351-400|it|399 Presentazione della Region Africa-Madagascar

LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE


PASCUAL CHÁVEZ


"Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10b)


PRESENTAZIONE DELLA REGIONE AFRICA-MADAGASCAR

La Regione Africa-Madascar. 1. Africa-Madagascar oggi. 1.1. Configurazione delle presenze salesiane nel Continente africano. 1.2. Le opere salesiane. 1.3. Il contesto socio-politico e religioso in cui le nostre opere si trovano. 2. Storia e sviluppo delle opere salesiane. 2.1. Prima del Progetto Africa. 2.2. Il Progetto Africa. 2.3. Progetto Africa, frutto della sinergia della Congregazione. 3. Il carisma salesiano e la realtà africana. 3.1. Pastorale giovanile. 3.2. Parrocchie e Missioni. 3.3. La Comunicazione Sociale.3.4. La Famiglia Salesiana.3.5. Economia e amministrazione. 3.6. La formazione. 4. Un impulso per il futuro. 4.1. Le sfide. 4.2. Rilancio del Progetto Africa. Conclusione.



Roma, 8 settembre 2007

Festa della Natività di Maria


Carissimi confratelli,


mi rivolgo a voi con l’affetto di Don Bosco, mentre ci prepariamo a celebrare la beatificazione dei 63 Martiri Salesiani della Spagna, il 28 ottobre a Roma, e quella di Zeffirino Namuncurá, l’11 novembre a Chimpay, in Argentina. La testimonianza dei nostri confratelli sino al versamento del sangue e quella di Zeffirino, che rappresenta un altro tassello della santità giovanile salesiana iniziata da Domenico Savio, sono un appello alla donazione totale al Signore e alla fedeltà sino all’ultimo respiro, come fece Don Bosco e come fecero, dietro le sue tracce, i Salesiani e i giovani dell’Oratorio di Valdocco.


Mi auguro che in tutte le parti della Congregazione questa duplice ricorrenza sia celebrata, sia a livello di comunità salesiana che di opere educative pastorali. Non possiamo perdere l’opportunità per ringraziare Dio per il dono della santità salesiana, con cui Egli ha voluto arricchire la famiglia spirituale ed apostolica di Don Bosco, e per rinnovare il nostro impegno di additare ai giovani vette alte da raggiungere.


Questa volta vi scrivo sulla Regione Africa – Madagascar, con la quale concludo la presentazione delle otto Regioni in Congregazione. E lo faccio con particolare entusiasmo, perché davvero il Signore è stato molto buono con noi, inviandoci a questo immenso e stupendo continente. Vi abbiamo trovato uno spazio per fare di tutta l’Africa il più grande Oratorio del mondo. E l’Africa sta arricchendo la Congregazione con tante vocazioni, e pure con espressioni inculturate del carisma.


Sin dalla mia prima visita in Africa, nel 1987, a Conakry e Kankan, quando ero Direttore del Teologato di Tlaquepaque, mi resi conto che se il valore più importante, quello cui gli africani sono più sensibili, è la vita, paradossalmente in nessun’altra parte del mondo come in Africa la vita è tanto minacciata dalla povertà, dalla fame e dalla sete, dalle malattie, l’AIDS/HIV in particolare, dalle guerre e conflitti interetnici, dalla schiavitù e dall’emigrazione forzata, dal traffico di stupefacenti, dal traffico di esseri umani.


Diventa perciò naturale sentire come una parola di conforto e di speranza, anzi come un preciso mandato, la parabola del Buon Pastore, dove Gesù sintetizza tutto lo scopo della sua esistenza in quella bellissima espressione: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10b). Noi Salesiani siamo arrivati in Africa per “incarnare” questo Gesù Pastore, la cui venuta assicura vita abbondante, per collaborare a sconfiggere la cultura della morte e far sì che la vita germini, cresca e raggiunga la sua pienezza. La nostra collaborazione alla costruzione del Regno passa attraverso il nostro impegno a promuovere la vita, la pace, la libertà nei diversi paesi dell’Africa e Madagascar, attraverso la nostra consegna ai giovani, alla loro educazione, al loro incontro con Cristo, alla loro maturazione di progetti di vita.


La vera promozione umana fatta da noi, Salesiani, non si può dissociare dall’educazione e dall’evangelizzazione. Perciò non possiamo ridurre la nostra presenza a quella di lavoratori sociali, anche se ci sono tanti problemi sociali urgenti che richiedono il nostro impegno e la nostra dedizione generosa ed efficace. Siamo stati inviati ad evangelizzare, a poter dire e dare ai giovani Colui che può garantire loro vita in abbondanza, Cristo Gesù.


Il testo sopra citato che ho scelto per questa mia lettera, davvero programmatico, «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10b), fa parte del discorso in cui Gesù presenta in controluce la differenza tra il ladro, il brigante, lo sconosciuto e il pastore. Il contrasto tra i due si evidenzia dal loro diverso modo di agire, quando avvicinano le pecore, dalla forma di entrare nel recinto delle pecore, dal rapporto con esse e, naturalmente, dal modo di uscire, seguiti o no dalle pecore.


Mentre il ladro sale da un’altra parte e viene per rubare, distruggere ed uccidere, il buon pastore entra per la porta, di giorno, la sua voce è familiare, conosce per nome le sue pecore, le precede, le guida a pascoli buoni e le disseta ad acque cristalline. Insomma, il buon pastore si spende totalmente perché le sue pecore vivano, sino al punto di dare la propria vita purché esse abbiano la vita in abbondanza.

Ritengo che questo sia un testo che serve per leggere criticamente la realtà passata e presente in Africa e che diventa un messaggio di speranza per questi popoli e un vero programma di vita per noi. Vi invito ora ad addentrarvi in questa meravigliosa Regione.


La Regione Africa-Madagascar


La Regione Africa-Madagascar continua anche oggi ad attirare l’attenzione dei Salesiani per vari motivi. È la Regione più giovane della Congregazione e molte Ispettorie conservano con essa un forte legame, anche affettivo, per il ruolo decisamente attivo svolto per la sua costituzione. Suscita un interesse particolare anche perché è una delle poche aree dove la Congregazione cresce numericamente. È davvero una Regione di grandi promesse, e insieme di grandi sfide e grandi opportunità per il carisma salesiano.


Don Egidio Viganò nel 1980 lanciò il “Progetto Africa”, e fin dall’inizio ci fu una forte spinta verso l’espansione e la crescita delle presenze salesiane in Africa-Madagascar. Il 25° anniversario dell’inizio di questo progetto è stato celebrato in molte nazioni del Continente; in altre si sta via via celebrando, in corrispondenza dell’anno in cui i Salesiani vi iniziarono la loro presenza. Un volume commemorativo dal titolo Progetto Africa 25° – 1980-2005, è stato pubblicato in diverse lingue, proprio per sottolineare il 25° anniversario. Esso offre una ricca e molteplice conoscenza del progetto, con uno sguardo al passato e al presente della presenza salesiana in Africa-Madagascar. Il mio invito è che tutti possano prendere in mano questo volume, ricco di informazioni e di stimoli. Esso, anzi, potrebbe essere una buona integrazione di quanto in questa lettera presento in maniera necessariamente concisa.


Di eventuali fondazioni salesiane in Africa si era incominciato a parlare già durante la vita di Don Bosco. Dal 1864 in poi, egli aveva avuto contatti con San Daniele Comboni, un vero missionario pioniere dell’Africa, e con l’Arcivescovo Charles Lavigerie, grande apostolo dell’Algeria, riguardo a possibili iniziative salesiane in Africa. Data l’impossibilità di inviare subito dei Salesiani nei luoghi suggeriti dai due missionari, Don Bosco con grande gioia accettò un certo numero di orfani nell’Oratorio di Valdocco (cf. MB 9,734-735). Nel 1886, nel corso di un’adunanza del Capitolo Superiore - così veniva chiamato allora il Consiglio Generale - Don Bosco affermò che la Missione Africana (o più precisamente il progetto di aprire una presenza al Cairo) «è uno dei miei piani, uno dei miei sogni» (cf. MB 18,142). E infatti aveva fatto un sogno sull’Africa nel luglio del 1885 (cf. MB 17,643-645).


Il sogno di Don Bosco sull’Africa incominciò a realizzarsi gradualmente durante il Rettorato di Don Michele Rua, all’interno di un progetto complessivo per un’espansione a raggio mondiale della Società Salesiana. La prima presenza salesiana in Africa risale al 1891, quando un gruppo di Salesiani francesi arrivò in Algeria ad iniziare l’Oratorio San Luigi a Orano. Nel 1894 la Tunisia ebbe una presenza salesiana e nel 1896 ne seguirono altre in Egitto ed in Sud Africa. Altre presenze furono aperte in diverse nazioni tra il 1907 e il 1975; ma bisogna ammettere che non c’era un progetto ben definito per impegnarsi nell’immensità dell’Africa.


Grazie al “Progetto Africa”, oggi l’Africa e il Madagascar sono una fiorente realtà salesiana. Attualmente la Regione comprende due Ispettorie, dieci Visitatorie e una Delegazione, riunite nella Conferenza delle Ispettorie e Visitatorie dell’Africa-Madagascar (CIVAM). Secondo le statistiche pubblicate nel gennaio 2007, nella Regione ci sono in totale 1241 Salesiani professi e 89 novizi, distribuiti in 168 comunità e 11 altre presenze, alcune delle quali hanno cura di parecchie opere. La cosa più bella di queste statistiche è il numero dei professi di origine africana: il 52% del totale; e ogni anno, con le nuove professioni di giovani africani, la percentuale cresce. Il volto africano della Congregazione Salesiana, che Don Bosco ha sognato, sta diventando più che una realtà, anno dopo anno.

È il dispiegarsi di questa bellissima epopea salesiana che io vorrei consegnare alla vostra attenzione con questa lettera.


1. Africa-Madagascar oggi


Permettetemi che vi offra ancora qualche indicazione sulla realtà salesiana in Africa e Madagascar, come si presenta oggi.


1.1. Configurazione delle presenze salesiane nel Continente africano


Dopo l’Asia, l’Africa è il continente più grande e più popolato. Ha un’estensione di 30.250.499 km², comprese le isole nelle vicinanze; copre il 6% della superficie totale della Terra e il 24% della terraferma. Con circa 900.000.000 di abitanti, appartenenti a 53 nazioni indipendenti e a tre territori dipendenti, conta circa il 14% della popolazione mondiale.


Noi Salesiani siamo presenti e lavoriamo in 42 di questi paesi. Il Sahara, l’immenso deserto al nord del continente, è il più grande deserto del mondo con circa 9 milioni di km². Più di due terzi della popolazione africana abita nei paesi a sud del Sahara. Le presenze salesiane costellano l’intera regione sub-sahariana, ad eccezione del Botswana, Gambia, Guinea Bissau e Somalia.


Delle 42 nazioni dove siamo presenti, l’Egitto fa parte dell’Ispettoria del Medio Oriente ed è incluso nella Regione Italia-MOR. Capo Verde è legato all’Ispettoria portoghese, il Marocco alla Francia e la Tunisia alla Delegazione di Malta che, a sua volta, dipende giuridicamente dall’Ispettoria irlandese. Come tali, queste presenze salesiane fanno parte delle tre regioni europee. In Libia attualmente non ci sono comunità salesiane, ma un confratello, con speciale mandato, presta il suo servizio nel Vicariato di Bengasi. Un recente studio del Consiglio Generale sulla realtà salesiana in questi paesi ritiene cosa saggia lasciare queste affiliazioni come sono tuttora, attendendo tempi migliori per una riorganizzazione che possa favorirne l’integrazione nella Regione Africa-Madagascar.


In ragione anche del passato coloniale, le 37 nazioni incluse nella Regione Africa-Madagascar sono suddivise in tre gruppi linguistici: l’anglofono: AET, AFE, AFM, AFW, ZMB; il francofono: AFC, AFO, AGL, ATE, MDG; e il lusofono: ANG, MOZ.


Con l’eccezione di Africa Centrale (AFC), Angola (ANG) e Mozambico (MOZ), tutte le Ispettorie e Visitatorie conglobano più di una nazione.


L’Africa Occidentale Francofona (AFO) comprende il Benin, il Burkina Faso, la Guinea, la Costa d’Avorio, il Mali, il Senegal e il Togo. La casa ispettoriale si trova ad Abidjan, nella Costa d’Avorio.


Viene poi l’Africa Tropicale Equatoriale (ATE) con sei nazioni: il Camerun, la Repubblica Centro Africana, il Ciad, il Congo Brazzaville, la Guinea Equatoriale e il Gabon. La casa ispettoriale è a Yaoundé, nel Camerun. Mentre in cinque di questi paesi la lingua franca è il francese, nella Guinea Equatoriale viene usato lo spagnolo.


L’Africa Occidentale Anglofona (AFW) comprende quattro stati: Ghana, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. La sede ispettoriale è ad Ashaiman, nel Ghana.

Anche la Visitatoria dello Zambia (ZMB) comprende quattro nazioni: il Malawi, la Namibia, lo Zambia e lo Zimbabwe, con la casa ispettoriale a Lusaka, nello Zambia.


L’Ispettoria Africa Est (AFE) comprende ora tre nazioni: il Kenya, la Tanzania e il Sudan. Tuttavia il Sudan è una Delegazione semi-autonoma, con statuti speciali approvati dal Rettor Maggiore.


Dell’Africa Meridionale (AFM), oltre al Sud Africa, fanno parte anche il Lesotho e lo Swaziland. La sede ispettoriale è a Johannesburg.


L’Africa Grandi Laghi (AGL) è una Visitatoria eretta recentemente che comprende il Burundi, il Rwanda e l’Uganda. Quest’ultima nazione ha l’inglese come lingua comune. Pertanto le comunicazioni nella Visitatoria sono bilingui: francese e inglese. La casa ispettoriale è situata a Kimihurura, nel Rwanda.


L’AET comprende l’Etiopia e l’Eritrea, ma le relazioni tra i due paesi sono talmente tese che viaggiare diventa estremamente difficile, per cui, in vista degli incontri a livello ispettoriale, si è costretti a cercare una nazione neutrale per assicurare la partecipazione di tutti. Ma anche questo non è sempre possibile. La casa ispettoriale è ad Addis Abeba, in Etiopia.


La Visitatoria del Madagascar (MDG) include principalmente l’isola nazione del Madagascar, dove sono situate quasi tutte le case salesiane, compresa la sede ispettoriale. Solo una comunità si trova nella piccola isola nazione di Mauritius.


Ho presentato con qualche dettaglio la fisionomia internazionale delle Circoscrizioni giuridiche dell’Africa-Madagascar per far risaltare la situazione assai complessa e difficile delle presenze salesiane in questa regione. La diversità delle lingue, le lunghe distanze, la carenza di facili mezzi di comunicazione e di trasporto, vengono ad aggiungersi alle difficoltà ordinarie di governo e di animazione di un’Ispettoria. Gli Ispettori della maggior parte di queste Circoscrizioni spendono parte del loro tempo prezioso per ottenere i documenti per i viaggi, e per gli stessi viaggi nelle visite alle comunità. Inoltre, le spese per l’animazione e l’amministrazione delle Ispettorie raggiungono cifre astronomiche, specialmente a motivo e per la necessità di viaggiare da una nazione all’altra. Lascio a voi immaginare la fatica che richiede questo lavoro di animazione.


1.2. Le opere salesiane


Con sguardo retrospettivo all’esperienza in Africa-Madagascar fin dal suo inizio, e in particolare durante questi ultimi trent’anni o quasi, possiamo affermare che l’Africa e il carisma salesiano sono veramente fatti l’una per l’altro. È un continente rigurgitante di giovani, molti dei quali bisognosi di tutto e pertanto i veri destinatari della nostra azione apostolica. Gli ultimi 40 anni hanno visto un rapido incremento della popolazione del continente, con il risultato che un’elevata percentuale è relativamente giovane. Le stime dicono che in alcuni paesi africani metà o più della popolazione è sotto i 25 anni. Un’altra ricerca evidenzia che il 60% degli africani sono ragazzi e giovani.


Nel 1988, con riferimento alla nostra entrata in Africa, Don Egidio Viganò rimarcava: «Siamo gli ultimi arrivati con l’impegno di evangelizzazione del continente africano; abbiamo molte cose da imparare da tutti, ma noi possediamo un tesoro che forse gli altri non hanno. Noi siamo i portatori di un metodo particolare per l’evangelizzazione dei giovani: la predilezione per loro e uno stile che è unico». L’attenzione per i giovani e i loro bisogni ha perciò caratterizzato l’espansione salesiana in Africa nel suo insieme.


In realtà, gran parte delle nostre attività in Africa-Madagascar si è concentrata sul servizio educativo dei giovani e sulla cura pastorale delle parrocchie. Sul fronte educativo, un particolare rilievo è stato dato alle scuole tecniche e centri di formazione professionale, anche se in anni recenti c’è stata molta difficoltà a costituire queste scuole. Le parrocchie sono numerose; alcune di esse hanno varie stazioni esterne, collegate con il centro principale. Un terzo importante settore di attività è l’oratorio o centro giovanile, una stupenda iniziativa per raggiungere innumerevoli giovani.


Ci sono altri campi di attività in diverse parti dell’Africa e del Madagascar; ma, tutto sommato, possiamo affermare che l’Africa e il Madagascar stanno ancora attendendo la piena fioritura del carisma salesiano nelle sue varie sfaccettature.


1.3. Il contesto socio-politico e religioso in cui le nostre opere si trovano


Nel mondo oggi è diventata più o meno una moda parlare dei molti problemi dell’Africa, incominciando dalle sue molteplici forme di povertà e di miseria, fino all’espandersi dell’AIDS-HIV, come se questa fosse una malattia solo africana. È vero che alcune di queste realtà non si possono negare, perché si presentano prepotentemente davanti a noi. Ma dietro a questa facciata di povertà e malattia, ci sono popoli che hanno una storia e un’eredità culturale paragonabili con tante altre nel mondo.


Per molti secoli gli africani hanno sofferto grandi ingiustizie e una inimmaginabile oppressione, come conseguenza delle mire coloniali delle nazioni europee, e soprattutto per il detestabile commercio degli schiavi. Ora, i popoli dell’Africa desiderano scrollarsi di dosso le catene del passato per costruire un futuro promettente.


Bisogna dire che non tutta l’Africa è egualmente povera e miserabile. Ad un estremo troviamo il Sud Africa, fortemente industrializzato, o parti delle grandi città di molti stati; all’altro estremo abbiamo la grande maggioranza dei poveri, che non ha accesso a nulla se non ad una economia di sussistenza. Il divario tra i pochi ricchi e i molti poveri è assai marcato nel continente africano.


Un ricco mosaico composto da un’infinità di tribù, di lingue e di culture, forma la popolazione dell’Africa. La musica e la danza sono costitutive dello stile di vita di ogni nazione africana, tanto che è quasi impossibile non sentirsi coinvolti dall’atteggiamento festoso della gente. Non c’è limite al tempo quando c’è una celebrazione, sia religiosa che civile. «Tu hai l’orologio, ma noi abbiamo il tempo»: è l’ammonizione che sembrano rivolgere alla gente dei cosiddetti paesi sviluppati, così condizionata da appuntamenti e scadenze. Nessuna meraviglia, perciò, che la Messa domenicale in una parrocchia possa durare non meno di due ore.


Ho sempre provato grande gioia a celebrare l’Eucaristia con la gente in diverse parti dell’Africa. La povertà e le privazioni non hanno derubato la gente della gioia e della volontà di vivere. Questa è davvero una stupenda caratteristica di cui il nostro sistema educativo salesiano potrebbe servirsi per educare la gioventù.


La situazione tribale e il “retroterra” dei popoli africani, è veramente una spada a doppio taglio. Da una parte, offre stabilità e coesione ai vari gruppi di persone. La lealtà tribale è una difesa contro la disintegrazione sociale. Trasmette un senso di disciplina in tutti i membri ed è una salvaguardia dei costumi e delle tradizioni. Tutto questo aiuta a resistere agli assalti di culture estranee e apparentemente più appetibili.


Dall’altra parte, il tribalismo è stato la causa di molte guerre in diverse parti dell’Africa, degenerando anche in orribili genocidi. E le guerre sono una delle principali cause della povertà apparentemente incurabile dell’Africa. Anche oggi in diverse parti dell’Africa ci sono guerre, che portano terribile miseria e sofferenze a milioni di persone. La guerra nel Darfur, regione del Sudan, come pure quella in Somalia sono ben note a tutti, ma ci sono anche guerre dimenticate in Uganda e in qualche parte del Congo.


Il tribalismo è anche causa di instabilità politica in molte delle giovani democrazie dell’Africa. Sovente si frappone ad una vera integrazione fra i popoli. Trasmettere una vera educazione “cattolica” nelle nostre numerose presenze, particolarmente nelle città, non è così facile. In questo contesto, tematiche come la riconciliazione, l’accettazione reciproca, l’unità nella diversità, diventano proposte costanti nell’educazione e nell’evangelizzazione.


Tra i molti problemi sociali che affliggono l’Africa e il Madagascar, non si può tacere una particolare malattia che porta spesso l’Africa alla ribalta in questi tempi. Si tratta dell’AIDS-HIV, una malattia che si propaga facilmente e che colpisce milioni di africani. Anche se è vero che l’AIDS-HIV non è una peculiarità esclusivamente africana, tuttavia è certo che le proporzioni che questo flagello sta assumendo in Africa vanno ben oltre a quelle registrate in altri continenti.


Si evince da una indagine che in alcune nazioni dell’Africa, come lo Zimbabwe e lo Swaziland, il 25-30% della popolazione è affetta da AIDS. Secondo le informazioni fornite delle Nazioni Unite, dei circa 3 milioni di persone che sono morte di AIDS nel 2005, un terzo abitava nell’Africa sub-sahariana, e mezzo milione erano bambini. Questo problema sociale deve attirare la nostra attenzione perché solo attraverso una valida educazione si può veramente combattere questa piaga. Tanto più che un numero sempre crescente di bambini e giovani sono vittime dell’AIDS. A ragione potrebbe essere considerata una delle nostre nuove frontiere per l’evangelizzazione e l’educazione.


Sotto l’aspetto religioso, l’Islam e il Cristianesimo sono le religioni più estese nell’Africa e Madagascar. Secondo una stima [1] , su una popolazione di 900 milioni di abitanti, circa il 40% sono musulmani e il 34% sono cristiani. Per il resto, gli africani praticano varie religioni locali, che sono accomunate sotto il termine generico di «animismo». Un numero assai ristretto segue la religione Indu, o conserva qualche credenza dalla tradizione giudaica. I cattolici in Africa raggiungerebbero poco più del 17% della popolazione. [2] Ma sovente non è importante a quale religione un popolo appartenga, perché c’è purtroppo una forte tendenza a mescolare gli aspetti religiosi tradizionali con l’accettazione della nuova fede. Ciò è reso evidente nelle centinaia di sette religiose, che si stanno velocemente moltiplicando nella terra africana.


La regione sub-sahariana è dominata dal Cristianesimo, mentre il nord del continente ha una popolazione con larga maggioranza musulmana. Tale situazione spiega in parte la consistenza di presenze salesiane nella regione sub-sahariana in paragone con il nord. Si deve notare, inoltre, che la tipologia dell’Islam che si incontra nel nord e nella regione sub-sahariana, è qualitativamente differente. Mentre il nord tende ad essere più ortodosso, orientandosi verso una linea fondamentalista, i musulmani della regione sub-sahariana sono più tolleranti e non frappongono ostacoli alle attività della Chiesa.

Lo sviluppo della Chiesa in Africa è relativamente recente.


Nel 1900 c’erano circa 9 milioni di cristiani in tutto il continente, Nel 2005, secondo l’Annuario statistico vaticano, i cattolici sono circa 154 milioni. Contrariamente a quanto avveniva nel passato, oggi la forte crescita del Cristianesimo in Africa, almeno in parte, è dovuta alle iniziative di evangelizzatori locali, piuttosto che di missionari stranieri.


Sul fronte religioso si rileva un’azione concertata per islamizzare alcune parti dell’Africa, per esempio il Sudan; inoltre si constata il vertiginoso propagarsi di sette di ogni tipo. In realtà, il bisogno della gente africana di celebrare e di essere protagonisti attivi nelle celebrazioni attira molti verso le numerose sette che non impediscono la libera espressione nel culto. Questa è veramente una sfida nel nostro impegno di evangelizzazione, che si rivela tanto necessario oggi quanto al momento in cui il Vangelo fu predicato per la prima volta nel continente.


Dobbiamo arrivare ad adottare metodi di evangelizzazione rispondenti alla cultura e alla sensibilità della gente per poter conservare e approfondire la fede dei battezzati, come pure per poter raggiungere milioni di persone che non hanno ancora sentito parlare della Buona Novella.

2. Storia e sviluppo delle opere salesiane


2.1. Prima del Progetto Africa


Abbiamo già accennato agli inizi della presenza salesiana in Africa con l’apertura di un oratorio in Algeria, ad Orano, nel 1891. Negli anni che seguirono altre due presenze furono aperte in Algeria, ma i Salesiani dovettero ritirarsi dal paese nel 1976 a motivo dell’ostile clima politico.


La Tunisia fu la seconda nazione ad avere una presenza salesiana nel 1894. A causa degli alti e bassi della storia, delle tre presenze aperte in Tunisia, oggi sopravvive solo la scuola iniziata nel 1988 a Manouba, dipendente dalla Delegazione di Malta. Gli studenti sono tutti musulmani. Ogni forma di proselitismo è assolutamente proibita.


Il 1907 vide gli inizi di una fondazione salesiana in Mozambico, che ebbe però un periodo di vita molto breve perché, sull’onda della rivoluzione repubblicana in Portogallo, i Salesiani furono espulsi nel 1913 e la scuola fu requisita dal governo. Per rivedere la riapertura di una presenza salesiana in Mozambico si dovette attendere fino al 1952.


Il 1911 segnò l’inizio della presenza salesiana nel Congo Belga. I semi del carisma gettati in questa parte dell’Africa hanno germinato e portato frutti abbondanti. Il risultato fu la creazione di una Ispettoria dell’Africa Centrale nel 1959 e della Visitatoria dei Grandi Laghi nel 2006. Fino al lancio del Progetto Africa, l’Ispettoria dell’Africa Centrale era il punto di riferimento per le presenze in Africa nel loro insieme.


Si deve riconoscere che tra il 1891 e il 1978 il carisma salesiano non si sviluppò molto nei diversi paesi africani. Alla morte di Don Rua nel 1910 c’erano presenze salesiane in Algeria, Tunisia, Egitto, Sud Africa e Mozambico. Don Paolo Albera inviò i Salesiani nel Congo Belga. Durante il rettorato di Don Filippo Rinaldi i Salesiani aprirono delle presenze nelle Isole Canarie (1923) e in Marocco (1929). Don Pietro Ricaldone fu l’artefice dell’entrata in Libia (1939) e a Capo Verde (1946). Con Don Renato Ziggiotti Rettor Maggiore furono aperte presenze salesiane in Rwanda e nello Swaziland (1953), nel Congo Brazzaville (1959), nel Burundi (1962) e nel Gabon (1964). Don Luigi Ricceri aggiunse ancora due paesi alla carta geografica salesiana dell’Africa: la Guinea Equatoriale (1972) e l’Etiopia (1975). I preparativi per una postazione salesiana nella Costa d’Avorio erano già iniziati nel 1973 attraverso la presenza di un salesiano.


Di tutte queste presenze – dal primo arrivo dei Salesiani in Africa fino al lancio del “Progetto Africa” – alcune non sono più esistenti oggi, ma esse hanno preparato la strada per la grande espansione del carisma nel continente. In tutti questi anni, la maggior parte dei confratelli erano missionari provenienti dall’Europa. I pionieri dovettero affrontare ogni tipo di difficoltà a causa delle situazioni sociali e politiche, ma anche perché in alcuni casi le autorità ecclesiastiche non sempre riuscivano a comprendere la specifica natura del carisma salesiano.


Va pure notato che in molti posti l’attività dei Salesiani era diretta principalmente ai figli di immigrati europei, anche se non mancarono tentativi di raggiungere la gioventù indigena africana. I Salesiani accettarono scuole elementari, aprirono scuole tecniche o scuole di arti e mestieri, come si diceva allora, e si impegnarono nel lavoro parrocchiale. Fondarono missioni per provvedere ai bisogni di coloro che abitavano in zone rurali. In termini di statistica, nel 1978 i Salesiani in Africa erano 330, in 52 presenze sparse in 13 nazioni. C’erano solo cinque novizi. Solo 35 di questi salesiani erano di origine africana, inclusi due Vescovi.


2.2. Il Progetto Africa


Con il lancio del Progetto Africa da parte di Don Egidio Viganò nel 1980, il carisma salesiano ha fatto grandi progressi in tutto il continente africano.


Le origini del Progetto possono essere ricondotte all’accorato appello fatto da Don Jacques Ntamitalizo in una delle sessioni del CG21. Era l’unico africano presente al Capitolo Generale come delegato dell’Ispettoria dell’Africa Centrale. Rivolse una commovente supplica al Capitolo perché considerasse ormai maturo per la Congregazione salesiana il tempo di fare qualcosa di più per l’Africa, dispiegando maggior impegno e attenzione programmatica. Il suo semplice messaggio fece profonda impressione su tutti i presenti e, nel sessennio che seguì il Capitolo, Don Egidio Viganò elaborò una risposta, sotto la forma appunto di “ Progetto Africa”.


Dopo gli studi preliminari fatti tra il 1978 e il 1980, Don Viganò lanciò il Progetto con una circolare dal titolo: Il nostro impegno africano (ASC 297). Il Rettor Maggiore dichiarava la sua convinzione che «il Progetto Africa è per noi Salesiani una grazia di Dio», e invitava tutti i membri della Famiglia Salesiana a «fare propria questa convinzione». Gli eventi che seguirono confermarono che l’invito non era caduto in orecchie sorde.


La strategia seguita dal Rettor Maggiore e dal suo Consiglio fu quella di affidare certe zone dell’Africa a gruppi di Ispettorie, per facilitare l’invio di confratelli in vista dell’apertura di nuove presenze e insieme per fornire ad esse un sostegno economico. Sarebbe richiesto molto spazio per entrare nei dettagli di questo programma tanto complesso che coinvolse, in un modo o nell’altro, l’intera Congregazione. Non è mia intenzione fare una relazione dettagliata, nazione per nazione, dell’inizio del carisma salesiano in Africa. D’altra parte, ritengo che il non mettere in risalto almeno le linee principali di questo sforzo della Congregazione sarebbe un affronto alla dedizione e alla generosità di coloro che ebbero parte attiva in esso.


Nella realizzazione del Progetto Africa sono riconoscibili tre distinte fasi. La prima è certamente la fase di fondazione in molti nuovi paesi.


Già nel 1979 l’Ispettoria della Gran Bretagna aveva aperto una presenza in Liberia. L’anno seguente si avviarono nuove presenze in sette nazioni. Le Ispettorie spagnole di León, Bilbao e Madrid aprirono presenze rispettivamente in Senegal, Benin e Guinea Equatoriale. Nello stesso anno le Ispettorie indiane e l’Ispettoria italiana Centrale iniziarono le presenze in Kenya. I Salesiani irlandesi entrarono nel Lesotho e gli indiani nel Sudan. La Tanzania ricevette 14 confratelli e un cooperatore dall’India per iniziare quattro presenze.


Il 1981 vide quattro nuove nazioni arricchire la carta geografica salesiana dell’Africa, a cui si aggiunse il Madagascar. Gli sforzi congiunti delle Ispettorie di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay inviarono un gruppo di 10 confratelli per aprire tre presenze in Angola. L’Ispettoria spagnola di Barcellona si assunse la responsabilità di una presenza nella Costa d’Avorio, mentre varie Ispettorie italiane presero l’iniziativa di aprire alcune presenze in diverse parti del Madagascar. Il Mali ebbe l’onore di avere due presenze salesiane con confratelli provenienti dall’Ispettoria spagnola di Valencia.


Il 1982 fu testimone di un’ulteriore espansione di case salesiane in cinque nuovi paesi. I Salesiani di due Ispettorie italiane (Subalpina e Novarese) entrarono in Nigeria, stabilendosi ad Akure e Ondo, mentre altre due Ispettorie spagnole si avventurarono nel Togo, accettando una parrocchia a Lomé. È stato poi il turno delle Ispettorie polacche che entrarono in Zambia con 12 confratelli ed aprirono diverse case. L’Etiopia, dove i Salesiani dell’Ispettoria del Medio Oriente erano da tempo in azione, ricevette nuova linfa con l’arrivo dei Salesiani dell’Ispettoria di Milano.


Il 1983 può essere considerato l’ultimo anno della prima fase di introduzione del carisma e dell’espansione del lavoro salesiano in Africa. In questo anno ci furono ancora sei richieste di nuove fondazioni.


Le nuove fondazioni continuarono a dipendere dalle Ispettorie madri. Alcune furono organizzate in Delegazioni ispettoriali, ma sempre sotto l’Ispettoria madre. La strategia di Don Viganò di affidare particolari territori missionari alle Ispettorie madri dell’Europa, dell’India e dell’America fruttò alti dividendi, col risultato che già nel 1984 il numero dei Salesiani era aumentato complessivamente a 507, con 91 presenze in 29 nazioni. Il numero dei novizi, tutti africani, si elevò a 10 unità.


Gli anni tra il 1985 e il 1990 possono essere considerati la seconda fase del Progetto Africa, cioè, la fase di consolidamento e di organizzazione strutturale. Con il crescente numero di presenze, di confratelli e di vocazioni locali, fu necessario dare più attenzione al consolidamento e all’organizzazione strutturale di opere sparse, con legami giuridici di dipendenza dalle Ispettorie madri, aventi sedi in paesi lontani.


Venne introdotto pertanto un processo graduale di attenuazione dei legami giuridici delle comunità africane dalle Ispettorie madri, raggruppandole dapprima in Delegazioni semiautonome e poi in Visitatorie. Già prima del CG23 le Delegazioni dell’Africa del Sud e dell’Africa dell’Est furono erette in Visitatorie, ognuna comprendendo diversi stati. Con il 1990 il numero dei Salesiani era cresciuto a 711, distribuiti in 129 case in 33 nazioni. Anche il numero dei novizi era cresciuto a 37. Davvero molto consolante il risultato, che di certo era frutto del Progetto.


La fase di consolidamento continuò senza interruzioni durante tutto il sessennio dopo il CG23. Con il 1995 c’erano in Africa 5 Circoscrizioni indipendenti e sette Delegazioni. I Salesiani erano già in servizio in 38 stati africani e il loro numero andava crescendo fortemente.


La terza fase potrebbe essere chiamata la fase della unificazione dell’Africa Salesiana, con la creazione della Regione Africa-Madagascar.


La crescita regolare e sicura, il consolidamento e l’organizzazione strutturale del lavoro salesiano in Africa portarono alla coraggiosa decisione del CG24, nel 1996, di creare la Regione Africa-MDG. Così il Progetto diventava una Regione in soli 16 anni! Don Antonio Rodríguez Tallón, che terminava il sessennio di Consigliere per la Regione Spagna e Portogallo, fu eletto primo Regionale per l’Africa-MDG. Il Capitolo diede pure alcuni criteri per il consolidamento e l’organizzazione ormai in corso della Regione, evidenziando gli aspetti di Unità, Inculturazione, Reciprocità missionaria e altre concrete linee organizzative.


Nel sessennio che seguì (1996-2002) la Regione Africa-MDG manifestò ulteriori segni di crescita e di consolidamento: furono aperte nuove opere, il numero dei confratelli africani aumentò fino al numero significativo di 231, e vennero create diverse Circoscrizioni indipendenti.


Il CG25 fece un ulteriore passo in avanti, suggerendo il raggruppamento delle Circoscrizioni dell’Africa in una medesima Conferenza. L’indimenticabile Don Valentín de Pablo, nella sua veste di Consigliere Regionale per l’Africa e Madagascar, curò l’organizzazione della Conferenza delle Ispettorie dell’Africa e del Madagascar, con l’acronimo CIVAM, della quale vennero approvati gli statuti.


Oggi il Progetto fa parte della storia, ma la Regione Africa-Madagascar procede con determinazione, affrontando nuovi problemi e cercando di conservare la sua fecondità vocazionale, anzi con il desiderio di crescere sempre di più. La Regione si sente orgogliosa delle strutture a livello regionale, che comprendono un Segretariato, le Commissioni per la Pastorale Giovanile e per la Formazione, e dei Coordinatori della Comunicazione e della Formazione professionale.


2.3. Progetto Africa, frutto della sinergia della Congregazione


Cari confratelli, guardando alla spettacolare epopea di attuazione del “Progetto Africa”, che vi ho presentata, sia pur schematicamente, deve essere evidente a tutti che nulla sarebbe stato possibile se il Signore non avesse scelto di lavorare attraverso i nostri confratelli. Don Viganò lanciò il Progetto Africa in risposta a una ispirazione dall’Alto, come egli soleva dire, e davvero una mano invisibile ci ha guidati lungo sentieri rapidi e sicuri perché tutto diventasse stupenda realtà.


Desidero evidenziare alcuni importanti fattori che hanno contribuito al successo del Progetto:


a) La velocità con cui siamo stati capaci di estenderci in tutta l’Africa è dovuta all’entusiasmo con cui tutte le Ispettorie accettarono l’invito del Rettor Maggiore a partecipare al Progetto. Questo ha suscitato grande entusiasmo missionario in tutta la Congregazione. Si può veramente dire che fu un progetto dell’intera Congregazione. Ritengo che sia stato uno dei migliori esempi di sinergia a livello mondiale per la realizzazione di un progetto comune. Senz’altro potrebbe servire come stimolo per altri progetti.


b) La generosità e lo spirito di sacrificio dei missionari merita tutta la nostra ammirazione. Molti di essi ebbero serie difficoltà ad iniziare tutto da capo ed inserirsi nei luoghi ai quali erano destinati. Con coraggio affrontarono tutte le difficoltà e perseverarono, nonostante gli ostacoli che sembravano insormontabili. Molti di questi pionieri prestano tuttora la loro opera in varie parti dell’Africa. Un segno questo del loro amore per le popolazioni africane e della loro identificazione con la causa dell’Africa.


c) L’aiuto finanziario fornito dalle Ispettorie madri, da diverse Procure salesiane, dalle ONG, e la miriade di modi con cui la Divina Provvidenza ci ha assistito sono un altro fattore che non può essere sottaciuto. L’assicurazione di Don Bosco che, fino a quando noi lavoreremo per i poveri e per la salvezza delle anime, la Divina Provvidenza non ci abbandonerà mai, si è verificata alla lettera nella realizzazione del Progetto Africa. Il «miracolo» africano dei Salesiani continua ancora oggi proprio per il nostro impegno a favore dei giovani poveri del continente. Anche se con qualche eccezione, tutti i nostri destinatari sono poveri e bisognosi.


d) L’Africa ora ha un volto africano. Il numero dei Salesiani africani cresce costantemente. Ciò è dovuto all’impegno dei nostri confratelli nel cercare vocazioni locali fin dal principio del Progetto. Il risultato è che oggi abbiamo strutture per la formazione ben organizzate in tutta la Regione e ogni anno ci sono dagli 80 ai 100 novizi. Nel 2004 ne abbiamo avuti addirittura 104. Tutto questo è possibile con un buon piano di pastorale vocazionale.


Potrei indicare altri fattori che confermano questo successo, ma penso che questi siano sufficienti. Vorrei ora darvi qualche informazione sulle realizzazioni della missione salesiana in Africa e nel Madagascar nei vari settori di attività.


3. Il carisma salesiano e la realtà africana


3.1. Pastorale giovanile


Come ho già sottolineato, l’Africa è rigurgitante di giovani, e per di più, poveri. È veramente un terreno fertile per la realizzazione del nostro carisma.


Venendo alle espressioni pratiche del carisma, penso che le scuole tecniche e i centri di formazione professionale abbiano una priorità su altre opere. C’è una grande domanda per questi centri di formazione professionale. La nostra risposta salesiana è stata concreta: ne abbiamo più di 80, suddivisi in Africa e Madagascar, grazie anche all’interessamento di molte ONG salesiane che li sostengono con finanziamenti. Molti sono ben sistemati e con ottime attrezzature, ma la loro incessante manutenzione e il loro miglioramento sono una costante preoccupazione.


Persino in una difficile nazione come l’Eritrea, a Dekembare, c’è una scuola tecnica ben attrezzata. La frequenza dei corsi è ottima. Il genere di servizio che offre ai giovani di questa nazione povera è emblematico del meraviglioso aiuto dato da tutte le scuole tecniche e dai centri di formazione professionale in Africa e Madagascar. Meritano pure un ricordo particolare i tre centri di formazione professionale diretti dai Salesiani a favore della gioventù nel grande campo per rifugiati a Kakuma in Kenya. Solo poco tempo fa questo campo aveva circa 90.000 rifugiati provenienti da diverse nazioni, ma principalmente dal Sudan. Degli svariati aiuti da parte delle agenzie umanitarie che lavoravano nel campo, il contributo dei Salesiani è stato uno dei più apprezzati, perché preparava i giovani per la vita dopo la permanenza al campo.


Nel campo dell’educazione tecnica e della formazione professionale la Visitatoria del Mozambico è forse la meglio organizzata a livello ispettoriale. Tutte le scuole tecniche sono coordinate attraverso un’organizzazione centralizzata e c’è molto impegno per la formazione di insegnanti e istruttori. Il governo ha apprezzato questa attività ed i Salesiani hanno prestato un importante servizio per lo sviluppo della politica governativa per l’istruzione tecnica. La più recente dimostrazione di questo apprezzamento è la richiesta del governo di istituire corsi a livello universitario per preparare insegnanti per le scuole tecniche. Questa nuova prospettiva potrebbe diventare anche un buon supporto a servizio della Regione per preparare i nostri confratelli e altri insegnanti per le scuole tecniche.


La scuola a livello accademico non si è ancora molto affermata nell’Africa salesiana. Ci sono infatti solo 78 scuole primarie e 36 secondarie sotto il nostro controllo. Un piccolo numero davvero, se paragonate con quelle di altre Regioni. Centri di studi superiori sono praticamente inesistenti. Nel futuro, forse, anche questi settori richiederanno maggiore attenzione per poter offrire una buona formazione intellettuale ai tanti poveri giovani, e soprattutto in vista della preparazione di giovani che possano in seguito essere validi leaders, ispirati ai grandi ideali cristiani, nella società e specialmente in politica. Degno di particolare menzione è il programma di alfabetizzazione, a largo raggio, sostenuto dai Salesiani dell’Angola. Questo programma ha avuto un grande successo ed ha raggiunto migliaia di giovani e anche adulti. Dobbiamo essere riconoscenti ai confratelli che hanno elaborato specifici libri di testo ad uso in questi programmi di alfabetizzazione. Sebbene tali corsi non siano considerati vere e proprie scuole approvate, il programma è collegato in un certo modo con la scuola, perché prepara i candidati ad entrare in corsi scolastici regolari.


Il centro giovanile è un altro dei grandi settori di attività, e la maggioranza delle nostre case ha una qualche forma di oratorio o centro giovanile. Ce ne sono infatti 123 nella Regione. Ogni casa ha un suo modo particolare di seguire l’oratorio o il centro giovanile. Mi sembra però di dover dire, in generale, che le attività ricreative dei centri, a volte, hanno il sopravvento sulle iniziative formative, cosicché un oratorio in senso pieno, cioè un luogo per la formazione globale umana e cristiana della gioventù, in linea con scelte di cui Don Bosco sarebbe orgoglioso, è ancora un traguardo da raggiungere. Nonostante ciò, è indubitabile il servizio eccellente che i Salesiani offrono alla gioventù africana. Bisogna però fare un salto di qualità.


C’è una varietà di gruppi attivi negli oratori, nei centri giovanili e in altri ambiti educativi. Tutti fanno parte del Movimento Giovanile Salesiano, che ha incominciato a formarsi in alcune Circoscrizioni, mentre in altre ci si adopera perché venga introdotto. Sarà un modo eccellente per collegare la gioventù di diverse nazioni all’interno di una Ispettoria e tra le diverse Ispettorie. Tuttavia, le difficoltà nei viaggi e i costi sono un ostacolo e limitano i sogni in questo campo. La vitalità del MGS in Africa dipenderà moltissimo dalla capacità dei Salesiani di unire e animare i giovani a livello locale con concrete proposte formative.


Vorrei evidenziare un’attività particolare nella pastorale giovanile, non tanto per il numero di centri impegnati, quanto per la qualità del servizio offerto. Mi riferisco ai centri per il recupero e la formazione di giovani a rischio, molti dei quali arrivano da noi dalla strada. Nella maggior parte delle Circoscrizioni della Regione ci sono centri che provvedono a questi giovani emarginati, anche se il loro numero è ancora basso. Ogni centro ha le sue caratteristiche, ma con l’attenzione però di portare avanti l’unica missione salesiana a favore di questi nostri piccoli fratelli e sorelle, assai bisognosi e meritevoli.


L’Ispettoria dell’Africa Centrale (AFC) è una delle Ispettorie con il maggior numero di opere di questo genere. Per citare un esempio, a Lubumbashi (AFC) esiste un’opera molto ben organizzata per i ragazzi di strada. È conosciuta sotto il nome di Bakanja-Magone, ma in realtà ha tre settori di attività collegati: Bakanja Ville, Bakanja Centro e Bakanja Magone. Il primo è un centro di prima accoglienza per ragazzi vaganti nelle strade. Si trova nella città stessa ed è di facile accesso. I ragazzi e i giovani entrano ed escono da questo luogo e trovano delle possibilità che non si sognerebbero di avere nella strada. Coloro che desiderano rimanere per la notte lo possono fare; certo è che la gentilezza tutta salesiana spinge molti a restare. Bakanja Centro è un secondo grado di recupero di questi ragazzi. Ha una scuola, un dispensario e una cucina a servizio dei ragazzi. Ogni domenica viene organizzata appositamente per loro la celebrazione dell’Eucaristia.


Un livello ulteriore è il Centro Magone, che ha una struttura residenziale per ragazzi che un tempo si trovavano nelle strade, con un centro di addestramento per varie occupazioni. Il lavoro paziente, l’amorevole accompagnamento, l’istruzione e la formazione, hanno portato risultati ottimi in tutti gli anni di esistenza di quest’opera salesiana. Parecchie altre opere dell’Ispettoria sono organizzate su questa falsariga.


Considerando la vastità del continente, la povertà della gente e il grande numero di ragazzi e giovani bisognosi, penserei che tali opere dovrebbero crescere in futuro, non necessariamente aprendo nuove presenze, ma orientando quelle esistenti a favore di questi destinatari.


Un’iniziativa pastorale che merita un’attenzione e un appoggio speciale è, inoltre, lo sforzo fatto in alcune parti dell’Africa salesiana per combattere il flagello, molto esteso, dell’AIDS-HIV. Molte nazioni dell’Africa sub-sahariana, dove i nostri confratelli lavorano, hanno un numero elevato di ammalati di AIDS-HIV e un crescente numero di essi sono ragazzi e giovani. Le Visitatorie AFM e ATE hanno adottato due differenti tipi di iniziative pastorali di fronte a questo problema.


La Visitatoria AFM ha elaborato un programma della durata di una settimana, dal titolo «Love Matters», che ha avuto una significativa risonanza nella vita di migliaia di giovani che hanno partecipato al corso nel centro giovanile di animazione a Walkerville. Un tipo diverso di iniziativa è sbocciato nella Visitatoria ATE, il cui Superiore, Don José Antonio Vega, ha avuto un vasto riconoscimento per la sua competenza educativa nella prevenzione dell’AIDS-HIV. La Visitatoria ha prodotto una serie di manuali e altro materiale per sensibilizzare la gente sulla malattia e per istruirla sulle scelte cristiane di prevenzione.


È merito di questi nostri confratelli se tali opuscoli vengono usati non solo nelle istituzioni salesiane, ma anche in altri ambienti. Seguendo la scia offerta da queste due Visitatorie, usufruendo del materiale prodotto e adattandolo, altre Circoscrizioni africane hanno iniziato programmi di prevenzione dall’AIDS-HIV. Certamente, le dimensioni apocalittiche che questa malattia sta assumendo in Africa richiederebbero maggiore impegno da parte di tutte le nostre presenze, anche e soprattutto per offrire una seria attenzione a questo aspetto dell’educazione e dell’evangelizzazione.


È molto incoraggiante notare che in questi anni il settore della pastorale giovanile nella Regione è stato molto meglio organizzato. Nella maggior parte delle Circoscrizioni esiste una Commissione per la pastorale giovanile. Da qualche anno, anche a livello regionale, c’è una Commissione per la pastorale giovanile, con un delegato regionale appositamente scelto. Uno degli Ispettori è il referente della CIVAM. Sebbene il delegato non sia impegnato a tempo pieno in questo lavoro, egli si presenta come punto di riferimento e collegamento tra le commissioni giovanili delle diverse Ispettorie e organizza incontri a livello regionale. Nei suoi incontri annuali durante questo sessennio la Commissione ha dedicato molta attenzione ai vari aspetti della pastorale giovanile e ha offerto suggerimenti utili per migliorare la situazione. Le proposte uscite dagli incontri vengono accolte dalla CIVAM in vista di decisioni operative che hanno un riverbero su tutte le Ispettorie.


3.2. Parrocchie e Missioni


Le parrocchie, molte delle quali con stazioni missionarie collegate, sono il maggior campo di attività dell’Africa-MDG. Ce ne sono circa 105 sotto la nostra cura. Nella maggior parte non sono state fondate da noi, ma le abbiamo ereditate da altre Congregazioni religiose. Grazie al forte lavoro di questi missionari pionieri, abbiamo avuto relativa facilità ad organizzare il lavoro pastorale e gradualmente orientarlo secondo il nostro stile salesiano.


La maggior parte di queste nostre parrocchie ha un elevato numero di fedeli. In Angola, ad esempio, abbiamo due parrocchie nella città di Luanda con più di 75.000 fedeli. È molto bello sentire che abbiamo chiese che possono accogliere 2-3000 persone, come a Tulear (Madagascar), a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), o a Cotonou (Benin), dove i nostri confratelli animano le celebrazioni dell’Eucaristia domenicale con una partecipazione assidua e dove grandi masse di persone pregano, cantano e danzano insieme per lodare e glorificare il Signore della vita e il datore di ogni cosa buona. È pure assai incoraggiante l’esperienza di parrocchie come quella che abbiamo a Pointe Noire (Congo Brazzaville), dove alla celebrazione dell’Eucaristia quotidiana partecipano 1000 o più persone.


Nelle nostre parrocchie la catechesi è un aspetto importante della vita pastorale. Alcune hanno parecchie centinaia di catecumeni, in maggioranza giovani, che si preparano al battesimo durante un periodo di tre o quattro anni. Si nota il coinvolgimento dei laici nei diversi gruppi attivi nelle parrocchie, così come i numerosi catechisti e leaders laici che danno una mano nell’amministrazione. Alcune parrocchie hanno addirittura una ventina o più di gruppi molto attivi.


Sebbene noi siamo occupati nella pastorale in parrocchie già ben avviate, in diverse Ispettorie non manca il lavoro missionario pionieristico. Alcune parrocchie di città sono molto impegnate nella missione ad gentes e hanno centinaia di catecumeni ogni anno. In quasi tutta l’Africa, poi, molte parrocchie hanno diverse sottostazioni rurali collegate con il centro parrocchiale. E sovente ogni sottostazione è come una piccola parrocchia.


Kandi nel Benin (AFO), Luena in Angola e la prefettura di Gambella in Etiopia sono esempi di lavoro missionario pionieristico. Nella missione di Kandi i nostri confratelli portano la luce del Vangelo, in maniera graduale, alla tribù Mokolé. Fino a qualche anno fa questa gente non aveva quasi nessun contatto con il resto del mondo.


Luena è forse la più grande parrocchia missionaria che abbiamo in Congregazione. La più lontana stazione missionaria è a circa 600 km dal centro, con strade molto precarie. Da una stima emerge che solo il 5% dei 400.000 abitanti che vivono in questa regione, in condizioni assai povere, è stato evangelizzato. Mi si dice che stanno aspettando i missionari cattolici (leggi, Salesiani) proprio perché siamo rimasti con loro nella buona e nella cattiva sorte durante gli anni lunghi e difficili della guerra civile, aiutandoli a sopravvivere. I nostri confratelli sono tenuti in grande stima e hanno incominciato ad avvicinarli al Vangelo attraverso le attività dei catechisti laici perché noi salesiani siamo pochi.


Gambella è ancora un territorio missionario vergine. Sotto la guida di Monsignor Angelo Moreschi, SVB, Prefetto Apostolico, molte attività missionarie hanno avuto inizio e la Chiesa cresce rapidamente. Se noi avessimo più missionari, i frutti dell’evangelizzazione sarebbero certamente più abbondanti.


Le notizie che ricevo da parte dei missionari mi ricordano i tempi apostolici. Questi sono solo esempi delle possibilità della missione ad gentes nel continente africano.


Penso che questo sia il momento opportuno per parlare di un nuovo progetto che abbiamo lanciato. Il Progetto Africa iniziato da Don Viganò è diventato ora la Regione Africa-MDG e può essere considerato ufficialmente concluso con la celebrazione del 25° anniversario. Da due anni, però, abbiamo lanciato un “Progetto Sudan” per il grande bisogno che ha questa nazione lacerata dalla guerra. Com’è noto, i lunghi anni di guerra hanno portato la parte sud del Sudan, che è in prevalenza cattolica, al baratro della miseria umana e al collasso socio-economico.


Da circa 25 anni i ragazzi e i giovani non hanno l’opportunità di frequentare la scuola. Le strade minate e la persistente situazione di guerra hanno impedito ai sacerdoti e ai catechisti di visitare i villaggi. Di conseguenza, durante questi anni, la vita di fede della gente non è stata sufficientemente nutrita e approfondita, anche se la maggioranza è rimasta attaccata alla fede cristiana. A complicare le cose attualmente c’è uno sforzo concertato per islamizzare il sud. La nostra parrocchia a Tonj comprende 160 villaggi, ma dopo la riapertura di questa presenza nel 2000, i nostri confratelli sono riusciti a seguirne solo 80. La messe è molta, ma gli operai sono pochi.


In breve, il Sudan ha bisogno di una urgente attenzione per ricostruire un popolo che era sull’orlo della completa distruzione. A tal fine, nel 2006 il Dicastero delle Missioni ha lanciato il “Progetto Sudan”, invitando l’intera Congregazione a farne tema dell’annuale giornata missionaria (DOMISAL). Constatando gli urgenti bisogni, il Sudan è stato riproposto come tema anche per il 2007. In collaborazione con le diverse ONG dei Salesiani che operano nel mondo, è stato così preparato un progetto globale per gli interventi salesiani in Sudan. Il consolidamento delle attuali presenze, l’apertura di nuove in aree bisognose, il tentativo di raggiungere i poveri più abbandonati nel settore rurale, in modo particolare ragazzi e giovani, sono aspetti importanti di questo progetto, che dovrà continuare per più anni, anche se non potrà essere riproposto come tema della DOMISAL. Considerando il felice risultato del Progetto Africa, penso che potremo fare meraviglie in breve tempo se le Ispettorie accoglieranno con serietà e generosità questo nuovo Progetto Sudan.


Mentre siamo nel tema delle missioni, esprimo la mia grande gioia nel constatare che dei Salesiani di origine africana hanno incominciato ad andare in altre nazioni come missionari. C’è un movimento di missionari all’interno del continente africano e dall’Africa verso altri continenti. Recentemente un sacerdote e un tirocinante dall’Ispettoria AFC sono andati come missionari rispettivamente nelle Visitatorie ATE e AFM, mentre sempre due tirocinanti, uno dalla Visitatoria ANG e l’altro dalla AET, sono stati destinati a Papua Nuova Guinea e alle Isole Salomone. Abbiamo fondata speranza che con il passare degli anni il numero dei missionari africani aumenterà.


3.3. La Comunicazione Sociale


Nell’incontro della CIVAM nel 2003 è stato studiato il tema della Comunicazione Sociale nel contesto fragile dell’Africa e si sono avanzate alcune proposte pratiche per investire maggiori risorse in questo settore. Lo scorso anno è stato nominato un coordinatore per le comunicazioni sociali a livello regionale. Questa scelta è segno della buona volontà e della determinazione degli Ispettori per una migliore organizzazione di questo settore per il futuro. Bisogna ammettere, però, che nonostante tutti gli sforzi fatti finora, il settore delle Comunicazioni Sociali in Africa non ha ricevuto quell’attenzione che merita. Ciò nonostante, i risultati raggiunti nelle diverse Ispettorie, sebbene modesti, destano meraviglia.


Nelle Ispettorie vengono pubblicate, a scadenze variabili, diverse edizioni del Bollettino Salesiano. Un Bollettino Salesiano particolare dal titolo «Bollettino della Famiglia Salesiana» viene pubblicato in inglese a Nairobi. Due altri Bollettini Salesiani in lingua inglese escono nelle Visitatorie AFW e ZMB. Tre edizioni francesi del Bollettino vengono pubblicate dalle Visitatorie AFC, AFO e ATE. C’è anche una edizione portoghese in Mozambico.


In diverse Circoscrizioni ci si è pure sforzati di pubblicare utili opuscoli. Il DBYES (“Don Bosco Youth Educational Services”) in Nairobi (AFE), centro per la formazione permanente di giovani e di formazione per animatori, ha anche un dipartimento per la Comunicazione Sociale, che si prende particolare cura di varie pubblicazioni a favore della gioventù. Questo centro ha pure elaborato un programma per la preparazione dei giovani all’uso dei media. Di tanto in tanto escono varie pubblicazioni anche in altre Ispettorie. Non c’è dubbio che si potrebbe fare di più, specialmente se l’attività editoriale delle Ispettorie fosse coordinata a livello regionale o interispettoriale.


Un’iniziativa interessante è quella del Centro «Colombe» di Lubumbashi (AFC) che, in collaborazione con la stazione televisiva locale, presenta una gamma di programmi in francese, e anche in swahili, indirizzati ai giovani.


Ci sono poi almeno due stazioni radio nella Regione condotte dai Salesiani. “Radio Don Bosco” di Ebolowa (ATE), pur di piccole dimensioni, serve per la popolazione rurale delle vicinanze. Invece la “Radio Don Bosco” di IVATO (MDG) è davvero una grande realtà di comunicazione, di cui la Congregazione può essere fiera! Non è esagerato dire che è una delle migliori stazioni radio che attualmente abbiamo in Congregazione. Senza dubbio è la radio numero uno in Madagascar. Infatti da alcune indagini risulta che tra le radio che trasmettono nel paese, inclusa quella dello stato, la Radio Don Bosco ha di gran lunga il numero più elevato di ascoltatori. Tramite satellite raggiunge praticamente tutta l’isola ed è collegata con la maggior parte delle 20 diocesi del Madagascar.


La Radio Don Bosco è nata nel 1996 come risposta salesiana alla situazione e ai bisogni del Madagascar, nonché per far conoscere la presenza salesiana nel territorio e la cultura del paese. Fa parte di una strategia per elevare la qualità dei servizi offerti dai Salesiani alla gioventù e al popolo del Madagascar. Attraverso le 24 ore di trasmissioni giornaliere in lingua malgascia presenta una grande varietà di programmi diretti alla gente in generale, ma in particolare ai giovani. Con i suoi programmi a servizio dell’educazione e dell’evangelizzazione e dello sviluppo sociale, è sotto tutti gli aspetti una radio giovanile salesiana al servizio del carisma salesiano.


I mezzi della Comunicazione Sociale sono mezzi per eccellenza per educare ed evangelizzare. Investendo di più in questo settore possiamo rendere la nostra missione più efficace ed avvicinare moltissime persone.


3.4. La Famiglia Salesiana


Molti gruppi della Famiglia Salesiana sono presenti e attivi in diverse parti dell’Africa-Madagascar.


Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno delle comunità in tutte le nostre Ispettorie e Visitatorie, anche se non in tutti i paesi dove i Salesiani hanno delle case. La configurazione delle loro otto Ispettorie non sempre coincide con la nostra.


I Cooperatori sono presenti con centri in quasi tutte le Circoscrizioni, mentre gli Exallievi non sono ancora ben organizzati nella maggior parte delle nazioni. Gli altri gruppi della Famiglia Salesiana presenti in Africa sono le Figlie di Maria Immacolata con una Provincia in Tanzania, le Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice con una presenza nello Swaziland e le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria che collaborano con i Salesiani nel Camerun. Altri gruppi, come l’ADMA, le VDB e i CDB, hanno piccoli gruppi in alcune Ispettorie.


Bisogna riconoscere che il potenziale della Famiglia Salesiana in Africa deve ancora esprimersi pienamente. Nel recentissimo incontro della CIVAM in Dar Es Salaam con Don Adriano Bregolin e il suo team, è stata fatta una valutazione sulla situazione attuale della Famiglia Salesiana nella Regione, in vista di un suo maggiore impulso e dinamismo. Dalle relazioni presentate all’incontro è emerso che nella maggior parte delle Ispettorie la Famiglia Salesiana è una realtà piuttosto fragile. Molto deve essere fatto per promuoverla e organizzarla in un vero movimento per la realizzazione della missione salesiana. Gli Ispettori presenti al meeting hanno già disegnato un piano per la promozione della Famiglia Salesiana, dando delle indicazioni per ottenere una maggiore sinergia tra i vari gruppi. Oserei dire che il futuro impatto e l’efficacia del carisma salesiano in Africa dipenderà molto dalla capacità della Famiglia Salesiana di lavorare unita per la realizzazione della missione comune, garantendo tuttavia e rispettando le caratteristiche e l’autonomia dei singoli gruppi.


3.5. Economia e amministrazione


Questo è un aspetto importante per la realizzazione della nostra missione in ogni parte del mondo. Abbiamo già accennato al modo meraviglioso e consistente con cui la Divina Provvidenza è venuta in nostro aiuto per l’attuazione del Progetto Africa. Questa assistenza continua ancora oggi, poiché la maggior parte delle Ispettorie dipendono quasi esclusivamente dall’aiuto di agenzie di raccolta fondi e da singoli benefattori dall’Europa e dall’America. Un buon numero di Ispettorie madri, responsabili della fondazione delle presenze salesiane nelle diverse Circoscrizioni, continuano ad assistere finanziariamente le nuove Ispettorie secondo le convenzioni stipulate con esse. Sento il bisogno di esprimere il mio grazie sincero a queste Ispettorie per il loro continuo sostegno e interesse.


Nella fase di fondazione era abbastanza facile trovare finanziamenti per la costituzione delle opere. Ora i problemi sono quelli della loro manutenzione e della loro conduzione giornaliera, per i quali è assai difficile trovare i fondi necessari. In particolare, la manutenzione continua delle scuole tecniche diventa un grave peso, anche se attraverso di esse possiamo offrire il miglior servizio ai giovani poveri della Regione. Le Circoscrizioni stanno già studiando varie possibilità per raccogliere fondi localmente per il sostegno delle opere. Certo, in questo momento l’auto-sostentamento delle nostre opere in Africa e Madagascar è ancora un sogno e non è prevedibile quando possa diventare realtà. Siamo fiduciosi, tuttavia, che la Divina Provvidenza si manifesterà anche in questo povero continente e certamente non ci abbandonerà mai.


La corretta amministrazione delle risorse che la Divina Provvidenza ci manda è la prova della nostra fedeltà come religiosi. È la garanzia che non ci mancheranno i mezzi necessari per il compimento della missione che Dio ci ha affidata. Oso dire, con Don Bosco, che la frugalità della nostra vita e la testimonianza che diamo della povertà evangelica, insieme all’impegno perseverante per i poveri e per i ragazzi emarginati, ci assicurerà un posto privilegiato nella banca della Divina Provvidenza.


3.6 La formazione


E ora veniamo al tema assai importante della formazione. Da esso dipende il dinamismo e l’efficacia carismatica della Regione nel presente e nel futuro. Dopo la presentazione che ho fatta dei modi diversi di portare avanti la nostra missione in Africa e nel Madagascar e dopo aver dato qualche suggerimento di fronte alle numerose sfide che si incontrano per radicare profondamente il carisma in questo continente, dovrebbe essere chiaro quale tipo di formazione sia richiesta per la nuove generazioni dell’Africa Salesiana.


Durante questi ultimi 25 anni la Regione ha visto una crescita consistente del numero di case per la formazione iniziale a tutti i livelli. Mentre nel 1980 l’Annuario Salesiano riportava solo due case di formazione in tutta l’Africa, a Butare in Rwanda e a Kansebula nel Congo, nel 2007 ci sono ben 41 comunità formative nella Regione.


Le comunità di pre-noviziato sono 18, a motivo del carattere internazionale di parecchie Circoscrizioni, alcune delle quali hanno il pre-noviziato in vari paesi. Ci sono dieci comunità di noviziato e nove di post-noviziato, a servizio di dodici Circoscrizioni. Si osserva che, a causa dell’attuale situazione politica tra i due paesi di cui è composta e per l’impossibilità dei formandi di viaggiare fuori dall’Eritrea, la Visitatoria AET non ha altra scelta se non quella di organizzare le fasi della formazione nell’Eritrea stessa, oltre che nell’Etiopia. Per questo, è la sola Visitatoria che ha due noviziati e due post-noviziati.


Ci sono quattro comunità per studenti di Teologia: a Lubumbashi, a Yaoundé, a Utume (Nairobi) e a Fianarantsoa. Quest’ultima è unita alla comunità del post-noviziato nella medesima casa. Con l’eccezione di Lubumbashi, dove le lezioni sono tenute nel nostro centro, gli studenti di teologia frequentano gli istituti teologici che sono al servizio delle diocesi o di Congregazioni religiose.


Molto recentemente per le Ispettorie di lingua inglese è stata aperta a Nairobi una comunità per la formazione specifica dei coadiutori.


Come viene raccomandato dalla Ratio, le comunità formative interispettoriali sono regolate dal rispettivo Curatorium, di cui fanno parte gli Ispettori delle Ispettorie interessate.


Il numero di comunità formative può sembrare impressionante. Va detto che, purtroppo, molte di esse non hanno un numero adeguato di guide competenti per la formazione stessa. Provvedere a queste comunità équipes dirigenti competenti e sante e migliorare la qualità della formazione iniziale in tutti i suoi livelli rimangono ancora grandi sfide per gli anni che abbiamo davanti. Non fa meraviglia, pertanto, che il numero dei Salesiani che si impegnano per ottenere qualificazioni accademiche in varie università, fuori della Regione, è costantemente in aumento.

La Commissione regionale per la Formazione si è ben organizzata durante questo sessennio e sta offrendo un ottimo contributo a tutte le Ispettorie, studiando argomenti di interesse comune. La Commissione funziona secondo gli statuti approvati dalla CIVAM ed ha come referente uno degli Ispettori. Il ruolo di questa Commissione non può essere sottovalutato, vista la quantità di case di formazione nella Regione e l’importanza della formazione iniziale e permanente, in vista di una seria inculturazione del carisma salesiano in Africa e nel Madagascar.

4. Un impulso per il futuro


Con il cuore pieno di gioia dobbiamo innalzare un inno di lode e di riconoscenza a Dio per tutto quello che è stato fatto in Africa e Madagascar, dall’apertura della prima presenza salesiana nel 1891 fino ad oggi, ma in modo specialissimo per gli ultimi 30 anni di intensa attività. Tuttavia, dobbiamo umilmente riconoscere che ciò che è stato fatto finora è solo la punta dell’iceberg. Molto di più si deve fare o si potrebbe fare.


Le sfide che si presentano all’Africa, e all’Africa salesiana in particolare, sono molte e complesse. Richiedono da noi energie fresche e un rinnovato impegno con lo spirito di ottimismo e la creatività che sono caratteristiche essenziali della nostra spiritualità. Vorrei riassumere tutte le sfide e i bisogni sotto questo grande titolo: una più profonda inculturazione del carisma salesiano in Africa e Madagascar.


Finora la responsabilità di impiantare il carisma salesiano in Africa e nel Madagascar è toccato a missionari venuti dall’estero. Da questo momento in poi, la responsabilità si sposta gradualmente alle nuove generazioni di Salesiani di origine africana. Il volto africano del carisma salesiano, di cui tanto parlava Don Viganò, non consiste solo nella crescita numerica dei Salesiani di origina africana, ma soprattutto nell’inculturazione del carisma nella realtà africana, in vista della trasformazione di questa società, in accordo con la visione del Vangelo e secondo il nostro stile salesiano.


4.1. Le sfide


Parlando di sfide e prospettive, piuttosto che dare nuove formulazioni, preferisco attingere da ciò che ho scritto nel documento conclusivo della Visita d’Insieme a Johannesburg nel febbraio 2006 e poi, eventualmente, ampliare il pensiero. Penso che colga il nocciolo del problema.


La missione è per noi Salesiani il centro di gravità e la forza che guida la nostra vita. È fondamentale, pertanto, capire che cosa sia la nostra missione. Questa non si identifica con le nostre opere, con le nostre attività e realizzazioni. È piuttosto l’espressione del nostro zelo per la salvezza della gioventù, la «passione» del «Da mihi animas, cetera tolle», uno zelo che ha la sua sorgente «nel cuore di Cristo, apostolo del Padre» (Cost. 11).


Noi vogliamo che la missione salesiana e la sua inculturazione in Africa e nel Madagascar sia la ragione della nostra vita religiosa e, pertanto, di tutti i nostri sforzi per rinnovare la nostra presenza in questo vasto e impoverito continente. Siamo stati chiamati da Dio ad essere qui perché i giovani, specialmente coloro che sono poveri, abbandonati e particolarmente a rischio, «abbiano la vita in abbondanza» (cf. Gv 10,10) attraverso il dono dello sviluppo umano, dell’educazione e dell’evangelizzazione.


Davanti ai nostri occhi e nel profondo del nostro cuore abbiamo la drammatica realtà della terribile povertà della popolazione e l’instabilità politica e sociale; la nuova devastante epidemia dell’AIDS-HIV; la mancanza di opportunità per i giovani; la minaccia dell’espansione dell’Islam, ecc. Ed è proprio in questo contesto, segnato dall’anticultura della morte, che noi Salesiani vogliamo essere «segni e portatori dell’amore di Dio» (Cost. 2), scommettendo sulla gioventù, credendo nell’educazione, essendo missionari.


Le sfide che la vita apostolica consacrata affronta in Africa e nel Madagascar provengono da:


le tendenze culturali: il secolarismo, il materialismo e il consumismo, che promuovono una vita senza Dio, senza valori spirituali e senza la capacità di fare delle nostre vite un’offerta gratuita ai giovani;


le tentazioni personali: l’individualismo che distrugge lo spirito cristiano della comunione, mette a rischio l’esperienza sociale della solidarietà, produce divisione nelle nostre opere e frammentazione nella nostra vita, e causa forme di attivismo che spingono i confratelli a dare più importanza al fare che all’essere, provocando stanchezza fisica, stress psicologico e svuotamento spirituale;


problemi istituzionali e organizzativi: una certa resistenza al cambiamento, che è necessario per dare risposte adeguate alle situazioni esterne che cambiano rapidamente e profondamente; l’emergenza della situazione interna, caratterizzata dall’incremento delle vocazioni locali, ma con scarsità di personale per i ruoli di leadership, che richiede da parte nostra un ripensamento all’interno delle nostre opere, favorendo una maggiore corresponsabilità nei giovani confratelli e un cambiamento nel nostro modo di operare. La vita comunitaria in Africa e Madagascar, i cui protagonisti sono confratelli provenienti da nazioni, culture e gruppi etnici diversi, è una profezia per paesi lacerati dalle guerre; essa, infatti, è evangelizzazione in atto, un’espressione di amore che vince ogni espressione di antagonismo razziale.


Per essere efficaci oggi come religiosi salesiani in Africa dobbiamo essere più zelanti, più religiosi e più salesiani. Per cui abbiamo bisogno di gente piena di fuoco pastorale, di profonda spiritualità, con un’identità e mentalità progettuale, cioè, uomini la cui unica forza sia la carità pastorale, che si lascino guidare dallo Spirito Santo, che mettano Don Bosco come loro punto di riferimento e norma della loro vita e che sappiano come rapportarsi con altre agenzie pastorali ed educative presenti nell’area, creando autentica sinergia.


È veramente una sfida, degna di essere raccolta, quella di radicare più profondamente e più sicuramente nella Regione il carisma salesiano. L’interazione tra le culture africane e il carisma salesiano dovrebbe avere come risultato un arricchimento reciproco per il bene dei giovani dell’Africa e del Madagascar. In questo contesto l’animazione vocazionale e la formazione, sia iniziale che permanente, acquistano una vera importanza. Ci vorrà ancora molto tempo prima che possiamo fornire le comunità di formazione di personale adeguato e competente. Solo uno sforzo comune in questa materia, anche a costo di grandi sacrifici, assicurerà l’integrità carismatica della Regione.


Un’altra sfida e un impegno per i prossimi anni sono un consolidamento ulteriore e una espressione più completa della missione salesiana nei suoi differenti aspetti. Il consolidamento comporta, tra l’altro, una particolare attenzione alla consistenza numerica di ogni singola comunità, assicurando un livello alto di vita comunitaria e la qualificazione dei confratelli per gli impegni loro affidati. Ma il solo consolidamento potrebbe farci cadere in una routine monotona e anche, eventualmente, portarci alla morte. D’altra parte, l’espansione poco prudente indebolisce il tessuto stesso della nostra missione. Il felice connubio tra consolidamento e sana espansione richiede saggezza e discernimento, guidati da profonda sensibilità verso i bisogni del nostro tempo. L’espansione non può essere definita solo in termini di nuove opere e nuove comunità, ma potrebbe anche significare la riorganizzazione e un nuovo orientamento delle opere esistenti, in maniera creativa, per dare risposte più convincenti alle necessità dei poveri e dei giovani a rischio.


Un altro appello ci viene dalla povertà, una realtà che ci guarda direttamente in faccia in tutto il continente. Ci invita a una vita più autentica di povertà evangelica, perché come singoli e come comunità possiamo essere testimoni di fronte a coloro con i quali e per i quali lavoriamo e interagiamo. Allo stesso tempo è una sfida per spingerci a reperire i mezzi economici necessari per indirizzare i poveri verso i sentieri dello sviluppo e di una dignitosa autosufficienza.


In questo contesto, l’auto-sostentamento delle nostre opere in Africa e nel Madagascar non è una sfida facile. Al presente tutte le nostre opere dipendono fortemente dai fondi stranieri. Ma anche se non si può prescindere completamente dai fondi provenienti dall’estero, è necessario scoprire la presenza della Divina Provvidenza in Africa e nel Madagascar.


Più urgente ancora e necessario è creare uno stile di solidarietà cristiana e di aiuto reciproco tra i milioni di africani, perché io sono convinto che una durevole trasformazione della società africana può emergere solo dall’interno della stessa società africana piuttosto che dall’aiuto economico che viene dall’esterno, anche se quest’ultimo può essere di grande sostegno, se usato saggiamente e senza creare una mentalità di dipendenza.


Don Bosco ci ha assicurato che fintanto che noi lavoriamo per coloro che sono realmente poveri, non ci mancheranno i mezzi necessari. Questa assicurazione, verificata concretamente nell’esperienza della Congregazione, mi porta a credere che occorre fare ogni sforzo perché le nostre opere siano autosufficienti il più possibile.


4.2. Rilancio del Progetto Africa


È vero che il Progetto Africa, nella modalità con cui fu lanciato, è stato ufficialmente concluso e che l’attenzione è ora focalizzata sulla Regione Africa-Madagascar. Tuttavia, di fronte alle grandi sfide che l’Africa salesiana affronta oggi e di fronte alle molteplici possibilità che offre il carisma salesiano, è stato suggerito che il Progetto Africa dovrebbe essere rilanciato in forma e con attenzione rinnovate. Mi sembra una buona proposta, ma una sua attuazione con successo dipende ora dalle singole Circoscrizioni africane e dalla CIVAM nel suo insieme.


Rilanciare il Progetto Africa nel contesto delle attuali sfide e opportunità vorrebbe significare l’impegno verso la realizzazione di un’Africa Salesiana Adulta, da tutti i punti di vista. Che, cioè, non sostenga solamente se stessa, ma che possa generare nuova vita per i milioni di giovani poveri del continente. Dovrebbe diventare l’artefice attivo per una globale trasformazione del contesto africano secondo una visione cristiana della vita e della società umana.


Il nuovo Progetto Africa dovrebbe rivolgere particolare attenzione ai vari aspetti della nostra vita e delle nostre attività:


Tenere sempre l’evangelizzazione al centro, in modo che in tutti i luoghi e in ogni circostanza possiamo essere veri banditori del Vangelo ed educatori alla fede. Ogni salesiano in Africa e Madagascar, sia di nazionalità straniera che di origine autoctona, dovrebbe sentirsi missionario ed evangelizzatore.


Ripensare e migliorare il nostro impegno educativo, cosicché con rinnovati contenuti e metodi possiamo formare mentalità nuove, per creare una società più umana e più cristiana. A questo riguardo, educare i giovani verso una partecipazione responsabile alla vita politica e sociale dei loro paesi assume un’importanza che non può essere sottovalutata.


Fare un uso più strategico dei diversi mezzi di comunicazione per ampliare il nostro servizio di evangelizzazione ed educazione, collegando i diversi centri di comunicazione a livello regionale per un più forte impatto nella società.


Assicurare che la formazione, sia iniziale che permanente, prepari le nuove generazioni di Salesiani a raccogliere le sfide offerte dallo scenario africano e ad essere leaders delle comunità e delle opere, in linea con le autentiche tradizioni salesiane. I confratelli nella vita attiva hanno costantemente bisogno di essere stimolati e incoraggiati a rinnovarsi creativamente per rispondere ai bisogni dei tempi che cambiano.


Creare un vasto movimento di persone, di modo che, in sinergia con altri che condividono la nostra visione e missione, possiamo raggiungere i giovani poveri e bisognosi nel massimo numero possibile. Per questo, la promozione della Famiglia Salesiana, come luogo di sinergia a servizio della comune missione salesiana, assume una particolare importanza.


Nonostante la differenza di linguaggi, di cultura, di status socio-economici, è importante tendere a una sempre maggiore sinergia e solidarietà tra le comunità e l’Ispettoria o Visitatoria e tra le diverse Circoscrizioni salesiane, cosicché nessuno viva in isolamento. Insieme possiamo essere testimoni ed evangelizzatori migliori ed arrivare a servire molti più giovani.


Scoprire la presenza della Divina Provvidenza nel continente africano e rafforzare il senso di solidarietà tra i popoli africani, perché tutti coloro per i quali e con i quali lavoriamo possano vivere con dignità e le opere intraprese a loro vantaggio possano con il tempo diventare più autosufficienti economicamente.

Conclusione


È difficile prevedere dove ci porterà questo nuovo Progetto Africa in altri 25 anni. Tutto dipende da come saremo capaci di essere fedeli alla nostra vocazione religiosa e salesiana e con quale serietà e impegno saremo capaci di elaborare progetti per venire incontro ai molti bisogni dei poveri e della gioventù dell’Africa e del Madagascar.


Maria è sempre stata presente nel nostro lavoro in Africa e nel Madagascar. La devozione a Maria, Aiuto dei Cristiani, si è propagata nelle diverse parti del Continente e gli artisti l’hanno rappresentata con colori e vesti africane. Sono stati costruiti santuari e luoghi di pellegrinaggio in suo onore in diversi luoghi. Alcuni sono in fase di costruzione. Con Lei al nostro fianco, mentre continuiamo il nostro cammino di evangelizzazione ed educazione in Africa e nel Madagascar, siamo certi che non possiamo fallire. Possa Lei guidarci ai livelli più alti di qualità nel nostro servizio carismatico a questo continente, perché i suoi popoli, tanto amati da Dio, «abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza».


Con affetto, in Don Bosco


Don Pascual Chávez V.

Rettor Maggiore



[1] Si tratta di una statistica fatta nel 2004, in occasione della presentazione della Regione Africa-Madagascar nel Consiglio Generale.


[2] Percentuale ricavata dall’Annuario Statistico della Santa Sede del 2005.