2010|it|06: Il vangelo ai giovani: La chiamata

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di Pascual Chávez Villanueva


IL VANGELO AI GIOVANI


LA CHIAMATA

Se Lui ti chiama, non troverai mai riposo (Charles Péguy).

S


alì sulla montagna e chiamò a sé quelli che volle; ed essi gli andavano vicino. Quindi ne stabilì dodici che chiamò apostoli, perché stessero con lui, e potesse inviarli a predicare col potere di scacciare i demoni” (Mc 3,13-15). Quel che viene detto dall’evangelista Marco appare in tutti e quattro i vangeli come una delle prime azioni di Gesù, all’inizio della sua vita pubblica. Ciò indica che la “Buona Notizia” è inseparabile da una comunità in cui, come in un doppio movimento di sistole/diastole, i discepoli convivono con Gesù e ne condividono la missione. Alla base del discepolato e della sequela troviamo sempre un incontro personale con Lui che trasforma la vita. In alcuni casi, Gesù li chiama mentre sono al lavoro: “Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea suo fratello che gettavano le reti. Infatti, erano pescatori. Disse loro Gesù: Seguitemi e vi farò pescatori di uomini” (Mc 1,16-18). Lo seguirono subito. Lo stesso avviene con Giacomo e Giovanni (ib vv 19-20). Matteo invece riceve la chiamata mentre sta riscuotendo le imposte (Mt 9,9). In questa scelta dei discepoli troviamo un “criterio” dell’agire di Dio: i suoi pensieri non sono i nostri pensieri (cfr Is 55,8). È una costante anche nell’AT, ad es. nella scelta di Davide a d’Israele: “L’uomo vede le apparenze, ma Yahvé vede il cuore” (1 Sam 16,7). Così in Abramo anziano e senza figli, in Mosè vecchio e balbuziente, in Geremia giovane e inesperto… in Maria.


g I testi evangelici sottolineano la diversità dei tipi prescelti. Ci sono alcuni pescatori, a cominciare da Cefa - che Gesù ribattezza Pietro - suo fratello Andrea e i figli di Zebedeo. Ma ecco anche un pubblicano, Matteo-Levi, con alcuni appartenenti al gruppo dei suoi acerrimi nemici come Simone “Zelota” (Lc 6,5), e Natanaele che disprezzava i galilei (Gv 1,45s). Difficile trovare un gruppo più eterogeneo. Ai dodici si potrebbe applicare la frase di Paolo ai Corinzi: “Considerate la vostra chiamata, o fratelli; non sono molti tra voi i sapienti secondo la carne, non molti i potenti, non molti i nobili” (1 Cor 1,26). Nel caso di Simon Pietro, Luca sottolinea la ‘povertà’ di colui che sarà alla testa del gruppo apostolico, indicando che fallisce proprio nel suo mestiere, come pescatore (cf. Lc 5,4-10). Ricordando la frase di Marco, il discepolato implica essenzialmente la convivenza con Gesù, la crescente familiarità e amicizia con lui e la partecipazione alla sua missione: l’annuncio del Regno di Dio, accompagnato dai “segni” che lo autenticano.


gChe cosa implica questo discepolato in rapporto alla domanda spesso posta su Gesù: “Chi è quest’uomo?”. Tradizionalmente si considerava la sequela di Gesù in chiave morale e spirituale. Oggi invece ha ricuperato tutta la sua valenza biblica e teologica. A prima vista sembrerebbe che Gesù si comporti come uno dei tanti rabbi. Ma le differenze sono grandi. Nessuno, per esempio, può chiedergli di essere accolto tra i discepoli: “Non siete voi che mi avete scelto, sono io che ho scelto voi” (Gv 15,16). Inoltre, seguire Gesù significa lasciare tutto: beni, professione, famiglia... Solo Dio può esigere di andare oltre i vincoli umani più sacri: “Chi ama suo padre o sua madre più di me, non è degno di me; chi ama suo figlio o sua figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10,37-38). Si può stabilire un rapporto di somiglianza con un evento che come Famiglia Salesiana abbiamo appena finito di celebrare: il 150° di fondazione della congregazione. Don Bosco convocò un pugno di suoi giovani collaboratori perché “stessero con lui” e condividessero la missione che Dio gli aveva affidato: la salvezza della gioventù povera e abbandonata. A quel piccolo drappello potrebbero applicarsi le stesse parole di san Paolo ai Corinzi: umanamente parlando, non vi era alcuna prospettiva di futuro, basti pensare che il direttore spirituale della Pia Società era un giovane di 22 anni, Michele Rua! “Erano tutti giovanissimi e si trattava di giocarsi l’intera vita in un colpo solo: sulla fiducia in Don Bosco”. Alcuni erano sconcertati. Scrive don Lemoyne: “Più di uno disse sottovoce, Don Bosco ci vuol fare tutti frati!” (ACG 404,10). La risposta del giovane Cagliero “Frate o non frate, sempre con Don Bosco!”, evoca la risposta di Pietro a Gesù: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). È a Gesù Cristo che Cagliero intende donare tutta la sua vita, così come tutti gli altri; ma Don Bosco costituisce per essi una mediazione concreta e insostituibile della volontà di Dio e della missione che vuole loro affidare. g














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1.Ho potuto visitare ispettorie della congregazione e constatare la vitalità del carisma.


  1. Valdocco non è solo un punto geografico, ma un criterio.


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