301-350|it|322 L‘anno mariano

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L’ANNO MARIANO



Introduzione. - Perché un Anno mariano. - Prospettiva ecclesiale dinamica.- Maternità e filiazione nel testamento del Golgota. - Il nostro Atto di Affidamento a Maria. - I tre «momenti» della preghiera di Affidamento all’Ausiliatrice. - L’aspetto mariano della nostra Professione. - Speciale impegno della Famiglia Salesiana. - Conclusione.

Lettera pubblicata in ACG n. 322



Roma, 7 giugno 1987

Solennità di Pentecoste


Cari Confratelli,


pongo termine a questa mia lettera nel giorno di Pentecoste. Che lo Spirito Santo inabiti i nostri cuori e ci conduca a crescere in interiorità!

Oggi, solennità di Pentecoste, ha inizio lo speciale Anno Mariano indetto dal Santo Padre con l’enciclica Redemptoris Mater (RM). Il giubileo durerà fino alla solennità dell’Assunzione della Vergine al cielo dell’anno 1988.1 Il Papa desidera che la «pienezza di grazia» di «Colei che ha creduto» illumini e guidi la fede della Chiesa lungo il cammino di questi ultimi anni del secolo 20°.

Lo Spirito Santo ha inabitato pienamente in Maria fin dal primo istante della sua concezione, e la Vergine ne ha sperimentato intimamente la presenza. Ella, Madre di Gesù per la potenza dello Spirito, ha vissuto la Pentecoste con gli Apostoli vedendo estendersi la sua maternità a tutta la Chiesa. Con lo Spirito e nello Spirito, ci porta a Cristo; e con Cristo e nel Cristo, ci conduce al Padre.

Questo Anno Mariano servirà per approfondire ed aumentare la nostra fede.

Esso coincide, durante ben sette mesi, con le nostre celebrazioni centenarie di Don Bosco. Potremo così sottolineare e vivere più intensamente alcuni aspetti caratteristici e importanti delle iniziative e della presenza di Maria nella vocazione e missione della Famiglia Salesiana.

A tal fine vi invito, qui, a riflettere sul significato che può avere per noi quest’Anno Mariano, ricordando e commentando l’Atto di Affidamento a Maria Ausiliatrice emesso solennemente da tutta la Congregazione il 14 gennaio 1984.



Perché un Anno Mariano


Ci chiediamo, innanzitutto, perché il Papa abbia proclamato questo straordinario giubileo in onore di Maria.

Nell’enciclica Redemptoris Mater, del 25 marzo scorso, egli stesso ce lo spiega. Oltre che rievocare due eventi storico-ecclesiali particolarmente significativi, egli dà come ragione di fondo il fatto salvifico che Maria continua anche oggi a «precedere come figura o modello»2 il Popolo di Dio nel suo pellegrinare.

I due eventi storico-ecclesiali sono:

— «il XII centenario del Concilio Niceno II (anno 787), nel quale, a conclusione della nota controversia sul culto delle sacre immagini, fu definito che, secondo il magistero dei santi Padri e la tradizione universale della Chiesa, si potevano proporre alla venerazione dei fedeli, unitamente alla Croce, anche le immagini della Madre di Dio e dei Santi»;3

— e «il millennio del battesimo di S. Wladimiro, gran Principe di Kiev (anno 988), che diede inizio al Cristianesimo nei territori della Ruś di allora e, in seguito, in altri territori dell’Europa orientale... fino ai territori settentrionali del continente asiatico».4

È, questa, una rievocazione fatta con sensibilità ecumenica di non indifferente portata, che ci muove a pregare intensamente per la crescita della fede e dell’unità cristiana nell’Unione Sovietica.

Ma la ragione principale della proclamazione dell’Anno Mariano è legata al mistero della «pienezza del tempo».

«L’espressione “pienezza del tempo”... — dice l’enciclica in una nota — indica non solo la conclusione di un processo cronologico, ma soprattutto la maturazione o il compimento di un periodo particolarmente importante, perché orientato verso l’attuazione di un’attesa, la quale acquista pertanto una dimensione escatologica. Stando a Galati 4, 4 e al suo contesto, è l’avvento del Figlio di Dio a rivelare che il tempo ha, per così dire, colmato la misura; cioè il periodo segnato dalla promessa fatta ad Abramo, nonché dalla legge mediata da Mosè, ha ormai raggiunto il suo culmine, nel senso che Cristo adempie la promessa divina e supera l’antica legge».5

Possiamo anche aggiungere che da quella «pienezza» in poi il tempo è stato arricchito con una nuova dimensione, che gli dà la permanente capacità di ringiovanimento; infatti, nel suo inarrestabile progredire orizzontalmente in avanti (misurato dall’orologio) Cristo ha inserito il dinamismo verticale della risurrezione (ossia dell’eternità) che lo arricchisce di energia escatologica. Così nel «tempo della Chiesa» il Popolo di Dio può compiere il suo pellegrinaggio terreno progredendo di cominciamento in cominciamento — come dicono i Padri — fino al cominciamento ultimo, ossia in tante tappe di giovinezza rinnovata, fino alla giovinezza definitiva della risurrezione finale. Così «la Chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli e muove incontro al Signore che viene».6

La circostanza che ha spinto il Papa a concentrare la nostra attenzione su questo argomento «è la prospettiva dell’anno Duemila, ormai vicino, nel quale il giubileo bimillenario della nascita di Gesù Cristo orienta al tempo stesso il nostro sguardo verso la sua Madre: Maria è apparsa prima di Cristo sull’orizzonte della storia della salvezza. Questo suo “precedere” la venuta di Cristo trova ogni anno un riflesso nella liturgia dell’Avvento. Se dunque gli anni che ci avvicinano alla conclusione del secondo Millennio dopo Cristo e all’inizio del terzo, vengono rapportati a quell’antica attesa storica del Salvatore, diventa pienamente comprensibile che in questo periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a Colei, che nella “notte” dell’attesa dell’Avvento cominciò a splendere come una vera “stella del mattino”. Infatti, come questa stella insieme con l’“aurora” precede il sorgere del sole, così Maria fin dalla sua Concezione immacolata ha preceduto la venuta del Salvatore, il sorgere del “sole di giustizia” nella storia del genere umano».7

Dunque, la ragione principale della proclamazione di questo Anno Mariano è che il santo Padre sente il bisogno profetico «di mettere in rilievo la singolare presenza della Madre di Cristo nella storia, specialmente durante questi anni anteriori al Duemila».8

È una prospettiva di memoria e di profezia, di gratitudine e di speranza. Infatti, mentre ci prepariamo a ricordare con immensa riconoscenza il bimillenario della nascita di Cristo, consideriamo l’inizio del Terzomillennio come un’ora di rinnovata giovinezza della vita della Chiesa, uno di quei nuovi cominciamenti che sfruttano l’energia della risurrezione inserita definitivamente da Cristo nel tempo. Profezia, stimolo e fonte di questo nuovo inizio è la visita dello Spirito Santo fatta alla Chiesa nel Concilio Ecumenico Vaticano II.

Noi, in Congregazione, ne stiamo sperimentando la promettente fioritura dopo i laboriosi Capitoli Generali del postconcilio. I nostri sforzi di sincero rinnovamento costituiscono l’apporto salesiano al ringiovanimento della Chiesa in cammino.



Prospettiva ecclesiale dinamica


Nell’enciclica il Papa ci dice che «la Chiesa viene chiamata non solo a ricordare..., ma anche a preparare da parte sua il futuro: poiché il termine del secondo Millennio cristiano apre come una nuovaprospettiva».9

Il richiamo a guardare verso il Duemila non è, come qualche giornalista ha insinuato, una ossessione apocalittica, quasi si pensasse a una specie di catastrofe secondo il medioevale «mille e non più mille». È piuttosto uno «sguardo escatologico», aperto sui tempi nuovi e su come la Chiesa dovrà rinnovarsi per evangelizzarli.

Come agli inizi, così in ogni nuovo cominciamento è presente e indispensabile la «materna cooperazione della Madre di Dio».10 È una componente voluta da Dio nella storia della salvezza. È realtà oggettiva. È una via che incammina a un futuro migliore.

Il Papa ha voluto che la durata dell’anno giubilare andasse da Pentecoste all’Assunzione, per indicare quello spazio di tempo in cui Maria accompagnò la Chiesa nascente; in quel periodo la Madonna fu assidua alla preghiera con gli apostoli e con i discepoli, e visse la consumazione del suo itinerario di fede come «madre», quale nuova Eva, dopo il testamento di Gesù sulla Croce: «Donna, ecco tuo figlio».11

L’enciclica del Papa è una meditazione biblica e teologale sul ruolo di Maria nella storia della salvezza alla luce del capitolo 8° della Lumen gentium.

Ha scelto come chiave di lettura di questo ruolo l’affermazione profetica di Elisabetta: Beata Colei che ha creduto.12

Il cammino da percorrere come itinerario verso Dio ha la sua espressione più sublime nel pellegrinaggio di fede di Maria. Non è una fede statica, quasi che fosse già arrivata alla sua meta nel giorno dell’Annunciazione; ma una fede continuamente in crescita tra oscurità e nuove luci, aperta alla scoperta ed a sempre più intensa collaborazione; non è semplice possesso di una mente appagata, ma ardente ricerca di un cuore assetato. Il punto di partenza è il grande Sì dell’Incarnazione, ma quante novità da scrutare e che lunga notte fino alla Pentecoste e all’Assunzione! Il velo che copriva il Figlio non fu mai totalmente trasparente fino alla visione del cielo. Come quella di Abramo, la fede di Maria crebbe continuamente sperando contro ogni speranza.

«Nell’Annunciazione Maria si abbandonò a Dio completamente, manifestando l’“obbedienza della fede” a Colui che le parlava mediante il suo messaggero e prestando “il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà”. Ha risposto con tutto il suo “io” umano, femminile, ed in tale risposta di fede erano contenute una perfetta cooperazione con “la grazia di Dio che previene e soccorre” ed una perfetta disponibilità all’azione dello Spirito Santo, il quale “perfeziona continuamente la fede mediante i suoi doni”».13

Il movimento di cooperazione con la grazia di Dio si concentrò gradualmente nella collaborazione con l’opera di redenzione di Gesù Cristo. Già dalle nozze di Cana Maria collabora quale «Donna» (così la chiama Gesù), quasi indicando in Lei la seconda Eva che intercede e aiuta. Ai piedi della Croce, nella originalità della Nuova Alleanza, Essa sperimenta l’indicibile paradosso dell’obbedienza della fede: «È questa forse — dice il Papa — la più profonda kénosi della fede nella storia dell’umanità».14 È la seconda Eva che «diventa, in certo senso, il contrappeso della disobbedienza e dell’incredulità, presenti nel peccato dei progenitori. Sant’Ireneo, citato dalla Costituzione Lumen gentium, insegna che “il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità la vergine Maria sciolse con la fede”».15

Ed è appunto in questa oscura pienezza di fede che Maria raggiunge la vetta di «madre dei viventi». Il testamento di Cristo sulla Croce rivela il mistero della «nuova maternità di Maria», generata dalla fede mediante la partecipazione più intima e dolorosa all’amore redentivo del Figlio.

«Le parole che Gesù pronuncia dall’alto della Croce significano — dice l’enciclica — che la maternità della sua genitrice trova una “nuova” continuazione nella Chiesa e mediante la Chiesa, simboleggiata e rappresentata da Giovanni. Permane così nel mistero di Cristo come la “donna” indicata dal libro della Genesi alle origini (Gn 3,15) e dall’Apocalisse al termine della storia della salvezza (Ap 12,1). Secondo l’eterno disegno della Provvidenza, la maternità divina di Maria deve effondersi sulla Chiesa... come riflesso e prolungamento della sua maternità verso il Figlio di Dio».16



Maternità e filiazione nel testamento del Golgota


Giovanni Paolo II afferma nell’enciclica che la «maternità nell’ordine della grazia» mantiene l’analogia delle mutue relazioni tra madre e figlio ed applica questo principio al testamento di Gesù sulla Croce espresso al singolare nella persona rappresentativa dell’apostolo Giovanni: «Ecco il tuo figlio!».

Il Papa considera elemento essenziale della maternità il fatto di riferirsi intimamente alla persona di ogni figlio: una relazione mutua, unica e irrepetibile. «Anche quando una stessa donna — afferma — è madre di molti figli, il suo personale rapporto con ciascuno di essi caratterizza la maternità nella sua stessa essenza. Ciascun figlio, infatti, è generato in modo unico e irrepetibile, e ciò vale sia per la madre che per il figlio. Ciascun figlio viene circondato nel medesimo modo da quell’amore materno, sul quale si basa la sua formazione e maturazione nell’umanità».17

Perciò la maternità spirituale di Maria, mentre appare come un dono che Cristo offre personalmente ad ogni uomo nel far assurgere Maria a «Seconda Eva», si presenta come un dato cristiano della Nuova Alleanza che lega l’itinerario di fede dei discepoli alle cure materne di «Colei che ha creduto» e che è divenuta corredentrice con una cooperazione d’amore sorretta dalla più grande fede umana. Così la Vergine Madre partecipa oggettivamente, con una speciale modalità subordinata, all’universalità della mediazione del Redentore, unico definitivo Mediatore. «Assunta in cielo — dice la Costituzione conciliare Lumen gentium —, non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salute eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo Maria Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice».18

E questa solerzia materna dura nei secoli fino a che siano «ricapitolate tutte le cose in Cristo».19

Ebbene: Giovanni Paolo II vede nel testamento di Gesù sulla Croce l’investitura pubblica e solenne della maternità mediatrice di Maria che comporta conseguentemente una correlativa risposta di filiazione mariana nella vita dei discepoli di Cristo. Così il loro affidarsi a Maria come Madre è un dato cristiano iniziato sul Golgota.

«Ai piedi della Croce — afferma il Papa — ha inizio quello speciale “affidamento” dell’Uomo alla Madre di Cristo, che nella storia della Chiesa fu poi praticato ed espresso in diversi modi... La dimensione mariana della vita di un discepolo di Cristo si esprime in modo speciale proprio mediante tale affidamento filiale nei riguardi della Madre di Dio. Affidandosi filialmente a Maria, il cristiano, come l’apostolo Giovanni, accoglie “fra le sue cose proprie (in casa)” la Madre di Cristo e la introduce in tutto lo spazio della propria vita interiore, cioè nel suo “io” umano e cristiano: “La prende con sé”. Così egli cerca di entrare nel raggio d’azione della sua “materna carità”».20

Tra i diversi modi di esprimere e praticare l’affidamento dei discepoli di Cristo a Maria, noi ricordiamo con particolare gioia e soddisfazione l’«Atto di figliazione» promosso e raccomandato da Don Bosco in un suo opuscolo del 1869, pubblicato dalle «Letture Cattoliche» per i devoti di Maria Ausiliatrice. La formula da lui redatta per tale Atto colloca il devoto ai piedi della Croce, appunto insieme all’apostolo Giovanni.

Nella circolare che vi ho scritto riguardo all’Affidamento a Maria in preparazione al Capitolo Generale 22, aggiungevo che «la data di redazione e i contenuti di questo testo mariano di Don Bosco collegano spontaneamente quest’Atto di filiazione al nome caratterizzante dato alle “sue” suore, le “Figlie di Maria Ausiliatrice”, che egli ha voluto come modello di affidamento».21 Esse celebrano, proprio alla vigilia dell’inizio dell’Anno Mariano (il 9 maggio 1987), il 150° anniversario della nascita di Santa Maria D. Mazzarello: è una ricorrenza augurale per tutta la Famiglia Salesiana. Sappiamo come il nostro Fondatore e Padre ha avuto una straordinaria sensibilità mariana, maturata in quel suo forte senso ecclesiale per cui guardava alla Madonna come all’«Aiuto del Popolo cristiano» e alla «Madre della Chiesa».

Le nostre relazioni di filiazione verso Maria sono profondamente ecclesiali e di prospettiva dinamica, per una attività apostolica di stampo giovanile e popolare. Siamo convinti della solerte presenza di Maria tra noi,22 della sua continua intercessione,23 della sua sollecita saggezza di Maestra;24 La guardiamo sempre come a supremo modello di chi crede;25 è per noi la «stella dell’evangelizzazione»:26 «camminiamo con i giovani per condurli alla persona del Signore risorto. La Vergine Maria è una presenza materna in questo cammino. La facciamo conoscere e amare come Colei che ha creduto, aiuta e infonde speranza».27



Il nostro Atto di Affidamento a Maria


Il sabato 14 gennaio 1984, prima di iniziare il Capitolo Generale 22, che doveva concludere il grande lavoro postconciliare di rielaborazione della nostra Regola di vita, tutte le comunità della nostra Congregazione si sono unite ai Capitolari che, a nome delle comunità ispettoriali e in rappresentanza di tutti i Confratelli, fecero solennemente a Roma, nella cappella della Casa generalizia, l’Atto di Affidamento a Maria.

Lo si è fatto nella consapevolezza di essere alle soglie del Duemila,28 ossia all’aurora di una nuova tappa della vita della Congregazione nel lungo cammino della Chiesa.

In occasione di questo Anno Mariano indetto dal Papa, è più che opportuno ricordare e approfondire il significato di tale nostro storico gesto.

Il nuovo testo delle Costituzioni ne ha codificato i contenuti: «La Vergine Maria ha indicato a Don Bosco il suo campo di azione tra i giovani e l’ha costantemente guidato e sostenuto specialmente nella fondazione della nostra Società. Crediamo che Maria è presente tra noi e continua la sua “missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei Cristiani”. Ci affidiamo a Lei, umile serva in cui il Signore ha fatto grandi cose, per diventare tra i giovani testimoni dell’amore inesauribile del suo Figlio».29

Con tre anni di anticipo sul presente giubileo mariano ci sentiamo in gioiosa sintonia con la ragione di fondo della sua proclamazione, con i contenuti dell’enciclica che lo illustra e con la prospettiva dinamica che invita a preparare l’inizio del Terzomillennio cristiano.

Penso che la famosa «bella copia» di cui parlava il nostro Padre, guardando al futuro sviluppo e maturazione della Congregazione, stia proprio nell’adeguamento postconciliare del suo carisma «vissuto, custodito, approfondito e continuamente sviluppato in armonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita».30

Dobbiamo coltivare la nostra coscienza di fede circa il potente e ininterrotto intervento dello Spirito del Signore nella storia, durante la vita di Don Bosco e in questi cento anni dello sviluppo e del lavoro apostolico della sua Famiglia.

Il Concilio Vaticano II è stato certamente una visita straordinaria dello Spirito Santo; lo vediamo nella vita della Chiesa e lo sperimentiamo noi stessi nel rinnovamento (anche se solo iniziato) della Congregazione. Ci troviamo davvero in presenza di una iniziativa di ricominciamento profetico.

La coscienza di fede ci invita a renderci consapevoli della speciale responsabilità storica che ci corrisponde, come se ci trovassimo investiti da un ruolo non cercato, ma reale, di rifondazione, chiamati a fare «grandi cose». Ricordiamo quanto scriveva don Albera ai confratelli nella Pasqua del 1918, citando il nostro grande patrono S. Francesco di Sales: «Affidàti alla protezione di Maria, mettiamo pur mano a grandi cose: se l’amiamo di ardente affetto, Ella ci otterrà tutto quello che desideriamo».31

Le «grandi cose» che dobbiamo realizzare per la traduzione in pratica di tutto il nostro progetto di rinnovamento le abbiamo appunto espresse alla Madonna quando, nel gennaio dell’84, ci siamo affidati a Lei come singole persone e come Congregazione.

Per ricordarle bene vi invito a rileggere insieme la formula del nostro Atto di Affidamento.



I tre «momenti»

della Preghiera di Affidamento all’Ausiliatrice


La Preghiera del nostro solenne Atto di Affidamento a Maria (che è trascritta in appendice) consta di tre momenti complementari: uno di adorazione e di lode trinitaria, un secondo di supplica e di memoria cristologica, e il terzo di fiducia filiale e di consegna all’Ausiliatrice.

Considero utile concentrare la nostra attenzione orante su questa formula dell’Atto di Affidamento. È un tema di meditazione assai ricco: mostra l’intima essenza dello spirito salesiano e invita a percorrere con fiducia il cammino del rinnovamento.


Primo momento: Il volto di Dio nella contemplazione salesiana.


L’adorazione e la lode all’Amore infinito della Trinità sono espresse con i sentimenti propri del cuore di Don Bosco: un cuore ardentemente apostolico che nella contemplazione di Dio scopre il segreto radicale e lo stimolo animatore di tutta la sua santità, il «da mihi animas». Non comprenderà mai Don Bosco chi non sa sommergersi nel mistero trinitario per ammirare l’infinito amore del Padre che crea il mondo e dona tutto all’uomo e gli perdona; l’infinito amore del Figlio che si fa uomo per essere uno di noi, solidale in tutto (anche nel dolore e nella morte) e così liberare l’uomo peccatore partendo dai piccoli e dai poveri; infine, l’infinito amore dello Spirito Santo che si inserisce nella storia bussando al cuore di ogni persona e guidando la Chiesa per trasformare l’uomo, la società e il mondo, e offrire così al Padre un Regno di giustizia, di pace e di gioia.

Il Padre è Dio di misericordia, il Figlio è Dio di liberazione, lo Spirito Santo è Dio di santificazione: un solo Dio, che è Amore tutto rivolto all’Uomo.

La contemplazione di questo Volto di Dio spinge l’orante a una collaborazione generosa e piena alla missione salvifica di Cristo e della Chiesa; da essa sorgono dei Santi, come Don Bosco, che vivono dimentichi di sé nell’estasi dell’azione apostolica.

«Noi Salesiani — hanno ripetuto i capitolari del CG22 —, adunati nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, adoriamo e rendiamo grazie, col cuore di Don Bosco, a quell’Amore infinito che ha tanto amato il mondo da donare il Suo unico Figlio e da inviare il Suo Spirito per la redenzione e la santificazione dell’Uomo.

Gloria a te, Padre di misericordia, a te, Figlio redentore, a te, Spirito santificatore, uno e trino Amore che salva!».

E in questa sublime visione apostolica di adorazione e di lode lo sguardo contemplativo del Salesiano si volge verso la persona e il ruolo di Maria per ammirare in Lei il capolavoro di una Madre-Ausiliatrice associata dall’Amore infinito di Dio inserito nella storia dell’Uomo.

«Ti lodiamo, divina Trinità — soggiunge la Preghiera —, per aver ineffabilmente associata Maria all’Opera della salvezza, innalzandola a Madre di Dio e Madre nostra».

Questo primo «momento trinitario» è l’atteggiamento di fondo costantemente presente nel cuore salesiano, che dinamizza le sue capacità operative ripetendo in ogni impegno, con Don Bosco, «da mihi animas».


Secondo momentoI sentimenti di Cristo nel cuore salesiano


La supplica del secondo momento della nostra Preghiera di Affidamento, che è insieme memoria cristologica, ci porta sul Calvario per pronunciare quel profondo «Atto di filiazione» proposto, come abbiamo visto, da Don Bosco.32 Rivolgendoci direttamente a Gesù sulla Croce, Gli chiediamo di rinnovare anche per ognuno di noi il suo Testamento, quando — come ha scritto il Papa — «il Redentore affida Maria a Giovanni, in quanto affida Giovanni a Maria». Ossia, quando «al discepolo è attribuito il ruolo di figlio in risposta all’amore della Madre».33

La potenza dello Spirito Santo, inviatoci da Cristo risorto, può rinnovarci e immettere in noi gli stessi sentimenti di Cristo.

Gesù è l’Uomo nuovo, primizia del mondo nuovo, che ha fatto di sua Madre la Donna nuova, la seconda Eva, che con Lui apre i destini della nuova Umanità. Lo preghiamo perché ci aiuti a sentire quotidianamente il nostro legame di filiazione mariana, di novità di impegno e di speranza:

«E tu, Signore Gesù, Figlio di Maria e primizia del mondo nuovo, donaci il tuo Spirito che susciti nei nostri cuori gli stessi sentimenti del tuo amore. Ti supplichiamo di rinnovare per noi l’ineffabile Testamento fatto sulla Croce, quando hai lasciato all’apostolo Giovanni la qualità e il titolo di figlio della tua Madre Maria. Ripeti anche per ognuno di noi quelle parole: “Donna, ecco il tuo figlio”, perché sappiamo vivere sempre con “Maria in casa!”».

Il Santo Padre nella sua enciclica osserva che «l’espressione evangelica “La prese in casa sua” (Gv 19,27) va oltre il limite di un’accoglienza di Maria da parte del discepolo nel senso del solo alloggio materiale e dell’ospitalità presso la sua casa, designando piuttosto una comunione di vita che si stabilisce tra i due in forza delle parole del Cristo morente».34 Per questo afferma poi che «affidandosi filialmente a Maria, il cristiano, come l’apostolo Giovanni, accoglie “fra le sue cose proprie” la Madre di Cristo e la introduce in tutto lo spazio della propria vita interiore, cioè nel suo “io” umano e cristiano: “La prese con sé”. Così egli cerca di entrare nel raggio di azione di quella “materna carità”, con la quale la Madre del Redentore “si prende cura dei fratelli del Figlio suo”».35

Orbene: le «cose proprie» del salesiano, i grandi valori della sua eredità spirituale, sono i contenuti della consacrazione apostolica, di dedizione alla pastorale giovanile e popolare, con senso di Chiesa e con metodologia di bontà, da rinnovare e da intensificare ora, in preparazione al grande giubileo del Duemila.

Ecco perché nella supplica a Cristo aggiungiamo:

«Ella (Maria) rimanga maternamente con noi; ci prenda per mano e sia la nostra ispiratrice nell’evangelizzazione dei “piccoli e dei poveri”. Ci aiuti ad essere pietre vive della Chiesa, in comunione di vita e di azione con il Papa e i Vescovi. Ci ottenga intensità di ascolto e zelo apostolico per divenire validi profeti di speranza nel prossimo avvento del Terzomillennio della fede cristiana. Ci educhi all’inventiva pastorale e a quell’attraente bontà, nutrita di ascesi, che ci rendono esperti nel dialogo e nell’amicizia, specialmente tra i giovani più poveri».

Così, questo secondo momento di supplica cristologica ci ottiene, in Maria, di essere più autenticamente salesiani in questa pregnante ora della storia.


Terzo momento: I tesori salesiani affidati a Maria.

La Preghiera, nel suo terzo momento, indica un atteggiamento di fiducia filiale, e la nostra consegna a Maria delle principali «cose proprie» ci porta a condividerle familiarmente con Lei, nella gioiosa convinzione di vederle assicurate, protette e sviluppate dalla sua solerte e materna intercessione.

Per questo La proclamiamo, con Don Bosco, nostra «Maestra e Guida».

Enumeriamo le principali «cose proprie» che Le affidiamo:

— innanzitutto, le nostre stesse persone, individualmente e comunitariamente;

— poi, la nostra rinnovata Regola di vita che ci proponiamo di testimoniare con fedeltà nella pluriforme comunione dell’unità;

— inoltre, l’impegno di santificazione nella quotidiana liturgia della vita;

— la fecondità vocazionale e la responsabilità formativa;

— la generosità missionaria;

— la capacità di animazione della Famiglia Salesiana;

— e, infine, come sintesi concreta e apice del tutto, l’ardore della carità pastorale verso la gioventù.

L’adorazione iniziale alla Trinità e l’ardente supplica a Cristo, Figlio di Maria, hanno guidato il nostro cuore, in sintonia con il piano del Padre e con il Testamento del Cristo, a rispondere alle loro iniziative di amore con un filiale e totale gesto di affidamento di noi stessi e delle nostre cose all’Ausiliatrice Madre della Chiesa.

Dobbiamo ritornare spesso sui contenuti di questo gesto, considerando ognuna delle principali «cose proprie» che abbiamo consegnato a Maria per viverle e promuoverle in comunione di vita con Lei.

È questo il significato che abbiamo voluto dare alla nostra Preghiera:

«O Ausiliatrice Madre della Chiesa, noi, Salesiani di Don Bosco, oggi ci affidiamo, personalmente e comunitariamente, alla tua bontà e intercessione. Affidiamo a Te il prezioso tesoro delle nostre Costituzioni, l’impegno di fedeltà e di unità nella Congregazione, la santificazione dei suoi membri, il lavoro di tutti animato da un atteggiamento di culto in spirito e vita, la fecondità vocazionale, l’ardua responsabilità della formazione, l’audacia e la generosità missionaria, l’animazione della Famiglia Salesiana, e, soprattutto, l’operoso ministero di predilezione verso la gioventù.

Ti proclamiamo, con gioia, “Maestra e Guida” della nostra Congregazione».

Don Bosco ci ha assicurato che la Vergine Santissima è la «fondatrice» e che sarà la «sostenitrice» della nostra Congregazione,36 che solo in cielo potremo, stupefatti, conoscere ciò che ha fatto per noi,37 che Ella continuerà certamente a proteggere la nostra Congregazione se noi continueremo la nostra fiducia in Lei38 e che noi non sbaglieremo, mentre Maria sia davvero la nostra «Guida».39

È opportuno anche ricordare qui che il famoso sogno dell’«augusto Personaggio» ricoperto di un manto con dieci diamanti, nel quale si presenta il modello del vero salesiano,40 fu considerato da Don Bosco come un prezioso dono mariano perché lo sognò a S. Benigno Canavese nella festa del nome di Maria; egli, poi, lo volle redigere nel giorno della Presentazione della Vergine al tempio;41 ci teneva così a indicare che nelle feste della Madonna aspettava lumi speciali dal cielo.42

Dunque, l’Affidamento a Maria è un’espressione genuina del cuore, dell’esperienza vissuta e, quindi, dei sentimenti più intimi e cari del nostro Santo Fondatore. Cerchiamo di rinnovarne spesso la coscienza; sarà un’ottima indicazione di marcia per camminare con la Chiesa verso il Terzomillennio.

Con Maria non sbaglieremo: procederemo sul giusto cammino di Cristo per l’edificazione del Regno.

Opportunamente la nostra Preghiera, che era incominciata in forma discendente dalla Trinità verso Cristo e Maria, termina con l’invocazione dei pellegrini che dai sentieri della storia stanno ascendendo, nello Spirito, da Maria al Cristo e con Cristo al Padre.

Nella conclusione della Preghiera ci rivolgiamo alla Vergine Madre perché ci aiuti nell’ascesa:

«Accogli, ti preghiamo, questo filiale Atto di Affidamento e fa’ che partecipiamo sempre più vivamente al Testamento del tuo Gesù sul Calvario: per Lui, con Lui e in Lui ci proponiamo di vivere e di lavorare instancabilmente nell’edificazione del Regno del Padre.

Maria, Aiuto dei Cristiani, prega per noi! Amen».

Queste riflessioni sui tre momenti complementari della nostra Preghiera di Affidamento ci stimoleranno ad essere più fiduciosi ed audaci nell’intraprendere le «grandi cose» che da noi si aspetta la Chiesa, insieme ai piccoli e ai poveri.



L’aspetto mariano della nostra Professione


Tra le «cose proprie» che abbiamo affidato a Maria c’è, come realtà di base, la nostra Professione salesiana.

Essa è, in certa maniera, la sintesi di tutto ciò che siamo e di tutto ciò che abbiamo: è il modo con cui viviamo quali discepoli di Cristo; essa traccia la via che conduce all’Amore; propone la dimensione evangelica della nostra vocazione e delinea il progetto ecclesiale della nostra missione.

Il gesto di affidamento vuol significare che realizziamo la nostra Professione in comunione di vita con Maria.

La consacrazione del Padre, che ci sigilla «con il dono del Suo Spirito»,43 fa sì che anche Maria sia «presente tra noi»44 e ci guidi,45 aiutandoci con «la sua intercessione»,46 «ad amare come Don Bosco amava»,47 ad accogliere meditare e far fruttificare la Parola di Dio come lo fece Lei,48 a crescere «nella pienezza della donazione», ad avere «coraggio nel servizio dei fratelli», e ad imitare «la sua fede, la sollecitudine per i bisognosi, la fedeltà nell’ora della croce e la gioia per le meraviglie operate dal Padre»;49 così, con Lei Madre e Maestra, tenderemo ogni giorno a divenire veri educatori pastori dei giovani 50 secondo ciò che abbiamo professato.

Nel mese di maggio del 1988 (contemporaneamente Anno Mariano e Centenario di Don Bosco) c’è una data assai significativa che vogliamo solennizzare in tutta la Congregazione con straordinaria intensità spirituale: è quella del sabato 14!

Come già vi è stato comunicato,51 sarà «la Giornata della Professione salesiana».

Mentre commemoriamo la professione religiosa di Don Bosco e dei primi 22 giovani confratelli, emessa nel 1862, rinnoveremo tutti la nostra Professione.

Ci stiamo preparando in tutte le Ispettorie. Lo studio e l’approfondimento del nuovo testo della Regola di vita è il primo impegno di ogni comunità nell’urgente compito vocazionale di rispondere alle interpellanze dei tempi. La formazione permanente è indispensabile in tutte le epoche, ma lo è soprattuto in quest’ora di cambiamenti accelerati, se vogliamo assicurare l’identità vocazionale di fronte alle sfide emergenti. Il testo rinnovato della Regola di vita è la tessera d’identità del Salesiano dei tempi nuovi. Risulta perciò assai importante interiorizzarne i contenuti, affinché il proposito di tradurli in pratica risulti genuino e vero.

Il prossimo 14 maggio vogliamo rilanciare la nostra vocazione e missione rinnovando tutti insieme la Professione religiosa «secondo la via evangelica tracciata nelle Costituzioni salesiane».52

L’Ausiliatrice ci assista e Santa Maria D. Mazzarello, di cui in quel giorno commemoreremo la santa morte, interceda perché sappiamo ripetere con Don Bosco: io mi offro «in sacrificio al Signore, pronto ad ogni cosa, affine di procurare la Sua maggior gloria e la salute della anime, specialmente pel bene della gioventù».53



Speciale impegno della Famiglia Salesiana


Il Santo Padre, l’11 febbraio scorso, ha nominato tra i membri del Comitato Centrale per l’Anno Mariano anche la Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la madre Marinella Castagno. È un gesto che onora e che impegna la nostra Famiglia.

Le FMA rappresentano in forma viva e permanente il grande amore di Don Bosco alla Madonna. Egli ha volute le FMA “monumento vivo” della sua riconoscenza all’Ausiliatrice e chiede (loro) di essere il suo “grazie” prolungato nel tempo.54 Le FMA sanno di avere nella nostra Famiglia, in forma speciale, il compito di approfondire e sviluppare la dimensione mariana di tutti.

Noi «collaboriamo con esse per approfondire la spiritualità e la pedagogia di Don Bosco e per tenere viva la particolare dimensione mariana del carisma salesiano».55

Sarà bene, dunque, che durante quest’Anno Mariano promuoviamo insieme con loro delle iniziative che facciano tesoro di quanto il Papa ci offre nell’Enciclica e che apportino ai giovani e al popolo le caratteristiche della speciale devozione mariana di Don Bosco.

Con Maria, la Famiglia Salesiana crescerà assai nella mutua comunione, nell’operosità apostolica e nella incisività evangelizzatrice.

Gli Ispettori cercheranno di convenire opportunamente con le Ispettrici per trattare insieme questo argomento in vista di comuni ed opportuni impegni.

L’art. 74 dei Regolamenti parla della nostra devozione mariana come elemento da prendere in considerazione nello stesso Direttorio ispettoriale, e soggiunge: «I confratelli, come singoli e come comunità, si sentano impegnati a diffondere con zelo la devozione a Maria Ausiliatrice».

Ci raccomanda, tra l’altro, di dare importanza nelle nostre case alla recita del Rosario: tutti lo terremo presente!

La proclamazione di quest’Anno Mariano a favore dell’impegno della Chiesa per un nuovo cominciamento risulta, dunque, particolarmente opportuna e benefica per la vita della nostra Congregazione e di tutta la Famiglia Salesiana.



Conclusione


Cari Confratelli, voglio por termine a queste riflessioni mariane ricordando il centenario della Consacrazione del tempio del Sacro Cuore. Ebbe luogo il 15 maggio 1887 a Roma. Il lunedì 16, giorno seguente alla solenne consacrazione della chiesa, Don Bosco, anziano e malato, scese in chiesa per celebrare l’Eucaristia all’altare di Maria Ausiliatrice.

«Non meno di 15 volte durante il divin sacrificio — annotano le Memorie Biografiche — si arrestò preso da forte commozione e versando lacrime. Viglietti, che lo assisteva, dovette di quando in quando distrarlo, affinché potesse andare avanti. (Avendogli domandato) quale fosse stata la causa di tanta emozione, rispose: — Avevo dinanzi agli occhi viva la scena di quando sui dieci anni sognai della Congregazione. Vedevo proprio e udivo la mamma e i fratelli questionare sul sogno... —.

Allora la Madonna gli aveva detto: “a suo tempo tutto comprenderai”. Trascorsi ormai da quel giorno sessantadue anni di fatiche, di sacrifizi, di lotte, ecco che un lampo improvviso gli aveva rivelato nell’erezione della chiesa del S. Cuore a Roma il coronamento della missione adombratagli misteriosamente sull’esordire della vita».56

Non a caso il suo biografo e intimo conoscitore don Giovanni Battista Lemoyne, cercando di capire come il nostro Padre fosse così magnanimo nelle sue iniziative, osasse tanto per la Chiesa e venisse sempre a capo di infiniti problemi e di gravissime strettezze, affermò: «tra la Madonna e Don Bosco doveva esservi un patto; e si può credere che spesse volte gli apparisse e gli indicasse quello che doveva fare e come farlo».57

Noi siamo convinti che non solo il tempio del S. Cuore a Roma ed ogni pietra della basilica di Valdocco proclamano una grazia della Madonna,58 ma che tutta l’Opera di Don Bosco, in particolare la nostra Congregazione, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e l’Associazione dei Cooperatori Salesiani, hanno avuto in Maria l’Ispiratrice, la Maestra e la Guida che portò Don Bosco a dar inizio alla Famiglia Salesiana nella Chiesa.

Mons. Costamagna ci riporta una frase del nostro Padre che sintetizza magnificamente questa sua convinzione: «Maria ha fatto tutto!».59

Nella sua missione di Fondatore il nostro Padre ha dimostrato chiaramente di non essere chiuso in se stesso, nel suo territorio, nel suo tempo e nella cultura dell’epoca (anche se era necessariamente incarnato in essa), ma che sentiva d’avere dei valori permanenti da trasmettere, un patrimonio e uno spirito evangelico da diffondere, una criteriologia pedagogica e pastorale valida per il futuro. Infatti dovette persuadersi di essere chiamato con una vocazione personale a fare il «Fondatore», ossia a proiettarsi più in là dei propri tempi.

Un carisma è un’esperienza viva da trasmettere in quanto viva, ossia dotata di fluidità in sviluppo, sempre bisognosa di intelligenza creativa per nuove incarnazioni in altri tempi e in altre culture, un’eredità spirituale da «Caposcuola», arricchita con ulteriori ininterrotti carismi personali incorporati organicamente al suo, secondo il progetto e l’appello sempre coerente dello Spirito Santo.

Tale duttile prospettiva lega la sua missione di Fondatore ai due Risorti, Cristo e Maria, che iniettano l’energia della risurrezione nel tempo influendo sul corso degli eventi lungo i secoli, dando così alla storia uno spessore di salvezza e una fisionomia di novità umana fluente dalla Pasqua.

Tale vitalità escatologica è percettibile soprattutto nelle ore di nuovi cominciamenti ecclesiali come è questo scorcio del secondo millennio.

A Roma, nel maggio 1887, Don Bosco comprese tutto ciò che gli aveva comunicato Maria, come sua Maestra e Guida, e attraverso la visione sintetica dei suoi settantadue anni di vita potè anche intuire profeticamente (come già altre volte) l’avvenire del carisma ricevuto. Confidiamo dunque anche noi, come lui, in Maria per l’adempimento delle responsabilità che ci corrispondono in questo momento così significativo della storia della Chiesa e della vita della Famiglia Salesiana.

Al termine di questa mia lettera mi piace ricordare nuovamente il 150° anniversario della nascita di Santa Maria D. Mazzarello, che è stato commemorato il 9 maggio scorso; una data che, mentre richiama i disegni di Dio circa la preparazione della santa Confondatrice delle FMA, ci ricorda in forma viva e permanente la dimensione mariana di tutta la Famiglia Salesiana, affidata all’Ausiliatrice Madre della Chiesa.

Chiediamo a questa nostra cara Santa che interceda, insieme a Don Bosco a cui ha guardato sempre come a sua stella polare, per ottenerci grande sensibilità nel considerare costantemente presente tra noi la Madonna e per aiutarci a rinnovare e a vivere più ecclesialmente la nostra consacrazione apostolica.

A tutti un saluto cordiale in comunione d’impegno e di preghiera.

Che lo Spirito Santo abbondi nei nostri cuori e nelle nostre comunità.

Aff.mo in Don Bosco,

D. Egidio Viganò



Preghiera per il Solenne atto di Affidamento

della Congregazione Salesiana a Maria Ausiliatrice


14 gennaio 1984


(Adorazione e Lode trinitaria)

Noi Salesiani, adunati nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, adoriamo e rendiamo grazie, col cuore di Don Bosco, a quell’Amore infinito che ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio e da inviare il suo Spirito per la redenzione e la santificazione dell’Uomo.

Gloria a te, Padre di misericordia, a te, Figlio redentore, a te, Spirito santificatore, uno e trino Amore che salva!

Ti lodiamo, divina Trinità, per aver ineffabilmente associato Maria all’Opera della salvezza, innalzandola a Madre di Dio e Madre nostra.


(Supplica e Memoria cristologica)

E tu, Signore Gesù, Figlio di Maria e primizia del mondo nuovo, donaci il tuo Spirito che susciti nei nostri cuori gli stessi sentimenti del tuo amore. Ti supplichiamo di rinnovare per noi l’ineffabile Testamento fatto sulla Croce, quando hai lasciato all’apostolo Giovanni la qualità e il titolo di figlio della tua Madre Maria.

Ripeti anche per ognuno di noi quelle parole: «Donna, ecco il tuo figlio»», perché sappiamo vivere sempre con «Maria in casa!».

Ella rimanga maternamente con noi, ci prenda per mano e sia la nostra Ispiratrice nell’evangelizzazione dei «piccoli e dei poveri». Ci aiuti ad essere pietre vive della Chiesa, in comunione di vita e di azione con il Papa e i Vescovi. Ci ottenga intensità di ascolto e zelo apostolico per divenire validi profeti di speranza nel prossimo avvento del terzo millennio della Fede cristiana. Ci educhi all’inventiva pastorale e a quell’attraente bontà, nutrita di ascesi, che ci rendono esperti nel dialogo e nell’amicizia, specialmente tra i giovani più poveri.


(Fiducia e Consegna a Maria)

O Ausiliatrice Madre della Chiesa, noi Salesiani di Don Bosco oggi CI AFFIDIAMO, personalmente e comunitariamente, alla tua bontà ed intercessione.

Affidiamo a te il prezioso tesoro delle nostre Costituzioni, l’impegno di fedeltà e di unità nella Congregazione, la santificazione dei suoi membri, il lavoro di tutti animato da un atteggiamento di culto in spirito e vita, la fecondità vocazionale, l’ardua responsabilità della formazione, l’audacia e la generosità missionaria, l’animazione della Famiglia Salesiana e, soprattutto, l’operoso ministero di predilezione verso la gioventù.

Ti proclamiamo, con gioia, «Maestra e Guida» della nostra Congregazione.

Accogli, ti preghiamo, questo filiale Atto di Affidamento e fa’ che partecipiamo sempre più vivamente al Testamento del tuo Gesù sul Calvario: per Lui, con Lui e in Lui ci proponiamo di vivere e di lavorare instancabilmente nell’edificazione del Regno del Padre.

Maria, Aiuto dei cristiani, prega per noi! Amen.



NOTE LETTERA 33


1 cf. RM 49 e 50

2 RM 5

3 RM 32

4 RM 50

5 RM 1, nota 2

6 RM 2

7 RM 3

8 RM 3

9 RM 49

10 RM 49

11 Gv 19, 26

12 Lc 1, 45; cf. RM 12

13 RM 13

14 RM 18

15 RM 19

16 RM 24

17 RM 45

18 LG 62; cf. RM 38, 39, 40, 41

19 Ef 1, 10

20 RM 45

21 ACS 309, pag. 9-11

22 cf. Cost 8

23 cf. Cost 84

24 cf. Cost 20

25 cf. Cost 92

26 EN 82

27 Cost 34

28 cf. ACS 309, pag. 7-8

29 Cost 8

30 MR 11

31 Lettere circolari, 1965, pag. 286

32 cf. ACS 309, pag. 10-11

33 RM 45

34 RM 45, nota 130

35 RM 45

36 MB VII, 334

37 MB X, 1078

38 MB XVII, 261

39 MB XVIII, 439

40 cf. ACS n. 300

41 MB XVIII, 183

42 cf. ib., 247

43 Cost 3

44 Cost 8

45 cf. Cost 20

46 Cost 24

47 Cost 84

48 Cost 87

49 Cost 22

50 cf. Cost 98

51 ACG 321, pag. 41-43

52 Cost 24

53 MB VII, 163

54 Cost FMA 4

55 Reg 37

56 MB XVIII, 341

57 MB X, 92

58 cf. MB VII, 471 e 264-265; XVIII 338

59 E. VALENTINI, Scritti di vita e di spiritualità salesiana, LAS 1979, pag. 144