BS 2023-01: QUEL GIOVANE MI DISSE: "LA MIA PASSIONE È CRISTO".

MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE

Don Ángel Fernández Artime


QUEL GIOVANE MI DISSE:

"LA MIA PASSIONE È CRISTO".

Erano passati molti anni dall'ultima volta che avevo sentito quell'espressione da un giovane in un contesto così scanzonato, alla presenza di tutti i suoi compagni che si accalcavano intorno a noi.


Cari amici del Bollettino Salesiano, abbiamo “doppiato il capo” dell’anno, si dice in linguaggio marinaresco, e affrontiamo il nuovo anno. Ogni inizio possiede qualcosa di magico e il nuovo ha sempre un suo fascino particolare. Il 2023 mi sembrava un tempo lontano, eppure eccolo qui. L’anno nuovo è ogni volta una promessa che anche per noi arrivi qualche bella novità. Il nuovo anno sgorga dalla luce e dall’entusiasmo che ci sono stati donati nel Natale.

«C’è un tempo per nascere» dice Qoelet nella Bibbia. Non è mai troppo tardi per ricominciare. Dio comincia sempre da capo, con noi, colmandoci della sua benedizione.

Una lezione ho imparato da questi ultimi anni: prepararci alle sorprese e all’inatteso. Come dice san Paolo in una lettera: «mai cuore umano ha potuto gustare ciò che Dio ha preparato a coloro che lo amano» (1 Cor 2, 9). Il contenuto della speranza cristiana è vivere abbandonato nelle braccia di Dio.

Oggi molti modi di vivere, di esprimersi, di comunicare sono cambiati. Ma il cuore umano, soprattutto quello dei giovani, è sempre uguale, come un germoglio a primavera, ricco di vita pronta ad esplodere. I giovani “sono” speranza che cammina.

Quello che vi confido ora mi sembra molto appropriato per questo saluto del Bollettino Salesiano del mese di gennaio, il "mese di Don Bosco".

Qualche settimana fa, ho visitato le presenze salesiane negli Stati Uniti d'America (USA) e un giorno, al mattino presto, sono arrivato nella scuola media e superiore "San Dominic Savio" di Los Angeles. Ho trascorso diverse ore con centinaia di studenti, seguite da una tavola rotonda con 45 giovani del liceo. Abbiamo parlato dei loro progetti e sogni personali. Sono state alcune ore molto piacevoli e arricchenti.

Alla fine della mattinata, ho condiviso un panino con i giovani nel cortile. Ero seduto a un tavolo di legno nel cortile con il mio panino e una bottiglia d'acqua. In quel momento c'erano con me altri 4 salesiani; avevo salutato molti giovani, alcuni seduti ai tavoli, altri in piedi. Era un pranzo condito di allegria. Al mio tavolo c'erano due posti liberi e a un certo punto due giovani si sono avvicinati e si sono seduti con noi. Naturalmente ho incominciato a parlare con loro. Dopo un paio di minuti, uno dei giovani mi disse: «Voglio farti una domanda».

«Ma certo, dimmi».

Il giovane disse: «Cosa devo fare per diventare Papa? Voglio essere Papa».

Sembrai sorpreso, ma sorrisi. Gli risposi che non mi era mai stata fatta una domanda del genere e che ero sorpreso dalla sua chiarezza e determinazione. Mi venne spontaneo spiegargli che tra 1.600.000 milioni di cattolici c’è molta concorrenza e non è così facile essere eletto Papa.

Gli proposi: «Senti, potresti cominciare a diventare salesiano».

Il giovane in modo sorridente disse: «Beh, io non dico di no» e aggiunse, serissimo: «perché quello che è certo è che la mia passione è Cristo».

Devo dire che rimasi colpito e piacevolmente sorpreso. Credo che fossero passati molti anni dall'ultima volta che avevo sentito quell'espressione da un giovane in un contesto così spensierato, alla presenza di tutti i suoi compagni, che ora si accalcavano intorno a noi.

Il giovane aveva un bel sorriso genuino e gli dissi che la sua risposta mi era piaciuta molto, perché avevo capito che era assolutamente sincera.

Aggiunsi che, se era d’accordo, avrei voluto raccontare il nostro dialogo in un altro momento e in un altro luogo, e così sto facendo.

Ma già in quel momento il mio pensiero era volato a Don Bosco. Sicuramente Don Bosco avrebbe apprezzato molto un dialogo con un giovane come questo. Non c'è dubbio che in molti dialoghi avuti con Savio, Besucco, Magone, Rua, Cagliero, Francesia e molti altri c'era molto di questo, il desiderio di quei giovani di fare qualcosa di bello con la loro vita.

E ho pensato a quanto sia importante oggi, a 163 anni dall'inizio della Congregazione Salesiana, continuare a credere profondamente che i giovani sono buoni, che hanno tanti semi di bontà nel cuore, che hanno sogni e progetti che spesso portano in sé tanta generosità e donazione.

Quanto è importante continuare a credere che è Dio ad agire nel cuore di ciascuno di noi, ciascuno dei suoi figli e figlie.

Mi sembra che oggi, nel nostro tempo, rischiamo di diventare così pratici ed efficienti nel guardare tutto ciò che ci accade e ciò che sperimentiamo che rischiamo di perdere la capacità di sorprenderci di noi stessi e degli altri e, cosa più preoccupante, di non lasciarci "sorprendere da Dio".

La speranza è come un vulcano dentro di noi, come una sorgente segreta che zampilla nel cuo­re, come una primavera che scoppia nell'intimo dell'anima: essa ci coinvolge come un vortice di­vino nel quale veniamo inseriti, per grazia di Dio. Penso che come ieri con Don Bosco, oggi ci siano migliaia e migliaia di giovani che vogliono vedere Gesù, che hanno bisogno di sperimentare l'amicizia con lui, che cercano qualcuno che li accompagni in questo bel viaggio.

Vi invito ad unirvi a loro, cari amici del Bollettino, e vi auguro tanto tempo per stupirvi e tempo per fidarvi, tempo per guardare le stelle, tempo per crescere e maturare, tempo per sperare nuovamente e per amare. Vi auguro tempo per vivere ogni giorno, ogni ora come un dono. Vi auguro anche tempo per perdonare, tempo da donare agli altri e tanto tempo per pregare, sognare ed essere felici.