Vázquez Alonso, coadiutore
Eliodoro Ramos García, coadiutore
Giuseppe Maria Celaya Badiola, coadiutore
Andrea Jiménez Galera, sacerdote
Andrea Gómez Sáez, sacerdote
Antonio Cid Rodríguez, coadiutore
Antonio Torrero Luque, sacerdote
Antonio Enrico Canut Isús, sacerdote
Michele Molina de la Torre, sacerdote
Paolo Caballero López, sacerdote
Onorio Hernández Martín, chierico
Giovanni Luigi Hernández Medina, chierico
Antonio Mohedano Larriva, sacerdote
Antonio Fernández Camacho, sacerdote
Giuseppe Limón Limón, sacerdote
Giuseppe Blanco Salgado, coadiutore
Francesco Míguez Fernández, sacerdote
Emanuele Fernández Ferro, sacerdote
Felice Paco Escartín, sacerdote
Tommaso Alonso Sanjuán, coadiutore
Emanuele Gómez Contioso, sacerdote
Antonio Pancorbo López, sacerdote
73

8.4 Page 74

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Stefano García García, coadiutore
Raffaele Rodríguez Mesa, coadiutore
Antonio Rodríguez Blanco, sacerdote diocesano
Bartolomeo Blanco Márquez, laico
Teresa Cejudo Redondo, laica
beato Zeffirino Namuncurà, laico (11 novembre 2007) – (Argentina)
beata Maria Troncatti, vergine (24 novembre 2012) – (Italia Ecuador)
beato Stefano Sándor, religioso, martire (19 ottobre 2013) – (Ungheria)
beato Tito Zeman, sacerdote, martire (30 settembre 2017) (Slovacchia).
VENERABILI (DICIASSETTE)
ven. Andrea Beltrami, sacerdote, (Decreto super virtutibus: 15 dicembre 1966) – (Italia)
ven. Teresa Valsè Pantellini, vergine (12 luglio 1982) – (Italia)
ven. Dorotea Chopitea, laica (9 giugno 1983) – (Spagna)
ven. Vincenzo Cimatti, sacerdote (21 dicembre 1991) – (Italia Giappone)
ven. Simone Srugi, religioso (2 aprile 1993) – (Palestina)
ven. Rodolfo Komorek, sacerdote (6 aprile 1995) – (Polonia Brasile)
ven. Luigi Olivares, vescovo (20 dicembre 2004) – (Italia)
ven. Margherita Occhiena, laica (23 ottobre 2006) – (Italia)
ven. Giuseppe Quadrio, sacerdote (19 dicembre 2009) – (Italia)
ven. Laura Meozzi, vergine (27 giugno 2011) (Italia Polonia)
ven. Attilio Giordani, laico (9 ottobre 2013) – (Italia Brasile)
ven. Giuseppe Augusto Arribat, sacerdote (8 luglio 2014) – (Francia)
ven. Stefano Ferrando, vescovo (3 marzo 2016) – (Italia India)
ven. Francesco Convertini, sacerdote (20 gennaio 2017) (Italia India)
ven. Giuseppe Vandor, sacerdote (20 gennaio – 2017) (Ungheria Cuba)
ven. Ottavio Ortiz Arrieta, vescovo (27 febbraio 2017) – (Perù)
ven. Augusto Hlond, cardinale (19 maggio 2018) (Polonia)
SERVI DI DIO (VENTOTTO)
Elia Comini, sacerdote (Italia)
Ignazio Stuchly, sacerdote (Repubblica Ceca)
Antonio De Almeida Lustosa, vescovo (Brasile)
Carlo Crespi Croci, sacerdote (Italia Ecuador)
Costantino Vendrame, sacerdote (Italia India)
Jan Świerc, sacerdote e 8 compagni, martiri (Polonia)
Ignazio Dobiasz, sacerdote
Francesco Harazim, sacerdote
Casimiro Wojciechowski, sacerdote
Ignazio Antonowicz, sacerdote
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Lodovico Mroczek, sacerdote
Carlo Golda, sacerdote
Vladimiro Szembek, sacerdote
Francesco Miśka, sacerdote
Oreste Marengo, vescovo (Italia India)
Carlo Della Torre, sacerdote (Italia Thailandia)
Anna Maria Lozano, vergine (Colombia)
Andrea Majcen, sacerdote (Slovenia)
Rodolfo Lunkenbein, sacerdote (Germania – Brasile) e
Simão Bororo, laico (Brasile) martiri
Matilde Salem, laica (Siria)
Carlo Braga, sacerdote (Italia – Cina Filippine)
Antonino Baglieri, laico (Italia)
Antonietta Böhm, vergine (Germania Messico)
Silvio Galli, sacerdote (Italia)
Rosetta Marchese, vergine (Italia)
Luigi Bolla, sacerdote (Italia)
Vera Grita, Laica (Italia)
CAUSE EXTRA SEGUITE DALLA POSTULAZIONE
Venerabile Costa De Beauregard Camillo, sacerdote (Francia)
Venerabile Barello Morello Casimiro, terziario francescano (Italia Spagna)
Venerabile Tyranowski Giovanni, laico (Polonia)
Venerabile Bertazzoni Augusto, vescovo (Italia)
Servo di Dio Canelli Felice, sacerdote (Italia)
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Gruppi
della Famiglia Salesiana

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Gruppi
1. Società di San Francesco di Sales (Salesiani di Don Bosco – SDB)
2. Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA)
3. Associazione dei Salesiani Cooperatori (ASSCC)
4. Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA)
5. Associazione degli Exallievi/e di Don Bosco (EXA-DB)
6. Associazione delle Exallieve/i delle Figlie di Maria Ausiliatrice (EXA-FMA)
7. Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (VDB)
8. Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (HH SS CC)
9. Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù (SOSC)
10. Apostole della Sacra Famiglia (ASF)
11. Suore della Carità di Gesù (SCG)
12. Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (MSMHC)
13. Figlie del Divino Salvatore (HDS)
14. Ancelle del Cuore di Maria Immacolata (SIHM)
15. Suore di Gesù Adolescente (IJA)
16. Associazione Damas Salesianas (ADS)
17. Volontari Con Don Bosco (CDB)
18. Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani (SMI)
19. Figlie della Regalità di Maria (DQM)
20. Testimoni del Risorto (TR)
21. Congregazione di San Michele Arcangelo (CSMA)
22. Congregazione delle Suore della Risurrezione (HR)
23. Congregazione delle Suore Annunciatrici del Signore (SAL)
24. Discepoli (DISC)
25. Comunità Cançao Nova (CN)
26. Suore di San Michele Arcangelo Michelite (CSSMA)
27. Suore di Maria Auxiliatrix (SMA)
28. Comunità della Missione di Don Bosco (CMB)
29. Suore della Regalità di Maria (SQM)
30. Suore della Visitazione di Don Bosco (VSDB)
31. Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth (FCMN)
32. Suore Mediatrici della Pace (MP)
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1. Fondatore e Origini
La Congregazione fu fondata nel 1859 da San Giovanni Bosco (1815-
1888) a Torino, nel rione di Valdocco, a coronamento della sua lunga e
intensa esperienza di apostolato tra la gioventù povera della città. Era il
secondo dei figli di Francesco e Margherita Occhiena, modesti agricol-
tori. Giovanni perse giovanissimo il padre e, all’età di sedici anni, iniziò
a studiare a Chieri per diventare sacerdote. Fu ordinato prete il 6 luglio
1841 dall’arcivescovo di Torino Luigi Fransoni e per i tre anni successivi
soggiornò nel capoluogo piemontese, dove perfezionò la sua formazio-
ne teologica presso il Collegio Ecclesiastico.
Le origini
Grazie all’amicizia con Don Giuseppe Cafasso, suo conterraneo, Don
Bosco conobbe la drammatica realtà delle carceri giovanili e la situa-
zione difficile di tanti giovani a Torino In quegli anni Torino conobbe un
periodo di rapida industrializzazione. Molti giovani si trasferivano dalle
aree rurali in città per cercare lavoro. L’8 dicembre 1841 Don Bosco
inaugurò la sua opera educativa in favore dei giovani, iniziando a inse-
gnare il catechismo a un apprendista muratore presso la Chiesa di San
Francesco d’Assisi, a Torino. I ragazzi da lui seguiti divennero presto
quasi duecento.
Il sogno missionario continua.
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9.3 Page 83

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La nascita della Congregazione
Il 26 gennaio 1854 Don Bosco riunì quattro collaboratori per gestire
l’opera nascente. Il ministro liberale Urbano Rattazzi diede al fondatore
alcuni suggerimenti importanti per la struttura organizzativa della sua
opera.
Rattazzi propose di non dare all’Istituto un carattere apertamente reli-
gioso, ma di creare un’associazione di liberi cittadini, che collaborasse-
ro volontariamente al bene della gioventù povera e abbandonata, i cui
membri conservassero i diritti civili e, se sacerdoti, portassero la veste
del clero secolare. Suggerì inoltre che coloro che detenevano degli uffici
fossero chiamati con nomi profani come ispettore o direttore.
Nel 1858 Don Bosco fu ricevuto a Roma da papa Pio IX che ne incorag-
giò l’opera. Il 18 dicembre 1859 il fondatore e i suoi primi compagni si
raccolsero nella nuova società religiosa, impegnandosi a costituire una
Congregazione per promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle ani-
me più bisognose d’istruzione e d’educazione. La Professione dei voti
pubblici di povertà, obbedienza e castità da parte dei primi ventidue
membri ebbe luogo il 14 maggio 1862.
2. Storia dalla fondazione a oggi
I Salesiani ricevettero il Pontificio Decreto di lode nel 1864 e le loro
Costituzioni furono approvate dalla Santa Sede nel 1874.
Dal loro inizio, i Salesiani si dedicano specialmente all’istruzione e all’e-
ducazione della gioventù in scuole, oratori, parrocchie, centri di forma-
zione agricola e professionale, ma anche all’apostolato della stampa e
alle missioni.
Le missioni
La prima richiesta ai Salesiani per l’apostolato missionario giunse
dall’Argentina, per l’evangelizzazione della Patagonia.
Il 12 maggio 1875 don Bosco scelse tra i suoi collaboratori i missionari;
a capo della spedizione fu posto il futuro cardinale Giovanni Cagliero.
Dall’Argentina i Salesiani si diffusero negli Stati più a nord (in Uruguay
e in Brasile, dove ebbero un ruolo importante nelle missioni in Amaz-
zonia e Mato Grosso) e nel 1896 giunsero negli Stati Uniti d’America.
83

9.4 Page 84

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Missioni
L’impegno in Africa era già stato nei progetti di don Bosco, ma solo
dopo la morte del fondatore i primi Salesiani si stabilirono nel conti-
nente. Nel 1891 i Salesiani aprirono una casa a Orano, in Algeria, ma fu
in Congo che l’apostolato ebbe i migliori successi: i missionari giunsero
nel Katanga nel 1912 e nel 1925 il territorio venne eretto in Prefettura
Apostolica. Nel 1980 Don Viganò iniziò il Progetto Africa. Nel 1906, con
l’arrivo dei primi missionari in India, i Salesiani estesero la loro missione
all’Asia. Louis Mathias e Stefano Ferrando svolsero il loro apostolato
nell’Assam e nelle regioni al confine con il Tibet e la Birmania. Nel 1926
Vincenzo Cimatti guidò la missione salesiana in Giappone.
3. Identità
Missioni
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3. Identità
L’articolo 2 delle Costituzioni afferma: «Noi, Salesiani di Don Bosco
(SDB), formiamo una comunità di battezzati che, docili alla voce dello
Spirito, intendono realizzare in una specifica forma di vita religiosa il
progetto apostolico del Fondatore: essere nella Chiesa segni e portato-
ri dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri. Nel compiere
questa missione, troviamo la via della nostra santificazione».
«La nostra Società è composta di chierici e di laici che vivono la mede-
sima vocazione in fraterna complementarietà» (Cost. 4).
La pedagogia Salesiana
I principi educativi della Società Salesiana sono esposti in alcuni scritti
del fondatore:
Il Giovane Provveduto, Ricordi confidenziali ai direttori, Il Sistema Preven-
tivo nell’educazione della gioventù, la Lettera da Roma e la Lettera circola-
re sui castighi. Don Bosco bandisce dal suo sistema educativo i metodi
repressivi e propone il “metodo preventivo”: sostiene la necessità di
far conoscere agli educandi le regole e le prescrizioni della comunità e
invita gli educatori a vigilare con amore per impedire ai giovani di com-
mettere mancanze, ponendo l’educando in condizione ottimale per
raggiungere uno sviluppo integrale e armonico.
L’anima della pedagogia salesiana è la “carità pastorale”: gli educato-
ri sono invitati ad agire con amore, cordialità e affetto. Bisogna, inol-
tre, far comprendere ai giovani di essere amati, poiché chi sa di essere
amato, ama a sua volta.
La pedagogia diventa spiritualità giovanile salesiana ispirata all’uma-
nesimo di San Francesco di Sales e unita a una sincera devozione a
Maria Ausiliatrice.
La Famiglia Salesiana
Le Costituzioni si esprimono così: “Da Don Bosco trae origine un vasto
movimento di persone che, in vari modi, operano per la salvezza della
gioventù”. Egli stesso, oltre la Società di San Francesco di Sales, fondò
l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l’Associazione dei Salesiani
Cooperatori e l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice.
85

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Il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime con il Consiglio Generale (2014-2020
Oggi i Gruppi della Famiglia Salesiana sono trentadue. Vivendo il me-
desimo spirito e in comunione fra loro, continuano con vocazioni spe-
cifiche la missione da lui iniziata. In essa, per volontà del Fondatore,
i Salesiani hanno particolari responsabilità: “mantenere l’unità” dello
spirito e stimolare il dialogo e la collaborazione fraterna per un recipro-
co arricchimento e una maggiore fecondità apostolica (Cost.5).
Gli Exallievi ne fanno parte per l’educazione ricevuta. La loro apparte-
nenza diviene più stretta quando si impegnano a partecipare alla mis-
sione salesiana (Cost. 5). Non si tratta solo di affermazioni solenni delle
Costituzioni.
Nei Regolamenti sono riportate i frutti concreti del servizio che i Sale-
siani rendono alla Famiglia Salesiana.
È dovere dell’Ispettore e del Direttore, coadiuvati dai rispettivi delegati,
sensibilizzare le comunità perché assolvano il loro compito nella Fami-
glia Salesiana.
86

9.7 Page 87

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La comunità, d’intesa con i responsabili dei vari gruppi, in spirito di ser-
vizio e rispettandone l’autonomia:
offre loro l’assistenza spirituale;
promuove incontri;
favorisce la collaborazione educativa e pastorale;
coltiva il comune impegno per le vocazioni.
È stato istituito un segretariato specifico, quello per la Famiglia Sale-
siana, per realizzare gli impegni elencati.
Va ricordato che l’animazione specifica dei Salesiani di Don Bosco verso
la Famiglia Salesiana non copre tutte le forme di animazione. Ben lon-
tano dal costituire un monopolio, lascia ampio spazio agli altri Gruppi
sviluppando la loro autonomia e la corresponsabilità’ carismatica, vi-
cendevolmente animatori a loro volta.
4. Situazione attuale
La Congregazione, alla morte di Don Bosco, contava 773 professi e 276
novizi. Oggi i Salesiani di Don Bosco sono 14.614, distribuiti in 132 Pa-
esi del mondo nei 5 continenti. La Società Salesiana si configura in Co-
munità Ispettoriali che, a loro volta, sono articolate in Comunità Locali.
La Corsa dei Santi 1 novembre 2012
87

9.8 Page 88

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Dal 1965 le Ispettorie sono raggruppate in Regioni, che garantiscono il
legame tra il Governo Centrale e le Ispettorie.
Incontro dei giovani con il
Rettor Maggiore in America
Mandalay (Myanmar).
Uno dei prodotti del panificio del Centro di
Formazione Professionale.
Le Regioni, riorganizzate durante il Capitolo Generale del 2014, sono
sette: Europa Mediterranea (che comprende anche il Medio Orien-
te); Europa centro-nord (comprese le Isole Britanniche); Interamerica
(America centro-settentrionale); America Cono Sud; Asia sud (India e
Sri Lanka); Asia est-Oceania (Cina, Giappone, Filippine, Sud-est asiati-
co, Australia); Africa-Madagascar.
Rep.Dem.Congo. Don Ángel Fernández Artime visita l’Ispettoria Maria Santissima Assunta
Il Rettor Maggiore, Superiore della Società Salesiana, è il successore di
Don Bosco, il padre e il centro di unità della Famiglia salesiana
88

9.9 Page 89

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Macao (Cina). Visita del Rettor Maggiore all’Ispettoria Maria Ausiliatrice
Missione e attività
L’articolo 6 delle Costituzioni indica i seguenti settori della missione
salesiana: «Fedeli agli impegni che Don Bosco ci ha trasmesso, siamo
evangelizzatori dei giovani, specialmente più poveri; abbiamo una cura
particolare per le vocazioni apostoliche; siamo educatori della fede ne-
gli ambienti popolari, in particolare con la Comunicazione Sociale; an-
nunciamo il Vangelo ai popoli che ancora non lo conoscono».
Le attività curate dai Salesiani di Don Bosco sono quindi:
Direttamente educative: oratori e centri giovanili, scuole di di-
verso ordine e grado e centri professionali, convitti e case per
giovani in difficoltà, università, centri di catechesi e di pastorale.
I giovani rappresentano i primi e i privilegiati destinatari del la-
voro dei Salesiani.
Direttamente evangelizzatrici: le parrocchie affidate ai Salesia-
ni sono circa 1000. La congregazione è nata da un ‘catechismo’
e fa sua la preoccupazione della nuova evangelizzazione nel
mondo moderno.
Direttamente missionarie: i Salesiani che lavorano in contesto
missionario sono circa 3000. Operano in vari territori missionari
di tutti i continenti.
Santità nella Congregazione
Le Costituzioni affermano che i Salesiani trovano la loro santificazione
nel compimento della missione. La fioritura di santità nel nostro Istitu-
to conferma la verità di queste parole e la ricchezza del dono di Dio per
tutti noi.
89

9.10 Page 90

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I Santi
Don Bosco (canonizzato nel giorno di Pasqua il 1° aprile 1934); Luigi
Versiglia, vescovo, e Callisto Caravario, sacerdote, protomartiri salesia-
ni, (canonizzati il 1° ottobre 2000).
I Beati (5 confessori)
Sac. Michele Rua (beatificato il 29 ottobre 1972), Sac. Filippo Rinaldi
(beatificato il 29 aprile 1990), Sac. Luigi Variara e Coad. Artemide Zatti
(beatificati il 14 aprile 2002), Sac. August Czartoryski (beatificato il 25
aprile 2004).
Sono 88 i Salesiani martiri attualmente beati: anzitutto due gruppi spa-
gnoli: quello del Sac. Giuseppe Calasanz Marqués e 28 compagni, (17
sacerdoti, 7 coadiutori, 5 chierici) beatificati l’11 marzo 2001; quello
del Sac. Enrique Sáiz Aparicio e 55 compagni (22 sacerdoti, 18 coadiu-
tori, 16 chierici) beatificati il 28 ottobre 2007. Inoltre, il Sac. Giuseppe
Kowalski, martire polacco (beatificato il 13 giugno 1999); il Coad. Stefa-
no Sándor (Budapest 19 ottobre 2013) e il Sac. Titus Zeman (Bratislava
30 settembre 2017).
Schiera di 12 Venerabili
Sac. Augusto Arribat, Sac. Andrea Beltrami, Sac.Vincenzo Cimatti, Sac.
Francesco Convertini, Vesc. Stefano Ferrando, Sac. Card. Augusto
Hlond, Sac. Rodolfo Komorek, Vesc. Luigi Olivares, Vesc. Ottavio Ortiz
Arrieta, Sac. Giuseppe Quadrio, Coad. Simone Srugi, Sac. Giuseppe Van-
dor.
Servi di Dio
Sac. Elia Comini, Sac. Ignazio Stuchly, Vesc. Antonio de Almeida Lusto-
sa, Sac. Carlo Crespi Croci, Sac. Costantino Vendrame, Sac. Giovanni
Świerc e 8 compagni, martiri, Vesc. Oreste Marengo, Sac. Carlo Della
Torre, Sac. Andrea Majcen, Sac. Carlo Braga, Sac. Rodolfo Lunkenbein,
martire.
Giovani Santi
Anche tra i giovani vissuti nelle case salesiane si possono contare dei
santi: Santo è
Domenico Savio (canonizzato il 12 giugno 1954); beati martiri sono
cinque giovani oratoriani polacchi: Jarogniew Wojciekowski, Edward
90

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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Kaźmierski, Czeslaw Jóźwiak, Franciszek Kęsy, Edward Klinik (beatifi-
cati il 13 giugno1999). C’è poi il giovane araucano Zeffirino Namuncurà,
beatificato l’11 novembre 2007. Una menzione del tutto particolare
merita la santità della madre di Don Bosco, la Venerabile Mamma Mar-
gherita.
5. Sfide per il futuro
Il cammino della Congregazione è segnato dal cammino dei suoi Ca-
pitoli Generali. Riguardo alle sfide che si presentano oggi, il Capitolo
Generale XXVIII le riassume in tre linee essenziali. La prima è quella
della priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi.
Sao Gabriel da Cachoeira, Brasile.Giovani Yanomami che giocano presso la Missione
I SDB sentono un forte richiamo a ritornare una volta di più tra i veri
poveri del mondo e a continuare a scommettere fortemente su di loro
nei luoghi e nelle presenze in cui stanno già operando. Sono chiamati a
sintonizzarsi con tanti adolescenti e giovani che chiedono di non essere
lasciati soli, ma di essere accompagnati: giovani con famiglie struttura-
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Il Rettor Maggiore con i giovani di PAPUA-NEW GUINE
te o destrutturate, che hanno bisogno della presenza di un educatore e
di un amico per la loro vita e quella delle loro famiglie.
Tale sfida è un invito ad aprire gli occhi e a essere innanzitutto atten-
ti alle necessità degli adolescenti e dei giovani che appartengono, per
linguaggio e comprensione, al mondo digitale; poi alla cura e al rispetto
per il Creato, e al tema del Volontariato.
Una seconda sfida, intimamente legata alla prima, è quella del profilo
del Salesiano per i giovani di oggi. Rivolgono nuovamente il loro sguar-
do a Don Bosco perché è lui il loro modello.
Don Bosco è un dono carismatico, vivo, operoso e proteso al futuro.
L’impegno dei SDB è quello di rendere sempre più viva l’esperienza di
Don Bosco con la sua caratteristica di unità della sua persona, della sua
vita e del suo lavoro, la mirabile armonia tra grazia e natura.
È una sfida che rimanda ad altri temi, come per esempio quello della
‘vocazione e formazione’, cioè vedere e progettare la formazione come
risposta permanente alla chiamata di Dio. Collegato con questo, c’è il
tema della ‘missione’ e della ‘comunione’, cioè vivere la missione come
una comunità educativo-pastorale.
Le Scuole Professionali di Valdocco
92

10.3 Page 93

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Una terza sfida è quella della collaborazione con la Famiglia Salesiana
e i laici nella missione e nella formazione. È un tema sul quale il Docu-
mento Finale del Sinodo sui Giovani, Fede e Discernimento Vocaziona-
le ha tanto insistito. Reciprocità, condivisione, formazione congiunta,
sono alcuni nodi che i SDB sono chiamati ad approfondire, perché il
volto di Don Bosco oggi sia sempre più attento e connesso con il tempo
e la storia.
Haiti. Aiuti umanitari
Queste sono sfide che aiutano tutta la Congregazione a delineare e ap-
profondire, per quanto possibile, il “profilo del Salesiano”: una persona
preparata a vivere la missione salesiana con tanti laici. Insieme saranno
capaci di dare risposta ai giovani di oggi, a tutti i giovani, specialmente
i più poveri e bisognosi, quelli che sono o si sentono esclusi e scartati, i
più fragili e quelli che sono privati dei diritti fondamentali.
Azerbaigian
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Salesiani al servizio delle vittime di calamità naturali in Nepal
Giovani salesiani alla Giornate Mondiali della Gioventù (Cracovia 2016)
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Salesiani con i giovani: sempre con Don Bosco e per Don Bosco

10.5 Page 95

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1. Fondatore, Cofondatrice e Origini
“Per un dono dello Spirito Santo e con l’intervento diretto di Maria, San
Giovanni Bosco ha fondato il nostro Istituto come risposta di salvezza
alle attese profonde delle giovani. Gli ha trasmesso un patrimonio spi-
rituale ispirato alla carità di Cristo Buon Pastore, e gli ha impresso un
forte impulso missionario” (Costituzioni FMA, art 1).
La scelta di fondare una Congregazione religiosa femminile per l’edu-
cazione delle giovani è maturata in don Bosco grazie alla sollecitazione
di varie persone; dalla constatazione dello stato di abbandono e pover-
tà in cui si trovavano molte ragazze; dal contatto con vari Istituti fem-
minili; dalla conferma di Papa Pio IX che lo incoraggiò in questa scelta;
da ripetuti “sogni” e fatti straordinari da lui stesso raccontati; dalla pro-
fondità della sua devozione mariana.
Mentre in lui maturava questo progetto, a Mornese (Alessandria), Ma-
ria Domenica Mazzarello, come membro dell’Associazione delle Figlie
dell’Immacolata, animava un gruppo di giovani donne che si dedicava-
no alle ragazze del paese, insegnavano loro a cucire, ma soprattutto le
aiutavano a crescere come buone cristiane e oneste cittadine.
Due diversi intenti si trovarono così a convergere in un identico ideale:
far nascere anche per le ragazze e le giovani una Famiglia religiosa ana-
loga a quella dei Salesiani, un nuovo carisma educativo nella Chiesa.
Per la fondazione, don Bosco scelse il gruppo delle Figlie dell’Immaco-
lata di Mornese. Maria Domenica Mazzarello fu Cofondatrice e aiutò a
dare forma e sviluppo alla nuova istituzione.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Il 5 agosto 1872 a Mornese il primo gruppo di 11 giovani fecero la Pri-
ma Professione per essere nella Chiesa e nella società religiose educa-
trici delle giovani, soprattutto quelle dei ceti popolari. Restarono nella
Casa di fondazione dal 1872 al 1879. In quel breve periodo si plasma-
rono un’identità e una spiritualità che prende il nome dal piccolo paese
di origine: lo “Spirito di Mornese”.
Guidate dalla sapienza formativa di Madre Mazzarello e dal costante
accompagnamento di Don Bosco, le FMA coniugarono con creatività
il “Sistema Preventivo” di Don Bosco con le risorse femminili e con le
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Mornese. La Casa di fondazione
Punta Arenas. Prime missionarie.
esigenze dell’educazione della donna e dell’infanzia, con un’attiva pre-
senza nella scuola e nella catechesi.Ottenuta l’approvazione diocesa-
na delle Costituzioni dal Vescovo di Acqui il 23 gennaio 1876, le FMA,
spinte dall’ardore missionario, cominciarono a uscire da Mornese per
raggiungere nel 1877 l’Uruguay e poi l’Argentina. Da allora l’Istituto si
diffonde sempre più in Italia, in Europa e in America.
Nel 1879 la Casa Madre fu trasferita a Nizza Monferrato (Asti), dove
l’Istituto aprì la prima Scuola Normale per la formazione delle maestre
e sperimentò un forte entusiasmo missionario e un promettente au-
mento di vocazioni.
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Dal 1891 le FMA sono presenti in Asia, dal 1893 in Africa e dal 1954
in Australia. La missione si attua in una pluralità di ambienti educativi
aperti alla multiculturalità e all’interreligiosità con una particolare at-
tenzione alle bambine, ragazze e alle donne.
Dovunque si cerca di mantenere vivo lo slancio missionario delle origi-
ni, “elemento essenziale dell’identità dell’Istituto” (cf Costituzioni FMA,
art. 75) con vigile attenzione alle esigenze dei tempi e delle Chiese par-
ticolari.
Nell’anno 1906-1907 l’Istituto, in seguito alla pubblicazione delle
Normae secundum quas (1901), vive il processo di separazione dal-
la Congregazione Salesiana soprattutto per quanto riguarda l’aspetto
amministrativo e la dipendenza giuridica dal Rettor Maggiore. Restano
tuttavia la comunione e la fattiva collaborazione nel condividere la spi-
ritualità del Fondatore e la missione educativa.
Dal 1908 sono costituite le prime Ispettorie in Italia e in America Latina.
Nel 1911, a 39 anni dalla fondazione, Papa Pio X concede l’approvazio-
ne pontificia dell’Istituto.
Le FMA hanno sperimentato fino ad oggi una notevole espansione ge-
ografica che le ha orientate a dare risposte ai bisogni educativi presenti
nei cinque continenti. Dagli anni Settanta si assiste, soprattutto in Eu-
ropa e in America Latina, a un calo numerico delle vocazioni, mentre si
registra nei vari Paesi una varietà di opere educative e promozionali
sorte dalla creatività e dall’audacia apostolica delle FMA. Dovunque in-
tendono rispondere alle inedite forme di povertà dei bambini/e, delle
giovani donne, delle famiglie, dei migranti.
In questo modo l’Istituto continua a sperimentare nuove forme di vita-
lità carismatica, anche grazie alla valorizzazione della vocazione laicale
delle Exallieve/i e dei Salesiani Cooperatori, con i quali condivide la mis-
sione educativa.
3. Identità
Le FMA sono una Famiglia religiosa nata dal cuore grande di San Gio-
vanni Bosco e dalla fedeltà creativa di Santa Maria Domenica Mazza-
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10.9 Page 99

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rello. Il Fondatore ha scelto il nome di “Figlie di Maria Ausiliatrice” per-
ché ha voluto l’Istituto “monumento vivo” di gratitudine alla Madonna.
Nella Chiesa le FMA sono donne consacrate che, vivendo in comunità
e stando in mezzo alla gente, soprattutto a bambini, ragazze e giovani,
esprimono la mistica e la profezia di un amore appassionato per Gesù.
Nella certezza che Maria Ausiliatrice ha ispirato l’Istituto, le FMA cer-
cano di testimoniare nel mondo di oggi il suo stesso atteggiamento di
fede, di speranza e di carità, di comunione con Cristo per essere, come
Lei, “ausiliatrici” soprattutto fra le giovani e i giovani (cf Costituzioni,
art.4). In semplicità e gioia esse vivono la missione educativa e coltiva-
no la dedizione missionaria sia “ad gentes” sia in patria. Questo contri-
buisce ad aprire la realtà quotidiana ad ampi orizzonti apostolici.
Il Carisma educativo
Animate dal carisma salesiano con i tratti specifici dello “Spirito di Mor-
nese”, le FMA hanno come finalità delle loro opere la crescita integrale
delle persone, la formazione alla fede attraverso una catechesi siste-
matica, e l’educazione a una cittadinanza attiva, alla gratuità e alla so-
lidarietà. Si tratta di un progetto che armonizza azione educativa ed
evangelizzatrice mediante la pratica del “Sistema Preventivo” di Don
Bosco e di Maria Mazzarello, declinato in fedele attenzione alle mutate
situazioni dei tempi e dei contesti.
Una dimensione specifica che fonda la tradizione educativa dell’Istituto
è l’esperienza carismatica di Maria Domenica Mazzarello. Attraverso
la sua gioiosa adesione al progetto di Dio, intendeva portare ciascu-
na giovane all’incontro vitale con Gesù. Il messaggio educativo della
Cofondatrice dell’Istituto è radicato nel prendersi cura della persona,
educarla a scoprire la propria vocazione per dare un contributo respon-
sabile in famiglia, nella società e nella Chiesa.
L’educazione della giovane donna è una scelta prioritaria delle FMA che
si declina nei vari Paesi con interventi diversificati: formazione cultu-
rale ed evangelizzazione, inserimento nel mondo del lavoro, promo-
zione di cooperative femminili nelle missioni, recupero delle ragazze
che nelle periferie delle grandi città sono facilmente vittime di tratta
e prostituzione, incoraggiandole a lottare per la propria dignità e per
l’elaborazione di una cultura ispirata all’umanesimo cristiano.
99

10.10 Page 100

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Madre Yvonne R. a Campos Censa (2013)
FMA nella Famiglia Salesiana
L’Istituto “è parte viva della Famiglia Salesiana”. In essa le FMA con-
dividono con tutti gli altri gruppi l’eredità spirituale del Fondatore e
offrono, com’è avvenuto a Mornese, l’apporto originale della propria
vocazione (cf Costituzioni FMA, art.3).
Attraverso la Consigliera generale per la Famiglia Salesiana e le De-
legate locali e ispettoriali, le FMA accompagnano con particolare at-
tenzione il Movimento delle Exallieve e degli Exallievi e l’Associazione
Exallieve/i FMA, perché realizzino con responsabilità e autonomia la
loro vocazione laicale nella Chiesa e nella società. Condividono pure con
i Salesiani l’accompagnamento dell’Associazione dei Salesiani Coope-
ratori e dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA).
4. Situazione attuale
Oggi le FMA, presenti in 96 Paesi dei cinque continenti, sono circa
11.791 e le case sono 1.362. La missione delle FMA privilegia l’edu-
cazione integrale, soprattutto delle giovani e dei giovani che si trovano
in situazione di povertà e rischio non solo nei Paesi cristiani, ma anche
in quelli non ancora evangelizzati o scristianizzati (cf Costituzioni FMA,
art.6). Nei vari contesti socio-culturali le FMA si propongono di essere
una presenza evangelizzatrice che crea cultura a difesa dei diritti dei
più poveri e a favore della giustizia e della pace.
Le opere più significative
L’Oratorio-Centro giovanile, luogo caratterizzato da un’offerta forma-
tiva ricca di valori umani e cristiani che si declina in un ventaglio di at-
tività adatte alle diverse età e al territorio. L’Oratorio-Centro giovanile
si propone di creare un’autentica comunità giovanile riunita attorno al
Signore. Si presenta come una proposta di educazione informale qua-
100

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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lificata anche per i contesti interreligiosi, perché è aperta a tutte le gio-
vani e i giovani senza preclusione di provenienza, religione o cultura.
Scuole e Centri di formazione professionale, luoghi di elaborazione
culturale critica, maturata nel confronto costante con la visione in-
tegrale della persona, dell’esistenza, della storia, e di costruzione di
Colombia Educazione ed evangelizzazione di strada
Scuola di taglio e cucito
101

11.2 Page 102

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Oratorio Casa Generalizia FMA
professionalità secondo un progetto di vita ispirato rato ai valori del
Vangelo. L’avviamento al lavoro e la necessità di dare risposta alla di-
soccupazione giovanile hanno fatto sì che, con configurazioni diver-
se nei cinque continenti si potenziasse la Formazione professionale
orientando i giovani al mondo del lavoro e all’imprenditorialità.
Istituzioni di Studi Superiori, espressione della missione educativa e
di una cultura umanizzante in prospettiva evangelica. Si caratterizzano
per un’impostazione scientifica e rigorosa della ricerca, dei curriculi e
dei contenuti della docenza, in sintonia con una visione cristiana della
persona umana e della vita. Dal 1970 all’Istituto è stata affidata dalla
Chiesa la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, che
ha sede a Roma.
Opere per bambine/i, adolescenti, giovani a rischio, come case-fami-
glia, comunità alloggio, centri di accoglienza, luoghi dove, attraverso un
percorso educativo che parte dalla situazione concreta dei destinatari
e dalla loro condizione di precarietà e di abbandono, si cerca di accom-
pagnare le persone verso la libertà e la maturazione integrale, inseren-
dole in ambienti pervasi dallo Spirito di Famiglia.
Case di Spiritualità per i giovani, oasi che offrono la possibilità di spe-
rimentare la via del silenzio, della preghiera, del contatto più prolunga-
to e calmo con la natura e con la Parola di Dio, che dà criteri di valuta-
zione e di orientamento.
Centri di promozione della donna, ambienti che hanno come missione
prioritaria la formazione dell’autocoscienza, l’inserimento sociale, la
formazione culturale, l’autonomia economica e la cura della salute. In-
tendono rendere le giovani consapevoli della loro dignità, dei loro diritti,
della loro missione di educatrici nella famiglia, nel mondo del lavoro,
nella Chiesa e promotrici di una società più umana in sinergia con l’uo-
mo.
102

11.3 Page 103

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L’Associazione internazionale VIDES (Volontariato Internazionale
Donna Educazione Sviluppo), la proposta di volontariato dell’Istituto
FMA alle giovani e ai giovani dei vari continenti. Ha lo scopo di offrire
loro spazi concreti di protagonismo, di gratuità e di dialogo intercultu-
rale. Il volontariato che viene promosso è di natura educativa nell’ottica
della reciprocità, secondo lo stile salesiano: missionario e sociale a fa-
vore di uno sviluppo sostenibile.
Riconosciuta come Associazione Internazionale dalla legge belga, ha
ottenuto dalle Nazione Unite lo Status Consultivo all’ECOSOC che le
permette di partecipare attivamente nelle diverse sedi dell’ONU ap-
portando un contributo specifico.
L’Ufficio dei Diritti Umani, situato a Veyrier (Svizzera), promuove un’a-
zione di formazione ai diritti umani a livello delle opere educative dell’I-
stituto ed ha ottenuto il riconoscimento dello Status Consultivo presso
l’ECOSOC dalle Nazioni Unite.
Tutte queste opere sono animate da comunità di FMA mosse dall’ardo-
re del Da mihi animas cetera tolle con la sensibilità femminile ispirata
al carisma dell’Istituto, aperte alla collaborazione con le famiglie, con
le istituzioni, con i laici e le laiche che condividono la stessa missione.
103

11.4 Page 104

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Santità nell’Istituto delle FMA
SANTI (2)
San Giovanni Bosco, sacerdote (1 aprile 1934) – (Italia)
Santa Maria Domenica Mazzarello, vergine (24 giugno 1951) – (Italia)
BEATE (7)
Beata Laura Vicuña, adolescente (3 settembre 1988) – (Cile – Argentina)
Beata Maddalena Caterina Morano, vergine (5 novembre 1994) – (Italia)
Beata Carmen Moreno Benítez, martire (11 marzo 2001) – (Spagna)
Beata M. Amparo Carbonell Muñoz, martire (11 marzo 2001) – (Spagna)
Beata Maria Romero Meneses, vergine (14 aprile 2002) – (Nicaragua Costa Rica)
Beata Eusebia Palomino Yenez, vergine (25 aprile 2004) – (Spagna)
Beata Maria Troncatti, vergine (24 novembre 2012) – (Italia Ecuador)
VENERABILI (2)
Ven. Teresa Valsè-Pantellini, vergine (12 luglio 1982) – (Italia)
Ven. Laura Meozzi, vergine (27 giugno 2011) (Italia Polonia)
SERVE DI DIO (2)
Antonietta Böhm, vergine (Germania Messico), Apertura dell’inchiesta dioce-
sana: 7 maggio 2017
Rosetta Marchese, vergine (Italia), Apertura dell’Inchiesta Diocesana: 2019
5. Sfide per il futuro
Le principali sfide per il futuro si possono raccogliere attorno a tre nuclei:
Primato di Dio
In un tempo di globalizzazione, di pluralismo, di rapidi cambiamenti
epocali, di complessità e di relativismo, l’Istituto è chiamato ad andare
all’essenziale nella sequela Cristi. Per questo s’impegna a vivere la con-
versione pastorale con la forza profetica dell’essere, con i giovani, comu-
nità in uscita che testimoniano e annunciano Gesù con speranza e gioia.
Le FMA condividono insieme a tanti laici e laiche lo stesso carisma. In
contrapposizione alle logiche consumistiche e competitive del mondo,
le FMA scelgono come stile di vita la sobrietà e la comunione dei beni, in
104

11.5 Page 105

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modo da non riprodurre all’interno dell’Istituto schemi culturali che gene-
rino disuguaglianza, esclusione e impoverimento.
Relazioni
Ispirato dal cammino della Chiesa oggi, l’Istituto sceglie di vivere con
maggiore profondità lo stile sinodale nelle comunità educanti. Don Bosco
aveva intuito la forza dell’unità e della convergenza e coinvolse tutti quelli
che potevano collaborare nella sua opera educativa a favore dei giovani
più poveri.
Le FMA sono chiamate a “camminare insieme” dando visibilità ai tratti
fondamentali, tipici del “Sistema Preventivo”, che caratterizzano lo stile
sinodale: il senso della sacralità della persona umana, l’accoglienza gio-
iosa e familiare, la fiducia, la prossimità, l’ospitalità, la solidarietà, la gra-
tuità, l’integrazione, il riconoscimento dell’altro per ciò che è e che potrà
essere.
Questo era anche lo stile dell’animazione di Madre Mazzarello, capace di
coinvolgere tutti i membri della comunità educante. È uno stile che condi-
vide visioni, suscita nuove energie, apre orizzonti e genera vita.
Missione condivisa
Il dilagare delle antiche e nuove forme di povertà colpisce soprattutto le
giovani generazioni, e in particolare le donne. Considerando la pluralità
delle situazioni, l’Istituto sceglie linee di azione specifiche che vengono
condivise con le Exallieve/i, i Salesiani Cooperatori, l’ADMA, le famiglie,
la Chiesa locale e il territorio. Negli ultimi Capitoli generali si è rinnovato
l’impegno di:
- assumere il “cuore oratoriano” come criterio di rinnovamento delle
opere e delle comunità educanti;
- impegnarsi a stare con le/i giovani ascoltandoli, dando fiducia, in-
contrandoli lì dove sono oggi, esprimendo particolare solidarietà con
i migranti, i rifugiati, gli esclusi;
- curare con maggiore determinazione la formazione di comunità vo-
cazionali e favorire la cultura vocazionale tenendo conto delle diverse
vocazioni nella Chiesa. Questo richiede l’impegno di attivare cammi-
ni sistematici e inculturati di discernimento e di accompagnamento
vocazionale delle/dei giovani;
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Gioco e animazione
- investire con progettualità sulla formazione di FMA e di laici/lai-
che, membri della Famiglia Salesiana che condividono il carisma,
superando la tentazione di una formazione superficiale e non
adeguata alle sfide educative dell’oggi.
Missione indigeni Darien – Panamà.
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1. Fondatore e Origini
Nell’aprile 1876 Don Bosco andò a Roma per l’undicesima volta, per
domandare a Pio IX favori spirituali per i suoi Cooperatori e presentargli
il progetto definitivo intitolato “Cooperatori Salesiani, ossia un mezzo
pratico per giovare al buon costume e alla civile società”.
Nell’udienza del 15 aprile, il Papa si sorprese di non trovare nel testo
nessun riferimento alle Cooperatrici (infatti, Don Bosco progettava per
loro un’associazione a parte, aggregata all’Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice fondato nel 1872): “Le donne, - gli dice lui -, hanno avuto
sempre una parte preponderante nelle buone opere, nella stessa Chie-
sa, nella conversione dei popoli. Esse sono efficaci e intraprendenti an-
che per inclinazione naturale, più che gli uomini. Escludendole, voi vi
privereste del più prezioso aiuto” (MB XI 73-74).
Don Bosco accolse con sollecitudine questo suggerimento del Papa e
arricchì il suo testo in questo senso.
Nel frattempo, egli ottenne il 9 maggio 1876 il famoso Breve “Cum si-
cuti”, nel quale Pio IX manifestava la sua benevolenza concedendo alla
“Società o Unione dei Cooperatori Salesiani” le indulgenze concesse al
Terzo Ordine secolare francescano (MB XI 545-547), e con questo egli
approvava implicitamente l’Associazione stessa nella sua forma giuri-
dica. Rientrato a Torino, Don Bosco si occupò della pubblicazione del
Regolamento definitivo, inserendovi un’importante prefazione “Al let-
tore” con la data del 12 luglio 1876.
Il Rettor Maggiore al Convegno Mondiale dell’Associazione Salesiani Cooperatori
108

11.9 Page 109

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2. Storia dalla fondazione a oggi
Il 29 aprile 2013 la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica ha approvato in forma definitiva il Progetto
di Vita Apostolica che, in piena fedeltà all’ispirazione di don Bosco per i
“Salesiani esterni”, aggiorna il Regolamento del Fondatore assicurando
la sintonia spirituale, teologica e pastorale con il Concilio Vaticano II e
con il Magistero della Chiesa, dando una risposta cristiana e salesiana
alle nuove sfide del mondo.
V Congresso Mondiale dell’Associazione Salesiani Cooperatori (2018).
3. Identità
«Diconsi Cooperatori coloro che desiderano occuparsi di opere carita-
tevoli non in generale, ma in specie, d’accordo e secondo lo spirito della
Congregazione di San Francesco di Sales.
Un Cooperatore per sé può fare del bene, ma il frutto resta assai li-
mitato e per lo più di poca durata. Al contrario unito con altri trova
appoggio, consiglio, coraggio, e spesso con leggera fatica ottiene assai,
perché le forze anche deboli diventano forti se sono riunite. Quindi il
famoso detto che l’unione fa la forza!
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11.10 Page 110

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Sihanoukville, Cambogia. Accoglienza
Pertanto i nostri Cooperatori, seguendo lo scopo della Congregazione
Salesiana, si adopereranno secondo le loro forze per raccogliere ragaz-
zi pericolanti e abbandonati nelle vie e nelle piazze; avviarli al catechi-
smo, trattenerli nei giorni festivi e collocarli presso onesto padrone,
dirigerli, consigliarli, aiutarli quanto si può per farne buoni cristiani e
onesti cittadini.
Le norme da seguirsi nelle opere, che a tale uopo si proporranno ai Co-
operatori, saranno materia del Bollettino Salesiano» (Don Bosco, nel
primo Bollettino Salesiano, agosto 1877).
110
I membri del consiglio mondiale della Famiglia Salesiana con il Rettor Maggiore

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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Il Progetto di Vita Apostolica definisce così il profilo del Salesiano Co-
operatore, in forma tale da renderlo idoneo per la sua vocazione e mis-
sione. I tratti più caratteristici sono quelli di:
una persona ricca di umanità, elemento tipico dell’umanesimo
ottimista di San Francesco di Sales, che porta ad avere una visio-
ne positiva di sé, della realtà, della Chiesa, del Mondo, perché im-
para a vedere Dio in tutte le cose e vederle con lo sguardo di Dio;
un battezzato, con immenso amore alla Chiesa, che vive con
gioia, riconoscenza e responsabilità la sua condizione di figlio di
Dio, discepolo di Gesù, inserito nelle realtà temporali con chiara
identità e prassi di vita cristiana;
un salesiano nel mondo, secondo l’intuizione originale di Don
Bosco, che lo voleva un appassionato collaboratore di Dio at-
traverso le grandi scelte della missione salesiana: la famiglia, i
giovani, l’educazione, il Sistema Preventivo, l’impegno sociale e
politico.
Per essere Salesiano Cooperatore
Bisogna soprattutto essere convinti che «lo Spirito del Signore riem-
pie l’universo»: esso non si accontenta di ispirare la vocazione ai pre-
ti e ai religiosi: esso «chiama» ogni battezzato a trovare il suo posto
originale nella Chiesa e ad assolvere il suo compito particolare nella
missione comune. Bisogna dunque pregare: «Vieni Spirito di Luce, mo-
strami il mio cammino!».
Bisogna poi avere un certo gusto della vita cristiana autentica, di fron-
te a tanti battezzati che sembrano ignorare completamente le esigen-
ze del loro battesimo. Bisogna desiderare di sfuggire alla mediocrità,
alla pietà formale, per prendere il Vangelo sul serio e tentare la formi-
dabile avventura della fede vissuta e della vita donata.
Bisogna inoltre essere sensibili ai problemi della gioventù e della
povertà, essere coscienti che sono i problemi più decisivi del nostro
mondo e del suo prossimo avvenire, dunque simpatizzare con i giovani
e con i poveri, e volerli aiutare ad assicurare la loro promozione umana
e cristiana.
111

12.2 Page 112

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Bisogna conoscere Don Bosco e costatare che la sua figura, la sua ope-
ra, il suo spirito realista e dinamico, il suo metodo educativo corrispon-
dono a certi tratti del nostro stesso carattere. Il seguirlo e il lavorare
con lui svilupperanno, quindi, i nostri doni naturali e soprannaturali a
profitto della Chiesa.
Infine, bisogna avere senso fraterno, amare l’incontro con gli altri,
amare il lavoro con gli altri, accettare i valori di corresponsabilità e di
collaborazione, e dunque una certa disciplina d’azione.
I giovani e gli adulti che dicendo “SÌ” all’invito dello Spirito Santo s’im-
pegnano per l’intera vita a vivere un cristianesimo integrale nello spi-
rito di Don Bosco e a educare i giovani, diventano Salesiani Cooperatori.
«Bisogna prendere coscienza chiara che impegnarsi come “Salesiano
Cooperatore” è rispondere a una vera “chiamata”, è, dunque, accetta-
re un’autentica vocazione salesiana apostolica» (CGS n.730). Per tutto
questo è necessario seguire un cammino di formazione.
4. Situazione attuale
11 REGIONI - 27.035 (SSCC)
ITALIA - MEDIO ORIENTE - MALTA
IBERICA
6700
3550
EUROPA CENTRALE OVEST
ASIA EST - OCEANIA
ASIA SUD – INDIA
AFRICA - MADAGASCAR
AMERICA CONO SUD
1738
4395
2511
3404
1440
ASIA EST - OCEANIA
BRASILE
1955
1505
INTERAMERICA
PACIFICO CARIBE SUD
2449
353
112

12.3 Page 113

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Sihanoukville. Gruppo di Cooperatori
Missione
Secondo il pensiero di Don Bosco, il Salesiano Cooperatore realizza il
suo apostolato, in primo luogo, negli impegni quotidiani. Egli vuole se-
guire Gesù Cristo, Uomo perfetto, inviato dal Padre nel mondo.
Per questo tende ad attuare, nelle ordinarie condizioni di vita, l’ideale
evangelico dell’amore a Dio e al prossimo. Lo fa animato dallo Spirito
Salesiano e portando ovunque un’attenzione privilegiata alla gioventù
bisognosa.
Organizzazione flessibile
L’Associazione ha una struttura flessibile e funzionale, fondata su tre
livelli di governo: locale, provinciale e mondiale.
Con questa organizzazione assicura l’efficacia della sua azione sul ter-
ritorio e l’apertura all’universalità della comunione e della missione
(PVA/S34).
5. Sfide per il futuro
Chiamati alla santità
I “Salesiani esterni”, di cui i Salesiani Cooperatori sono gli eredi legittimi,
dovevano, secondo le Costituzioni, laici o sacerdoti che fossero, “acqui-
stare la perfezione”, “tenere un tenore di vita strettamente cristiano”
esercitando “ogni opera di Carità spirituale e corporale, verso i giovani,
specialmente i più poveri”.
Anche i Salesiani Cooperatori hanno come “scopo fondamentale” quel-
lo di “fare del bene a se stessi, mercé un tenore di vita, per quanto si
può, simile a quella che si tiene nella vita comune” con esercizi di pietà
adatti a gente che si ispira all’ideale dei consigli evangelici nella sua
113

12.4 Page 114

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condizione secolare e rinverdisce l’ideale dei terzi ordini antichi con la
pratica della carità; tutto questo con uno stile particolare, quello sale-
siano, in quanto è la vita salesiana che essi prendono a loro modello e
vogliono realizzare nelle loro condizioni. (PVA Statuto IV e Conclusione).
Timor Leste
111144
Sulmona. Incontro annuale dei Cooperatori Salesiani della Provincia Adriatica

12.5 Page 115

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ATTILIO GIORDANI
Tra la Famiglia e l’Oratorio
Attilio Giordani nasce a Mi-
lano il 3 febbraio 1913; la
mamma Amalia è casalinga,
ha una salute precaria.
Il papà Arturo, ferroviere, di-
vide il tempo, sempre stret-
to, tra il lavoro, la famiglia
e il bene da fare alla gente.
“Al mattino il papà si alzava
presto ricorda la figlia suor
Angela e portava una sporta
di carbone per accendere il
fuoco a due vecchietti”. Una
“scuola di famiglia” che apre
Attilio, Angela e Camillo alla
solidarietà, alla preghiera,
agli affetti di casa. Attilio,
dopo la Scuola Elementare,
consegue il diploma della Scuola Tecnica Commerciale.
A nove anni inizia a fre-
quentare, con Camillo,
l’Oratorio S. Agostino dei
Salesiani, vicino casa. Al-
lora la via Copernico era
un viottolo di campagna;
la via Melchiorre Gioia,
una sottile fettuccia tirata
stretta per lasciare corre-
re il naviglio della Marte-
sana. Ma gli spazi attorno
erano ampi; i prati e gli
orti non finivano mai.
115

12.6 Page 116

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Attilio cresce nella serenità e nelle relazioni semplici e affettuose, nello
spirito di Don Bosco.
“La carità di Giordani – ha detto il Cardinale Carlo Maria Martini in occa-
sione del processo diocesano di canonizzazione si è esercitata in primo
luogo nell’ambito oratoriano e per noi Ambrosiani, è bello pensare che
venga affidato alla Commissione di Indagine, una volta detto “Tribuna-
le”, un giovane oratoriano...
Egli si pone in questo solco, ormai profondo un secolo”. Attilio costru-
isce la sua personalità di uomo e di cristiano nell’allegria. “Quando ti
alzi, incomincia sempre con buon umore dice al fratello Camillo -, fi-
schiettati una canzone allegra”.
116

12.7 Page 117

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4.
Associazione Pubblica di Fedeli
Associazione
di Maria
Ausi Iiatrice (ADMAJ
Torino (Italia), 1869

12.8 Page 118

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Decreto dell’Arcivescovo di Torino
Mons. Riccardi di erezione dell’Associazione dei
Devoti di Maria Ausiliatrice (18 aprile 1869)
1. Fondatore e Origini
L’origine dell’ADMA si collega di-
rettamente alla costruzione del-
la Basilica di Maria Ausiliatrice in
Torino e alle grazie straordinarie
che la Vergine elargiva. Orga-
nizzatore nato, Don Bosco non
lasciò alla sola devozione spon-
tanea il culto a Maria Ausiliatri-
ce. Le diede stabilità con un’As-
sociazione che da Lei prendeva
nome. L’Associazione dei Devoti
di Maria Ausiliatrice, secon-
do gruppo fondato da Don Bosco, fu eretta canonicamente presso il
santuario di Valdocco il 18 aprile 1869, con l’intento di “promuovere
la venerazione al SS.mo Sacramento e la divozione a Maria Auxilium
Christianorum”1 e fu “da lui considerata quasi parte integrante della
Società Salesiana”.2
2. Storia dalla fondazione a oggi
Nel 1870, il Beato Pio IX la elevò ad Arciconfraternita e l’arricchì di be-
nefici spirituali.
Per una maggior diffusione don Bosco e i suoi successori ottennero
nel tempo sempre più ampie facoltà di erigere gruppi e di aggregarli
all’ADMA Primaria di Torino.
Nel 1988, Anno Centenario della morte di don Bosco, essa fu denomi-
nata Associazione di Maria Ausiliatrice.
Un riconoscimento significativo venne dal 24° Capitolo Generale dei
Salesiani (1996), che affermò: “Don Bosco diede vita anche all’Associa-
zione dei Devoti di Maria Ausiliatrice coinvolgendola, con impegni ac-
cessibili alla maggioranza della gente semplice, nella spiritualità e nella
missione della Congregazione”.
118
1  Dalla Supplica di Don Bosco all’Arcivescovo di Torino per la canonica erezione di un’Asso-
ciazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice.
2  DON PIETRO RICALDONE Maria Ausiliatrice, Colle Don Bosco 1951, pag. 83.

12.9 Page 119

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Dal 1988 s’iniziarono a celebrare i Congressi Internazionali di Maria
Ausiliatrice, eventi della Famiglia Salesiana che nella devozione a Ma-
ria Ausiliatrice riconosce uno dei cardini della sua identità spirituale e
apostolica:
1988
1995
1999
2003
2007
2011
2015
2019
Torino-Valdocco (Italia), nel Centenario della morte di
Don Bosco.
Cochabamba (Bolivia)
Siviglia (Spagna).
Torino-Valdocco (Italia), in occasione del Centenario
dell’incoronazione di Maria Ausiliatrice.
Città del Messico (Messico).
Częstochowa (Polonia).
Torino-Valdocco / Colle Don Bosco (Italia), in occasione
del Bicentenario della nascita di Don Bosco.
Buenos Aires (Argentina).
Nel 2003 la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e per le
Società di Vita
Apostolica ha approvato il Nuovo Regolamento.
Nel 2015, in occasione del VII Congresso Internazionale di Maria Au-
siliatrice – dal motto “Dalla casa di Maria alle nostre case” –, il Rettor
Maggiore ha dato le seguenti consegne:
sull’esempio e con l’aiuto di Maria, tradurre il Sistema Preventivo
in famiglia;
fare in modo che la Pastorale Giovanile sia sempre più aperta alla
Pastorale Familiare;
promuovere lo scambio, la complementarità e la corresponsabi-
lità tra i diversi stati di vita.
3. Identità
Per gli appartenenti all’Associazione di Maria Ausiliatrice, l’affidamento
a Maria si traduce nel “vivere la spiritualità del quotidiano con atteggia-
menti evangelici, in particolare con il ringraziamento a Dio per le mera-
viglie che continuamente compie, e con la fedeltà a Lui anche nell’ora
della difficoltà e della croce, sull’esempio di Maria”.3
3Nuovo Regolamento art. 4.
119

12.10 Page 120

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Giovani ADMA a Torino
L’adesione personale all’Associazione impegna:
a valorizzare, in sintonia con la Chiesa, di cui Maria è modello e
figura, la partecipazione alla vita liturgica, in particolare ai sacra-
menti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, nella pratica della
vita cristiana personale;
a vivere e a diffondere la devozione a Maria Ausiliatrice, rinno-
vando le pratiche di pietà popolare, secondo lo spirito di Don Bo-
sco;
a imitare Maria, coltivando nella propria famiglia un ambiente
cristiano di accoglienza e solidarietà;
a praticare, con la preghiera e l’azione, la sollecitudine per i gio-
vani più poveri e le persone in necessità;
a pregare e a sostenere nella Chiesa, e in particolare nella Fami-
glia Salesiana, le vocazioni laicali, consacrate e ministeriali;
a vivere la spiritualità del quotidiano con atteggiamenti evange-
lici, sull’esempio di Maria: obbedienza alla volontà di Dio (Fiat);
ringraziamento a Dio per le meraviglie che continuamente com-
pie (Magnificat); fedeltà a Lui anche nell’ora della difficoltà e della
Croce (Stabat).
4. Situazione attuale
Promuovere l’ADMA significa offrire “un itinerario pratico e semplice
di santificazione e di apostolato salesiano”4. Oggi la difesa e la crescita
della fede nel popolo di Dio tocca in modo speciale la famiglia e le nuo-
ve generazioni. Per questo l’Associazione si è rinnovata con un’atten-
zione speciale alla famiglia.
ADMA Famiglie: Famiglia nel carisma di Don Bosco
Don Bosco ha collocato lo spirito di famiglia nel cuore della sua mis-
sione. Si tratta di mettere il Matrimonio al centro e Gesù al centro del
4Nuovo Regolamento art. 2.
120

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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Matrimonio e di coltivare giorno per giorno la grazia di essere sposi e
genitori. Oggi nessuna famiglia può camminare da sola, dunque è indi-
spensabile percorrere cammini condivisi di fede e di spiritualità, valo-
rizzando alcune proposte:
la Commemorazione di Maria Ausiliatrice il 24 di ogni mese;
i ritiri mensili;
gli Esercizi Spirituali annuali;
l’incontro tra famiglie – “Famiglie in famiglia” – con momenti
di preghiera, condivisione, convivialità;
i pellegrinaggi;
il percorso dedicato ai fidanzati e agli sposi nei primi anni di
matrimonio.
L’alleanza educativa è un tratto importante e caratteristico di questa
esperienza: si sta tra sposi, tra le diverse famiglie, tra giovani e anziani,
tra consacrati e laici, per imparare a vivere insieme e a costruire comu-
nità pastorali e educative, in uno stile di comunione. In tale contesto
sono nati gruppi di ADMA giovanile che vogliono fare propria la spiri-
tualità e l’impegno apostolico dell’ADMA.
L’ADMA è diffusa in 50 Paesi nel mondo, con circa 100.000 membri
in 800 gruppi aggregati all’ADMA Primaria di Torino e che operano in
comunione con la Chiesa e con gli altri Gruppi della Famiglia Salesiana.
Una famiglia con il Successore di Don Bosco Don Ángel Fernández
121

13.2 Page 122

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ADMA spagnoli a Madrid
5. Sfide per il futuro
L’impegno specifico è quello di vivere e di diffondere la dimensione ma-
riana e la centralità dell’Eucarestia nel carisma salesiano, sia nell’As-
sociazione sia nella Famiglia Salesiana, in particolare comunione con
il magistero del Papa e le indicazioni del Rettor Maggiore, dando te-
stimonianza di una fede forte in un tempo di prova per la Chiesa e di
smarrimento per l’umanità.
Giovani ADMA delle Filippine
122
ADMA Korea

13.3 Page 123

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123

13.4 Page 124

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1. Fondatore e Origini
La “memoria storica” del movimento risale al 24 giugno 1870, festa
onomastica di Don Bosco, al quale un gruppo di “antichi allievi”, con
filiale partecipazione, portò in dono delle tazzine da caffè. Nessuno
pensava di iniziare una tradizione, e tanto meno di segnare la data di
nascita di un movimento di vaste proporzioni. Fu Don Bosco a intuirlo e
volle continuarla, dedicando alla festa un’intera giornata, e ricambian-
do i doni con un invito a pranzo. La prima “agape fraterna” ebbe luogo
il 19 luglio 1874, e iniziò la consuetudine del convegno annuale che,
ancora oggi, si svolge nelle Case salesiane.
Fondatore
L’Associazione degli Exallievi non ha avuto direttamente un “fondato-
re”; come scrive don Ceria, ma è nata “con la forza delle cose che trag-
gono origine e vita da cause naturali e spontanee,”1 è sgorgata dallo
Spirito di Famiglia del Sistema Preventivo all’Oratorio di Valdocco. Don
Bosco stesso aveva scritto che il suo stile di educazione “rende amico
l’allievo”.2 “Il Movimento Exallievi non fu, quindi, istituito dagli educa-
tori come associazione post-scolastica con elementi scelti, con finalità
associative, ma venne su da sé, con la vitalità di un Carisma nelle sue
origini”.3
2. Storia dalla fondazione a oggi
Nel 1884 questo gruppo di “antichi allievi” (oltre 300) ebbe la sua prima
struttura organizzativa. S’impegnava a conservare l’educazione ricevu-
ta, continuare l’opera a favore dei giovani bisognosi, coltivare l’amicizia
e la solidarietà fra i soci. Il primo statuto fu stilato a Torino l’8 dicembre
1911, in occasione del primo Congresso Internazionale, sotto la spinta
del beato Filippo Rinaldi.
Il 23 maggio 1920, per l’inaugurazione del monumento a Don Bosco
voluto dagli Exallievi, fu definita la struttura organizzativa tuttora vi-
gente: Unione locale, Federazione ispettoriale, Federazione internazio-
nale (Confederazione Mondiale dal 1954).
In quell’incontro, fu deciso di accogliere nell’Associazione anche Exal-
1  E. CERIA, “Annali” I, 715.
2  Ibid.
3 U. Bastasi.
124

13.5 Page 125

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lievi di religione non cristiana, eliminando distinzioni e separazioni e
considerando anzi un vanto del
movimento e dell’associazione il
legame fraterno e il senso di uni-
tà.
La svolta conciliare portò a preve-
dere nuove e più concrete forme di
collaborazione con i Salesiani. La
Confederazione fa parte dell’Or-
ganización de Antiguos Alumnos
y
Alumnas de la Enseñanza Ca-
tólica (O.M.A.A.E.E.C), organismo
che accoglie gli exallievi e le exal-
lieve delle diverse Congregazioni,
riconosciuto dalla Chiesa nelle Organizzazioni Internazionali Cattoliche
(O.I.C.).
3. Identità
“Exallievi di Don Bosco sono coloro che, per aver frequentato un ora-
torio, una scuola o una qualsiasi altra opera salesiana, hanno ricevuto
in essa una preparazione per la vita con gradi e modalità differenti se-
condo le culture, le religioni, la qualità educativa dell’opera, la capacità
di ricezione dei singoli, seguendo i princípi del Sistema Preventivo di
Don Bosco: formare persone sviluppando l’originalità di ciascuno”.4 Gli
Exallievi sono:
il frutto della missione salesiana,
la ricchezza offerta all’umanità,
la grande forza come fermento del mondo.5
Essere nel mondo “onesti cittadini e buoni cristiani”. Impegno
deciso per diventare nella Società e nella Chiesa “sale della ter-
ra e luce del mondo”.
4Statuto, art. 2,a.
5Statuto, art. 1,a.
125

13.6 Page 126

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L’Exallievo è fedele alle promesse del Battesimo e della Cresima e le
vive con l’originale carisma di Don Bosco. Tale carisma si concretizza in
uno stile di vita fondato su Ragione, Religione e Amorevolezza, orien-
tato ai giovani e vissuto nella gioia di essere discepolo di Cristo.
L’Exallievo di altre religioni partecipa agli ideali di Don Bosco, condivide
i valori educativi culturali, spirituali e sociali del Sistema Preventivo Sa-
lesiano e li riconosce come patrimonio comune della famiglia umana. Si
fa promotore di questi valori nei propri ambienti di vita e di lavoro, e li
sostiene anche con quanto suggerisce la sua religione e cultura.
I valori
La vita,
la libertà,
la verità,
la solidarietà,
la fraternità,
la comunione6
126
6Statuto, art. 6, a.

13.7 Page 127

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Il Rettor Maggiore nell’Associazione
La Confederazione Mondiale degli Exallievi di Don Bosco riconosce il
Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana come il padre e il cen-
tro d’unità della Famiglia Salesiana e, quale successore di Don Bosco, lo
considera il riferimento primario della Confederazione Mondiale.7
4. Situazione attuale
Attualmente, ci sono circa 100.000 Exallievi, tra questi circa 50.000
sono iscritti all’Associazione. Vengono organizzati in Unioni locali, Fe-
derazioni nazionali/ispettoriali, regionali (4 continenti – Africa, Ameri-
ca, Asia e Europa). Ogni Regione organizza l’incontro dei delegati e dei
presidenti nazionali ogni due anni e il Congresso Regionale ogni 4 anni.
Missione
L’Associazione degli Exallievi/e partecipa alla missione di Don Bosco e
della Famiglia Salesiana in diversi modi, con il piano di sviluppo e sette
mete e quattro progetti principali.
Piano di sviluppo
Il Piano di sviluppo per il sessennio 2015-2021 è stato preparato per
progredire in ogni ambito della vita dell’Associazione. Esso è prioritaria-
mente focalizzato sulla crescita qualitativa e quantitativa da realizzare
mediante un processo d’istituzionalizzazione e professionalizzazione,
così da essere autorevole ed efficiente. Miriamo a creare una rete mon-
diale di gente capace di essere “sale della terra e luce del mondo” nella
vita di ogni giorno.
Sette mete
Esse comprendono tutti gli obiettivi e i sogni della Confederazione
Mondiale nel periodo 2015-2021:
Crescita e struttura solida: miriamo ad accrescere il numero
delle Federazioni Nazionali attive e a consolidare le loro strut-
ture con nuovi metodi di lavoro.
Formazione e training: intendiamo sviluppare un più vasto trai-
ning e una strategia di formazione nell’ambito del progetto “Ac-
7Statuto della Confederazione Mondiale degli Exallievi ed Exallieve di Don Bosco, Roma, 5
dicembre 2015, art. 14, a.
127

13.8 Page 128

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Il Presidente Michael Hort con il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime nel giorno
della sua elezione (2015)
cademia Exallievi” per tutti gli Exallievi, su temi professionali,
umanistici, cristiani e salesiani.
Promozione dei Giovani Exallievi (GEX): abbiamo intenzione di
dare ai giovani la leadership della nostra Associazione e di inse-
rire un numero sempre maggiore di giovani nelle nostre attività
con la promozione della Scuola per Leader, del Servizio volonta-
rio Exallievi, del Job Placement e di altre concrete iniziative per
la gioventù.
Finanziamento e Raccolta fondi: miriamo a sviluppare una
forte strategia finanziaria per consolidare e accrescere il nu-
mero delle fonti di finanziamento come Piattaforma Business,
in modo da aumentare il nostro impegno sociale in numerosi
progetti.
Sostegno familiare: crediamo nell’importanza delle famiglie e
le vogliamo inserire nel nostro Movimento Exallievi.
Famiglia Salesiana: vogliamo incrementare il nostro impegno
all’interno della Famiglia Salesiana e fornire le nostre compe-
tenze professionali per avviare progetti che affrontino le attuali
sfide delle nostre società: immigrazione, disoccupazione, lavoro
minorile e sfruttamento.
Comunicazione e relazioni esterne: vogliamo sviluppare una
strategia di comunicazione per migliorare le comunicazioni
interne ed esterne, usando tutte le reti sociali e i nuovi media
disponibili. La strategia di pubbliche relazioni sarà realizzata
anche per accrescere la nostra influenza nella società e nella
Chiesa.
128

13.9 Page 129

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Progetti principali
Segreteria permanente: in tutto il mondo segreterie perma-
nenti, con staff retribuito, assicureranno il lavoro quotidiano
nelle Federazioni degli Exallievi e nella Confederazione Mon-
diale, e cureranno la parte tecnica di progetti e attività.
Piattaforma Business: Associazione d’imprenditori (Exallievi e
amici di Don Bosco), che cercheranno di applicare al mondo del
business principi e ideali cristiani e salesiani, difendendo i valori
di responsabilità, integrità e dignità umana. Nell’ambito del loro
impegno, tenteranno di sostenere attivamente i progetti della
Famiglia Salesiana.
Accademia Exallievi: il progetto ombrello raccoglie tutte le ini-
ziative di formazione e educazione per Exallievi, adulti e GEX, in
ambito professionale, personale, spirituale e salesiano.
Servizio Volontario Exallievi: iniziativa che raccoglie tutte le
attività di volontariato organizzate dagli Exallievi, nel Ministero
della gioventù o nelle attività missionarie all’estero. La coope-
razione con la Congregazione Salesiana è essenziale per lo svi-
luppo di questa iniziativa.
Laos
129

13.10 Page 130

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Mongolia
Thailandia - Stampa Tipografica
130
Etiopia - Falegnameria

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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Filippine
5. Sfide per il futuro
La Confederazione Mondiale degli Exallievi di Don Bosco è entrata in un
nuovo periodo della sua esistenza. La Presidenza attuale della Confe-
derazione Mondiale mira a far crescere l’Associazione, le Federazioni
Nazionali, le Unioni Locali e i singoli soci secondo il motto: “Buoni cri-
stiani e onesti cittadini”.
Questo sviluppo è espresso nel programma che sarà realizzato attra-
verso una nuova e solida struttura, nuovi e importanti progetti e il vali-
do contributo alla missione di Don Bosco.
L’attuale presidenza (2020)
131

14.2 Page 132

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Riunione a Bangkok (novembre 2018)
132

14.3 Page 133

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6.
Associazione privata dei Laici lnterreligiosi
Confederazione
mondiale
Exallieve/Exallievi
del Figlie di Maria
Ausiliatrice (ExA-FMAJ
Mornese (Italia), 1908

14.4 Page 134

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1. Fondatore e Origini
Alla radice dell’Associazione c’è Don Bosco. Nelle Memorie Biografiche
leggiamo la confidenza fatta da Don Bosco stesso a don Giulio Barberis
il 19 febbraio 1876: “Ho già fatto un altro progetto, che in questi due
anni maturerò, assicurata l’esistenza dei Cooperatori Salesiani, lo met-
terò fuori: sarebbe dare, quasi direi, un terz’ordine per le donne, non
però aggregate a noi, ma associato alle Figlie di Maria Ausiliatrice” (MB
XI, 73). Parole profetiche del nostro padre Don Bosco che oggi confer-
mano che quel gruppo sarebbe stato formato, in un futuro non lontano,
proprio dalle Exallieve. Attualmente è l’unico gruppo della Famiglia Sa-
lesiana che fa riferimento diretto alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Don Filippo Rinaldi nel 1911 affermerà in un incontro con le Direttri-
ci FMA, riguardo all’Associazione: “Don Bosco l’avrebbe fatto, ma non
erano maturi i tempi, ma se questa non fosse stata un’idea di Don Bo-
sco, non avrei fondato l’Associazione”.
Exallieve 1914. Carmen de Patagones
2. Storia dalla fondazione a oggi
L’Associazione è stata riconosciuta ufficialmente come gruppo della
Famiglia Salesiana dal Rettor Maggiore, don Egidio Viganò, il 29 ot-
tobre 1988, anno Centenario della morte di Don Bosco. Dall’Istituto
134

14.5 Page 135

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delle FMA viene rico-
nosciuta nell’art.74
delle Costituzioni.
L’Associazione è stata
costituita in Italia, con
atto pubblico notari-
le in data 12 febbraio
1990, ai sensi dell’art.
36 e seguenti del Co-
dice Civile, con il quale
è stato approvato an-
che il primo statuto.
Attualmente è in vi-
gore quello approvato
nella V° Assemblea
Elettiva del 2015.
Caterina Arrighi, collaboratrice nella fondazione
Presidente Confederale, Delegate e Consigliere Confederali in Polonia
135

14.6 Page 136

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Nel primo Regolamento del 1908 si propose alle Exallieve di prendere
come modello di vita la mamma di Don Bosco, Margherita Occhiena,
una donna forte e saggia, una madre cristiana eroica e una sapiente
educatrice.
Da subito, con sorprendente intraprendenza, le Exallieve iniziarono a
organizzare opere di solidarietà concreta e di educazione per raggiun-
gere giovani, bambini, madri di famiglia, operaie, insegnanti e conta-
dine. Istituirono scuole serali per casalinghe e per italiane emigrate,
scuole professionali popolari gratuite, società di mutuo soccorso, bi-
blioteche circolanti e compagnie teatrali.
3. Identità
L’Exallieva/o è la persona che, dopo aver ricevuto un’educazione sale-
siana, s’impegna a vivere i valori acquisiti attraverso il Sistema Preven-
tivo di Don Bosco. Si pone nella società come fermento e forza di tra-
sformazione, sviluppando in modo creativo il carisma dell’Istituto delle
FMA nelle diverse realtà socioculturali e aree geografiche.
Come disse don Egidio Viganò agli Exallievi nel 1987: “il prefisso “Ex”
unito alla parola allievo, vuol indicare di fatto la realtà dell’assimilazio-
ne di tanti valori educativi, la loro maturazione e, quindi, la continuità di
un atteggiamento di formazione permanente lungo la vita”, che trova
vitalità nell’appartenenza all’Associazione.
136

14.7 Page 137

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All’Associazione aderiscono donne e uomini formati in un’opera delle
FMA indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, culturale,
sociale ed etnica, che vogliono condividere, approfondire e testimonia-
re i valori umani e religiosi nei quali sono stati educati secondo il Siste-
ma Preventivo di Don Bosco.
Alle stesse condizioni possono aderire all’Associazione anche coloro
che, pur non essendo stati educati in un’opera delle FMA, ne sono ve-
nuti a conoscenza e hanno assunto nella propria vita i valori salesiani,
dopo un adeguato cammino formativo.
È un gruppo della Famiglia Salesiana, nella quale il Rettor Maggiore
successore di Don Bosco è padre e centro di unità.
4. Situazione attuale
Missione
Le Exallieve e gli Exallievi, nello spirito di Don Bosco e di Madre Maz-
zarello, prestano un’attenzione particolare alle bambine, alle donne, ai
giovani, specialmente a quelli che si trovano in situazione di povertà o
di esclusione, per coinvolgerli e renderli protagonisti della loro forma-
zione integrale e della loro scelta vocazionale.
Bangalore. Promozione donna
137

14.8 Page 138

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Organizzazione
Le Exallieve/i nel mondo sono 35.973. L’Associazione riconosce come
punto di riferimento la Superiora Generale delle FMA. L’Associazione
si articola in Confederazione Mondiale, Federazioni e Unioni locali. La
Confederazione Mondiale è costituita da tutte le Federazioni del mondo.
Le Federazioni sono costitute dalle Unioni locali.
L’Unione rappresenta a livello mondiale il più diretto contatto
con chi fa parte dell’Associazione e a livello locale il punto di
riferimento e di aggregazione per ogni singolo membro.
A ogni livello sono costituiti, con ruoli di animazione e funzioni
deliberative ed esecutive, un’Assemblea e un Consiglio.
La Confederazione Mondiale ha il proprio periodico ufficiale
“Unione”, che è organo di collegamento, formazione e informa-
zione. Viene pubblicato in formato cartaceo in italiano e tradot-
to nelle diverse lingue sul sito online.
138
1° Congresso africano (2017)

14.9 Page 139

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1° Convegno Nazionale Italiano ad Assisi (2018)
1° Congresso Asiatico (maggio 2013)
Centenario Fondazione Exallieve FMA (Torino 2009
139

14.10 Page 140

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1° Convegno Nazionale italiano Assisi (2018)
Delegata delle Exallieve/i
La Delegata Confederale, di Federazione e/o di Unione, è una Figlia di
Maria Ausiliatrice e rappresenta l’Istituto nell’animazione e nell’accom-
pagnamento formativo dell’Associazione, facendosi garante del patri-
monio carismatico.
5. Sfide per il futuro
Vengono organizzati, a norma dello Statuto, incontri biennali nei quat-
tro continenti (Europa, Africa, Asia e America), denominati Convegni per
le Linee d’Impegno, per l’attuazione degli orientamenti programmatici
deliberati dall’assemblea.
Gli argomenti comuni sono:
continuare a creare legami tra Confederazione, Federazioni e
Unioni;
individuare le necessità dei vari territori mettendo in sinergia le
doti di ciascun Exallieva/o per essere presenti oggi con lo sguardo
al futuro;
ascoltare i giovani coinvolgendoli nei vari progetti, valorizzando i
loro talenti.
140
IV Congresso Americano a Santo Domingo

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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141

15.2 Page 142

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1. Fondatore e Origini
L’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (VDB) è nato ufficial-
mente il 20 maggio 1917. Quel giorno, nel primo Oratorio delle FMA a
Torino, Don Filippo Rinaldi, alla presenza anche dell’ispettrice FMA Sr
Felicina Fauda, diede inizio, con Maria Verzotti, Francesca Riccardi e Lu-
igina Carpanera, donne molto impegnate nell’animazione dell’Oratorio
che da qualche tempo portavano nel cuore il desiderio di vivere questa
forma di vita consacrata nel mondo, alla prima esperienza di secolarità
consacrata nella Famiglia Salesiana, dando vita all’Istituto delle Volon-
tarie di Don Bosco.
Don Rinaldi intuì l’importanza di una vita interamente consacrata a
Dio con i voti di castità, povertà e obbedienza nel cuore del mondo,
pienamente intessuta nelle realtà secolari, per rinnovare la società dal
di dentro, attraverso una testimonianza credibile, discreta e coerente.
All’epoca nella Chiesa non esisteva nulla di ufficialmente riconosciuto,
ma i santi sanno cogliere i segni dello Spirito e nel 1919 le prime sette
giovani consacrarono la loro vita a Dio.
Scuola.
Scuola
142

15.3 Page 143

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Oratorio
2. Storia dalla fondazione a oggi
Dopo la morte del fondatore, il 5 dicembre 1931, passarono momenti
di prova e di incertezza, ma, pur essendo rimaste senza guida,
continuarono a essere fedeli alla loro vocazione e agli insegnamenti
di don Rinaldi, mantenendo acceso “il fuoco sotto la cenere”. Così la
pianticella pian piano crebbe e divenne un grande albero.
Quando nel 1947 attraverso la Costituzione Apostolica Provida Ma-
ter Ecclesia precisata e sviluppata l’anno successivo dal Motu proprio
Primo Feliciter e dal decreto Cum Sanctissimus la Chiesa approvò gli
Istituti Secolari, l’Associazione delle Zelatrici (così si chiamava allora il
gruppo delle prime associate) si riconobbe in essi.
Sin dall’inizio saldamente collocata nella Famiglia Salesiana, aveva, in
un certo senso, anticipato ciò che nella Chiesa sarebbe nato negli anni
seguenti. Iniziò l’iter dei vari riconoscimenti ecclesiali, grazie anche al
sostegno dei Rettor Maggiori don Renato Ziggiotti e don Luigi Ricceri e
del salesiano don Stefano Maggio, che per molti anni seguì le VDB con
grande spirito fraterno.
Questo iter fu accompagnato da un fecondo impegno formativo, soste-
nuto soprattutto dalla prima Presidente dell’Istituto, Velia Ianniccari.
Il 31 gennaio 1964 le Volontarie di Don Bosco vennero riconosciute
dalla Chiesa come “Pia Associazione”. Il 31 gennaio 1971 ricevettero il
riconoscimento come Istituto Secolare di Diritto Diocesano, e il 5 ago-
sto 1978 Papa Paolo VI lo riconobbe “Istituto Secolare di Diritto Pon-
tificio”.
143

15.4 Page 144

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3. Identità
Le Volontarie di Don Bosco sono laiche consacrate; vivono la Spiritua-
lità Salesiana e vivono impegnate nelle occupazioni ordinarie, nelle va-
rie attività professionali, per rendere presente l’amore di Dio in tutti gli
ambienti secolari. In essi scoprono e rendono visibili i valori che vi si
trovano sin dalla creazione. Consacrate con la professione dei consigli
evangelici di castità, povertà e obbedienza, pongono Cristo al centro
della loro esistenza e s’impegnano a essere testimoni della radicalità
dell’amore.
Secondo le indicazioni della Chiesa, vivono nel riserbo fecondo la loro
consacrazione, per operare con maggiore efficacia soprattutto in am-
bienti particolarmente difficili in cui la dichiarata appartenenza a un
Istituto di vita consacrata potrebbe essere motivo di pregiudizi. Per loro
il riserbo è un segno di povertà; “un invito a essere, prima che a dire o
a mostrarsi”; un richiamare l’attenzione sui segni della presenza di Dio.
Vogliono essere come il sale che si scioglie e dà sapore, come il lievito
che sparisce nella massa ma rende buono il pane.
Guardano il mondo con amore e con ottimismo e sono aperte ad acco-
gliere gli autentici valori insiti nella realtà umana. S’impegnano a creare
comunione e dialogo per costruire una società basata sull’accoglienza,
la giustizia e il rispetto della dignità della persona. Ritengono impor-
tante svolgere il lavoro con competenza e professionalità, per costruire
un mondo più umano secondo i valori cristiani; valorizzare la persona
più che il profitto e collaborare all’opera di Dio nel mondo. Alimentate
da una vita di preghiera, pongono particolare attenzione ai giovani e ai
poveri, con la stessa passione di Don Bosco. Vivono con amore appas-
sionato lo spirito delle Beatitudini per indicare a tutti gli uomini lo stile
evangelico vissuto da Cristo.
Con il voto di castità vogliono testimoniare al mondo che si può ama-
re in modo gratuito ogni creatura; con il voto di povertà vogliono dire
che si può vivere tra i beni con uno stile di condivisione e di solidarietà;
con il voto di obbedienza vogliono testimoniare la piena disponibilità a
Dio che si manifesta nella storia e adottare uno stile di vita basato sul
servizio.
144

15.5 Page 145

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Non hanno vita comune, ma vivono in comunione di vita, formando
gruppi di riferimento in cui s’incontrano, si formano e si sostengano
vicendevolmente.
145

15.6 Page 146

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4. Situazione attuale
Missione
La loro missione è vivere lì dove si trovano, nel loro quotidiano, impe-
gnandosi soprattutto nei “luoghi di frontiera”, nelle periferie esisten-
ziali. Sono presenti lì dove le urgenze sono più impellenti, tra le nuove
povertà, nel campo educativo e sociale, negli ambienti in cui la giustizia
e i diritti sono negati, per portare Cristo con una presenza testimonian-
te e un’azione generosa fatta di capacità di ascolto, di tenerezza, di
comprensione.
Vogliono essere presenti, in modo attivo e responsabile, secondo
le possibilità e le capacità di ognuna, nel mondo della cultura e dei
mass-media, per parlare all’uomo contemporaneo e portare un mes-
saggio di speranza.
Organizzazione
L’Istituto ha un’organizzazione territoriale che prevede un insieme di
Gruppi e Regioni. L’organizzazione generale di tutto l’Istituto è affida-
ta alla Responsabile Maggiore con il Consiglio Centrale, eletto dall’As-
semblea Generale.
Sia a livello locale che regionale, vi sono delle Responsabili che con i
loro Consigli accompagnano le VDB nel loro cammino.
Nel gruppo le VDB s’incontrano mensilmente per una giornata di ritiro,
per sostenersi condividendo la preghiera, la formazione e la fraternità.
146

15.7 Page 147

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In Regione s’incontrano per gli Esercizi Spirituali, Corsi di Formazione e
Giornate di Fraternità.
L’Istituto chiede ai Salesiani di Don Bosco l’assistenza spirituale a tutti i
livelli. Attualmente le Volontarie di Don Bosco sono 1200, divise in 183
Gruppi presenti in tutto il mondo e appartenenti alle diverse culture,
per impregnare di valori evangelici gli ambienti con la loro presenza.
5. Sfide per il futuro
Nel 2017, a Torino-Valdocco, insieme alla Famiglia Salesiana, hanno
celebrato il loro primo Centenario di Fondazione e guardano con rinno-
vato entusiasmo al futuro per rispondere alle sfide della società attuale
ed essere testimoni coerenti e fedeli dell’amore di Dio, con il carisma di
Don Bosco.
Sensibili ai segni dei tempi e alle esigenze del territorio in cui sono, vo-
gliono vivere autenticamente ogni valore umano e cristiano, mettere
con gioia la loro vita a servizio di tutti, specialmente dei giovani e dei
poveri, trovando spazi d’intervento con creatività e flessibilità.
147

15.8 Page 148

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15.9 Page 149

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149

15.10 Page 150

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1. Fondatore e Origini
a) Fondatore: Padre Luigi Variara Sdb (1875-1923)
Luigi Variara nacque a Viarigi (Asti) il 15 Gennaio 1875, ed entrò nell’O-
ratorio di Valdocco l’1 ottobre 1887. Ricevette da Don Bosco uno
sguardo, nel quale scoprì la sua vocazione. Emise la professione reli-
giosa tra i Salesiani il 2 ottobre 1892. All’eta’ di 19 anni, con Don Mi-
chele Unia partì per la Colombia e il 6 agosto 1894 arrivò al lazzaretto di
Agua de Dios. Il 24 aprile 1898, a 23 anni da poco compiuti, fu ordinato
sacerdote a Bogotà. Agua de Dios era allora conosciuta come la città
del dolore: un centro di circa 2000 persone, delle quali più di 800 erano
colpite dalla lebbra.
La presenza del giovane salesiano riempì di allegria il lazzaretto: orga-
nizzò l’oratorio festivo, la banda musicale, il teatro, il cinema, vi costruì
un oratorio, un asilo per i piccoli lebbrosi e per i figli dei malati.
150
Banda del Beato Luigi Variara con i bambini malati

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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Nell’esercizio del suo ministero scoprì, mediante il sacramento della
penitenza, la vocazione religiosa di alcune giovani già colpite dalla leb-
bra e di altre figlie di malati, ma sane che non erano riuscite a realizzare
il loro ideale di consacrarsi al Signore.
Il 7 maggio 1905 si realizzò la Fondazione. Nel1919 il fondatore fu al-
lontanato definitivamente da Agua de Dios, dopo molte sofferenze e
incomprensioni.
A Cúcuta fu ospite della Famiglia Faccini che si prese cura di lui.
Nel frattempo fu visitato dai confratelli di Tariba, ma dopo pochi giorni,
il 1^ febbraio 1923, piamente morì, a 48 anni. Nel 1957 ebbe inizio il
processo di Beatificazione e Canonizzazione e il 14 aprile 2002 fu bea-
tificato dal Papa San Giovanni Paolo II.
b) Cofondatrici (prime suore)
Alcune giovani del lazzaretto, che facevano parte del Gruppo delle “Fi-
glie di Maria”, manifestarono, a Don Variara nella confessione, il loro
segreto anelito di farsi religiose, nonostante la chiara impossibilità
di realizzare questo loro desiderio a causa della malattia. Guidate dal
Fondatore, sei di loro quattro ma-
late di lebbra e due sane ma figlie
di lebbrosi – diedero inizio all’Isti-
tuto. L’esperienza personale del-
la vocazione religiosa, nata nelle
giovani malate di lebbra o nelle
figlie di genitori lebbrosi, in parti-
colare l’insistenza della chiamata
vocazionale, la docilità, l’impegno
e la responsabilità dimostrata,
furono tutti fattori che favoriro-
no la realizzazione del progetto
di fondazione, nonostante le in-
certezze, le incomprensioni e le
Serva di Dio Madre Anna
Maria Lozano Diaz
sofferenze che furono condivise
anche dal Fondatore.
151

16.2 Page 152

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Oratorio a Cartagena, in Colombia
152
Movimento Secolare Padre Luigi Variara

16.3 Page 153

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Oratorio in Camerun
“40 Ore” ad Agua de Dios
153

16.4 Page 154

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Le prime Consorelle percepirono la malattia e il dolore come valori di
redenzione, di totale offerta di sé, e di solidarietà con i sofferenti, in
spirito salesiano. Nel gruppo si distinse Oliva Sánchez, prima Superiora
lebbrosa e pietra angolare dell’Istituto, morta due anni dopo la Fonda-
zione.
Oratorio a Cartagena (Colombia)
2. Storia dalla fondazione a oggi
La seconda superiora fu suor Anna Maria Lozano, figlia di padre leb-
broso. Dal giugn giugno 2014 è Serva di Dio. Per vari anni (1907-1969)
diresse l’Istituto, con due brevi interruzioni di tre anni. A lei è dovuta la
crescita dell’opera, l’incorporazione di giovani sane senza familiari leb-
brosi, e la diffusione dell’Istituto in Colombia e in altre nazioni.
L’Istituto all’inizio fu denominato “Figlie del Sacro Cuore di Gesù”. Già
dal 1908 prese, invece, la denominazione attuale: “Figlie dei Sacri Cuori
di Gesù e di Maria”.
Fu approvato come Istituto di Diritto Diocesano il 5 giugno 1930. Ri-
cevette il decreto di lode della Sede Apostolica il 12 giugno 1952. Fu
riconosciuta come Congregazione di Diritto Pontificio il 6 aprile 1964.
Le Costituzioni rinnovate sono state approvate il 22 marzo 1986. Il ri-
conoscimento ufficiale di appartenenza alla Famiglia Salesiana è avve-
nuto il 23 dicembre 1981.
154

16.5 Page 155

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“Movimento secolare Luigi Variara”
Nel 1975 è sorto, per decisione del Capitolo Generale, il “Movimento
secolare Luigi Variara”, in dipendenza dalle Suore, che riprende la con-
sacrazione laicale precedente la nascita della Congregazione (1902-
1904). Appartengono a questo Movimento sacerdoti diocesani, uomini
e donne sposati e non, giovani e adulti, sani e malati, che rimangono nel
secolo e nelle loro diocesi. Vivono l’esperienza carismatica dell’offerta
vittimale di sé e del servizio ai piccoli e agli infermi.
3. Identità
a. Originalità salesiana del Carisma
La spiritualità dell’Istituto e le caratteristiche della sua missione sono
nate e si sono sviluppate nell’ambiente tipicamente salesiano, tra i fan-
ciulli e i giovani del lazzaretto di Agua de Dios nella Colombia. È stata
la lebbra a determinare la specificità sacrificale del carisma salesiano,
ispirato dall’esempio di don Andrea Beltrami, sdb. Lo stemma dell’Isti-
tuto fu ideato da don Variara; vi si legge: “Ibi nostra fixa sint corda, ubi
vera sunt gaudia” (I nostri cuori siano fissi là, dove sono le vere gioie).
La Figlia dei Sacri Cuori ama la croce, segno di salvezza; per questo la
vita nella sua quotidianità assume la malattia, le pene, le difficoltà, le
preoccupazioni… con l’allegria di chi crede nella risurrezione.
Don Variara assunse nella sua vita questa esperienza del progetto di
vita salesiana vittimale. Conobbe Don Bosco quando egli era alla fine
dei suoi giorni, quando ormai, molto malato, continuava ad attendere i
giovani offrendosi per loro.
Questa immagine del Padre e Fondatore prese forma dottrinale nell’e-
sperienza e negli scritti di don Andrea Beltrami, che aveva scoperto
nella devozione al Sacro Cuore di Gesù, presente nell’Eucaristia, il sen-
so apostolico della sua malattia. Per questo don Beltrami fu il modello
salesiano che don Variara presentò alle sue Figlie.
Inoltre don Variara impostò il tema della disciplina religiosa su Don
Bosco già dal prenoviziato ed esortava le suore a considerarsi figlie
del Santo; si riferiva all’apostolato della gioventù o ad altre forme di
apostolato presentati dalle Regole e compatibili con la malattia come
mezzi di santità.
155

16.6 Page 156

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b. Una testimonianza singolare della Comunità
L’esperienza della Spiritualità Salesiana vittimale si realizza attraverso
l’evangelizzazione dei poveri, soprattutto dei lebbrosi e degli ammalati,
dei fanciulli e delle giovani.
Per questo l’Istituto gestisce diverse opere educative, nelle quali pro-
muove pure la pastorale sanitaria. Vi sono inoltre alcuni centri di assi-
stenza per malati, opere sociali e missionarie.
c. Patroni
I titolari dell’Istituto sono i Sacri Cuori di Gesù e di Maria. I Protetto-
ri sono: San Giuseppe, San Giovanni Bosco, Santa Margherita Maria
Alacoque. La ricorrenza liturgica viene celebrata in tutto l’Istituto, fin
dall’inizio, il 24 Maggio, Festa di Maria Ausiliatrice. Attualmente il 15
gennaio si celebra anche la festa liturgica del Fondatore.
d. Appartenenza alla Famiglia Salesiana
“Siamo, con altre forze apostoliche, Famiglia Salesiana, che è un dono
dello Spirito nella Chiesa. Riconosciamo il Rettor Maggiore della So-
cietà di San Francesco di Sales come centro di unità e punto di rife-
rimento spirituale e carismatico. Siamo consapevoli della missione e
dello spirito comune, ma anche di quanto arricchisce il nostro proprio
carisma” (Cost.6).
Il senso di comunione con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana è una
caratteristica dell’Istituto fin dalla sua origine. Tale comunione specifi-
camente si è manifestata nella cosciente partecipazione a uno spirito
comune attraverso le varie comunicazioni, partecipazione alla Consul-
ta Mondiale, alle Consulte Ispettoriali, alle commissioni di lavoro, alle
Giornate di Spiritualità e agli eventi propri di Famiglia.
4. Situazione attuale
L’Istituto ha 308 membri, sparsi in 55 comunità e presenti in 11 na-
zioni: Colombia, Ecuador, Venezuela, Bolivia, Rep. Dominicana, Brasile,
Messico, Spagna, Italia, Guinea Equatoriale e Camerun.
5. Sfide per il futuro
Dal XV Capitolo Generale, l’Istituto delle Figlie dei Sacri Cuori ha scel-
to come programma: “Rinascita in collegialità ed equità come esempio
156

16.7 Page 157

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della prima comunità cristiana”, così, si sono impegnate a promuovere il
lavoro di équipe, partendo dalla vita in ogni Comunità; intendono curare
le relazioni tra i membri dei Consigli, nel ruolo delle suore, nelle diverse
commissioni che rispondono ai vari ambiti della loro vita e organizza-
zione, ma anche nella mutua collaborazione con i soci del Movimento
Secolare don Luigi Variara e con i laici collaboratori della missione.
L’attuale programma è suddiviso in tre macro progetti che compren-
dono gli aspetti fondamentali per la nuova organizzazione dell’Istituto:
1) Autorità come servizio nello stile di Gesù Buon Pastore
2) Cammino verso una maggiore identità carismatica
3) Organizzazione: “Costruzione del Regno di Dio”.
Si sottolinea l’aspetto della vita fraterna, attraverso la solidarietà e
l’equità, ma anche la partecipazione, la responsabilità e l’identità cari-
smatica a livello di Istituto, di Famiglia Salesiana e di Chiesa.
Missione educativa ad Agua de Dios (Colombia)
157

16.8 Page 158

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16.9 Page 159

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9.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Salesiane
Oblate del
acro Cuore (soscJ
Pellaro (Italia), 1933
SUORE

16.10 Page 160

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1. Fondatore e Origini
Le Salesiane Oblate del Sacro Cuore nascono dal cuore pastorale del
Salesiano Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972), nominato nel 1933
Vescovo di Bova (RC), una sede episcopale vacante da diversi anni pro-
prio a causa delle difficili e disagiate condizioni sociali, culturali, econo-
miche e religiose.
Nell’approntare il piano pastorale, il giovane vescovo salesiano intuì
immediatamente l’urgenza di “istituire asili per l’educazione dei bam-
bini da affidare alle suore che dovevano anche prendersi cura delle ra-
gazze, aiutare il parroco per il catechismo e incrementare l’attività par-
rocchiale”. Non avendo trovato nessuna istituzione religiosa disposta
a un tipo di apostolato che richiedeva una generosità veramente mis-
sionaria, crebbe nel suo cuore l’idea di far sorgere un Istituto di spirito
missionario rispondente alle urgenze di quella povera gente.
Fu così che, a sei mesi dal suo ingresso in Diocesi, l’8 dicembre 1933
nacquero le Salesiane Oblate del Sacro Cuore, che iniziarono la loro at-
tività il 17 dicembre 1933 a Pellaro (Reggio Calabria).
2. Storia dalla fondazione
a oggi
L’Istituto si espanse con
grande rapidità in un sus-
seguirsi di richieste d’in-
gressi e apertura di nuove
Missioni – così sono de-
nominate le opere del-
le SOSC – e nel 1936 si
Madre Bice Carini
estese dalla Calabria alla
Sicilia e al Lazio. Le suore
s’inserirono nel lavoro educativo parrocchiale di piccoli centri privi di
altre presenze religiose.
Nel 1939, a seguito di dolorose calunnie, il Fondatore fu denunciato a
Roma, esonerato dalla cura del nascente Istituto e, nel gennaio 1940,
condannato ad abbandonare la Diocesi e a ritornare allo stato di sem-
plice sacerdote, accettando l’obbedienza di vivere come semplice Sa-
lesiano. Visse nelle case salesiane di Trento, Rovereto e Castello di Go-
160

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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Madre Graziella Benghini con i giovani
Tra i poveri della Bolivia
dego. Cominciò il “calvario silenzioso” offerto a Dio da parte del giovane
Vescovo, che si protrasse per quasi trent’anni. Per la Congregazione da
lui fondata fu il tempo del consolidamento e della stabilità, nonostante
la volontà distruttiva che si stava scatenando.
Le suore conservarono il genuino spirito trasmesso dal Fondatore e
continuarono fedelmente l’opera con generosità missionaria. Ciò con-
sentì alla Pia Società delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore di
essere elevata, il 5 giugno 1959, festa del S. Cuore di Gesù, a Congre-
gazione religiosa nella Diocesi di Tivoli. Per anni l’Istituto fu sotto la
161

17.2 Page 162

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direzione di Visitatori Apostolici e Superiore di altre Congregazioni, ma
nell’ottobre 1959 celebrarono il primo Capitolo Generale che elesse
come Madre Generale Sr Bice Giuseppina Carini. Un disegno provvi-
denziale aveva permesso che lei, dopo aver conosciuto Mons. Cognata
a Rovereto, dove si era trasferita con i familiari negli anni giovanili, si
alimentasse dello spirito dell’Oblazione direttamente alla fonte, così da
poter guidare poi le figlie che Dio le affidava con la genuinità del cari-
sma.
Sotto la sua guida l’Istituto si consolidò, si espanse in altre regioni di
Italia ed ebbe la gioia di vedere il Fondatore reintegrato nell’episcopato
da Giovanni XXIII (1962) e successivamente, il 26 agosto 1963, am-
messo al Concilio Vaticano II a seguito della nomina a Vescovo Titolare
di Farsalo, concessa da Paolo VI. Nel novembre 1965, l’Istituto ottenne
il permesso di incontrare il Fondatore.
Nella festa di San Francesco di Sales del 1972, la Santa Sede erige l’I-
stituto a Congregazione di Diritto Pontificio. Nel giugno successivo il
Fondatore ottenne la definitiva grazia di poter riprendere i rapporti
162
Ritiro con i giovani

17.3 Page 163

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Oratorio e vita parrocchiale.
con la sua fondazione, ormai a sole
poche settimane dalla sua morte, avvenuta il 22 luglio 1972 nella casa
madre di Pellaro (RC). Nel 1985 la Congregazione si aprì alla “missio ad
gentes” in Bolivia, a Puerto Acosta.
Nel luglio 1989 il VI Capitolo Generale elesse Madre Carmelina Fran-
cesca Mosca. Fu dato ampio impulso alla preparazione dei membri per
rispondere adeguatamente alle nuove attese apostoliche.
Il 14 ottobre 2006 si aprì la prima missione in Perù. Dagli anni ’90 fu-
rono pubblicati gli Scritti Spirituali del Fondatore e le lettere circolari
di Madre Bice; furono aperte diverse missioni a solo scopo pastorale,
rispondenti a precise e urgenti richieste, anticipazione dell’invito a una
“Chiesa in uscita”.
In questi anni ha preso sempre più forma e struttura il movimento
laicale ALOS (Associazione Laici delle Oblate Salesiane), i cui membri
si propongono di vivere il carisma dell’oblazione nella vita laicale. Nel
2008 ci sono state le prime promesse alla presenza del Rettor Maggio-
re dei Salesiani, Don Pascual Chávez, nella cappella della Casa Genera-
lizia di Tivoli, dove si trova la tomba di Mons. Cognata.
163

17.4 Page 164

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Convegno ALOS
164
Gruppo ALOS della Calabria

17.5 Page 165

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3. Identità
Le SOSC sono un Istituto di vita attiva, di diritto pontificio, e di voti
temporanei (Cost 1). Seguono Gesù nella sua Oblazione volontaria al
Padre attraverso l’evangelizzazione e la promozione umana nei piccoli
centri privi di altre presenze religiose, a servizio immediato della Chiesa
locale, con la ricerca missionaria delle zone difficili e abbandonate e
la collaborazione viva nelle attività parrocchiali (cfr Cost 2-3), fedeli al
motto “Caritas Christi urget nos” (2Cor 5,14).
Dal 24 dicembre 1983, la Congregazione è riconosciuta, con decreto,
membro di diritto della Famiglia Salesiana, distinguendosi per la speci-
ficità del carisma oblazionale (cfr. Cost 8). Le SOSC si riferiscono a San
Francesco di Sales e a San Giovanni Bosco, considerati patroni, vivendo
con bontà accogliente, fiducia nella Provvidenza, serenità e gioia, ispi-
randosi al metodo preventivo in uno stile di umiltà e semplicità; una
vocazione di grande pochezza e insieme di molta generosità (Cost 9).
4. Situazione attuale
A luglio 2019 la Congregazione contava 262 membri, con 57 “missioni”
in 4 nazioni e 25 Diocesi. La Congregazione ha celebrato l’XI Capitolo
Generale “Alla luce di Maria, Madre dell’Oblazione” nel luglio 2019. Dal
16 luglio 2013 è Superiora Generale suor Graziella Maria Benghini, rie-
letta durante il Capitolo Generale del 2019.
5. Sfide per il futuro
Nell’ultimo sessennio le Salesiane Oblate del Sacro Cuore hanno af-
frontato le sfide proprie di tutte le Congregazioni religiose, con illimita-
ta fiducia nelle risorse e nella Provvidenza di Dio, avendo cura di vivere
il patrimonio carismatico dell’Oblazione, sempre sollecite nel risponde-
re alle esigenze della Chiesa. Dal 2016, in risposta ad una insistente ri-
chiesta e in via del tutto eccezionale, si è insediata una nuova missione
a servizio della Santa Sede presso la Nunziatura di Malta.
165

17.6 Page 166

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17.7 Page 167

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10.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Apostole
della Sacra
amiglia (AsFJ
Messina (Italia), 1889

17.8 Page 168

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1. Fondatore e Origini
Il fondatore, il Cardinale Giuseppe Guarino (1827-1897), nacque a
Montedoro (CL) il 6 marzo 1827. Studiò ad Agrigento prima e dopo
il sacerdozio (22 settembre 1849). A Palermo ricoprì incarichi nella
Pubblica Amministrazione (1855-1871). Arcivescovo molto stimato e
amato prima di Siracusa (1872) e poi di Messina (1875), rinnovò con
zelo e competenza la pastorale. Fu fatto Cardinale nel 1893 da Papa
Leone XIII. Morì il 21 settembre 1897. Nel 1997 si è chiusa l’inchiesta
diocesana per la causa di canonizzazione, attualmente in corso a Roma.
Ammiratore di Don Bosco, ne avvertì subito il fascino della spiritualità
giovanile fino a diventare Salesiano Cooperatore (carteggio epistola-
re). Chiese e accolse con fervore i primi Salesiani in Sicilia (Randazzo);
s’impegnò presso la Curia Romana per Don Bosco (MB XIV 352-355;
XV 286, 289-292, 428), fece devolvere a favore dei Salesiani l’eredità
dei coniugi Marino, che consentì l’apertura della casa delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice (F.M.A.) ad Alì (1890) e l’Opera dei Salesiani a Messina
(1893).
Con spirito salesiano, a San Pier Niceto (ME), con un Gruppo di “Figlie di
Maria”, Mons. Guarino fondò il 29 giugno 1889 la Congregazione del-
le “Piccole Serve della Sacra Famiglia”, oggi chiamate “Apostole della
Sacra Famiglia”, dando loro una regola ispirata alle Visitandine di San
Francesco di Sales “per l’educazione morale e civile dei figli del popolo”.
168

17.9 Page 169

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2. Storia dalla fondazione a oggi
Con lo stesso scopo nel 1890 sorse anche a Messina una “Casa della
Sacra Famiglia”, l’Istituto “Leone XIII”, Il terremoto del 1908 a Messina
distrusse l’Opera e disperse le poche suore superstiti. Suor Teresa Fer-
rara nel 1912 riprese l’opera di rifondazione e di ri costruzione dell’I-
stituto, dirigendolo, come Superiora Generale, fino alla sua morte nel
1956.
Nel 1957 la Santa Sede assegnò una Figlia di Maria Ausiliatrice come
Superiora Interna Apostolica e i contatti con i Salesiani si moltiplicaro-
no. A partire dal Capitolo Generale Speciale del 1970 l’Istituto chiarì la
sua identità educativa, adottò il suo nome attuale, chiese la direzione
spirituale dei Salesiani.
Approvazione delle Costituzioni: 26 gennaio 1902.
Nuovo Decreto di Erezione: 11 febbraio 1965, sanato e ratificato il 21
novembre 1981. Approvazione delle ultime Costituzioni: 13 dicembre
1982. Riconoscimento di appartenenza alla Famiglia Salesiana (su ri-
chiesta del quarto Capitolo Generale del 1982): 18 dicembre 1984. (ACS
313, 47). Decreto di Erezione dell’Istituto di Diritto Pontificio e appro-
vazione delle Costituzioni: 19 giugno 1998.
169

17.10 Page 170

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3. Identità
Il motto della Congregazione è “Fede feconda nelle opere dell’amore”
(Gal 5,6). I patroni sono la Sacra Famiglia, San Francesco di Sales, Santa
Teresa d’Avila, San Giovanni Bosco.
“Il loro Fondatore s’ispirò a San Francesco di Sales quale modello di
educatore cristiano e nell’esaltarne lo spirito operativo ed ecclesiale
volle che la nostra vita consacrata si esprimesse nello stile della sua
spiritualità.
Così nel compito di educare la gioventù gli ha trasmesso l’eredità della
sua azione pastorale, equilibrio interiore, tratto affabile e delicato, spi-
rito di sacrificio e un’esuberante e sempre nuova carica di amore per le
anime” (Cost. art.3).
“Come Apostole della S. Famiglia siamo, pertanto, impregnate nel
cammino di amore verso Dio, per la loro santificazione, e hanno la gio-
ia di cooperare per vocazione, nella Chiesa, alla formazione di famiglie
autenticamente cristiane mediante l’educazione della gioventù.
Secondo lo stile del Fondatore, nella pratica dei consigli evangelici,
attraverso la professione dei voti di castità, povertà e obbedienza, e
nell’esercizio della missione, tengono per guida la Parola di Dio, gli in-
segnamenti della Chiesa e il metodo preventivo di Don Bosco”.
170

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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Appartenenza alla Famiglia Salesiana
“Sulla scia delle testimonianze offerte dal Fondatore, che volle esse-
re ascritto tra i ‘cooperatori’ di Don Bosco e mantenere con i suoi figli
spirituali rapporti vivi e vivificanti, in nome di una identità e vocaziona-
le e di una comune spiritualità, il loro Istituto ha chiesto e ottenuto di
essere riconosciuto come ‘appartenente’ alla Famiglia Salesiana” (Cost.
art. 4) [Lettera del Rettor Maggiore, don Egidio Viganò, del 24 dicembre
1984].
171

18.2 Page 172

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4. Situazione attuale
Promuovono l’integrità e la santità della famiglia con l’educazione
dei bambini, dei fanciulli e dei giovani nella scuola, nei convitti, negli
oratori, nelle attività giovanili, parrocchiali, attraverso le associazioni
degli exallievi e della Sacra Famiglia, e nelle missioni estere. Felici della
loro consacrazione a Dio, portano la gioia della Pasqua del Signore
(Cost. art. 5).
Madre Maria Chiara Melluce è stata eletta Superiora generale nel X Ca-
pitolo Generale del 2019 con altre 4 Consigliere Generali.
A luglio 2019 le Apostole della Sacra Famiglia erano 54 (professe per-
petue 51, temporanee 3, aspiranti 1), presenti in 10 comunità: 8 in Ita-
lia (Lazio, Calabria e Sicilia) e 2 in Brasile.
172

18.3 Page 173

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11.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Suore
della Carità
di Gesù (scGJ
Miyazaki (Giappone), 1937

18.4 Page 174

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1. Fondatore e Origini
L’8 febbraio 1926 arrivarono in Giappone i primi nove missionari sale-
siani guidati da Mons. Vincenzo Cimatti. Nel 1929, vedendo le povere
e miserabili condizioni del popolo, don Antonio Cavoli, allora parroco
della chiesa di Miyazaki, invitò alcune giovani del gruppo parrocchiale
“Figlie di Maria” a servire e visitare i poveri e gli ammalati. Così, nel di-
cembre 1932, iniziò un ospizio per orfani e anziani, nel quale un gruppo
di donne, chiamate Figlie della Carità, vivendo insieme, lavoravano gra-
tuitamente a servizio dei poveri.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, quando stavano crescendo na-
zionalismo e movimenti antistranieri, Mons. Cimatti consigliò a don
Cavoli di trasformare il gruppo delle Figlie della Carità in congregazione
religiosa affinché potesse continuare la sua attività.
Su insistenza di Mons. Cimatti, don Cavoli rispose finalmente come San
Pietro: «Poiché lo dici tu, getterò le reti». Così, il 15 agosto 1937, nac-
que a Miyazaki una nuova Congregazione religiosa.
174
1937. Miyazaki. Don Antonio con i bambini dell’Ospizio

18.5 Page 175

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2. Storia dalla fondazione a oggi
Durante la seconda guerra mondiale la nuova Congregazione incontrò
enormi difficoltà; tuttavia, con sacrifici eroici, riuscì a sopravvivere, no-
nostante l’assoluta povertà dell’epoca. Dopo questo periodo, la Con-
gregazione poté svilupparsi rapidamente.
Nel 1956 inviò le sue prime suore in Corea. In seguito, mandò missio-
narie in America Latina (1964) e in Europa (1977). Il 24 gennaio 1986 la
Congregazione fu ufficialmente riconosciuta come membro della Fami-
glia Salesiana. Ha continuato a inviare missionarie in Oceania (1989), in
Nord America (1991) e, infine, in Africa (2011).
La Congregazione fu riconosciuta come Istituto Pontificio il 1° gennaio
1998. Nel 2008 la Casa Generalizia è stata trasferita da Tokyo a Roma.
Nel 2009 il nome della Congregazione è stato cambiato, da “Suore del-
la Carità di Miyazaki” a “Suore della Carità di Gesù”, poiché quest’ultima
denominazione ne esprime meglio il carisma.
Animazione della liturgia
175

18.6 Page 176

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3. Identità
Lo spirito della Congregazione si basa sulla contemplazione del Cuore
di Gesù, suo patrono principale. Coltivando l’incontro con Gesù nell’Eu-
caristia come centro del loro amore e dei loro pensieri, le “Suore della
Carità di Gesù” alimentano l’unione d’amore con Dio e ne fanno la fonte
delle attività.
La missione è quella di testimoniare la carità misericordiosa di Gesù
verso tutti, specialmente verso i poveri e i sofferenti, attraverso diver-
se opere di evangelizzazione. Esse si prendono cura non solo di bambi-
ni e giovani, ma anche di malati, anziani e di coloro che soffrono di varie
forme di povertà. Per questo esse venerano San Vincenzo de’ Paoli e
San Giovanni Bosco come patroni della Congregazione.
Apostolato per i bambini poveri
Il nome “Carità” è stato ispirato dal discorso di addio di don Filippo Ri-
naldi, allora Rettore Maggiore della Società Salesiana, inviato in Giap-
pone nel 1925. Don Cavoli, ricordando le parole di don Rinaldi, scrisse:
“La Carità è l’unico e indispensabile mezzo per accedere ai cuori dei
giapponesi”.
176

18.7 Page 177

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Con i collaboratori
La Congregazione, nata e cresciuta nell’ambiente salesiano, ha pratica-
to la missione di San Giovanni Bosco nella Chiesa in modi adatti a ogni
luogo e tempo. Infatti, le caratteristiche dello spirito della Congregazio-
ne s’ispirano a quello salesiano: spirito di famiglia, fiducia e devozione a
Maria Ausiliatrice, fedeltà alla Chiesa, ottimismo e gioia, lavoro e tem-
peranza, spirito d’iniziativa e flessibilità.
Educazione alla fede
177

18.8 Page 178

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Le suore, in quanto membri della Famiglia Salesiana, si impegnano a
partecipare attivamente alla missione comune, vivendo lo spirito sale-
siano nei modi propri della Congregazione.
178

18.9 Page 179

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4. Situazione attuale
Attualmente la Congregazione conta 930 suore che lavorano in 16 Pa-
esi come apostole dell’amore del Cuore di Gesù per la salvezza delle
anime. Operano nelle parrocchie e offrono ministeri di assistenza so-
ciale e di educazione a favore della salute fisica e mentale di neonati,
bambini e giovani, come pure di genitori bisognosi e di anziani. La Con-
gregazione è impegnata nell’apostolato per la famiglia e nelle missioni
estere per l’Evangelizzazione ad gentes.
5. Sfide per il futuro
Iniziata in Giappone con suore giapponesi e coreane, la Congregazione
è fiorita soprattutto in Giappone e Corea. Nonostante un rapporto con-
flittuale tra i due Paesi causato dalla guerra, spera di essere un segno
di unità e comunione nel mondo. Crede anche che la testimonianza del
valore della comunità, vissuta nell’amore di Dio, possa rappresentare
una speranza per coloro che soffrono per la solitudine generata dall’in-
dividualismo, sempre più diffuso nella società.
Inoltre, la Congregazione ha
accolto la sfida di riaccendere
il coraggio e lo zelo trasmessi
dal fondatore per trasferir-
si in un’area missionaria più
povera. È impegnata anche
nella formazione di collabo-
ratori con i quali condivide il
carisma e sta lavorando per
organizzare un’associazione
di collaboratori a livello inter-
nazionale.
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12.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Suore Missionarie
di Maria Aiuto
dei Cristiani (MsMHcJ
Guwahati (India)/ 1942

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1. Fondatore e Origini
La Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani
è stata fondata a Guwahati, India, il 24 ottobre 1942, dal Venerabile
Vescovo Stefano Ferrando, sotto il patrocinio di Maria Aiuto dei Cristia-
ni. È costituita da donne religiose dedicate al servizio dei fratelli, spe-
cialmente di quelli più poveri ed emarginati dalla società, come donne,
ragazze e bambini. La Congregazione è nata come risposta alla partico-
lare situazione storica del Nord Est dell’India.
La Seconda Guerra Mondiale stava infuriando in Assam con tutta la
sua brutalità di lacrime, sofferenze, sangue e morti. Centinaia di mis-
sionari erano stati deportati lontano migliaia di chilometri nei campi di
sterminio.
Le suore straniere dovevano risiedere entro i confini del loro convento.
Le persone nei villaggi, specialmente i gruppi più deboli – donne, ra-
gazze e bambini – erano abbandonati nell’estrema miseria, ignoranza
e povertà. Proprio in questo momento storico il Vescovo Stefano Fer-
rando iniziò a pensare alla fondazione di una Congregazione indigena.
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L’arcivescovo Stefano Ferrando visita un villaggio

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Dopo un lungo periodo di discernimento, egli la fondò. Il 20 luglio 1942
ricevette dalla Sacra Congregazione per la Propagazione della Fede il
permesso di dare inizio alla sua opera.
2. Storia dalla fondazione a oggi
L’inizio della Congregazione fu segnato dall’entrata in noviziato delle
prime otto candidate, il 24 ottobre 1942. Presso il convento di Santa
Maria di Guwahati, una comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA)
continuò a preparare nuove indigene per ventisei lunghi anni. Quando
la Congregazione divenne autosufficiente e poté proseguire il cammino
da sola, la formazione e la gestione furono lasciate agli stessi membri
della Congregazione.
Suor Magdalene Surin, nominata Madre Superiora dal Vescovo Ferran-
do il 15 luglio 1967, guidò abilmente la Congregazione durante il perio-
do di transizione: dalla direzione da parte delle Figlie di Maria Ausilia-
trice (FMA) fino alla prima Superiora Generale delle Suore Missionarie
di Maria Aiuto dei Cristiani (MSMHC), Madre Rose Thapa. Fu nominata
Superiora Generale il 4 febbraio 1970 dall’Arcivescovo Hubert D’Rosa-
rio di Shillong-Guwahati. La Congregazione fu dichiarata di Diritto Pon-
tificio il 21 marzo 1977.
Le origini delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani: Aspiranti, postulanti, novizie e
sorelle con Madre Nellie Nunes
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3. Identità
La Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani fa
parte della Chiesa ed è una Congregazione religiosa di Diritto Pontificio
dedicata al lavoro apostolico, con voti pubblici. È un gruppo della Fami-
glia Salesiana di Don Bosco, la sua missione è quella di portare avanti
l’evangelizzazione in senso proprio.
Lo scopo è quello di educare donne, ragazze e bambini nei villaggi,
istruire i giovani nella scuola, provvedere all’assistenza sanitaria di po-
veri e bisognosi, curare la valorizzazione delle donne e impegnarsi per
lo sviluppo sociale.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
La Congregazione è stata ufficialmente accolta come membro della Fa-
miglia Salesiana l’8 luglio 1986.
Sr Luigina Saletta FMA,
prima Madre Generale (1955-1956)
Sr Teresa Villa, Madre Generale
(1956-1962)
Gli aspetti e i valori delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani
che incarnano lo spirito Salesiano sono: l’ardore missionario che mani-
festa la carità pastorale di Don Bosco, l’evangelizzazione di donne, ra-
gazze e bambini bisognosi, specialmente poveri e sofferenti; l’impegno
nell’evangelizzazione missionaria e nell’accompagnamento spirituale,
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lo spirito di Famiglia e la devozione mariana; l’impegno nella vita evan-
gelica (voti, preghiera e ascesi) nello stile dello Spirito di Don Bosco e
l’adozione del Sistema Preventivo come metodo pastorale, educativo
e spirituale.
4. Situazione attuale
Lo stile organizzativo è quello tipico della Famiglia Salesiana. La Supe-
riora Generale rappresenta l’autorità suprema della Congregazione e
prende il posto del Fondatore. Viene assistita dal Consiglio Generale,
formato da sei membri, ciascuno con uno specifico compito da adem-
piere, in stretta collaborazione con e sotto la direzione della Superiora
Generale.
La Superiora Generale e i membri del Consiglio sono eletti durante il
Capitolo Generale, che si svolge ogni sei anni. Oltre al Consiglio Genera-
le ci sono sei Superiore Provinciali, con le loro Consigliere. Le Superiore
Provinciali sono messe a capo delle sei province geografiche della Con-
gregazione e sono nominate dalla Superiora Generale con il suo Con-
siglio per un periodo di tre anni. Ci sono 1244 suore in 205 case. Oltre
alle sei province indiane, la Congregazione ha una Delegazione in Italia
e una subdelegazione in Africa.
La missione della subdelegazione africana è curata direttamente dalla
Superiora Generale, che anima e amministra la comunità tramite una
Superiora subdelegata e tre membri del Consiglio.
Ogni comunità delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani è di-
retta per un triennio da una superiora locale, che può essere rieletta per
un altro triennio.
5. Sfide per il futuro
Una delle sfide della Congregazione è quella di promuovere l’ardore
missionario nei cuori dei suoi membri contro la crescente tendenza non
uscire dalla “comfort zone” e a mantenere lo “status quo” internamente
ed esternamente.
Un’altra sfida è legata alla mancanza di personale adeguatamente
preparato per rispondere alla sempre crescente domanda di missio-
ni, poiché la Congregazione riceve numerosi inviti per collaborazioni in
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missioni d’oltremare, così come in India. La disponibilità e l’ardore mis-
sionario hanno aperto la strada a molte scelte significative che hanno
contribuito alla crescita e all’espansione, all’efficacia e alla fecondità
apostolica della Congregazione.
Un’altra sfida è legata alla mancanza di personale adeguatamente
preparato per la formazione e l’accompagnamento delle giovani sorel-
le impegnate in varie forme di apostolato, specialmente in missioni di
aree lontane e remote.
La Congregazione guarda al futuro per un rinnovamento radicale della
vita consacrata e delle missioni, secondo la visione del Fondatore. È un
percorso di studio, riflessione, discernimento, rinunce e rischi.
Si tratta di un processo decisionale sempre difficile che richiede fedeltà
al carisma del Fondatore, apertura allo Spirito Santo che promuove il
pensiero creativo, le sfide e le scelte radicali da fare verso il rinnova-
mento desiderato.
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Sr Philomena Mathew, Madre Generale

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13.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Figlie del
Divino
Salvatore (Hos;
Santo Domingo (El Salvador), 1956

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1. Fondatore e Origini
Padre Pedro Arnoldo Aparicio, salesiano, quando era Preside del Colle-
gio “Don Bosco”, scoprì nel confessionale la vocazione di tante giovani
che, per vari motivi, non potevano essere accolte in altre Congregazioni.
Nel 1948 fu nominato da Paolo VI primo Vescovo della Diocesi di San
Vicente in El Salvador, Centro America. Notò nella nascente Diocesi una
mancanza di sacerdoti e religiose. Davanti a questa realtà, il salesiano
Padre Pedro Tantardini, che era stato Ispettore in Centro America, sug-
gerì la fondazione di una Comunità Religiosa Femminile di vita e abitu-
dini semplici, che lo aiutasse nella catechesi, nelle scuole parrocchiali e
nella pastorale giovanile.
Monsignor Aparicio, attraverso suor Ersilia Crugnola (FMA), Ispettrice
in Messico, che aveva una relazione speciale con la Madonna, si affidò
all’intercessione di Maria Ausiliatrice. Scrisse alcune lettere a suor Er-
silia affinché le presentasse alla Vergine Santissima, e ottenne questa
risposta: «I tuoi desideri li vedrai realizzati se confiderai nella tua Madre
Celeste.
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Mons. Pedro Arnoldo Aparicio con il Papa Paolo VI

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La Congregazione che hai nella tua mente, figlio mio, si farà; sarà for-
mata con lo Spirito di San Giovanni Bosco, spirito apostolico; insegnan-
do a chi non sa ed elevando anime al Cielo.
Tutto sarà provvisto, figlio mio, ti benedico. Maria Ausiliatrice, Madre
sempre tua».
Dieci anni dopo, il 24 dicembre 1956, a mezzanotte si compì l’afferma-
zione di Maria Ausiliatrice con la fondazione della Congregazione “Figlie
del Divino Salvatore”. Cinque le giovani che iniziarono quest’avventura
di fede, con il motto: “Oportet Illum Regnare”.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Nel 1972, sotto il pontificato di Papa Paolo VI, la Congregazione fu ri-
conosciuta come “Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano”. Nel
1989 fu dichiarata “Congregazione di Diritto Pontificio” da Papa Gio-
vanni Paolo II. Sono stati celebrati 8 Capitoli Generali e, nel corso della
sua storia, l’Istituto è stato animato da 4 Superiore Generali. Durante il
VI Capitolo Generale (2005) è stato approvato il Gruppo secolare “Unio-
ne Apostolica Divino Bambino” (UADB).
Il primo gruppo con due FMA che hanno collaborato nella formazione
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3. Identità
Le Figlie del Divino Salvatore si definiscono come una Congregazione
femminile di Diritto Pontificio, riconosciuta appartenente alla Famiglia
Salesiana il 5 febbraio 1987 da parte del Rettore Maggiore don Egidio
Viganò.
Fondate da un Vescovo salesiano, Mons. Pedro Arnoldo Aparicio Quin-
tanilla, nella Repubblica di El Salvador, in America centrale, s’identifica-
no come religiose catechiste educatrici-missionarie che vivono la spi-
ritualità dell’Infanzia del Bambino Gesù nel Presepe di Betlemme, e di
Don Bosco, per il servizio ai bambini e ai giovani (Cost.1-13).
La spiritualità del Presepe è
un elemento tipico del cari-
sma per il semplice fatto che
l’Istituto è stato fondato la
notte di Natale. Le virtù che
caratterizzano il Presepe di
Betlemme semplicità, pover-
tà, umiltà, tenerezza spiri-
tuale fanno parte dello stile
di vita di ogni Figlia del Divino
Salvatore. Le “Figlie del Divi-
no Salvatore” prendono il loro
nome dal Patrono di “El Sal-
vador”, nazione nella quale sono state fondate. La spiritualità vissuta
da don Bosco fu consegnata dal Fondatore fin dalle origini dell’Istituto
e presentata come un modo per raggiungere la santità.
Tra le virtù salesiane descritte nelle Costituzioni, si annoverano: la cari-
tà paziente di Dio e la benignità di Cristo Buon Pastore, lo zelo pastora-
le, la comprensione, la gioia, lo spirito di famiglia, l’affetto dimostrato,
la laboriosità, la temperanza e l’unione con Dio. Queste sono instillate
fin dalle prime fasi della formazione (Cost. 2, 4, 9, 60, 61, 66, 67).
Riconoscono il Rettore Maggiore quale Padre e centro di unità della
Famiglia Salesiana, accogliendo il suo Magistero (Cost. 4). Partecipa-
no alle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana e alla Consulta
Mondiale della Famiglia Salesiana. A livello locale si mantiene l’unità di
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spirito con i diversi gruppi, incoraggiando il dialogo e la collaborazione
fraterna.
4. Situazione attuale
Il governo centrale è esercitato dalla Superiora Generale e dal suo Con-
siglio, che ha sede nella Repubblica di El Salvador, dove fu fondata la
Congregazione. Negli altri Paesi la Congregazione è organizzata in De-
legazioni.
Attualmente ci sono 170 sorelle e 10 novizie, presenti in 8 nazioni: El
Salvador (9 presenza), Guatemala (2 presenze), Panamá (1 presenza),
Venezuela (3 presenze), Bolivia (6 presenze, tutte missionarie), Argen-
tina (2 presenze, entrambe missionarie), Italia (1 presenza) e Stati Uniti
(1 presenza).
La missione consiste nel fare in modo che Cristo regni negli ambienti
dove sono inviate a evangelizzare (Cost. 2, 10, 82. Reg. 36-64). La svi-
luppano principalmente in:
Catechesi: con il coordinamento della catechesi parrocchiale e del-
la formazione dei catechisti.
Educazione: Collegi, Scuole Parrocchiali, Case famiglia, Scuole
dell’infanzia e Asili nido, Laboratori di promozione umana (Cost. 3, 5, 10).
Suore che hanno partecipato all’VIII Capitolo Generale (2017)
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Pastorale Parrocchiale: l’impegno delle Figlie del Divino Salvatore
in campo parrocchiale, con il loro carisma giovanile e popolare, ap-
porta uno stile caratteristico nella pastorale giovanile, nei consigli
parrocchiali, nella catechesi e nell’assistenza agli ammalati.
5. Sfide per il futuro
Le attuali sfide dell’Istituto puntano alla crescita del gruppo e alla per-
severanza dei suoi membri, e ancor più a conservare fedelmente il ca-
risma ereditato dal Fondatore.
Rendono presente l’amore di Dio in vari ambienti, in tutto il mondo, fino
a organizzarsi in Province religiose. Uno dei sogni è quello di vedere
realizzata, entro il 2020, l’apertura di una Comunità in Africa.
Il servizio educativo tra i giovani
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1. Fondatore e Origini
Il Fondatore della Congregazione è Mons. Gaetano Pasotti, un salesia-
no italiano che fece la Prima Professione il 15 settembre 1906 ed fu
ordinato sacerdote il 18 marzo 1916. Partito nel 1918 per le missioni in
Cina, visse sotto la guida di Mons. Luigi Versiglia per 9 anni. Il 15 otto-
bre 1927 lasciò la Cina a capo di una spedizione salesiana in Thailandia,
all’epoca chiamata Siam. Fu consacrato Vescovo il 24 giugno 1941 a
Bangkok, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Con vivo senso della Chiesa locale e con lo zelo apostolico per l’evan-
gelizzazione del popolo, fondò la Congregazione delle suore “Auxiliatri-
cum”, e “Xi Song Khro”; più tardi, nel 1971, il nome della Congregazione
fu cambiato in “Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata”.
Da una relazione alla Congregazione per la Propagazione della Fede del
1° agosto 1932 sappiamo che P. Pasotti aveva espresso l’intenzione
di ottenere la collaborazione di queste suore per la costituzione di una
congregazione religiosa femminile nativa.
Di fatto decise di fondare una nuova Congregazione con un gruppo di
giovani donne che lavoravano in una cucina salesiana e che avevano
già avuto una formazione cristiana. La Congregazione fu ufficialmente
fondata, secondo una lettera del Vescovo Gaetano Pasotti, il 7 dicem-
bre 1937. Il giorno seguente, Solennità dell’Immacolata Concezione,
sette giovani donne iniziarono il noviziato. Lo stesso giorno dell’anno
seguente, nel 1938, sei di loro fecero la loro Prima Professione.
194
Suor Antonietta Morellato
2. Storia dalla fondazione ad oggi
Mons. Pasotti scelse l’Immaco-
lata Concezione come Patrona
della nuova Congregazione. Nel
1942, dopo aver dedicato la chie-
sa al Cuore Immacolato di Maria,
dedicò la Congregazione al Cuore
Immacolato di Maria, scelta come
nuova Patrona.
Ottenne assistenza per la sua
Congregazione da parte delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice: una di

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esse, suor Antonietta Morellato, fu la prima Maestra di noviziato per
15 anni, e suor Luigina Di Giorgio (FMA) fu la prima Superiora Generale
della Congregazione (1941-1964).
La Congregazione crebbe in numero e operò in diverse parrocchie della
Diocesi di Ratchaburi. Nel 1949, durante la Santa Messa di Capodanno,
Mons. Pasotti presentò alle suore la prima copia ufficiale delle Costitu-
zioni con una preziosa istruzione: «Figlie, il mio augurio è che tutte voi
siate unite al Cuore di Gesù. Siate sante vivendo queste Costituzioni».
Nel 1964 la Congregazione divenne autonoma e suor Agata Ladda Sa-
tvinit fu eletta prima Superiora Generale delle Suore Ancelle del Cuore
di Maria Immacolata. Nel Capitolo Generale del 1985-1986 sono state
riviste e poi approvate le Costituzioni ufficiali e il successivo Capitolo
Generale (1990) ne ha approvato il Regolamento. L’attuale Madre Ge-
nerale è dal 2015 suor Maria Goretti Maliwan Paramatthawirote.
Suor Luigina Di Giorgio
Nel 2000 è stato formato
un gruppo di laici chiamato
“Servi laici del Cuore Imma-
colato di Maria”.
Sono cattolici, insegnan-
ti nelle scuole e lavoratori,
formati gradualmente nel-
lo Spirito della Congrega-
zione. Collaborano con le
suore nella loro missione,
sostengono nel campo della
vocazione religiosa e fanno
da ponte nell’apostolato fa-
miliare.
Nel 2012, in occasione del
75° anniversario della fon-
dazione, è stato formato il
“Gruppo animatori giovanili
SIHM” e nel 2015 il “Gruppo
animatori SIHM”. Entrambi
sono presenti in ogni scuo-
la, animati dall’équipe gio-
vanile.
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3. Identità
Le religiose della Congregazione s’impegnano ad aiutare i missionari in
piccoli centri e parrocchie nel campo dell’educazione.
Quella delle Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata è una Con-
gregazione Religiosa di Diritto Diocesano. Fin dall’inizio, tutti i vescovi
sono stati Salesiani: Mons. Peter Carretto (1951-1988); Mons. Michael
Praphon Chaicharoen (1988-2003) e Mons. Joseph Prathan Sridarun-
sil. Le Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata sono religiose de-
dite al servizio delle Chiese locali, ma sono pure attente ai bisogni della
Chiesa universale.
Nel 1997 due religiose sono state inviate in Cambogia come prime
missionarie, associate alla Thai Missionary Society (TMS) e hanno la-
vorato nella diocesi di Battambang.
Le Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata sono impegnate in par-
rocchie con spirito missionario, animando vari gruppi. Vivono il “Fiat
della Vergine Maria, sempre pronte a fare la volontà di Dio. S’impegna-
no a vivere pienamente il proprio lavoro e si relazionano con tutte le
persone con spirito familiare, semplicità, gioia, mostrando ottimismo
e capacità di adattamento alle situazioni. Il loro motto è quello propo-
sto dal Vescovo Gaetano Pasotti: “Caritas Christi Urget Nos!”, L’amore di
196
50° anniversario

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Cristo ci spinge! (2Cor 5,14), e la loro spiritualità è espressa da: “Amare,
servire e perdonare”.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
La Congregazione è stata accettata come membro ufficiale della Fa-
miglia Salesiana il 28 febbraio 1987, anno del Giubileo d’oro della sua
Fondazione. Le Suore credono che la loro appartenenza alla Famiglia
Salesiana sia stata davvero un disegno della Divina Provvidenza.
Sotto la ferma guida del Vescovo Pasotti e formate alla scuola delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, hanno potuto conoscere, assorbire e vivere lo
Spirito di Don Bosco e di Madre Maria Domenica Mazzarello. Questo le
aiuta anche a essere “segni e portatrici dell’amore di Dio” per i giovani
nelle loro opere parrocchiali, nella pastorale per i bambini e per i giovani
nelle scuole.
Vivono secondo il carisma salesiano che si esprime nel lavoro, nella
temperanza, nell’amorevolezza, nella carità fraterna e nella compe-
tenza educativa.
La Congregazione realizza il suo stretto rapporto con i Salesiani, con le
Figlie di Maria Ausiliatrice e con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana,
attraverso la condivisione dello Spirito Salesiano di Don Bosco e le ini-
75° anniversario nel luogo di fondazione
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ziative apostoliche congiunte. Collabora con i vari gruppi in occasione
d’incontri, conferenze, riflessioni e lavoro d’équipe.
4. Situazione attuale
Le Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata sono una Congrega-
zione di diritto diocesano. La Casa Madre si trova nella Diocesi di Surat
Thani, sotto la responsabilità del Vescovo Joseph Prathan Sridarunsil Sdb.
Suore impegnate in parrocchia con spirito missionario, animando vari gruppi
Le sorelle sono 91, di cui 73 suore professe perpetue, 7 suore professe
temporanee, 4 novizie, 2 postulanti e 5 aspiranti.
Lavorano in 4 diocesi della Thailandia (Ratchaburi, Surat Thani, Ban-
gkok e Chiangmai) e in Cambogia, nella diocesi di Battambong, con due
centri. Lavorano in 32 centri/parrocchie (11 comunità). I campi della
loro missione sono le scuole e le parrocchie delle diverse diocesi:
Pastorale giovanile: nelle scuole diocesane e nelle proprie scuole:
scuola materna, elementare, secondaria e superiore e con i giovani
dropout.
Pastorale familiare: nelle comunità cristiane di base, educazione
e catechesi.
Pastorale familiare: per i propri collaboratori.
Catechismo: per giovani e adulti, Apostolato Missionario.
Opere di beneficenza: per i poveri e gli abbandonati, soprattutto
bambini e giovani.
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5. Sfide per il futuro
La grande sfida è legata alla diminuzione delle vocazioni, dovuta a mol-
ti fattori. I cambiamenti nella società incidono sui valori delle famiglie
cattoliche. I nuclei familiari, infatti, stanno diventando piccoli, con uno
o due figli.
I genitori devono affrontare numerose difficoltà: hanno poco tempo
per i figli, li lasciano da soli a imparare davanti alla TV o ai social media.
La conseguenza è che la maggior parte di essi manca della formazione
umana di base e di formazione cristiana.
Un’altra sfida è quella di lavorare di più tra le famiglie povere che si
trovano in zone di periferia della Thailandia. E’ necessario promuovere
le vocazioni in Cambogia, in modo da avere più suore cambogiane che
servano il proprio popolo.
C’è anche la sfida di approfondire il carisma, radicandolo nel cuore delle
nuove generazioni: rafforzarle nella vocazione affinché possano diven-
tare “segni e portatori dell’amore di Dio per i giovani” e diventino “tutto
a tutti”.
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Ci sono più sorelle anziane che giovani, mentre ci sono tante necessità
in vari campi. È necessaria la collaborazione con i laici per essere in
grado di servire bene la Chiesa locale.
Per affrontare queste sfide, il Capitolo Generale XI ha deciso di:
rinnovare la testimonianza religiosa come Suore Serve del Cuo-
re Immacolato di Maria: essere discepole missionarie più credibili
secondo la “SIHM Identità” segno di amore, gioia e compassione;
promuovere la vocazione laicale e la vocazione religiosa raffor-
zando la formazione alla fede dei giovani e accompagnandoli nel
loro cammino di vita;
educare e prendersi più cura delle famiglie cattoliche e di tutte
le famiglie nella società in rapido cambiamento, con particolare
attenzione ai genitori nelle scuole, nelle parrocchie e nella società.
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Con il vescovo in Cambogia

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1. Fondatore e Origini
Mons. Vicente Priante SDB (1883-1944), il fondatore, nacque a Barra
Mansa (Rio de Janeiro) il 17 ottobre 1883. Professo salesiano a Lorena
il 19 luglio 1904, divenne sacerdote a Taubaté il 28 gennaio 1912. Fu
direttore di collegi, poi parroco a São Paulo. Il 13 maggio 1933 venne
ordinato vescovo della diocesi di Corumbà (Mato Grosso), vasta come
la Francia (ne fa parte Campo Grande; nel 1952 sarà divisa in 3 diocesi).
Con un gruppetto di “Figlie di Maria” fonda le Suore di Gesù Adolescen-
te. Era un uomo che contemplava il mondo e la Chiesa del suo tempo,
fece una profonda esperienza di Dio attraverso la storia delle persone
bisognose di evangelizzazione. Morì a São Paulo il 4 dicembre 1944.
L’intento della fondazione fu quello di rispondere a due urgenze avver-
tite dal vescovo:
gli immensi bisogni pastorali di una diocesi vasta circa 400.000
km² con pochissimi sacerdoti;
l’accesso alla vita religiosa di ragazze buone, in maggioranza figlie
di genitori con situazioni familiari irregolari, oppure ragazze che
altre congregazioni non accettavano.
Gli immensi bisogni della sua diocesi e
l’accoglienza di postulanti non accet-
tate da altre congregazioni portarono il
vescovo a gettare le basi di una congre-
gazione missionaria che fu fondata l’8
dicembre 1938.
Le prime 7 novizie professarono nel
1939. Alla sua morte, nel 1944, lasciò
un vuoto incolmabile nell’Istituto.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Il nuovo vescovo Mons. Chaves, prima di
essere traferito a Cuiabà, prese in mano
l’Istituto e lo affidò alla direzione di
202
Suor Maria Rodrigues Leite
Superiora Generale

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un’eccellente FMA, Madre Josefina (1952-1967). Fino al 1967 l’Istituto
ebbe come Superiore Generali delle FMA.
La Congregazione conobbe e approfondì il carisma di Don Bosco, la sua
Spiritualità e il suo metodo formativo.
Sorsero nuove gravi difficoltà, il numero delle professe scese da 74 a
28, ma con il Capitolo Generale Speciale del 1975 ci fu una riorganiz-
zazione e una ripresa, con l’approvazione delle nuove Costituzioni, poi
perfezionate nel 1982. L’Istituto sperimentò un momento favorevole.
3. Identità
Le Suore di Gesù Adolescente sono una Congregazione diocesana, sot-
to la responsabilità dell’Arcivescovo di Campo Grande. Il loro motto è
Tutto a tutti”, queste parole di S. Paolo guidano il loro impegno e ri-
chiamano anche l’insegnamento di Don Bosco nel Sistema Preventivo:
diventare persone consacrate per il bene dei destinatari cui il Signore
manda.
I Patroni dell’Istituto sono Gesù Adolescente e Maria Santissima. Guar-
dano a Nazareth come il luogo dove vivono, operano e apprendono lo
spirito di famiglia e la gioia dei rapporti interpersonali.
Come Gesù adolescente, sono chiamate a prendersi cura delle cose del
Padre, essendo la presenza del Suo amore per i più bisognosi e i rifiu-
tati, perché il mondo diventi un’unica famiglia.
Il nome iniziale di “Piccole Suore di Gesù Adolescente” è stato semplifi-
cato nel 1978 in quello di “Suore di Gesù Adolescente”. Nel nome hanno
voluto raccogliere vari ele menti che caratterizzano la vita dell’Istituto.
Da un punto di vista spirituale il loro riferimento centrale è la persona
di Gesù.
Da un punto di vista pastorale, il loro impegno principale è l’attenzione
alla crescita integrale dei loro destinatari, la crescita umana, cristiana
e spirituale.
La spiritualità mette al centro la persona di Gesù e si nutre del Suo Van-
gelo. Le Suore cercano di seguire il Signore nella gioia, nella semplicità,
nella fiducia, nel mistero della sua obbedienza al Padre, nel dono di sé
al servizio del Regno, crescendo in età, sapienza e grazia davanti a Dio
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21.4 Page 204

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e agli uomini, facendosi “Tutte a tutti”. Cercano di contemplare e imitare
l’Immacolata Vergine Ausiliatrice nella sua pienezza d’amore per Dio e
per i suoi fratelli e sorelle.
Vivono una speciale preoccupazione di “incarnarsi” nel popolo come
Gesù a Nazareth, e di restare sensibili alle necessità della Chiesa par-
ticolare. Realizzano il Sistema Preventivo di Don Bosco e cercano di
approfondirlo, per attingere le ricchezze di pedagogia e di spiritualità
contenute nelle poche pagine scelte dagli scritti di Don Bosco.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
L’istituto è nato e si nutre dello Spirito e della missione di San Giovanni
Bosco e riconosce nel Rettor Maggiore della Società di San Francesco
di Sales il centro di unità e il vincolo di fedeltà allo spirito salesiano. Il
riconoscimento ufficiale di appartenenza alla Famiglia Salesiana (docu-
mento 89/007) è avvenuto a Roma il 1^ gennaio 1989, da parte di Don
Egidio Viganò, Rettor Maggiore.
4. Situazione attuale
Le Suore di Gesù Adolescente sono 19, distribuite in 6 comunità e pre-
senti in 3 diocesi brasiliane. Dopo gli anni difficili che hanno visto ri-
dotto drasticamente il numero delle Sorelle, il grande l’impegno per la
promozione vocazionale ha dato i suoi frutti.
Aperta ai valori spirituali e sociali, la Congregazione cerca di vivere la
sua missione dando una risposta evangelizzatrice ai problemi concreti
delle Chiese particolari: con l’educazione popolare, la pastorale familia-
re, attività sociali varie, con speciale attenzione ai fanciulli e ai vecchi,
specialmente i più poveri. La famiglia è il luogo e lo spazio per l’evange-
lizzazione di bambini, adolescenti e giovani. Lo Spirito e la missione di
San Giovanni Bosco nell’Istituto si concretizzano:
nell’opzione per i poveri e gli abbandonati;
nella scelta degli ambienti popolari, in vista della promozione
religiosa, sociale e culturale;
nella preferenza per le Chiese particolari povere, dove c’è caren-
za di clero e dove non ci sono famiglie praticanti;
nell’applicazione del Sistema Preventivo di Don Bosco;
nella pastorale vissuta con zelo missionario.
204

21.5 Page 205

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5. Sfide per il futuro
Strategie e sfide per il quadriennio 2018 -2021
definire un progetto comune a tutta la Congregazione, capace di
affascinare le sorelle e gli altri;
pastorale in oratorio in vista dell’animazione professionale;
incontri di formazione per tutte le suore sui diversi aspetti della
vita religiosa;
potenziare la formazione delle suore in alcune aree prioritarie delle
“cose del Padre” di cui vogliono prendersi cura;
potenziare la formazione delle suore in alcune aree prioritarie (bi-
blica, antropologica…)
cercare un servizio di consulenza per la Congregazione;
incoraggiare l’empowerment delle suore integrando i loro carismi
personali con il carisma della Congregazione;
formare suore e laici per la leadership nella comunità e nella mis-
sione;
Comunità parrocchiale dei giovani di Nostra Signora del Pilar Città di Jaur
205

21.6 Page 206

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Sr Alzenir Maria Se- verino al lavoro con i senzatetto a Campo Grande.
esercitare la rotazione delle responsabilità nella comunità e nella
missione;
vivere un serio impegno per l’animazione vocazionale;
essere presenti nei forum, reti, consigli comunali, conferenze, pro-
getti sociali;
essere comunità inserite tra quanti hanno bisogno della “cura del
Padre”, per essere presenza del Suo amore;
aggiornare i programmi di formazione iniziale e continua;
ripensare le presenze in cui si lavora, per trovare altri luoghi e fron-
tiere della missione.
Strutture
Promuovere lo studio, la discussione e l’aggiornamento di alcune
parti delle Costituzioni;
cercare nuove forme di Coordinamento della Congregazione;
prendersi cura delle abitazioni delle suore;
costituire comunità più grandi;
utilizzare con maggiore impegno le risorse tecnologiche a favore
del progetto;
generazione di reddito;
sostenere la Chiesa locale (stanze, progetti, missione).
206

21.7 Page 207

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Sfide
“Essere nel mondo senza essere del mondo”;
superare lo scoraggiamento e l’incredulità;
rivedere con coraggio lo stile di vita comunitario e le scelte econo-
miche a livello personale, comunitario e congregazionale, in vista
del “discepolato degli uguali, come a Betania”;
superare la dipendenza dal modello gerarchico e pastorale della
Chiesa in vista della vocazione al discepolato;
saper ricominciare da capo;
identificare le “cose del Padre” che Egli stesso affida alla cura della
Congregazione.
Conclusione Esercizi Spirituali (gennaio 2019) alla presenza del vescovo ausiliare
Mons. Mariano Danecke, OFM Conv. e P. Lima, SDB
207

21.8 Page 208

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21.9 Page 209

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Associazione Privata di Fedeli
Associazione
a as
alesianas (AosJ
Caracas (Venezuela), 1968
JJ
J)
c5
Sembrodoros de Esperonzo

21.10 Page 210

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Centro del Divino Bambino a Bogotà.
1. Fondatore e Origini
Don Miguel González nacque a Urdiales del Pàramo, nella Provincia di
León, Spagna, il 27 Aprile 1927. Conobbe i Salesiani attraverso il sacer-
dote salesiano don Rosendo González, che fece nascere l’Istituto delle
Volontarie di Don Bosco in Venezuela. Don Miguel González fu ordinato
Sacerdote in San Salvador, America Centrale, il 14 Novembre 1954. Da
giovane visse i momenti difficili dell’Europa del dopoguerra, il dramma
socio-politico dell’America Centrale e la rivoluzione cubana.
Don Miguel González guidò le Damas Salesianas per sentieri originali,
condividendo con la Famiglia Salesiana gli elementi comuni: la voca-
zione, la missione giovanile, lo spirito, il carisma e il metodo educativo.
Fin dal principio affermava: «Siamo un movimento apostolico di pro-
mozione umana e di evangelizzazione…infondendo vitalità a un grande
Progetto Impresa di laici». Nel mese di maggio del 1968 fu firmato l’At-
to Costitutivo dell’Associazione, e nacque così “l’Associazione Privata
di Fedeli”, formata per volontà di un gruppo specifico di fedeli laici.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Le Damas Salesianas nascono in seguito ad un fatto concreto, l’espul-
sione del loro fondatore dall’isola di Cuba e il suo arrivo in Venezuela
nel 1961.
Egli diresse la costruzione del Tempio Nazionale di San Giovanni Bosco
a Caracas, nella zona di Altamira, per celebrare i 75 anni della presenza
dei Salesiani in Venezuela. Accanto al Tempio sorse poi il “Complesso
Sociale Don Bosco”, oggi “Casa Madre dell’Associazione Damas Sale-
sianas”.
210

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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Il 3 dicembre 1967, un gruppo di donne copromotrici delle opere sociali
di Don Bosco decise di rimanere unito, libero e autonomo per dare vita
alle aspirazioni sociali del Complesso e costituirsi in una nuova Asso-
ciazione Cristiana e Salesiana denominata “Damas Salesianas”. Fu così
che si manifestò lo Spirito.
L’Associazione Damas Salesianas fu fondata ufficialmente il 13 maggio
1968, Festa della Vergine di Fatima e di S. Maria Mazzarello, cofon-
datrice con Don Bosco delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il 29 dicembre
1988 il Rettor Maggiore, Don Egidio Viganò, con il suo Consiglio, rico-
nob-be ufficialmente l’Associazione come nuovo gruppo della Famiglia
Salesiana. Il 14 marzo 2014 morì don Miguel González. Le sue spoglie
riposano nella cappella di Maria Ausiliatrice del Tempio Nazionale di
San Giovanni Bosco a Caracas.
3. Identità
Le Damas Salesianas sono un Gruppo di donne cattoliche, laiche im-
pegnate nella comunità cristiana e cristiane nella società civile, che co-
stituiscono un’Associazione Privata di Fedeli. Promuovono la legittima
autonomia secolare e s’impegnano a trasformare la società secondo il
Vangelo.
La loro vocazione è una chiama-
ta dello Spirito a santificarsi nel-
le attività quotidiane, lavorando
per il rinnovamento del mondo
in Cristo. È un’iniziativa della Spi-
rito che l’Associazione offre alla
Chiesa, alla Società e alla donna
di oggi affinché, interpretando i
segni dei tempi, sviluppi in modo
speciale, e in strutture proprie, la
Promozione Umana e l’Evange-
lizzazione. Si rivolge alla donna,
come soggetto attivo e contem-
poraneamente destinataria della
missione, donna spesso inquie-
ta per i problemi sociali, ricca
Piccoli ADS nella Sede Centrale a Caracas.
211

22.2 Page 212

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di valori e qualità, capace di dedicare parte del suo tempo per essere
fattore di cambio e di promozione sociale, credendo nella Comunità a
partire dal lavoro che compie là dove si trova inserita. Si rivolge alla
donna, come soggetto attivo e contemporaneamente destinataria del-
la missione, donna spesso inquieta per i problemi sociali, ricca di valori
e qualità, capace di dedicare parte del suo tempo per essere fattore di
cambio e di promozione sociale, credendo nella Comunità a partire dal
lavoro che compie là dove si trova inserita.
Le Damas Salesianas vivono la spiritualità dell’azione, del dare, del sa-
crificio, dello slancio generoso al servizio degli altri e si nutrono con
l’orazione, l’Eucaristia e la devozione a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco,
e a San Michele, loro Patroni. Un Consigliere Spirituale anima il carisma
dello Spirito Salesiano in tutti i Centri.
4. Situazione attuale
Le Damas Salesianas si prendono cura della salute, fisica, morale e spi-
rituale, in particolare dei bisognosi. La gioventù emarginata ed esclusa
da ogni processo educativo, costituisce l’ambito significativo del loro
apostolato. Si prendono cura della infanzia con carenze materiali, fisi-
che e spirituali, lavorando con le madri.
Socialmente impegnate, si sentono Missionarie laiche, Apostole in
un’epoca di Nuova Evangelizzazione. Volontarie per inclinazione natu-
rale e per vocazione al servizio, sono “impresarie” perché organizzano
l’impegno umano e religioso come impresa del Regno di Dio. Si defi-
niscono Mariane, perché donne, madri e spose ad imitazione di Maria
che agiscono con sensibilità femminile, con lo slancio, l’intuizione e la
generosità della donna.
Evangelizzano attraverso la promozione umana, per costruire la civiltà
dell’amore. Intendono riscattare la donna moderna, senza distinzione
di classe, per consegnarla all’azione sociale, alla promozione umana e
all’evangelizzazione.
Operano privilegiando la cura della salute, l’educazione al lavoro, il ri-
scatto del giovane e della donna in genere, l’educazione della donna
come mezzo per orientare la maternità, la promozione dell’indigena,
il recupero della popolazione femminile in carcere, e le microimprese.
Sono strutturate in tre grandi livelli: internazionale, nazionale e locale;
212

22.3 Page 213

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nelle zone in cui sono presenti in maggior numero c’è anche il livello
regionale. Ogni Centro ha il suo Consiglio locale che si tiene sempre in
contatto con il Consiglio Nazionale e Internazionale.
Ci sono 3153 membri in 115 centri: 24 Centri in Centro-America (Costa
Rica, El Salvador, Guatemala, Panama, Honduras, Nicaragua); 7 Centri
nei Caraibi (Puerto Rico, Repubblica Dominicana, Curaçao); 6 Centri in
Nord-America (Stati Uniti d’America, Messico); 72 Centri in Sud-Ameri-
ca (Argentina, Brasile, Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Paraguay, Perù,
Uruguay, Venezuela); 2 Centri in Europa (Spagna); 2 Centri in Asia (Filip-
pine) e 3 Centri in Africa (Angola).
“Centro Padre Miguel Gonzalez” a Leon (Spagna)
Damas Salesianas sistemano vestiti in Colombia
213

22.4 Page 214

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5. Sfide per il futuro
L’ADS ha come sfida urgente per i prossimi 3 anni la crescita nel nume-
ro di volontari e di vocazioni laicali per sostenere e rafforzare il lavoro.
Intende lavorare per aggiornare i programmi di evangelizzazione e di
catechesi per adeguarsi alle sfide e ai continui cambiamenti proposti
dalla Chiesa alla luce dei più recenti documenti sulla nuova Evangeliz-
zazione.
Vogliono incoraggiare in ciascuna delle associate l’utilizzo delle tecno-
logie dell’informazione, come le reti sociali, Internet, il miglioramento
della capacità operativa nelle comunicazioni.
Si prefiggono di generare contenuti legati all’evangelizzazione, all’ani-
mazione e alla formazione dei volontari vocazionali dell’associazione
per raggiungere più persone in tutto il mondo.
L’A.D.S.A. come organizzazione ha un elemento fondamentale insosti-
tuibile, la Dama Salesiana, che alla luce dello Spirito Santo è l’esecutrice
della missione (art.44). I loro sforzi sono orientati al reclutamento di
nuovi volontari, alla loro formazione spirituale facendo maturare la ca-
pacità di lavorare in équipe, in modo che l’Associazione possa crescere
e continuare a svilupparsi nel tempo.
214
Damas Salesianas insieme al Fondatore P. Miguel González, SDB
Eucarestia nel Tempio Don Bosco a Caracas

22.5 Page 215

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17.
Associazione Pubblica di Fedeli Laici
orientata a divenire Istituto Secolare Laicale
Volontari con
Don Bosco (coaJ
",,
Roma (Italia), 1994

22.6 Page 216

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1. Fondatore e Origini
Nella seconda metà degli anni Ottanta alcuni giovani, in quattro diversi
Paesi (Italia, Malta, Paraguay e Venezuela), mossi dallo Spirito Santo,
senza che gli uni sapessero degli altri, manifestarono il desiderio di
consacrarsi a Dio nel mondo.
Accompagnati da tre sacerdoti salesiani e da una Volontaria di Don
Bosco (VDB), incominciarono a sperimentare questa forma di vita. Il
Rettor Maggiore don Egidio Viganò, informato del cammino fatto, ri-
conobbe il dono dello Spirito e incoraggiò i giovani e i loro animatori ad
andare avanti.
Nel dicembre 1993 convocò a Roma i diversi membri dei gruppi e i loro
accompagnatori. Nuovamente invitati l’anno successivo, il 12 settem-
bre 1994, Festa del Nome di Maria decisero di dare inizio ufficiale al
Gruppo dei “Volontari Con Don Bosco” (CDB). Nella stessa occasione
vennero stilate le Costituzioni ad experimentum e ci furono le Prime
Professioni.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Il 24 maggio 1998, su richiesta del
Rettor Maggiore don Juan Edmundo
Vecchi, l’Arcivescovo di Caracas, Car-
dinale Ignacio Antonio Velasco Gar-
cìa, SDB, emanò il decreto con il quale
eresse i “Volontari con Don Bosco” in
“Associazione Pubblica di Fedeli Laici”
orientata a divenire Istituto Secolare
Laicale. Con lo stesso decreto Monsi-
gnor Velasco approvò le Costituzioni.
Già in questa fase fu riconosciuta l’ap-
partenenza del Gruppo alla Famiglia
Salesiana. Dal 1998 a oggi, i Volontari
Con Don Bosco (CDB) hanno celebrato
6 Assemblee Generali, approfondendo
e determinando la loro identità di se-
colari consacrati salesiani, la loro mis-
sione, i contenuti e le modalità della
formazione, la vita di comunione.
216
Costituzioni dei Volontari Con Don Bosco

22.7 Page 217

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3. Identità
L’identità dei Volontari Con Don Bosco può essere racchiusa in tre pa-
role: secolarità, consacrazione e salesianità.
Secolarità: i Volontari Con Don Bosco vivono nel mondo, per il mondo,
ma non appartengono al mondo. Realizzano la propria vocazione nel
lavoro, nella competenza professionale e nelle circostanze ordinarie
della vita, rimanendo in famiglia o vivendo da soli. Vedono come loro
modello Gesù a Nazareth, con la presenza silenziosa e discreta della
sua vita nascosta. Vivono “tra” gli altri “come” gli altri. Per meglio ga-
rantire l’efficacia dell’azione apostolica nei luoghi di frontiera e nell’am-
bito secolare, mantengono un prudente e responsabile riserbo sulla
propria e altrui appartenenza all’Istituto. Deve essere la vita a parlare,
a testimoniare, a porre interrogativi del perché e, soprattutto, del per
Chi questi uomini vivono e testimoniano.
Consacrazione: i Volontari Con Don Bosco conducono una vita secondo
i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, attraverso i quali
s’impegnano a seguire Cristo con radicalità, per testimoniare l’amore di
un Dio che percorre le strade degli uomini. Non hanno vita di comunità,
ma sono uniti da un forte vincolo di comunione fraterna e s’incontrano
per momenti di formazione e di confronto.
Salesianità: i Volontari Con Don Bosco fanno parte della Famiglia Sa-
lesiana e scelgono di vivere secondo lo Spirito di Don Bosco, coltivano
una profonda vita interiore, guardano con attenzione alle urgenze del
mondo giovanile, testimoniano con gioia e ottimismo l’amore di Dio per
il mondo Inseriti nella Famiglia Salesiana e in comunione con gli altri
Gruppi, offrono la specificità del loro contributo. Riconoscono il Ret-
tor Maggiore, successore di Don Bosco, quale centro di unità e padre
comune, responsabile dell’unità nello spirito e della fedeltà nella mis-
sione. Alla Congregazione Salesiana chiedono il servizio dell’assistenza
spirituale.
217

22.8 Page 218

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4. Situazione attuale
Il piccolo seme del 1994 si è oggi diffuso in 26 diverse Nazioni di quat-
tro continenti. Al 10 aprile 2019 i CDB sono 83, di cui 52 impegnati con
la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza,
e gli altri impegnati nel cammino di discernimento o nel percorso di
formazione iniziale.
I Volontari Con Don Bosco sono uomini felici di essere amati in modo
speciale da Dio, che li consacra nella Chiesa per il mondo. Attenti ai
segni dei tempi, vogliono essere te stimoni di un Dio che percorre le
strade degli uomini e per questo fanno propria la passione per il mon-
do, che è la passione di Dio.
L’intera vita del Volontario è missione: ciascuno partecipa alla missione
della Chiesa, e s’inserisce, con professionalità e competenza, nel mon-
do del lavoro e nei vari settori dell’attività umana. Proprio in essi fa
esperienza dell’incontro con Dio e con i fratelli, rispondendo con gioia e
creatività ai bisogni e alle istanze della società che lo circonda.
Il cammino di vita è per ognuno di loro un cammino di santità: una san-
tità semplice, concreta, costruita aderendo alla volontà di Dio in mezzo
alla sofferenza e alle difficoltà del quotidiano.
Nel marzo 2012 è stata avviata la Causa di Beatificazione di un Vo-
lontario CDB, Nino Baglieri (1951-2007), che per 39 anni ha vissuto la
chiamata alla santità in condizioni di particolare sofferenza nella ma-
lattia, dedicandosi all’apostolato e alla testimonianza di uomo redento
e amato dal Signore.
Servo di Dio Antonino Baglieri
Il Servo di Dio Antonino (Nino) Baglieri nasce a Modica il 1° maggio
1951, da Pietro e Giuseppa Rivarolo. La sua famiglia è formata anche
da due fratelli e da una sorella. Dopo aver frequentato le scuole ele-
mentari e aver intrapreso il mestiere di muratore, a diciassette anni, il 6
maggio 1968, precipita da un’impalcatura di 17 metri. Ricoverato d’ur-
genza, Nino si accorge con amarezza di essere rimasto completamente
paralizzato. Alcuni fra i medici propongono subdolamente l’eutanasia
come soluzione al problema, ma la madre, confidando in Dio, si oppone
con coraggio, dichiarandosi disponibile ad accudirlo personalmente per
tutta la vita. Inizia così il suo lungo cammino di sofferenza, passando da
un ospedale all’altro, ma senza alcun miglioramento.
Ritornato nel 1970 a Modica, dopo i primi giorni di visite di amici, ini-
218

22.9 Page 219

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ziano per Nino dieci lunghi anni oscuri marcati dalla disperazione. Re-
sta chiuso in casa con l’unica compagnia della sofferenza. Il 24 marzo
1978, Venerdì Santo, alle quattro del pomeriggio, un gruppo di persone
del Rinnovamento nello Spirito pregano per lui, Nino sente in sé una
trasformazione. Da quel momento accetta la Croce e dice il suo “sì”
al Signore. Incomincia a leggere prima il Vangelo e poi l’intera Bibbia,
riscopre le meraviglie della fede.
Aiutando alcuni ragazzini a fare i compiti, impara a scrivere con la boc-
ca. Redige così le sue memorie, entra in corrispondenza con persone
di ogni categoria in varie parti del
mondo, personalizza immagini-
ricordo che dona a quanti vanno
a visitarlo. Grazie a un’asticella,
compone i numeri telefonici e si
mette in contatto diretto con tante
persone ammalate e la sua paro-
la calma e convincente le confor-
ta. Comincia un continuo flusso di
relazioni che non solo lo fa uscire
dall’isolamento, ma lo porta a te-
stimoniare il Vangelo della gioia
e della speranza. Pubblica il suo
primo libro dal titolo significativo
“Dalla sofferenza alla gioia” e un
opuscoletto in cui medita le 14
stazioni della Via Crucis.
Servo di Dio Antonino Baglieri
Dal 6 maggio 1982 in poi, Nino festeggia l’Anniversario della Croce e, lo
stesso anno, entra a far parte della Famiglia Salesiana come Salesiano
Cooperatore.
La sua ricerca vocazionale lo spinge a chiedere al Rettor Maggiore, don
Egidio Viganò, di poter professare i voti come salesiano nel mondo. È
per questo che, quando i Volontari Con Don Bosco iniziano il loro cam-
mino, Nino sarà accolto tra di loro. Emette la sua Prima Professione il
4 febbraio 1996 e la Professione Perpetua il 31 Agosto 2004. Il 2 mar-
zo 2007 Nino Baglieri, dopo un periodo di lunga sofferenza e di prova,
rende la sua anima a Dio. Aveva disposto di essere sepolto indossando
tuta e scarpette. Così fu fatto. Migliaia di persone accorsero, per tutto
219

22.10 Page 220

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il tempo della veglia funebre, per dargli l’estremo silenzioso saluto. L’8
aprile 2007 fu pubblicato il volume “All’ombra della Croce” e il 2 marzo
2008, primo anniversario della sua morte, venne pubblicato il nuovo
libro “Sulle ali della Croce”. Nino Baglieri...e tanta voglia di correre! Il 3
marzo 2012, presso la Chiesa Cattedrale, Mons. Antonio Staglianò, Ve-
scovo di Noto (SR), alla presenza del Rettor Maggiore dei Salesiani don
Pascual Chavez Villanueva, riceve il Supplex libellus dal Postulatore
Generale della Congregazione Salesiana, don Pierluigi Cameroni. Inizia
così il cammino verso la Beatificazione e la Canonizzazione di Nino Ba-
glieri.
Il 18 aprile 2012 i Vescovi di Sicilia, dopo aver conosciuto l’esperienza
umana e spirituale di Nino Baglieri, si sono detti favorevoli all’apertura
della Causa di Beatificazione concedendo il relativo nulla osta.
Domenica 2 marzo 2014 il Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò,
nella Cappella privata del Palazzo Vescovile in Noto ordina ufficialmen-
te che venga istruito il processo di detto Servo di Dio, conformemente
alla vigente legislazione per le Cause dei Santi. Non c’è ancora stata la
conclusione della fase diocesana del processo.
5. Sfide per il futuro
I Volontari Con Don Bosco avvertono l’urgenza di rendere possibile la
proposta di vivere i consigli evangelici rimanendo laici nel mondo.
Curano con particolare attenzione la comunione di vita e la formazio-
ne, superando le diverse barriere linguistiche e culturali, valorizzando
le ricchezze di ciascuno. Ritengono fondamentale mettersi al servizio
delle periferie esistenziali per portare il buon profumo del Vangelo nel
mondo contemporaneo.
220

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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18.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Suore
catechiste di Maria
Immacolata Aiuto
dei Cristiani (sM1J
Krishnagar (India), 1948

23.2 Page 222

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1. Fondatore e Origini
L’Istituto fu fondato il 12 dicembre 1948 dal Vescovo Louis La Ravoire
Morrow, un missionario zelante, illustre scrittore e vescovo di Krish-
nagar, Bengala Occidentale, India. Nato il 24 dicembre 1892 nel Texas
(USA), durante i trent’anni di episcopato ricostruì la poverissima Diocesi
su tutti i fronti, rendendo notevoli servizi alla città di Krishnagar.
Durante la violenta Rivoluzione Messicana, quando tutti i sacerdoti
stranieri furono esiliati, P. Morrow Louis, chierico, era direttore del Se-
minario salesiano. L’edificio fu adibito a caserma. Quando un capitano
ordinò a Luigi Louis di aprire la cappella per farvi entrare uomini e ca-
valli, egli rifiutò. Minacciato di morte, Luigi Louis rispose che le trup-
pe avrebbero potuto entrare nella cappella soltanto passando sopra
il suo corpo. Fu così imprigionato nell’edificio scolastico, finché il con-
sole americano non ne ordinò il rilascio. Ordinato sacerdote nel 1921 a
Puebla, Messico, fondò La Buena Prensa per promuovere la letteratura
integrale e il cinema per la formazione dei giovani. L’Arcivescovo lo au-
torizzò a proiettare i film in programmazione nella città.
222
Mons. Morrow con la sua bicicletta

23.3 Page 223

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Dal 1922 al 1939 fu segretario del Delegato Apostolico nelle Filippine.
Nel 1926 fondò la Catholic Truth Society of Manila per la pubblicazione
e diffusione della letteratura cattolica. Fu autore di circa 25 libri: una
serie di volumi di catechismo per tutte le fasce d’età, libri di devozione
e 9 libri di testo per le scuole. Spicca tra tutti “My Catholic Faith” (La
mia fede cattolica), in seguito intitolato “Our Catholic Faith” (La nostra
fede cattolica).
Popolare direttore di ritiri e animatore di parrocchie, Padre Morrow
organizzò il Congresso Eucaristico Internazionale a Manila nel 1937.
Dirigeva un enorme coro di 50.000 persone. Grande era la sua capacità
di lavorare intensamente, imparare e scrivere con successo. La nomina
episcopale lo colse di sorpresa, poiché non aveva mai sognato di di-
ventare Vescovo, né di lavorare in India, non sapendo nemmeno dove
si trovasse Krishnagar...forse in Africa! Il suo amore per la missione fu
rivolto prima al Messico e poi alle Filippine.
Nel 1939 fu consacrato Vescovo di Krishnagar da Papa Pio XII, a Roma.
Presentandogli la croce pettorale il Papa gli disse: «Questa croce è la
meno pesante. Ti mando in un luogo estremamente povero. Sii padre
per tutti». L’ha sempre amata e ha adempiuto quel mandato, com’è
stato confermato anche dal Rettor Maggiore. Giunto a Krishnagar,
Mons. Morrow s’impegnò a formare una solida comunità cristiana. Vi-
sitava il suo povero gregge formato da gente analfabeta; promosse in
modo così vigoroso l’alfabetizzazione, che la percentuale di persone
istruite durante il suo episcopato salì dal 4 a quasi il 100 per cento.
Affrontò coraggiosamente e in totale dipendenza da Dio le grandi crisi
della Seconda Guerra Mondiale, la catastrofica carestia del Bengala e la
divisione dell’India. Attraverso un’azione appropriata riuscì a impedire
che il clero italiano, dipendente da lui, fosse internato. Risultò l’unica
eccezione concessa tra tutte le missioni cattoliche in India.
La catastrofica fame del Bengala colpì la sua missione. Si cingeva di Dio
come di uno scudo ed era convinto che la fiducia nel Signore avrebbe
reso tutto possibile. Fu scelto come Presidente di un Comitato alimen-
tare volontario dei cittadini, composto da 49 membri. Raccoglieva cibo
da ogni luogo dove poteva, specialmente dai Catholic Relief Services di
New York, e salvò la vita di migliaia di persone.
223

23.4 Page 224

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La divisione dell’India portò all’improvvisa amputazione di due terzi
della sua fiorente diocesi. Diede ospitalità ai rifugiati che si riversavano
a Krishnagar, indipendentemente dalla casta o dal credo, ed era una
vera autorità nella comunità.
Per dodici anni il Vescovo Morrow fu Commissario del Consiglio comu-
nale di Krishnagar e promosse un notevole sviluppo: l’ampliamento
delle opere acquedottistiche, dell’impianto telefonico e della macchina
a raggi X.
Fu visitatore ufficiale dell’Ospedale Provinciale Jailand e consulente
della Società della Croce Rossa Indiana. Contribuì alla realizzazione
dello stadio, del parco per bambini, della biblioteca comunale e della
casa per la salute degli studenti. Formò e sostenne i suoi catechisti ed
eresse chiese semplici. Come pioniere nell’uso degli audiovisivi costruì
una vasta sala teatrale; per diffondere la fede organizzò nei fine setti-
mana spettacoli gratuiti per persone di tutte le caste e di tutte le fedi.
Aveva un’unità mobile per i villaggi. La Santa Messa era la sua gioia
principale, e la promuoveva.
La fondazione delle SMI
Al momento di prendere
in mano la Diocesi, Mon-
signor Morrow discusse
con i sacerdoti il suo Pia-
no Pastorale. Gli dicevano:
«La nostra difficoltà è rag-
giungere le donne. Sem-
plicemente non riusciamo
a incontrarle». C’era evi-
dentemente la necessità
di donne religiose istruite;
pregavano e speravano di
poter avere delle suore per
visitare le case. Monsignor Dialogo con le famiglie
Morrow invitò suore di varie Congregazioni, ma tutte erano impegnate
nelle proprie istituzioni.
Nel 1948 il Vescovo Morrow si recò a Roma presso la Santa Sede per
avere orientamenti sul futuro della sua diocesi. Fu consigliato di fon-
224

23.5 Page 225

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Suore in bicicletta nei villaggi
dare una propria Congregazione, che avrebbe rappresentato una bene-
dizione per la sua Diocesi.
Dopo aver pregato e fatto conveniente discernimento, egli acconsentì.
Inginocchiato davanti all’altare, decise che il nome della nuova Congre-
gazione sarebbe stato quello di Maria Immacolata e della sua Patrona,
Santa Teresa di Gesù Bambino.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Preparò le Costituzioni, approvate poi dalla Santa Sede nel 1954. Con
immenso sacrificio finanziò l’educazione religiosa e professionale delle
sue suore a beneficio del popolo. Conosciuto come il Vescovo sorriden-
te, condivideva quella gioia con tutti e impartiva l’Apostolato sorridente
alle sue Suore come strumento per conquistare le anime. Figlio devoto
di Don Bosco, trasmise alle suore i Princìpi del Sistema Preventivo per
la loro vita e missione.
Nel 1964 si svolse il primo Capitolo Generale. Nel 1966 la Congregazio-
ne fu riconosciuta come di Diritto Pontificio, nel 1990 furono erette le
province. Monsignor Morrow fu un energico padre conciliare durante il
Concilio Vaticano II. Incoraggiò positivamente l’utilizzo della lingua lo-
cale nella Liturgia e la modifica delle norme sull’astinenza e sul digiuno
eucaristico. Dopo essersi ritirato pensione, continuò a rielaborare libri
225

23.6 Page 226

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e a distribuire la Bibbia in diverse lingue attraverso cassette a stampa
e audiocassette.
Ardente sostenitore dei diritti delle donne, era convinto che giustizia
e pace non potevano prevalere fin quando e a meno che le donne non
avessero avuto diritto di parola nelle assemblee legislative di tutto il
mondo. Il Vescovo Morrow fu chiamato alla ricompensa eterna il 31
agosto 1987.
3. Identità
Il carisma spirituale e apostolico è quello della Piccola Via dell’Infanzia
Spirituale, l’Evangelizzazione e la Catechesi. Lo scopo specifico del-
la Congregazione è l’evangelizzazione e la catechesi, soprattutto at-
traverso la visita alle famiglie nelle città e nei villaggi, proclamando la
Buona Novella per condurre tutti al Padre. I destinatari preferenziali
sono donne, ragazze e bambini.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
Il 10 giugno 1992, il Rettor Maggiore ha rilasciato il documento ufficia-
le di appartenenza alla Famiglia Salesiana.
Nelle Costituzioni, l’art.18, e nel Direttorio, gli articoli 15-30, definisco-
no la pratica del Sistema Preventivo.
Accettano l’appartenenza alla Famiglia Salesiana per l’affinità dello
226
Formazione professionale

23.7 Page 227

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spirito e della missione, per
un arricchimento reciproco e
per una maggiore fecondità
apostolica, conservando la
loro identità.
4. Situazione attuale
Le suore sono 665 e vivono in
88 comunità, al servizio della
Chiesa in India, Germania, Ita-
Il ministero tra le donne nel reparto maternità
lia, Kenya, Tanzania e USA attraverso 5 Ispettorie e una Delegazione.
Le novizie sono 25, le prenovizie 120. Collaborano alla missione della
Famiglia Salesiana nel campo dell’evangelizzazione e della catechesi:
Pastorale: insegnamento del catechismo, visite alle famiglie, istruzione
alle persone per ricevere i sacramenti e preparazione alle celebrazioni
parrocchiali.
Stampa: i libri di catechismo del Vescovo Morrow, specialmente “My
Bible History” (la mia storia biblica), sono utilizzati in diverse Case di
formazione salesiana, parrocchie e scuole in India.
La nostra missione
Visite alle Famiglie: Si visitano famiglie di cristiani e di altre religioni;
si assistono gli ammalati, si prega con loro, si ascoltano e si aiutano a
vivere una vita cristiana.
Apostolato di villaggio: presenza tra la gente, preparazione ai sacra-
menti, condivisione di gioie e dolori, aiuto per migliorare la loro qualità
di vita.
Pastorale: Partecipano attivamente alle attività pastorali e di servizio
ministeriale affidate alle religiose e incoraggiano tutti a partecipare
consapevolmente e attivamente ai riti liturgici, ad incontrare Cristo nei
Sacramenti e a vivere una più profonda comunione con Dio.
Media per la Catechesi: Le pubblicazioni catechetiche del Vescovo
Morrow sono a disposizione di tutti e sono utilizzate in tutta l’India, ne-
gli Stati Uniti e da altre parti. Migliaia di studenti di ogni credo e ceto so-
ciale usano “My Bible History” (La mia storia biblica) come un manuale.
227

23.8 Page 228

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Tra i bambini e le persone dei villaggi
Ministero contro la tratta di persone
Compiono visite a villaggi remoti e offrono programmi di formazione
per donne, ragazze e bambini. La Congregazione è attiva per il recupe-
ro, la riabilitazione e l’assistenza legale alle vittime del traffico di esseri
umani, collaborando con gruppi che condividono la stessa missione.
Comunità Cristiane di Base
Promuovono le CCB a livello parrocchiale, diocesano, regionale e nazio-
nale in India e aiutano i fedeli a sperimentare una profonda interiorità
nell’Eucaristia, illuminata dalla Parola di Dio.
Il Ministero della Salute si svolge principalmente attraverso i centri
sanitari gestiti dalla Congregazione.
Ministero dell’Educazione. Gestione di scuole a vari livelli, convitti per
ragazze povere, dove le suore insegnano a essere compassionevo-
li, specialmente verso i poveri, gli anziani, i bisognosi e i sofferenti e
infondono nei giovani amore e rispetto per il Creato per poter essere
cittadini responsabili. Le suore sono impegnate anche in altri ministeri
come gli ostelli, i centri vocazionali e culturali e in luoghi di emancipa-
zione per ragazze e donne.
5. Sfide per il futuro
Approfondire la santità personale vivendo fedelmente la Piccola
Via in tutti gli aspetti della vita.
Essere intimamente uniti a Dio, legati all’umanità, condividendone
le gioie, le speranze e le ansie.
Essere più umili, fedeli a uno stile di vita semplice, distaccato,
pronte al sacrificio e caritatevoli verso tutti.
Promuovere le vocazioni attraverso la preghiera, i sacrifici, la te-
stimonianza della vita comunitaria, la gioia della propria chiamata,
motivando e facilitando la perseveranza.
Impegnarsi maggiormente nell’apostolato.
Usare i media in modo responsabile.
Essere trasparenti nell’uso delle risorse finanziarie a sostegno
dell’insegnamento del Fondatore.
228

23.9 Page 229

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19.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Figlie
della Regalita
di Maria (oaMJ
Bangkok (Thailandia), 1954

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1. Fondatore e Origini
Il fondatore, il Salesiano don Carlo della Torre (1900-1982), nacque il 9
luglio 1900 a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano (Italia), in una
famiglia contadina molto religiosa e di umili origini. Nel 1917, allo scop-
piare della Prima Guerra Mondiale, il giovane Carlo, non ancora diciot-
tenne, fu chiamato alle armi per un anno e mezzo e inviato in Albania
come tenente degli Arditi per il suo coraggio e la sua disciplina. Ritorna-
to a casa, vide morire il padre consunto da un cancro allo stomaco. Fu
l’angelo consolatore della famiglia: aiutava la mamma e frequentava la
chiesa parrocchiale, dove insegnava il catechismo ai ragazzi.
Don Carlo Della Torre attorniato dalle prime giovani Figlie della Regalità di Maria
All’età di 23 anni entrò nell’Istituto Salesiano “Card. Cagliero” di Ivrea,
che allora era l’Istituto Missionario della Congregazione, da dove par-
tivano per tutto il mondo le giovani reclute missionarie. Dopo tre anni
di studi ginnasiali, chiese ai Superiori di servire il Signore e Don Bosco
anche in prima linea. Così, il 26 ottobre 1926, tre giorni dopo essersi
congedato dalla famiglia, salpò da Genova per la Missione Salesiana
della Cina. Fu un viaggio senza ritorno, perché don Carlo, missionario
per ben 56 anni, non ritornò mai più in patria per rivedere i suoi cari,
come gli aveva detto la mamma: «Vai e non ritornare più».
Dopo appena sette mesi di noviziato a Macao in Cina, i Superiori lo de-
stinarono alla nuova Missione Salesiana della Thailandia. Arrivò a Ban-
gkok il 25 ottobre 1927 con Monsignor Gaetano Pasotti, futuro Vesco-
vo. L’8 dicembre 1927 don Carlo emise la Prima Professione Religiosa
e il 26 gennaio 1936 fu ordinato sacerdote. Durante la seconda Guerra
Mondiale, don Carlo della Torre Sdb, sacerdote missionario salesiano
230

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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in Thailandia, iniziò a radunare un gruppo di giovani donne nel villaggio
di Thà Muang, nella provincia di Kanchanaburi, per prepararle a con-
sacrarsi al Signore. Insegnò loro, in un’atmosfera di famiglia e di fede
cristiana, a sapersi sacrificare e ad affrontare le difficoltà della vita,
cercando sempre di fare la volontà di Dio. Dopo la guerra condusse il
gruppo a Bangkok.
Nel 1949 don Carlo fu messo di fronte all’angosciosa alternativa di
lasciare la direzione del suo incipiente Istituto secolare, o di chiedere
l’indulto a lasciare la Congregazione Salesiana e incardinarsi nella dio-
cesi di Bangkok. Con grande rammarico lasciò la Congregazione e fu
accolto dal Vescovo diocesano, che gli permise di dedicarsi pienamente
all’Istituto.
Il 3 dicembre 1954 Sua Eccellenza Louis Chorin MEP, Arcivescovo di
Bangkok, eresse ufficialmente “Le Figlie della Regalità di Maria Im-
macolata” come Istituto Secolare Femminile di Diritto Diocesano. Nel
1955 il nuovo Istituto accoglieva le prime sette neoprofesse.
Don Carlo continuò a occuparsi dell’Istituto Secolare da lui fondato per
tutta la vita, lo animò con spirito salesiano e dedizione apostolica spe-
cialmente tra la gioventù più povera.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Quando fu sicuro che l’Istituto avesse acquisito solidità e che avreb-
be potuto avere un prospero avvenire, don Carlo, ormai colpito da una
dolorosa malattia, chiese e ottenne di poter rientrare nella Congrega-
zione Salesiana che, come figlio di Don Bosco, non aveva mai cessato
Il motto dell’Istituto è “Diffondere il Regno di Dio
con la preghiera e col lavoro sotto la guida di Maria nostra Madre”
231

24.2 Page 232

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di amare. Passò alla casa del Padre il 4 aprile 1982 a 81 anni, lasciando
l’Istituto secolare da lui fondato ormai ben consolidato.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Crisi dell’identità
Il carisma della vita consacrata nella secolarità è stato chiaramente
espresso sia nelle prime Costituzioni sia nelle revisioni dopo il Concilio
Vaticano II, e anche nella Lettera di Riconoscimento di appartenenza
alla Famiglia Salesiana. Le Costituzioni, però, non differivano molto da
quelle delle Congregazioni religiose, dando così adito a pensare che il
modo di vivere fosse passato da quello di consacrate secolari a quello
di consacrate religiose.
Gli Atti del Capitolo Generale del 2004, che studiò a fondo il problema
della identità carismatica, alla luce degli scritti del fondatore e dei do-
cumenti ecclesiali, riaffermarono il carisma della secolarità consacra-
ta, stabilendo alcuni cambiamenti negli articoli delle Costituzioni per
rendere più esplicito il carisma di vita consacrata secolare, vissuta in
comunità in quanto più confacente alla loro cultura e al pensiero del
fondatore.
Un gruppo di sodali però, convinte che il passaggio da consacrate se-
colari a religiose fosse già voluto dal fondatore, non accettarono gli Atti
del Capitolo. Le divergenze furono così gravi che si chiese l’intervento
della “Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di
Vita Apostolica”, che prese in considerazione la richiesta personale di
ciascuna sodale, e approvò la divisione dell’Istituto in due gruppi con i
seguenti nomi: “Istituto Secolare delle Figlie della Regalità di Maria” e “
Le Suore della Regalità di Maria”.
Ciò comportò la nascita di un nuovo Istituto di Diritto Diocesano, com-
posto dalle sodali che desideravano vivere la loro vocazione religiosa,
e fu necessario elaborare nuove Costituzioni per le religiose e per le
secolari.
3. Identità
L’Istituto delle Figlie della Regalità di Maria è un Istituto Secolare di di-
ritto diocesano secondo lo spirito della Costituzione Apostolica Provida
Mater Ecclesia (1947) di Pio XII per testimoniare il messaggio evange-
lico. L’Istituto fu ufficialmente approvato dalla Chiesa attraverso Sua
232

24.3 Page 233

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Thailandia, il momento della preghiera
Eccellenza Mons. Louis Chorin, MEP, Vicario Apostolico di Bangkok, il 3
dicembre 1954.
Il motto dell’Istituto è “Diffondere il Regno di Dio con la preghiera e
col lavoro sotto la guida di Maria nostra Madre”. Don Carlo era fiducio-
so che le sodali si sarebbero impegnate, in qualità di figlie, a vivere la
loro speciale vocazione, imitando il modello di Maria nella semplicità,
umiltà, obbedienza e spontaneità, in un’atmosfera di amore e spirito di
famiglia. L’Istituto delle Figlie della Regalità di Maria si dedica al lavoro
pastorale giovanile: “La nostra azione evangelizzatrice, la nostra testi-
monianza di fede con le parole e con il lavoro, la nostra vita comunitaria
in un’atmosfera di amore fraterno, e la nostra pratica dei consigli evan-
gelici, si svolgono nel mondo, insieme con il mondo, e per il mondo,
affinché il mondo possa cambiare ed essere santificato dall’interno”.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
Le “Figlie della Regalità di Maria” diventarono un gruppo della Famiglia
Salesiana il 12 luglio 1996. Hanno un rapporto speciale con la Congre-
gazione Salesiana, sia attraverso il suo fondatore sia attraverso lo spi-
rito tramandato alle sodali. L’Istituto riconosce il Rettor Maggiore come
il Successore di Don Bosco, padre e guida di tutta la Famiglia Salesiana,
chiamato a promuoverne la crescita e l’unità. Gli aspetti tipici dell’Isti-
tuto che si rifanno al carisma salesiano sono: l’impegno verso i giovani,
che è la condivisione più significativa nella Famiglia di Don Bosco; lo
Spirito di Don Bosco, che costituisce l’anima della Famiglia Salesiana;
l’accoglienza del Sistema Preventivo con gratitudine e amore verso
Don Bosco, prendendolo come maestro e modello concreto di come
operare con la gioventù e con gli adulti, per offrire proposte efficaci di
crescita umana e cristiana.
4. Situazione attuale
Dopo la divisione, l’Istituto poté convocare un nuovo Capitolo Generale,
ed eleggere un nuovo Consiglio di governo rimasto vacante per mol-
233

24.4 Page 234

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to tempo. L’attuale Consiglio è sotto la guida della Coordinatrice Maria
Kesorn Chaikaeo. È stata confermata anche la scelta della scuola come
luogo di evangelizzazione. Ora l’Istituto ha 40 sodali distribuite in 5
case. Nel 2016 l’Istituto ha ampliato la propria area di evangelizzazio-
ne e di attività educative, aiutando così un maggior numero di giovani.
Ha aperto una nuova scuola nella provincia di Udon Thani, nel nordest
della Thailandia. Nello stesso tempo ha aperto un piccolo centro di do-
poscuola per studenti in difficoltà nella città di Prachuap Khiri Khan,
circa 300 km a sud di Bangkok, nella diocesi di Surat Thani. L’Istituto
permette alle sodali di vivere la loro testimonianza di vita sia vivendo in
comunità sia in famiglia. Attualmente la maggior parte delle sodali vive
in comunità di due o più persone.
Poiché le Figlie della Regalità di Maria sono delle laiche consacrate, la
missione dell’Istituto si concretizza essenzialmente nella testimonian-
za di vita. Inoltre l’Istituto svolge alcune attività evangelizzatrici, come
ad esempio:
l’istruzione e la formazione della gioventù nelle scuole;
la catechesi e attività catechetiche secondo le necessità;
gruppi di persone che volontariamente aderiscono alla recita
giornaliera del Rosario;
attività giovanili del gruppo “amici di Maria”;
attività caritative di vario tipo, per esempio durante le inonda-
zioni;
organizzazione di gruppi “Single Mums, cioè di madri che sono
state lasciate sole ad allevare i figli;
collaborazione in attività ecclesiali nelle commissioni della
Conferenza Episcopale della Thailandia, quali “mass media”, uffi-
cio liturgico e la società missionaria;
5. Sfide per il futuro
Vivere nella semplicità: scelgono una povertà concreta nell’al-
loggio, nel vestito, nella vita quotidiana, nel posto di lavoro. Han-
no Maria come modello di vita.
Educare la gioventù: promuovere la persona umana, guidare i
giovani nella vita spirituale, aiutarli a coltivare buone abitudini e a
promuovere i valori del Vangelo.
Formare buoni cristiani: giacché i cristiani in Thailandia sono una
piccola minoranza, offrono ai giovani figli l’opportunità di speri-
mentare un’atmosfera di famiglia con adulti che si prendano cura
di loro.
Promuovere la preghiera del Santo Rosario: la recita del Rosario
e la sua promozione sono un’eredità di don Carlo e un compito
molto impegnativo per l’Istituto.
234

24.5 Page 235

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20.
Vocazione Laicale Pasquale
Testimoni
del risorto (rRJ
Roma (Italia), 1984

24.6 Page 236

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1. Fondatore e Origini
Alla fine degli anni Settanta, desiderando approfondire la Parola per
tradurla in stile di vita, alcuni laici trovarono una guida nel Salesiano
don Sabino Palumbieri. L’8 dicembre 1984, alcune idee sparse si con-
cretizzarono nel Progetto “Testimoni del Risorto verso il 2000”, grazie
ai coniugi Cesira Ambrosio e Agostino Aversa, con incontri di riflessione
antropologica e di esegesi centrati sulla Pasqua. Il gruppo era formato
soprattutto da famiglie, così si avviò anche l’esperienza del “Catecu-
menato delle coppie”. Nacque la proposta di un Movimento centrato
sulla gioia della Risurrezione.
2. Storia dalla fondazione a oggi
L’8 dicembre 1984, prese vita il Progetto “Testimoni del Risorto verso
il 2000” (Testes Resurrectionis Atti 1,21-22), grazie al coordinamento di
Cesira e Agostino Aversa. Il Movimento spirituale laicale, 20° Gruppo
della Famiglia Salesiana, è riconosciuto dalla C.E.I. ed è stato inseri-
to nella Consulta Nazionale delle Aggregazioni laicali il 25 settembre
2008.
Nel 2010 ad Agostino Aversa succedette Raffaele Nicastro e oggi la
coordinatrice generale è Dina Moscioni (2015-2020), eletta anche
membro laico del Segretariato per la Famiglia Salesiana. Dopo il fonda-
tore don Palumbieri, dal 2011 la guida spirituale è il Salesiano don Luis
Rosón Galache, incaricato dal Rettor Maggiore.
In seno al Movimento, che cercava una preghiera per esprimere il pro-
Esercizi Spirituali, agosto 2016
236

24.7 Page 237

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prio carisma, è sorta la Via Lu-
cis, con 14 stazioni che vanno
dal sepolcro vuoto della matti-
na di Pasqua alla discesa del-
lo Spirito Santo a Pentecoste.
Questa devozione diffonde la
Pasqua come stile di vita, per
portare gioia in un mondo che
tende alla tristezza, ottimismo
in un mondo sotto il segno del
Via Lucis in Camerun
nonsenso, coraggio in un mondo che ha paura e fa paura, speranza in
un mondo segnato dalla disperazione.
L’idea piacque immediatamente a don Egidio Viganò, VII Successore di
Don Bosco. Gradualmente fu accolta nelle varie Parrocchie e Diocesi,
fino al riconoscimento da parte della Congregazione per il Culto Divino e
la Disciplina dei Sacramenti. Nel Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II l’ha
inclusa come devozione popolare ac- canto alla Via Crucis e al Rosario.
3. Identità
Il Movimento Testimoni del Risorto (TR) rappresenta un percorso di
fede e di amicizia condiviso nei cenacoli Famiglia di Famiglie che mette
insieme giovani e adulti per capire, sentire, attuare e irradiare meglio la
Pasqua là dove il Signore chiama, nell’esperienza familiare, scolastica,
professionale, ecclesiale e ambientale di ogni giorno.
Nel Battesimo, sacramento pasquale per eccellenza, il carisma plasma
ogni cristiano che s’impegna a farsi lavorare dallo Spirito del Risorto.
La novità pasquale del Movimento è un modo nuovo di essere a tre
livelli antropologici: pensiero, amore e comportamento. Il tierrino cerca
di educarsi alla luce della Parola, per assumere una testa nuova e guar-
dare il mondo con la mente del Risorto, un nuovo modo di amare come
ama Gesù e un nuovo comportamento per servire Cristo, la Chiesa e il
prossimo, a partire dagli ultimi.
La spiritualità è sintetizzata in 2 Tim 2,8: “Ricordati che Gesù Cristo,
della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti”; essa si attualizza nella
missione quotidiana di servizio ai poveri e ai bisognosi, nella formazio-
ne costante, nella preghiera giornaliera e nella celebrazione, special-
mente nel tempo tra Pasqua e Pentecoste, della Via Lucis.
237

24.8 Page 238

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Drammatizzazione del tema sviluppato durante gli Esercizi Spirituali 2018.
L’icona dei due discepoli di Emmaus è il paradigma del cammino di fede
del Movimento: l’incontro con Gesù risorto “sulle strade del mondo”
fa correre dai fratelli a portare l’annuncio “Abbiamo visto il Signore” (Gv
20,25).
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
Il Movimento “Testimoni del Risorto” diventa il 20^ Gruppo della Fami-
glia Salesiana il 25 marzo 1999. Esso s’innesta nella Spiritualità della
Gioia pasquale di Don Bosco, nella sua attenzione ai poveri e ai giovani,
nell’impegno a vivere, ciascuno nella propria situazione, la carità pa-
storale e lo zelo del Regno di Dio, nella fraternità attiva per costruire
la famiglia.
4. Situazione attuale
La vocazione laicale pasquale impone ai tierrini di essere, oggi più che
mai, testimonianza gioiosa nella società umana che, alla luce della Pa-
rola e della Dottrina sociale della Chiesa, si pone a servizio della dignità
integrale dell’uomo, in comunione e in collaborazione con le Istituzioni
ecclesiali, la Famiglia Salesiana e le altre Aggregazioni laicali per la nuo-
va evangelizzazione, a partire dalla famiglia.
La Via Lucis è oggi celebrata in tutto il mondo. Ricordiamo celebrazioni
straordinarie in Terra Santa, in Russia, al Colle Don Bosco, ad Assisi,
Pompei, in Cina, a Roma durante la Giornata Mondiale della Gioventù
(GMG) del 2000, in Camerun, Argentina, a Fatima, talvolta con l’istalla-
zione delle formelle realizzate dagli artisti Giovanni Dragoni e Giorgio
Rossi. Giunti ormai al terzo millennio, i 500 laici impegnati nel Movi-
mento (tierrini), si denominano pubblicamente come “Testimoni del
Risorto – TR”, per testimoniare con rinnovato senso di appartenenza
238

24.9 Page 239

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l’annuncio carico di speranza che Cristo è veramente Risorto!
Il Movimento TR vive nei Cenacoli (22 costituiti e 6 in formazione), prin-
cipalmente in Italia, ma di recente anche in Argentina e Spagna.
È organizzato in tre settori: Giovani, Adulti, Volontariato.
Giovani: per costruire rapporti autentici di amicizia; seminare ot-
timismo e comunicare dinamismo; scoprire la propria vocazione;
trasmettere la voglia di essere un giovane pasquale capace di so-
gnare insieme ai suoi compagni per segnare profondamente il pez-
zo di mondo in cui vive.
Adulti: per la formazione permanente; la preghiera costante; l’im-
pegno concreto; la testimonianza quotidiana. Le tre sorelle con-
sacrate seguono il Risorto con spirito sponsale, fiduciose nella
Provvidenza e generose verso i poveri; guardano ai giovani, i più
bisognosi dell’annuncio pasquale; impostano la propria vita di re-
lazione con delicatezza e fermezza, tenerezza e fortezza, compo-
stezza e amorevolezza, accoglienza e prudenza, semplicità e se-
renità.
Volontariato: è visto come lo sbocco naturale della contemplazio-
ne pasquale. Il Risorto invita a collaborare con Lui per la “risurre-
zione” di chi giace, per mancanza di pane o di senso, nelle realtà
territoriali dei Cenacoli e con il sostegno ai progetti di sviluppo in
Camerun e Ruanda anche attraverso l’Associazione ONLUS “Vo-
lontari per il Mondo”.
Cesira Ambrosio e Agostino Aversa, i laici che con don Sabino hanno fondato il TR, insieme
a Enrichetta nella casa dei coniugi Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi
239

24.10 Page 240

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L’itinerario formativo
Ogni anno: Esercizi Spirituali.
Due volte l’anno: incontri generali per conoscersi meglio e appro-
fondire le tematiche degli Esercizi Spirituali o per confrontarsi su
temi di attualità, alla luce della Parola e dei documenti della Chiesa.
Due volte al mese: partecipazione attiva alle riunioni del cenacolo
locale per riflettere pregando e pregare riflettendo, alternativa-
mente, con la Lectio Divina e con temi scelti dal cenacolo stesso.
Ogni giorno: uniti spiritualmente nella preghiera di Emmaus alle
ore 20:00 “Resta con noi, Signore, perché si fa sera e facci testi-
moni della Tua Pasqua”.
5. Sfide per il futuro
L’impegno a vivere un cristianesimo gioioso e a testimoniarlo è sentito
da persone diverse che crescono nella comune vocazione e che cercano
di vivere la Pasqua ogni giorno nella famiglia di sangue, nella famiglia
del Cenacolo e nella famiglia di famiglie del TR e della Famiglia Salesia-
na, seguendo l’esempio di Don Bosco e dei beati Luigi e Maria Beltrame
Quattrocchi. Una sfida è cooperare sempre per la salvezza dei giovani
e delle famiglie, essere testimoni delle Beatitudini nel quotidiano con
la pedagogia della bontà e con la formazione cristiana; comunicare il
Vangelo con la trasparenza delle azioni, con l’entusiasmo della gioiosa
carità, con la passione per il dialogo ecumenico e interreligioso.
D. Bonhoeffer scrisse nel 1944: «Dalla Risurrezione di Cristo può spi-
rare nel mondo presente un vento purificatore... Vivere partendo dal-
la Risurrezione: questo significa Pasqua... se solo un po’ di persone lo
credessero!».
Via Lucis durante il Giubileo del 2000
Localizzazione dei Cenacoli TR (2018)
240

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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21.
Congregazione Religiosa di Diritto Pontificio
Congregazione
di San Michele
Arcangelo (csMAJ
Miejsce Piastowe (Polonia), 1897

25.2 Page 242

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1. Fondatore e Origini
La Congregazione di San Michele Arcangelo fu fondata dal Beato Padre
Bronislao Markiewicz (1842-1912). Bronislao Bonawentura Markiewi-
cz nacque il 13 luglio 1842 a Pruchnik in Polonia, nell’odierna arcidio-
cesi di Przemyśl. Sentendosi chiamato da Dio al sacerdozio, nel 1863
entrò nel Seminario Maggiore di Przemyśl e il 15 settembre 1867 fu
ordinato sacerdote. Nel 1875 fu nominato parroco a Gać e nel 1877 a
Blażowa. Nel 1882 gli fu affidato l’insegnamento di Teologia Pastorale
nel Seminario Maggiore di Przemyśl. Sentendosi chiamato anche alla
vita religiosa, nel mese di novembre del 1885 partì per l’Italia ed ebbe
la gioia di incontrare San Giovanni Bosco, nelle cui mani, il 25 marzo
1887, emise i voti religiosi.
Nel 1892 tornò in Polonia per assumere l’incarico di parroco a Miejsce
Piastowe, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 29 gennaio 1912.
Bronislao Markiewicz si dedicò, nello spirito di San Giovanni Bosco,
alla formazione della gioventù povera e orfana. Per essa aprì a Miejsce
Piastowe un Istituto, nel quale offriva ai suoi educandi sia il sostegno
materiale sia quello spirituale, preparandoli alla vita con la formazione
professionale nelle scuole aperte presso l’Istituto stesso. Nel 1897 si
distaccò dai Salesiani, con la volontà di fondare un nuovo Istituto se-
condo la spiritualità di San Giovanni Bosco, però con regole specifiche e
con un carisma particolare.
2. Storia dalla fondazione a oggi
P. Markiewicz continuò l’attività di parroco e di direttore dell’Istituto
(Società) cui diede il nome di “Temperanza e Lavoro” (1898), sotto la pro-
tezione di San Michele Arcangelo, con i due rami maschile e femminile.
L’approvazione fu concessa nel 1921 per il ramo maschile e nel 1928
per quello femminile.
3. Identità
La spiritualità e lo stile di vita di questa famiglia religiosa, popolar-
mente chiamata dei Micheliti, è definito dai due motti: “Chi come Dio!” e
Temperanza e Lavoro”. Il primo motto indica chiaramente Dio come uni-
co senso della vita; il secondo evidenzia il carisma e lo stile di vita propri
dei Micheliti. Il religioso della Congregazione di San Michele Arcangelo
242

25.3 Page 243

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Monte Sant’Angelo-Foggia. Chiesa dedicata a san Michele
realizza la propria chiamata attraverso la virtù della temperanza, in-
tesa come libertà da ogni condizionamento interiore o esteriore delle
passioni: si concretizza nel servire Dio in totale e amorosa disponibilità
verso il prossimo, in modo particolare verso i giovani abbandonati.
Altri elementi che caratterizzano l’azione dei Micheliti sono il triplice
lavoro (spirituale, intellettuale e manuale), la temperanza, il lavoro (che
intendono proporre come segno forte e stile di vita alla società di oggi,
travolta dal consumismo e dalla ricerca del benessere), l’invito a ritro-
vare i veri valori della sobrietà, della giustizia e della solidarietà. Perciò,
nel loro impegno pastorale i Micheliti rivolgono particolare attenzione
ai giovani e ai bambini, gli uomini di domani, sia nel lavoro parrocchiale,
sia attraverso le scuole e la realizzazione di Istituti per bambini e ra-
gazzi (Oratori).
Oltre al lavoro nelle parrocchie, i Micheliti vivono il proprio carisma an-
che attraverso le missioni popolari, gli esercizi spirituali, l’attività edito-
riale, la cura delle vocazioni sacerdotali e religiose, la direzione di alcuni
Santuari.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
La Congregazione fa riferimento a Don Bosco per lo Spirito e le sue
scelte apostoliche, ma anche per com’è organizzato. In particolare, a
proposito della spiritualità si deve sottolineare: la laboriosità e la tem-
peranza; la disponibilità apostolica a tutto quello che la missione chie-
243

25.4 Page 244

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de nella pratica del Sistema Preventivo; la preghiera come disponibi-
lità a riconoscere la presenza di Dio nella vita personale e nella vita
missionaria. Sul versante dell’impegno apostolico, viene dato grande
valore all’impegno per l’educazione dei giovani, per la buona stampa,
la comunicazione sociale e per la promozione vocazionale. Il riconosci-
mento ufficiale di appartenenza alla Famiglia Salesiana è avvenuto il
24 gennaio 2000.
4. Situazione attuale
I Micheliti sono 330 in 32
case e sono presenti in Po-
lonia, Bielorussia, Ucraina,
Italia, Svizzera, Germania,
Austria, Canada, Stati Uni-
ti, Australia, Nuova Guinea,
Argentina, Paraguay, Re-
pubblica Dominicana e nelle
Antille. In Italia i Padri
Micheliti sono stati chiamati La Chiesa dei Micheliti a Miejsce Piastowe (Polonia)
alla custodia del prestigioso
Santuario di Monte Sant’Angelo, dedicato al loro protettore. Svolgono il
loro ministero anche nella provincia di Viterbo, a Castel Sant’Elia, dove
curano la Parrocchia e custodiscono il Pontificio Santuario di Maria SS.
ad Rupes”, che è anche la sede del loro Seminario Maggiore.
5. Sfide per il futuro
Il carisma dei Micheliti, nello spirito di San Giovanni Bosco, li manda ai
giovani (scuole, oratori, catechesi...). I giovani preti vengono preparati a
rispondere sempre meglio alle nuove sfide del mondo sempre in mu-
tamento. Con il loro motto “Chi come Dio!” (Quis ut Deus!) mettono Dio al
centro del loro apostolato.
Con la protezione e aiuto di San Michele Arcangelo annunciano alla
gente che si può essere liberi dai diversi tipi di moderne schiavitù. Per
questo, particolare importanza viene data al pellegrinaggio della sta-
tua di San Michele Arcangelo nelle parrocchie, con la predicazione degli
Esercizi Spirituali.
244

25.5 Page 245

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22.
Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano
Suore della
Resurrezione (HRJ
San Pedro Carcha (Guatemala), 1977

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1. Fondatore e Origini
La Piccola Comunità delle Suore della Resurrezione è stata fondata nel
1977 nella Missione Salesiana di San Pedro Carchá (Guatemala), dal
sacerdote Jorge Puthenpura. Salesiano indiano originario di Poovatho-
de, nel Kerala, dal 1970 era missionario tra gli Indigeni del Guatemala.
Nel maggio 1976, l’Ispettore salesiano, don Ricardo Chinchilla, fece l’i-
naspettata proposta di organizzare un gruppo di ragazze che potesse-
ro aiutare alcune religiose durante le visite ai villaggi, facendo loro da
traduttrici, come comunità religiosa autoctona. Le giovani, tutte native
del posto e analfabete, con un’età media di diciotto anni, erano deside-
rose di aiutare i loro fratelli Indigeni come facevano le religiose. Accom-
pagnate all’inizio da una religiosa, le ragazze impararono a leggere e a
scrivere e si dedicarono allo studio della catechesi. Allo stesso tempo
appresero semplici lavori manuali femminili. Non appena imparavano
qualcosa di nuovo, desideravano in-
segnarlo anche ai loro fratelli indigeni.
Non ci volle molto perché altre ragaz-
ze si unissero al gruppo.
Tutte nutrivano un grande interesse
per l’apprendimento e desideravano
prepararsi per il loro futuro.
Il 15 settembre 1977 nuove “volon-
tarie” che vivevano con queste suore,
guidate da don Jorge Puthenpura sdb,
iniziarono un’esperienza di vita comu-
nitaria con la prospettiva di render-
la stabile, in una casa indipendente.
Accesero un cero pasquale e diedero
inizio all’esperienza, dando a essa il
nome di “Piccola Comunità delle Suo-
re della Risurrezione”.
Le giovani donne si organizzarono,
scelsero un gruppo dirigenziale se-
condo le loro tradizioni culturali e,
con l’aiuto del salesiano, formarono la
nuova comunità.
Sr Guadalupa catechista tra i bambini.
246
Sr Irma e Sr Guadalupa con i bambini di un oratorio

25.7 Page 247

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Sorelle e novizie con don Eusebio Muñoz
Sebbene all’inizio fossero un po’confuse e disorganizzate, ben presto
scoprirono di poter essere protagoniste della loro vita e di poter vivere
la dimensione del servizio restando fedeli alla cultura d’origine.
Il 31 gennaio 1980, tre giovani del Gruppo espressero il desiderio di
formare una piccola comunità, con lo scopo di servire i fratelli campe-
sinos.
La “Piccola Comunità delle Suore della Risurrezione” fu approvata da
Monsignor. Gerardo Flores Reyes come Congregazione Religiosa di Di-
ritto Diocesano.
Lo stesso giorno professarono i voti di castità, povertà e obbedienza
quattordici ragazze che in precedenza avevano fatto i voti in privato. Tre
di loro, essendo tra le prime ad aver iniziato il cammino, furono subito
ammesse alla Professione Perpetua. Luisa divenne la prima Superiora.
C’erano due case della Comunità. Il Centro “Talitha Kumi” diventerà l’o-
pera più significativa della Congregazione.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Le Suore della Resurrezione diedero inizio a un vasto movimento mis-
sionario che si diffuse rapidamente in quasi tutto il territorio abitato
dalla popolazione indigena Q’eqchi’, arrivando a coprire due diocesi e
due Vicariati apostolici. Un gruppo di suore riuscì a catechizzare miglia-
ia di giovani e a formarli per essere apostoli con i bambini e tra i loro
stessi compagni.
La visita della reliquia di Don Bosco, infine, è stata un’ottima occasione
per trasformare i giovani Q’eqchi’ in piccoli Giovanni Bosco di oggi nel-
le loro comunità di appartenenza Nei quattro centri educativi le suore,
247

25.8 Page 248

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ancora oggi, formano con spirito e metodo salesiano centinaia di ra-
gazze e ragazzi indigeni e contadini, rendendoli capaci di cambiamento
socioculturale nelle loro comunità, veri evangelizzatori e catechisti.
Con una visione postconciliare le suore lavorano fianco a fianco con i
laici, che sono loro corresponsabili nelle attività di promozione e nella
missione di evangelizzazione delle popolazioni indigene.
3. Identità
La Congregazione è denominata: “Piccola Comunità delle Suore della
Risurrezione”. S’ispira alle parole di Papa Leone XIII alla Chiesa in India:
«Oh India, i tuoi figli saranno la tua salvezza». Analogamente Padre
Jorge ha sempre conservato nel cuore la convinzione che gli indigeni
dovessero essere gli autentici apostoli degli indigeni. Hanno vissuto
un’esperienza totalmente nuova con un motto significativo: “Cristo è
risorto, risorgiamo anche noi con Lui”. Il cero pasquale è il simbolo della
Comunità.
Sr Amalia con un’anziana
nella Casa “Papa Francesco”
Sr Juana con una piccola paziente
nella Casa “Papa Francesco”
La Piccola Comunità è veramente inculturata: le suore sono tutte in-
digene, anche se non è un requisito statutario. All’inizio gran parte di
loro erano analfabete, ma ciò non ha impedìto loro di trasmettere una
ricchezza culturale profonda e sentita.
Il loro specifico apostolato è inculturare il Vangelo e aiutare i fratelli più
poveri, attraverso la catechesi e la promozione umana e sociale, spe-
cialmente nei riguardi delle giovani e delle donne, con l’alfabetizzazio-
ne, l’educazione alla salute, alla vita in famiglia, all’economia domesti-
ca, agricola e commerciale con piccole reti di micro credito cooperativo.
248

25.9 Page 249

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Sr Zoila Candelaria con bambini dell’oratorio
4. Situazione attuale
La “Piccola Comunità” è attualmente composta da 59 professe, 12 no-
vizie, 15 postulanti e 23 aspiranti, tutte indigene di diversa etnia. Ci
sono 11 comunità di lavoro in due diocesi e due vicariati della regio-
ne, dove vive la maggior parte della popolazione Maya Q’eqchi’, uno dei
principali gruppi etnici d’indigeni in Guatemala.
Esse si dedicano alla pastorale missionaria parrocchiale, ai centri edu-
cativi e alle opere di carità, come le case per anziani e ammalati.
5. Sfide per il futuro
La crescita numerica del gruppo
delle Suore della Resurrezione è
stata lenta. Sono certe di far par-
te della schiera di figli dei popoli
indigeni d’America che Don Bosco
ha sognato il 31 gennaio 1885. Lo
sono veramente, perché don Pa-
scual Chávez, IX successore di Don
Bosco, lo confermò quando scrisse
alla Madre Generale: «È bello e mol-
to stimolante che Don Bosco vi ab-
Sr Zoila Caal Cacao, Superiora Generale
249

25.10 Page 250

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bia sognate il 31 gennaio 1885 e la cosa più bella è soprattutto che voi
stiate rendendo realtà quel sogno del nostro amato Padre».
Grazie alla saggia guida di don Pascual Chávez, le suore hanno svilup-
pato il lavoro pastorale tra i Q’eqchi’, che sono quasi seicentomila. La
sfida che devono affrontare adesso è quella di chi è chiamato a spiccare
il volo per portare il proprio messaggio oltre i confini della regione e del
Paese.
Sorelle che visitano le comunità rurali
250

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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23.
Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano
Suore
Annunciatrici
del Signore (sALJ
Shaoguan (Cina), 1931

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1. Fondatore e Origini
La Congregazione delle “Suore Annuncia-
trici del Signore” è stata fondata nel 1930
da Mons. Luigi Versiglia, vescovo salesiano.
Nato a Oliva Gessi (Pavia) in Italia e divenu-
to salesiano a 16 anni, rimase sempre fedele Primo gruppo di Suore Annunciatrici del Signore.
seguace di San Giovanni Bosco. Fu il primo
missionario salesiano in Cina e fu anche, assieme al sacerdote Callisto
Caravario, il primo martire salesiano: entrambi furono uccisi a Li Thau Tseui
il 25 febbraio 1930.
La Congregazione “Suore Annunciatrici del Signore”, fondata con lo
scopo di aiutare il lavoro missionario a Shaoguan ed educare i giovani,
aveva la sua Casa Madre a Chiu Chow. Fu riconosciuta nel 1936 e nello
stesso anno ebbe il suo primo noviziato.
2. Storia dalla fondazione a oggi
A causa dell’occupazione comunista, la Congregazione dovette attra-
versare un duro periodo di prova. A quell’epoca c’erano trenta suore
professe, tuttavia esse non furono in grado di continuare la loro mis-
sione sotto il governo comunista. Le novizie e le postulanti furono
mandate a casa, mentre le suore, che erano sparse in tutto il Paese,
furono inviate a fare lavori agricoli, e altre in città diverse per scappare.
Tutte si dimostrarono molto fedeli e coraggiose durante quegli anni
difficili. Dieci di loro riuscirono ad arrivare a Canton, accettando di la-
252
Casa Generalizia.

26.3 Page 253

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vorare come domestiche, commesse, o impegnate in altre attività. Nel
1953 tre di loro ottennero dal Governo Popolare Cinese il passaporto
per arrivare a Hong Kong.
Poterono così ricominciare il loro lavoro con zelo ancora maggiore, pur
in mezzo alle difficoltà.
Il vescovo Bianchi di Hong Kong fu molto gentile con le suore rifugiate e
concesse loro un pezzo di terra vicino al cimitero cattolico di Cheng Sha
Wan, per costruirvi una residenza temporanea.
Alle suore fu chiesto di insegnare nella scuola elementare della Ma-
dre della Misericordia. Il nuovo ministero d’insegnamento e di aiuto alla
parrocchia portò loro grande gioia.
Il loro numero crebbe e, nel 1954, diverse ragazze si unirono a loro
come aspiranti. Nel 1955 due sorelle furono invitate ad aiutare l’opera
missionaria della parrocchia di Ngau Tau Kok, sotto la cura del padre
Dempsey. Da allora si è ampliato l’ambito di lavoro delle suore.
Con il permesso della Congregazione per la Propagazione della Fede,
nel 1958 fu istituito un noviziato nella missione Lung Shan a Ngau Tau
Kok. Sei novizie emisero i primi voti nel 1960. Il vescovo di Hong Kong
accordò inoltre il permesso di aprire una scuola con l’aiuto del governo.
Le suore ottennero un terreno a Yau Yat Chuen e fu iniziata la costru-
zione di una scuola elementare: tre classi erano ospitate nella sala della
chiesa di Santa Teresa. L’edificio della scuola primaria con 20 aule fu
253

26.4 Page 254

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Membri della Casa Madre.
completato nel 1961 e fu chiamato Tak Nga School.
La sezione cinese della scuola secondaria fu iniziata nel 1962. La con-
cessione di un appezzamento di terreno accanto alla scuola esistente
permise di completare nel 1964 l’edificio della sezione secondaria. Nel-
lo stesso anno, due sorelle furono inviate a prendersi cura dei lebbrosi
a Macao, sotto la direzione di P. C. Nicosia, salesiano. Le suore impar-
tivano l’insegnamento religioso alle donne e insegnavano nella vicina
scuola.
Lo sviluppo e il successo della Congregazione delle “Suore Annunciatri-
ci del Signore”, è dovuto al defunto P. J. Cucchiara, sdb, che fu il loro pro-
tettore fin dal loro arrivo a Hong Kong. Con il suo aiuto e il suo incorag-
giamento, le suore fecero richiesta di un altro terreno per costruire una
scuola secondaria sovvenzionata per ragazze. La terra fu loro concessa
nel 1966, poco prima della morte della loro amata guida. A causa di
vincoli finanziari, le suore non poterono iniziare il progetto fino al 1970.
Cominciarono ad accogliere alunni nel settembre 1971, prendendo cin-
que classi della Tak Nga School. L’edificio fu terminato nel settembre
1972, con 24 aule, con altre 10 speciali e un auditorium, e fu chiama-
to “Nostra Signora del Rosario College”. Era situato a Yau Yat Chuen,
Kowloon.
Nel 1967 tre suore andarono a Taiwan a servizio della parrocchia. Nel
1968 le suore fecero costruire un asilo a Taipei. Nel 1970, i Padri di
Maryknoll chiesero alle suore di prendere possesso della scuola ele-
mentare Papa Pio XII a Ngau Tau Kok. Accettarono l’offerta con grati-
tudine.
Le suore ebbero la prima Madre Generale nel 1966, nominata dal Ve-
scovo di Hong Kong per un periodo di sei anni. Nel 1971 ci fu il primo
Capitolo Generale, che durò quasi un mese. In quel periodo furono ri-
254

26.5 Page 255

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elaborate le Costituzioni. Il Capitolo ebbe due sessioni: la prima si oc-
cupò di amministrazione, finanza, formazione e apostolato; la seconda
di vita consacrata, vita comunitaria e vita spirituale. Nel 1978, dal 1°
al 14 agosto, si svolse il secondo Capitolo Generale, nel quale è stata
eletta la seconda Madre Generale.
3. Identità
La Congregazione fu fondata per catechizzare le ragazze e servire i ma-
lati, quindi per diffondere la Santa Dottrina e dare maggiore gloria a
Dio. In ogni circostanza le sorelle sono chiamate a servire il Signore nel-
la santa gioia e a proclamare il vangelo del Regno con parole e azioni,
secondo lo scopo voluto dal Fondatore: “Essi si distingueranno per lo
zelo di salvare le anime e di dare maggiore gloria a Dio” (art. 4); “Biso-
gna amare molto le anime. La carità ci insegni mezzi per fare del bene
alle anime” (art.5). La missione principale consiste nell’educazione della
gioventù e nel servizio pastorale parrocchiale (art.6).
Oltre ad educare le ragazze nelle scuole primarie e secondarie, le suore
aiutano i sacerdoti di diverse parrocchie a predicare la Buona Novella.
4. Situazione attuale
Ci sono 19 suore professe: 12 a Hong Kong, 1 a Calgary, in Canada e 7
a Shaoguan, Canton, in Cina. La Casa Madre è ora a Hong Kong, dove le
suore gestiscono una scuola elementare e due scuole secondarie.
Le candidate devono avere almeno 18 anni di età per essere ammesse
al Postulato e devono aver fatto almeno 6 mesi di postulato per iniziare
i due anni di noviziato.
Le novizie devono essere in buona salute, avere un buon carattere e
un minimo d’istruzione secondaria. La Professione Perpetua si emette
dopo 6 anni.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
La Congregazione è stata accettata come Gruppo della Famiglia Sa-
lesiana il 28 luglio 2005. Le suore condividono il Carisma Salesiano
trasmesso loro dal fondatore, che fu un santo missionario salesiano e
anche il primo martire salesiano.
255

26.6 Page 256

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La Congregazione ha sempre ricevuto e riceve tuttora la direzione spi-
rituale dai Confratelli Salesiani e pratica il Sistema Preventivo di Don
Bosco nella missione educativa tra i giovani. Partecipa a tutti gli eventi
principali della Famiglia Salesiana: celebrazioni, liturgie, giornate di stu-
dio, pastorale-educativa e pastorale organizzata dalla Consulta della
Famiglia Salesiana. Le suore collaborano al piano pastorale di Shitan
(Cina centrale), insieme alle FMA e agli SDB, con un eccellente spirito
apostolico.
5. Sfide per il futuro
La Congregazione è ora molto piccola. Tuttavia, sembrano esserci segni
di speranza con nuove e più numerose vocazioni in Cina. Si spera che,
con l’aiuto di Dio, la Congregazione possa prosperare e fiorire in futuro,
affinché il regno di Dio possa essere annunciato a tutti.
Missione: “Collegio Nostra Signora del Rosario” a Yau Yat Chuen, Kowloon.
256

26.7 Page 257

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24.
Istituto Secolare di Diritto Diocesano
Discepoli (01scJ
Chattisgarh(Jndia), 1973

26.8 Page 258

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1. Fondatore e Origini
Nel 1973, al tempo in cui il salesiano P. Joe D’Souza era promotore della
pastorale vocazionale nella diocesi di Krishnagar, alcune ragazze più
grandi, che vivevano nelle loro famiglie esercitando la propria profes-
sione e che non volevano diventare suore religiose e neppure sposarsi,
si rivolsero a lui esprimendo il desiderio di consacrarsi a Dio. Così nac-
que l’idea di un Istituto Secolare: cominciarono riunendosi periodica-
mente per un ritiro spirituale, per la direzione spirituale e per vivere
momenti di formazione permanente. Ben presto il numero delle ragaz-
ze crebbe fino a sedici.
Nel 1979, quando P. Joe fu trasferito nella parrocchia di Jokbahla nella
diocesi di Raigarh, l’idea e lo sviluppo dei “Discepoli” venne a trovarsi
in un ambiente più favorevole. C’erano, infatti, nel territorio di quella
vasta parrocchia 60 villaggi remoti, una grande comunità cattolica ben
radicata nella fede, ma che viveva in condizioni assai precarie. Il campo
di apostolato che si presentava davanti alle giovani le trovò molto di-
sponibili all’invito del Vescovo e dei sacerdoti della diocesi di Raigarh.
Il lavoro apostolico dei “Discepoli” cominciò a dare frutti nelle diverse
parti della parrocchia di Jokbahla. I Discepoli, andando sempre a due a
due, visitavano lentamente i diversi villaggi facendosi notare tra la gen-
te per la loro testimonianza evangelica. Con il diffondersi della buona
notizia, altre Diocesi cominciarono a richiedere la presenza e il prezioso
servizio dei “Discepoli”.
258
Primi discepoli con Fr. Joe D’Souza sdb
Originario gruppo salesiano (1973)

26.9 Page 259

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2. Storia dalla fondazione a oggi
Tra il 1979 e il 1989, don Joe volle dare ai suoi “Discepoli” uno stile di
vita ben definito: rafforzando il carisma con una preferenziale disponi-
bilità per le zone più bisognose; sottolineando l’affidamento all’ospita-
lità della gente, e l’esigenza di un impegno totale al comando di Gesù:
“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura” (Mc
16,16). P. Joe potè vivere a Kunkuri, nella diocesi di Jashpur, per occu-
parsi dell’Associazione. Viaggiando nelle varie regioni dove i “Discepoli”
esercitavano il loro servizio, ebbe modo di istruirli, dirigerli e interagire
con il clero sotto la cui cura essi vivevano. La Società Salesiana, accet-
tando il progetto formulato da P. Joe e riconoscendolo come Fondatore
e Guida dell’Associazione “Discepoli”, incorporarono l’Istituto nella Fa-
miglia Salesiana. P. Joe fu assistito dai confratelli per continuare il suo
lavoro di direzione e guida dell’Associazione.
Nel 1983, alcuni ragazzi, vedendo il lavoro delle Suore “Discepole”, fu-
rono ispirati a unirsi all’Istituto come Fratelli e Diaconi. Furono accolti
e inviati, da soli o a due a due, ad aiutare le parrocchie delle diverse
diocesi e istituzioni delle Congregazioni che ne avevano fatto richiesta
come evangelizzatori, insegnanti di catechismo, insegnanti accademici,
custodi di ostelli o amministratori.
Nel 1992 il Vescovo di Krishnagar, Mons. Lukas Sirkar sdb, compagno
di P. Joe per molti anni e associato ai “Discepoli” fin dalle prime fasi, ap-
provò ed eresse i “Discepoli” come “Pia Associazione” della sua diocesi.
Nell’aprile 2000, il Vescovo di Ambikapur, Mons. Patras Minj SJ, che dal
1983 era stato cappellano di un gruppo dell’Associazione prima di di-
ventare Provinciale e poi Vescovo, approvò l’Associazione come Asso-
ciazione Pubblica con regole.
Oltre all’approvazione dell’Autorità Ecclesiastica, le raccomandazioni e
le richieste molto incoraggianti da parte di molti vescovi diocesani e
d’istituzioni ecclesiastiche, hanno reso p. Joe più convinto della validità
e dell’attualità dell’Associazione. Egli potè definirne più chiaramente
l’identità, focalizzare più concretamente il carisma e lo spirito dell’Isti-
tuto, tracciare una semplice Regola di vita, e sviluppare una spiritualità
adeguata sia alle esigenze dei membri, sia alle necessità della partico-
lare regione e dei Paesi in cui essi operano.
Organizzò e coordinò più di 415 membri sparsi in 184 centri in 51 dio-
cesi in India e all’estero, assicurando così la crescita e la stabilità del
carisma. Fece tutto questo guidato dalla preoccupazione di compiere
259

26.10 Page 260

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“tutto decorosamente e con ordine” (1 Cor 14, 40). Il 5 ottobre 2016 la
Congregazione per la Vita Consacrata in Vaticano ha accettato l’Istituto
come una nuova forma di vita consacrata.
3. Identità
La Congregazione dei “Discepoli”, una nuova forma di vita consacrata
con suore, fratelli e diaconi, è stata fondata nel 1973 dal salesiano P.
Joseph D’Souza nella diocesi di Krishnagar, Nadia Dt., W.B.
La Congregazione ha Maria Ausiliatrice come patrona principale. Ci sono
anche altri patroni inerenti ai diversi tratti caratteristici della Congrega-
zione: San Giuseppe (secolarità), San Giovanni Bosco e San Francesco
di Sales (amorevolezza e Sistema Preventivo), San Paolo, San France-
sco Saverio e Santa Teresa di Gesù Bambino (apostolato missionario).
L’Istituto segue il Sistema e Metodo Educativo di Don Bosco. A imita-
zione di Gesù, Buon Pastore, Don Bosco basò la sua pastorale educa-
tiva su Ragione, Religione e Amorevolezza. Viveva e camminava con i
giovani. Questo metodo aiuta a riconoscere e rispettare l’immagine di
Dio in ogni persona e a conformarsi a tale immagine attraverso l’amore
generoso che dona se stesso. Il “Sistema Preventivo” ispira i “Discepo-
li” a camminare con i poveri nella loro sofferenza e nella vita quotidiana.
Il motto dell’Istituto è: “Andate, dunque, a insegnare a tutte le nazioni”,
mentre il carisma dell’Istituto è “annunciare la Buona Novella a chi ne
ha bisogno, specialmente nelle zone rurali”.
La missione dell’Istituto è la proclamazione dell’Amore di Dio e l’an-
nuncio del Vangelo sull’esempio degli Apostoli, primi discepoli di Gesù,
attraverso il servizio ai più poveri e bisognosi secondo la Spiritualità
Salesiana, imitando Don Bosco, nello stile del Buon Pastore.
L’Istituto s’ispira a Cristo. Seguendo i 12 apostoli e i 72 discepoli, i
membri vanno a due a due, a volte in piccoli gruppi, in villaggi remoti
e nuove parrocchie dove c’è maggior bisogno e dove è difficile arrivare.
Annunciano l’amore di Dio Padre, del Figlio e dello Spirito Santo a tutti,
specialmente ai bisognosi, ai poveri, ai peccatori, ai malati, agli orfani,
alle vedove, ai bambini, ai giovani, agli anziani e ai disabili. Vivono tra
la gente (come il sale, il lievito, la luce e il grano), visitandola nelle loro
case, nelle baraccopoli, sulle strade, come il Buon Pastore.
Accettano tutto ciò che la gente e il parroco può offrire loro come vit-
260

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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Discepole impegnate alla macchina da cucire.
Sr Tripti Sr Renu costruiscono rosari.
to e alloggio. Lavorano in base all’età, alla
salute, all’intelligenza, alle qualifiche, alla
situazione, pregano, insegnano, si pren-
dono cura, servono, santificano e soffrono
come Cristo.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
I “Discepoli” sono stati accettati nell’I-
spettoria di Nuova Delhi nel 1998 e sono
stati accettati dal Rettor Maggiore come
“Gruppo della Famiglia Salesiana” il 21
gennaio del 2009.
Le caratteristiche salesiane presenti nell’I-
stituto sono l’orientamento apostolico, lo
stile di vita e i metodi educativi, il senso
vivo della Chiesa locale, la preferenza per
il lavoro tra le persone particolarmente
povere e bisognose, l’ardente devozione
a Maria Ausiliatrice (modello per ascoltare
la Parola di Dio, accettare la volontà di Dio,
visitare e aiutare i bisognosi, apertura allo
Spirito Santo e presenza con gli Apostoli e
i Discepoli nell’opera di evangelizzazione),
lo Spirito di Famiglia, la povertà, il lavoro,
la semplicità e la gioia, la donazione e il
coraggio, il Sistema Preventivo (presenza
salesiana, amorevolezza, dialogo), la Pa-
storale Giovanile.
4. Situazione attuale
Attualmente ci sono 350 suore e 65 fra-
telli. Collaborano anche con altre 7 Con-
gregazioni: Gesuiti, Pallottini, Pilar, CMI,
SVD, OFM, JMJ.
La Casa Generalizia delle Suore si trova
a Shishya Niketan Shantipara, Kunkuri,
Chhattisgarh (India). Ci sono 7 centri di
Discepoli del 1973.
261

27.2 Page 262

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coordinamento: Krishanagar (Bengala occidentale), Kunkuri (Chhatti-
sgarh), Jhabua (Madhya Pradesh), Tinsukia (Assam), Ambikapur (Chhat-
tisgarh), Jagdalpur (Chhattisgarh) e Sicilia (Italia). C’è una Coordinatrice
con il suo consiglio che si prende cura di ogni centro di coordinamento.
La Casa Generalizia dei Fratelli è a Don Bosco Ashram, Raidanr P.O. Na-
rayanpur Dt., Jashpur, Chhattisgarh.
Secondo le ultime statistiche del 2019, i “Discepoli” sono presenti in 51
diocesi: 42 in India e 9 all’estero (1 diocesi in Perù, in Sud America, e 8
diocesi in Italia).
5. Sfide per il futuro
Sfida: tanti vescovi e tante Congregazioni desiderano le suore e i
fratelli nelle scuole, negli ostelli e nell’amministrazione, e non per
l’evangelizzazione diretta. Questo non è carismatico per le Suo-
re, mentre può andare bene per i Fratelli, poiché il loro carisma è,
come per i 7 diaconi, di assistenza ai Sacerdoti e ai Vescovi nelle
scuole, negli ostelli, nelle parrocchie e nell’amministrazione.
Piano futuro: Ritirare gradualmente le suore dalle scuole, dagli
ostelli e dall’amministrazione e destinarle all’evangelizzazione di-
retta. In futuro, in tutti i nuovi centri, le suore saranno destinate
solo all’evangelizzazione diretta.
Una discepola impegnata in Perù.
262
Sorelle discepole a Saraskombo.

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25.
Associazione Privata di Fedeli Laici di Diritto Pontificio
Comunità
Cançio Nova (cNJ
Queluz (Brasile), 1978
CançaoNova

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1. Fondatore e Origini
La Comunità Canção Nova è stata fondata il 2 febbraio 1978 da padre
Jonas Abib. Questo sacerdote intraprese il cammino vocazionale con i
Salesiani di Don Bosco nel 1949, nel collegio São Manoel a Lavrinhas,
nello stato di San Paolo. fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1966.
Nel 1968 iniziò il suo lavoro con i giovani insieme ad altri confratelli,
promuovendo degli incontri a Campos do Jordão (SP). Un movimento
pionieristico in quel momento, che includeva conferenze, preghiere,
musica e dinamiche di gruppo. Il servizio ai giovani durante la notte,
dopo una giornata impegnativa, gli provocò la tubercolosi che lo fece
rimanere per tre mesi a Campos do Jordão, per essere curato, Ma la sua
passione per la gioventù era così grande, che anche all’ospedale orga-
nizzava dei piccoli incontri per i giovani pazienti attirando l’attenzione
dei medici. Quando guarì, i medici chiesero ai suoi superiori di portarlo
subito via, perché non si risparmiava e lavorava eccessivamente.
264
La cofondatrice e il cofondatore della comunità Canção Nova, Luzia De Assis Santiago e
Welligton Jardim, con san Giovanni Paolo II.

27.5 Page 265

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Padre Mario Bonatti ricorda: “Padre Jonas soffriva dello stesso male di
Don Bosco: era pazzo per la gioventù, e non si risparmiava”.
Padre Jonas fu trasferito da San Paolo al Collegio di São Joaquim di
Lorena (SP), e il suo nuovo e unico incarico fu quello di professore di
Ecclesiologia in Seminario. Questa tranquillità non durò a lungo e gli
fu affidata la direzione spirituale della Cattedrale “Nossa Senhora da
Piedade”.
Nel novembre 1971, padre Jonas conobbe la spiritualità del Rinnova-
mento Carismatico Cattolico, e l’anno seguente iniziò le prime Espe-
rienze che attualmente vengono chiamate “Seminario di Vita nuova
nello Spirito”, e riprese i suoi incontri con i giovani. Per accogliere quei
giovani, ottenne una specie di fattoria ad Areias / SP e avviò l’Associa-
zione Canção Nova.
Un fatto importante che culminò nella fondazione della Comunità fu
il dialogo con il Vescovo di Lorena, Mons. Antonio Afonso de Miranda,
che nel 1976 gli consegnò l’Esortazione Apostolica post-sinodale di
Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, chiedendogli di fare qualcosa per i giovani.
Nacque così l’esperienza dei “Catecumenati”, un corso di catechesi ap-
profondito per giovani.
Col tempo la formazione e l’accompagnamento di quei giovani diven-
tarono sempre più esigenti e strutturati e, avvertendo la necessità di
avere un luogo apposito per accogliere i partecipanti, nel 1977 padre
Jonas costruì a Queluz (SP) una casa per ritiri, chiamata Canção Nova
La Casa di Maria.
2. Storia dalla fondazione a oggi
A novembre del 1978, Festa di Cristo Re, padre Jonas, mosso da un’i-
spirazione, lanciò una sfida ai giovani partecipanti a quell’incontro: “Chi
è disposto a lasciare casa sua
per venire a vivere in comuni-
tà e lavorare per l’evangeliz-
zazione?”. All’inizio dell’anno
seguente, dodici giovani, tra
cui ragazzi, ragazze e tre suore
salesiane, iniziarono con padre
Jonas l’esperienza comunitaria,
Centro Medico Padre Pio a Cachoeira.
265

27.6 Page 266

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il primo nucleo della Comunità. Le conferenze cominciarono a essere
registrati su cassette, dando origine alle prime registrazioni audio, che
in futuro sarebbero diventate il DAVI Dipartimento di Audiovisivi.
Il monaco benedettino fra Cipriano Chagas regalò a Padre Jonas un
registratore a rotelle, attrezzatura professionale che permise la pro-
duzione dei primi programmi radiofonici. Anche in questo caso il docu-
mento Evangelii Nuntiandi guidò l’azione della Comunità:
«La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adope-
rasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza umana rende ogni giorno più
perfezionati; servendosi di essi la Chiesa “predica sui tetti” (72) il messaggio
di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del
pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudini» (EN 45, Paolo VI).
Senza nessun aiuto finanziario, padre Jonas ebbe il coraggio di com-
prare “Radio Bandeirantes AM” di Cachoeira Paulista (SP), città dove
ora si trova la sede di Canção Nova. Si trattava di una piccola emittente,
di poca portata, ma diede inizio a una grande avventura comunicativa.
Nel 1982 nacque la Fondazione “João Paulo II”, con lo scopo di finanzia-
re il sistema di comunicazione Canção Nova.
Il desiderio di ampliare l’annunzio della Parola di Dio portò, in segui-
to, la Comunità a cominciare il lavoro in televisione. L’8 dicembre 1989
l’emittente fece la sua prima trasmissione in diretta e mandò in onda
la Celebrazione della Santa Messa in onore dell’Immacolata e del 25°
anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Jonas Abib.
Attualmente, il Sistema “Canção Nova de Comunicação” include la
radio, la televisione, internet, riviste, social network, una libreria, una
casa editrice e uno studio di registrazione.
Un’altra dimensione dell’evangelizzazione è la rete di sviluppo sociale,
con un sistema educativo e socio-culturale, l’assistenza medica e la
promozione della vita.
Dopo tanti anni di lavoro intenso, il 12 ottobre 2008 la comunità Canção
Nova ha ricevuto il Riconoscimento Pontificio, ed è entrata a far parte
della Famiglia Salesiana il 21 gennaio 2009.
266

27.7 Page 267

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3. Identità
La Comunità Canção Nova è un’Associazione Internazionale Privata di
Fedeli Laici di Diritto Pontificio. Il suo carisma è una forma rinnovata e
prioritaria per favorire l’esperienza di un incontro personale con Gesù
Cristo, nell’efficacia dello Spirito Santo.
La missione della Comunità Canção Nova è evangelizzare, comunicare
Gesù, la vita nuova che Lui ci ha donato, sia attraverso gli incontri di
preghiera, sia attraverso i massmedia. La Comunità Canção Nova si oc-
cupa, inoltre, di educazione, sanità, arti, cultura e promozione sociale,
con l’obiettivo specifico di contribuire concretamente alla trasforma-
zione dell’essere umano e delle strutture sociali.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
Don Bosco entrò nella vita di padre Jonas fin dalla sua nascita. Sua
madre, ricoverata in ospedale per farlo nascere, nonostante tutte le
cure non riusciva a partorire.
Accanto alla sua stanza, sentì parlare di un nuovo santo dei giovani,
tale don Giovanni Bosco. Gli rivolse la sua sincera preghiera per quel
Visita del Rettor Maggiore P. Angel Fernández Artime presso l’Istituto Canção Nova.
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27.8 Page 268

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bambino che doveva nascere e ottenne il miracolo. Fu così che decise
di consacrare quel neonato alla custodia di Don Bosco.
Le difficoltà finanziarie in famiglia furono tante e, per un problema agli
occhi del piccolo Jonas, furono costretti a trasferirsi a San Paolo. Nella
capitale, Jonas cominciò a frequentare l’opera sociale GAP delle Suore
della Divina Provvidenza, che avevano come patrona Maria Ausiliatrice.
Si racconta che una volta si recò dalle suore un sacerdote salesiano,
che parlò così di padre Jonas: “Era così gioioso, che già a quell’epoca
disse: Vorrei essere un sacerdote. Io amo il mio parroco, ma vorrei es-
sere un prete salesiano”.
E così il suo percorso continuò e, in seguito, frequentò le scuole tecni-
che salesiane, dove studiò arte grafica. Questo fu per lui il segno di Don
Bosco nella sua vita, ciò che lo condusse alla realizzazione della sua
vocazione.
Divenuto Salesiano, il suo amore per i giovani crebbe ulteriormente.
Il motto di Giovanni Bosco “Basta che siate giovani, perché io vi ami
assai!” s’incarnò splendidamente nella sua vita, infatti tutta l’opera di
Padre Jonas trovò impulso nell’amore per i giovani.
268
Cerimonia di riconoscimento pontificio (3 novembre 2008).
Dichiarazione del Rettor Maggiore dei Salesiani don Pascual Chávez.

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Fin dai primi incontri, con l’avvento della Comunità, grazie alla sua ca-
pacità di parlare ai giovani con la musica, usando gesti e parole, egli
formò uomini e donne nuove, invitandoli senza paura alla santità.
Padre Jonas dice che la Comunità Canção Nova è la realizzazione del
sogno di Don Bosco: una comunità di giovani che vivono totalmente per
l’evangelizzazione, avendo per obiettivo finale la santità.
Presenza di Maria
Don Bosco affermò tante volte che era Maria che aveva fatto tutto. Fin
dal principio, anche nella Comunità Canção Nova si riconosce la pre-
senza materna, silenziosa, della Madre di Gesù. Canção Nova è la Casa
di Maria.
Primo edificio di Tv Canção Nova
4. Situazione attuale
Seguendo Don Bosco, la Comunità Canção Nova s’impegna in un pro-
cesso di formazione permanente. L’uomo e la donna sono sempre in
crescita umana e spirituale, fino ad arrivare alla statura e maturità di
Cristo, uomo perfetto. L’obiettivo è sempre quello di formare uomini
nuovi per un mondo nuovo, ispirati dalle parole di Don Bosco: buoni
cristiani e onesti cittadini.
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Il Sistema Preventivo
Il Sistema Preventivo è presente non solo nell’ambito educativo dell’I-
stituto Don Bosco, ma in tutta la Comunità. È grazie alla Comunità che
s’impara a conoscere, amare e rispettare il Signore, con la libertà dei
figli, e a scegliere consapevolmente il bene, per la sua bontà, bellezza
e verità.
Allo stesso tempo, s’impara a essere responsabili del proprio processo
di conversione e corresponsabili con quello degli altri. Si vive in comu-
nità per evangelizzare e, evangelizzando se stessi, è possibile portare
il Vangelo agli altri.
Il lavoro santificato
La Comunità Canção Nova è una comunità che lavora per il Regno dei
Cieli. Così come Don Bosco, che si è consumato per la gioventù del suo
tempo, la Comunità vive allo stesso modo, totalmente dedita alla mis-
sione di salvare le anime.
Non è un caso che il progetto di evangelizzazione, che continua fino
ad oggi, sia il progetto Da mihi animas. Non si tratta di uno slogan per
sostenere l’opera di evangelizzazione, ma di un progetto di vita e di
missione.
La veste del missionario
Per un po’ di tempo si pensò di usare un abito o un segno che potesse
identificare i missionari, padre Jonas però indicò il sorriso come l’unico
strumento visibile del missionario Canção Nova. Secondo padre Jonas
si deve mostrare la gioia di appartenere a Dio, anche se ci sono difficol-
tà e sofferenze della vita.
Il Riconoscimento Pontificio ha aiutato a organizzare la Comunità
Canção Nova dal punto di vista istituzionale. Il Governo Generale è for-
mato da nove consiglieri: il Presidente (Mons. Jonas Abib), il VicePresi-
dente, il Formatore Generale, il Segretario Generale, l’Economo Gene-
rale, il Consigliere per le Coppie sposate, il Consigliere per i Chierici, il
Consigliere per i celibi, e due Consiglieri generali.
La Comunità ora è presente in questi Paesi: Brasile, Portogallo, Italia,
Francia, Mozambico, Stati Uniti e Israele.
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Un santuario diocesano dedicato al Padre della Misericordia è stato
inaugurato nella sede della comunità cattolica, espressione dell’amore
misericordioso di Dio che accoglie tutti i suoi figli a braccia aperte.
I membri della Comunità sono dediti all’animazione e al mantenimento
di questo Santuario diocesano.
5. Sfide per il futuro
Una delle sfide della Comunità Canção Nova è mantenersi fedeli al
modo di vivere e comunicare i principi di vita, essendo sempre più con-
sacrati, assumendoli con grazia e responsabilità. I principi della Comu-
nità sono:
Autorità e sottomissione – il modo di vivere il consiglio evange-
lico dell’obbedienza.
Vivere della Provvidenza – il modo di vivere il consiglio evange-
lico della povertà.
La sana convivenza tra stati di vita – il modo di vivere il consiglio
evangelico della castità.
Primi campi di preghiera a Rincão negli anni ‘80.
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26.
Congregazione Religiosa d i Diritto Pontificio
Suore di
San Michele
Arcangelo (cssMAJ
Miejsce Piastowe (Polonia), 1897

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1. Fondatore e Origini
La Congregazione fu fondata verso la fine del XIX^ secolo dal Beato
Bronislao Markiewicz (1842 – 1912), con la partecipazione della Ve-
nerabile Anna Kaworek (1872 – 1936) che è considerata Cofondatrice.
Don Markiewicz, essendo Salesiano, desiderava trapiantare le intuizio-
ni e le opere di Don Bosco in terra polacca. Quando divenne parroco a
Miejsce Piastowe presso Krosno, nella Carpazia del Sud, (a quel tempo
queste terre facevano parte dell’Impero austro-ungarico) cominciò a
organizzare istituti educativi e a raccogliere candidate per la Congre-
gazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore Salesiane). Nell’autunno
1896 giunse a Miejsce Piastowe suor Rosalia Zakrzewska, FMA, per
preparare insieme al salesiano Don Pietro Sikora le candidate alla vita
religiosa. Sei di queste candidate, il 5 marzo 1897, emisero i voti privati.
Quando poi don Markiewicz iniziò a fondare Istituti propri, queste stes-
se candidate costituirono il primo nucleo della nascente Congregazione
femminile. Dopo un po’ di tempo suor Anna Kaworek fu scelta dalle
sorelle come superiora. Sotto la direzione di don Markiewicz, organizzò
la loro vita secondo la regola da lui preparata, molto simile alla regola
delle Suore Salesiane. La nascente comunità crebbe numericamente e
lavorò negli istituti educativi organizzati dal Beato Markiewicz a Miejce
Piastowe e a Pawlikowice presso Cracovia.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Don Markiewicz ben presto chiese al Vescovo di Przemysl, San Giu-
seppe Sebastiano Pelczar, l’approvazione diocesana dell’Istituto delle
La serva di Dio Anna Kaworek.
Gli inizi dell’istituto educativo a Miejsce Piastowe.
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28.5 Page 275

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sue suore, ma quest’ultimo non accettò la richiesta, per mancanza di
un numero sufficiente di candidate e per la scarsa sicurezza economica
del gruppo.
Le candidate, nonostante questo diniego, decisero di rimanere con don
Markiewicz accontentandosi di essere semplici serve e continuando a
svolgere tutti i compiti loro affidati in precedenza. Dopo la morte del
Fondatore, acquistarono un terreno e iniziarono la costruzione di una
casa per sé e per le ragazze orfane, dedicandosi senza sosta alla loro
educazione. Rimasero fedeli ai loro ideali nonostante gli ostacoli da
parte del Vescovo, San Giuseppe Sebastiano Pelczar. Quando egli morì
nel 1924, la situazione per loro cambiò completamente.
Il nuovo Vescovo, Mons. Anatol Nowak, ricevuto il Nihil obstat dalla
Congregazione dei Religiosi, con Decreto del 21 agosto 1928 eresse la
“Società delle Suore di San Michele Arcangelo” come Istituto Religioso
di Diritto Diocesano. Nello stesso giorno le sorelle ricevettero l’abito
religioso, da loro tanto desiderato, e iniziarono il noviziato.
Il 29 settembre 1930, 54 suore emisero la loro Prima Professione Reli-
giosa e tre anni dopo 49 fecero la Professione Perpetua.
In questo lungo periodo di attesa dell’approvazione ecclesiastica della
Congregazione, che durò più di 30 anni, ebbe un ruolo preponderante
la Venerabile Madre Anna Kaworek. Dedicando con amore la sua vita al
lavoro perseverante in favore dei bambini e dei giovani poveri e abban-
donati, suscitava e sosteneva nelle consorelle la speranza di ottenere
l’approvazione della Congregazione da parte delle autorità ecclesiasti-
che. Madre Anna Kaworek svolse il servizio di Superiora generale fino
alla fine della sua vita. Il 30 dicembre 1936 morì in concetto di santità,
lasciando alle future generazioni il modello ideale della fedeltà allo Spi-
rito del Padre Fondatore e alla missione affidata alla Congregazione.
Una volta eretta, la Congregazione crebbe numericamente e continuò
a gestire numerose opere educative in Polonia. Nel 1956 ottenne dal
Presidente della Conferenza Episcopale Polacca il Decreto di lode, che
venne poi confermato dalla Congregazione dei Religiosi. In tal modo
l’Istituto religioso diventò di Diritto Pontificio. Durante il regime comu-
nista le suore non poterono svolgere la loro opera educativa, perché il
governo vietava a tutti di gestire istituti educativi. Si dedicarono quindi
alla catechesi nelle parrocchie.
275

28.6 Page 276

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La partecipazione dei Superiori Maggiori dei Micheliti alla Consulta Internazionale della
Famiglia Salesiana a Torino nel 2015.
Dopo aver riacquistato la libertà, esse sono ritornarono al lavoro edu-
cativo: aprirono nuovi istituti educativi per le ragazze e organizzarono
oratori. Oltre a questo, attualmente hanno asili, lavorano nelle parroc-
chie come catechiste, sacrestane, organiste e anche come infermiere.
3. Identità
La Congregazione delle Suore di San Michele Arcangelo, chiamate an-
che “Suore Michelite”, è un Istituto religioso in cui le sorelle uniscono
l’atteggiamento contemplativo della lode di Dio all’operosa carità apo-
stolica, realizzata nel servizio pedagogico, catechetico, caritativo e so-
ciale, nella pastorale parrocchiale e nelle missioni. Il fondamento della
vita delle sorelle è sintetizzato con queste due espressioni: “Chi è come
Dio?” e “Lavoro e temperanza”.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
Durante il Capitolo Generale della Congregazione delle Suore di San
Michele Arcangelo, celebrato nel 2007, si è deciso di sottoporre al Con-
siglio Generale della Società di San Francesco di Sales la richiesta di ap-
partenenza alla Famiglia Salesiana. Ecco alcuni brani della lettera della
Superiora generale in merito:
“Come Figlie Spirituali del Beato Bronislaw, sentiamo davvero un pro-
fondo legame di famiglia con la Congregazione fondata da S. Giovanni
Bosco, dal quale il nostro Fondatore ha attinto l’esperienza dello spirito
e il carisma.
Analizzando la biografia del nostro Fondatore e le sue opere si nota
facilmente il grande influsso che hanno avuto sulla sua persona e sulla
sua missione la Congregazione Salesiana e la persona di Don Bosco.
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28.7 Page 277

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Le vicende delle prime Michelite e tutta la storia della nostra Con-
gregazione permettono di vedere la grande portata della formazione
salesiana ricevuta attraverso il beato Markiewicz e trasmessa a tutto
l’Istituto. In tale spirito si sono formate tutte le generazioni di Sorelle
che prendevano esempio da quelle che le avevano precedute, imitando
la loro laboriosità, temperanza, generosità, l’amore disinteressato ai
bambini abbandonati e la lode gioiosa a Dio datore di ogni bene.
Lo spirito di famiglia, proprio delle Congregazioni salesiane, consegna-
to anche a noi dal beato Fondatore, e che cerchiamo di curare e di for-
tificare nella nostra formazione, ci spinge a confermare anche in modo
formale questo essere insieme negli ideali più profondi e preziosi che
uniscono le nostre Congregazioni”.
Il 22 gennaio 2009, il Rettor Maggiore Don Pascual Chavez Villanueva
ha dichiarato ufficialmente, in presenza della Superiora Generale, Ma-
dre Natanaela Bednarczyk, degli altri Responsabili generali dei Grup-
pi della Famiglia Salesiana e dei circa 340 partecipanti alle Giornate di
Spiritualità, che la Congregazione delle Suore di San Michele Arcangelo
fa parte della Famiglia Salesiana.
4. Situazione attuale
Le suore sono 256, sparse in 38 Case. Oltre che in Polonia,le suore
svolgono il loro servizio in Italia, Germania, Francia, Bielorussia, Ucraina
e in Camerun. Attualmente la Congregazione dirige 3 scuole con 1.000
bambini, istituti educativi in 6 località, educandato a tempo pieno per
80 bambini; anima Oratori in 8 località con 625 ragazzi; asili in 12 loca-
lità con 930 bambini. Inoltre, molte Suore fanno catechesi nelle scuole
e negli asili statali, raggiungendo con il loro insegnamento e l’educa-
zione circa 11.000 persone. Guidano, infine, diversi gruppi parrocchiali
raggiungendo complessivamente circa 3.000 persone.
5. Sfide per il futuro
Attualmente, in Camerun, le Suore Michelite, tra i tanti ministeri che
seguono, come la gestione di scuole, oratori e asili, un dispensario
medico, sono anche impegnate nella formazione dei giovani. Grazie a
questo lavoro, le suore hanno già delle vocazioni, ed è stata aperta una
nuova casa di formazione per le candidate e le novizie.
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28.8 Page 278

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Recentemente, è stata fondata un’altra casa religiosa in Paraguay. Lì
le suore svolgono servizio nell’oratorio e tra i bambini e le famiglie più
povere, che vivono in estrema povertà negli slum. Le suore che lavora-
no là da tre anni hanno accolto le prime vocazioni, perciò è stata aperta
la casa del noviziato. Le nuove vocazioni e il loro entusiasmo giovanile
infondono speranza di espansione del carisma.
Da diversi anni si sta sviluppando la comunità MICHAEL, che raccoglie
nei suoi centri donne provenienti da diversi paesi e nazioni. Sull’esem-
pio di San Michele Arcangelo e dei novi Cori Angelici, si uniscono alla
lode di Dio lottando per la salvezza dei bambini e per quanti sono vitti-
me di varie forme di schiavitù.
Tenendo presente che la missione della Congregazione è servire i più
poveri, cercano di mettersi in ascolto dei bisogni del tempo presente e
di aiutare i bambini, i giovani, e le famiglie che soffrono per varie forme
di povertà.
La prima sfida della Congregazione è trasmettere il patrimonio spiri-
tuale dei Fondatori a tutti i bisognosi, attraverso le opere di carità. Vo-
gliono, impegnandosi quotidianamente, dare amore e restituire il sorri-
so a tante persone deboli e fragili, perché i poveri hanno bisogno delle
mani degli altri per essere risollevati, dei cuori dei fratelli per sentire di
nuovo il calore dell’affetto, della presenza per superare la solitudine.
La seconda sfida è scoprire dove la Chiesa ha bisogno del loro cuore e
delle loro mani aperte alle sfide del mondo di oggi.
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I bambini riuniti davanti alla statua del Beato Bronislao Markiewicz durante il pellegrinaggio
annuale a Miejsce Piastowe.

28.9 Page 279

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27.
Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano
Suore di Maria
Auxi Iiatrix (sMAJ
Chennai (India), 1976

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Visita del Rettor Maggiore Don Ángel F. Artime alla sede della Congregazione
Suore di Maria Auxiliatrix.
1. Fondatore e Origini
Il seme dell’albero della Congregazione “Suore di Maria Auxiliatrix” fu
seminato il 13 Maggio 1976 dal sacerdote salesiano Muthamthotil
Anthony (M.C). Egli, assieme a quattro suore, secondo il carisma “soc-
correre le giovani povere e abbandonate”, si prese cura di queste, co-
minciando a Vyasarpadi, Chennai (India), da quelle che erano trascurate
dalla società sia materialmente, sia spiritualmente.
Prima del 1976 il governo di Tamil Nadu aveva creato degli alloggi per i
rimpatriati da Burma, a Vyasarpadi, tuttavia non prendendosi cura del
loro quotidiano sostentamento. Vedendo l’agonia e la sofferenza della
gente, un sacerdote salesiano, Don Francis Schoolz, poi inviato nella
parrocchia del centro delle Beatitudini, capì che questa povera gente
aveva bisogno di una guida e incaricò il suo assistente parrocchiale,
Don M.C.Anthony Sdb, di prendersi cura di questi oppressi rimpatriati e
di aiutarli a condurre un’esistenza dignitosa.
Con un po’ di esitazione, don M.C. Anthony accettò il nobile incarico con
la Legione di Maria. Essendo testimone degli enormi traumi vissuti da
quegli individui e delle tremende condizioni di vita in cui essi versavano,
specialmente le giovani, decise di realizzare una Congregazione religio-
sa che avesse come missione la cura delle giovani ragazze.
Fu questa visione a dar forza a don M.C. Anthony che istituì, dunque, la
Congregazione delle sorelle di Maria Ausiliatrice.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Dopo la morte del fondatore, il 23 gennaio 1990, il primo Ispettore di
Chennai, don Vincent Durairaj sdb, nominò come direttore della Con-
gregazione don N.A. Joseph sdb, che dal 1990 al 1997 la sostenne sia
spiritualmente sia materialmente.
280

29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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Don Camillus Fernando, Ispettore di Chennai, nominò quindi il sacerdo-
te Rozario Krishnaraj sdb come assistente ecclesiastico, sostituendo il
Rev. Sac. N.A. Joseph.
Anche l’ispettore don Bellarmine, il sacerdote Mark Velankanni sdb e
altri salesiani contribuirono al sostegno e alla crescita della Congrega-
zione.
La Congregazione, inizialmente “Pia Unione”, fu elevata ed eretta a
Congregazione diocesana dall’arcivescovo di Madras-Mylapore, Mon-
signor Aruldas James, il 24 maggio 1999. Le Costituzioni, scritte dal
fondatore, furono valutate alla luce degli insegnamenti della Chiesa,
aggiornate tenendo conto delle necessità presenti e approvate da
Mons. A.M. Chinnappa sdb, Arcivescovo di Madras-Mylapore, il 15 di-
cembre 2005.
3. Identità
Seguendo la Spiritualità Salesiana di Don Bosco, il carisma della Con-
gregazione è: “prendersi cura delle giovani ragazze povere e abbando-
nate”, come ha fatto Gesù. La Congregazione è stata riconosciuta come
Gruppo della Famiglia Salesiana il 16 luglio 2009.
Madre Josephine e il suo consiglio.
281

29.2 Page 282

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4. Situazione attuale
I semi che sono stati piantati all’inizio oggi sono cresciuti, si sono raf-
forzati e sono diventati un albero molto sviluppato, secondo il carisma
del fondatore Don M.C. Anthony.
La Congregazione è cresciuta e attualmente ha 108 sorelle professe
perpetue, 16 sorelle professe temporanee, 11 novizie, 3 prenovizie, 3
aspiranti e 17 candidate.
Oggi la Congregazione ha 32 centri in diverse parti del mondo: nel Ta-
milnadu, nel Kerala, nell’Andhra, nel Bengala occidentale, in Italia e
nella sua giurisdizione. Si è estesa in 11 diocesi a Tamilnadu: Chennai,
Chingleput, Trichy, Vellore, Sivagangai, Thanjavur, una diocesi a Erna-
kulam in Kerala, Eluru in Andhra, Raiganj in Bengala occidentale. In Ita-
lia le Suore di Maria Auxiliatrix sono presenti nelle diocesi di Vicenza e
di Trento.
Per vivere il motto di Don Bosco Da mihi animas, cetera tolle, la Congre-
gazione incoraggia e promuove reti a livello locale, provinciale e regio-
nale tra i gruppi della Famiglia Salesiana e aiuta i giovani a vivere una
vita piena, soprattutto nel contesto delle nuove forme di povertà. Lo fa
Il carisma della Congregazione è:
“Prendersi cura delle giovani ragazze povere e abbandonate”, come ha fatto Gesù.
282

29.3 Page 283

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Uno dei progetti della Congregazione in campo vocazionale è quello di rafforzare
la formazione delle suore.
attraverso le seguenti attività: Istituto di sartoria formale e informa-
le; Istituto di dattilografia; Evangelizzazione; Centro scuole serali per i
bambini dei quartieri poveri; Orfanotrofio; Visita nelle famiglie; Centro
diurno di accoglienza; Casa per anziani; Scuola Primaria; Centri di salu-
te; Lavoro sociale; Centri d’informatica; Organizzazioni non governa-
tive; Sradicamento del lavoro minorile; Asili nido; Lavoro per le tribù;
Formazione tecnica.
5. Sfide per il futuro
La Congregazione affronta varie sfide: mancanza di vocazioni, minori
presenze (attività spirituali e sociali) in varie parti dell’India; scarso
livello d’istruzione accademica necessaria delle sorelle; mancanza di
formazione aggiornata per un adeguato approccio religioso nel mondo
moderno; mancanza di adeguata conoscenza dei valori socio-economici,
religiosi e culturali; mancanza di un maggiore coinvolgimento dei laici;
situazione finanziaria non sostenibile; mancanza d’infrastrutture di
qualità.
La Congregazione ha i seguenti progetti:
in campo vocazionale rafforzare la formazione delle suore nel
contesto attuale della società;
costruire la cappella di adorazione per le suore per pregare per
la pace nel mondo;
investire sulla qualificazione formale e informale delle suore;
utilizzare un approccio realistico più popolare nella missione;
283

29.4 Page 284

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iniziare un movimento laicale “Amici delle Suore di Maria
Auxiliatrix” (FSMA) per coinvolgere maggiormente i laici;
coinvolgere le risorse locali nella sostenibilità finanziaria;
networking con altre agenzie come la Congregazione Religiosa,
agenzie governative e forum di ONG laiche per rafforzare la
missione;
iniziare un progetto per le giovani a rischio e i detenuti rimessi
in libertà;
rafforzare le attività spirituali e sociali per le giovani ragazze,
che è l’obiettivo principale della Congregazione.
284
Momento di formazione delle suore.

29.5 Page 285

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28.
Associazione Privata di Fedeli
Comunità
della Missione
di Don Bosco (cMaJ
Bologna (Italia), 1983
CtN:>(

29.6 Page 286

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31 gennaio 2015. Festa di Don Bosco al Colle. Servizio diaconale di Guido Pedroni
1. Fondatore e Origini
La fondazione risale al 1982, secondo la rilettura della storia della CMB
che ha permesso di riconoscere come “elemento fondante” l’intuizio-
ne (ispirazione) originaria, sorta durante una celebrazione eucaristica a
Roma. In quei primi anni il fondatore, il diacono Guido Pedroni, costituì il
primo gruppo missionario (1983) che coinvolse prima alcuni animatori
dell’Oratorio del Sacro Cuore di Bologna e, dopo qualche mese, alcuni
giovani che diedero corpo e forza al gruppo nascente. Inizialmente il
campo di servizio missionario era l’Etiopia, che nel Progetto Africa ve-
deva impegnata l’Ispettoria Salesiana Lombardo-Emiliana.
2. Storia dalla fondazione a oggi
In seguito, l’attenzione “missionaria” si rivolse con la stessa intensità
all’attività educativa in uno “Stato di Missione” che diventava sempre
più “testimonianza con la vita”.
La Comunità si è costituita come Associazione civile, con relativo sta-
tuto, nel 1994; è stata approvata definitivamente dalla Chiesa, con una
Regola di Vita, nel 2004; è stata accolta con decreto nella Famiglia Sa-
lesiana il 15 gennaio 2010.
La fondazione ha comportato il coinvolgimento di alcune persone che
hanno costituito nei primi anni la “Tenda Madre” cioè il nucleo delle ori-
gini, accanto al fondatore. La Comunità si è propagata in alcune nazioni
286

29.7 Page 287

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con oratori, centri educativi e case di accoglienza, costituendo Gruppi
e Tende; queste ultime sono i nuclei che animano tutto l’edificio co-
munitario. La rilettura della storia ha comportato negli anni l’adegua-
mento dello Statuto e della Regola di Vita. Di grandissima importanza
è stata la celebrazione di due Assemblee Generali mondiali nel 2010 e
nel 2016. Numerosi membri della Comunità hanno testimoniato con la
loro vita la dimensione missionaria in vari Paesi: dall’Italia verso Etiopia,
Madagascar, Burundi, Haiti e Ghana; dal Madagascar verso Burundi e
Haiti; dal Burundi verso Ghana; dall’Argentina verso Ghana e Haiti; dal
Cile verso Haiti.
La comunità sa e crede che “è fondamentale far circolare le persone
perché possano incontrarsi; in questo modo circolano le idee e si rinno-
va una sana energia comunitaria”. La formazione e la promozione dello
spirito comunitario ha offerto diverse occasioni di incontro in Italia per
i membri di tutti i Paesi dove è presente la Comunità. Sono stati pure
organizzati incontri tra i gruppi della CMB in America meridionale.
3. Identità
Fin dal 1983, la Comunità vede nell’Unità, nella Carità e nell’Essenziali-
tà le tre colonne portanti; la Comunità si è riconosciuta come comunità
in cammino nel 1988. La scoper-
ta di una paternità che emerge
dalla storia, di un modo originale
di vivere il Sistema Preventivo
basato su quattro verbi dinami-
ci (credere suscitare coinvolgere
creare), di avere una spiritualità
specifica (Spiritualità della Ri-
cerca), ha permesso di delineare
un’identità carismatica originale,
secondo quanto auspicato dal
Rettor Maggiore emerito don
Pascual Chavez sdb per i gruppi
appartenenti alla Famiglia Sale-
siana.
Centro educativo ad Haiti
287

29.8 Page 288

▲back to top
È stato da sempre essenziale coinvolgere e condividere con le persone
locali i diversi tipi di attività, suscitando interesse e curiosità, con una
formazione solida e continua, condividendo gradualmente la respon-
sabilità delle attività e delle opere.
Prima Assemblea Generale Valdocco 2010
Creare relazioni vere e profonde, nel modo più ampio possibile, è crede-
re che il Signore è il primo costruttore di queste relazioni, perché dentro
questo cammino diventi sempre più forte e vivo lo spirito di apparte-
nenza alla Comunità e alla Chiesa in uno Spirito di dedizione ai ragazzi.
La continua ricerca della volontà di Dio, e soprattutto come e dove “ap-
plicarla”, è la traduzione della Spiritualità della Ricerca, ben sapendo
che l’orizzonte educativo e il modo di vivere la fede si spostano sempre
più in là, in una periferia che allarga i confini.
Le caratteristiche fondamentali e specifiche sono la Dedizione e lo
Stato di Missione. Nel percorso di formazione, di almeno 5 anni, sono
previsti alcuni impegni davanti a Dio e alla Comunità, un cammino “pe-
288

29.9 Page 289

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dagogico”, ma anche un percorso di graduale e approfondita apparte-
nenza alla CMB.
Il primo passo è l’Accoglienza, segue l’Atto di Impegno, poi l’Atto di
Fede; infine l’Atto di Dedizione, che la Regola di Vita indica come un
atto intermedio promessa e voto. Con l’emissione dell’Atto di Impegno
si possono ricevere dal Custode Generale mandati specifici, secondo
una forma particolare di obbedienza chiamata “convergenza”.
4. Situazione attuale
Promuovere la presenza della CMB significa coinvolgere giovani e adulti,
per crescere nella fede in un cammino di familiarità e di santificazione,
proponendo un impegno concreto verso i ragazzi più poveri secondo
l’identità salesiana propria della Comunità. Attualmente la CMB è
composta da 400 membri in 18 gruppi a vari livelli di appartenenza,
finora in 7 nazioni diverse.
Madagascar. Comunità CMB nella Casa Henintsoa
289

29.10 Page 290

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5. Sfide per il futuro
La riflessione sullo stato di missione, che si manifesta in una costante
Dedizione a Dio, alla Comunità e ai ragazzi, ha portato al discernimento
di tutta la CMB sul diaconato permanente.
La Diaconia di Maria verso il Signore può essere il modello, perché
membri della Comunità possano ricevere, pur rimanendo in Comunità,
il Sacramento dell’Ordine diventando Diaconi permanenti.
290
Oratorio in Burundi

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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29.
Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano
Suore
della Regalità
di Maria (saMJ
Bangkok (Thailandia), 2008

30.2 Page 292

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1. Fondatore e Origini
Durante la Seconda Guerra Mondiale, don Carlo della Torre, sacerdote
missionario salesiano in Thailandia, iniziò a riunire un gruppo di giovani
donne nel distretto di Tha Muang, nella provincia di Kanchanaburi, per
prepararle a consacrarsi al Signore. Insegnava loro, in un clima di fami-
glia e di fede cristiana, a sapersi sacrificare e ad affrontare le difficoltà
della vita, cercando sempre di fare la volontà di Dio. Dopo la guerra,
condusse il gruppo a Bangkok.
Nel 1949, don Carlo si trovò di fronte a una scelta difficile e decisiva
per la sua vocazione: chiedere di essere dimesso dalla Congregazione
Salesiana per incardinarsi nella diocesi di Bangkok e portare avanti il
suo incipiente Istituto Secolare, o interrompere i suoi sforzi per fondare
l’Istituto Secolare e rimanere membro della Congregazione Salesiana.
Con grande dispiacere, lasciò la Congregazione e fu accolto dal Vescovo
diocesano, che gli permise di dedicarsi completamente all’Istituto.
Il 3 dicembre 1954 Sua Eccellenza Louis Chorin, Arcivescovo di Ban-
gkok, eresse uf ficialmente “Le Figlie della Regalità di Maria Immacola-
ta ” come Istituto Secolare Femminile di Diritto Diocesano. Nel 1955, il
nuovo Istituto accolse le prime sette professe.
Don Carlo continuò a prendersi cura dell’Istituto Secolare da lui fondato
292
Sede della Congregazione, sotto la giurisdizione dell’Arcidiocesi di Bangkok

30.3 Page 293

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per tutta la vita, animandolo con spirito salesiano e dedizione aposto-
lica, soprattutto tra i giovani più poveri.
Per maggiori dettagli sul fondatore don Carlo Della Torre sdb (1900-
1982), si rimanda alle pagine 230-231 di questo libro che presentano
le “Figlie della Regalità di Maria – DQM”.
Le “Suore della Regalità di Maria – SQM” sono un gruppo che è sorto
dal gruppo originario “Figlie della Regalità di Maria”.
2. Storia dalla fondazione a oggi
Le prime Costituzioni delle Suore della Regalità di Maria furono appro-
vate dalla Curia Romana il 3 dicembre 1954 e le religiose furono rico-
nosciute con il nome: di “Figlie della Regalità di Maria”, come Istituto
Secolare.
Quando, nel 1973, la salute di don Carlo cominciò a deteriorarsi, egli
chiese a un sacerdote salesiano di essere aiutato nella formazione spi-
rituale e religiosa del suo Istituto. Nel 1974, don Carlo mandò due so-
relle a Torino, in Italia, per essere formate alla vita religiosa dalle suore
salesiane e diventare future formatrici.
Nel frattempo, chiese anche al Superiore Salesiano Mons. Praphon
Chaichareon un aiuto per opportuni adattamenti della seconda edizio-
ne del Regolamento (1982).
Alcune Suore della Regalità di Maria
293

30.4 Page 294

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Dopo un attento studio, don Carlo rimase soddisfatto, come testimo-
niò la sua lettera ai figli del 29 novembre 1980.
Dopo la morte di don Carlo, avvenuta il 4 aprile 1982, la Congregazione
DQM convocò il primo Capitolo Generale per l’approvazione della terza
edizione delle Costituzioni (1986).
Lo stile di vita religiosa vi appare più chiaro: rimane approfondita la for-
mazione alla vita comunitaria e alla vita di povertà, che viene vissu-
ta come comunità, mettendo tutto in comune, proclamando la Buona
Novella, vivendo come testimoni pubblici di Cristo e della sua Chiesa.
Tuttavia, è rimasto lo status dell’Istituto Secolare, e questo potrebbe
essere dovuto al fatto che all’epoca la Chiesa non distingueva chiara-
mente tra Istituti Secolari e Religiosi, finché non fu approvato il nuovo
Codice di Diritto Canonico nel 1983.
Nel 2000, quando la Chiesa invitò tutti gli Istituti a ritornare alle proprie
origini, anche l’Istituto DQM ha riflettuto sulle sue origini, ispirandosi
alla Chiesa universale e locale e cercando di chiarire lo stile di vita dei
suoi membri. Tale riflessione ha aperto la strada alla formazione di due
gruppi religiosi diversi: uno è l’Istituto Secolare chiamato “Figlie della
Regalità di Maria” (DQM), mentre l’altro è un Istituto Religioso chia-
mato “Congregazione delle Suore, Figlie della Regalità di Maria” (SDM).
Così, dall’1 al 5 aprile 2008, è stato indetto un Capitolo Generale Spe-
ciale per risolvere la suddetta questione.
La decisione unanime è stata quella di permettere a ogni membro di
vivere, secondo la propria co scienza, i doni dello Spirito Santo al ser-
vizio della Chiesa secondo il carisma del fondatore. La Congregazione
SDM, quindi, ha chiesto l’approvazione ufficiale del suo status religioso,
in modo tale che il suo stile di vita fin dall’inizio sotto forma di Istitu-
to Secolare fosse ufficialmente approvato per iscritto sia dalla Chiesa
Universale sia da quella Locale.
Dopo la revisione delle Costituzioni e dei Regolamenti fatta secondo le
direttive della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le So-
cietà di Vita Apostolica, la stessa Congregazione ha anche suggerito di
cambiare il nome sia in thailandese sia in inglese da “Suore, Figlie della
294

30.5 Page 295

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Regalità di Maria” a “Suore della Regalità di Maria (SQM)”, per rendere
chiara la separazione e la distinzione.
3. Identità
Quella delle “Suore della Regalità di Maria – SQM” è una Congregazio-
ne religiosa diocesana sotto la giurisdizione dell’Arcidiocesi di Bangkok.
I membri emettono i voti di castità, povertà e obbedienza in risposta
alla chiamata di Dio e vivono in
comunità.
Il loro carisma è vivere la fra-
ternità per servire Dio e la
Chiesa imitando lo Spirito del-
la Sacra Famiglia di Nazareth,
seguendo l’esempio eccezio-
nale di don Carlo della Torre,
loro fondatore, che ha vissuto
e cercato di coltivare la pietà
e il servizio nel cuore di ogni
sorella. Il carisma si manifesta
chiaramente nell’amore fer-
vente all’Eucaristia, nella pre-
ghiera e nel lavoro, nell’amore
speciale e nella devozione alla
Beata Vergine Maria, nell’alle-
gria e nella relazione fraterna,
Il Rettor Maggiore Don Ángel F. Artime con
due Suore della Regalità di Maria
nell’atmosfera di amore, di
umile e reciproco rispetto, imitando l’esempio della Sacra Famiglia di
Nazareth.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
Poiché la Congregazione SQM ha avuto un rapporto speciale con i Sa-
lesiani sia attraverso il fondatore sia attraverso la spiritualità salesiana
ereditata da lui, la Congregazione SQM desidera continuare a ricevere
la formazione dai sacerdoti salesiani per mantenere lo spirito del fon-
datore. Sono stati ufficialmente accettati come Gruppo della Famiglia il
24 gennaio 2012, dopo la loro separazione dall’Istituto Secolare.
295

30.6 Page 296

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Coreografia a Bangkok (2008)
4. Situazione attuale
La loro missione è vivere l’impegno a rinnovare e seminare il Regno di
Dio attraverso la preghiera e le attività caritative tra i cristiani e i non
cristiani, con particolare attenzione ai giovani poveri e meno fortunati,
in stretta collaborazione con la Chiesa locale.
La Congregazione è costituita da 24 suore di voti perpetui, una profes-
sa di voti temporanei e una novizia del secondo anno. Gestisce cinque
scuole proprie: due a Bangkok, una nella diocesi di Surathani, una ad
Ayutthaya e una nuova nella diocesi di Ubonratchthani. Lavorano an-
che in due scuole della diocesi di Bangkok.
5. Sfide per il futuro
La vera sfida è mantenersi fedeli al patrimonio carismatico e progredire
con perseveranza.
296

30.7 Page 297

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30.
Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano
Suore
della Visitazione
di Don Bosco (vsoaJ
Shillong (India), 1983

30.8 Page 298

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1. Fondatore e Origini
La situazione difficile degli abitanti dei villaggi nelle periferie in un con-
testo di povertà, ignoranza e malattie, fece soffrire il salesiano Hubert
D’Rosario, Arcivescovo di Shillong-Guwahati. Egli stesso aveva speri-
mentato e visto queste miserie, visitando le loro case.
Dopo molte preghiere e riflessioni, si convinse che una nuova Congre-
gazione sarebbe stata la soluzione migliore per rispondere a queste
necessità. Il 29 giugno 1982, in occasione dell’incontro mensile dei
sacerdoti, annunciò: “Da anni sto pensando a ‘come posso’ aiutare i
nostri villaggi, come portare il Vangelo, parola viva di nostro Signore
Gesù Cristo. La maggior parte dei nostri cristiani vive in villaggi, intrisi
di povertà, ignoranza e malattie. C’è un urgente bisogno di suore che
vivano in mezzo a loro e li aiutino a rialzarsi...”. Era necessario che la
nuova Congregazione si dedicasse ai poveri e ai bisognosi dei villaggi,
non limitandosi soltanto a visitarli sporadicamente durante l’anno.
298
Le protagoniste della fondazione della Congregazione

30.9 Page 299

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Il 31 maggio 1983, festa della Visitazione della Beata Vergine Maria,
il sogno si realizzò e fu fondata la “Pia Associazione delle Suore della
Visitazione di Don Bosco”.
Prima di questo momento, il 29 maggio 1983, dieci giovani donne
dell’Arcidiocesi di Shillong erano giunte presso il Convento Madonna
per costituire un primo nucleo della nuova Congregazione.
Il 31 maggio 1986 il primo gruppo di novizie emise i voti.
Il Fondatore voleva che le suore mantenessero un forte legame con i
genitori attraverso frequenti contatti.
Per questo motivo, il 14 ottobre 1993 fondò l’“Associazione dei Geni-
tori delle Suore della Visitazione di Don Bosco”.
2. Storia dalla fondazione a oggi
La Congregazione all’inizio fu sotto la cura delle Suore di Nostra Signo-
ra delle Missioni (RNDM). Dal 1992 le suore cominciarono ad assumere
la gestione della loro Congregazione, pur restando sotto la guida del
Fondatore. Dal 30 agosto 1994, quando il fondatore morì e ritornò al
suo Signore e Maestro, le suore si dovettero accollare tutto l’onere di
responsabilità che comportava l’incipiente Istituto.
L’8 dicembre 1997 la “Pia Associazione delle Suore della Visitazione di
Don Bosco” ottenne il riconoscimento canonico come Congregazione di
Diritto Diocesano da parte dell’Arcivescovo Tarcisius Resto Phanrang,
SDB.
299

30.10 Page 300

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La Congregazione iniziò a espandersi in diversi villaggi, creando comu-
nità di suore, a partire da quella di “Nostra Signora della Buona Salu-
te”, a Pomlakrai, il 31 gennaio 1988. Dal 1997 in poi la Congregazione
ha esteso la sua missione all’Assam, in seguito ad altri Stati del Nord
Est dell’India, poi ad Arunachal Pradesh, Tripura e Manipur. Nel 2012 la
Congregazione ha risposto alla richiesta di una missione del Sud Sudan
in Africa, creandovi una comunità.
Tempo dell’Adorazione Eucaristica
3. Identità
L’arcivescovo Hubert D’Rosario fondò questa Congregazione religiosa
femminile scegliendo come patrona e modello Maria nella sua Visita-
zione. Maria, dopo aver risposto alla Parola di Dio nell’Annunciazione,
andò in fretta a trovare la sua anziana cugina Elisabetta, che era al se-
Le Suore nelle diverse occupazioni missionarie
300

31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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sto mese di gravidanza. La sua
visita mostra le virtù della sen-
sibilità, della generosità e della
disponibilità a donare il suo con-
forto nel servizio fraterno verso
i bisognosi.
Anche le suore, seguendo il Suo
esempio, si pongono con gioia e
dedizione a servizio delle perso-
ne che vivono nei villaggi lontani
e nelle aree urbane trascurate.
Alcuni degli elementi di primaria
importanza della VSDB sono: la
missione, lo stile di vita, la vita
apostolica, la vita comunitaria
apostolica e l’associazione dei
genitori.
Il carisma missionario della VSDB si realizza nel servizio ai poveri e ai
bisognosi delle periferie rurali e urbane trascurate. In obbedienza al co-
mando di Cristo “Vai, discepola!” e a imitazione di Maria nella sua Visi-
tazione, le VSDB si dedicano seriamente alla visita delle persone nelle
case per evangelizzare e catechizzare, portando così l’amore, l’unità, la
giustizia, la pace e la gioia di Cristo.
Coreografia di giovani suore
301

31.2 Page 302

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Promuovono in questo modo una trasformazione radicale nella loro
vita, in particolare quella dei giovani, secondo lo Spirito di Don Bosco.
Appartenenza alla Famiglia Salesiana
La Congregazione è stata ufficialmente accolta nella Famiglia Sale-
siana il 25 gennaio 2012. Anche se la Congregazione ha Maria come
modello e guida, porta il nome di Don Bosco. Come vero figlio di Don
Bosco, il Fondatore desiderava che la sua Congregazione facesse parte
della Famiglia Salesiana. Così la Congregazione si è ispirata al dinami-
smo missionario con cui Don Bosco visse la sua vita e la sua missione.
L’articolo 2 delle Costituzioni dice: “Le VSDB vivono la loro vita d’amore
con tutte le altre virtù necessarie nella fedeltà alle Costituzioni”.
Obbedienza al Papa e alla Chiesa, amore appassionato per i giovani po-
veri, Sistema Preventivo, stile oratoriano e spirito gioioso di famiglia,
sono alcuni degli aspetti salesiani che costituiscono la vita e la missio-
ne della VSDB.
302
L’Associazione dei Genitori

31.3 Page 303

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4. Situazione attuale
L’evangelizzazione diretta, la catechesi e la cura pastorale attraverso
le visite familiari sono al centro della missione della Congregazione.
La VSDB si occupa dei bisogni spirituali e della trasformazione sociale
radicale delle persone, attraverso il ministero del counseling, le anima-
zioni e i seminari, le opere sociali, l’educazione formale e informale e
l’assistenza sanitaria, le terapie cliniche e olistiche come l’agopressio-
ne e la sujok therapy.
La Casa Generalizia della VSDB si trova a Nongkseh, Upper Shillong,
Meghalaya, in India. Secondo i dati statistici del 2018, la Congregazione
ha 142 sorelle professe. La Congregazione sta crescendo sia nel nume-
ro sia nel dinamismo. Attualmente ci sono 29 presenze in India e Sud
Sudan.
5. Sfide per il futuro
L’esperienza dimostra che si devono affrontare sfide, piuttosto che
proporre soluzioni già pronte. Le famiglie in crisi, la tossicodipendenza e
l’alcolismo, la mancanza di speranza e di senso della vita, specialmente
nella vita dei giovani, sono le preoccupazioni e le sfide quotidiane delle
VSDB. Questo le incoraggia a essere competenti e sensibili, in modo da
responsabilizzare le persone sofferenti di cui si prendono cura.
Guardando al futuro con speranza, vogliono imparare e interpretare più
concretamente il carisma, lo spirito e la tradizione della Congregazione
trasmessa dal Fondatore.
303

31.4 Page 304

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31.5 Page 305

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31.
Associazione Pubblica di Fedeli
Fraternità
Contemplativa
Maria
di Nazaret (FcMNJ
Montevideo (Uruguay) 1977

31.6 Page 306

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1. Fondatore e Origini
L’iniziativa della Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth ha le sue
radici nell’inquietudine che Monsignor Nicola Cotugno ebbe fin dal No-
viziato salesiano (ComoItalia) nel 1957, quando manifestò la sua incli-
nazione verso la vita contemplativa e fu incoraggiato dai suoi Superiori
a continuare nella Congregazione Salesiana.
Nell’anno 1964, don Egidio Viganò – futuro settimo successore di Don
Bosco – come risposta alla sua insistente inquietudine gli indicò come
dal Carisma Salesiano venisse un forte appello alla contemplazione. Nel
1974 anche don Raineri, Consigliere Generale per la Famiglia Salesiana,
lo incoraggiò con entusiasmo. Nel 1975, si aggiunse il deciso incorag-
giamento di Monsignor Gottardi, Vescovo ausiliare di Montevideo.
Alla vigilia della festa dell’Assunzione di Maria del 1977, alcuni si con-
sacrarono alla Madonna come Fraternità Contemplativa. Monsignor
Gottardi, che presiedette l’Eucaristia, concelebrata anche da don Nicola
Cotugno, affermò:
«... Ciò che posso assicurare è che questa contemplazione in azione,
che è l’aspirazione nella quale vogliamo vivere la nostra vita, è profon-
damente dentro la Spiritualità Salesiana».
2. Storia dalla fondazione a oggi
Si aprirono così le porte per vivere una nuova esperienza contempla-
tiva, che incominciò a Montevideo con un gruppo di giovani, fidanzati,
coppie e comunità nascenti di consacrati e consacrate, che dall’anno
1986 si stabilirono nella sede centrale della Fraternità.
2 giugno 1991: Le prime nazarene al Colle Don Bosco
Iniziarono ad assumere la Fraternità Contemplativa come una realtà
vocazionale, impegnandosi a vivere la vocazione con entusiasmo e fe-
deltà.
306

31.7 Page 307

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San Giovanni Paolo II incoraggia il nostro Fondatore e la Fraternità
Mentre cercavano di potenziare e approfondire l’identità di ciascuno
dei gruppi, è emersa la coscienza dell’unità e della loro appartenenza
al Movimento.
Il 7 dicembre 1986 l’Arcivescovo di Montevideo, Monsignor José Got-
tardi, in una solenne concelebrazione nella Cattedrale, incorporò la Fra-
ternità Contemplativa Maria di Nazareth alla Chiesa locale, ricevendo
pubblicamente il Voto di Contemplazione di 33 nazareni.
Il 3 maggio 1993, nella festa dei santi Filippo e Giacomo, Monsignor
José Gottardi, arcivescovo di Montevideo, riconobbe giuridicamente la
Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth come Associazione di Fe-
deli. Il 20 dicembre 1998 Monsignor Nicola Cotugno, già Vescovo della
diocesi di Melo (Uruguay) dal 1996, fu nominato dal Santo Padre Arci-
vescovo Metropolita dell’arcidiocesi di Montevideo (Uruguay). Ancora
una volta il Signore, che sorprende con i suoi disegni, li chiamò a una
Alcuni giovani celebrano nella Cappella dedicata a San Giovanni Paolo II
307

31.8 Page 308

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rinnovata e più grande fedeltà al carisma ricevuto come dono dello Spi-
rito alla Fraternità.
Il 18 luglio 2016 sono stati accettati come trentunesimo Gruppo della
Famiglia Salesiana.
3. Identità
Il Signore chiede di pregare senza soste (Lc 18,1). Cercando vie concre-
te di realizzazione di questo mandato evangelico, è giusto domandar-
si: “Com’è possibile questo nel mondo d’oggi, nella cultura dominata
dall’attività?”
Volendo vivere la contemplazione come vertice della preghiera e dell’a-
zione, la FCMN vuole assumere questa sfida di vita spirituale per l’uo-
mo contemporaneo e offrire un cammino di unione con Dio attraverso
la stessa azione, seguendo gli orientamenti di San Giovanni Paolo II
(Cfr. Redemptoris Missio, 90).
Attraverso la contemplazione in azione vogliono raggiungere l’unione
con Dio non soltanto nell’azione, ma per mezzo della stessa azione,
consapevoli che è il modo di vivere questa stessa contemplazione a
trasformare l’agire umano in sacramento di unione con Dio, in prolun-
gamento dell’opera divina nel mondo.
308
Il Fondatore con alcuni animatori

31.9 Page 309

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Nel Vangelo di Giovanni sentiamo Gesù che dice: “Il Padre mio opera
sempre e anch’io opero” (5, 17). Attraverso la contemplazione in azio-
ne, i nazareni vogliono immergersi nel mistero dell’operare umano di
Gesù che, essendo uno con il Padre, ha vissuto nella storia, anche at-
traverso l’azione, la pienezza dell’unione con il Padre.
Oggi e qui vogliono essere DISCEPOLI di Gesù vivo e vero.
La Sua presenza determina la vita personale e sociale di ciascuno dei
membri nel contesto concreto della Chiesa che è il Suo Corpo, nel quale
Egli è il capo.
I nazareni, quando si parla di contemplazione, intendono l’ESPERIENZA
DI UNIONE CON DIO, con Gesù che anticipò a Nazareth, insieme a Maria
e a Giuseppe, il modo di vivere nella storia come nuove creature.
Per la caratteristica propria del Movimento (costituito dai tre stati di
vita nella Chiesa: laici, consacrati, sacerdoti), l’unione si basa sulla com-
plementarietà e sulla sussidiarietà. I lavori e le attività si caratterizzano
per la pluriformità di manifestazioni nel servizio.
4. Situazione attuale
Uruguay
La Fraternità è costituita da consacrate che vivono in comunità o nelle
proprie case; coppie e giovani impegnati attivamente che, insieme ai
Giovani nazareni in passeggiata dopo la IV Assemblea Generale della Fraternità (2016)
309

31.10 Page 310

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consacrati e ai sacerdoti sono la tripla manifestazione della Fraternità
che è UNA nella sua identità vocazionale e carismatica; tre sacerdoti in-
cardinati nell’arcidiocesi di Montevideo; un Vescovo ausiliare con Voto
Perpetuo di contemplazione e tre giovani nazareni inseriti nel semina-
rio inter diocesano di Montevideo. Sono tutti inseriti nella Chiesa locale
e attivi nelle diverse parrocchie e negli organismi diocesani.
La nomina e la consacrazione di don Nicola Cotugno come Vescovo di
Melo (Capitale di Cerro Largo, città del nord est dell’Uruguay) e la re-
sidenza di una nazarena consacrata nella stessa città hanno segnato
l’inizio di una nuova presenza della Fraternità. Esiste oggi a Melo un
gruppo di 4 nazarene consacrate e 2 aspiranti.
La presenza di una coppia nazarena in Tacuarembó (città al nord
dell’Uruguay), ha dato luogo alla nascita del “Rincón nazareno” (“Ango-
lo nazareno”), semente di molti giovani che, dovendo migrare verso la
capitale per continuare i loro studi, si sono uniti al cammino di crescita
spirituale proposto dal Movimento, assumendo come proprio il cari-
sma dell’unione con Dio nella vita.
Attualmente, insieme ad altri giovani di Montevideo, ci sono circa 200 i
giovani che hanno aderito alla Fraternità assumendo l’impegno, la pro-
messa e il Voto di Contemplazione.
Numerosi gruppi di bambini, adolescenti, giovani e nuove famiglie,
aperti a conoscere e ad approfondire la proposta nazarena, camminano
Animatori
310

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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facendo un percorso di scoperta della vocazione nazarena, accompa-
gnati da nazareni (giovani, coppie, adulti).
Argentina
Il 28 dicembre 1991 alcuni nazareni uruguaiani, accompagnati da don
Nicola Cotugno, hanno incominciato l’esperienza della Fraternità in
Argentina, su invito di don Juan Cantini, Ispettore salesiano a Buenos
Aires.
A Buenos Aires, capitale argentina, si radunano nazareni di diverse
zone, in incontri comuni. Con la finalità di promuovere la dimensione
contemplativa di tutto il Popolo di Dio, organizzano incontri “aperti” a
tutti quelli che vogliono fare esperienza di unione con Dio nel quotidia-
no. Attualmente coordina la presenza una consacrata di Voti perpetui.
Italia
Determinante per la vita della Fraternità è stato l’invito fatto dal Rettor
Maggiore, Don Egidio Viganò, nell’ottobre del 1989, a essere presenti
al Colle Don Bosco, culla del carisma salesiano. Così, il 31 maggio 1991,
due nazarene consacrate, accompagnate dal Fondatore, arrivarono al
Colle Don Bosco, e furono ricevute provvidenzialmente dallo stesso
Rettor Maggiore e dal fratello don Angelo, Ispettore.
La presenza della Fraternità nel Colle Don Bosco è, sicuramente, una
delle grazie più grandi che Maria Ausiliatrice potesse fare attraverso
Don Bosco.
Da quel seme gettato dalla prima comunità di nazarene consacrate
nelle terre di Don Bosco, è sorta una realtà di persone di diversi stati di
311

32.2 Page 312

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vita e di alcuni gruppi che vogliono vivere la loro vita cristiana in chiave
nazarena.
Attualmente ci sono 12 nazareni con Voto Perpetuo di Contemplazione
e altri 6 con Voto temporaneo. Insieme a laici (coppie e giovani) impe-
gnati nel Movimento, il Signore ha donato una consacrata che ha rea-
lizzato la sua Professione Perpetua durante la IV^ Assemblea Generale
della Fraternità, ad agosto 2016.
Slovacchia
A gennaio del 1993 si realizzò il primo incontro in risposta all’interesse
manifestato da un sacerdote salesiano, don Ladislav Tóth.
Ne seguirono altri, portati avanti dalle nazarene consacrate presenti al
Colle Don Bosco. Attualmente la presenza è costituita da due consa-
crate con Voto perpetuo di Contemplazione e un gruppo di laici impe-
gnati con il Voto di Contemplazione.
Repubblica Ceca
In seguito alla nascita della Fraternità in Slovacchia, e con la mediazio-
ne di un sacerdote salesiano di Praga, ci fu anche nella capitale ceca
un’aspirante alla vita consacrata. Il primo contatto avvenne nell’aprile
del 1995 e da quel momento ci furono altri incontri. Dopo tre anni di
In preghiera a Maria, Vergine dei Trentatré.
312

32.3 Page 313

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Studenti nazareni (incontro internazionale), dopo un ritiro spirituale
cammino, ad agosto del 1998, fece la Prima Professione dei Consigli
Evangelici di Castità, Povertà e Obbedienza più il Voto di Contempla-
zione a Montevideo, Uruguay in occasione della Prima Assemblea Ge-
nerale del Movimento.
Più tardi si unirono a lei alcuni laici (coppie e single, giovani), che erano
in ricerca della dimensione contemplativa della vita cristiana. Oggi que-
sta presenza è costituita da due nazarene consacrate, una coppia con il
Voto perpetuo di Contemplazione e un gruppo di 8 laici impegnati con
Voto perpetuo di Contemplazione.
5. Sfide per il futuro
Potenziare la pastorale vocazionale crescendo nella fedeltà al ca-
risma ricevuto;
il riconoscimento come Gruppo della Famiglia Salesiana è stata per
loro una grazia e allo stesso tempo una sfida: far percepire l’iden-
tità della Fraternità e la dimensione contemplativa salesiana.
Riuscire a concretizzare l’invito del Rettor Maggiore: “apportare un
valido e originale contributo alla Famiglia Salesiana, arricchendola con
il proprio carisma di contemplativo in azione, nello spirito di Don Bosco
e in fedeltà al Fondatore”.
313

32.4 Page 314

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32.5 Page 315

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32.
Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano
Suore Mediatrici
della Pace (MPJ
Petrolina (Brasile), 1957

32.6 Page 316

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1. Fondatore e Origini
L’Associazione dei Messaggeri di Santa Maria in Petrolina PE (Brasile)
fu fondata dal salesiano Mons. Antonio Campelo de Aragão il 1° luglio
1957. L’“ispirazione fondamentale” gli venne dopo aver incontrato un
gruppo di giovani missionarie e considerando i grandi bisogni delle dio-
cesi e delle parrocchie più povere.
Il vescovo, oltre ad assumere la cura pastorale della diocesi a lui affi-
data, assunse anche la formazione di queste figlie spirituali. Era ap-
passionato e preciso nei suoi interventi e attento a tutte le necessità.
Sapeva guidare, correggere, motivare, animare ed educare con amore.
In modo particolare, seppe guidare con attenzione i responsabili della
direzione e della formazione delle future religiose.
Nominò Sr Iria Maciel come prima Madre Generale. Dopo dieci anni il
gruppo era composto da un centinaio di suore e da un bel numero di
novizie e aspiranti.
2. Storia dalla fondazione a oggi
La nuova Associazione, anche se nacque da un buon seme, nel suo
sviluppo incontrò serie difficoltà. In particolare, nel delineare la propria
identità, anziché seguire le direttive del Fondatore, un gruppo di mem-
bri, sostenuti dalla Madre Generale, si lasciò fortemente influenzare da
idee che interpretavano diversamente principi e affermazioni del Con-
cilio Vaticano II.
Casa Madre Fondazione Petrolina-PE
316

32.7 Page 317

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Di fronte a questa si-
tuazione, Mons. Cam-
pelo si ritirò rispetto-
samente, lasciando
l’Associazione libera di
fare il proprio cammino.
Insoddisfatte della si-
tuazione, metà delle
suore si ritirarono, chie-
dendo a Mons. Campe-
Via Lucis in Camerun
lo di fondare un nuovo Inaugurazione dell’Anno Professionale 2019 a Petrolina – PE
Istituto. Uomo di fede
profonda, speranza incrollabile e carità ardente qual era, Mons. Cam-
pelo accettò nella fede la sofferenza di un apparente fallimento.
Confidava, infatti, nell’azione dello Spirito, capace di “fare nuove tutte
le cose” e di dare nuovo vigore agli spiriti sperduti e depressi (cfr Is
43,18-19).
Mons. Campelo ripensò all’accaduto, e seppe leggere in essi i segni del-
la chiamata di Dio e accolse l’appello. Fondò così, il 10 dicembre 1968,
un nuovo Istituto: le “Suore Mediatrici della Pace” con sede nel “Centro
Sociale Pio XI”, a Petrolina PE.
Servas -Servizi e media giovanili Fr. Ma. Auzerina Araripina-PE.
317

32.8 Page 318

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Scuola materna “Il ragazzo del dito verde” Salvador BA
L’Istituto è finalizzato allo sviluppo di una solida pietà e di una profonda
vita interiore e ha come elementi indispensabili la santificazione perso-
nale e la fecondità soprannaturale nell’apostolato.
3. Identità
Istituto Religioso di Diritto Diocesano.
Erezione canonica: 5 luglio 1993.
Carisma: essere una presenza mediatrice per la costruzione della
Pace.
Spiritualità: centrata su Gesù Cristo Mediatore.
Missione: operare nei settori dell’educazione, sanità, assistenza
sociale, catechesi ed evangelizzazione nelle diocesi e parrocchie
più bisognose e nelle aree più povere e difficili.
Parole chiave: Santità e apostolato; azione e contemplazione; Si-
stema Preventivo e Spirito di Famiglia.
Motto: “Farò tutto per gli eletti” (2Tm 2,10).
Patroni: Maria Mediatrice e Regina della Pace; San Giovanni Bosco.
Infanzia missionaria – Amazzonia
318

32.9 Page 319

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Appartenenza alla Famiglia Salesiana
L’Istituto è stato ufficialmente accettato come 32^ Gruppo della Fami-
glia Salesiana il 17 febbraio 2019.
4. Situazione attuale
Come figlio fedele di Don Bosco, Mons. Campelo ha trasmesso la strut-
tura organizzativa della Congregazione, in linea con lo spirito della Fa-
miglia Salesiana.
Incontro della Famiglia Salesiana Visita del Rettor Maggiore Don Ángel Artime Recife-PE
La Coordinatrice Generale è il centro di unità della Famiglia “Me-
dianeiras da Paz”. Viene eletta dal Capitolo Generale per cinque
anni, con altre quattro Consigliere, ognuna delle quali si occupa
di una missione specifica. Ha la missione di coordinare, dirigere e
animare la vita religiosa dei membri.
Ogni comunità locale ha una coordinatrice che, in sintonia con il
Governo Generale, assicura la vita secondo il carisma, la spiritua-
lità e la missione, in comunione con i pastori della Chiesa e con il
popolo di Dio.
Le fasi della formazione sono ben definite: aspirantato, postu-
lantato, noviziato, post noviziato e professione perpetua.
Attualmente ci sono 71 suore in 14 comunità nell’Istituto, di-
stribuite in 9 diocesi. In esse si sviluppano diversi progetti: acco-
319

32.10 Page 320

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glienza, educazione, evangelizzazione, assistenza e promozione
sociale, visite domiciliari, formazione dei laici, incontri di preghiera.
Si costituisce così la famiglia “Medianeira”, costituita da vari
gruppi:
Le Suore, Istituto di consacrate.
I Servi, Movimento adulto.
la JUME, Movimento Giovanile.
Questi gruppi vivono in comunione con le Suore, condividendone il ca-
risma e la spiritualità, e partecipando alla stessa missione, animati dal
Vangelo e dallo spirito di Don Bosco.
Missione
L’Istituto vive il carisma salesiano nelle seguenti dimensioni e modalità:
la missione evangelizzatrice tra i più poveri e nei luoghi più difficili,
nei Tugúrios.
la catechesi per famiglie, bambini, adolescenti e giovani, nei centri
di assistenza sociale, nell’educazione, nell’oratorio, nell’ospedale;
il Sistema Preventivo come metodo educativo e pastorale;
la spiritualità eucaristica e mariana, incentrata sulle tre devozioni:
Gesù nel Sacramento, Maria Madre Mediatrice e Regina della Pace,
il Papa successore di Pietro, Vicario di Cristo;
opera missionaria, soprattutto nelle parrocchie più povere e diffi-
cili, sensibili alla famiglia nel suo insieme, secondo il Sistema Pre-
ventivo di Don Bosco.
5. Sfide per il futuro
Al compiersi del 50° dell’Istituto, nell’attuale contesto sociale di disin-
tegrazione familiare, di relativismo e consumismo, la missione delle
Mediatrici della Pace si trova di fronte a queste sfide:
approfondire la spiritualità e gli insegnamenti che Mons. Cam-
pelo ha tramandato e che porterà a rinnovare con profonda gioia
la testimonianza di Cristo e della vita comunitaria;
320

33 Pages 321-330

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33.1 Page 321

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rafforzare le aree di azione e continuare il processo di qualifica-
zione delle sorelle per rinvigorire la missione dell’Istituto;
curare la formazione delle formatrici e rafforzare il servizio di
animazione vocazionale;
consapevoli del fatto che il Signore “fa tutto per i suoi eletti”, le
Mediatrici della Pace si affidano alla Sua grazia e alla Sua pre-
senza.
Visita di don Joan Lluís Playà, sede centrale dei SDB Salvador-BA
321

33.2 Page 322

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33.3 Page 323

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Informazioni generali
i Gruppi

33.4 Page 324

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33.5 Page 325

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Quando sono nati i Gruppi
1. Quando Don Bosco visse
1859 (18 dicembre): Società di San Francesco di Sales (Torino, Italia)
1869 (18 aprile): Associazione di Maria Ausiliatrice (Torino, Italia)
1872 (5 agosto): Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Mornese, Italia)
1876 (9 maggio): Associazione dei Salesiani Cooperatori (Torino, Italia)
2. Sotto l’influenza diretta di Don Bosco
1870 (24 giugno): Exallievi/e di Don Bosco (Torino, Italia)
1889 (29 giugno): Apostole della Sacra Famiglia (Messina, Italia)
1897 (2 settembre): Congregazione di San Michele Arcangelo (Miejsce Piastowe, Polonia)
1897 (2 settembre): Congr. Suore di San Michele Arcangelo (Miejsce Piastowe, Polonia)
1905 (7 maggio): Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria (Agua di Dios, Colombia)
1908 (19 marzo): Exallievi/e di Maria Ausiliatrice (Torino, Italia)
1917 (20 maggio): Istituto delle Volontarie di Don Bosco (Torino, Italia)
3. La forte corrente missionaria
1931 (30 maggio): Suore Annunciatrici del Signore (Shaoguan, Cina)
1933 (8 dicembre): Salesiane Oblate del Sacro Cuore (Pellaro (RC), Italia)
1937 (15 agosto): Suore della Carità di Gesù (Miyazaki, Giappone)
1937 (7 dicembre): Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata (Bangkok, Thailandia)
1938 (8 dicembre): Suore di Gesù Adolescente ( Campo Grande, Brasile)
1942 (24 ottobre): Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (Assam, India)
1948 (12 dicembre): Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani (Krishnagar, India)
1954 (3 dicembre): Figlie della Regalità di Maria (Bangkok, Thailandia)
1956 (25 dicembre): Figlie del Divino Salvatore (San Vicente, El Salvador)
4. Negli ultimi 60 anni
1968 (13 maggio): Associazione Damas Salesianas (Caracas, Venezuela)
1968 (10 dicembre): Suore Mediatrici della Pace (Petrolina, Brasile)
1973 (2 giugno) : Discepoli (Chattisgarh, India)
1976 (13 maggio): Suore di Maria Auxiliatrix (Chennai, India)
1977 (15 settemb.): Suore della Risurrezione (San Pedro Carchá, Guatemala)
1978 (2 febbraio): Comunità Canção Nova (Queluz-SP Brasile)
325

33.6 Page 326

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1983 (31 maggio): Suore della Visitazione di Don Bosco (Shillong, India)
1983 (7 ottobre): Comunità della Missione di Don Bosco (Bologna, Italia)
1984 (8 dicembre): Testimoni del Risorto (Roma, Italia)
1986 (8 dicembre): Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth (Montevideo, Uruguay)
1994 (12 settembre):Volontari Con Don Bosco (Roma, Italia)
2008 (5 aprile): Suore della Regalità di Maria (Bangkok, Thailandia)
326

33.7 Page 327

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Dove e da chi sono stati fondati i Gruppi
1. In Italia
Torino
- Società di San Francesco di Sales ( San G. Bosco, sacerdote torinese, 44 anni )
-- Associazione dei Salesiani Cooperatori (San Giovanni Bosco, 61 anni)
-- Associazione di Maria Ausiliatrice (San Giovanni Bosco, 54 anni)
-- Confederazione degli Exallievi di Don Bosco (Sig. Carlo Gastini; struttura con Statu-
to da beato Filippo Rinaldi, prefetto generale sdb, 52 anni)
-- Confederazione degli Exallieve/i delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Beato Filippo Ri-
naldi, 52 anni)
-- Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (beato Filippo Rinaldi, 61 anni)
Mornese
-- Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (San Giovanni Bosco, 57 anni, e Santa Ma-
ria Domenica Mazzarello, 35 anni )
Messina
- Apostole della Sacra Famiglia (Card. Giuseppe Guarino, Arciv., Cooperatore, 62
anni)
Pellaro (RC)
- Salesiane Oblate del Sacro Cuore (Mons. Giuseppe Cognata, 48 anni)
Bologna
- Comunità della Missione di Don Bosco (Diac. Guido Pedroni, 25 anni)
Roma
- Testimoni del Risorto (p. Sabino Palumbieri, sdb, 50 anni)
- Volontari Con Don Bosco (p. Egidio Viganó, Rettor Maggiore, 74 anni)
2. In Polonia
Miejsce Piastowe
-- Congregazione di San Michele Arcangelo (b. Bronislaw Markiewicz, sdb, 55 anni)
-- Congregazione Suore di San Michele Arcangelo (Beato Bronislaw Markiewicz, sdb,
55 anni e Ven. Anna Kaworek, 25 anni)
327

33.8 Page 328

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3. In America Latina
Colombia
- Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria (Beato Luigi Variara, sdb, 30 anni)
El Salvador
- Figlie del Divino Salvatore (Mons. Pedro Arnoldo Aparicio, 48 anni)
Brasile
- Mediatrici della Pace (Mons. Antonio Campelo Aragao, sdb, 50 anni)
- Comunità Canção Nova (Mons. Jonas Abib, sdb, 42 anni)
- Suore di Gesù Adolescente (Mons. Vicente Priante, sdb, 55 anni)
Venezuela
- Damas Salesianas (don Miguel González, sdb, 41 anni)
Guatemala
- Suore della Risurrezione (p. Jorge Puthenpura, sdb, 36 anni)
Uruguay
- Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth (Mons. Nicola Cutugno, sdb, 51 anni)
4. In India-Asia Meridionale
Assam
- Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (Mons. Stefano Ferrando, 47 anni)
Krishnagar
- Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani (Mons. Luis La Ravoire Mor-
row, 56 anni)
Chattisgarh
- Discepoli (p. Joe D’Souza, sdb, 32 anni)
Shillong
- Suore della Visitazione di Don Bosco (Mons. Hubert D’Rosario, sdb, 65 anni)
Chennai
- Suore di Maria Auxiliatrix (p. Muthamthottil Anthony, sdb, 51 anni)
5. In Asia Orientale
Cina
- Suore Annunciatrici del Signore (San Luigi Versiglia, sdb, realizzato da Mons. Ignazio
Canazei, 48 anni)
Giappone
- Suore della Carità di Gesù (p. Antonio Cavoli, sdb, 49 anni)
Thailandia
- Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata (b. Gaetano Pasotti, Prefetto Apostolico,
47 anni)
- Figlie della Regalità di Maria (p. Carlo Della Torre, 52 anni)
- Suore della Regalità di Maria (p. Carlo Della Torre, 52 anni)
328

33.9 Page 329

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Patroni dei Gruppi
1. Gesù Cristo
1. Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria
2 .Suore Annunciatrici del Signore
3. Salesiane Oblate del Sacro Cuore
4. Suore della Carità di Gesù
5. Suore di Gesù Adolescente
6. Figlie del Divino Salvatore
7. Discepoli
8. Suore della Risurrezione
9. Testimoni del Risorto
2. Maria
1. Associazione di Maria Ausiliatrice
2. Figlie di Maria Ausiliatrice
3. Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria
4. Exallievi/e delle Figlie di Maria Ausiliatrice
5. Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata
6. Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani
7. Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani
8. Figlie della Regalità di Maria
9. Suore di Maria Auxiliatrix
10. Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth
11. Suore della Regalità di Maria
3. Sacra Famiglia
1. Apostole della Sacra Famiglia
4. San Michele Arcangelo
1. Congregazione Suore di San Michele Arcangelo
2. Congregazione di San Michele Arcangelo
329

33.10 Page 330

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5. San Francesco di Sales
1. Salesiani di Don Bosco
2. Salesiani Cooperatori
3. Associazione Damas Salesianas
6. San Giovanni Bosco
1. Exallievi di Don Bosco
2. Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco
3. Suore della Visitazione di Don Bosco
4. Comunità della Missione di Don Bosco
5. Volontari Con Don Bosco
7. Altri
1. Suore Mediatrici della Pace
2. Comunità Canção Nova
330

34 Pages 331-340

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34.1 Page 331

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Identità Canonica – Ecclesiale
1. Istituti Religiosi Maschili di Diritto Pontificio
1. Società di San Francesco di Sales (SDB), Italia
2. Congregazione di San Michele Arcangelo (CSMA), Polonia
2. Istituti Religiosi Femminili di Diritto Pontificio
1. Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), Italia
2. Congregazione delle Suore di San Michele Arcangelo (CSSMA), Polonia
3. Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (HH SS CC), Colombia
4. Apostole della Sacra Famiglia (ASF), Italia
5. Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC), Italia
6. Suore della Carità di Gesù (SCG), Giappone
7. Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (MSMHC), India
8. Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani (SMI), India
9. Figlie del Divino Salvatore (HDS), El Salvador
10. Suore di Maria Auxiliatrix (SMA), India
3. Istituti Religiosi Femminili di Diritto Diocesano
1. Suore Annunciatrici del Signore (SAL), Cina
2. Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata (SIHM), Thailandia
3. Suore di Gesù Adolescente (IJA), Brasile
4. Suore Mediatrici della Pace (MP), Brasile
5. Suore della Risurrezione (HR), Guatemala
6. Suore della Visitazione di Don Bosco (VSDB), India
7. Suore della Regalità di Maria (SQM), Thailandia
4. Istituti Secolari di Diritto Pontificio
1. Istituto delle Volontarie di Don Bosco (VDB), Italia
5. Istituti Secolari di Diritto Diocesano
1. Figlie della Regalità di Maria (DQM), Thailandia
2. I Discepoli (DISC), India
331

34.2 Page 332

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6. Associazioni Pubbliche di Fedeli
1. Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), Italia
2. Associazione Salesiani Cooperatori (ASSCC), Italia
3. Volontari Con Don Bosco (CDB), Italia
4. Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth (FCMN), Uruguay
7. Movimenti Spirituali e Associazioni Private di Fedeli
1. Associazione Damas Salesianas (ADS), Venezuela
2. Comunità Cançao Nova (CN), Brasile
3. Testimoni del Risorto (TR), Italia
4. Comunità della Missione di Don Bosco (CMB), Italia
8. Associazioni Private dei Laici Interreligiosi
1. Associazione degli Exallievi/e di Don Bosco (EXA.DB), Italia
2. Associazione delle Exallieve/i delle FMA (EXA.FMA), Italia
332

34.3 Page 333

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Consistenza numerica dei Gruppi
(1 gennaio 2020)
1. Salesiani di Don Bosco
14.601
2. Figlie di Maria Ausiliatrice
11.791
3. Salesiani Cooperatori
27.035
4. Associazione di Maria Ausiliatrice
100.000
5. Confederazione Mondiale di Exallievi/e di Don Bosco
50.000
6. Confederazione Mondiale di Exallieve/i delle FMA
35.973
7. Istituto Secolare Volontarie di Don Bosco
1.200
8. Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria
308
9. Salesiane Oblate del Sacro Cuore
262
10. Apostole della Sacra Famiglia
54
11. Suore della Carità di Gesù
935
12. Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani
1.244
13. Figlie del Divino Salvatore
170
14. Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata
91
15. Suore di Gesù Adolescente
19
16. Associazione Damas Salesianas
3.153
17. Volontari Con Don Bosco
82
18. Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani
665
19. Figlie della Regalità di Maria
40
20. Testimoni del Risorto TR2000
500
21. Congregazione di San Michele Arcangelo
330
22. Congregazione delle Suore della Risurrezione
59
23. Suore Annunciatrici del Signore
19
24. Discepoli
415
25. Comunità Cançao Nova
1.340
26. Suore di San Michele Arcangelo
256
27. Suore di Maria Auxiliatrix
124
28. Comunità della Missione di Don Bosco
400
29. Suore della Regalità di Maria
24
30. Suore della Visitazione di Don Bosco
142
31. Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth
118
32. Suore Mediatrici della Pace
71
TOTALE
251.179
333

34.4 Page 334

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34.5 Page 335

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Recapiti
1. Salesiani di Don Bosco (SDB)
Fondatore
Data e luogo di fondazione
Sede Centrale
Pagina Web
San Giovanni Bosco
18 dicembre 1859, Torino, Italia
Salesiani
Via Marsala 42,
00185 Roma - Italia
tel.: (+39) 06-656121
www.sdb.org
2. Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA)
Fondatore
Cofondatrice
Data e luogo di fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
San Giovanni Bosco
Santa Maria Domenica Mazzarello
5 agosto 1872, Mornese, Italia
Costituzioni FMA art.3
Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice
Via dell’Ateneo Salesiano 81
00139 Roma Italia
tel.:(+39) 06-87.27.41
fax: (+39) 06-8713.2306
e-mail: fmasegreteria@cgfma.org
www.cgfmanet.org
3. Associazione dei Salesiani Cooperatori (ASSCC)
Fondatore
Data e luogo di fondazione
Indirizzo dell’ufficio
Pagina Web
San Giovanni Bosco
9 maggio 1876, Torino, Italia
Associazione Salesiani Cooperatori
Via Marghera, 59 00185 Roma Italia
e-mail: segreteria@asscc-mondiale.org
www.asscc-mondiale.org
335

34.6 Page 336

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4. Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA)
Fondatore
Data e luogo di fondazione
Indirizzo dell’ufficio
Pagina Web
San Giovanni Bosco
18 aprile 1869, Torino, Italia
ADMA Primaria
Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 Torino
tel. (+39) 011.522.4216
e-mail: adma@admadonbosco.org
www.admadonbosco.org
5. Confederazione Mondiale Exallievi/e di Don Bosco (EXA – DB)
Fondatore (Origine)
Sig. Carlo Gastini
Data e luogo di fondazione (origine)
24 giugno 1870 - Torino Italia
Data e luogo di fondazione (statuto)
8 settembre 1911 - Torino, Italia
Appartenenza alla FS
Cost. SDB Art.5, Statuto Art.1
Segreteria
Confederazione Mondiale Exallievi/e di Don Bosco
Via Tiburtina, 994
00156 Roma (Italia)
e-mail: office@exallievi.org
secretariat.rome@exallievi.org
Pagina Web
www.exallievi.org
Periodico d’informazione
Ex Allievi Newsflash
e-mail: newsflash@exallievi.org
6. Confederazione Mondiale Exallieve/i delle Figlie di Maria
Ausiliatrice (EXA – FMA)
Fondatore
Data e luogo di fondazione
Appartenenza alla FS
Sede legale
Pagina Web
Beato don Filippo Rinaldi
19 marzo 1908 - Torino, Italia
29 ottobre 1988
Via Gregorio VII n.133, sc/B int. 4
00165 Roma Italia
tel.: (+39) 06.63.5692 f
ax: (+39) 06.3937.5131
e-mail: segretariaconfederale@gmail.com
www.exallievefma.org
336

34.7 Page 337

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7. Istituto Secolare Volontarie di Don Bosco (VDB)
Fondatore
Data e luogo di fondazione
Appartenenza alla FS
Sede Centrale
Pagina Web
Beato Filippo Rinaldi, SDB
20 maggio 1917 - Torino, Italia
20 maggio 1917
Istituto Secolare Volontarie di Don Bosco
Via Aureliana, 53
00187 Roma
tel. (+39) 06.488.3946 454.386.33
fax: (+39) 06.487.0688
e-mail: segreteria@istitutovdb.it
www.volontariedonbosco.org
8. Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (HH SS CC)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Famiglia Salesiana:
Beato don Luigi Variara, SDB
7 maggio 1905, Agua de Dios, Colombia
23 dicembre 1981
Carrera 15, No 45-39,
Santa Fe de Bogotá, Colombia
tel. (57) 1 2457273
e-mail: hijascorazones1904@gmail.com
suoredonvariara@yahoo.it
9. Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Mons. Giuseppe Cognata, SDB
8 dicembre 1933, Pellaro (RC)
Italia
29 dicembre 1983
V.lo Ciaccia, 29
00019 Tivoli (RM)
e-mail: sosc.segreteria@libero.it
tel.: (+39) 0774.330.962
www.salesianesosc.org
337

34.8 Page 338

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10. Apostole della Sacra Famiglia (ASF)
Fondatore
Card. Giuseppe Guarino
Data e luogo di fondazione
29 giugno 1889, Messina, Italia
Appartenenza alla FS
18 dicembre 1984
Casa Generalizia
Istituto Leone XIII
Via Elenuccia n.15
98121 Messina
tel. e fax: (+39)-090-51174, 339 8251122
e-mail: casageneralizia@apostolesacrafamiglia.it
Pagina Web
www.apostolesacrafamiglia.it
11. Suore della Carità di Gesù (SCG)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS:
Casa Generalizia
Pagina Web
Don Antonio Cavoli, SDB
15 Agosto 1937, Miyazaki, Giappone
31 gennaio 1986
Piazza Antonio Salviati, 3
00152 Roma
tel.: 06.5346.238
e-mail: contact@caritadigesu.org
www.caritadigesu.com
12. Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (MSMHC)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Ven. vescovo Stefano Ferrando, SDB
24 ottobre 1942, Assam, India
8 luglio 1986
MSMHC Generalate Little Flower
Convent Hatigaon, Guwahati
781038 Assam, India
tel.: (+91) 0361-2263631
e-mail: msmhcghy06gmail.com
www.msmhc.org
338

34.9 Page 339

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13. Figlie del Divino Salvatore (HDS)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Blog
Facebook
Instagram
Twitter
Mons. Pedro Arnoldo Aparicio Quintanilla, SDB
24 dicembre 1956, El Salvador
5 febbraio 1987
Hijas del Divino Salvador
Ant. Carr. Panamericana nº 24 Bº San José
13011 Santo Domingo Dep. S. Vicente
El Salvador, Centro América
tel. (+503) 23330166 / 23330424
cellulare: (+503) 70233156
e-mail: hdssecretaria@gmail.com
hijasdeldivinosalvador.org
hijasdeldivinosalvador.blogspot.com
www.facebook.com/ hijasdeldivinosalvadorhds
hds_aparicio1
@del_hijas
14. Suore Ancelle del Cuore di Maria Immacolata (SIHM)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Mons. Gaetano Pasotti SDB
7 dicembre 1937, Bangkok, Thailandia
28 febbraio 1987
230/2 Phetchakasem Rd, Hua Hin,
Prachuabkirikhun, 77110 Thailand
tel. (+66) 32532625 fax (+66) 32532737
e-mail: sistersihm@gmail.com
www.sihm.or.th
15. Suore di Gesù Adolescente (IJA)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Mons. Vicente Bartolomeu Maria Priante, SDB
8 dicembre 1938, Campo Grande, Brasile
1 gennaio 1989
Istituto di Gesù Adolescente
Rua Antonio Maria Coelho, 1583 Centro città
79002-221 Campo Grande MS Brasile
tel. (+55) 67.99113.3943 /WhatsApp)
e-mail: jesusadolescente@yahoo.com.br
339

34.10 Page 340

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16. Associazione Damas Salesianas (ADS)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Don Miguel González, SDB
13 maggio 1968, Caracas, Venezuela
29 dicembre 1988
Av. San Felipe Edif. Don Bosco 88
La Castellana Caracas Venezuela
tel.: (+58) 212 2630960
e-mail: asistenteadsdi68@gmail.com
adsmundo.org.ve
17. Volontari Con Don Bosco (CDB)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Segreteria Centrale
Pagina Web
Don Egidio Viganò SDB
12 settembre 1994, Roma, Italia
24 maggio 1998
Via Marsala 42
00185 Roma
e-mail: segreteria.centrale@ volontaricdb.org
www.volontaricdb.org
18. Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani (SMI)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Vescovo Louis La Ravoire Morrow, SDB
12 dicembre 1948, Krishnagar, India
10 giugno 1992
Sisters of Mary Immaculate
Mother House and Generalate
Krishnagar 741101, West Bengal, India
cell: (+91) 9475843334
e-mail: smisecygen@gmail.com
www.smiofbpmorrow.org
340

35 Pages 341-350

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35.1 Page 341

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19. Figlie della Regalità di Maria (DQM)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Servo di Dio Don Carlo della Torre, SDB
3 dicembre 1954, Bangkok, Tailandia
12 luglio 1996
Daughters of Queenship of Mary (DQM)
247 Chan Rd, 27 Sathorn
Bangkok 10120
Thailand
tel.: 026749451-2
e-mail: tereat@gmail.com
www.dqmi.org/www.c-dellatorre.org
20. Testimoni del Risorto (TR)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza FS
Periodico d’informazione
Pagine Web
Don Sabino Maria Palumbieri, SDB
8 dicembre 1984, Roma, Italia
25 marzo 1999
Trnews
e-mail: coordinatrice.tr@gmail.com
www.testimonidelrisorto.org www.vialucis.org
21. Congregazione di San Michele Arcangelo (CSMA)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Beato Bronislaw Markiewicz
2 settembre 1897, Miejsce Piastowe, Polonia
24 gennaio 2000
Ul. Marszalka Jozefa Pilsudskiego 248/252
05-261 Marki, Polonia
tel.: (+48) 22 781 14 90
fax: (+48) 22 771 34 56
e-mail: kuria@michalici.pl
www.michalici.pl
341

35.2 Page 342

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22. Suore della Resurrezione (HR)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Don Jorge Puthenpura, SDB
15 settembre 1977, Guatemala
31 gennaio 2006
Centro Thalita Kumi, San Pedro Carchá A.V.
Guatemala
tel.: (+502) 30753059
e-mail: caalcacao1973@gmail.com
23. Suore Annunciatrici del Signore (SAL)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Mons. Luigi Versiglia, SDB,
realizzato da Mons. Ignazio Canazei
30 maggio 1931, Shaoguan, Cina
28 luglio 2005
1 Fa Po Street, Yau Yat Chuen,
Kowloon, Hong Kong
24. Discepoli (DISC)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia (Suore)
Casa Generalizia (Fratelli)
Don Joseph D’Souza, SDB
2 giugno 1973, Chattisgarh, India
21 gennaio 2009
Shishya Niketan Shantipara P.O. Kunkuri 496
225 Jashpur Dt.,Chhattisgarh.
tel.: (+91) 9425575137
e-mail: dsouzajoesdb@gmail.com
Don Bosco Ashram, Raidanr, P.O.
Narayanpur-496 225 Jashpur Dt., Chhattisgarh.
342

35.3 Page 343

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25. Comunità Canção Nova (CN)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Sede Centrale
Pagina Web
Mons Jonas Abib, SDB
2 Febbraio 1978, Quelez-SP, Brasile
21 gennaio 2009
Comunidade Canção Nova
Av. João Paulo II, S/N – Alto da Bela Vista,
Cachoeira Paulista, SP, CEP: 12630-000
tel.: (+55) 12-3186.2000 / Interno 30153
e-mail: secretariageral@comunidadecn.com
https://comunidade.cancaonova.com
26. Suore di S. Michele Arcangelo (CSSMA)
Fondatore
Cofondatrice
Data e luogo di fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Beato Bronislao Markiewicz
Venerabile Madre Anna Kaworek
2 settembre 1897, Miejsce Piastowe, Polonia
22 gennaio 2009
ul. Ks. Br. Markiewicza, 22
Miejsce Piastowe Polonia
tel.: (+48) 134338130
fax.: (+48) 134338132
e-mail: m.generalna@michalitki.pl
www.michalitki.pl
27. Suore di Maria Auxiliatrix (SMA)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Don Muthamthotil Anthony, SDB
13 maggio 1976, Chennai, India
16 luglio 2009
SMA Generalate
No, 226, Thapalpetty, MMC Road
Chennai 600 060
tel.: (+91) 44-25556436 / (+91) 9444694805
e-mail: smasuperiorgeneral@gmail.com
www.smasistersmadhavaram.org
343

35.4 Page 344

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28. Comunità della Missione di Don Bosco (CMB)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Sede Storica e Operativa
Pagina Web
Diac. Guido Pedroni
7 ottobre 1983, Bologna, Italia
15 gennaio 2010
Comunità della Missione di Don Bosco
c/o Istituto Salesiano
Via Jacopo della Quercia, 1
40128 Bologna - Italia
www.associazionecmb.it
29. Suore della Regalità di Maria (SQM)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Don Carlo della Torre, SDB
5 aprile 2008, Bangkok, Tailandia
24 gennaio 2012
Queen Maria’s Room, 2/1 Soi Sathuoradut 34,
Bang Pongphang, Yan Nawa, Bangkok 10120
tel.: (+66) 0942281
e-mail: nongdasqm@gmail.com
http://www.sqmsister.org
30. Suore della Visitazione di Don Bosco (VSDB)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Mons. Hubert D’Rosario, SDB
31 maggio 1983, Shillong, India
25 gennaio 2012
Madonna Convent, Nongkseh, Upper Shillong,
793005 Meghalaya, India
tel.:(+91) 9485448733
e-mail: madonnavsdb@gmail.com
31. Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth (FCMN)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Mons. Nicolás Cotugno, SDB
8 dicembre 1986, Montevideo, Uruguay
tel.: (+ 598) 24807412
e-mail: tarrago1@adinet.com.uy
Segretaria: margarev@hotmail.com
344

35.5 Page 345

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32. Suore Mediatrici della Pace (MP)
Fondatore
Data e luogo di Fondazione
Erezione canonica
Appartenenza alla FS
Casa Generalizia
Pagina Web
Mons. Antônio Campelo de Aragão, SDB
10 dicembre 1968, Petrolina, Brasile
5 luglio 1993
17 febbraio 2019
Rua Edgar Chastinet, 01, Quadra I, Bairro Santa
Mônica, CEP: 40.342-100 Salvador-BA -
tel.: (+55)-071-3386-3216
fax (+55)-3386-0168
cell.: (+55)-99297-6232
e-mail: ismep@ig.com.br
pazoliveira2012@hotmail.com
www.impaz.org.br
345

35.6 Page 346

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35.7 Page 347

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Indice
Presentazione Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime
Introduzione Don Eusebio Muñoz Sdb
Preghiera a Don Bosco
Abbreviazioni
pag. 7
9
11
12
Carta d’Identita’ della Famiglia Salesiana
13
Capitolo I: La Famiglia Salesiana nella Chiesa
15
Art. 1. Esperienza carismatica e spirituale del Fondatore
15
Art. 2. Sviluppo della Famiglia
16
Art. 3. Configurazione istituzionale
17
Art. 4. Unità e diversità
18
Art. 5. Il Mistero trinitario sorgente della comunione
18
Art. 6. Nella comunione della Chiesa
20
Art. 7. Per un nuovo umanesimo cristiano
21
Art. 8. Il prezioso apporto della donna
22
Art. 9. Per nuove forme di solidarietà
23
Art. 10. Nello scambio dei doni
24
Art. 11. Con Maria in casa
25
Art. 12. Con riferimento a Don Bosco
26
Art. 13. Il Rettor Maggiore nella Famiglia Salesiana
27
Capitolo II: La Missione
29
Art. 14. Missione carismatica nella Chiesa e per la Chiesa
29
Art. 15. Famiglia apostolica
30
Art. 16. «Missione giovanile, popolare e missionaria»
31
Art. 17. Servizio al Vangelo
33
Art. 18. Nei nuovi contesti religiosi e culturali
34
Art. 19. Comunione e collaborazione nella missione
36
Art. 20. Autonomia ed originalità di ciascun Gruppo
37
Art. 21. Corresponsabilità apostolica
37
Capitolo III: La Spiritualità
41
Art. 22. Orizzonti della spiritualità apostolica della Famiglia Salesiana 41
Art. 23. Collaborare con Dio Padre
41
Art. 24. Vivere i sentimenti di Cristo
42
Art. 25. Essere docili allo Spirito
43
Art. 26. Comunione e missione nella Chiesa
44
Art. 27. Spiritualità del quotidiano
45
347

35.8 Page 348

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Art. 28. La «contemplazione operante» di Don Bosco
Art. 29. Carità apostolica dinamica
Art. 30. Grazia di unità
Art. 31. Predilezione per i giovani e dedizione al ceto popolare
Art. 32. Amorevolezza salesiana
Art. 33. Ottimismo e gioia nella speranza
Art. 34. Lavoro e temperanza
Art. 35. Iniziativa e duttilità
Art. 36. Lo spirito di preghiera salesiano
Art. 37. Maria Ausiliatrice, Maestra di spiritualità apostolica
pag. 46
47
48
49
50
51
52
52
53
54
Capitolo IV: Formazione alla Comunione e Missione
57
Art. 38. Conoscenza delle identità specifiche
57
Art. 39. Formazione condivisa
57
Art. 40. Inserimento nei differenti contesti
58
Art. 41. Metodologia di collaborazione
59
Art. 42. Ruolo del sacerdote nella Famiglia Salesiana
60
Capitolo V: Composizione e Animazione
63
Art. 43. Una Famiglia in crescita
63
Art. 44. Una Famiglia aperta
63
Art. 45. Punti di riferimento
64
Art. 46. Organismi di animazione e momenti di incontro
64
Santità nella Famiglia Salesiana
67
Famiglia Salesiana: Famiglia di Santi
70
Elenco al 1° gennaio 2020
71
Gruppi della Famiglia Salesiana
77
Gruppi
79
1. La Società di San Francesco di Sales (Salesiani di Don Bosco – SDB)
81
2. L’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA)
95
3. L’Associazione dei Salesiani Cooperatori (ASSCC)
107
4. L’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA)
117
5. La Conf. Mondiale degli Exallievi/e di Don Bosco (EXA-DB)
123
6. La Conf. Mondiale delle Exallieve/i delle Figlie di M. A. (EXA-FMA)
133
7. L’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (VDB)
141
8. Le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria (HH SS CC)
149
9. Le Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC)
159
10. Le Apostole della Sacra Famiglia (ASF)
167
348

35.9 Page 349

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11. Le Suore della Carità di Gesù (SCG)
pag. 173
12. Le Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (MSMHC)
181
13. Le Figlie del Divino Salvatore (HDS)
187
14. Le Ancelle del Cuore di Maria Immacolata (SIHM)
193
15. Le Suore di Gesù Adolescente (IJA)
201
16. L’Associazione Damas Salesianas (ADS)
209
17. I Volontari Con Don Bosco (CDB)
215
18. Le Suore Catechiste di Maria Immacolata Aiuto dei Cristiani (SMI) 221
19. Le Figlie della Regalità di Maria (DQM)
229
20. I Testimoni del Risorto (TR)
235
21. La Congregazione di San Michele Arcangelo (CSMA)
241
22. La Congregazione delle Suore della Resurrezione (HR)
245
23. La Congregazione delle Suore Annunciatrici del Signore (SAL) 251
24. I Discepoli (DISC)
257
25. La Comunità Cançao Nova (CN)
263
26. Le Suore di San Michele Arcangelo Michelite (CSSMA)
273
27. Le Suore di Maria Auxiliatrix (SMA)
279
28. La Comunità della Missione di Don Bosco (CMB)
285
29. Le Suore della Regalità di Maria (SQM)
291
30. Le Suore della Visitazione di Don Bosco (VSDB)
297
31. La Fraternità Contemplativa Maria di Nazareth (FCMN)
305
32. Le Suore Mediatrici della Pace (MP)
315
Informazioni generali
313
- Quando sono nati i Gruppi
325
- Dove e da chi sono stati fondati i Gruppi
327
- Patroni dei Gruppi
329
- Identità Canonica – Ecclesiale
331
- Consistenza numerica dei Gruppi (1 gennaio 2020)
333
- Recapiti dei Gruppi
335
Indice
347
349

35.10 Page 350

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36 Pages 351-360

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36.1 Page 351

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36.2 Page 352

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