2011|it|05: Venerabile Maria Troncatti (1883-1969)

Venerabile Maria Troncatti (1883-1969)

Missionaria, gigante dell’amore verso gli ultimi

La vocazione di una FMA missionaria



Il 25 agosto 1969, a Sucúa (Ecuador), il piccolo aereo che trasporta in città suor Maria Troncatti precipita pochi minuti dopo il decollo, sul limitare di quella selva, che è stata per quasi mezzo secolo la sua “patria del cuore”, lo spazio della sua donazione instancabile fra gli “shuar”. Suor Maria vive il suo ultimo decollo: quello che la porta in Paradiso! Ha 86 anni, tutti spesi in un dono d’amore. Scriveva: «Sono ogni giorno più felice della mia vocazione religiosa missionaria!».


Era nata a Corteno Golgi (Brescia) il 16 febbraio 1883 e nella sua numerosa famiglia cresce lieta e operosa fra i campi e la cura dei fratellini, in un clima caldo dell'affetto di esemplari genitori. Assidua alla catechesi parrocchiale e ai Sacramenti, l'adolescente Maria matura un profondo senso cristiano che la apre ai valori della vocazione religiosa. Per obbedienza al padre e al Parroco, però, attende di essere maggiorenne prima dì chiedere l'ammissione all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ed emette la prima professione nel 1908 a Nizza Monferrato, assumendo fin dalla prima professione quale programma di vita “la carità, a costo, diceva, di stritolarmi”.


Durante la prima guerra mondiale (1915-18) suor Maria segue a Varazze corsi di assistenza sanitaria e lavora come infermiera crocerossina nell'ospedale militare: una esperienza che le riuscirà quanto mai preziosa nel corso della sua lunga attività missionaria nella foresta amazzonica dell'Oriente equatoriano. Parte infatti per l'Ecuador nel 1922, senza far mai più ritorno in patria, è mandata fra gli indigeni shuar, dove con altre due consorelle inizia un difficile lavoro di evangelizzazione e di educazione in mezzo a rischi di ogni genere, non esclusi quelli causati dagli animali della foresta e dalle insidie dei vorticosi fiumi da attraversare a guado o su fragili «ponti» di liane, oppure sulle spalle degli indi. Nella selva equatoriana annuncia e testimonia a tutti l’amore del Padre. E’ la “madrecita”, sempre sollecita nell’andare incontro non solo agli ammalati, ma a tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e di speranza. Macas, Sevilla Don Bosco, Sucúa sono alcuni dei «miracoli» tuttora fiorenti dell'azione dì suor Maria Troncatti: infermiera, chirurgo e ortopedico, dentista e anestesista... Ma soprattutto catechista ed evangelizzatrice, ricca di meravigliose risorse di fede, di pazienza e di amore fraterno. La sua opera per la promozione della donna shuar fiorisce in centinaia di nuove famiglie cristiane, formate per la prima volta su libera scelta personale dei giovani sposi.


Uno sguardo al Crocifisso mi dà vita e coraggio per lavorare”, questa è la certezza di fede che sostiene la sua vita e la sua missione. In ogni attività, sacrificio o pericolo si sente sorretta dalla presenza materna di Maria Ausiliatrice. Uno dei missionari di allora, padre Giovanni Vigna, ci ha lasciato questa testimonianza su suor Maria Troncatti: «È l’incarnazione stessa della semplicità e della furbizia evangeliche. Con quale squisita maternità conquista i cuori! Trova ad ogni problema una soluzione che risulta, alla luce dei fatti, sempre la migliore. Non dimentica mai che deve fare con esseri deboli e peccatori. L’ho vista trattare la natura umana sotto tutti gli aspetti, i più miserevoli anche: ebbene li ha trattati con quella superiorità e gentilezza che in lei era cosa spontanea e naturale. Ciò che mi sorprende è che in tutto e sempre rimaneva squisitamente donna. Direi quanto più vergine, tanto più madre».