2007|it|07: Amare la vita: Nuovo Adamo, Nuova creazione


S TRENNA 2007

di Pascual Chávez Villanueva


AMARE LA VITA

NUOVO ADAMO

NUOVA CREAZIONE


E il Verbo si è fatto carne” ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv.1,14). “Sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza” (Gv.10,10).


Quando e come sia cominciato questo mondo è una delle tante cose che ci sfuggono. Il libro della Genesi, in una confessione di fede che raccoglie la storia di Israele, rivela “chi” ha creato tutto ciò che esiste. La scienza, da canto suo, cerca di sapere “quando” e “come” ciò che esiste ha avuto inizio. Si tratta di due forme di approccio alla stessa realtà che non si escludono a vicenda anzi, sono complementari. Conosciamo invece con certezza assoluta che quanto esiste ha avuto un inizio e avrà una fine. Anche in questo caso, la fede afferma che Dio farà “nuove tutte le cose”. Tale è la felice conclusione del creato, così come ci viene presentata dall’Apocalisse: «Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la Città Santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini!. Egli dimorerà in mezzo a loro: essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose»” (Ap 21: 1-5).



Tutta la storia, fin dalle sue origini, è orientata verso Gesù come sua ragion d’essere e, nel contempo, questa storia universale da Lui riparte, orientandosi verso il punto d’arrivo definitivo. La conclusione di questo grandioso progetto è una sola: l’intera storia dell’universo non può che essere cristocentrica. “Tutto è stato creato in vista di Lui” (Col 1,16). Il primo a dare questa lettura della storia è san Luca che, negli Atti degli Apostoli (13,16-33), ci presenta Gesù come il “sì” di Dio alle sue promesse, stando alle parole di san Paolo (2 Cor 1,20). La convinzione però che Gesù rappresenti l’apice della storia è comune a tutto il Nuovo Testamento che fa vedere come la sua risurrezione sia l’inizio della nuova creazione. L’autore della lettera agli Ebrei inizia affermando: “Dio, che aveva parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo” (1,1-2). Come dire che dopo la risurrezione del Figlio, che è stata la sua suprema rivelazione, non ha più nulla da aggiungere. Se il grande interrogativo della vita è la morte, e questa è stata vinta, non c’è bisogno di ulteriori rivelazioni, ma solo di fare della risurrezione una forma mentis.



L’evento Gesù rappresenta “la pienezza dei tempi”, a indicare non tanto che la storia è matura per accogliere la Rivelazione o che la fragilità morale dell’uomo ha raggiunto il suo apice, quanto semplicemente che è arrivata l’ora voluta da Dio per “rifare” la sua creazione. Tuttavia, san Paolo è l’unico tra gli scrittori sacri a chiamare Gesù “nuovo Adamo” o “ultimo Adamo”, precisando che mentre il primo era “un essere vivente”, “tratto dalla terra”, il secondo è “spirito datore di vita” e “viene dal cielo” (1Cor 15,45.47). Noi che nasciamo, come l’antico Adamo, terrestri e peccatori siamo chiamati a diventare simili al nuovo Adamo, Cristo, partecipando della sua gloria. Questo tema della vita come scopo della missione di Gesù è particolarmente gradito al quarto evangelista e alla sua comunità. Leggiamo, infatti, nel testo sul vero pastore del nuovo popolo di Dio: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). E nel prologo della prima lettera: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,1-4). Questo significa da una parte che Dio è un Dio amante della vita, che crede in essa, la crea e nel suo Figlio la ri/crea quando è andata perduta; e, dall’altra, che l’uomo non può appagare la sua immensa sete di felicità, di vita e di amore se non in Gesù, nella misura in cui configuriamo la nostra esistenza alla sua, nuovo Adamo, “spirito datore di vita”. In Gesù troviamo il disegno originale di Dio e il suo adempimento.



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  1. IL libro della Genesi rivela il “Chi” ha creato ciò che esiste


2. La scienza cerca di sapere il come e il quando di ciò che esiste