2020|it|12, Con la forza della speranza

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE

Don Ángel Fernández Artime


CON LA FORZA DELLA SPERANZA


IL NATALE IN TEMPO DI PANDEMIA


Con tutto il cuore vi saluto, cari amici e lettori del Bollettino Salesiano. Siamo vicini al Natale e desidero condividere con voi il piccolo dialogo tra una nipote e sua nonna; una nonna che ben conosce il cuore umano dopo tanta esperienza sulla strada della vita.

«Nonna, se tu fossi la mia Fata Madrina, che regalo mi faresti?» chiese la ragazza alla nonna.

«Se fossi la tua Fata madrina, non ti regalerei vestiti o carrozze» sorrise la dolce vecchietta alla fanciulla.

«Ti regalerei un segreto: quello dell'arte di vivere nella speranza. C’è una regola d’oro: passeremo nel mondo una sola volta. Tutto il bene, dunque, che puoi fare o la gentilezza che puoi manifestare a qualunque essere umano, devi farlo subito. Non rimandarlo a più tardi, né trascurarlo, poiché non passerai nel mondo due volte. Amare è la sfida più ambiziosa dell’intera esistenza. La più intensa. La più soddisfacente. Seppellisci piano piano l'ascia delle tue guerre interiori, in modo che il tuo cammino nella vita fiorisca di pace, perché fino al giorno in cui te ne andrai troverai sempre qualcosa che vorresti cambiare.

Danza con il vento del cambiamento, ma tieni i piedi saldamente ancorati al terreno dei tuoi principi, dei tuoi sogni, del tuo desiderio di essere molto umana e molto divina allo stesso tempo.

Non mollare. Lotta. Perdona. Canta sotto la doccia. Fermati a guardare i ciliegi in fiore. Ricorda sempre che il tuo cuore è grande ed elastico, capace di contenere tutti quelli che si avvicinano a te con occhi imploranti. Sii sempre gentile, perché ogni persona che incontri sta già combattendo una dura battaglia. Impara a benedire e pregare per la libertà di vedere, sentire, respirare, sapere, sperare, sbagliare.

Questo il dono che ti farei, piccola mia, ma hai già la tua Fata Madrina: la vita e l’amore che ogni giorno in lei Dio ti dona».

Amici, anche con le lacrime di un anno 2020 difficile, strano, duro e doloroso per noi e soprattutto per tante famiglie e per tante persone anziane, ha perfettamente senso guardare con speranza alla Vita e anche alla Luce che continua a offrirci il Signore della Vita.

In un anno in cui è aumentata la povertà di tanti, ma anche la generosità di molti, in cui ci sono stati dolorosi addii da parte di persone care, in cui ci siamo abbracciati solo con gli occhi, ha senso, come dice la nonna, augurarci quella vita che si costruisce giorno per giorno, a volte con lacrime e stanchezza, ma anche con sorrisi, con sogni, con speranza.


Nella notte, uno sconosciuto


La festa del Natale ritorna con il suo carico di luce e di speranza. Anche quest'anno, non certo favorevole alle feste con il Covid che ancora non vuole lasciarci, il presepio di Betlemme appare dinanzi ai nostri occhi e alla nostra memoria in tutta la sua essenzialità umana. Maria e Giuseppe grazie alle indicazioni di un passante, il cui nome è rimasto sconosciuto per la storia, trovano una grotta adibita a stalla e lì trascorrono l'ultima notte di attesa. Gesù nasce così assolutamente povero. La iconografia artistica ha contornato quel trio composto da Maria, Gesù e Giuseppe di angeli e di stelle. Eppure quante paure e trepidazioni! Anche oggi alcune foto cronache dei nostri giorni ci mostrano bambini soli e abbandonati nella loro inerme e innocente debolezza. Il Natale mette di fronte ciascuno di noi con gli eterni valori portati da questo bambino incarnato per una umanità affamata e a volte ammalata priva di un orizzonte raggiungibile e forse anche di una bussola di vita. Una umanità che nella pandemia si sente più fragile, per niente piena di potere, ma che ha bisogno di speranza, una speranza che nasce nel più profondo del nostro essere umani per essere immagine e somiglianza del Dio che è Amore.

Il Covid ci costringe ad allentare relazioni e a rinchiuderci mentre il bambino Gesù ci invita ad aprirci fino a dare la nostra esistenza o parte di essa al prossimo. È una luce che si coniuga con l'amore. Per questo la festa del Natale ci aiuta a vivere anche la precarietà, il limite e la malattia e ci aiuta a ricominciare ogni mattina con fede e speranza.

Nel saluto natalizio che ho scritto per gli auguri agli amici ho scelto un testo molto prezioso e profondo di Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Spe salvi (nella speranza siamo stati salvati, come dice san Paolo ai Romani e anche a noi: Rm 8,24).  Ci parla proprio di come la vita sia un cammino e una meta, di come sia un viaggio sul mare della storia, a volte in mezzo a tempeste che si possono chiamare pandemia di Covid o altre pandemie con cui viviamo quotidianamente e che possono farci tanto male. Un viaggio dove le vere stelle che ci guidano sono persone che irradiano luce e speranza, fino a raggiungere colui che è la Luce per eccellenza, Gesù il Signore, il Figlio di Dio e Maria, che in quella notte di Natale ha piantato la sua tenda in mezzo a noi.

Questo è il saluto, queste sono le belle parole:

La vita umana è un cammino.

Verso quale meta? Come ne troviamo la strada?

La vita è come un viaggio sul mare della storia,

spesso oscuro ed in burrasca,

un viaggio nel quale scrutiamo gli astri

che ci indicano la rotta.

Le vere stelle della nostra vita sono le persone

che hanno saputo vivere rettamente.

Esse sono luci di speranza.

Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia,

il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia.

Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine

di persone che donano luce traendola dalla sua luce

ed offrono così orientamento per la nostra traversata.

E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza

lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo;

lei che diventò la vivente Arca dell'Alleanza,

in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi,

piantò la sua tenda in mezzo a noi?

(Spe salvi, 49)


Buon Natale, dunque, ad ogni famiglia, a tutti voi e soprattutto a quanti si sentono soli ed abbandonati, ma mossi dalla speranza.