2015|it|11: Questa Famiglia Salesiana che per fedeltà è missionaria

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE

DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME



QUESTA FAMIGLIA SALESIANA

CHE PER FEDELTÀ È MISSIONARIA


Papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa Universale a essere una Chiesa in uscita, cioè una Chiesa che va incontro, una Chiesa in missione. Per la nostra Famiglia Salesiana questo progetto del Papa è pienamente e concretamente armonizzato con il carisma salesiano che condividono tutti e trenta i gruppi della Nostra Famiglia.




Mia cara Famiglia Salesiana, amici e amiche di don Bosco, lettori del Bollettino: ricevete il mio cordiale e affettuoso saluto come Rettor Maggiore. Scrivo questo mio editoriale di saluto come se fosse una lettera famigliare perché sento sinceramente la necessità di raccontare e ricordare ciò che stiamo vivendo.

L’anno di celebrazione del Bicentenario della Nascita di don Bosco prosegue gioiosamente e si dimostra sempre più quello che doveva essere: un vero anno di grazia regalatoci dal Signore.

Nel momento in cui vi scrivo queste righe, ho viva e fresca la memoria del mio incontro con i 24 Salesiani di Don Bosco che ho conosciuto a Valdocco, alcuni giorni fa, per portare loro il mio affettuoso saluto e augurare loro un buon viaggio, poco prima che partissero nelle settimane prossime per il luogo destinato loro dalla vocazione missionaria e raggiungessero i più svariati e remoti paesi del mondo.

Per la stessa cosa si preparavano un gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice e alcuni laici.

Sarà la 146esima spedizione missionaria, dal giorno in cui Don Bosco inviò i suoi primi missionari. L’allegria e l’entusiasmo di quei giovani salesiani e delle nostre sorelle e dei fratelli laici, il loro vivo desiderio di andare incontro a coloro che li aspettano per condividerne l’esistenza, per offrire la loro vita al loro servizio, per camminare insieme ai piccoli e ai poveri, mi commuove e mi riempie di gioia.


Tutta Valdocco vibrava e faceva festa


E mi fa pensare a questo aspetto essenziale della nostra Famiglia Salesiana. Per fedeltà al carisma, siamo una famiglia religiosa con vocazione missionaria.

Fin dall’inizio Don Bosco iniziò a preparare l’invio in missione dei suoi Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Nel momento della sua morte, nell’anno 1888, erano 154 i salesiani inviati in America (il 20 per cento di tutta la Congregazione Salesiana in quel momento) e lo stesso don Bosco bussava alla porta di tanti laici per chiedere che lo aiutassero a sostenere l’azione missionaria. Tutta Valdocco vibrava e faceva festa, si accendeva di emozione e di desiderio di partire per accompagnare quei primi missionari, ogni volta che arrivavano notizie “fresche” dall’America.

Oggi, il linguaggio, la visione antropologica, culturale e teologica non è più la stessa dei tempi di don Bosco, ma identico deve essere il carattere missionario della nostra Famiglia.

Papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa Universale a essere una Chiesa in uscita, cioè una Chiesa che va incontro, una Chiesa in missione. Per la nostra Famiglia Salesiana questo progetto del Papa è pienamente e concretamente armonizzato con il carisma salesiano che condividono tutti e trenta i gruppi della Nostra Famiglia.


Il mio magnifico sogno


Come ai tempi di don Bosco, anche nella nostra Famiglia, tutti i rami, ciascuno con la sua peculiare specificazione carismatica, dentro la “casa comune”, sono chiamati ad essere presenti e attivi nei quattro punti cardinali.

Sono molto più numerosi gli inviti che riceviamo che le possibilità che abbiamo di essere presenti dovunque ci chiamano. Succede come ai tempi di don Bosco. Però abbiamo una possibilità. La possibilità di impegnarci a essere come lui: suscitare quella passione missionaria che infiammò e riempì di entusiasmo tanti giovani cuori.

Dicono gli esperti in sociologia che la nostra non è più un’epoca di grandi narrazioni. Con questo vogliono dire che il post-modernismo ha eliminato le grandi utopie e i grandi ideali del mondo.

Tuttavia, io sono tra quelli che credono che le stesse ipotesi sociologiche vanno incontro al loro fallimento nella misura in cui esistono persone individuali, istituzioni e collettivi che credono, che crediamo, che qualcosa può essere diverso.

La differenza sostanziale, nel contesto di quanto sto narrando, per la nostra Famiglia è un sogno. Un incantevole e magnifico sogno: che il racconto e il frutto del Bicentenario sia una passione missionaria che cresca in maniera solida nei prossimi anni. Essere religiose, religiosi e laici impegnati all’unisono per rendere realtà forte e trascinante la passione missionaria che visse don Bosco.

Don Bosco, nel bicentenario della sua nascita, continui a intercedere per tutti davanti al Signore.