2009|it|01: Un vasto movimento per i giovani: Il seme diventato albera

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TRENNA 2009

di Pascual Chávez Villanueva


UN VASTO MOVIMENTO PER I GIOVANI

IL SEME DIVENTATO ALBERO


In questo modo diam principio ad una grande opera… chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta... che a poco a poco vada espandendosi, e non sia per fare un gran bene (MB XI,385)


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ono alcune delle parole che Don Bosco rivolse ai primi missionari in partenza per l’Argentina l’11 novembre 1875. Erano i suoi ex ragazzi che partivano, i più disponibili, i più generosi; quelli che aveva curato con grande amore e formato perché fossero animatori ed educatori dei compagni. Non avevano avuto un lungo iter formativo, ma erano vissuti accanto a lui, respirando l’amore alla vita, la gioia dell’amicizia con il Signore, la semplicità e la profondità della preghiera quotidiana, il desiderio di una costante donazione ai giovani più poveri e abbandonati. Erano i primi germogli nati dal cuore di Don Bosco, seme capace di generare un grande albero: la Famiglia Salesiana, vasto movimento di persone orientato da uno stesso dinamismo pastorale e apostolico: la missione giovanile non solo a Valdocco ma anche in terre lontane. Oggi i salesiani sono circa 16.000, presenti in 130 paesi del mondo. Le parole di Don Bosco si sono avverate. “Chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta... che a poco a poco vada espandendosi, e non sia per fare un gran bene”. Sì, il seme ha germogliato con grande fecondità, il bene si è moltiplicato e ha avuto una grande espansione: la Famiglia Salesiana è cresciuta come un grande albero, moltiplicando i suoi rami.


I salesiani sono oggi impegnati a favore dei giovani sia nell’educarli sia nel promuovere un loro cammino di maturazione cristiana e spirituale. Oratori, centri giovanili, scuole, istituti professionali, ostelli per minori e/o per ragazzi di strada, centri di recupero di ragazzi abusati o distrutti da esperienze negative, missioni, parrocchie, centri di comunicazione sociale, di spiritualità... La fantasia apostolica di Don Bosco ha trovato la sua piena realizzazione in questa varietà di opere che nel loro insieme esprimono bene la ricchezza della missione salesiana e rappresentano l’incarnazione del servizio salesiano in un determinato contesto, in risposta ai bisogni dei giovani. Don Bosco non mosse passo, non diede origine a iniziativa se non spinto dalla sua vocazione fondamentale: cercare il bene dei giovani. Era partito occupandosi solo della gioventù maschile, ma ben presto il Signore gli fece intuire che bisognava attivare lo stesso movimento di bene anche a favore delle ragazze. La scelta di fondare un’istituzione in loro favore gli è venuta dalla sollecitazione di varie persone; dalla constatazione dello stato di abbandono e povertà in cui si trovavano molte ragazze; dal contatto con diversi Istituti femminili; dalla sua devozione mariana; dalla conferma di Pio IX che lo incoraggiò a percorrere questa via; da ripetuti "sogni" e fatti straordinari da lui stesso raccontati.


Contemporaneamente a Mornese, sui colli del Monferrato, la giovane Maria Domenica Mazzarello aveva cominciato ad animare un gruppo di giovani donne che si dedicavano alle ragazze del paese, con lo scopo di insegnare loro un mestiere, e orientarle alla vita cristiana. A distanza, due segnali sulla stessa lunghezza d’onda mandavano un identico messaggio: doveva nascere anche per le ragazze l’ambiente educativo che c’era a Valdocco per i ragazzi. L’incontro di Don Bosco con Maria Mazzarello e l’intesa per la comune missione fecero compiere i primi passi nel dar vita, forma e sviluppo alla nuova istituzione. Tredici anni dopo la nascita dei salesiani (1872), ecco dunque quella di un nuovo ramo del carisma: l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Oggi le FMA sono circa 14.500 e lavorano con grande impegno e dedizione in opere educative, sociali, di promozione della donna, in missioni e opere di evangelizzazione.


Ma non bastava ancora. Il sogno di Don Bosco era grande, e grande il bene da compiere. Erano necessari operai/e sia per la vita consacrata, sia per il tessuto vivo della società. Ed ecco l’idea dei cooperatori. La loro sarebbe stata una spiritualità del quotidiano: il cooperatore avrebbe realizzato il suo apostolato negli impegni familiari, matrimoniali, professionali, sociopolitici, culturali oltre che ecclesiali. Con semplicità ed efficacia si è dunque sviluppato questo primo ramo laicale: Don Bosco tendeva ad aggregare il massimo numero di persone. Ciò che gli stava a cuore era che fossero veri collaboratori per la salvezza dei giovani. Oggi i salesiani cooperatori sono circa 30.000. Condividono missione e spiritualità di sdb ed fma, secondo il loro stato laicale. Già vivente Don Bosco il seme aveva germinato in maniera feconda, dando origine ai primi rami del grande albero della sua “famiglia”. Questa crescita veniva accompagnata, secondo il suo pensiero, dall’aiuto costante di Maria Ausiliatrice. “La Madonna ha fatto tutto”, usava ripetere. Per tenere viva l’attenzione a Lei, Don Bosco volle attivare l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, un altro gruppo di famiglia che ha grande diffusione nel mondo.







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  1. I salesiani sono oggi impegnati a favore dei giovani sia nell’educarli sia nel promuovere un loro cammino di maturazione cristiana e spirituale.


  1. Il salesiani sono oggi impegnati a favore dei giovani sia nell’educarli sia nel promuovere un loro cammino di maturazione cristiana e spirituale.


  1. Come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta...


  1. La Famiglia Salesiana è cresciuta come un grande albero, moltiplicando i suoi rami.













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