2007|it|01: Amare la vita: Il dono della vita

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di Pascual Chávez Villanueva





AMARE LA VITA

IL DONO DELLA VITA


«All’inizio Dio creò il cielo e la terra… La terra produca piante con il proprio seme…e alberI da frutta con il proprio seme… e specie di animali domestici e selvatici... E Dio vide che era bello. Poi disse: facciamo l’uomo» (Gn1,1 passim)

C


ari lettori del Bollettino Salesiano, all’inizio di questo 2007 sono lieto di porgervi gli auguri di una vita piena. Quest’anno, infatti, voglio parlarvi del “Dio amante della vita”, come lo definisce significativamente un testo della “Sapienza”: «Tu ami tutte le cose esistenti e niente di ciò che hai fatto ti dispiace… perché tutte le cose sono tue e il tuo soffio le avvolge e le penetra, o Signore che ami la vita» (Sap11,24 passim).


Il tema della vita è un asse portante della Scrittura che dalla prima all’ultima pagina ne parla, mostrando che il nostro è un Dio che ama la vita, la crea e persino, dopo la morte, la ri/crea. Se in apertura la Bibbia presenta la creazione a partire dal caos primordiale, e in chiusura indica “cieli nuovi e la terra nuova”, al centro come elemento chiave si trova la risurrezione di Gesù. Insomma, l’unico che crede veramente alla vita è il Dio che l’ha creata. E per il credente la verifica si basa sull’amore alla vita, sulla sua promozione e difesa. Questa vocazione/missione diventa più attuale e impegnativa quanto più provocatoria e cinica è la “cultura di morte” che dilaga mettendo a rischio il creato, la vita umana, la sua dignità, inviolabilità e pienezza. Leggendo la Genesi non possiamo non renderci conto di come la vita sia un dono: ci precede, non è nelle nostri mani il darci l’esistenza, non scopriamo da soli il suo senso ultimo, e non abbiamo noi le chiavi per aprire le porte della morte. Nessuno può appropriarsene; nessuno può comprenderla a fondo. Eccetto Lui.


Certo, oggi grazie al potere della scienza e della tecnica l’uomo è capace non soltanto di interpretare la vita e renderla più agevole, ma anche di crearla in laboratorio, per cui agli occhi dei non credenti essa non è più un dono, ma un prodotto del caso, riproducibile in laboratorio. Può dunque essere vissuta secondo i nostri personali desideri e criteri. Ma questo è solo un sofisma, perché siamo di fronte non a una creazione dal nulla, ma a una manipolazione della vita propria e altrui. La vita è un dono di Dio, ed Egli è l’unico capace di crearla e donarla. Essa va accolta con gratitudine e responsabilità: è a nostra disposizione non come proprietà di cui disporre a piacimento, secondo le possibilità scientifiche, razionali e/o culturali, ma come dono da far fruttificare.


La sacralità della vita scaturisce dalla sua origine divina ed è destinata a essere donata ai fratelli, e infine riconsegnata a Dio. Voglio invitarvi a leggere con riverenza, stupore e gratitudine il primo capitolo della Genesi, che presenta un Dio vittorioso sul caos primordiale e che, attraverso uno stupefacente processo di organizzazione, orienta il creato verso la creatura umana, capolavoro uscito dalla sua fantasia creatrice, plasmato a somiglianza di sé, e destinato a ricongiungersi al suo Creatore. È bello costatare che Dio, con intelligente e amorevole cura, costruisce questa casa che è il mondo perché l’uomo la possa abitare. Niente di quanto esiste nel creato è Dio, tutto è Sua creatura: le acque, il sole, la luna, le stelle, le piante, gli animali... tutto è a servizio dell’uomo e questi è polarizzato a Dio. In effetti, dopo l’uomo, Dio non crea più nulla. A lui affida la custodia del creato, perché porti a compimento il Suo disegno, e lui stesso, l’uomo, si orienti a Dio per raggiungere la pienezza di vita.

Non posso che concludere evocando il Cantico delle Creature di san Francesco di Assisi che è un inno alla vita:

Altissimu, onnipotente bon Signore,

Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,

et nullu homoene dignu te mentovare.


Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,

spetialmente messor lo frate Sole,

lo qual è iorno, et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de Te, Altissimo, porta significatione.


Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:

in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.


Laudato si', mi' Signore, per frate Vento

et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,

per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.


Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.

la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.


Laudato si', mi Signore, per frate Focu,

per lo quale ennallumini la nocte:

ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.


Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.


Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore

et sostengono infrmitate et tribulatione.


Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,

ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.


Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente pò skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no 'l farrà male.


Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate

e serviateli cum grande humilitate.”



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  1. All’inizio Dio creò il cielo e la terra


  1. Plasmato a somiglianza di Dio, l’uomo è destinato a ricongiungersi al suo Creatore

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