2009|it|11: Un vasto movimento per i giovani: Cento modi per comunicare

STRENNA 2009

di Pascual Chávez Villanueva


U N VASTO MOVIMENTO PER I GIOVANI

CENTO MODI PER COMUNICARE


La nuova situazione della cultura della comunicazione offre inedite possibilità di educazione e di evangelizzazione. Oggi la CS è la strada obbligata per la diffusione della cultura e dei modelli di vita. E’ parte significativa dell’esperienza giovanile (CDM 19)

Grande forgiatore di ambienti educativo/evangelizzanti, Don Bosco ha saputo intuire la bontà e la forza dei linguaggi della comunicazione per incidere in modo originale ed efficace sui giovani. Ha saputo toccare le fibre del cuore. Era non solo un evangelizzatore/educatore ma anche un comunicatore nato. L’ecologia comunicativa inventata da Don Bosco si proponeva il chiaro fine che uno dei miei predecessori, don Egidio Viganò, ha definito in forma lapidaria: educare evangelizzando, evangelizzare educando, intreccio inseparabile nella missione salesiana. Egli riusciva a estrarre il meglio dai giovani rendendoli protagonisti della loro educazione, e il meglio dagli educatori/ evangelizzatori facendo di essi i testimoni del vangelo e gli animatori della ricca epifania giovanile. Nell’oratorio un grande ventaglio di proposte comunicative toccava la vita di tanti giovani “poveri e abbandonati” arrivati a Torino dalle valli. Casa, scuola, catechismo, messa, lavoro, banda musicale, teatro, passeggiate, giochi, laboratori, buone notti, racconti di sogni, prediche, paroline all’orecchio, bigliettini con messaggi personalizzati, ecc. comunicavano una cultura, un modo di mettersi in relazione con Dio, con il mondo e con gli altri. Il tutto apriva la vita alla speranza, alla fiducia, al senso, quando forse per alcuni ciò si era già perso. L’oratorio, insomma, rappresentava una solida e ben fondata alternativa culturale.


Ma Don Bosco andava più in là. Il suo genio comunicatore si manifesta in una lettera veemente della quale cito un piccolo frammento: La diffusione dei buoni libri è uno dei fini principali della nostra Congregazione. [...] Perciò fra questi libri che si devono diffondere io propongo di tenerci a quelli che hanno fama di essere buoni, morali e religiosi e debbonsi preferire le opere uscite dalle nostre tipografie […] Col Bollettino Salesiano, fra i molti miei fini, ebbi anche questo: di tener vivo nei giovanetti ritornati nelle loro famiglie l’amore allo spirito di S. Francesco di Sales e alle sue massime e di loro stessi fare i salvatori di altri giovanetti1. Don Bosco fu dunque un educatore/ evangelizzatore/comunicatore. Come ho scritto nella lettera dedicata alla Comunicazione Sociale (CS)2. Per i salesiani la CS si fonda sulla stessa missione della Chiesa3 e la esprimiamo nella passione per Dio, nella passione per salvezza dei giovani, nel “da mihi animas, cetera tolle”. Perciò la CS non è qualcosa di esterno e, tanto meno, di estraneo alla missione, ma addirittura nasce da essa. Perciò il salesiano, come figlio di Don Bosco, è un evangelizzatore-educatore-comunicatore per natura.

Oggi siamo testimoni che i giovani hanno creato un proprio ambiente, il cosiddetto ambiente digitale, un habitat virtuale in cui si sentono padroni. Il fatto all’inizio fu osservato con diffidenza. Ma è giusto riconoscere che – lasciate alle spalle le età di pietra e scalpello, di carta e inchiostro, di pareti e aule, e dell’ascolto passivo, i giovani reclamino linguaggi nuovi, nuovi metodi e nuove maniere di educazione ed evangelizzazione. Essi desiderano essere autori e attori del loro spazio, del loro linguaggio e dei loro contenuti, inventano e ricreano la propria persona ed esigono libertà di navigazione e dialogo nel cyberspazio. Ebbene se lì ci sono loro, lì dobbiamo essere anche noi: educando, annunciando, testimoniando. Fuori di questi spazi e linguaggi non siamo più né visti né ascoltati né capiti da giovani. Non potremmo educare né incidere evangelicamente nella cultura.


Questa nuova realtà né ci deve spaventare, né possiamo rifiutarla: rischieremmo di abbandonare i giovani che la abitano, che sono ormai la stragrande maggioranza. Lì essi sono nati, lì vivono, lì lavorano, lì si divertono, lì intessono relazioni, lì godono e lì soffrono, e potrei persino dire che molti lì muoiono; basta entrare nelle reti sociali: in Second Life, o in MySpace, o in Facebook, o in qualche blog, o in Youtube, o…

Se il sistema preventivo reclama la presenza del salesiano “nel cortile”, tra i ragazzi, allora dobbiamo riflettere, attualizzare e mettere in pratica la presenza del salesiano educatore/evangelizzatore nei nuovi cortili della comunicazione, dove convergono tanti mezzi, dove le pareti non sono di mattoni o di cemento, i cavi conduttori non sono solo metallo o fibre ma anche energia e onde, captate e lanciate da satelliti attraverso lo spazio. Chiudo, citando papa Benedetto XVI: “Vorrei concludere questo messaggio rivolgendomi, in particolare, ai giovani cattolici, per esortarli a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede. Carissimi, sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita!”.








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  1. L’oratorio di Don Bosco a Valdocco rappresentava una solida e ben fondata alternativa culturale.


  1. I giovani vivono più nel cyberspazio che altrove… Ebbene se lì ci sono loro, lì dobbiamo essere anche noi.

1 Circolare di Don Bosco sulla diffusione di buoni libri: E.Ceria, Epistolario di S.G.Bosco, vol. 4, p. 318ss, lett. 2539, 19.03.1885

2 Atti del Consiglio Generale 390

3 Cfr. Cost. 6