301-350|it|330 Il centenario di Don Bosco e il nostro rinnovamento

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IL CENTENARIO DI DON BOSCO

E IL NOSTRO RINNOVAMENTO



Introduzione - Uno sguardo rapido alle celebrazioni: Anno giubilare; Entusiasmante adesione giovanile; Apprezzamento civile; Studi e pubblicazioni; Manifestazioni artistiche, culturali e sportive; Esperienze vissute in Congregazione; Vitalità della Famiglia Salesiana; Interessamento dei Vescovi e di tante comunità diocesane e parrocchiali; Viva partecipazione del Santo Padre. - Alcune priorità da curare: La nostra dimensione ecclesiale; L’urgenza dell’educazione cristiana della gioventù; L’impegno attento e qualificato per un Progetto-«Laici»; Una più aggiornata presenza evangelizzatrice nella comunicazione sociale. - L’impressione dominante: «un evento di grazia». - Il primato dell’«interiorità apostolica». - La sorprendente vitalità della Famiglia Salesiana. - Il Movimento giovanile. - Il coinvolgimento laicale. - La dimensione mariana. - La devozione a Don Bosco Santo. - I due grandi impegni da noi assunti: la Strenna/89; il CG23. - Conclusione.

Lettera pubblicata in ACG n. 330



Torino-Valdocco, 24 maggio 1989,

Solennità di Maria Ausiliatrice


Cari Confratelli,


sono passati solo alcuni mesi dalla conclusione del Centenario «DB88». È stato un evento assai impegnativo per noi e per la nostra Famiglia.

Vi invito a riflettere sul suo significato di vita e sulle sue proiezioni di azione. Non credo sia prematuro tentar di fare una specie di primo bilancio che serva a rafforzare la nostra identità salesiana nel Popolo di Dio e la nostra missionarietà nel mondo. Il Centenario ha inciso indubbiamente su tutto il nostro processo di rinnovamento. Lo possiamo considerare come una tappa di valore storico collocata al termine del lungo periodo postconciliare di ridefinizione della nostra vocazione di figli di Don Bosco (attraverso i tre grandi Capitoli Generali: 20, 21, 22!); essa segna il passaggio da un’epoca di ricerca e di crisi a una fase di rinnovata coscienza vocazionale e di più coraggiosa iniziativa pastorale e missionaria. Questo mi sembra emerga dai fatti, dalle molteplici speranze suscitate e dai propositi formulati.

Certo, non si può fare dell’88 una specie di spartiacque cronologico, però esso appare senza dubbio come il tempo e lo spazio in cui sono emersi ormai maturi i frutti del precedente delicato e condiviso lavoro della Congregazione e di tutta la Famiglia Salesiana: i valori perenni ereditati da Don Bosco e dalla tradizione, se non fossero approfonditi ed espressi nella forma adattata ai tempi, non sarebbero, infatti, più compresi.

In questo senso dobbiamo dire che il Centenario è stato veramente un «anno di grazia» nel quale Don Bosco, riconfermando l’attualità del suo carisma, ha, in certo modo, messo personalmente la sua firma alla nostra carta d’identità postconciliare.

Davvero dobbiamo riconoscere che i grandi Santi sono la giovinezza della Chiesa: essi, vissuti nel passato, sono uomini del futuro, testimoni dell’azione trasformatrice, piena di novità, propria dello Spirito del Signore.



Uno sguardo rapido alle celebrazioni


È impossibile, e neppure è compito di una lettera di riflessione spirituale, elencare quanto si è fatto nelle Case, nelle Ispettorie, nelle Nazioni, nelle Regioni e a livello centrale di Famiglia Salesiana e di Chiesa. Credo utile tuttavia fare un cenno in primo luogo ai principali fatti, anche se in forma assai sintetica, perché su di essi si concentrano le riflessioni successive.

— Preparazione del Centenario. Si è incominciato a progettare le celebrazioni subito dopo il CG22 (1984). C’erano già state delle proposte e delle iniziative anteriori, ma bisognava aspettare l’elezione del Rettor Maggiore e del suo Consiglio da parte del Capitolo Generale. Subito vennero stabiliti gli obiettivi da raggiungere e furono predisposte delle Commissioni speciali composte da rappresentanti dei vari Gruppi della Famiglia Salesiana nelle Ispettorie; a Roma fu pure costituita una Commissione centrale di coordinamento presieduta dal Vicario Generale don Gaetano Scrivo. Questa procedette opportunamente a elaborare alcuni orientamenti fondamentali e a fissare le programmazioni di massima, scegliendo anche gli incaricati dei rispettivi settori. Il lavoro fu intenso, soprattutto per il presidente della Commissione centrale che compromise la sua salute per il felice esito delle celebrazioni. Come sappiamo, infatti, don Scrivo fu colpito da un grave infarto proprio quasi alla conclusione del Centenario: gli dobbiamo grande riconoscenza.

Se si vogliono ricordare i passi principali di questo periodo (a livello centrale) si possono rileggere, negli Atti del Consiglio Generale, alcune lettere del Rettor Maggiore,1 e varie comunicazioni del Vicario generale.2

Si è voluto coniugare insieme memoria e impegno, evitando «due atteggiamenti di senso opposto ma entrambi fuorvianti: un trionfalismo anacronistico e perciò oggi non comprensibile, di difficile accettazione e di effimera incidenza; e un minimalismo riduttivo incapace di vivere il Centenario come un evento, attraverso il quale lo Spirito Santo, che “suscitò, con l’intervento di Maria, San Giovanni Bosco”, ci chiede di approfondire il nostro impegno ad essere “Don Bosco vivo” nel nostro tempo».

C’è stata anche una dettagliata pianificazione di tipo logistico con il necessario adattamento (anche costoso) dei luoghi di Don Bosco: Valdocco e, soprattutto, il Colle dei Becchi, così da renderli atti e significativi per le finalità dei pellegrinaggi.

E qui va uno speciale ringraziamento all’Economo generale don Omero Paron e a quanti collaborarono con generosità.

— Anno giubilare. Con un «Breve Apostolico» il Santo Padre ha indetto per l’88 uno speciale anno giubilare, arricchito di grazie e di indulgenze, per celebrare la testimonianza di santità di Don Bosco e per ottenere speciali aiuti dalla sua intercessione.3 Alle sette chiese indicate inizialmente nel Breve, la Penitenzieria Apostolica concesse successivamente di aggiungerne numerose altre in ognuno dei continenti (anche nell’URSS: Bielorussia, Georgia, Lituania, Ucraina), per favorire con i vantaggi del giubileo tanti giovani e fedeli di tutte le latitudini.

Ciò ha promosso una straordinaria varietà di iniziative spirituali e di pellegrinaggi che hanno caratterizzato tutti i mesi del Centenario. Le espressioni più intense e massive si sono verificate a Torino-Valdocco e ai Becchi — «Colle delle beatitudini giovanili» — (senza dimenticare le molte manifestazioni popolari, in particolare nella basilica di Don Bosco a Panamá e nel suo tempio a León, nel Messico).

L’impatto dei luoghi di Don Bosco e una sana teologia dei pellegrinaggi e dei santuari hanno contribuito a dare a questi eventi un carattere di trascendenza. Il pellegrinare, infatti, mentre ricorda il mistero di Cristo-cammino, collaudato da una ricca pratica dei fedeli lungo i secoli, ha la caratteristica di un «sacramentale» della Chiesa — esperta in umanità e maestra di Vangelo — e fa praticare vitalmente la pedagogia della conversione.

Tra i pellegrinaggi più significativi nei luoghi di Don Bosco ci sono da annoverare quelli di tutti gli Oratori parrocchiali milanesi, di parecchie diocesi italiane ed europee, guidati dai loro Vescovi, di molti gruppi europei di estrazione salesiana, e di molte rappresentanze dei vari continenti. Meritano un particolare ricordo i pellegrinaggi della Polonia, della Jugoslavia e dell’Ungheria, quelli dell’Estremo e Medio Oriente e dell’America, i numerosi gruppi della Famiglia Salesiana della Spagna con le Associazioni di Maria Ausiliatrice e il «CampoBosco» nazionale.

Al Colle Don Bosco sono sostati a pregare più di un milione di pellegrini, in gran parte giovani.

Si è così rivalorizzata, soprattutto tra i giovani, la tradizionale pratica del pellegrinaggio cristiano che, in una epoca di turismo consumistico, ha fatto emergere il senso della preghiera, della presenza storica e geografica del sacro, della frequenza dei sacramenti e, in questo caso, del modello di santità apostolica proprio di Don Bosco e della sua potente intercessione particolarmente nell’opera dell’educazione.

— Entusiasmante adesione giovanile. Tra gli obiettivi specifici delle programmazioni c’era il coinvolgimento a fondo della gioventù con il concorso di varie forze pastorali e pedagogiche della nostra Famiglia. Il «Confronto DB88» a Torino doveva esserne l’espressione culminante.

Il tema da approfondire era I giovani nella Chiesa per il mondo seguendo l’orbita dei grandi orientamenti del Concilio Vaticano II. Il Centenario ha visto tutte le Ispettorie impegnate fruttuosamente in questo coinvolgimento. Si sono avute numerose iniziative ai vari livelli locali; si sono realizzati vivaci convegni (congressi o concili) giovanili nazionali, soprattutto in vari Paesi dell’America Latina (Argentina, Antille, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay ecc.), nella Spagna e altrove. Si sono promosse speciali giornate di convivenza e di riflessione, organizzati ritiri spirituali, promossi temi di studio e concorsi vari, celebrate feste giovanili e tornei sportivi. Si può dire che ogni Ispettoria o regione ha curato manifestazioni di alto contenuto formativo. L’esito del «Confronto DB88» ne è stato il coronamento; esso fu come la proclamazione — da parte degli stessi giovani — di un cammino da percorrere in avanti con fantasia creativa e con profondità ecclesiale.

È stato superato di gran lunga ciò che si era inizialmente previsto e avviato durante un biennio di preparazione. I giovani si sono dimostrati veri protagonisti di un rinnovamento della coscienza di fede nel Cristo, della capacità e serietà d’impegno, delle loro concrete e coraggiose possibilità apostoliche. Il tipo di santità coltivato da Don Bosco li ha attratti ed ispirati; la sua spiritualità si è dimostrata attuale e promettente, come una esperienza feconda da far crescere nelle nuove condizioni culturali. A questo prezioso risultato hanno concorso animatori e animatrici ben preparati appartenenti ai vari Gruppi della Famiglia Salesiana.

Altre espressioni massive e festose di giovani, ricche di riflessione e preghiera, si sono viste — per ricordarne solo alcune — al Colle Don Bosco, allo stadio comunale di Torino, all’arena di Verona, negli stadi di Manila, di Querétaro e in tante altre città.

— Apprezzamento civile. A livello centrale erano stati previsti due momenti significativi nell’ambito sociale: uno nel Teatro Regio di Torino per l’apertura ufficiale del Centenario, e un altro a Roma in Campidoglio per la sua chiusura. In realtà se ne sono avuti tantissimi e in ogni parte del mondo: manifestazioni promosse da Stati, Parlamenti, Città, Università, Associazioni, Clubs, Gruppi del mondo della cultura e del lavoro, persino Sindacati e Partiti politici; costruzioni di chiese ed erezione di monumenti; dedicazione di vie e di piazze; emissione di francobolli; cittadinanze onorarie al Successore di Don Bosco; consegne di medaglie d’oro e d’argento per meriti pedagogici; numerose commemorazioni televisive, radiofoniche e di stampa; ecc.

Basterebbe ricordare, come esempi, a Brasilia la celebrazione promossa dal Governatore; in Portogallo la presenza del Presidente della Repubblica all’inaugurazione del Centenario e del Ministro della giustizia alla sua chiusura; in Argentina l’iniziativa del Presidente della Repubblica che dichiarò di interesse nazionale gli atti centrali delle celebrazioni; nell’Uruguay l’omaggio a Don Bosco reso nel Parlamento; in India l’intervento del primo ministro Rajiv Gandhi in occasione dell’emissione del francobollo commemorativo; in Italia la visita del Presidente della Repubblica a Valdocco, la fervida e riconoscente adesione dell’ex-Presidente Sandro Pertini, la commemorazione del Ministro degli esteri in Campidoglio, l’iniziativa del Rotary Club al Teatro Nuovo di Torino e le celebrazioni in varie città: Milano alla Scala con la partecipazione del Presidente del Senato on. Spadolini, Napoli al Teatro San Carlo, Palermo al Palazzo dei Normanni, Bologna al Teatro Comunale, e poi interessanti attività e giornate di studio presso varie Università.

Si può dire che si è consolidata una visione della personalità di Don Bosco negli aspetti umanitari e sociali della sua opera e della sua missione: un Santo che è cittadino benemerito perché ha impegnato le sue molteplici qualità e la sua genialità pedagogica nel promuovere il bene della società.

— Studi e pubblicazioni. Un po’ dappertutto si sono promosse giornate di studio e fatte pubblicazioni nelle più diverse lingue sulla personalità di Don Bosco, sulla sua opera, sui suoi aspetti spirituali, pastorali, pedagogici e sociali. Risulta impossibile farne un elenco: dalla divulgazione alla ricerca storica ed alla sua proiezione ecclesiale e culturale.

Possiamo ricordarne alcune: i due volumi del Don Bosco nel mondo di Marco Bongiovanni (tradotti in altre lingue); Don Bosco nella storia della cultura popolare a cura di Francesco Traniello; L’esperienza pedagogica di Don Bosco di Pietro Braido (in varie lingue); Don Bosco e la musica di Mario Rigoldi; Don Bosco nella fotografia dell’800 di Giuseppe Soldà; Giovanni Bosco studente di Secondo Caselle; Scritti pedagogici e spirituali dell’editrice LAS; Scritti spirituali di Josef Aubry (riedizione); Don Bosco, attualità di un magistero pedagogico a cura di Roberto Giannatelli; Pensiero e prassi di Don Bosco nel primo Centenario della morte numero unico della rivista Salesianum (di circa 300 pagine); Parola di Dio e carisma salesiano del Convegno internazionale dei nostri Biblisti; Studi su San Giovanni Bosco del Primo Congresso internazionale di alto livello accademico tenuto all’UPS; l’opera Torino e Don Bosco in tre volumi dell’Archivio storico della città, a cura di Giuseppe Bracco; Don Bosco Fondatore del Simposio realizzato nella Casa Generalizia di Roma; la nuova biografia Don Bosco, storia di un prete di Teresio Bosco, con numerose traduzioni, persino in russo; tutto il catalogo LDC su Don Bosco, ricco di testi e sussidi audiovisivi; alcuni apporti dell’Istituto Storico Salesiano; ecc. (Ci sarebbe da chiedere scusa ai numerosi non citati!).

Anche la Facoltà di Scienze dell’educazione «Auxilium», delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha contribuito in vari modi: studi ed apporti sia nella propria Rivista di Scienze dell’educazione, per esempio, sul progetto di paternità di Don Bosco 4 e su di lui come maestro della nuova educazione;5 e, in modo particolare, due interessanti libri: uno di Maria Piera Manello, Madre ed educatrice. Contributi sull’identità mariana della Figlia di Maria Ausiliatrice, per una pedagogia mariana nell’anno centenario; e l’altro di Antonia Colombo, Verso l’educazione della donna oggi, Atti del convegno internazionale promosso in occasione delle celebrazioni centenarie.

Mi piace anche ricordare con gratitudine il coraggioso impegno di don Basilio Bustillo (Madrid) di portare a termine la tanto desiderata traduzione delle «Memorie Biografiche» in spagnolo.

C’è stata dunque, oltre alla divulgazione, una paziente e accurata opera di ricerca e di approfondimento, che ha aperto concreti spazi a nuovi studi. Non sono mancate anche alcune poche pubblicazioni critiche, magari discutibili, che hanno però contribuito in vari modi ad una maggior oggettività e serietà di riflessione.

— Manifestazioni artistiche, culturali e sportive. In questo ambito va ricordato in primo luogo il film «Don Bosco» di Leandro Castellani e altre traduzioni filmiche e documentarie, tra le quali in particolare «Giovanni, il ragazzo del sogno» della SAF di Torino. Inoltre, si devono segnalare due opere musicali di speciale valore artistico: il concerto sinfonico del maestro Marek Kopelent (cecoslovacco) al Teatro Regio di Torino, e l’oratorio musicale del maestro William Rabolini (SDB) al Teatro San Carlo di Napoli.

È stata abbondante la produzione di musicals, recitals, cantate, ecc.: in Argentina, Cile, Filippine, Italia, Spagna e altri Paesi.

Le canzoni, i concorsi, le mostre, i teatri, gli agonismi sportivi e tante espressioni giovanili e popolari hanno fatto percepire il fascino che risveglia ancora Don Bosco, specialmente tra la gioventù. Lo si è proposto all’opinione pubblica in mille modi. Come non ricordare la scalata dell’Aconcagua, la cima più alta dell’America, con la posa di una targa commemorativa; e la tappa del giro ciclistico d’Italia per professionisti e per dilettanti al Colle Don Bosco per onorarne il centenario?

Merita una menzione anche la benedizione della prima pietra della nuova Biblioteca Don Bosco all’UPS di Roma, denominata familiarmente l’Università di Don Bosco per i giovani; servirà a promuovere la serietà della cultura tra i giovani e il popolo del quartiere, oltre che tra i frequentatori dell’Università.

— Esperienze vissute in Congregazione. Tutte le comunità ispettoriali e locali hanno promosso qualificate attività soprattutto per migliorare la fedeltà allo spirito del Fondatore, per attualizzare meglio la sua missione giovanile e popolare, intensificare la comunione e la collaborazione dei Gruppi della sua Famiglia, lanciare un Movimento giovanile con profondità ecclesiale. Due momenti assai significativi, preparati con lungo tempo di riflessione e di preghiera, sono stati: la rinnovazione della Professione salesiana di tutti i confratelli, il 14 maggio, e la Professione perpetua di 126 giovani SDB ed FMA nella basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, l’8 settembre. Questi momenti spirituali volevano testimoniare l’intima adesione di tutti al caro Padre e Fondatore e l’attualità del suo spirito e della sua missione nei tempi nuovi. Anche oggi, come quei primi 22 giovani del 1862, vogliamo stare con Don Bosco per condividere la sua esperienza di Spirito Santo permeata dal «da mihi animas», il suo stile evangelico e la sua metogodologia pedagogico-pastorale della bontà.

Si organizzarono speciali corsi di Esercizi spirituali per conoscere e vivere meglio il carisma di Don Bosco. Lo stesso Rettor Maggiore si è impegnato nella predicazione di vari corsi a molti Direttori dell’America Latina, dell’India e dell’Estremo Oriente sul tema dell’«Interiorità apostolica», ossia di quella «Grazia di unità» che caratterizza tutta la nostra vita consacrata.

Molte sono state le giornate e gli incontri di studio; si sono pubblicati quaderni di formazione, sussidi liturgici, meditazioni, preghiere, ecc. Ci si è impegnati in molte parti a rilanciare l’Oratorio, a realizzare nuove presenze tra la gioventù bisognosa, a intensificare l’impegno missionario, a migliorare l’attività evangelizzatrice e catechetica, a promuovere la dimensione mariana, a far sì che la nostra pastorale tra la gioventù sbocchi in un vivace Movimento di fede cristiana.

Evidentemente i confratelli sono stati anche i principali animatori ed organizzatori di molte delle celebrazioni realizzate. Si deve aggiungere che le Ispettorie hanno concorso, secondo le loro possibilità, al cosiddetto «Fondo 88» per aiutare a risolvere i problemi economici delle celebrazioni.

È cresciuto in Congregazione il desiderio di tornare alle motivazioni profonde della propria scelta vocazionale e si è risvegliata la coscienza del fascino che Don Bosco continua ad esercitare.

Ci è sembrato di entrare in un clima di primavera e di rinnovato entusiasmo che aiuta ad attraversare con speranza le difficoltà del nostro tempo, quali sono certi miraggi ideologici e la decrescita, in alcune parti, delle vocazioni.

— Vitalità della Famiglia Salesiana. Uno degli aspetti veramente ammirevoli del Centenario è stata la partecipazione attiva della Famiglia Salesiana, sia all’interno di ognuno dei Gruppi, sia nella comunione e collaborazione di tutti insieme.

Assai significativo è stato il simposio su Don Bosco Fondatore con la presenza dei responsabili di ogni Gruppo.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno avuto molteplici iniziative di speciale densità spirituale, apostolica e pedagogica. Hanno promosso con entusiasmo la partecipazione soprattutto della gioventù femminile ed hanno vissuto, come giornata culminante, la beatificazione di Laura Vicuña al Colle dei Becchi.

I Cooperatori hanno realizzato convegni regionali e nazionali; sono cresciuti in numero ed hanno intensificato gli impegni formativi, accuratamente studiati nella riunione della loro Consulta mondiale a Roma. Hanno puntato con speranza sugli orientamenti del Vaticano II, tanto ricco per l’applicazione del loro Regolamento di Vita Apostolica.

Si sono promossi con frutto vari incontri dei Delegati e delle Delegate dei Cooperatori in varie regioni e nazioni. È degno di nota il 1° Congresso nazionale spagnolo degli «Hogares Don Bosco» per l’animazione cristiana delle giovani coppie e delle loro famiglie, che ha riunito a Madrid quasi un migliaio di coppie.

Gli Exallievi e le Exallieve hanno organizzato e celebrato il loro 1° Congresso mondiale unitario in prospettiva di maggior comunione. Gli Exallievi hanno inoltre realizzato altri congressi e convegni a vari livelli. Hanno organizzato mostre e concorsi; in particolare: hanno allestito una mostra internazionale di arte a Roma, hanno promosso interventi nei mezzi di comunicazione sociale; hanno dimostrato inventiva e grande riconoscenza. Bisogna dire che una delle cose che ha meravigliato e sorpreso è stata la partecipazione e la collaborazione di molti Exallievi di fatto, che, pur non essendo ascritti all’Associazione, si sono sentiti vitalmente interpellati dal Centenario.

Anche ognuno degli altri Gruppi, in particolare quello delle Volontarie di Don Bosco, ha approfondito con gioia i propri vincoli vocazionali con lo spirito comune. Particolarmente fecondo è stato l’incontro con le Superiore Generali degli Istituti di vita consacrata fondati da Salesiani.

Ma, oltre le iniziative di ogni Gruppo, c’è da far rilevare la straordinaria validità e l’efficacia della mutua comunione in quanto Famiglia. Se ne è potuto constatare l’incisività soprattutto nelle celebrazioni di Torino con la presenza del Santo Padre (Colle Don Bosco, Valdocco, Stadio comunale) e in quelle, per esempio, del Messico (a Querétaro) coordinate dalle quattro Ispettorie (due SDB e due FMA) in mirabile comunione di sforzi. La Famiglia Salesiana ha proclamato e celebrato anche l’importanza della dimensione mariana del nostro carisma.

Quante cose si sono fatte, e quante si potranno fare dappertutto, con questa coesione d’intenti, secondo il nostro slogan «avanti e insieme»! Sono cresciuti, durante il Centenario, una mentalità e un atteggiamento di Famiglia Salesiana più concreti ed operanti.

— Interessamento dei Vescovi e di numerose comunità diocesane e parrocchiali. Il Centenario ha avuto pure una straordinaria risonanza ecclesiale: eminentissimi cardinali, vescovi, nunzi apostolici, parroci, preti in cura di anime, diocesi, comunità di fedeli, associazioni di laici, religiosi e religiose di molti Istituti hanno voluto celebrare Don Bosco come provvidenziale dono di Dio per il bene della gioventù, soprattutto popolare.

Primo tra tutti è da ricordare l’arcivescovo di Torino, Card. Anastasio Ballestrero, dal grande cuore pastorale e dalla acuta saggezza spirituale, che propose l’anno giubilare per Don Bosco e si interessò efficacemente per ottenere la visita del Papa a Torino e dintorni. Ha vissuto in prima persona e con profondità orientatrice le varie tappe delle celebrazioni: apertura e chiusura del Centenario con tutti i Vescovi del Piemonte, omelie ed appropriati interventi in occasione della visita del Santo Padre; preziose riflessioni sull’identità salesiana, sull’urgenza della pastorale giovanile, sul rilancio dell’Oratorio, sull’originalità ed esemplarità del ministero sacerdotale di Don Bosco.

Anche il Card. Carlo Maria Martini di Milano ha scritto lettere pastorali assai significative ed ha avuto la bontà, in onore di Don Bosco e della sua pastorale pedagogica, di accettare il Dottorato «honoris causa» nella Facoltà di Scienze dell’educazione della nostra Università di Roma.

È pure significativo che la Commissione della Conferenza Episcopale Italiana abbia voluto celebrare a Valdocco la giornata nazionale di Pastorale dedicandola alla gioventù.

Non è possibile enumerare i cardinali, gli arcivescovi e i vescovi che sono intervenuti nelle differenti parti del mondo; lo hanno fatto anche intere Conferenze episcopali nazionali e regionali. Le loro lettere pastorali e allocuzioni su Don Bosco sono innumerevoli. In Spagna, per esempio, sono tante e così significative da suggerire l’iniziativa di raccoglierle e pubblicarle in uno speciale volume della BAC. Molti vescovi hanno anche guidato folti pellegrinaggi diocesani ai luoghi di Don Bosco o ai templi designati per il giubileo.

In parecchie nostre Ispettorie si è offerto un valido materiale biblico, biografico e pastorale-pedagogico ai sacerdoti e ai responsabili dell’apostolato comunitario per veglie di preghiera, per giornate di studio, per attività celebrative, per liturgie festive, per informazione e riflessione nei seminari, nei vari centri di formazione, nelle riunioni giovanili.

Non possiamo dimenticare la presenza di più di 60 tra cardinali e vescovi salesiani all’apertura del Centenario, con un simpaticissimo dialogo fraterno avuto con il Rettor Maggiore e una solenne Eucaristia al tempio Don Bosco sul Colle, il 1° febbraio.

Si è constatato che Don Bosco e il suo carisma non sono «proprietà privata», ma un vero dono voluto dal Signore e da Maria per tutto il Popolo di Dio nella sua esigente missione di educazione e di evangelizzazione della gioventù.

— Viva partecipazione del Santo Padre. È stato, questo, un dono non previsto nelle nostre iniziali programmazioni, ma accolto con immensa gioia e preparato con attenta previsione e con grande cura. Lo ha voluto il Papa stesso per riconoscenza e per convinzione personale: «Don Bosco è uno dei grandi Santi della Chiesa – mi aveva detto –; bisogna farne rilevare l’originalità e la missione profetica». La partecipazione del Successore di Pietro è stata certamente il momento più alto e memorabile delle celebrazioni, conferendo loro un volto autentico di ecclesialità e illuminando con la massima autorevolezza il loro messaggio spirituale, pastorale, pedagogico e sociale.

Ricordiamone gli interventi più rilevanti ed eloquenti:

— il Breve per l’indizione dell’Anno giubilare;

— la preziosa Lettera Iuvenum Patris;

— il pellegrinaggio di due giorni e mezzo ai luoghi di Don Bosco;

— la solenne beatificazione di Laura Vicuña ai Becchi;

— le numerose allocuzioni e omelie;

— le speciali udienze;

— il conferimento ufficiale a Don Bosco del titolo universale Iuventutis Pater et Magister;

— l’incoraggiante discorso conclusivo al Rettor Maggiore con il suo Consiglio il 4 febbraio 1989.

Il Papa vuole bene alla Famiglia Salesiana e la Famiglia Salesiana continua la tradizione di adesione convinta ed operosa al ministero di Pietro.

C’è da essere profondamente riconoscenti a S. S. Giovanni Paolo II per quanto ha fatto a favore del Centenario e durante il suo svolgersi. Ha delineato con autorevolezza la peculiare statura di Don Bosco nella Chiesa ed ha lanciato con entusiasmo il suo carisma verso il terzomillennio. Dovremo saper far tesoro della sua testimonianza e delle sue illuminazioni.



Alcune priorità da curare


Il Centenario, devo sottolinearlo, è stato rivelatore della presenza incisiva dei confratelli e dei membri della Famiglia Salesiana. Se i suoi figli e le sue figlie di oggi non fossero attraversati dalla sua passione educativa ed apostolica, dalla sua ansia per la salvezza della gioventù e da un forte attaccamento alla sua persona di Padre e Maestro, il Centenario non avrebbe toccato i vertici di cui ho parlato. Senza una Famiglia viva, forse non ci sarebbe stato un Don Bosco vivo, almeno nella misura che gli compete. Questa constatazione positiva è però carica di interpellanze e di sfide, che ognuno deve onestamente affrontare.

Una lettura più approfondita e più docile al richiamo dello Spirito deve riconoscere che le celebrazioni centenarie ci hanno portato anche a individuare carenze spirituali, pastorali, culturali e pedagogiche. Sono state un’occasione di verifica per poter elevare la qualità della nostra vita e della nostra azione. Siamo stati fortemente stimolati a superare il pericolo di fermarci alle «cose» e alle «strutture», senza dubbio anch’esse indispensabili, per andare con cosciente serietà alle profondità del carisma. Abbiamo sperimentato una forte spinta in avanti, un momento di serenità e di presa di coscienza del vero spirito salesiano, del fascino permanente del Fondatore, della fiducia e apprezzamento del suo progetto evangelico, dell’entusiasmo di sentirci partecipi della sua missione, di una maggior comunione fraterna, di grande speranza nel processo globale di rinnovamento.

Ma ci siamo accorti anche delle nostre deficienze.

Mi sembra utile individuarne alcune in vista del nostro rinnovamento.

Don Bosco ci invita a migliorare, tra gli altri, i seguenti aspetti: la nostra dimensione ecclesiale; l’urgenza dell’educazione cristiana della gioventù; l’impegno attento e qualificato per un «Progetto-Laici»; e una più aggiornata presenza evangelizzatrice nella comunicazione sociale.

— In primo luogo la nostra dimensione ecclesiale. Se c’è un aspetto che è emerso fortemente nell’88 è proprio quello dell’ecclesialità di Don Bosco e della sua opera. Il senso della Chiesa universale e l’impegno concreto nella Chiesa particolare, sono apparse come due dimensioni inseparabili, che devono essere curate nei loro risvolti complementari.

Il Concilio Vaticano II ha messo l’accento sul mistero della Chiesa; chiede che ci sentiamo e viviamo come corresponsabili della grande missione comune, dedicandoci a rendere incisivo il nostro carisma nel territorio in cui siamo inseriti. Questo comporta tutta una modalità nuova di progettazione pastorale che corregge difetti, richiede inventiva rinnovatrice nelle opere, sensibilità per nuove presenze urgenti, coordinamento e collaborazione con altri operatori locali.

L’88 deve muoverci a far capire a tutti, nella pratica, che siamo (nonostante i nostri limiti) un vero dono di Dio per la Chiesa locale, secondo i valori e le finalità dell’indole propria del progetto apostolico di Don Bosco.

— L’urgenza dell’educazione cristiana della gioventù è stata senza dubbio una delle interpellanze più chiare e più preoccupanti delle celebrazioni e riflessioni centenarie.

Il Papa ed i Pastori lo vanno ripetendo da anni e con preoccupata insistenza. I giovani stessi si mostrano affamati dei grandi ideali proclamati da Cristo, purtroppo tragicamente assenti in una civiltà pervasa in mille forme da un sottile materialismo. Il Centenario ci ha spinti a scegliere questo urgente problema per i lavori del nostro prossimo Capitolo Generale.

Abbiamo capito che Don Bosco non si darebbe pace se la sua prassi educativa non potesse essere ancora una «pedagogia di santità», nella quale Gesù e Maria non fossero i grandi amici dell’attuale gioventù. Una rinnovata e approfondita valorizzazione della «preventività» dovrà continuare ad arricchire la prassi educativa salesiana.

Quanto ci rimane da ricuperare e da inventare in questo vasto campo!: la qualità degli educatori, l’ispirazione dei progetti, la strutturazione cristiana del metodo, la coraggiosa concretezza delle proposte, la cura del clima di famiglia e l’atmosfera pastorale degli ambienti. C’è da sconfiggere tra noi una superficialità spirituale e pedagogica che impedirebbe la vera fedeltà al Fondatore.

— L’impegno attento e qualificato per un «Progetto-Laici». Dal Centenario è emersa con evidenza anche l’importanza della presenza attiva dei laici nella nostra Famiglia. La recente Esortazione apostolica Christifideles laici, frutto del Sinodo/87, è venuta a confermare la priorità pastorale di questo aspetto nel processo di rinnovamento ecclesiale. Don Bosco ha privilegiato con crescente convinzione l’impegno salesiano di animazione e coinvolgimento spirituale e apostolico dei laici. Nei grandi Capitoli Generali del postconcilio abbiamo riconfermato con chiarezza la volontà di essere continuatori del progetto del Fondatore in questo campo. Ci siamo avviati, ma non dappertutto. C’è una carenza di adeguata mentalità conciliare al riguardo tra non pochi confratelli. Urge intensificare la formazione dei nostri quadri, dedicare delle persone convinte e abili, organizzare meglio e stimolare gli organismi ispettoriali di animazione soprattutto delle Associazioni dei Cooperatori e degli Exallievi.

— Una più aggiornata presenza evangelizzatrice nella comunicazione sociale. Durante il Centenario sono stato invitato dalle autorità comunali di Mathi a visitare la famosa cartiera comperata da Don Bosco: essa sussiste tuttora, tecnicamente assai migliorata (appartiene a una Ditta finlandese), ancor oggi permeata dal ricordo vivo di lui. Egli aveva voluto collocarsi in questo settore della comunicazione-stampa, come diceva, «all’avanguardia del progresso».

Le iniziative di comunicazione sociale della nostra Famiglia hanno svolto un ruolo assai notevole per la riuscita del Centenario: elaborazione di appropriati sussidi, coordinamento dell’Ufficio-Stampa con i centri italiani ed esteri, congresso internazionale degli Editori salesiani, primo incontro dei Delegati ispettoriali dell’Europa e dell’America Latina, consulenze varie, operazioni di avvio dell’Istituto per la Comunicazione sociale (ISCOS) nella nostra Università. Si è potuto constatare ancora meglio il ruolo assai influente che questo settore offre per l’educazione dei giovani e della gente. Anche l’ultimo Capitolo Generale, il CG22, e le Costituzioni e Regolamenti 6 avevano insistito per una riconsiderazione della nostra presenza in tale campo.

Già molte Ispettorie hanno incominciato a muoversi, ma il Centenario ci chiede di dare più spessore a questa nuova presenza evangelizzatrice, sia nella qualità dei contenuti da comunicare e sia nei modi nuovi, quelli a noi più congeniali, di trasmetterli. È un’area di urgenza apostolica che potrà far rivivere tante iniziative lanciate dal nostro Padre, ma poi, per l’evolversi delle cose, un po’ dimenticate o passate sotto tono: la musica, il teatro, le comunicazioni di gruppo, ecc.

Anche questa è una priorità da perseguire superando troppe deficienze.



L’impressione dominante: un evento di grazia


Ma la sensazione più condivisa è quella che il Centenario è stato uno straordinario dono dall’alto per noi.

Ho sentito ripetere da tanti confratelli in ogni parte del mondo: il primo Centenario della morte di Don Bosco ci ha presentato il nostro Padre e Fondatore più vivo che mai! Sono state superate le previsioni e le attese; si sono raggiunti gli obiettivi prefissati in forme più che soddisfacenti; è stato un intenso periodo di ripensamento che ci ha lanciati con più convinzione verso le grandi mete di rinnovamento tracciate dal Concilio Vaticano II. Chi avesse pronosticato un clima trionfalista o chi, per una mentalità in qualche modo ideologizzata, non si fosse preoccupato di mettersi in sintonia spirituale con queste celebrazioni, sarebbe rimasto deluso o stranamente estraniato.

I risultati positivi si devono, possiamo dire, a Don Bosco stesso! Il suo tipo di santità, il dinamismo operativo del suo spirito, il suo criterio pastorale, la sua esperienza pedagogica, la sua bontà espressa nel «farsi amare», la sua praticità organizzativa, il suo cuore oratoriano e popolare, il suo realismo d’incarnazione e la sua missionarietà universale, il suo senso di Chiesa, il suo sacerdotale atteggiamento in politica, e, soprattutto, la sua geniale predilezione per i giovani, hanno fatto sì che il concentrarsi dell’attenzione su di lui risultasse affascinante e profetico.

Nessuno aveva previsto i grandi benefici che avrebbe apportato questo evento: una memoria feconda di scoperte, di interpellanze e di prospettive.

È aumentata la conoscenza oggettiva del Fondatore e si è rivelato chiaramente riduttivo l’intento di interpretare la sua prassi educativa solo con criteri di umanismo orizzontale.

È stato un Anno di grazia in cui si è celebrato il suo carisma come se fosse appena nato; le luci del Concilio Vaticano II l’hanno fatto brillare con più attualità. Ciò ha portato non solo al superamento di qualsiasi ingenua mentalità trionfalista, ma anche di quella visione esclusivamente domestica, troppo rivolta su se stessa e che ci potrebbe far apparire come uno steccato chiuso; abbiamo guardato di più al mistero di Cristo e della sua Chiesa.

L’88 è stato per noi come una specie di sintesi viva, preziosa e profetica (in continuità organica con la nostra tradizione), dei 25 anni dei lavori postconciliari: il CGS, il CG21, il CG22, il testo rinnovato della nostra Regola di vita, la Ratio Institutionis, i due Libri di governo (manuale dell’Ispettore e del Direttore), il Regolamento di Vita Apostolica dei Cooperatori, i molteplici sussidi per il rinnovamento, i fondamentali Documenti d’identità degli altri Gruppi della Famiglia, hanno trovato una loro espressione organica ed esistenziale nella figura di Don Bosco Fondatore, il modello donatoci dal Signore «come padre e maestro».7

Questa visione d’insieme di ridefinizione della nostra identità risulta così la vera piattaforma di lancio verso gli impegni della nuova evangelizzazione e della nuova educazione: un «Anno di grazia» che ci fa entrare nell’«Avvento» che prepara il terzomillennio.

Il «salesiano» dei tempi nuovi, descritto nei Documenti rinnovati, ha sempre il suo polo di riferimento vitale in Don Bosco, e questo Centenario ne è stato la riconferma ecclesiale, sociale e di Famiglia. I sogni del nostro Padre sono diventati realtà dopo appena cento anni, anche se permangono purtroppo tanti difetti e ancora dei vasti orizzonti aperti alle loro prospettive. È come se la Provvidenza avesse determinato la data dell’88 per concludere felicemente un processo di ricerca e per lanciare in fedeltà la missione salesiana verso nuove fasi di storia. Il Centenario ha fatto memoria, ma è stato soprattutto per noi un’ora di primavera.

Il Papa ha affermato a Torino che il carisma di Don Bosco è «grande» e che oggi è particolarmente «necessario» alla Chiesa e alla Società.

Penso che questo «Anno di grazia» ci invita a concentrare l’attenzione sull’aspetto carismatico della nostra Famiglia: con Don Bosco siamo «carisma» nella Chiesa! Ossia, che la nostra Famiglia è coinvolta vitalmente in quel «momento privilegiato dello Spirito» di cui ha parlato Paolo VI nella Evangelii nuntiandi. 8

Se l’«esperienza di Spirito Santo» è inerente alla natura di un carisma,9 possiamo dire che storicamente il carisma più grande e vitale del nostro secolo è stato il Concilio Ecumenico Vaticano II; esso è la principale iniziativa di rivitalizzazione della Chiesa da parte dello Spirito Santo, quale evento pentecostale. Intorno al Concilio lo Spirito del Signore ha suscitato tanti altri carismi che suscitano una nuova vitalità nel Popolo di Dio; tra di essi emergono alcuni Movimenti ecclesiali. E anche la nostra Famiglia lo deve essere!

La presenza dello Spirito, infatti, ha toccato anche, e profondamente, il rinnovamento di carismi già esistenti. Dobbiamo sentirci interpellati in questo senso; la nostra Famiglia è un dono vivo per il Popolo di Dio: un carisma giovanile e popolare, contrassegnato dalla preoccupazione educativa e dalla praticità laboriosa del buon senso, senza note sensazionaliste e senza punte polemiche, ma vivace e creativo nella sua coraggiosa partecipazione al rinnovamento ecclesiale ispirata alla magnanimità del Fondatore. Il Centenario ha dato il «via» — ed è una grande grazia — a un rinnovato cammino «carismatico» su cui dobbiamo procedere con entusiasmo e inventiva per lungo tempo.



Il primato dell’interiorità apostolica


Al centro di questo dono dall’alto per noi colloco la lotta contro la superficialità spirituale. In tutta la Congregazione ci si è dedicati con vivo interesse al grande atto della rinnovazione della Professione salesiana il 14 maggio 1988. Le iniziative di formazione permanente, al riguardo, sono state numerose e accurate. Per tutto un anno, considerato quasi una specie di «noviziato generale», ci si è dedicati ad approfondire la nostra identità vocazionale nella Chiesa. Un sussidio assai utile a questo scopo è stato il commento alle Costituzioni.10

Il grande tema di fondo, spiegato e approfondito in numerosi corsi di Esercizi spirituali, in guppi di formazione e in giornate di studio, è stato quello della nostra «interiorità apostolica», frutto della «grazia di unità» che caratterizza la carità pastorale salesiana. Il cammino percorso nei Capitoli Generali del postconcilio ci ha portato a una visione di sintesi della nostra «consacrazione apostolica». Interiorizzare e assimilare questa realtà è stato uno dei compiti spirituali del Centenario.

La «grazia di unità»11 dà vigore organico a quella carità pastorale, che è il centro motore dello spirito salesiano.12 Comporta una mutua inseparabile intercomunicazione tra gli elementi indicati nel felice articolo 3° delle Costituzioni: l’«Alleanza» speciale con il Signore, la «Missione» giovanile e popolare, la «Comunità» fraterna come soggetto della missione, e la «Pratica radicale dei Consigli evangelici» guidati dall’atteggiamento filiale di obbedienza. Si tratta di una originale lettura del Vangelo, che brilla nell’esperienza di santità di Don Bosco vissuta «in un progetto di vita fortemente unitario».13 Proprio in questo sforzo di approfondimento abbiamo cercato il più sicuro e radicale rimedio alla deprecata superficialità spirituale.14

La nostra consacrazione di vita attiva e pedagogica non è cosa facile. Richiede un’iniziazione speciale e una continua e appropriata formazione permanente. Il tutto si concentra nell’energia della carità pastorale con i suoi due poli in tensione: Dio e i destinatari. Questi due poli hanno una dinamica interna inconfondibile e originale. L’amore di Dio è la sorgente e la causa di tutto; l’amore del prossimo è la dimostrazione pratica e il metro sicuro per misurare il vero amore di Dio, la strada indispensabile su cui procede l’amore di carità. C’è come un flusso di ricircolazione tra i due, una mutua relazione causale a differente livello, per cui bisogna affermare la principalità interiore dell’unione con Dio e la priorità operativa e metodologica del servizio al prossimo. Il vero Dio è inconcepibile senza il suo amore all’uomo, e l’autentico prossimo è impensabile se non come immagine di Dio. Perciò non sarà autentica una dedizione ai giovani che non proceda dall’amore di Dio; ma sarà ugualmente certo che non ci sarà per noi vero amore di Dio che prescinda dalla predilezione per la gioventù, soprattutto bisognosa.15 La passione per Dio è inseparabile dalla passione per l’uomo: in un unico movimento di carità viviamo il grande comandamento del Vangelo. Non c’è alternativa tra i due poli della nostra carità pastorale.

È qui che si situa la «grazia di unità» che procede dalla presenza e dalla potenza dello Spirito Santo e che costituisce l’originale ricchezza della «grazia della consacrazione»16 inerente alla nostra Professione religiosa. Essa genera la sintesi vitale e l’unità interiore tra Alleanza, Missione, Comunità e Consigli evangelici che fonda la nostra identità salesiana. Per questa grazia di unità ognuno dei quattro aspetti indicati è vitalmente connesso con ciascuno degli altri ed è autentico solo se testimoniato simultaneamente all’interno degli altri. Voler promuovere l’uno senza l’altro significa deteriorare la natura carismatica della nostra Professione.

Il Centenario ci ha aiutati a meditare salesianamente sull’opzione fondamentale della Professione religiosa: l’Alleanza come la sorgente inestinguibile del «da mihi animas», la Missione come il tratto centrale che caratterizza il volto della nostra identità nella Chiesa; la Comunità come l’originalità di una comunione che costituisce il soggetto e lo stile di vita e di azione; la pratica dei Consigli evangelici come la struttura portante e vitalizzante della vera donazione di noi stessi quali discepoli del Cristo. L’unità e inseparabilità dei quattro elementi è una meraviglia di grazia resa quotidianamente viva in noi dallo Spirito santificatore.

La data del 14 maggio puntava appunto ad evitare in noi la deleteria separazione tra «vita religiosa» e «carisma salesiano». La nostra consacrazione apostolica è costitutivamente «carismatica».

Questo ci ha obbligato a ripensare con proiezione dinamica anche alcuni termini classici più in uso e che potrebbero divenire, quasi inconsciamente, espressione di una certa staticità, causa di scissione tra «vita religiosa» e «carisma»; possiamo ricordare, ad esempio, i termini: «osservanza», «fine primario e secondario», «vita di comunità», «voti».

Se l’osservanza significa fedeltà al Fondatore, esigerà da noi spirito d’iniziativa, ardore creativo nella carità pastorale, duttilità alle situazioni dei destinatari, adeguamento alle esigenze del rinnovamento della Chiesa e a quelle dei tempi. Le Costituzioni rinnovate sono centrate coraggiosamente sul «carisma» di Don Bosco, al di là di una legalità esterna che non stimolerebbe la duttilità apostolica. Comporta certamente anche delle «norme» sagge e rinnovate da mettere in pratica, ma ciò che guida la vita e l’azione procede da una forte interiorità e da quella esperienza spirituale e pedagogica che è l’anima e la fonte delle stesse norme e che le trascende.

Se, invece di fine primario e secondario, si parla di «missione», vorrà dire che si ripensano le cose in forma evangelica e teologale, come partecipazione attiva al profondo mistero della Chiesa e al suo compito evangelizzatore, vivendo una speciale Alleanza con Dio.

Se nel parlare di comunità si pone l’accento sulla «comunione fraterna», significherà che la nostra convivenza dovrà caratterizzarsi per la messa in comune dei valori del progetto evangelico di Don Bosco, dell’Alleanza, della Missione e della radicalità dei Consigli come aspetti vitali del nostro carisma. La comunità deve divenire coscientemente «soggetto» della missione.

E quando si parla dei «voti» occorrerà pensare alla globalità della «Professione», che interpreta in forma più organica e apostolica i consigli evangelici, significando che ognuno di essi dovrà essere pensato e vissuto nell’armonia di tutto il progetto salesiano. Abbiamo fatto la «rinnovazione della professione» e non semplicemente dei «voti».

Il Centenario dunque ha significato anche per gli altri Gruppi della Famiglia uno sforzo di interiorizzazione della vocazione salesiana nel suo aspetto sostanziale di carisma e di vita nello Spirito.

Certamente tra la coscienza rinnovata della propria identità e la messa in pratica dei nuovi orizzonti di fedeltà, rimane sempre un salto da colmare. Il cammino da percorrere è un progredire che non finisce mai, ma è solo questa la strada che porta alla vera meta.



La sorprendente vitalità della Famiglia Salesiana


La Commissione centrale di coordinamento delle programmazioni del Centenario era composta, come dicevo, dai rappresentanti dei vari Gruppi della Famiglia Salesiana; così si è fatto, in genere, anche nelle differenti nazioni e zone. La collaborazione è stata concreta e sentita. Il riferimento a Don Bosco ha fatto convergere con facilità l’interesse di tutti.

Questa unione d’intenti ha dimostrato che, «insieme», possiamo fare grandi cose per la gioventù, per i poveri, per la Chiesa e per la Società. Il mondo ha visto che questa Famiglia non è chiusa su se stessa, ma aperta evangelicamente; che vuol realmente bene al Papa e ai Vescovi, ed è fedele al loro Magistero; che si impegna a collaborare con la Chiesa locale secondo le proprie capacità; che è una forza al servizio del bene comune. Essa sa coinvolgere un po’ tutti nel bene: le autorità civili ed ecclesiastiche, i differenti ceti sociali, pur con talune visioni distanziate tra loro, i credenti di varie religioni, gli educatori di diverse culture.

Il Centenario è stato, di fatto, una grande spinta per il rilancio della nostra Famiglia. Si è sperimentato l’invito a puntare verso mete comuni collocate più in alto di ciò che si è fatto finora, sia nell’ambito sociale che in quello ecclesiale.

Oltre all’attrattiva che Don Bosco continua ad esercitare, si è potuto constatare con gioia l’efficacia derivata dalla convergenza delle forze salesiane sul territorio dove si trovano inserite. È così nato spontaneamente il proposito di progettare e di lavorare di più in forma coordinata, superando resistenze ed affrontando fraternamente le immancabili difficoltà. Si tratta anche di intensificare tra i Gruppi quel concetto centrale di «comunione» che costituisce uno dei fulcri dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II.

Il suggestivo incontro dei rappresentanti dei vari Gruppi nelle camerette di Don Bosco, di buon’ora il mattino del 31 gennaio, quasi a ridosso dell’ora stessa della morte del nostro Padre e Fondatore, è servito per meditare con affetto filiale la comune eredità ricevuta, inaugurando così umilmente e familiarmente, da figli e figlie riconoscenti, le molteplici successive celebrazioni. Lì si è pronunciata di nuovo la parola d’ordine per tutti: avanti insieme!.

Risulta difficile enumerare qui le iniziative portate avanti nei vari settori.

Guardando al dinamismo di questa Famiglia durante il Centenario appare con evidenza che sono cresciuti una mentalità e un atteggiamento di comunione più flessibile e operante al centro e in molte Ispettorie. Da questa felice esperienza è nata una adesione più cosciente e comunitaria al patrimonio salesiano, con più concreta attenzione per il comune spirito, la comune missione e il comune metodo. E così si è irrobustito il convincimento e la voglia di «camminare uniti».

L’impegno e le iniziative dei laici, appartenenti ai vari Gruppi della Famiglia, sono stati particolarmente significativi; spesso, infatti, i laici sono apparsi assai dinamici e più esuberanti nel celebrare la grandezza di Don Bosco e nel sottolinearne il valido messaggio. Quasi a ricordarci che su questo versante si devono far convergere più e meglio gli sforzi di tutti.

La Famiglia Salesiana è chiamata dal Centenario a trasformarsi in un vero «Movimento ecclesiale» rinnovato oggi dallo Spirito a favore dei giovani.



Il Movimento giovanile


Il frutto più bello e promettente del rilancio della nostra Famiglia è quello della crescita di un corrispondente Movimento giovanile.

Si può dire che esso sorge quasi naturalmente dalla vitalità dei Salesiani di Don Bosco, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei Cooperatori, delle Volontarie, degli Exallievi, e degli altri vari Gruppi. Lo si è sperimentato in modo inequivocabile nel «Confronto DB88».

Già da vari anni si parlava di questo Movimento e ci si incamminava a realizzarlo, incominciando dall’America Latina. È nata una nuova stagione dell’associazionismo giovanile; 17 lo stesso Papa Giovanni Paolo II ci aveva ricordato autorevolmente «l’urgente bisogno di rinascita, avvertito un po’ a tutte le latitudini, di validi modelli di associazioni giovanili cattoliche. Il Papa vi esorta ad essere fedeli, perspicaci, ricchi di genialità in questo sforzo di dare respiro sempre più ampio a tali sodalizi. È un invito pressante che rivolgo a tutti i responsabili dell’educazione cristiana della gioventù».18

Senza dubbio la iniziativa del Movimento è da annoverare tra le migliori e più urgenti «novità di presenza salesiana».19 Il Centenario ci assicura così che l’associazionismo giovanile è un’esigenza del Sistema Preventivo e del criterio oratoriano di rinnovamento; ci ricorda il protagonismo del giovane proteso verso l’ideale, quale fu Domenico Savio, e ci interpella perché sappiamo cogliere sempre meglio l’ispirazione educativa e pastorale di questa, che è ormai una realtà viva nella nostra Famiglia.

Al «Confronto DB88» hanno partecipato 2500 giovani, soprattutto delle Ispettorie europee, che rappresentavano l’impegno reale, praticamente, di tutte le Ispettorie: un’iniziativa mondiale, accuratamente preparata con il lavoro di ben due anni attraverso sussidi elaborati con paziente competenza. Il «Confronto» è apparso come la meta raggiunta dopo un cammino di coinvolgimento diretto di tanta gioventù. A Torino, con Don Bosco, sono confluiti gli inizi della nostra rinascita associativa: ascolto di fede, sforzo di assimilazione, celebrazioni di gioia e di festa, condivisione di ideali e di problemi, dialogo stimolante, preghiera e sacramenti, pellegrinaggi di memoria riverente, prospettive di testimonianza cristiana e propositi di crescita.

Don Bosco, «Padre e Maestro della gioventù», è apparso ispiratore vivo, per l’oggi e per domani, di un’autentica spiritualità giovanile, frutto di quella sua «pedagogia realista della santità» che non delude «le aspirazioni profonde dei giovani (bisogno di vita, di amore, di espansione, di gioia, di libertà, di futuro), e che insieme li porta gradualmente e realisticamente a sperimentare che solo nella “vita di grazia”, cioè nell’amicizia con Cristo, si attuano in pieno gli ideali più autentici».20

La sua missione giovanile è profezia che risuona ancora attuale. La sua lettura del Vangelo per i giovani si traduce in una spiritualità che genera appartenenza convinta, riferita saldamente a lui come a Maestro, anche se necessita evidentemente di ulteriori esplicitazioni nell’orbita del Concilio Vaticano II.

Vi invito a rileggere, per questo aspetto, le «Riflessioni dopo il “Confronto DB88”» del Consigliere per la Pastorale giovanile, don Juan Edmundo Vecchi, apparse sugli Atti del Consiglio Generale.21 Richiamo la vostra attenzione su due punti da lui sottolineati: uno riferito alla Famiglia Salesiana, e l’altro ai giovani.

Il «Confronto DB88» ricorda alla nostra Famiglia «il valore degli organismi di animazione e di intercomunicazione». La nuova stagione dell’associazionismo salesiano fiorirà se vi si dedicheranno bravi Delegati, Delegate ed équipes di Pastorale giovanile veramente capaci di animazione e dotati di un materiale ben elaborato di progettazione, di orientamenti, di stimoli, di proposte, di attrattive spirituali e di inventive apostoliche. L’esperienza del Centenario è stata un vero collaudo di questi organismi.

Il «Confronto», inoltre, ha messo chiaramente in luce «il nuovo soggetto giovanile». Innanzitutto si è evidenziato il prolungamento della giovinezza stessa che esige di impegnarsi con speciali capacità anche nella fascia d’età che va dai 18 anni fino almeno ai 25. Gli adolescenti e i giovani sono un soggetto ecclesiale privilegiato; vivono un tempo strategico per la coscienza della fede e per avviare una propria sintesi culturale. La convivenza pedagogica con loro, la saggezza pastorale di approccio, l’originale interazione salesiana fra evangelizzazione e promozione umana, ci invitano — come ci ha detto il Papa — «non tanto a dedicarci comunque ai giovani, ma ad “educare con un progetto”».22 Un progetto che faccia di loro dei veri protagonisti della maturazione della loro personalità e della partecipazione attiva nella Chiesa e nella Società.

Ormai abbiamo colto questo commovente dato come una grande orbita di futuro: dedicarci con maggior convinzione e competenza alla spiritualità giovanile come anima della nuova stagione associativa. La beatificazione di Laura Vicuña e l’inaugurazione della «Casa del ragazzo santo» a Murialdo, hanno appunto messo in luce la scuola di santità giovanile promossa da Don Bosco e che vari adolescenti del mondo hanno già collaudato.

Il Movimento giovanile salesiano è una realtà esistente, che va consolidata con intelligente e coraggiosa perseveranza. Il «Confronto» ha confermato felicemente un discorso che già era stato aperto e lo ha proiettato in avanti esigendo da noi di saper fare con i giovani una esperienza educativa di maggior spessore evangelico.

È, questa, certamente una delle grandi linee del nostro carisma ravvivato.



Il coinvolgimento laicale


Ho già detto che nel Centenario hanno avuto una partecipazione assai significativa i laici, soprattutto quelli appartenenti ai Gruppi della nostra Famiglia. Se a questo dato di fatto si aggiunge lo speciale impegno (anche se ancora imperfetto) della Congregazione in questi ultimi anni per intensificarne la crescita qualitativa e quantitativa 23 e se si pensa che nella Chiesa l’ultimo Sinodo dei Vescovi 24 ha affrontato appunto questo tema, illustrato poi dal Santo Padre nell’Esortazione Apostolica Christifideles laici, troviamo qui un vasto orizzonte aperto alla nostra vitalità spirituale e apostolica.

Nelle caratteristiche linee proprie delle due Associazioni dei Cooperatori salesiani e degli Exallievi, Don Bosco ci ha invitato ad essere più ecclesiali e più magnanimi. Abbiamo percepito che il suo spirito, fatto di realismo e di sintesi vissuta nel quotidiano, risponde alle ansie evangeliche di tanti fedeli laici. Egli stesso ce ne ha lasciato un esempio profetico coinvolgendoli nella missione e formandoli nella fede. La presenza collaboratrice ed il buon senso cristiano di Mamma Margherita è all’origine stessa di questo promettente coinvolgimento. Non possiamo essere fedeli oggi a Don Bosco senza un numero crescente di laici impegnati con noi.

Il Regolamento di Vita Apostolica per i Cooperatori ci ricorda che la loro Associazione «è fatta — come scrisse Don Bosco — per scuotere dal languore nel quale giacciono tanti cristiani, e diffondere l’energia della carità».25

L’Associazione degli Exallievi, poi, mentre misura la validità della nostra prassi educativa, è chiamata a portare alle famiglie e alla società quei valori pedagogici che promuovono la dignità della persona e il miglioramento della convivenza civile.

Se vogliamo vivere l’identità salesiana dei tempi nuovi dovremo tenere molto conto degli orientamenti e delle direttive dell’Esortazione apostolica sulla vocazione e missione dei laici. In modo particolare, mentre ci impegneremo nella loro formazione — che è una delle grandi priorità pastorali della Chiesa oggi 26 nell’ottica della «nuova evangelizzazione» —,27 li coinvolgeremo da protagonisti nella grande missione pedagogica e pastorale assegnata dal Signore alla Famiglia Salesiana.

Bisogna riconoscere che il Centenario è servito ad approfondire anche la dimensione secolare del nostro carisma e a risvegliare in noi un interesse apostolico che era rimasto alquanto assopito per diverse ragioni che dovremmo ormai saper superare. Anche qui, come nel Movimento giovanile, sono da curare gli organismi di animazione scegliendo Delegati capaci e competenti.

Il DB88 ha soffiato sulle ceneri ed ha fatto riapparire i carboni ardenti di un vasto Movimento «carismatico» ispirato a Don Bosco.



La dimensione mariana


Il Centenario è coinciso, per più di sei mesi, con lo straordinario Anno Santo Mariano proclamato dal Papa — dalla Pentecoste/87 all’Assunzione/88 — in preparazione al grande Giubileo del 2000. Felice coincidenza!

Ciò, da una parte, ci ha fatto scoprire il senso di proiezione in avanti delle nostre celebrazioni centenarie, e, dall’altra, ha sottolineato la costitutiva e originale dimensione mariana del carisma di Don Bosco e della sua opera. La basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, luogo sacro di nascita e di irradiazione della vocazione e missione salesiana — e dove si venerano le spoglie mortali di Don Bosco, di Madre Mazzarello e di Domenico Savio — è stata al centro di tanti pellegrinaggi e delle nostre celebrazioni.

L’enciclica Redemptoris Mater ha guidato in Congregazione appropriate riflessioni mariane; la «teologia dell’immagine» in essa sviluppata 28 ci ha anche portati a contemplare con più attenzione lo stimolante significato ecclesiale che suggerisce il quadro dell’Ausiliatrice del Lorenzone voluto da Don Bosco. Così la funzione pedagogica, catechetica e «sacramentale» dell’immagine sacra ha concorso a mettere in rilievo l’originale aspetto mariano del cuore del nostro Padre.

L’avvento del terzomillennio va interpretato con lo spirito di Maria di Nazaret, quale «Magnificat» della Chiesa in cammino. «Maria ha preceduto l’ingresso di Cristo Signore nella storia dell’umanità, entrata, con il mistero dell’incarnazione, nella pienezza del tempo... Così mediante questo Anno Mariano la Chiesa viene chiamata...a preparare, da parte sua, per il futuro le vie di questa cooperazione: poiché il termine del secondo Millennio cristiano apre come una nuova prospettiva».29

L’Accademia Mariana Salesiana, animata dal compianto e benemerito don Domenico Bertetto, infaticabile apostolo di Maria, ha dedicato una sua sessione plenaria, particolarmente solenne, per commentare ed approfondire il messaggio dell’enciclica.30 Così la dimensione mariana è entrata, direi, connaturalmente a formar parte costitutiva del clima delle nostre iniziative centenarie.

Si è messo l’accento sull’intimità di Maria con lo Spirito Santo, fonte dei carismi, e su quanto ha fatto per il nostro Fondatore e per la nostra Famiglia apostolica; infatti, «per contribuire alla salvezza della gioventù, lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, San Giovanni Bosco».31

Inoltre si è guardato con speciale profondità al cuore mariano del nostro Padre e al realismo storico ed ecclesiale della sua predilezione per Maria in quanto «Ausiliatrice Madre della Chiesa».32

Riguardo a questo importante aspetto, abbiamo ammirato la sintonia della scelta mariana di Don Bosco con gli orientamenti conciliari del Vaticano II: una visione ecclesiale della figura e del ruolo di Maria nella storia della salvezza, la sua prerogativa di Regina degli Apostoli, e i suoi interventi materni soprattutto nei tempi difficili. Torino, che era la città della Consolata, è divenuta anche città dell’Ausiliatrice; e la basilica di Valdocco si è costituita in vivace centro di diffusione mondiale di questa tanto attuale devozione alla Madre di Dio e della Chiesa. Molti pellegrinaggi ne hanno confermato la vitalità (visitando anche l’interessante museo mariano allestito negli ambienti del santuario).

È stato particolarmente significativo il primo Congresso internazionale delle Associazioni di Maria Ausiliatrice tenuto a Valdocco con un migliaio di partecipanti, soprattutto dalla Spagna.

La parola del Papa all’«Angelus» della domenica 4 settembre, nella piazza di Valdocco gremitissima di fedeli, risuonano come un grande appello del Centenario: «Siamo qui a Torino-Valdocco davanti al santuario di Maria Ausiliatrice, voluto dall’amore e dal coraggio di un Santo... Il Concilio Vaticano II ci presenta Maria come modello della Chiesa... nella sua maternità e sollecitudine per la salvezza degli uomini... Da questo santuario mariano, tanto significativo per i giovani, rivolgo un appello ai genitori, ai presbiteri, alle persone consacrate ed agli educatori tutti, ricordando loro che hanno la vocazione d’interpretare con generosa donazione di sé la maternità della Chiesa per la nascita e la crescita della fede nel cuore dei giovani. Quante difficoltà trova oggi la gioventù al riguardo! È una sfida preoccupante, tra le più urgenti e anche tra le più delicate e complesse. Non è un compito facile, ma è più che necessario. Invito, pertanto, a guardare a Maria, potente aiuto e materna guida degli educatori della fede... Guidati da “Colei che ha creduto”, saremo portati a sentire più intensamente il compito dell’educazione della fede, e a percepire più distintamente che l’azione della Chiesa nel mondo è come un prolungamento della maternità della Vergine piena di grazia».33

Dunque la dimensione mariana, interpretata e vissuta secondo la visione ecclesiale e apostolica di Don Bosco, appartiene all’anima stessa della ricca esperienza di quest’anno giubilare di grazia ed ispiratrice anche dei lavori del prossimo Capitolo Generale.



La devozione a Don Bosco Santo


Quanto ho detto fin qui ha come punto luce e centro Don Bosco. Ma c’è ancora un aspetto che non vorrei disattendere, per le commoventi manifestazioni che ha avuto durante tutto il Centenario: intendo alludere alle preghiere, che in tutte le parti del mondo sono state rivolte al «Santo» da una moltitudine di giovani e di fedeli ed anche da pagani. Il nostro carisma ha un intercessore permanente nel cielo! La figura di San Giovanni Bosco affascina per la sua ricca personalità e le imprese che lo hanno reso grande nella storia. Ma è altrettanto efficace per la sua condizione di «Santo», che ne fa un intercessore potente presso Dio, capace di ottenere, con insistente predilezione, tante grazie e favori di ordine spirituale e temporale di cui tutti sentiamo l’urgenza.

Anche il Papa Giovanni Paolo II, al termine della sua omelia del 4 settembre in piazza Maria Ausiliatrice, ha voluto unirsi a questo immenso coro con una elevata invocazione: «Caro Santo! Quanto ci è necessario il tuo grande carisma! Quanto occorre che Tu ci accompagni e ci aiuti a comprendere il mistero (evangelico) del bambino, il mistero dell’uomo, in particolare dell’uomo giovane! Caro San Giovanni! Benché Tu ci abbia lasciato cento anni fa, sentiamo la Tua presenza nel nostro “oggi” e nel nostro “domani”. Caro San Giovanni! prega per noi. Amen!».34

Sono sicuro che ogni membro della Famiglia Salesiana fa spesso la sua preghiera a San Giovanni Bosco; ma invito tutti a intensificarla, ad esserle fedeli, a propagare la devozione verso di Lui, soprattutto tra i giovani e il popolo. Il carisma salesiano non si è staccato da lui, che ne rimane intercessore e guida. La sintonia di spirito e la comunione di preghiera con San Giovanni Bosco, mentre ci assimila a lui, intensifica la partecipazione al mistero della «Comunione dei Santi», che professiamo nel credo. È anche questo un aspetto della ecclesialità che anima il nostro spirito.

Non possiamo infatti dimenticare che il Concilio Vaticano II esorta tutti i fedeli a «far memoria dei santi» non solo per il loro «esempio», ma soprattutto perché «la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come da Fonte e Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso Popolo di Dio». Ed aggiunge che è «sommamente giusto che amiamo questi amici e coeredi di Gesù Cristo e anche nostri fratelli e insigni benefattori...e che rivolgiamo loro supplici preghiere e ricorriamo al loro potente aiuto».35

Dunque, la devozione a San Giovanni Bosco ci unisce al culto della Chiesa celeste comunicando con essa e venerando la memoria soprattutto della Vergine Ausiliatrice, di San Giuseppe, degli Apostoli e dei Martiri e di tutti i Santi, specialmente di San Francesco di Sales e di quelli della nostra Famiglia.36

Altri carismi nuovi invidiano questo mirabile punto d’appoggio su cui può far leva tutto un Movimento. Noi invece possiamo cantare con la liturgia della Chiesa la gioia di celebrare la festa di San Giovanni Bosco; egli con i suoi esempi ci rafforza, con i suoi insegnamenti ci ammaestra, con la sua intercessione ci protegge.37



I due grandi impegni da noi assunti


Tra le conseguenze di vita e tra i molti propositi suscitati dal DB88 mi piace ricordarne due che ci stanno impegnando seriamente: la Strenna/89 per tutta la Famiglia Salesiana e il Tema dei prossimi Capitoli Generali dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

La Strenna propone un rinnovato e più accurato e intenso lavoro per le vocazioni. Affinché il prezioso carisma di Don Bosco sia vivo ed operante oggi, c’è bisogno che nuove generazioni di figli e di figlie ne assumano i peculiari valori e li rendano energia di fermento in tutti i continenti.

Una rinnovata pastorale vocazionale sarà l’espressione più autentica sia della fedeltà dei già consacrati, sia della fecondità apostolica del loro lavoro. Penso che il metro più sicuro del «ritorno di Don Bosco» e del «ritorno a Don Bosco»38 sia proprio la realizzazione quotidiana e pedagogica, promossa dai singoli e dalle comunità, a favore della ricerca e della cura delle vocazioni.

Nel «Confronto DB88» a Torino alcuni di noi si sono incontrati con giovani che chiedevano informazioni e consigli per divenire Salesiani o Figlie di Maria Ausiliatrice. D’altra parte, le celebrazioni ci hanno fatto meditare più d’una volta sul costante e fecondo lavoro vocazionale operato da Don Bosco: lo si è ricordato specialmente a Chieri, nel duomo pieno di giovani «chiamati». Il Card. Ballestrero, nella sua lettera pastorale San Giovanni Bosco sacerdote di Cristo e della Chiesa,39 si è soffermato esplicitamente sulla sua grande dedizione alla pastorale delle vocazioni; per questo affrontò tante difficoltà dei suoi tempi, fu audace nella cura delle vocazioni «tardive», come si diceva (anche se per l’ambiente ecclesiastico della diocesi era una iniziativa singolare e poco capita), creando per esse speciali ambienti e programmi di formazione.

Oggi in alcune regioni del mondo si assiste a un pauroso calo di vocazioni e urge suscitare una rinnovata inventiva per individuarle e per curarle. Il Centenario, nel proclamare l’attualità del carisma di Don Bosco, ci sprona a cercarne numerosi e qualificati continuatori sia nella vita consacrata che in quella laicale. Di conseguenza, ci stimola ad intensificare la nostra quotidiana preghiera per le vocazioni, dono misterioso di Dio che va «prima» domandato e, quindi, educato per la sua maturazione.

Il «Tema», poi, dei prossimi Capitoli Generali sia dei Salesiani che delle Figlie di Maria Ausiliatrice si riferisce alla nostra prassi educativa perché divenga parte integrante e incisiva della «nuova evangelizzazione». Una coscienza più oggettiva del mondo giovanile e la considerazione del suo influsso nel tessuto sociale esigono la capacità di formare cristianamente la gioventù in una società pluralista e secolarizzata. È questa la base anche della pastorale vocazionale.

L’«onesto cittadino», di cui parlava Don Bosco, è tale se formato quale «buon cristiano». Ecco una delle maggiori sfide della nostra ora storica. Le trasformazioni culturali esigono una «nuova educazione», ma essa non risulterà né consistente né permanente senza la fede.

Don Bosco è riuscito a «stabilire una sintesi tra attività evangelizzatrice ed attività educativa. La sua preoccupazione di evangelizzare si situa all’interno del processo di formazione umana. Poiché i giovani vivono un’età peculiare per la loro educazione, la fede dovrà divenire elemento unificante e illuminante della loro personalità».40

Il Santo Padre ha ricordato, nell’udienza concessa al Rettor Maggiore con il Consiglio Generale, che «si tratta di un tema che tocca profondamente tutta la Chiesa. La sua portata non dipende solamente da determinate caratteristiche dell’attuale condizione giovanile, ma procede da una situazione di cultura emergente in un’ora di intenso cambio, all’avvicinarsi del terzomillennio cristiano. È un’ora di grande responsabilità ecclesiale e di affascinante impegno nel cammino dell’evangelizzazione».41

Certamente è questo l’obiettivo centrale delle nostre attività, è anche l’interpellanza più esigente degli attuali cambiamenti culturali. Per essere capaci di rispondere è indispensabile rivedere con cura la metodologia della nostra azione. Ma, prima ancora della metodologia — tanto importante nell’ordine dei mezzi —, c’è bisogno di un adeguato rinnovamento dell’interiorità di ogni figlio e figlia di Don Bosco e del clima genuinamente salesiano di ciascuna comunità. Con il fuoco apostolico nel cuore e con un clima evangelico dell’ambiente di ogni casa, sorgerà l’intelligenza e la forza per rinnovare la metodologia di azione: la fede, infatti, è dono di Dio che passa anche attraverso la testimonianza e la comunicazione di vita degli educatori.

Non conviene farsi illusioni; non c’è un metodo magico che incida per se stesso; basta guardare agli Apostoli, ai Santi, a un Curato d’Ars, a Don Bosco, a Madre Mazzarello. Ricordiamo quanto ha proclamato autorevolmente il Concilio Vaticano II: «Essendo la vita religiosa innanzitutto ordinata a far sì che i suoi membri seguano Cristo e si uniscano a Dio con la professione dei consigli evangelici, bisogna tener ben presente che le migliori forme di aggiornamento non potranno avere successo, se non saranno animate da un rinnovamento spirituale, al quale spetta sempre il primo posto anche nelle opere esterne di apostolato».42



Conclusione


Cari Confratelli, certamente ognuno di voi ha una sua visione globale dei valori del Centenario con un proprio bilancio personale. Per redigere questa lettera circolare ho parlato con molti confratelli ed ho chiesto il parere dei membri del Consiglio Generale. Le riflessioni presentate si fondano sull’esperienza vissuta e, pur non pretendendo di essere complete, aiutano a formarsi un giudizio globale positivo, stimolatore del nostro rinnovamento e della costanza nel proseguirlo.

Mi piace ripetere ancora che, dopo cento anni dalla sua morte, Don Bosco si è preoccupato personalmente di rilanciare il suo carisma: come se ci avesse detto che nei lavori postconciliari siamo stati dinamicamente fedeli e che ora, mentre si congratula con noi per la «bella copia» della rielaborazione dei Documenti della nostra identità, ci esorta a testimoniarla nella pratica, lanciando il suo spirito e la sua missione verso secoli nuovi in tutte le latitudini.

Negli ultimi anni della sua vita Don Bosco si era preoccupato assai del futuro della nostra Famiglia spirituale: basti ricordare il sogno del personaggio dei 10 diamanti 43 e i suoi diretti interventi nei primi Capitoli Generali. Voleva assicurare le idee-forza del suo spirito, l’originalità della sua missione, l’interiorità apostolica, la formazione dei soci, la pratica del Sistema Preventivo, la cura delle vocazioni, la purificazione delle comunità («la Congregazione — disse nel terzo Capitolo Generale — ha bisogno di essere purgata»!).44 Se ricordiamo che il Card. Ferrieri, prefetto della Congregazione vaticana incaricata dei Religiosi, aveva proposto al Papa una Visita apostolica alle case salesiane (che poi non si fece) e che c’era in Vaticano il disegno di aggregare la nostra Congregazione, dopo la morte di Don Bosco, a un’altra affine già esistente,45 possiamo capire le preoccupazioni che egli nutriva nel cuore durante gli anni 80 e quale sia stata la risposta della Provvidenza, ammirata mondialmente da noi nelle celebrazioni di questo Centenario.

Dobbiamo ringraziare davvero Don Bosco e amarlo ancora di più, onorando il titolo ecclesiale che lo proclama universalmente «Padre e Maestro della gioventù». Con lui ringraziamo l’Ausiliatrice che lo ha guidato maternamente nella sua peculiare esperienza di Spirito Santo. E, soprattutto, diamo lode al Signore e al suo Spirito. Siamo profondamente riconoscenti a Dio per il dono di predilezione verso i giovani e il popolo, che ha fatto del nostro Fondatore uno dei grandi protagonisti di futuro per la Chiesa e per la Società.

Così, con immensa gratitudine nel cuore, ci sentiamo felici di essere stati chiamati da Dio, «per nome», in questi tempi nuovi, ad essere operosi discepoli del Cristo nel percorrere con i giovani quella via segnalata da Don Bosco «che conduce all’Amore».46

Le celebrazioni del DB88 hanno dato il via agli impegni di un nuovo Centenario. Siamone protagonisti inventivi e fedeli!

Un cordiale saluto a tutti dalla basilica di Valdocco da dove si è diffuso nel mondo ciò che il Papa ha chiamato un «grande carisma».

Il Signore ci arricchisca con la luce e le energie del suo Spirito!

Auguri di crescita.

D. Egidio Viganò


NOTE LETTERA 41


1 ACG 313, Don Bosco 88; ACG 319, L’88 ci invita a una speciale rinnovazione della Professione; ACG 323, Da Pechino verso l’88

2 ACG 317, A tutti i responsabili dei vari Gruppi della Famiglia Salesiana, con allegato il Tema generale con una Traccia di riflessione; ACG 321, Sabato 14 maggio 1988: giornata della Professione salesiana; ACG 325, In vista del Confronto DB88

3 cf. ACG 321, pag. 70-72

4 GERTRUD STIKLER, n. 25/1987

5 PIERA CAVAGLIÀ, n. 26/1988

6 Cost 6. 43; Reg 31. 33

7 Cost 21

8 cf. EN 75

9 cf. MR 11

10 Il Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco – Guida alla lettura delle Costituzioni salesiane, Ed. SDB, Roma 1986

11 cf. CGS 127

12 Cost 10

13 Cost 21

14 cf. Interioridad apostólica, Ed. Salesiana, Buenos Aires 1988 - Temi di riflessione degli Esercizi Spirituali del Rettor Maggiore

15 cf. Mt 25, 34ss; 1 Gv 2, 9-11; 3, 14-15; ecc.

16 Cost 195

17 cf. ACS n. 294: Lettera circolare del Rettor Maggiore sui Gruppi e Movimenti giovanili

18 Osservatore Romano, 8 maggio 1979; cf. anche Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis momentum 4, Apostolicam actuositatem 18, 19, 21

19 cf. CG21 156-159

20 IP 16

21 ACG 328, pag. 30-38

22 Osservatore Romano, 5 febbraio 1989

23 ACG n. 317, 318, 321

24 1987

25 RVA 50

26 cf. ChL 57

27 cf. ib. 36-44

28 cf. RM 33-34

29 ib. 49

30 cf. AMS, Bollettino di collegamento n. 3, Maria Ausiliatrice Madre della Chiesa, UPS, Roma, 1987

31 Cost 1; cf. ADRIAAN VAN LUYN, Maria nel carisma salesiano, LAS, Roma 1987

32 cf. G. BOSCO, Le meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino 1868

33 Angelus del Papa, 4 settembre 1988

34 Nella Terra di Don Bosco, pag. 123, LDC, Torino 1988

35 LG 50

36 cf. LG 50 e Cost 9 e 24

37 cf. Prefazio dei Santi Pastori

38 IP 13

39 5 giugno 1988

40 IP 15

41 Osservatore Romano, 5 febbraio 1989

42 PC 2

43 1881

44 MB XVI, 414-415

45 cf. CERIA, Annali 2, pag. 4

46 Cost 196