Le parole della fede: BATTESIMO


Le parole della fede: BATTESIMO

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di Pascual Chávez Villanueva





FAMIGLIA CULLA DELLA VITA

GLI ANTICHI VALORI

«Occorre costituire l’immagine della famiglia come comunità di persone, dove, alla luce del messaggio evangelico, i componenti di tutte le età convivono insieme, nel rispetto dei diritti di tutti: della donna, del bambino, dell’anziano» (Giovanni Paolo II, V/1, 1982).

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1.1 I

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l nonno era molto vecchio. Stentava a camminare, la vista gli si era indebolita, era un po’ sordo, faticava a mangiare, sporcava la tovaglia. Figlio e nuora s'infastidirono tanto che gli prepararono un seggiolone a parte, dietro la stufa. Un giorno, mentre gli porgevano la minestra, il vecchio non afferrò a tempo la scodella che cadde e andò in pezzi. La nuora diede in smanie e disse che gli a­vrebbero dato da mangiare in una ciotola di legno, come al­le bestie. Il vecchio sospirò e chinò la testa. Il dì seguente Michele, il nipotino, seduto in terra accanto al nonno, cercava di unire tra di loro alcuni piccoli e ricurvi pezzi di legno... «Che fai Michele? », gli chiese il babbo. «Vorrei fabbricare una ciotola. Quando tu e la mamma sa­rete vecchi, mi servirà per darvi da mangiare». L’uomo e sua moglie si guardarono e scoppiarono in lacrime.


` Questa storia, presente da sempre nei libri di lettura delle elementari, dice una “fastidiosa” verità: questa società privilegia gli individui che producono, ma emargina gli anziani e nega loro uno spazio adeguato. Come sempre succede, i piccoli imparano solo quello che vivono. Anche come vanno trattati gli anziani. È urgente insegnare ai figli una cultura dell’anzianità. Perché il «lavoro di invecchiare» non è facile come sembra, è anzi un percorso tortuoso e caotico, disseminato di ambiguità: angoscia e serenità, amarezza e gioia, sicurezza e timore, attività e passività, ripiegamento su se stessi e apertura lo caratterizzano. Gli anziani hanno bisogno di tutti e invece spesso scatta inesorabile l’esclusione: «sono inutili e costano caro». A meno che vengano usati come babysitter gratuiti. Se è difficile invecchiare è altrettanto difficile convivere con gli anziani: sono fragili, hanno bisogno di pazienza e tolleranza, virtù quasi sconosciute.


` In una cultura superefficientista l’anzianità sembra una ferita, una colpa. Per troppi ha l’apparenza dell’anticamera della morte. Gli anziani hanno bisogno della tenerezza delle persone care. Sentono come un torto crudele l’essere tagliati fuori dalla vita di famiglia: un’esclusione che li mortifica (nel senso etimologico del termine). Essi sono scrigni di esperienza: tutte le volte che muore un anziano muore una biblioteca. Il primo grande dono che fanno gli anziani in famiglia è proprio quello della trasmissione, non tanto di beni materiali, quanto piuttosto di ciò che rende migliore la vita. L’hanno pagato caro, dopo tutto! Così è nata la “nonnità”. La vita li ha arricchiti di esperienza, hanno imparato a essere migliori, hanno accumulato un tesoro di saggezza: memorie, illusioni, segreti, con­suetudini, aspirazioni, speranze. I nonni possono tra­smettere ai nipoti quel complesso di storie e di ricordi, detto "romanzo familiare", che per i bambini ha un fascino straordinario. Essi possono rappresentare per i nipoti la stabilità degli affetti familiari. Il nonno/a può parlare, da testimone, dei tempi in cui la mamma era una bambina e il papà uno scolaro, di quando al posto del supermercato di fronte c'erano i prati, al posto dell'autosilo c'era uno stagno dove la mamma e il papà anda­vano a fare il bagno e dove si erano conosciuti. Così il bam­bino ricava la sensazione che la sua famiglia esista da sempre e do­vrà continuare a esistere, e ha la percezione della conti­nuità degli affetti. Egli teme, più di ogni altra cosa, la dissoluzione del suo mondo affetti­vo; la presenza dei nonni è certamente fonte di sicurezza e con­forto.


` Dal tempo della loro infanzia a oggi sono cambiati la società, i valori, la stessa fede. Molti dei nonni attuali hanno attraversato con disagio questa evoluzione. Il loro modo di collocarsi in questo contesto nuovo determina un’influenza sul posto che desiderano occupare per comunicare la fede ai nipotini. Alcuni forse provano una certa frustrazione e sentono sorgere in sé un senso di colpa di fronte ai loro figli che non sono più praticanti e perciò non comunicano più la fede. «È colpa nostra?», si domandano. Mi domando se questa rottura degli anelli trasmettitori della fede non abbia a che vedere con la totale esclusione degli anziani, per cui l’esperienza di fede che li ha aiutati ad affrontare la vita, soprattutto quando il dolore ha bussato alla porta di casa, viene ignorata e persa nell’oblio. Forse, come ha scritto un teologo, “siamo in presenza di uno degli aspetti più marcatamente anticristiani della nostra società e cultura”. `


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  1. I nonni sono scrigni di esperienza… Il primo grande dono che fanno gli anziani in una famiglia è proprio quello della trasmissione.


  1. Il «lavoro di invecchiare» non è facile come sembra…

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