2017|it|04: Perché abbiamo vita in abbondanza

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE

DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME


PERCHÉ ABBIAMO

VITA IN ABBONDANZA


Il mio pensiero vola alle tante presenze salesiane del mondo, perché il mio sogno è che siano veri dispensari di vita per tutti i giovani, una vita sovrabbondante, autentica, valida, che dia loro dignità e che li aiuti a sperimentare il grande dono che è Dio nelle loro vite



La festa di Pasqua è vicina, carissimi amici della Famiglia Salesiana e lettori del Bollettino.

Sappiamo bene che cosa significa celebrare la Pasqua, eppure, anno dopo anno, viviamo la sorpresa di scoprire quante realtà preziose e sempre nuove questa festa suscita in noi.

Nella natura, quello di Pasqua è il tempo più bello. Anche la liturgia e le nostre chiese si riempiono di canti meravigliosi, di luce e di fiori. Il suo messaggio principale è che la nostra vita non finisce con la morte. Nella morte noi risorgeremo in Dio.

Gesù, il Signore, Risuscita, torna alla VITA con le maiuscole, la Vita Altra.

In questo modo Dio Padre manifesta al mondo che l’ultima parola non è della morte, né di tutto quello che la causa: le nostre piccole e grandi violenze, gli egoismi, le guerre. E il lungo corteo di “mortificazioni” che trascina con sé, come il degradamento e l’agonia delle persone che soffrono nelle relazioni umane, coloro che si sentono sfruttati, vessati, repressi ed esclusi.

Perché quello che Dio vuole per le creature umane, cioè per tutti noi, è che abbiamo vita e vita in abbondanza.

La risurrezione di Gesù non si riferisce soltanto a ciò che avverrà nella nostra morte e dopo di essa. Noi celebriamo la risurrezione di Gesù per risorgere già adesso dalla morte alla vita. Nella fede noi andiamo oltre il mondo che è schiavo della morte.


Dall’estremo punto orientale all’ultimo lembo dell’occidente come il cammino del sole si muove nel mondo l’amorevolezza dei salesiani


Inevitabilmente il mio pensiero vola alle tante presenze salesiane del mondo, perché il nostro sogno è che siano veri dispensari di vita per tanti giovani, una vita sovrabbondante, autentica, valida, che dia loro dignità e che li aiuti a sperimentare il grande dono che è Dio nelle loro vite.

Il mio pensiero vola da est a ovest. Penso al primo posto che vede la luce ogni giorno nel mondo salesiano, in concreto la presenza salesiana dell’isola di Savai’i nell’arcipelago di Samoa, dove ho conosciuto giovani stupendi e una dinamica comunità che li accompagna nel cammino della vita. E penso anche alle presenze più a ovest del mondo salesiano, quelle sulla costa occidentale degli Stati Uniti.

E quasi come quando don Bosco sognava l’espansione della sua Congregazione godo la felicità di sapere che in tanti luoghi le semplici opere del mondo salesiano sono case che offrono vita ai ragazzi e ai giovani. Sia a Samoa o nelle Isole Salomone o in Papua Nuova Guinea, con un’ottima formazione professionale che prepara alla vita concreta; sia a Kolkata, Delhi o Chennai, tra tante altre, con le case in cui bambini e bambine che hanno abbandonato la loro difficile esistenza sulle strade si aprono ad una vita nuova trovando il calore e l’amorevolezza di una famiglia.

Così come nella casa salesiana di Istanbul o nella ferita Aleppo; vita che ragazzi e ragazze trovano in centinaia di case della nostra famiglia salesiana in Africa: i bambini delle strade di Addis Abeba o le bambine salvate dallo sfruttamento sessuale in Sierra Leone o anche 'os meninhos da rua' (i bambini della strada) in Mozambico e in Angola.

Vita nuova che cercano anche i giovani immigrati accolti nella famiglia salesiana a Catania o a Napoli e in tante altre opere d’Europa. E dono di vita trovano gli adolescenti e i giovani che hanno

lasciato la guerriglia in Colombia e vivono nella Ciudad Don Bosco di Medellín, o le migliaia di sfollati sul confine con il Messico a Tijuana, dove i nostri fratelli e sorelle semplicemente condividono con loro il pane e la vita.

Tutto questo e molto altro m’ispira la celebrazione della Pasqua. Non può essere una celebrazione senza Dio, senza il Mistero, senza la forza dello Spirito che risuscita Gesù. Ma non può neppure essere una celebrazione “spiritualista vuota” dove sembrano non contare la vita e il dolore dei figli di Dio. Per Gesù contavano, e giorno dopo giorno camminava immerso nella vita della sua gente, soprattutto i più poveri e i più fragili.

Il tempo pasquale ci invita a seguire la strada della risurrezione. La pietra che talvolta sembra bloccarci è stata rotolata via. Cristo risorto vive ora infondendo in noi la sua energia vitale. È lui la “legge segreta” che orienta il cammino di tutto verso la Vita. Perché è Lui il “cuore del nostro mondo”.

Miei cari amici e amiche, non permettiamo che queste cose semplici ma molto importanti ci sfuggano. Che la celebrazione della Pasqua del Signore ci riempia di gioia, di speranza, di Fede profonda. Per questo il nostro obiettivo perenne deve essere quello di offrire vita e vita abbondante, dignitosa, autenticamente umana, a tutti quelli che ce l’hanno distrutta, ferita e incatenata dalle violenze, dalle angosce e dalle costrizioni del nostro mondo.

Vi invito perciò, con la forza della Pasqua, a non abituarvi a guardare con insensibilità e noncuranza le tante persone che non sanno davvero che cos’è una “vita buona”.

Felice Pasqua nel Signore!