2005|it|05: Ringiovanire il volto: Vivere il cielo sulla terra

40 ANNI DAL CONCILIO

di Pascual Chávez Villanueva


R


INGIOVANIRE

IL VOLTO


VIVERE IL CIELO

SULLA TERRA


Il MONACHESIMO è una tappa fondamentale della crescita in qualità della Chiesa fondata da Cristo: una vita, quella dei monaci,” dedicata al ricupero della propria santità e al servizio dei fratelli”.


N
ei primi secoli la Chiesa soffrì frequenti e sanguinose persecuzioni. Il cristianesimo si presentava per molti aspetti in opposizione alle credenze e agli usi del tempo, perciò fu visto come una minaccia. È vero, le persecuzioni non furono continue: da Ottaviano a Costantino, su una cinquantina di imperatori solo una decina perseguitò i cristiani; tuttavia, il martirio era la prova che l’amore a Cristo e la fedeltà alla sua dottrina erano i valori supremi per i cristiani che vivevano con radicalità la loro fede. La conversione di imperatori e di funzionari permise l’ingresso dei cristiani nelle strutture civili facilitando la vita della Chiesa, ma tolse tensione e radicalità al vissuto della fede. La fuga dal mondo apparve allora come un’alternativa, un altro cammino di perfezione. Sotto certi aspetti, si può affermare che l’ideale di vita monastica nacque come reazione agli inevitabili compromessi che la Chiesa all’epoca di Costantino si rassegnò ad accettare. Comunque, il Vangelo stesso racconta la storia del giovane che cercava la perfezione, e fu invitato da Cristo ad abbandonare tutto e tutti e a seguirlo, ma era ricco e rifiutò. Gli stessi apostoli, chiamati, avevano lasciato tutto per seguire il Maestro. Così, moltissime persone di ieri e di oggi.


Il Concilio Vaticano II costata che fin dai primi tempi della Chiesa vi fu chi volle seguire Cristo con maggiore libertà e imitarlo più da vicino. Molti fondarono famiglie religiose che la Chiesa accolse e approvò. Le persone che seguono i “consigli di Gesù” sono chiamate “religiosi/e”. Rinunciano a costituire una famiglia, a possedere “personalmente” beni economici, a fare la propria volontà. Vivono in obbedienza, povertà e castità per il Regno di Dio. All’inizio, religiosi e vergini consacrate vivevano in mezzo alla comunità cristiana, dedicandosi alla preghiera e al servizio dei poveri, degli infermi, degli anziani, degli orfani. Tra il 250 e il 350, prima ancora che Costantino concedesse la libertà ai cristiani, alcuni si ritirarono nel deserto. Tra i primi, sant’Antonio Abate, egiziano, considerato il padre del monachesimo. Rompendo ogni vincolo col mondo scelse la solitudine e si addentrò nel deserto per una vita di rigorosa penitenza, dividendo il suo tempo tra lavoro, e preghiera. Il suo esempio attrasse molti altri, cosicché la vita monastica poté offrire al popolo cristiano un ideale di santità che contesta, in qualche modo, il cristianesimo facile che cominciava già ad apparire. Questi monaci vivevano in parziale isolamento nelle proprie celle per meditare e lavorare, ogni giorno facevano un po’ di preghiera in comune e una volta alla settimana s’incontravano per la celebrazione liturgica.


Col trascorrere degli anni i monaci passarono dalla vita solitaria a quella in comune. Sorsero i monasteri abitati da gruppi numerosi che sentivano l’esigenza di norme per regolare la convivenza. Ecco allora san Pacomio. Egli approntò una “regola” che organizzava tutti i dettagli della vita in comune, secondo lo spirito del Vangelo. Il suo esempio fu seguito ovunque. Alla povertà e alla castità si aggiunge l’obbedienza volontaria non solo al vescovo ma anche al superiore del monastero o del convento. San Basilio è considerato dalla Chiesa greca il legislatore monastico per eccellenza. Scrive le “Regole morali” dove espone con semplicità le esigenze della vita cristiana. La Regola di San Benedetto, invece, si affermerà in Occidente. Egli nel 539 si stabilì coi suoi discepoli a Montecassino, dove costruì la celebre abbazia che perdura fino ai giorni nostri. La sua Regola si distingue per l’armonia tra l’attività spirituale, il lavoro manuale e il lavoro intellettuale, ed è improntata a direttive chiare che garantiscono il funzionamento ordinato di comunità autosufficienti. Le abbazie diventano centri di spiritualità e cultura. In esse si prega e lavora, (ora et labora), si traducono e si studiano e si ricopiano le opere dei saggi greci e latini e molti monaci raggiungono le più alte vette delle discipline dell’epoca: filosofia, medicina, geometria, matematica, Nelle abbazie si scoprono medicine, si inventano strumenti utili, si lavora la terra si insegnano arti e mestieri..


In tutte le epoche Dio chiama a seguirlo più da vicino. L’invito al giovane ricco si ripete costantemente. In tutte le epoche sono vissuti uomini e donne che hanno ascoltato la voce di Dio e l’hanno seguita, per vivere la propria fede con radicalità, coerenza e al servizio dei loro fratelli. Anche oggi Dio continua a chiamare, e attende risposte.