2006|it|05: Famiglia culla della vita: Aiuti alla famiglia - i parenti

1 50 - MAMMA MARGHERITA - 150

di Pascual Chávez Villanueva


FAMIGLIA

CULLA DELLA VITA



AIUTI ALLA FAMIGLIA

I PARENTI


La famiglia in senso lato non può ridursi al nucleo composto da genitori e figli; essa comprende l’insieme dei PARENTI che costituiscono la grande famiglia o la famiglia estesa.


U
na volta andava di moda l’albero genealogico, un modo simpatico di presentare la storia della propria famiglia. Aveva un’enorme risonanza sia biblica sia umana. Il simbolo dell’albero con radici, rami e foglie, corroborato da un’unica linfa vitale, dà il senso del gioco di legami che unisce la famiglia “di sangue”. Dal punto di vista biblico, la genealogia risale nel tempo fino ai progenitori, e a Dio come anello generante. L’albero genealogico, dunque, era un modo per sentire di essere stati voluti da Dio come una mamma vuole il suo bambino, il quale si sente sicuro perché ha molti a proteggerlo. Ma la famiglia patriarcale è scomparsa; oggi è ridotta a una piccola “cellula”, a volte “arroccata” su se stessa. Zii e cugini erano punti d’appoggio e di sfogo che oggi si “sentono” sempre meno.


I figli che si trovano all’improvviso a vivere da soli per la scomparsa, il divorzio o la separazione dei genitori riescono a superare la crisi e ritrovare l’equilibrio grazie alla presenza dei parenti prossimi che rappresentano la continuità familiare, e un porto sicuro. La presenza dei parenti, fatta di assistenza e consiglio, è importante per aiutare i figli a capire la preminenza dell’affetto sull’interesse. La cerchia parentale consente di condividere gioie e dolori, responsabilità e “segreti”. Nei parenti i bambini sentono il conforto della solidarietà e non l’aspro giudizio degli estranei. Dal punto di vista educativo, la cosa più importante è educarsi alla “fratellanza” e alla convivialità; zii e cugini in questo lavoro sono indispensabili. Oggi però sembra che la famiglia con più figli faccia paura: «Sta per nascere il mio secondo figlio e mi spaventa affrontare la gelosia del primo; io da piccola ne ho sofferto tanto...». La gelosia tra fratelli, con il suo corteo di litigi, ripicche, dispetti, lacrime, non deve preoccupare solo i genitori: sono in gioco anche gli educatori e i parenti prossimi.


  • La gelosia è un sentimento naturale. Chi ama prima o poi prova questo sentimento che nasce dalla voglia di “possedere” totalmente l’oggetto amato. Nessuno è “cattivo” solo perché è geloso: chi è assediato dalla gelosia è uno che non ha imparato ad amare bene. La gelosia è una tappa della crescita da superare. Ci sono adulti che sono rimasti impantanati nella gelosia e la manifestano in modo imbarazzante e talvolta drammatico. Il bambino deve essere aiutato da genitori e parenti a uscire dalla trappola delle relazioni esclusive. Zii e zie giocano un ruolo decisivo.

  • La famiglia è una costellazione in cui tutte le stelle sono importanti. Alcuni bambini sono terribilmente gelosi perché sono abituati a considerarsi piccoli tiranni assoluti. In questo caso i parenti, meno teneri dei genitori, possono aiutare a dirigere la crescita verso la giusta direzione, offrendo al bambino la possibilità di costatare che si può ricevere affetto anche in forme diverse e da persone diverse. Occorre però non chiudere mai i bambini in un ruolo: il piagnone, il distratto, il bugiardo, lo studioso… Né genitori né parenti devono far leva su questi temi. Può risultare pericoloso.

  • In caso di litigi o accesa rivalità tra bambini è importante stabilire delle regole. La prima è semplice: non si è obbligati a condividere tutto o a giocare sempre insieme, ma tutti sono tenuti al rispetto reciproco. I parenti, primi coadiutori dei genitori, possono insegnare ai bambini le norme basilari della convivenza. Tuttavia, non devono intromettersi in tutti i litigi, devono essere attenti a proteggere l’incolumità fisica del piccolo e il mondo interiore del grande, che può rimanere sconvolto dalla violenza dei suoi sentimenti aggressivi, specie se non ha imparato a controllarli. In nome di una sana rivalità, ai bambini sempre più frequentemente è permessa la libertà di confliggere con fratelli e cugini. Chiunque della famiglia li vede lottare deve trasmettere che si comprendono i loro sentimenti e risentimenti; e tuttavia non si può permettere che ci si faccia male l’un l’altro né con atti né con parole.

  • Occorre scansare il giochetto del “di chi è la colpa?”, perché è quasi impossibile uscirne. Ed è necessario evitare, nei rimproveri, gli aggettivi “grande” e “piccolo” come anche gli eccessi di “equa ripartizione”: una rigidissima par condicio non è sempre la cosa migliore. L’importante è aiutare ogni bambino insegnandogli con pazienza a fare ciò che è giusto ed evitare ciò che è sbagliato. Questa sollecitudine fa scattare la molla dell’amore parentale che è uno dei sentimenti più soddisfacenti della vita.

Ma oggi incontriamo sempre più spesso famiglie “esplose”: entrano a far parte della parentela un altro papà o un’altra mamma, altri nonni e/o magari la fidanzata di papà… È il capitolo della crisi. Ne parleremo.