Mi sembra naturale che tanto più completa è la consacrazione, tanto maggiore sia la responsabilità nell’animazione. Questa convinzione ci è stata confermata dal Santo Padre, Benedetto XVI, nel Discorso nell’Udienza ai Capitolari del 31 marzo 2008: «Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate».


Mi sembra naturale che tanto più completa è la consacrazione, tanto maggiore sia la responsabilità nell’animazione. Questa convinzione ci è stata confermata dal Santo Padre, Benedetto XVI, nel Discorso nell’Udienza ai Capitolari del 31 marzo 2008: «Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate».

«Un vasto movimento per il bene dei giovani»

Intervento del RM alle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana


il seme è diventato un albero e l’albero un bosco


«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami» (Mt 13, 31-32).



Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana,


vi saluto con il cuore di Don Bosco, dal cui zelo e carità pastorale è nata la nostra Famiglia spirituale e apostolica. Noi siamo il frutto più bello e fecondo della sua totale consegna a Dio e della sua passione di vedere i giovani, specialmente i più poveri, bisognosi e a rischio, raggiungere la pienezza di vita in Cristo.

Dopo le Strenne tanto propositive ed impegnative degli ultimi tre anni, che hanno cagionato una quantità significativa di tante iniziative nei diversi gruppi della Famiglia Salesiana, è arrivato il momento di dare un paso in avanti in fedeltà all’intuizione e creazione originale di Don Bosco che “ha sempre pensato l’unità delle forze apostoliche salesiane: per lui nessun gruppo è mai esistito fuori di questa prospettiva unitaria, più forte e più ricca della distinzione in tre gruppi (SDB, FMA e Cooperatori, e poi tutti gli altri gruppi apostolici nati sotto l’ispirazione salesiana) esigita del diritto canonico, e purtroppo esagerata nel seguito della storia”.1

Questa convinzione è stata reaffermata nel 1972 dall’allora Rettor Maggiore, don Luigi Ricceri: “Nella mente e nel cuore di Don Bosco, la Famiglia Salesiana è UNA, di un’unità radicata nella comunanza dello spirito e della missione, a servizio totale della gioventù e del popolo. Realizza così, a livello superiore, una verà comunità nella quale tutti i membri sono integrati secondo i propri doni, le loro specifiche funzioni e le diverse forme di vita possibili in seno alla Chiesa”.

Eccomi quindi qui a proporvi una strenna ancor più stimolante, urgente, esigente e promettente di quelle precedenti. Essa ha a che vedere con la nostra identità e con la nostra missione. Da essa dipende in effetti una presenza più visibile nella Chiesa e nella società e un’azione più efficace nell’affrontare le grandi sfide del mondo oggi.

L’anno 2009 dovrà aiutarci a fare sempre più reale la convinzione di Don Bosco, che l’educazione dei giovani richiede una grande rete di persone dedite a loro ed una decisa sinergia di interventi per raggiungere i traguardi che i giovani attendono ed essere significativi per la società. Perciò a nome di Don Bosco vi chiedo:


Impegniamoci a fare della Famiglia Salesiana

un vasto movimento di persone per la salvezza dei giovani


Due avvenimenti convergenti


Ci sono due avvenimenti che giustificano la scelta del tema di questa Strenna per il 2009: il 150º anniversario di fondazione della Società Salesiana e la preparazione del bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015). Con la celebrazione del primo iniziamo la preparazione del secondo. Lo facciamo ricordando l’appello di Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000: «Ogni famiglia religiosa vivrà bene il Giubileo ritornando con purezza di cuore allo spirito del Fondatore!»

Per noi quindi questa celebrazione giubilare significa fedeltà rinnovata e creativa a Don Bosco, alla sua spiritualità, alla sua missione. Ci sarà un “Anno Santo salesiano”, durante il quale siamo chiamati a rivivere con luminosità ed a comunicare con entusiasmo le esperienze di vita, le modalità di azione, i tratti di spirito che hanno condotto Don Bosco e, prima fra tanti altri, Madre Mazzarello alla santità.

In questo senso, non posso non ricordare quella che è stata l’esperienza di Don Bosco. In un primo momento egli si consacrò personalmente in corpo e anima alla salvezza dei giovani che vedeva smarriti sulle strade; poi invitò alcuni a condividere il suo lavoro apostolico, dando luogo ad una specie di prima forma di ‘Famiglia Salesiana’. Ma, dopo aver visto che tanti lo abbandonavano ed essere rimasto solo o quasi, riunì attorno a sé un gruppo di giovani e li educò per formare con lui una famiglia religiosa: così nacquero i Salesiani; in seguito, vennero altri gruppi, strutturati a diverso livello, ma con gli stessi obiettivi apostolici. Questo rapido cenno di percorso ‘storico’ illumina cos’è la Famiglia Salesiana e la sua relazione con il nocciolo fondamentale, i consacrati – SDB e FMA –, il cui cuore e il cui motore, come d’altronde quello di tutta la Famiglia Salesiana, è la passione del “Da mihi animas, cetera tolle”. Questa racchiude lo spirito che deve caratterizzare tutti i membri e gruppi della Famiglia Salesiana.



1.La Famiglia Salesiana ieri


Il 150º anniversario di fondazione della Società Salesiana è un’occasione privilegiata per riflettere sull’idea originale di Don Bosco e sulla fondazione concreta dei gruppi originari, suscitati e coltivati da lui: i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, l’Associazione dei Cooperatori Salesiani, l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice.


A questo punto mi sembra doveroso, illuminante e nello stesso tempo commovente leggere il verbale dell’Atta di fondazione della Società di S. Francesco di Sales:


«L’anno del Signore mille ottocento cinquantanove alli diciotto di Dicembre in questo Oratorio di S. Francesco di Sales nella camera del Sacerdote Bosco Gioanni alle ore 9 pomeridiane si radunavano, esso, il Sacerdote Alasonatti Vittorio, i chierici Savio Angelo Diacono, Rua Michele Suddiacono, Cagliero Gioanni, Francesia Gio Battista, Provera Francesco, Ghivarello Carlo, Lazzero Giuseppe, Bonetti Gioanni, Anfossi Gioanni, Marcellino Luigi, Cerruti Francesco, Durando Celestino, Pettiva Secondo, Rovetto Antonio, Bongiovanni Cesare Giuseppe, il giovane Chiapale Luigi, tutti allo scopo ed in uno spirito di promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiesi nell’opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della società e precipitata nell’empietà ed irreligione.


Piacque pertanto ai medesimi Congregati di erigersi in Società o Congregazione che avendo di mira il vicendevole ajuto per la santificazione propria si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime specialmente delle più bisognose d’istruzione e di educazione ed approvato di comune consenso il disegno proposto, fatta breve preghiera ed invocato il lume dello Spirito Santo, procedevano alla elezione dei Membri che dovessero costituire la direzione della società per questa e per nuove Congregazioni se a Dio piacerà l’incremento» .


Ritengo che in questo testo abbiamo i punti fondamentali non soltanto per la Congregazione dei Salesiani, ma anche per l’intera famiglia salesiana: la comunione di spirito e carità al servizio dell’ “opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante”; il bisogno “di erigersi in Società o Congregazione”; la ricerca della “santificazione propria”, realizzata attraverso la realizzazione della missione: “la gloria di Dio e la salute delle anime”; con un campo specifico “l’istruzione ed educazione”; pensando già alla possibilità di “nuove Congregazioni se a Dio piacerà favorirne l’incremento”.

Ebbene, prendendo spunto dalla parabola adoperata da Gesù per spiegare il Regno dei cieli e il suo dinamismo, mi azzardo a dire che il seme seminato da Don Bosco è cresciuto fino a diventare un albero frondoso e robusto, vero dono di Dio alla Chiesa e al mondo. Infatti, la Famiglia Salesiana ha vissuto un’autentica primavera. Ai gruppi originari si sono uniti, sotto l'impulso dello Spirito Santo, altri gruppi che, con vocazioni specifiche, hanno arricchito la comunione e allargato la missione salesiana.

Oggi è evidente agli occhi di tutti quanto è aumentata la Famiglia, si è moltiplicato il lavoro compiuto e quello che sogniamo; si è esteso senza limiti il campo di azione a beneficio di tanti giovani e adulti. Di questo siamo grati al Signore e prendiamo consapevolezza della nostra maggiore responsabilità, appunto perché come ogni vocazione, anche questa della Famiglia Salesiana è al servizio della missione, nel caso nostro la salvezza della gioventù, specie la più povera, abbandonata e pericolante.


1.1Il “seme” carismatico.


Lo spirito, la mentalità, l’esperienza pastorale, la visione del mondo e della Chiesa portarono Don Bosco verso alcune convinzioni e corrispondenti iniziative:

  • la missione universale della Chiesa, da assumere in maniera solidale, di salvare tutto l’uomo e tutti gli uomini. All’interno di tale missione i suoi figli e seguaci si devono caratterizzare per la preferenza verso i giovani, i poveri, i popoli non evangelizzati;

  • l’utilità, anzi l’urgenza e la necessità impellente di unirsi spiritualmente e di associarsi operativamente per imprese rispondenti al suddetto fine;

  • le possibilità che lo spirito donato a lui aveva di essere vissuto in diversi stati di vita e, quindi, di contribuire attraverso l’unione dei “buoni” alla grande missione della Chiesa, inserendosi in essa con “le priorità” salesiane;

  • la fondazione dei primi gruppi: coagulati spiritualmente attorno all’esperienza oratoriana, come missione, come stile, come metodo e come spirito:

- con diverso legame riguardo alla Congregazione salesiana (nucleo originale),

- con diversa consistenza associativa,

- con diverso livello di impegno pubblico “cristiano” come requisito di appartenenza.

  • La funzione storica degli SDB, delle FMA, dei CC.SS.



1.2Il seme sotto la neve: la crescita silenziosa


Queste intuizioni si sono sviluppate secondo la comprensione che i seguaci di Don Bosco potevano avere nel contesto di una certa visione e vita di Chiesa. Tale sviluppo si nota:

-nella permanenza ed estensione dei gruppi fondati da Don Bosco;

-negli aggiornamenti e nelle revisioni periodiche degli elementi organizzativi e spirituali;

-nel senso dei rapporti vitali che questi gruppi mantengono tra di loro.

Nel frattempo altri gruppi andarono sorgendo in diversi continenti con caratteristiche analoghe, perché fondati da Salesiani.

Tra di essi certamente emerge il gruppo delle Volontarie di Don Bosco, traduzione dello spirito salesiano nella secolarità consacrata, che era una novità anche nella Chiesa.

Le nuove condizioni create dal Concilio Vaticano II (Chiesa comunione, rinnovamento degli Istituti di vita consacrata, ritorno al carisma originale, emergenza del laicato) hanno portato a scoprire e ad evidenziare il carattere di “famiglia” carismatica che la costellazione di gruppi sorti poteva avere ed a formulare pure orientamenti operativi in tale senso: comunicazione tra i gruppi, espressioni di comunione, ruolo animatore dei Salesiani, il Rettor Maggiore come riferimento significativo, elementi comuni della spiritualità.

Questa nuova mentalità, tuttavia, deve ancora passare dalla carta alla vita di ogni gruppo e di ogni singolo membro dei gruppi, affinché la Famiglia Salesiana sia vissuta come una dimensione della loro vocazione. “Senza di voi non siamo più noi!”



1.3L’albero e il bosco: un rigoglioso sviluppo


Alcuni fatti hanno accompagnato e sostenuto lo sviluppo della Famiglia:

  • È stata chiesta formalmente e riconosciuta pubblicamente l’appartenenza dei gruppi che erano sorti dopo la morte di Don Bosco. Nel loro insieme oggi i gruppi ufficialmente riconosciuti sono ventitre:

  1. La Società di San Francesco di Sales (Salesiani di Don Bosco)

  2. L’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice

  3. L’Associazione dei Salesiani Cooperatori

  4. L’Associazione di Maria Ausiliatrice

  5. L’Associazione degli Exallievi e delle Exallieve di Don Bosco

  6. L’Associazione delle Exallieve ed degli Exallievi delle Figlie di Maria Ausiliatrice

  7. L’Istituto delle Volontarie di Don Bosco

  8. Le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria

  9. Le Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù

  10. Le Apostole della Sacra Famiglia

  11. Le Suore della Carità di Miyazaki

  12. Le Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice

  13. Le Figlie del Divino Salvatore

  14. Le Ancelle del Cuore Immacolato di Maria

  15. Le Suore di Gesù Adolescente

  16. L’Associazione Damas Salesianas

  17. I Volontari Con Don Bosco

  18. Le Suore Catechiste di Maria Immacolata Ausiliatrice

  19. Le Figlie della Regalità di Maria Immacolata

  20. I Testimoni del Risorto 2000

  21. La Congregazione di San Michele Arcangelo

  22. La Congregazione delle Suore della Risurrezione

  23. La Congregazione delle Suore Annunciatrici del Signore

  • Sono nati anche altri gruppi, che attendono che maturino le condizioni per venire formalmente riconosciuti come membri della Famiglia Salesiana; nel frattempo si coltiva il terreno nel quale altri gruppi potrebbero ancora esprimersi.

  • La Famiglia Salesiana ha riflettuto abbondantemente sulla propria identità (cfr. ACG 358), sugli elementi che riguardano la sua consistenza e unità, sulla sua organizzazione per la comunicazione (cfr. Carta della Comunione e Carta della Missione).

  • Ogni gruppo ha cercato di rafforzarsi dandosi Statuti o Regolamenti di Vita, linee guida per la formazione dei membri, sintesi della propria specifica spiritualità salesiana, e impegnandosi per migliorare l’organizzazione e trovare vie od opportunità di crescita e sviluppo.

  • Si è fatto uno sforzo comune per approfondire le possibilità e definire le modalità di comunione tra tutti; ne è stato valido riferimento prima la Carta di Comunione e poi la Carta della Missione, che occorre continuare a diffondere, studiare, realizzare.



2.Nel terzo millennio: l’oggi e il domani



2.1Sulla strada della comunione


La Chiesa è entrata in una nuova fase di comunione, segnata dai Sinodi continentali e della Chiesa universale, dal dialogo ecumenico, dal movimento interreligioso, dalla solidarietà globalizzata, dall’impegno per la riconciliazione.

Caratteristiche di tale comunione sono:

- la rivisitazione dei fondamenti,

-una maggiore estensione,

-la comprensione più adeguata delle sue condizioni,

-una maggiore visibilità,

-una maggiore operatività apostolica e missionaria,

-il suo riferimento alla missione: “La comunione genera comunione e si configura essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32).

Anche se la nostra è una Famiglia prevalentemente apostolica, per il suo essere famiglia affonda necessariamente le sue radici nel mistero della Trinità, origine, modello e meta di ogni famiglia. Contemplando il Dio-Amore, il Dio-Comunione, il Dio-Famiglia, comprendiamo che cosa significa per noi la missione (“essere segni e portatori dell’amore di Dio”), la spiritualità di comunione, l’essere famiglia.

Il Padre ci richiama l’ampiezza del cuore per cui, membri e gruppi della Famiglia Salesiana, ci accogliamo e riconosciamo come fratelli e sorelle, uomini e donne amati da Lui: da Lui chiamati personalmente a lavorare nel suo campo per un medesimo scopo. La grettezza del cuore umano può alzare barriere, creare distanze e separazioni, cercare – come tra gli Apostoli – il primo posto, a danno del Regno. A volte sono le nostre paure o riserve all’unità stessa con gli altri che producono effetti simili. Cuore, come quello del Padre, significa affetto vero e profondo per i giovani e per quanti spendono la vita per loro. Si traduce in cordialità, valorizzazione di tutti e di ciascuno, riconoscenza per quanto ognuno può e riesce a dare.

Lo Spirito Santo ci indica un secondo atteggiamento per costruire famiglia: l’accoglienza grata e gioiosa della diversità. Manifestazione dello Spirito sono le molte lingue, i diversi carismi, i vari membri di un corpo. Sono i miliardi di uomini, ciascuno plasmato singolarmente come figlio di Dio. Lo Spirito non si ripete, non produce in serie.

Don Bosco fu maestro nel far affiorare l’unità dalla diversità di tipi e temperamenti, di condizioni e capacità. Al suo tempo questa sensibilità era meno presente. Oggi la diversità invece costituisce una sfida educativa e pastorale per la convivenza umana, per la testimonianza ecclesiale e per la Famiglia Salesiana.

Diversità vuol dire abbondanza di rapporti, varietà di forze, fertilità di campi e quindi fecondità senza calcolo. Quale impareggiabile opportunità di dialogo, di interscambio di esperienze spirituali ed educative possono offrire nella Famiglia Salesiana uomini e donne, consacrati e secolari, sacerdoti e laici, nella loro singolare condizione di mariti, mogli e figli, giovani, adulti e anziani, operai, professionisti o studenti, gente di svariati popoli e culture, in piene forze o nella prova della malattia, santi e peccatori!

Certo, l’unità tra diversi non è un fatto di natura; ma proprio perché noi avessimo la forza di superare l’istinto di autoaffermazione, Gesù ha pregato: “Che siano una cosa sola!” (cfr. Gv 17, 11).

Gesù, il Signore, il Figlio che si è fatto nostro compagno di viaggio, che riconcilia tutte le cose, quelle che sono nel cielo come quelle che sono sulla terra (cfr. Col 1,15), ricapitolandole in Dio, ci indica un terzo atteggiamento: la volontà di camminare insieme verso un traguardo condiviso, di collocarci insieme in uno spazio per niente etereo, il Regno; di formare una comunità riconoscibile di discepoli che assume insieme il suo mandato: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).

Ecco i tre atteggiamenti indispensabili per crescere in comunione: l’ampiezza di cuore, l’accoglienza della diversità, la volontà di camminare insieme verso un traguardo condiviso.



2.2Comunione nella e per la missione


La comunione genera comunione e si configura essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32). Ora nel terzo millennio il nostro traguardo principale è quello di esprimere, in maniera più evidente, la comunione nella missione, tenendo conto dei seguenti criteri:

  • Secondo le costanti delle origini e dello sviluppo della Famiglia Salesiana:

Una cosa è rimasta costante, come preziosa eredità: la passione educativa, in particolare per i giovani più poveri, che aiutiamo a divenire consapevoli della propria dignità di persone, del valore e delle possibilità che la loro vita ha per Dio e per il mondo.

Da mihi animas”! È il motto di Don Bosco che facciamo nostro! Noi guardiamo ai giovani, alla loro dimensione spirituale, e di essi vogliamo occuparci per risvegliare in loro la vocazione ad essere figli di Dio ed aiutarli a realizzarla, seguendo il Sistema Preventivo, cioè attraverso la ragione, la religione e l’amorevolezza. Questo implica un distacco da tutto quanto ci può distrarre dalla nostra consegna a Dio e ai giovani. Ecco il significato del “cetera tolle”, che è la seocnda parte del nostro motto.

  • Conforme alle condizioni del mondo di oggi:

Il mondo unificato attraverso la comunicazione, caratterizzato dalla complessità, dal carattere trasversale di molti “cause”, dalla possibilità di reti, offre uno scenario nuovo per la missione cristiana, promozionale, educativa, giovanile.

La Famiglia Salesiana cercherà insieme di dare spessore alla propria presenza nella società e incidenza al suo agire educativo: c’è il problema giovanile, c’è la vita da custodire, c’è la povertà nelle sue diverse espressioni da debellare; c’è la pace da promuovere; ci sono i diritti umani dichiarati da rendere reali; c’è Gesù Cristo da far conoscere.

  • Come frutto delle ultime Strenne:

Le Strenne di questi ultimi tre anni hanno evidenziato l’emergenza educativa, l’impegno per la famiglia, la promozione della vita, la preferenza per i poveri, la solidarietà globalizzata, la nuova evangelizzazione.

Questa nuova fase della Famiglia Salesiana sarà segnata da un’ardente e operosa carità, piena di fantasia e generosità: quella che ha fatto di Don Bosco un’immagine di Gesù Buon Pastore, riconoscibile dai giovani e dalla gente umile del suo tempo. Noi, Famiglia Salesiana, siamo chiamati oggi, nel XXI secolo, a modellare il nostro cuore, povero e talora anche peccatore, su quello di Gesù nel quale Dio si è manifestato al mondo come Colui che dà la vita, perché l’uomo sia felice e abbia vita in abbondanza (cfr. Gv 10, 10).



2.3Alcune esigenze per continuare il cammino


Emergono immediatamente alcune esigenze per continuare il cammino di crescita e raggiungere il traguardo della comunione nella missione, che ci siamo proposto:

-Approfondire, per capirlo meglio, il possibile campo comune e le caratteristiche operative della missione.

Tutto ciò comporta di guardare, riflettere, dialogare, studiare, pregare insieme per trovare la strada da percorrere in spirito di comunione. È il segno dell’amore che i giovani si attendono e del quale certamente sentiranno l’impatto e il beneficio.

-Rimettere al centro la spiritualità come spinta alla comunione per la missione, conforme al tempo della Chiesa e alle condizioni dell’esperienza religiosa odierna; ne consegue l’urgenza della formazione dei membri ed il coinvolgimento di altri.

La santità: è questa la fonte e l’energia dalla quale «trae origine un vasto movimento di persone che in vari modi operano per la salvezza della gioventù» (Cost. SDB 5): la Famiglia Salesiana. Non si può pensare che essa possa essere il risultato di un’organizzazione anche perfetta o di tecniche raffinate di aggregazione. L’ha suscitata lo Spirito e vive dello Spirito.

A questa Famiglia faccio il pressante invito ad aquisire una nuova mentalità, a pensarsi ed agire sempre come Movimento, con intenso spirito di comunione (concordia), con convinta volontà di sinergia (unità di intenti), con matura capacità di lavorare in rete (unità di progetti). Nel Regolamento dei Salesiani Cooperatori Don Bosco scrisse: «In ogni tempo si giudicò necessaria l’unione tra i buoni per giovarsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lontano il male… Le forze deboli, quando sono unite, diventano forti e se una cordicella presa da sola facilmente si rompe, è assai difficile romperne tre unite. Le forze deboli, unite, diventano forti: Vis unita fortior, funiculus triplex difficile rumpitur». Non dobbiamo dimenticare mai che siamo stati fondati da un Santo della carità sociale, Don Bosco (cfr. Deus Caritas Est n. 40), che era consapevole però che il lavoro educativo pastorale ha bisogno di una carità cooperativa, per la quale lo Spirito Santo suscita carismi.

-Assicurare la capacità autonoma dei gruppi quanto al proprio sviluppo, alla formazione dei propri soci, alle iniziative apostoliche.

-Capire e sperimentare forme agili di collaborazione: “pensare globalmente, agire localmente”.

-Approfondire l’esperienza salesiana che si svolge nella condizione laicale.



1 3. Linee per il futuro

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2 Le sinergie nella missione

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3 Le risorse

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4 La proposta vocazionale

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5 Le Missioni

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6 Il Bollettino Salesiano

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7 Visibilità ecclesiale della presenza salesiana come “Movimento”

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8 Una cultura della Famiglia Salesiana

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