LE PAROLE DELLA FEDE


LE PAROLE DELLA FEDE

Shape2 Shape1 40 ANNI DAL CONCILIO

di Pascual Chávez Villanueva


RINGIOVANIRE

IL VOLTO


MESSAGGERI

DI LIETI ANNUNZI


Come sono lieti sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace, messaggero di bene che annuncia la salvezza, che dice a Sion Regna il tuo Dio” (Is. 52,7). La bella immagine di Isaia descrive i “portavoce” di Gesù che comunicano la più bella notizia mai ascoltata.


1 G

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esù di Nazareth, fondata la Chiesa, le affidò i tesori della Grazia perché li mettesse a disposizione degli uomini e delle donne di tutti i tempi e luoghi. La Chiesa è così evangelizzatrice per vocazione. Questa è la sua missione. Il Maestro, infatti, le ha inviato il suo Spirito perché potesse guidarla fra i meandri della storia, e le ha donato sua Madre perché le insegnasse a educarci come figli di Dio e discepoli del Figlio. Gesù e Maria non si trovano tra noi, ma presso il Padre. Dicono gli “Atti” che, prima di salire al Cielo, Gesù volle affidare la Chiesa nascente agli Apostoli, nominandoli suoi rappresentanti e concedendo loro autorità e poteri per orientare e dirigere il nuovo popolo di Dio.


Agli Apostoli Gesù ha consegnato la sua missione e dato la sua autorità per il servizio della Chiesa: la Parola che attraverso l’evangelizzazione e la catechesi ci apre alla sequela di Gesù, il Battesimo che c’inserisce nel suo Corpo e ci rende membri del nuovo popolo, l’Eucaristia che ci mette nella comunione più intensa possibile con Cristo resosi pane di vita e bevanda di salvezza, il Perdono mediante il quale si fa esperienza della misericordia di Dio. Infine, li autorizza a trasmettere tali poteri ai successori attraverso l’unzione dello Spirito e l’imposizione delle mani. In breve, Gesù assegna agli apostoli la sua stessa missione: animare, ammaestrare e governare la Chiesa, alimentarla con la Parola, santificarla con i sacramenti. Orbene la Chiesa, cattolica per natura e vocazione – cioè aperta agli uomini e donne di tutte le culture, popoli e nazioni – si realizza nelle Chiese particolari. Perciò Paolo e gli altri apostoli nel fondare nuove comunità nominavano chi, esercitando il servizio dell’autorità, potesse guidarle e confermarle nella fede. Il Nuovo Testamento li chiama presbiteri ed “episcopi”. Quella catena non si è più interrotta.


San Ireneo, vescovo di Lione, ci ha trasmesso le liste dei vescovi di Roma e di Smirne, che si rifanno a san Pietro e san Paolo. Presso la basilica di San Paolo fuori Mura si trova una galleria di medaglioni con tutti i 267 Sommi Pontefici da san Pietro fino all’attuale. Altrettanto si può dire di ciascuna diocesi che conserva accuratamente la lista dei propri vescovi, per indicare la successione apostolica, a partire dal fondatore. Naturalmente si richiedeva la santità e la coerenza con la fede che professavano e la Parola che predicavano. Molti testimoniarono la fede fino al martirio. In una delle lettere pastorali san Paolo ricordava a Tito: “Ti ho lasciato a Creta perché tu possa portare a termine quel che è rimasto da fare. Stabilisci in ogni città dei responsabili secondo le mie istruzioni. Essi devono avere un’ottima reputazione… perché un vescovo è come un amministratore di Dio” (Ti. 1,5-7). Possiamo dunque affermare che fin dall’inizio si è istaurata la trasmissione di responsabilità e poteri, da Gesù agli apostoli, da questi ai loro successori. Per i primi cristiani obbedire ai pastori equivaleva obbedire a Cristo. Il compito cui gli Apostoli hanno votato tempo ed energie è stato predicare il Vangelo “fino ai confini del mondo”. Questa continua a essere l’unica vera missione della Chiesa, perché tutti gli uomini giungano alla conoscenza del disegno di Dio, rivelato in Gesù. La straordinaria notizia è: siamo figli di Dio e da figli di Dio possiamo e dobbiamo vivere. La missione di annunciare e testimoniare il Vangelo non è esclusiva di vescovi, preti o frati, e neppure dei laici più impegnati. La dimensione missionaria investe ogni battezzato, perché ogni cristiano è chiamato a essere “sale della terra” e “luce del mondo”, speranza e buona novella per tutti. Oltre agli apostoli, la Chiesa annovera tra i suoi evangelizzatori vescovi e sacerdoti, religiosi e religiose, e moltissimi laici sposati o celibi che consacrano tutta o parte della loro vita all’annuncio esplicito del Vangelo. Naturalmente tra gli evangelizzatori sono in primo piano genitori e catechisti.


Cari amici lettori, è davvero consolante sperimentare la fedeltà del Signore Gesù che non ci ha lasciato orfani o senza missione da realizzare, ma ci ha dato il suo Spirito e ci ha fatto evangelizzatori, perché a tutti possa arrivare la grande notizia dell’amore di Dio che salva attraverso la morte e risurrezione di Gesù. Mi auguro che il Signore ci dia la forza d’amore che diede a Paolo di Tarso quando lo afferrò sulla via di Damasco, sì che da allora non volle più conoscere altro che Cristo e, dimentico di sé e del suo passato, si protese verso il futuro con l’unico progetto di evangelizzare le genti. Fu coerente, tanto che, pur prigioniero e sotto custodia militare, ha speso i suoi due ultimi anni di vita a Roma “annunziando il Regno e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù, con tutta franchezza e senza impedimento” (At 28,31). ¨