351-400|it|393 Presentazione della Regione Interamerica

LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE

PASCUAL CHÁVEZ


«VOI CHE CERCATE IL SIGNORE,

GUARDATE LA ROCCIA DA CUI SIETE STATI TAGLIATI» (Is 51,1)

Presentazione della Regione Interamerica

INTRODUZIONE.  1. STRUTTURA E STORIA DELLA REGIONE.  Zona Andina. Ecuador – Colombia: Ispettorie di Bogotá e di Medellín – Perù – Bolivia. Zona Mesoamericana. Ispettorie di Messico-México e di Guadalajara (MEM – MEG) – Venezuela – Centroamerica – Antille – Haiti.  Zona Nordamericana. Stati Uniti: Ispettorie di San Francisco e di New Rochelle (SUO – SUE) – Canada .  2. LA REALTÀ SOCIOCULTURALE.  3. LA PRESENZA SALESIANA.  3.1 La vita delle comunità – 3.2 La Formazione – 3.3 La Pastorale Giovanile.  Le opere salesiane. Le scuole – Le parrocchie – Gli Oratori ed i Centri Giovanili  - L’avviamento al lavoro – L’attenzione ai giovani in situazioni di rischio – Opere di Promozione Sociale – Cura dei migranti – Le Università.  Processi pastorali. Associazionismo Giovanile. Il Movimento Giovanile Salesiano – Pastorale Vocazionale. Volontariato – Formazione dei laici  3.4 La Famiglia Salesiana – 3.5 La Comunicazione Sociale – 3.6 Le Missioni e l’animazione missionaria.  4. SFIDE E PROSPETTIVE DI FUTURO.  4.1 Testimoniare il primato di Dio tra i giovani nel mondo d’oggi – 4.2 Rigenerare Don Bosco e la sua passione del “Da mihi animas” – 4.3 Risignificare le nostre presenze nella Regione, sospinti dalla opzione per i nostri destinatari preferenziali – 4.4 Crescere in sinergia, mettendo insieme sforzi, mezzi e impegni per realizzare esperienze in collaborazione.  CONCLUSIONE.

Roma, 1 marzo 2006

Carissimi Confratelli,

vi scrivo al termine di un mese intenso, ricco di visite e di incontri con Confratelli. In un primo tempo sono stato nello Sri Lanka per la celebrazione del 50° anniversario della presenza salesiana. Di qui sono passato in India, a Thanjavur, dove ho presieduto la conclusione delle celebrazioni per il Centenario dell’arrivo dei primi Salesiani.  Successivamente ho visitato, anche se molto rapidamente, le Ispettorie di Chennai, Tiruchy, Bangalore e Hyderabad e quindi mi sono recato in Cina, anche qui per celebrare i cento anni di presenza salesiana: un sogno missionario di Don Bosco che continua ad aspettare la sua piena realizzazione. Mi sono recato infine fino a Johannesburg in Sud Africa per la “Visita d’insieme” della Regione Africa – Madagascar.

Sono tante le impressioni riportate e, anche se tutte assai belle ed entusiasmanti, sono molto diversificate. Forse in altra occasione potrò parlarvene più diffusamente. Per ora è sufficiente dirvi che dobbiamo essere riconoscenti al  Signore che ci vuole un gran bene e ci benedice copiosamente. A nessuno sfugge il fatto che il futuro della Congregazione, per quanto riguarda le vocazioni, si trovi in Asia e in Africa. La nostra responsabilità è di inculturare fedelmente il carisma di Don Bosco, che si traduce nell’espansione dell’opera, nella fecondità vocazionale, nella crescita della Famiglia Salesiana, nella qualità della missione educativo-pastorale e, più di tutto, nella nostra santità.

Continuando con la presentazione delle Regioni, questa volta voglio parlarvi dell’ “Interamerica”, alla quale mi sento particolarmente legato per il fatto di essere la Regione che comprende il paese della mia origine vocazionale e anche per il particolare incarico di Consigliere Regionale che mi era stato affidato nel sessennio precedente. Non conosco nessuna Regione così bene come questa: ricordo tutte le case e i Confratelli. A loro il mio più cordiale saluto, esprimendo con l’affetto anche il mio desiderio più grande: quello di vederli totalmente impegnati a vivere la loro vocazione salesiana con gioia, con generosità e fedeltà. In questo contesto, mi viene alla mente il testo del profeta Isaia che, scrivendo al popolo di Israele in esilio, gli ricorda la sua elezione e lo invita a orientarsi pienamente a Dio contemplando la solidità delle sue origini: «
cercate il Signore…» (Is 51,1). Con un paio di immagini eloquenti, il profeta fa un pressante appello a rinnovare la fiducia in Dio e ad imitare fedelmente coloro che ci hanno generato nella Fede e nello Spirito: «…guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti» (Is 51,1). È un testo molto bello, propositivo ed incoraggiante. Con queste parole sintetizzo quanto Don Bosco vorrebbe oggi dai Salesiani di questa Regione.

INTRODUZIONE

A quasi tutte le 18 nazioni che costituiscono la Regione Interamerica si possono applicare le circostanze che, secondo Don Ceria, favorirono la presenza dei Salesiani in America:

«Nei suoi sogni missionari Don Bosco vide Salesiani al lavoro per tutta l’America Meridionale; ma non ve li poté mandare dappertutto egli stesso durante la sua vita. Li aveva mandati nell’Argentina, nell’Uruguay e nel Brasile; poi negli ultimi anni gli pervennero richieste da cinque delle altre Repubbliche mostrategli nei sogni, due delle quali soltanto ricevettero ancora da lui operai evangelici, mentre per le tre rimanenti provvide il suo successore. Sono le cinque che si susseguono senza interruzione dal Mare delle Antille al fondo dell’Oceano Pacifico, da Sucre a Santiago: Venezuela, Colombia, Equatore, Perù e Cile. Di tanto interessamento dell’America Latina per i Salesiani giunsero notizie a Leone XIII da parte dei Governi medesimi, facendo sull’animo del Pontefice tanta impressione, che da questo specialmente egli cominciò a misurare la portata e l’efficienza della Congregazione salesiana.

(…) Nel 1888 il Sudamerica ne aveva già 304.000 [emigrati italiani], il qual numero si sarebbe presto accresciuto. Quelli erano tempi in cui la madre patria poco o nulla si curava de’ suoi figli spinti dai bisogni della vita in straniere contrade. Fu dunque per essi gran fortuna il trovare colà sacerdoti, che li comprendessero e li aiutassero. L’assistenza degli emigrati entrò, com’è noto, fin da principio nel programma missionario di Don Bosco».
[1]

Probabilmente, si potrebbero aggiungere altri motivi: l’effetto provocato dalla biografia di Don Bosco scritta da Carlo D’Espiney, mentre lui era ancora vivente, la lettura del Bollettino Salesiano in spagnolo, la fama di Don Bosco trasmessa ai Paesi americani da Vescovi che venivano in visita a Roma, da seminaristi che studiavano nei Collegi Romani, specialmente nel Collegio Pio Latinoamericano, da diplomatici che a Roma conobbero Don Bosco e la sua opera e ottennero dai loro governi l’invito a fondare presenze salesiane nei rispettivi paesi dell’America.

1. STRUTTURA E STORIA DELLA REGIONE

Data la grande varietà geografica, politica e sociale presente nei diversi Paesi, la Regione Interamerica è strutturata in tre zone. Tale distribuzione ci sembra utile per la presentazione della storia e dello sviluppo della Congregazione in questo continente.

Zona Andina La zona Andina comprende Ecuador, Colombia, Perù e Bolivia.

Ecuador

I Salesiani giunsero a Quito il 28 gennaio 1888, in un momento di profondi cambiamenti nel campo economico, politico, sociale e religioso. Fu questa l’ultima spedizione inviata da Don Bosco in persona.

Dopo due mesi e mezzo di continui sacrifici, il 15 aprile 1888 si inauguravano i “Talleres Salesianos del Sagrado Corazón” (laboratori di arti e mestieri) nell’antico “Protectorado Católico”. Don Luigi Calcagno, cui era stato dato l’incarico di responsabile della spedizione, fu nominato direttore della nuova opera. La fondazione risultò ben presto un’eccezionale esperienza educativa e pedagogica: si costruì una centrale per l’installazione del servizio elettrico della capitale ecuadoriana, si presero contatti con la Società Meteorologica Italiana per l’installazione di un nuovo osservatorio a Quito, si sperimentarono nuove materie prime per l’industria del cuoio. Il tutto con ottimi risultati.

L’opera dei Salesiani a Quito si andava ampliando poco a poco. Ci si curò dapprima dei giovani apprendisti della Scuola di Arti e Mestieri, in seguito dei carcerati del “Panóptico” (carcere di sicurezza). Si attivò la promozione dei Cooperatori Salesiani, per giungere poi alla cura della classe operaia con la creazione del Circolo Cattolico degli Operai, il 15 aprile del 1894. Fin dall’anno 1893, le case salesiane dell’Ecuador, che formavano una Visitatoria, furono erette in Ispettoria, anche se il decreto canonico si pubblicò solo il 20 gennaio 1902.

Il governo dell’Ecuador, desiderando estendere ad altre province del Paese il gran bene che i Salesiani realizzavano a Quito, aveva emesso un decreto – in data 8 agosto 1888 – in cui si disponeva l’insediamento di due nuove fondazioni, a Riobamba e a Cuenca. Nel 1891 si fondò a Riobamba l’ Istituto “Santo Tomás Apóstol”; due anni più tardi, la Scuola di Arti e Mestieri a Cuenca. Le seguirono nel 1896 le case della Tola, a Quito, e il noviziato a Sangolquí, un paesino vicino alla capitale. Come missionari, i Salesiani non tardarono ad entrare nell’Oriente ecuadoriano, in zona amazzonica: Sígsig fu il punto di partenza di quanti giunsero al Vicariato di Méndez e Gualaquiza. Il 17 agosto 1903 si collocò la prima pietra del tempio di Maria Ausiliatrice a Gualaquiza.

Durante la rivoluzione liberale, di tendenza anticlericale, la presenza salesiana soffrì notevolmente. Solo nel 1903, dopo il periodo più difficile e violento, si poté riprendere il lavoro interrotto; cominciarono a ritornare nel Paese i Confratelli che erano stati esiliati e si riaprirono le case di Quito, Riobamba e Cuenca e, un anno più tardi, fu fondato a Guayaquil l’Istituto “Domingo Santistevan”, che divenne, in questo modo, il primo centro educativo e pastorale salesiano del litorale. Durante il periodo rivoluzionario l’Ispettoria poté fare affidamento su tre insigni superiori: D. Luigi Calcagno, primo ispettore, che fu poi espulso dal Paese nel 1896; D. Antonio Fusarini, secondo ispettore, la cui memoria rimarrà indissolubilmente legata alla storia dell’opera salesiana a Riobamba; e specialmente Mons. Domenico Comin, terzo ispettore, che governò le case salesiane per due periodi (dal 1909 al 1912 e dal 1916 al 1921) e fu consacrato Vescovo come Vicario Apostolico di Méndez e Gualaquiza nell’ottobre del 1920.

Terminata la Prima Guerra Mondiale e indebolitosi il regime liberale, nel Paese cominciò un nuovo periodo di storia. La Congregazione riuscì a consolidarsi, specialmente a partire dagli anni ’30, orientandosi decisamente  all’educazione della gioventù nella ‘Sierra’ (altipiano andino) e nella ‘Costa’ (pianura costiera), ed alla promozione ed evangelizzazione nelle missioni amazzoniche. Il lavoro educativo urbano si consolidò notevolmente, data la grande richiesta dei settori popolari giovanili, cui la Congregazione rivolse la sua attenzione preferenziale. Così pure si poterono organizzare nuove spedizioni missionarie che permisero finalmente di cominciare la desiderata opera di evangelizzazione della popolazione Shuar. Anzi, si giunse ad ottenere, mediante un accordo col governo, il riconoscimento ufficiale della tutela salesiana sul territorio ed anche, mediante un sussidio ufficiale, un importante appoggio economico per le istituzioni educative salesiane amazzoniche.

A seguito alla Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), che impedì ai Salesiani la comunicazione con il centro della Congregazione in Italia e ridusse di conseguenza l’invio di nuovo personale, la presenza salesiana nell’Ecuador si vide costretta ad organizzarsi più autonomamente, aprendo case proprie per la formazione dei giovani Confratelli. Dopo il Concilio Vaticano II ed i Capitoli Generali della Congregazione che ne accolsero i contenuti innovatori, l’Ispettoria conobbe profondi cambiamenti. Le missioni salesiane furono le prime ad essere toccate da grandi trasformazioni: venne organizzata un’azione pastorale diretta alla formazione di ministri originari del territorio e promossa una liturgia con delle celebrazioni religiose in armonica simbiosi con i valori culturali nativi. L’organizzazione della Federazione dei Centri Shuar ne costituisce un esempio rilevante.

Nel 1961 l’Ispettoria fu divisa in due, con le rispettive sedi a Quito e a Cuenca. La divisione durò solo 12 anni, fino al 29 agosto 1973, e servì, tra l’altro, al definitivo consolidamento del Vicariato di Méndez, con l’apporto di nuove energie. Alla fine degli anni ’70 e inizio ’80 si aprirono nuovi fronti di lavoro: le missioni andine di Zumbagua, Salinas e Cayambe, e il lavoro con i ragazzi di strada a Quito e Guayaquil. Ad essi occorre aggiungere, negli anni ’90, la nascita dell’Università Politecnica Salesiana con sedi a Cuenca, Quito e Guayaquil.

Colombia: Ispettorie di Bogotá e di Medellín

La presenza salesiana in Colombia è frutto di
un sogno di Don Bosco, che nel 1883, la notte precedente la festa di Santa Rosa da Lima, vide una cartina dove “in grande era rilevata la diocesi di Cartagena. Era il punto di partenza”. [2] Don Bosco, che in Colombia era già conosciuto come taumaturgo, non tardò ad essere scoperto come grande educatore della gioventù. E così, con la mediazione del generale Joaquín F. Vélez, suo rappresentante presso la Santa Sede, il governo colombiano invitò i Salesiani in Colombia, al fine di provvedere all’educazione religiosa, scientifica ed artistica della gioventù.

Mandati da Don Rua, i primi Salesiani giunsero sul suolo colombiano il 31 gennaio 1890, sbarcando a Barranquilla, sotto la direzione di Don Evasio Rabagliati. Pochi giorni dopo facevano il loro ingresso a Bogotá, dove il 1° settembre si apriva la prima scuola di educazione tecnica nel Paese, il
Colegio Salesiano León XIII de Artes y Oficios, che divenne un punto focale di irradiazione culturale in Colombia.

Poco a poco la presenza salesiana cominciò a crescere e moltiplicarsi. Già nel 1896 fu eretta l’ Ispettoria, sotto il patrocinio di San Pietro Claver. E l’anno 1905 nacque il primo ramo del fecondo albero della Famiglia Salesiana, l’
Istituto delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fondato ad Agua de Dios da D. Luigi Variara, continuatore delle gesta eroiche di D. Michele Unia a favore dei lebbrosi.

Con 31 case sparse su tutto il territorio colombiano, nel 1957 l’Opera salesiana si moltiplicò dando vita alla nuova Ispettoria di Medellín.

La Congregazione Salesiana ha avuto in Colombia opere carismatiche di riferimento, come la presenza a favore degli ammalati di lebbra ad Agua de Dios e a Contratación, o l’opera dell’Ariari, che continua ad essere un contesto di sfida per la Chiesa, trattandosi di una delle regioni del Paese più flagellata dalla violenza. Grazie al lavoro realizzato dai Salesiani durante questi ultimi quarant’anni, il Vicariato è diventato Diocesi e dispone di un gruppo di sacerdoti locali. Per tale motivo, i Salesiani sono andati gradualmente ritirandosi e consegnando le parrocchie al clero diocesano, pur essendoci ancora alcuni luoghi che richiedono la generosità apostolica dei figli di Don Bosco.

I Salesiani di Bogotá (COB) già da parecchi anni hanno aperto opere di grande significatività, prendendosi cura dei ragazzi di strada, conosciuti come “gamines”, giovani in situazioni ad alto rischio a causa della violenza (Tibú, San Vicente del Caguán) o emarginati che si ammassano in quartieri periferici (Ciudad Bolívar); giovani che a causa dell’impoverimento familiare non avrebbero accesso ad una educazione di qualità (nei ‘colegios concesionados’). Merita una speciale menzione il movimento a favore dei ragazzi di strada, oggi presente in tante Ispettorie del mondo, che nacque a Bogotá sotto l’impulso di D. Saverio De Nicolò, il quale, identificato questo tragico fenomeno sociale, seppe ideare una proposta educativa efficace ed esemplare.

Anche i Salesiani di Medellín (COM) hanno saputo potenziare opere sociali che realizzano l’opzione preferenziale per i giovani più poveri. Vorrei qui ricordare innanzitutto la “Ciudad Don Bosco”, come pure, negli ambienti afro-colombiani di Buenaventura e di Condoto, la cura dei giovani a rischio nel “Centro de Capacitación Don Bosco’” di Cali, la proposta di rieducazione dei giovani dissociati dal conflitto armato nel “Hogar San Juan Bosco” di Armenia, e la qualificazione per il lavoro che si offre in molte opere.

Perù

Nel 1886 il Presidente della Repubblica del Perù visitò Valdocco e, incontrandosi con Don Bosco, gli chiese dei Salesiani per la sua Patria. Una richiesta simile era giunta a Don Bosco da alcuni Cooperatori Salesiani a cui egli rispose, nel 1887, pregandoli di mettersi d’accordo con D. Giacomo Costamagna, che avrebbe visitato Lima nel 1888.

Nel 1890 Don Angelo Savio arrivò alla capitale del Perù per esplorare il terreno per la desiderata fondazione, entrando in comunicazione con una istituzione denominata ‘
Sociedad de Beneficencia’, che aveva l’intenzione di stabilire nella città un Istituto per ragazze, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed una Scuola di Arti e Mestieri affidata ai Salesiani. Intanto Don Rua aveva ricevuto due lettere, una di Mons. Macchi, Delegato Apostolico nel Perù, e l’altra del Card. Rampolla, a nome del Santo Padre, insistendo sulla presenza dei figli di Don Bosco nel Perù. Di fronte a queste richieste, il 6 giugno 1890 fu approvato dal Consiglio Superiore, con alcune modifiche, il progetto che aveva presentato la ‘Sociedad Benéfica’, anche se la risposta definitiva di Don Rua veniva rimandata fino ad avere l’approvazione dell’Arcivescovo di Lima; questa giunse nel maggio 1891.

Il gruppo fondatore, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, partì da Torino il 16 agosto ed arrivò a Lima il 27 settembre 1891. I Salesiani, due sacerdoti (D. Antonio Riccardi e D. Carlo Pane) e un coadiutore (il Sig. Giovanni Siolli), si dedicarono, all’inizio, ad assistere le nove Figlie di Maria Ausiliatrice che cominciarono la loro opera il 15 ottobre. Loro stessi poi poterono aprire un oratorio l’8 dicembre 1891. Quasi un anno più tardi iniziarono l’internato. La presenza salesiana, nata a Lima, quartiere di Rimac, con Oratorio e Laboratori di Arti e Mestieri, presto si fece presente ad Arequipa, al sud del Paese (1896); più tardi a Brena, quartiere di Lima (1897), e quasi contemporaneamente nel porto del Callao, a poca distanza da Lima.

Vista la rapida crescita, Don Rua aveva eretto l’Ispettoria di San Gabriele Arcangelo, con sede a Santiago del Cile, che comprendeva le case del Cile e del Perù, ma davanti all’impossibilità di una vera animazione e governo e mantenendosi il ritmo di sviluppo delle opere, nel 1902 venne eretta l’Ispettoria di Santa Rosa, con sede a Lima-Brena, per Perù e Bolivia.

L’apertura delle missioni nella “Valle Sagrado de los Incas”, dopo la chiusura delle opere di Puno e Yucay, in cui si svolgeva un lavoro direttamente a favore dei giovani indigeni dell’altipiano peruviano, fu un passo importante per dare all’Ispettoria del Perù un volto salesiano più integrale; un obiettivo simile ha realizzato l’organizzazione dei centri di qualificazione per il lavoro a partire dagli anni ’70, così come l’iniziativa delle Case di accoglienza “Don Bosco”. Inoltre, la fondazione di “Bosconia” a Piura, il rilancio dell’Oratorio del Rimac, l’irrobustimento del MGS, l’apertura della missione a San Lorenzo (2000) nell’Amazzonia peruviana, stanno contribuendo ugualmente a presentare un’immagine più completa della proposta salesiana nel Perù.

Bolivia

Don Giacomo Costamagna visitò la Bolivia nel 1889, entusiasmandone le autorità, che chiesero la fondazione dell’opera salesiana nel Paese. Dovettero però trascorrere alcuni anni finché Don Rua, nel 1895, firmò a Torino un contratto per aprire due internati di Arti e Mestieri. Don Costamagna, a quel tempo ormai Vescovo, viaggiò a Sucre e a La Paz per stabilire in entrambe le città il “Colegio Don Bosco”, un internato con strutture per artigiani e studenti e con oratorio festivo; a Sucre, inoltre, si aveva la cura di un tempio. Le due case ebbero un magnifico sviluppo fin dai primi anni e i Salesiani si conquistarono le simpatie della gente. Furono integrate nell’Ispettoria peruviana: la lontananza del governo ispettoriale non favorì i ripetuti tentativi di aprire nuove opere in Bolivia. Solo nel 1943 si fondò la Scuola Agricola di Chulumani e i due seminari diocesani, quello di “San Jerónimo” a La Paz e quello di “San Luis” a Cochabamba. Nel 1955, anno in cui si lasciarono i due seminari diocesani, l’apertura di un proprio aspirantato a Calacoto favorì le vocazioni locali. L’anno seguente si aprì la scuola agricola di Fátima, a Cochabamba. Nel 1960 iniziò la scuola agricola della Muyurina a Montero (Santa Cruz); nel 1963 il “Colegio Don Bosco” di Cochabamba.

A causa dell’esiguo numero di opere e di personale, la Bolivia salesiana tardò a costituirsi in Ispettoria; la sua erezione, col titolo di “Nostra Signora di Copacabana”, ebbe luogo il 9 Gennaio 1963, con D. Pietro Garnero come primo ispettore. Sfortunatamente D. Garnero dovette lasciare la Bolivia dopo appena un anno e mezzo, essendo stato nominato ispettore di San Paolo nel Brasile. Come suo successore fu nominato D. José Gottardi, ma anch’egli non poté consolidare le opere perché dopo un anno e mezzo di governo fu inviato come ispettore nell’Uruguay. La presenza salesiana nella Bolivia trovò una certa stabilità con D. Jorge Casanova, proveniente dall’Argentina, che poté compiere felicemente il suo sessennio come ispettore. Sotto il governo del suo successore, D. Rinaldo Vallino, proveniente da Guadalajara (Messico), si iniziarono nuove opere: la missione di Kami e di Independencia, sull’altopiano, e quelle del “Sagrado Corazón” e di “San Carlos” nell’Oriente.

Dopo il sessennio di D. Vallino, l’Ispettoria cominciò ad avere superiori che uscivano dalle file delle sue stesse comunità. Il primo fu Don Tito Solari, che era venuto in Bolivia per il gemellaggio tra l’Ispettoria Veneta e quella della Bolivia. Terminato il suo mandato, Don Solari fu consacrato Vescovo Ausiliare di Santa Cruz e, qualche anno più tardi, Arcivescovo di Cochabamba. Durante i sessenni di D. Carlo Longo, di D. José Ramón Iriarte e di D. Miguel Angel Herrero l’Ispettoria continuò a crescere in opere e in Confratelli. Dal gennaio 2005 a capo dell’Ispettoria vi è D. Juan Pablo Zabala Torres, primo ispettore di origine boliviana.

Zona Mesoamericana

Comprende Messico, Venezuela, America Centrale, Antille, Haiti.

Messico: Ispettorie di Messico-México e di Guadalajara (MEM – MEG)

I primi Salesiani giunsero nel Messico il 2 dicembre 1892. Erano tre sacerdoti: D. Angelo Piccono, capo della spedizione, D. Raffaele Piperni e D. Simone Visintainer, più un coadiutore, il Sig. Pietro Tagliaferro, ed il chierico Agostino Osella.

Erano stati chiamati per interessamento del cooperatore salesiano D. Angel Lascuráin che dal 1890 seguiva un piccolo Collegio a Città del Messico. Poco dopo, già nel 1893, i Salesiani si trasferirono al quartiere di “Santa Julia”, nella periferia, dove costruirono un grande Collegio per artigiani e studenti. Nel 1894 D. Piperni passò alla città di Puebla, dove fondò la seconda opera salesiana. La terza fu fondata, nel 1901, nella città di Morelia e la quarta, nel 1905, nella città di Guadalajara. Dal 1902 queste quattro case formarono l’Ispettoria di “Nostra Signora di Guadalupe”. Ma l’opera salesiana nel Messico non si poté sviluppare nei primi cinquant’anni: prima a causa della rivoluzione (1910-1920) e, dopo, a motivo della persecuzione (1926-1929) e del periodo di leggi anticlericali (1930-1940). Di fatto, nel 1937 erano rimasti solo 13 Salesiani in tutta la Repubblica. Solo a partire dal 1941 la presenza salesiana risorse e si sviluppò con insospettata vitalità, in modo che in soli 22 anni (1941-1963) si moltiplicò, arrivando a 35 case e 400 Salesiani.

Tale prodigiosa crescita portò, nel 1963, alla suddivisione in due Ispettorie: nel sud, con sede a Città del Messico, l’Ispettoria “Nostra Signora di Guadalupe’” (MEM); nel nord, con sede a Guadalajara (MEG), quella di “Cristo Re e Maria Ausiliatrice”.

La presenza salesiana nell’Ispettoria di Messico-México (MEM) ha una particolare rilevanza per il lavoro missionario nel sud del Paese (Oaxaca), dove si lavora con i Mixes, con i Chinantecos e con alcune comunità Zapoteca. A partire dal 1962 arrivarono i primi Salesiani nella zona e nel 1966 venne eretta la Prelatura Mixepolitana, incominciando così il processo di inculturazione del Vangelo e la costruzione di una Chiesa con volto indigeno, in sintonia col Concilio Vaticano II e col Magistero della Chiesa. Pur trovandosi sotto la giurisdizione di MEM, questo lavoro missionario fu affidato ad entrambe le Ispettorie. Attualmente, nella stessa Prelatura, l’Ispettoria di Guadalajara ha una comunità (San Antonio de Las Palmas) sotto la propria responsabilità diretta.

Nel 1979 l’Ispettoria MEM avviò una presenza a San Cristóbal de Las Casas (Chiapas), con una proposta oratoriana, tenendo anche in conto la cura di alcune comunità indigene della zona. Nella decade degli anni ’90 cominciò un progetto di oratori a Mérida.

Fin dalla sua creazione l’Ispettoria di Guadalajara (MEG) si è mostrata molto sensibile per quanto riguarda la formazione dei giovani Confratelli,  preparando personale e costruendo case proprie.

A metà degli anni ’80 cominciò a prendere corpo l’aspirazione di vari Salesiani di aprire Oratori quotidiani nella zona di frontiera con gli Stati Uniti per poter seguire i giovani a rischio, provenienti dall’interno del Paese e da tutta l’America Latina; sorsero così le opere di Tijuana, Mexicali, Los Mochis, Ciudad Juárez, Nogales e ultimamente Chihuahua, Acuña e Laredo.

Da vari anni le Ispettorie messicane sono in crescita progressiva di identità e di senso di appartenenza mediante diverse iniziative: Assemblea della Comunità Ispettoriale (ACI), Settimane di Formazione Permanente, Natale Ispettoriale, Esercizi Spirituali Ispettoriali. In ciascuna delle due Ispettorie, inoltre, vi sono presenze che si prendono cura di ragazzi a rischio, come la Casa Nazaret (MEM) e la Città del Ragazzo (MEG).

Venezuela

Nel febbraio del 1894 Mons. Giulio Tonti, Delegato Apostolico nel Venezuela, inviato dal governo, chiese a Don Rua la fondazione di qualche opera salesiana a Caracas e a Valencia. Già prima, Mons. Uzcátegui, il P. Arteaga ed i Cooperatori Salesiani venezuelani avevano chiesto a Don Bosco di inviare i suoi figli nel Venezuela.

Il 29 novembre 1894 arrivarono al Venezuela i primi sette Salesiani. Non furono facili gli inizi dell’opera a Caracas, a causa di divergenze col governo. I Salesiani, guidati da D. Enrico Riva, fondarono una piccola opera che col tempo crebbe e giunse ad essere il grande Collegio di S. Francesco di Sales di Sarriá. Posteriormente nacquero, a fianco del Collegio, le Scuole Gratuite Don Bosco. Agli inizi del 1900 si incominciò la costruzione del Santuario in onore di Maria Ausiliatrice. A Valencia, si era aperto nel 1894 il “Colegio Don Bosco”, già iniziato sotto la direzione di D. Bergeretti. Nel 1902 si fondò l’opera di San Rafael (Stato di Zulia), che, su indicazione di Don Albera, fu poi trasferita a Maracaibo. Nel 1914 nasceva l’opera salesiana a Táriba (Stato di Táchira) con il “Colegio San José” ed una cappella in onore di Maria Ausiliatrice. Dal 1927 si stabilirono le tappe della formazione a La Vega; nel 1938 il noviziato si trasferì a Los Teques.

La presenza salesiana nell’attuale Stato dell’Amazzonia data dal 1933, quando l’Ispettoria ricevette la Prefettura Apostolica di Puerto Ayacucho. Il momento di crescita, in opere e personale, si colloca nelle decadi degli anni ’50 e ’60. Si fondarono case a Mérida, Coro, Judibana, Puerto La Cruz, Los Teques. Si costruirono grandi edifici per opere educative. Si sviluppò la Prefettura Apostolica di Puerto Ayacucho, con nuove presenze nell’Alto Orinoco: Isla del Ratón, Manapiare, La Esmeralda. Nel 1953 la Prefettura diventò Vicariato. Le FMA, che erano giunte nel Venezuela nel 1927, si integrarono nel lavoro missionario nel Vicariato a partire dal 1940; attualmente vi hanno 6 comunità. La Chiesa, specialmente per mezzo della Congregazione Salesiana e dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha contribuito in gran misura alla formazione dello Stato dell’Amazzonia, mediante centri scolastici ed opere di evangelizzazione presso le diverse etnie che dal secolo XVIII, dopo l’espulsione dei Gesuiti, erano rimaste abbandonate. Negli anni ’50 i Salesiani cominciarono un itinerario di evangelizzazione con gli Yanomami.

L’orientamento del Capitolo Generale Speciale, nel 1972, introdusse cambi consistenti nella configurazione dell’Ispettoria e nel servizio pastorale che prestava. Si aprirono opere di inserimento nelle zone popolari: la comunità “Primero de Noviembre” a Petare e la parrocchia di “San Félix’”nello Stato Bolívar. La maggior parte delle opere scolastiche si orientò al servizio dei ragazzi di estrazione popolare, potendo contare su una sovvenzione dell’AVEC (Associazione Venezuelana di Educazione Cattolica). Da quell’epoca i formandi sono tutti venezuelani e si è irrobustita la presenza di Confratelli venezuelani nell’insieme dell’Ispettoria.

Nel 1976 fu fondato l’ISSFE (Instituto Superior Salesiano de Filosofìa y Educación), affiliato alla Università Pontificia Salesiana di Roma, per la formazione dei giovani Salesiani. Nel 1991 si è cominciato il processo di creazione del “Instituto Universitario Salesiano Padre Ojeda”. Il Consiglio Nazionale delle Università lo approvò il 7 febbraio 1996.

Nel 1994 la presenza salesiana nel Venezuela ha compiuto i 100 anni. In questa occasione hanno preso avvio due progetti che hanno voluto costituire una risposta a nuove situazioni di sfida al servizio dei ragazzi e giovani più bisognosi: la “Red de Casas Don Bosco” per la cura dei ragazzi a rischio, che ha già sette case, e la “Asociación para la Capacitación Juventud y Trabajo” che offre qualificazione lavorativa a giovani e adulti descolarizzati, in 60 centri di qualificazione nell’ambito nazionale, includendo anche opere di altre Congregazioni Religiose.

Centro America

È un’Ispettoria che comprende sei Paesi: Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panamà.

I primi Salesiani giunsero al porto di La Libertad (El Salvador) il 2 dicembre 1897. Erano stati inviati da Don Rua su richiesta del generale Rafael Gutiérrez, Presidente della Repubblica. La domanda si basava su un desiderio esplicito di Leone XIII. Questa prima spedizione salesiana in America Centrale era costituita da D. Luigi Calcagno (superiore), D. Giuseppe Misieri, D. Giuseppe Menichinelli, i coadiutori Stefano Tosini e Basilio Rocca e i giovani chierici Pietro Martin, Costantino Kopsik e Luigi Salmón.

In un primo momento i Salesiani si incaricarono della “Finca Modelo”, nella capitale San Salvador, una scuola agricola di proprietà governativa che aveva 120 studenti interni. La presenza salesiana durò due anni; poi motivi di instabilità politica ne provocarono l’estinzione. I Salesiani si incaricarono allora di una istituzione che  raccoglieva 20 orfani nella vicina città di Santa Tecla.

Il 4 gennaio del 1903 giunse a San Salvador la quarta spedizione di missionari salesiani. Quello stesso anno fu eretta l’Ispettoria Centroamericana del Santissimo Salvatore, che comprendeva le cinque Repubbliche dell’America Centrale e il territorio di Panamà, che in quello stesso anno si era costituito in stato indipendente dalla Colombia. Da Santa Tecla partirono successivamente gruppi di Confratelli, fondando case e opere salesiane in Honduras (Comayagua, 1905), Costa Rica (Orfanotrofio di Cartago, 1907), Panamà (1907), Nicaragua (1912) e Guatemala (1929). Nella stessa Repubblica di El Salvador i Salesiani inaugurarono nel 1903 il “Colegio San José” nella città di Santa Ana e nel 1904 il “Colegio Don Bosco” di Avenida Peralta a San Salvador. Il 29 maggio del 1912 El Salvador ricevette la visita del primo Vescovo salesiano e futuro Cardinale, Mons. Giovanni Cagliero, in qualità di Delegato Apostolico.

Essendo costituita da sei Paesi (Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panamà), l’Ispettoria presenta un quadro di grande complessità. Le frontiere rendono difficile il flusso di persone e di materiale; le marcate divisioni sociopolitiche favoriscono differenze culturali e un accentuato sentimento nazionale: sei sistemi educativi, sei legislazioni lavorative, sei sistemi monetari, sei frontiere, sei Conferenze Episcopali. L’Ispettoria ha 24 comunità: 6 nel Guatemala, 7 nel Salvador, 2 in Honduras, 3 nel Nicaragua, 4 in Costa Rica e 2 a Panamà; esse svolgono attività di  case di formazione (compreso un centro regionale per coadiutori), missioni, centri accademici, istituti tecnici, parrocchie, oratori, centri giovanili e due università.

Antille

La presenza salesiana nelle Antille, dopo un primo tentativo fallito a Curaçao e in Giamaica, si stabilì a Cuba, dipendendo in un primo momento dall’Ispettoria salesiana “Tarragonese” della Spagna. Successivamente, nel 1924, passò a dipendere dall’Ispettoria del Messico. Tre anni più tardi, a causa della persecuzione religiosa attuata nel Messico, l’ispettore portò la sede dell’Ispettoria a La Habana. L’erezione canonica dell’Ispettoria delle Antille avvenne il 15 settembre 1953, durante il rettorato di D. Renato Ziggiotti, sotto il patrocinio di Don Bosco, con sede a La Víbora (Habana, Cuba). In seguito alla rivoluzione castrista la sede ispettoriale fu trasferita al “Colegio Don Bosco” nella Repubblica Dominicana, presso cui rimase fino al 1993, quando poté disporre di una sede propria.

Cuba

I primi Salesiani, guidati dal Beato D. José Calasanz, giunsero a Camagüey il 4 aprile 1917, per prender cura della parrocchia di Nostra  Signora della Carità. Li aveva preceduti, due anni prima, Mons. Felice Guerra, che, nominato prima Amministratore apostolico di Santiago de Cuba e poi Vescovo della medesima città, fu il primo salesiano ad arrivare a Cuba.

Alla fondazione di Camagüey seguirono quelle di La Habana (“Institución Inclán”) e di Santiago de Cuba (1921). Nel 1929 si fondò una casa di formazione per aspiranti e novizi a Guanabacoa. Nel 1931 si acquistò la chiesa dell’ex-convento delle Carmelitane a La Habana, convertita immediatamente nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. Guines fu fondata nel 1936. Nel 1939 si completò il progetto del grande Istituto di Arti e Mestieri a Camagüey. Nel 1943 fu benedetta la prima pietra della chiesa di San Giovanni Bosco a La Víbora, terminata nel 1947, quando si stabilì presso di essa la casa ispettoriale. Nel 1943 nacque la presenza di Matanzas, come casa di noviziato. Nel 1955 ebbe inizio l’opera salesiana ad Arroyo Naranjo (Habana); la Scuola Tecnica di Santa Clara nel 1956.

Dopo il trionfo della rivoluzione castrista, nell’anno 1961, furono nazionalizzate tutte le scuole salesiane; i Confratelli si videro obbligati ad emigrare o furono costretti a vivere in ambienti parrocchiali e nelle chiese, in mezzo a grandi difficoltà. In qualche presenza rimase solo un salesiano; a Camagüey si dovette lasciare la parrocchia, che fu poi ripresa nel 1988. In questi ultimi anni la presenza salesiana si è andata consolidando nell’ambito parrocchiale, con l’arrivo di nuovi Salesiani e – elemento di grande speranza – col sorgere di vocazioni locali.

Motivo pure di incoraggiamento per la presenza salesiana a Cuba è che, tra i grandi Confratelli che vi hanno lavorato, si può annoverare la figura di D. József Vándor, salesiano originario dell’Ungheria, missionario straordinario, di cui è in corso la Causa di beatificazione.

Repubblica Dominicana

L’arrivo dei Salesiani a Santo Domingo è legato alla figura di D. Riccardo Pittini, il quale nel 1933, essendo allora ispettore degli Stati Uniti, fu inviato da D. Pietro Ricaldone a studiare le possibilità di fondare una scuola di arti e mestieri in Santo Domingo. In seguito alla relazione favorevole che presentò al Rettor Maggiore, la presenza salesiana divenne realtà il 26 agosto 1935. I Salesiani cominciarono così a prendersi cura dei ragazzi poveri della città. D. Pittini fu nominato dalla Santa Sede Arcivescovo di Santo Domingo: in quel tempo la diocesi comprendeva il territorio di tutta la Repubblica Dominicana.

Come Arcivescovo di Santo Domingo, Mons. Pittini nel 1938 eresse la parrocchia di S. Giovanni Bosco, da cui in seguito ebbero origine le case salesiane di “Cristo Rey” e del “Sagrado Corazón de Jesús” (Villa Juana). Quello stesso anno i Salesiani accettarono la Colonia Agricola di Moca, che il governo cedette alla Congregazione; qualche anno più tardi, sempre a Moca, ricevettero la parrocchia del “Sagrado Corazón de Jesús”, trasformata in Santuario Nazionale da D. Antonio Flores. Nel 1947 si aprì l’aspirantato di Jarabacoa. L’oratorio di Maria Ausiliatrice a Santo Domingo cominciò nel 1944. Nel 1952 Mons. Pittini creò la nuova parrocchia di “María Auxiliadora”. Il “Hogar Escuela Domingo Savio” di Santo Domingo si aprì nel 1955.

Nel 1956 il “Colegio de Artes y Oficios” che funzionava presso il “Don Bosco” si trasferì per costituire l’attuale “Instituto Técnico Profesional Salesiano” (ITESA), e al suo posto si organizzò una scuola secondaria. L’opera salesiana di Mao ebbe inizio nel 1960. Nel 1968 si eresse la comunità salesiana del “Corazón de Jesús”. Il 1974 segna l’inizio della comunità salesiana di La Vega e della parrocchia “Domingo Savio”. Nell’anno 1978 si avvia la presenza salesiana nella città di Barahona. Nel 1982 lo Studentato Filosofico salesiano, che da Aibonito (Puerto Rico) era stato trasferito alla Habana (Cuba) e poi a Villa Mella, fu portato provvisoriamente nella Casa della Calle Galván. Nel 1984 si eresse il noviziato “Sagrado Corazón de Jesùs” a Jarabacoa, come pure la Comunità salesiana di “Cristo Rey”. Nel 1987 si assunse l’Istituto Politecnico di Santiago de los Caballeros (IPISA).

Negli anni ’90 l’Ispettoria delle Antille ha dato avvio nella Repubblica Dominicana ad un grande lavoro a favore dei ragazzi di strada, che si è venuto consolidando ed estendendo.

Puerto Rico

La presenza dei Salesiani a Puerto Rico fu sollecitata già nel 1933; ma solo nel 1947 D. Pietro Savani poté assumere la parrocchia di “San Juan Bosco” a Santurce. Da questo posto cominciò a curare un Oratorio negli attuali terreni di Cantera, dove già nel 1949 si iniziò la costruzione di una piccola cappella, che sarebbe poi divenuta l’attuale parrocchia-Santuario di Maria Ausiliatrice. Più tardi si aprì il collegio per prendere cura dei ragazzi della zona con scarse possibilità economiche.

Attualmente Puerto Rico ha 6 case: Parrocchia e Oratorio - Centro Giovanile di Aguadilla (1996), la casa di esercizi, l’antico seminario di Aibonito (1961), la parrocchia “San Francisco de Sales” e l’Oratorio - Centro Giovanile di Cataño (1968), la parrocchia “San Juan Bautista” e il Centro Giovanile di Orocovis (1978), la parrocchia “San Juan Bosco” con Scuola e Opera sociale di Palmera, San Juan, Calle Lutz (1947), la parrocchia “María Auxiliadora” con il “Colegio y Oratorio Juvenil San Juan Bosco” di San Juan, Cantera (1952).

Haiti

La storia della presenza salesiana ad Haiti si confonde, fin dagli inizi, con una istituzione, la “Ecole Nationale des Arts et Métiers” a Port-au-Prince, più conosciuta col nome generico di “Saint Jean Bosco”. Nell’ottobre del 1934 il Presidente Vincent, che aveva visto l’opera realizzata dai Salesiani nel Paese vicino, invitò Mons. Pittini, Arcivescovo di Santo Domingo, a fondare a Port-au-Prince un’opera simile a quella che i Salesiani dirigevano nella capitale dominicana. L’anno seguente il Rettor Maggiore mandò a Port-au-Prince un Visitatore Straordinario, D. Antonio Candela, che insieme a Mons. Pittini ed alle autorità haitiane stilò gli accordi di base per la nuova fondazione. Il Rettor Maggiore delegò D. Marie Gimbert, francese di origine bretone, ex-ispettore di Lyon, affinché impiantasse il carisma salesiano ad Haiti. Sbarcò nel Paese il 27 maggio 1936, in compagnia di un coadiutore italiano, il Sig. Adriano Massa. In seguito altri Confratelli vennero a completare la comunità.

I laboratori, diretti dai giovani maestri salesiani italiani, dinamici e competenti, diedero impulso alla scuola fino a risultare la miglior scuola professionale della Nazione. L’arrivo di rinforzi di personale, provenienti dal Belgio, aiutò a pensare alla promozione di vocazioni locali. Il primo salesiano haitiano, D. Serges Lamaute, professò nel 1946. L’anno seguente il Sig. Hubert Sanon, primo coadiutore salesiano haitiano, fece la sua prima professione a Cuba. Nel 1948 un gruppo di cinque giovani fu inviato in Francia per farvi il noviziato e gli studi di filosofia.

Si dovette attendere fino al 1951 per vedere i Salesiani aprire un’opera a Petionville e il 1955 per trovarli a Cap-Haïtien nella “Fondation Vincent”, con la prima parrocchia dedicata a San Giovanni Bosco in territorio haitiano.

Dalla sua fondazione, Haiti formò parte successivamente dell’Ispettoria Salesiana Messico-Antille con sede a La Habana; più tardi fu parte dell’Ispettoria delle Antille – insieme a Cuba, Repubblica Dominicana e Puerto Rico – con sede a Santo Domingo. A partire dal gennaio 1992, Haiti è diventata una Visitatoria, con sede a Port-au-Prince. Le presenze sono attualmente 10; le case di formazione tre:  il prenoviziato, il noviziato e il postnoviziato.

Grazie alla testimonianza dei pionieri l’opera salesiana è ben impiantata, con presenze significative in ambienti molto poveri e bisognosi. Oggi Don Bosco e il suo carisma appartengono ad Haiti.

Zona  Nordamericana

Comprende le Ispettorie degli Stati Uniti (SUE-SUO) e il Canada.

Stati Uniti: Ispettorie di San Francisco e di New Rochelle (SUO – SUE)

- Stati Uniti Ovest (SUO)

La prima comunità salesiana si stabilì a San Francisco l’11 marzo 1897, su invito dell’allora Arcivescovo Mons. Patrick W. Riordan, per seguire gli emigrati italiani e i loro figli, nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. I Salesiani erano quattro: D. Raffaele Piperni, direttore, D. Valentino Cassini, il coadiutore Nicola Imielinski e un chierico, Giuseppe Oreni. Il piccolo gruppo ebbe un’accoglienza poco entusiasta, ma grazie alla guida dinamica di D. Piperni la chiesa dei Santi Pietro e Paolo cominciò la sua lenta ascesa verso la significatività e la ‘leadership’ nel North Beach. Dopo il grande terremoto, che il 18 aprile 1906 devastò la città, si dovette pensare alla ricostruzione della chiesa che di fatto venne completata nel 1924.

Accanto a questo tempio e con ugual fama vi è il “Salesian Boys and Girls Club”, fondato nel 1921. Esso divenne rapidamente un centro per i numerosi ragazzi del quartiere, attraverso lo sport, la musica ed altre attività culturali, religiose e sociali. Cinque anni più tardi furono aperte la scuola parrocchiale ed una ‘High School’. Dopo soli 15 mesi dal loro arrivo a San Francisco, i Salesiani videro la necessità di provvedere un’altra parrocchia a favore degli italiani che lavoravano al sud della città. Nacque così nel 1898 la chiesa del “Corpus Christi” , sempre al servizio della comunità italiana. Più tardi si costruirono una scuola ed un centro giovanile.

Nel 1902 i Salesiani presero a loro carico la parrocchia portoghese di “San José” a Oakland. La fecondità del lavoro fece sì che nel 1915 si sentisse il bisogno di costruire ad Oakland un’altra chiesa, dedicata a Maria Ausiliatrice.

Nel 1902 venne costituita l’Ispettoria degli Stati Uniti, con sede a San Francisco, con D. Michele Borghino come primo ispettore. All’inizio l’Ispettoria comprendeva solo cinque case: a San Francisco la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e quella del “Corpus Christi”; a Oakland la parrocchia di “San José”; a New York la parrocchia di Maria Ausiliatrice e quella della Trasfigurazione.

Nel 1905 la sede ispettoriale si trasferì a Troy, N.Y.; in seguito, nel 1908 passò a Hawthorne e nel 1916 a New Rochelle. Tale cambio di sede poté influire sul fatto che non vi furono altre fondazioni all’Ovest fino al 1921, quando i Salesiani accettarono il collegio di Watsonville in California. Nel 1923 essi giunsero a Los Angeles, dove assunsero la cura della chiesa di San Pietro. L’anno seguente a Los Angeles si avviò una seconda parrocchia, dedicata a Maria Ausiliatrice. Il 28 maggio del 1926 fu eretta l’Ispettoria di San Francisco, sotto il patrocinio di S. Andrea Apostolo.

La presenza a Richmond risale al 1927. I Salesiani vi comprarono una proprietà che divenne uno studentato per i futuri Salesiani. Nel 1960 i giovani Salesiani si trasferirono a Watsonville e il centro scolastico fu aperto agli studenti della contea di West Contra Coast.

L’opera di Bellflower iniziò nel 1938, anno in cui  si costruì la “St. John Bosco High School”. Nel 1954 si costruì la parrocchia S. Domenico Savio, cui si aggiunse una scuola parrocchiale.

Nel 1952, su richiesta del Card. James F. McIntyre e con la collaborazione di D. Felice Pena, aprì le sue porte a Rosemead il “Don Bosco Tech”. Attualmente esso è un centro di formazione professionale ed un “Junior College” con un programma di cinque anni che porta al ‘Associate of Science Degree’.

La casa di formazione “San Giuseppe” a Rosemead, fondata nel 1958, era dedicata alla formazione dei Coadiutori. Nel 1989 vi si stabilì il Noviziato . In seguito, cercando di dare una risposta ai mutati segni dei tempi, la casa ampliò i suoi servizi per la formazione di animatori giovanili.

Dal 1965, nella zona est di Los Angeles, i Salesiani assunsero la cura della Chiesa di Santa Maria che, costruita nel 1898, era a servizio degli emigrati irlandesi che abitavano in quella zona della città. Attualmente si prende cura di una comunità di emigrati messicani. Vi sono inoltre altre due opere significative: il “Salesian Boys and Girls Club” (una estensione della scuola salesiana) e il “Salesian Family Youth Centre” fondato nel 1998. Nel 1978 inoltre i nostri Confratelli, su invito del Vescovo Joseph Drury, presero la cura della parrocchia di San Luigi Re di Laredo.

Di questa Ispettoria fa parte la “Don Bosco Hall” di Berkeley che da teologato si è trasformato in centro di formazione permanente dal 1984, con un programma di studi ed esperienze formative nell’area della Salesianità. I corsi hanno normalmente la durata di un anno.

Nel quadro dell’impegno missionario promosso dal Progetto Africa, la Sierra Leone fu affidata alle due Ispettorie degli Stati Uniti, che hanno una presenza a Lungi (parrocchia “Holy Cross”) e un centro tecnico agricolo a San Agustín, che attualmente forma parte della nuova Visitatoria dell’Africa Occidentale.

- Stati Uniti Est (SUE)

Mentre a San Francisco, nel 1897, iniziava l’opera salesiana, all’Est degli Stati Uniti l’Arcivescovo di New York da tempo stava cercando di avere i Salesiani nella sua diocesi. Il Card. Joseph McCloskey li aveva chiesti due volte a Don Bosco, attraverso il suo vescovo coadiutore Michael Augustine Corrigan. Alla morte del cardinale, nel 1885, Mons. Corrigan fu nominato Arcivescovo di New York e si propose di far venire delle Congregazioni religiose che si prendessero cura degli emigranti nella sua diocesi. Si diresse a Don Bosco, ma occorsero dieci anni dopo la morte del Santo e numerose lettere a Don Rua, prima che i Salesiani potessero rispondere positivamente al suo invito a stabilirsi a New York.

Finalmente, il 28 novembre 1898 giunsero D. Ernesto Coppo, D. Marcellino Scagliola, il coadiutore Faustino Squassoni ed un laico non identificato. La loro prima casa fu un edificio della 12
th East Street. Gli inizi furono lenti e difficili, ma lungi dallo scoraggiarsi, quei primi Salesiani continuarono la loro opera di cura degli emigranti visitando case, curando ammalati e organizzando missioni.

Attorno al 1920 i Salesiani stavano già lavorando in altre parrocchie per emigrati italiani: quella di St. Michael a Paterson (NJ), di Holy Rosary a Port Chester (NY) e di St. Anthony a Elizabeth (NJ). Il primo lavoro, in questa parte orientale del Paese, così come all’Ovest, fu a favore degli emigrati italiani a cui offrirono ogni tipo di attenzioni.

La prima scuola fu fondata a Troy (NY), nel 1903, ed era destinata a studenti che potevano avere qualche interesse per il sacerdozio. In seguito i Salesiani cercarono un altro luogo e lo trovarono a Hawthorne (NY), dove costruirono un nuovo edificio, più vicino ad altre opere e con abbondanza di spazio. La scuola ricevette il nome di “Columbus Institute”. Ebbe un tale successo che dopo poco tempo cominciò il primo anno di ‘High School’, con l’intenzione di aggiungere un nuovo corso ogni anno. Nel 1912 il numero di italiani e polacchi crebbe tanto che la scuola si sdoppiò. Nel 1915 la sezione polacca fu situata a Ramsey (NJ); inizialmente conosciuta col nome di “Don Bosco Polish School”, porta ora il titolo di “Don Bosco Prep”. Dal punto di vista vocazionale, Ramsey è uno dei collegi più fecondi di tutta la Congregazione, potendo contare tra i suoi alunni più di 160 vocazioni sacerdotali o religiose.

Una grande tragedia colpì il “Columbus Institute” la mattina del 11 dicembre 1917, quando il fuoco distrusse l’edificio. Una nuova scuola fu allora costruita a New Rochelle (NY), su un terreno comprato nel 1919. Gli studenti di filosofia e teologia non ebbero una sistemazione finché non arrivò come ispettore D. Riccardo Pittini, che comprò una proprietà nella contea di Sussex (NJ). Ivi realizzò il suo sogno di dotare l’Ispettoria di una casa di formazione. L’edificio fu inaugurato il 12 giugno 1931. Durante cinquant’anni “Newton”, come era chiamato, costituì il cuore dell’Ispettoria.

Intanto alcune delle prime parrocchie si moltiplicarono. A Paterson la parrocchia di St. Michael diede origine a quella di St. Anthony. Nella contea di Westchester (NY) Holy Rosary originò la parrocchia di Corpus Christi. Altre parrocchie furono accettate a Tampa (FL), Mahwah (NJ), Birmingham (AL) ed una anche nelle Bahamas.

Dopo ripetute richieste di Mons. Neve, una nuova casa salesiana fu aperta in Florida, a Tampa, nel 1928: la casa “Maria Ausiliatrice”. Nel frattempo cominciava una nuova Scuola Media a Goshen (NY) nel 1925. L’orfanotrofio “Hope Haven”, nell’archidiocesi di New Orleans, iniziò negli anni ’30. Due centri di formazione professionale, il “Don Bosco Tech” di Paterson e quello di Boston, divennero strutture modello per i Salesiani Coadiutori. Un centro giovanile a East Boston fece conoscere Don Bosco in questa zona etnica.

Molte case, tra quelle sopraindicate, continuano a funzionare e intanto l’Ispettoria ha aperto nuove scuole e centri giovanili: la “Archbishop Shaw High School” a Marrero (LA), una parrocchia a Harlem (NY), il “Salesian Boys and Girls Club” a Columbus (Ohio), il Santuario Mariano a West Haverstraw (NJ).

Nel marzo 1997 un gruppo di Ex-allievi salesiani del Messico, che vivono a Chicago, si presentarono all’ispettore chiedendogli di aprire una casa salesiana nel loro quartiere. Il Rettor Maggiore, D. Juan E. Vecchi, aderì alla proposta e il 31 gennaio 1998 si assunse la cura pastorale della parrocchia di San Giovanni Bosco, che era stata costruita e dedicata a Don Bosco proprio al tempo della sua canonizzazione, nel 1934. Nel luglio 1998 altre due opere furono affidate all’Ispettoria nella diocesi di St. Petersburg (FL): la “St. Petersburg Catholic High School” e la parrocchia del Buon Pastore a Tampa. Per ultimo, nel 2003 si è inaugurata una presenza a Washington.

Canada

I Salesiani sono entrati nel Canada dagli Stati Uniti: da San Francisco sulla costa del Pacifico e da New York sulla costa dell’Atlantico. La fama di Don Bosco aveva preceduto i suoi figli. Dopo la canonizzazione di Don Bosco, i due principali modelli di santità sacerdotale proposti ai seminaristi erano il Curato d’Ars e Don Bosco. Ancora in vita, il Santo educatore di Torino era conosciuto, soprattutto nel Canada francofono, grazie al Bollettino Salesiano francese, il cui primo numero risale all’anno 1881. La celebre biografia di D. A. Auffray contribuì pure grandemente a far conoscere il Santo al clero francofono. Nel settembre del 1893 vi era già più di un centinaio di Cooperatori nel Canada. Andando a Roma, molti Vescovi canadesi passavano da Valdocco chiedendo la presenza salesiana nelle loro diocesi.

Come negli Stati Uniti, a motivo dei bisogni spirituali degli emigrati italiani, l’Arcivescovo di Toronto affidò ai Salesiani  la parrocchia di Sant’Agnese nel 1924.  Purtroppo, nonostante che i Salesiani avessero saputo creare una parrocchia modello per la diocesi, nel 1934 una parte delle parrocchie dell’Ispettoria di New Rochelle furono consegnate alle rispettive diocesi, giudicando che esse non corrispondevano allo spirito del Fondatore. Anche la parrocchia di Sant’Agnese subì questa sorte, dolorosa tanto per la diocesi come per la piccola comunità salesiana.

Grazie a questo episodio si può comprendere come il vero inizio dell’Opera Salesiana in Canada venga considerata l’apertura dell’Istituto Don Bosco di Jacquet River (N.B.) nel 1947.  Sulla costa occidentale, la prima fondazione fu la “St. Mary School” a Edmonton, nel 1951. Ad essa seguì l’assunzione della parrocchia del Sacro Cuore a Vancouver nel 1953. L’aspirantato fu aperto a Boucheville, vicino a Montreal, nel 1959, e tre anni dopo fu trasferito a Sherbrooke. Purtroppo quest’opera fu aperta nel momento in cui cominciava un periodo di crisi per le vocazioni.

Le due fondazioni sulla costa dell’Atlantico furono in seguito abbandonate a causa di profondi cambiamenti nel sistema scolastico. I Salesiani ritornarono a Toronto nel 1977 e il loro lavoro fu così apprezzato che si chiese loro di farsi carico anche di una parrocchia. L’obiettivo di queste due opere nell’Ontario era quello di attrarre vocazioni del settore anglofono.

L’est del Canada fu una delegazione dell’Ispettoria di New Rochelle a partire dal 1961 fino all’anno 1988, in cui fu eretta la Visitatoria, sotto il patrocinio di San Giuseppe. Una dozzina di anni più tardi, l’Ispettoria di San Francisco consegnò alla Visitatoria  anche le opere di Edmonton e nel 2002 quella di Surrey (B.C.) In questo modo la Visitatoria canadese si estese “
a mari usque ad mare”. Resta certo che il Canada salesiano deve molto, per il suo sviluppo, alle ‘Ispettorie madri’ di New York e di San Francisco.

Attualmente la presenza salesiana nel Canada è, fondamentalmente, parrocchiale. Ma si deve notare che nelle parrocchie l’attenzione prestata ai giovani è preferenziale e l’abbandono di certe opere è avvenuto in base a questo criterio.

2.  LA REALTÀ SOCIOCULTURALE

Come possiamo renderci conto,  nella Regione troviamo due realtà assai diverse:
gli Stati Uniti e il Canada al Nord, stati fra i più ricchi del pianeta, che sono riusciti ad avere una significativa distribuzione della ricchezza tra la popolazione, senza negare la presenza d’importanti gruppi di poveri, soprattutto negli Stati Uniti; e i paesi latinoamericani al Sud, con enormi disuguaglianze socio-economiche.

L'America Latina è un continente ricco di risorse naturali, ma dove la maggioranza della popolazione è povera, sì che il 45% della popolazione totale si trova sotto la soglia della povertà. Le minoranze indigene (40 milioni, che rappresentano circa l’11% del totale della popolazione) si sentono escluse dallo sviluppo sociale e devono lottare per il loro riconoscimento come popoli, la loro autonomia, la loro cultura, lingua e terre. Gli afroamericani sono molto più numerosi (100 milioni) degli indigeni, ma, in genere, si trovano in peggiori condizioni, e anch’essi combattono per la loro identità e dignità. È appunto questa inumana povertà la ragione di un continuo flusso migratorio verso gli Stati Uniti e l’Europa, particolarmente Spagna ed Italia.

Come è stato detto e ribadito dalle Conferenze Episcopali Latinoamericane (Medellín, Puebla, Santo Domingo) le cause di questo impoverimento si devono cercare nella struttura socio-economica che non fa giustizia a tutti i cittadini, nella corruzione e nel debito estero. A questo si aggiunge il volto più inumano della globalizzazione, quello che ha sottratto allo Stato capacità di intervento e ha lasciato che l’economia prendesse il sopravvento sull’insieme dei fattori che regolano la vita sociale. Inoltre, l’applicazione dei programmi e le condizioni imposte dal Fondo Monetario Internazionale hanno contribuito ad approfondire i meccanismi di esclusione sociale preesistenti, ad indebolire la legittimità dei governi, ed a rendere più conflittuali le  relazioni con ampi gruppi di popolazione nella regione.

È vero che c’è una crescita
macroeconomica, ma la ricchezza non viene distribuita equamente. Anzi, si propizia una concentrazione della ricchezza in poche mani, a scapito dell’impoverimento della maggioranza. Gli obiettivi concordati da Presidenti e Primi Ministri di tutta l’America, a Miami, di ridurre la povertà, l’analfabetismo e le malattie entro l’anno 2015 sembrano molto distanti.

Con riferimento alla democrazia
, quasi tutti i paesi latinoamericani hanno governi civili, liberamente eletti, ma in parecchi paesi della regione c’è insoddisfazione popolare nei confronti dei governanti, proprio per la lenta crescita economica, per l’allargamento delle disuguaglianze, ed il logoramento dei sistemi legali e dei servizi sociali.

La realtà culturale della Regione Interamerica è molto complessa; ci sono varie "matrici" culturali: la sassone, con predominio soprattutto in USA e Canada, la latina (spagnola e francese), l’indigena e l’africana. Dall’altra parte, i movimenti migratori hanno provocato una grande interrelazione tra le diverse culture, creando un vero mosaico culturale più che un “melting pot” negli Stati Uniti e Canada.

Con una popolazione altamente giovanile, i giovani formano la fascia più numerosa ed anche la più esposta, sia per la velocità e profondità dei cambiamenti culturali, sia per la mancanza di opportunità di sviluppo di tutto il loro potenziale. Un esempio triste e preoccupante è rappresentato dal fenomeno sociale delle “pandillas” (gangs) o bande, sempre più diffuso e minaccioso, come lo stanno a dimostrare quelle chiamate “Maras” dell’America Centrale. Nel caso della Colombia un numero non indifferente di giovani (uomini e donne) è entrato a far parte dei gruppi armati.

Dal punto di vista religioso, nell’America del Nord la maggioranza è protestante,  mentre al Sud l’America Latina è quasi completamente cattolica. Negli Stati Uniti più della metà dei cattolici è di origine ispanica, frutto dell’emigrazione. Nel continente americano si trova più della metà dei cattolici del mondo intero. Una seria minaccia per la Chiesa in America è la rapida crescita delle sette e dei gruppi evangelici ai quali aderiscono, ogni anno, molti cattolici.

Le quattro Conferenze Generali dell’Episcopato di America Latina e dei Caraibi ed il Sinodo dei Vescovi di tutto il continente americano sono stati un importante punto di riferimento per la vita e la missione della Chiesa, in modo particolare per l’opzione preferenziale per i poveri e per i giovani. Per il mese di maggio 2007 si è già annunciata e convocata la V Assemblea del CELAM, che avrà luogo in Brasile.

3.  LA PRESENZA SALESIANA

La Regione Interamerica, nata  nel 1996 dalla riorganizzazione delle Regioni fatta dal CG24, ha voluto rispondere allo spirito dell’Esortazione Apostolica 
Ecclesia in America, che chiedeva di vedere il continente americano come un tutto, con le sue differenze ma, nello stesso tempo, con le sue inter-relazioni.

Nella Regione ci sono 12 Ispettorie e 2 Visitatorie, in 18 paesi. Mentre due Ispettorie sono plurinazionali (ANT e CAM), altre sei Ispettorie sono in tre nazioni (Colombia, Messico e Stati Uniti). Secondo le statistiche del 2005, i Salesiani sono 2.174, dei quali: Preti, 1.496; Coadiutori Perpetui, 229; Chierici Perpetui, 102; Chierici Temporanei, 294; Coadiutori Temporanei, 52. I novizi sono 79. In formazione iniziale si trovano 525 Confratelli, includendo i novizi. A fine 2005 ci sono 106 prenovizi. L’età media nella Regione è di circa 51 anni.

3.1  La vita delle comunità

Dopo il CG25 c’è stata nelle Ispettorie della Regione una crescente ed effettiva preoccupazione per rinvigorire la vita delle Comunità. Le presenze salesiane sono, nell’insieme, robuste e sane, con uno spirito fraterno, che si esprime nel Progetto di Vita Comunitaria. È pure cresciuto il senso di appartenenza delle comunità locali all’ Ispettoria e delle stesse Ispettorie alla Congregazione.

Nonostante questa realtà incoraggiante, non mancano le sfide:

q  Lo squilibrio tra le risorse e le opere, che comporta il pericolo dell’attivismo che, spesso, porta alla superficialità, allo svuotamento spirituale, all’individualismo, all’affievolimento delle comunità, alla mancanza di qualità educativa pastorale, facendo prevalere ciò che è urgente su ciò che è maggiormente importante.

q  Si nota talvolta, qua e là, un indebolimento della testimonianza evangelica della Comunità Religiosa, i cui segni sono la tendenza all’imborghesimento e una certa atonia spirituale, che contrastano con lo stile e il livello di vita della popolazione e con la tipica esperienza religiosa delle fasce popolari.

q  Si avverte anche la mancanza di una comunicazione interpersonale più profonda, che favorisca la crescita nella vita spirituale dei Confratelli e la correzione fraterna; ciò incide negativamente sulla perseveranza delle vocazioni.

q  La difficoltà di trovare Direttori di Comunità che siano animatori della vita spirituale e pastorale della comunità religiosa e della CEP. Diventa endemico il caso di Direttore-Economo, con conseguenze negative per una saggia animazione.

3.2  La Formazione

Nelle Ispettorie c’è vera preoccupazione per la formazione iniziale. Ogni Ispettoria – ad eccezione di CAN – ha un numero di prenovizi che varia tra 1 e 24. Alcune Ispettorie hanno il prenoviziato della durata di due anni, anche se resta chiaro che il prenoviziato come tale è la tappa di preparazione immediata per fare la prima esperienza di vita salesiana.

I noviziati sono 11 (8 ispettoriali e 3 interispettoriali), con un minimo di 2 novizi e un massimo di 12 per noviziato.

Ci sono 12 postnoviziati, di durata triennale, dei quali solo il postnoviziato di Orange (SUE) è interispettoriale, essendoci una collaborazione tra le due Ispettorie degli Stati Uniti e la Visitatoria del Canada. Dei 12 postnoviziati, 9 hanno un centro salesiano di studi proprio, gli altri inviano i postnovizi in Università non salesiane. I postnovizi coadiutori normalmente svolgono lo stesso curricolo di studi filosofici e pedagogici dei Salesiani chierici.

Come accade in altre Regioni, anche nella “Interamerica” il tirocinio non è sempre capito e realizzato come una vera fase formativa. Questo si traduce nella poca attenzione al cammino formativo del giovane confratello e nella scelta non sempre  mirata delle comunità che possano offrire un buon accompagnamento spirituale e pastorale.

Riguardo alla formazione specifica dei Salesiani che s’incamminano al presbiterato, nella Regione ci sono adesso due centri salesiani di studio, uno in Centro America e uno a Guadalajara (MEG), tutti e due affiliati all’UPS. Nella Zona Andina si sta facendo un processo di riflessione a riguardo della formazione in questa fase, per cercare una maggiore collaborazione interispettoriale, al fine di garantire una maggiore identità e qualità. A Caracas gli studenti frequentano un centro intercongregazionale di studio (ITER), aggregato all’UPS e con una forte presenza di professori salesiani. In altre Ispettorie, infine, i Confratelli frequentano centri di studio non salesiani. Tutti questi centri di studio concludono il primo ciclo con il baccalaureato riconosciuto ecclesialmente.

Riguardo alla formazione specifica del Salesiano
Coadiutore, l’esperienza del Centro Regionale per il Salesiano Coadiutore (CRESCO) di San Salvador, portata avanti con frutto in questi anni, non sembra attualmente essere sufficiente per soddisfare le urgenze della formazione specifica dei coadiutori. Per questo è già iniziata una riflessione da parte della Commissione Regionale di Formazione e degli stessi Ispettori per trovare una soluzione unica, considerati il numero ridotto di giovani coadiutori e le vicinanze culturali e linguistiche del continente americano.

È cresciuta nelle Ispettorie la preoccupazione per offrire una formazione permanente più sistematica. In alcune Ispettorie si sono istituzionalizzati i corsi periodici per i Confratelli, tenendo conto delle diverse fasce di età. Insieme con questo cresce la cura degli Esercizi Spirituali annuali come un momento forte della vita spirituale per ogni Confratello (Cost. 91). Già dal sessennio scorso le Ispettorie hanno elaborato un “Piano di qualificazione dei Confratelli”, che è stato attuato parzialmente per le difficoltà di trovare personale per le opere.

Nella Regione si trovano due Centri di Formazione Permanente: l’ “Institute of Salesian Studies” (ISS) di Berkeley (SUO) ed il “Centro Salesiano Regional de Formación Permanente” con sede a Quito (ECU). Il primo si trova sotto la responsabilità della Ispettoria di San Francisco ed è aperto ai Confratelli di lingua inglese di qualsiasi Regione; l’altro dipende dalle Ispettorie della Regione per quanto riguarda il personale e i mezzi economici.

Tra i problemi che si trovano nell’ambito della formazione si possono indicare i seguenti:

–  Da una parte  la scarsità di vocazioni, in contrasto con il grande numero di giovani in questi Paesi e l’humus religioso presente nell’ambiente sociale, e, dall’altra, la fragilità vocazionale, che si rende palese nel fatto che in alcune Ispettorie il numero dei Confratelli usciti ha superato il numero dei Confratelli entrati.

–  A questo si aggiunge la già citata sproporzione tra opere e Salesiani, che porta sovente a ridurre al minimo le équipes formative o all’accorpamento di fasi formative, o alla insufficiente qualificazione dei Confratelli. Tutto questo rende più urgente il bisogno di una maggiore collaborazione e di una comune ricerca di soluzioni. In modo particolare, i centri di studio (specialmente per la formazione teologica) richiedono grande qualità accademica e hanno bisogno di un forte investimento di personale qualificato. Un altro elemento che merita forte attenzione da parte di tutti è la formazione alla Salesianità, che è piuttosto debole.

3.3  La Pastorale Giovanile

Nella Regione i Confratelli, messi alla prova da ingenti problemi di tipo sociale, culturale e religioso, spiccano per un grande dinamismo pastorale. La presenza salesiana diventa sovente sostitutiva dello Stato, lì dove questo non riesce a garantire il benessere sociale (abitazione, impiego, educazione, salute). In altri casi, invece, lo Stato favorisce la missione salesiana attraverso dei sussidi per la scuola, i centri d’avviamento al lavoro, l’attenzione ai ragazzi in condizioni di rischio.

Dopo il CG23 c’è stato un grande sforzo per l’elaborazione del Progetto Educativo-Pastorale, che quando viene assunto diventa una vera guida per la realizzazione della missione. Capita spesso però che il PEPS non ha un’incidenza reale, sia per la mancanza d’itinerari formativi, sia perché è dimenticato nella pratica o non è stato aggiornato.

In questi ultimi anni è cresciuta, nella mentalità e nella pratica, la “prospettiva di attenzione della marginalità”
[3] , che implica tre aspetti: l’attenzione preferenziale ai giovani in situazione di rischio, l’apertura di tutte le opere verso le situazioni di difficoltà e marginalità giovanile, la formazione alla sensibilità sociale ed all’impegno per trasformare le situazioni di ingiustizia. Ciononostante, è necessario intensificare questo sforzo incrementando le strutture ad hoc per gli emarginati, aprendo di più le nostre opere affinché riescano ad avere una vera incidenza sul territorio, formando ad una vera cittadinanza attiva, impegnata nella costruzione di una società più giusta e fraterna.

Dopo il CG24 si è incominciato a costruire nelle opere la Comunità Educativo-Pastorale (CEP) ed il suo Consiglio, chiamato ad essere un vero nucleo animatore con attiva partecipazione dei laici, anche se in alcuni casi lo si riduce a un’équipe di lavoro. Da anni la Regione ha visto una crescita in certi processi pastorali mediante il coordinamento regionale delle scuole, del settore emarginazione e dei Delegati per la Pastorale Giovanile.

Le opere salesiane

– Le scuole

La presenza dei Salesiani nelle scuole occupa il primo posto nel quadro delle opere nella Regione. Ci sono 172 istituzioni scolastiche (prescolare, elementare, basica e secondaria) con più di 200.000 allievi/e. I Centri di Formazione Professionale e le scuole agricole sono 56, con 25.000 allievi/e circa.

Le scuole operano con un coordinamento zonale e regionale, per portare avanti gli orientamenti presi nell’incontro sulla Scuola in America realizzato a Cumbayá (Quito, Ecuador) nell’anno 2001, cercando un vero rinnovamento della nostra proposta educativo-pastorale.

La situazione della scuola, in relazione al rapporto e alle convenzioni con i singoli Stati, è molto diversificata. In alcuni paesi lo Stato contribuisce al finanziamento delle scuole; in altri addirittura affida scuole di sua proprietà all’amministrazione educativa salesiana. In questi due casi è più facile garantire l’attenzione ai destinatari appartenenti ai ceti popolari. Una novità che si è accentuata in questi ultimi anni è la presenza delle ragazze nelle nostre scuole, il che propone un’ulteriore sfida, quella della coeducazione.

– Le parrocchie

Senza includere le presenze missionarie, le parrocchie salesiane nella Regione sono 168 con circa 3 milioni di fedeli. In qualche Ispettoria questo è il settore con il maggior numero di opere. In genere, il lavoro parrocchiale è accompagnato dall’Oratorio-Centro Giovanile, dalla scuola, dal centro di avviamento al lavoro, da un centro di promozione sociale, da servizi per l’assistenza sociale (dispensario medico), o dall’attenzione ai giovani in situazione di rischio. Questo vuol dire che, in pratica, non ci sono parrocchie a sé stanti.

La quasi totalità delle parrocchie si trova in mezzo a quartieri popolari. Sono parecchie le parrocchie che hanno assunto un metodo pastorale orientato ad assicurare una evangelizzazione più salda ed efficace, ad esempio, il “Proyecto de Renovación Diocesana y Evangelización” (PRDE), conosciuto originariamente come “Nuova Immagine di Parrocchia” (NIP), o il Sistema Integrale di Nuova Evangelizzazione (SINE). Tuttavia ritengo che l’identità salesiana della parrocchia sia un elemento che va irrobustito.

– Gli Oratori ed i Centri Giovanili.

Gli Oratori e Centri Giovanili, specie quelli quotidiani, cercano di offrire, oltre la catechesi e le attività culturali e sportive, una risposta integrale ai bisogni dei giovani, abilitandoli per il lavoro e l’inserimento sociale. Un rilievo particolare meritano gli Oratori fondati lungo la frontiera del Messico con gli Stati Uniti.

Entro quest’area pastorale si possono anche annoverare le attività d’estate (Summer Camps) negli Stati Uniti e nel Canada, che, con diverse modalità, offrono la possibilità di occupare il tempo libero in modo costruttivo; inoltre sono un’opportunità perché i giovani che portano avanti processi formativi abbiano spazi di impegno educativo-pastorale a favore di altri giovani.

– L’avviamento al lavoro

Qui non si fa riferimento alle scuole tecniche, ma ai centri di formazione al lavoro, come i “Centri d’Educazione Occupazionale”, nel Perù; i “Centri di Abilitazione”, in Colombia; il centro “Giovanni Bosco Operaio”, sito in uno dei quartieri più popolati di Bogotá, che accoglie 4.000 ragazzi e ragazze circa, grazie ad un accordo con il governo; i “Centri di Abilitazione al Lavoro”, in Venezuela, che formano una rete che comprende più di 60 istituzioni, delle quali tuttavia solo alcune sono dell’ Ispettoria.

In alcuni casi l’abilitazione al lavoro è unita alla produzione e commercializzazione, come nel “Poligono Industriale”, in San Salvador, dove si trova un gruppo di microimprese che nel contempo producono e avviano al lavoro. In Ecuador si è sviluppata molto bene una rete di cooperative di produzione nelle zone rurali.

– L’attenzione ai giovani in situazioni di rischio

L’attenzione ai giovani in situazioni di rischio, che è uno dei fiori all’occhiello della Regione, è cresciuta in tutte le Ispettorie, ispirata all’opera di don Javier De Nicolò, creatore del complesso “Bosconia”. Su questa stessa linea sono sorte nuove inziative: l’“Hogar Don Bosco” a Santa Cruz (Bolivia), le “Casitas Don Bosco” in Perú, il progetto “Chicos de la Calle” in Ecuador, la “Ciudad Don Bosco” a Medellín (Colombia), le “Casas Don Bosco” in Venezuela, il “Proyecto Inspectorial Muchachos y Muchachas con Don Bosco” nella Repubblica Dominicana, la “Ciudad de los Niños” di Santa Ana, in El Salvador, l’“Hogar Nazaret” di Città del Messico e la “Ciudad del Niño” di León (MEG).

A Port-au-Prince, in Haiti, la rete di scuole fondate dal missionario salesiano olandese P. Laurent Bohnen continua a fornire un pasto quotidiano a più di 20.000 bambini e bambine. Nella Repubblica Dominicana si cerca di responsabilizzare i genitori, abilitando le madri di famiglia e offendo loro i mezzi necessari perché possano accedere a un posto di lavoro, evitando così che i loro figli lavorino nelle strade.

Un lavoro di avanguardia, degno di encomio, è quello che portano avanti le due Ispettorie della Colombia ad Armenia, Cali e Bogotá con i giovani (uomini e donne) che si svincolano dalla lotta armata e ai quali viene offerta l’opportunità di recuperare il vero senso della vita attraverso l’abilitazione ad un lavoro onesto.

– Opere di Promozione Sociale

Anche se evidentemente ogni presenza salesiana a favore dei ragazzi e delle ragazze in situazione di rischio psico-sociale è promozione umana e sociale, ci sono certe opere che lo sono in modo speciale, giacché in esse si lavora con ragazzi, giovani ed anche adulti bisognosi di recuperare la coscienza della loro dignità, possibilità e responsabilità. Essi vengono incoraggiati, in alcune delle nostre opere, a sviluppare esperienze lavorative comunitarie e ad organizzarsi per cercare di trovare insieme soluzioni alle loro necessità. Condividono la produzione e commercializzazione dei prodotti. Il tutto in una partecipazione degli stessi spazi sociali e con un cammino in cui il singolo si sente inserito in un contesto comunitario. Alcune di queste iniziative sociali, inoltre, lavorano in rete con organismi europei che favoriscono il commercio eco-solidale.

Sono parecchie le Ispettorie che contano opere di questo tipo. Vorrei accennare soprattutto a quelle di Bolivia ed Ecuador. Ugualmente degno di menzione è il lavoro negli ambienti missionari di Valle Sagrado, nel Perù, delle Missioni Amazzoniche e Andine, delle missioni dell’Alto Orinoco, nel Venezuela, delle missioni del Alto Verapaz, in Guatemala, della Prelatura dei Mixes e Chinantecos, in Messico, e della presenza tra gli afro-ecuatoriani a Esmeraldas (ECU) ed a Condoto (COM).

– Cura dei migranti

La cura degli emigrati è stata uno dei tratti originali dei Salesiani negli Stati Uniti, in tutte e due le Ispettorie, e nel Canada, sia agli inizi della presenza salesiana, quando diedero avvio ad un lavoro a favore degli emigrati italiani, sia in seguito attraverso le parrocchie per gruppi etnici: cinesi, filippini, sloveni, croati, ungheresi, vietnamiti, coreani. Tanto la Ispettoria di New Rochelle come quella di San Francisco hanno parrocchie per fedeli cristiani di origine spagnola, lusitana, latinoamericana, particolarmente messicana.

Questa sfida però non è esclusiva del Nordamerica, dato che la migrazione è un fenomeno inarrestabile che fa sì che ci siano migliaia di Haitiani nella Repubblica Dominicana, di Dominicani in Puerto Rico, di Cubani negli Stati Uniti. Penso che le Ispettorie dell’America Latina devono trovare cammini per venire incontro agli immigranti di questa area negli Stati Uniti, nel Canada e ora anche in Europa.

– Le Università

L’università costituisce una nuova frontiera della missione salesiana. Il Rettor Maggiore ed il suo Consiglio, per l’insieme delle presenze universitarie (IUS), ha delineato il profilo dell’identità salesiana delle nostre università e il progetto istituzionale che esse devono sviluppare per garantire la fedeltà al carisma.

Diverse Ispettorie della Regione contano presenze di questo tipo. Ricordo qui la “Universidad Don Bosco” di El Salvador e la “Universidad Mesoamericana” in Guatemala, entrambe nel Centroamerica; la “Universidad Salesiana” in Messico; la “Universidad Politécnica Salesiana” in Ecuador; la “Universidad Salesiana” in Bolivia. Altre Ispettorie hanno istituti di studi superiori di livello universitario: l’“Istituto Universitario Salesiano Padre Ojeda” in Venezuela; il “Politecnico Salesiano” a Lima, nel Perù. Altre infine stando riflettendo sulla convenienza o meno di iniziare centri universitari. Qui la sfida è, da un lato, la qualità della nostra proposta culturale e, dall’altro, la presenza di Salesiani capaci di lavorare a questo livello, sì da garantire la pastorale universitaria e l’identità salesiana delle Università. Il coordinamento, per incarico del Rettor Maggiore, viene portato avanti da don Carlos Garulo, il quale cerca di consolidare quanto già è stato fatto e di promuovere e applicare la politica della Congregazione sulle IUS.

Processi pastorali

L’Associazionismo Giovanile. Il Movimento Giovanile Salesiano.

In tutte le Ispettorie c’è un grande sviluppo dell’Associazionismo Giovanile, anche se si deve aggiungere che non tutte sviluppano un serio programma con itinerari educativi pastorali. Purtroppo sovente l’eccessivo avvicendamento dei Salesiani responsabili provoca degli alti e bassi che intaccano la qualità della proposta in questo settore.

Poco a poco è cresciuta e si sta consolidando l’idea di collegare tutti i gruppi attorno al Movimento Giovanile Salesiano. Sono parecchie le Ispettorie che hanno un coordinamento ispettoriale e addirittura nazionale, insieme alle FMA, che organizzano momenti di incontro, congressi ed attività per pianificare e verificare il cammino del MGS. Alcune Ispettorie sono riuscite ad elaborare una proposta per la formazione degli animatori giovanili.

Pastorale vocazionale. Volontariato.

Nei paesi dell’ America del Nord la pastorale vocazionale trova delle notevoli difficoltà a causa dell’ambiente spesso connotato da uno stile di consumismo, edonismo ed anche a motivo  degli scandali legati a casi di abuso di minori denunciati contro membri della Chiesa Cattolica.  Nei paesi dell’ America Latina la situazione è notevolmente differente. Un humus religioso ancora ricco, la presenza di un substrato cattolico abbastanza consolidato, unitamente alle grandi sfide sul versante sociale, fanno sì che la proposta vocazionale trovi ancora grande accoglienza. Si deve tuttavia registrare che spesso nei candidati di questi paesi la base umana e cristiana non è tale da costruire solide personalità religiose.

Tuttavia in tutte le Ispettorie c’è la preoccupazione per la Pastorale Vocazionale, che viene condotta in diversi modi. In alcuni casi si è organizzata una vera équipe di animazione, talora formata da  diversi membri della Famiglia Salesiana, che cerca di spingere le Comunità ad elaborare un piano vocazionale ed a sviluppare un cammino propositivo per i giovani . Penso che in questa fase vengano perdute molte vocazioni per la mancanza di un vero processo di maturazione della fede e di accompagnamento, che aiuti i giovani ad assumere opzioni di vita attorno a Gesù e al Regno di Dio.

Il volontariato, presente con intensità e qualità diversa in tutte le Ispettorie, ha un triplice volto: quello di volontariato sociale, che è certamente il più diffuso, quello di volontariato missionario e quello di volontariato vocazionale. La cosa più bella ed interessante è che alcune Ispettorie sono riuscite a dare sistematicità al processo di volontariato, dalla preparazione all’accompagnamento e  al dopo.

La formazione dei laici.

In linea con gli orientamenti del CG23 e del CG24, i laici, che stanno assumendo  sempre più responsabilità importanti nella gestione delle opere, ricevono una formazione, che per essere più efficace dovrebbe essere più graduale e sistematica. In questa prospettiva, anche se si ribadisce l’opzione che la formazione dei laici delle nostre opere venga fatta a livello locale e ispettoriale, ritengo molto prezioso il servizio che stanno prestando alcuni specifici centri di formazione.

3.4  La Famiglia Salesiana

La Famiglia Salesiana è ben sviluppata nella Regione, dove possiamo trovare 12 rami: Salesiani (SDB), Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), Cooperatori Salesiani, Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, Figlie del Divino Salvatore, Suore della Resurrezione, Suore della Carità di Miyazaki, Volontarie di Don Bosco, Volontari Con Don Bosco, Ex-Allievi/e, Associazione di Maria Ausiliatrice, Asociación de Las Damas Salesianas (ADS).

Anzi, quattro di questi rami sono nati nella Regione, ad incominciare da quello dell’Istituto delle Figlie dei Sacri Cuore di Gesù e Maria, fondate dal Beato Don Luigi Variara ad Agua de Dios (Colombia); le Figlie del Divino Salvatore, fondate da Mons. Pedro Arnoldo Aparicio a San Vicente (El Salvador); la Asociación de Las Damas Salesianas, fondate da Don Miguel González a Caracas (Venezuela); le Suore della Resurrezione, fondate dal missionario indiano don Giorgio Puthenpura a San Pedro Carchá (Guatemala). E ancora il gruppo dei Volontari Con Don Bosco (CDB) che ha avuto il suo riconoscimento ecclesiale da parte dell’Arcivescovo di Caracas (Venezuela).

Nella maggioranza delle Ispettorie si è istituita e funziona bene la Consulta della Famiglia Salesiana, che molto ha giovato a far crescere nel senso di unità, nella coscienza di famiglia spirituale apostolica di Don Bosco, nella collaborazione per lavorare insieme sul territorio, anche se c’è ancora molta strada da percorrere

In questo settore le due sfide più grandi sono da una parte la cura e promozione dell’Associazione degli Ex-Allievi Salesiani e, dall’altra, la consapevolezza tra noi Salesiani della nostra responsabilità di animare la Famiglia Salesiana (Cost. 5).

3.5  La Comunicazione Sociale

L’area della Comunicazione Sociale trova in questa Regione una delle sue migliori realizzazioni, soprattutto quando si prende in conto l’insieme dei campi di questo settore. Abbondano le imprese di produzione: ci sono 10 scuole di tipografia, 9 tipografie, 5 editrici scolastiche, 3 editrici catechistiche, 4 editrici generali, 10 librerie, 4 centri audiovisivi, 2 centri di produzione di programmi, 12 emittenti radio, 6 canali di televisione, 4 riviste e 3 centri progetti web. L’Editrice “Apostolato Biblico Cattolico” di Bogotá diffonde i suoi libri dal Santuario del Bambino Gesù con una produzione che per qualche titolo arriva ad alcuni milioni di esemplari.

A favore di una particolare incidenza nel mondo culturale hanno speciale rilievo le editrici di testi scolastici di Venezuela, Ecuador e Bolivia. L’ editrice “Abya-Yala”, in Ecuador, gode del riconoscimento mondiale per le sue pubblicazioni sulla cultura e realtà sociali. Le due Ispettorie del Messico hanno costituito una società insieme a EDEBE di Barcelona (Spagna) per la pubblicazione di testi scolastici.

Il Bollettino Salesiano si pubblica regolarmente in tutte le Ispettorie, tranne che nella Visitatoria di Haiti. Le edizioni, eccetto quella del Messico che è mensile, sono bimensili o trimestrali. L’Ispettoria di New Rochelle edita il Bollettino Salesiano in inglese e in spagnolo. Nell’insieme della Regione la tiratura supera le 700.000 copie:  204.000 nel Messico, 128.000 nell’Ispettoria Stati Uniti Ovest, 100.000 negli Stati Uniti Est, 76.440 nell’Ispettoria del Centramerica e 63.000 in quella del Canada.

Anche se nella Regione ci sono parecchie facoltà di Comunicazione Sociale, e anche se c’è una preoccupazione per la formazione dei Salesiani per essere comunicatori, tuttavia si potrebbe fare molto di più.

3.6  Le Missioni e l’animazione missionaria

La presenza missionaria della Regione Interamerica è assai significativa, sia per la quantità di Ispettorie coinvolte, sia per la qualità del lavoro fatto in alcune zone. Particolarmente significativo è quanto si realizza tra gli indigeni a Kami, in Bolivia; a Valle Sagrado e San Lorenzo, nel Perú; nelle Missioni Andine e nel Vicariato di Méndez, che è il più antico della Congregazione, in Ecuador; nel Vicariato di Puerto Ayacucho, in Venezuela; nel Alto Verapaz, in Guatemala; e nella Prelatura Mixepolitana, in Messico. Da mettere in rilievo anche l’apostolato tra gli afroamericani: a Condoto ed a Buenaventura nell’Ispettoria di Colombia-Medellín, a Esmeraldas nell’Ecuador e in una parrocchia della Ispettoria di New Rochelle a Washington.

Nelle missioni si è fatto un grande sforzo di inculturazione del Vangelo, di sviluppo di processi di evangelizzazione, di catechesi e di formazione degli animatori per l’impianto della Chiesa. Speciale menzione merita il lavoro fatto tra gli Shuar (ECU), gli Achuar (ECU e PER), tra gli Yanomami (VEN), tra i Mayas (CAM), tra i Mixes e i Chinantecos (MEM).

La presenza dei Salesiani missionari è stata decisiva per la sopravvivenza e lo sviluppo dei popoli indigeni. Nei territori di missione la presenza salesiana è stata l’unica istituzione che, per parecchi anni,  ha portato avanti un progetto di evangelizzazione dal punto di vista ecclesiale e programmi di educazione e promozione dal punto di vista sociale. La presenza dei Salesiani, inoltre, ha garantito il rispetto dei diritti fondamentali di questi popoli, tra gli altri quello del possesso della terra.

Insieme al lavoro tipicamente missionario ci sono stati e ci sono ancora missionari studiosi della cultura indigena dei popoli, della loro lingua e cosmo-visione. Sono numerose le pubblicazioni al riguardo. In questo campo l’ editrice “Abya-Yala” si trova all’avanguardia.

Com’è naturale, non mancano problemi, dovuti soprattutto alla stanchezza dei missionari, spesso sottoposti ad un duro regime di vita, alla loro età avanzata e alla mancanza di ricambio. È urgente crescere nella coscienza che tutta l’Ispettoria è chiamata ad essere e sentirsi missionaria.

Le Ispettorie della Regione Interamerica, come tutte le Ispettorie dell’Europa ed alcune dell’Asia, sono state coinvolte nel Progetto Africa: le Ispettorie degli Stati Uniti in Sierra Leone e le Ispettorie latinoamericane in Guinea-Conakry. La prima è passata ora a far parte della nuova Visitatoria di Africa West e la seconda di quella di Africa Occidentale.

Nella Regione ci sono inoltre due Procure che compiono un’importante opera di appoggio ai progetti missionari e di sviluppo. Sono quella di Sherbrooke, nel Canada, e quella di New Rochelle, negli USA, molto  più conosciuta, anche per essere stata la prima delle Procure Missionarie Salesiane. A Quito, Ecuador,  c’è una Procura vocazionale (Fondo Vocazionale) iniziata da P. John Porter, che aiuta tutte le Ispettorie della America Latina, comprese quelle della Regione America Cono Sud.

4.  SFIDE E PROSPETTIVE DI FUTURO

Alla fine della presentazione di questa Regione vorrei individuare quelle che ritengo essere le principali sfide che essa deve affrontare e quindi le prospettive di futuro. Prendo spunto e ispirazione della citazione del profeta Isaia che ha ispirato il titolo di questa mia lettera: «
Voi che cercate il Signore guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti» (Is 51,1). È questo un richiamo a tornare alle origini, all’identità carismatica, alla fedeltà vocazionale, alla spinta apostolica con la passione del “Da mihi animas” di Don Bosco e dei fondatori della presenza salesiana in questa zona del mondo.

Innanzitutto, la Regione è chiamata ad irrobustire
l’identità salesiana di consacrati apostoli degli stessi Confratelli e delle comunità, affinché possano testimoniare la loro sequela radicale di Cristo e realizzare la missione con ardore apostolico.

Giovanni Paolo II aveva incominciato a parlare dell’urgenza, per tutta la Chiesa, di una
nuova evangelizzazione. Questo è un compito urgente che, unito a quello dell’educazione alla fede, dovrà far sì che i valori del Vangelo siano assimilati e assunti personalmente e si passi da una bontà naturale a scelte di fede veramente coscienti ed interiorizzate. Un impegno che porti a promuovere il processo di trasformazione dell’America Latina (cf. Documenti di Medellín e di Puebla), a lavorare per la promozione umana ed a contribuire alla costruzione di una cultura alternativa centrata nelle persone e non nelle cose (Santo Domingo), affinché i nostri popoli possano trovare in Gesù Cristo il cammino per la conversione, la comunione e la solidarietà (Ecclesia in America).

Tutto questo ha molto a che vedere con la
formazione dei Salesiani, che deve aiutare i Confratelli a purificare ed approfondire motivazioni, ad assumere personalmente i valori, a fare consapevolmente delle scelte e, dunque, ad organizzare la vita attorno agli impegni della vita religiosa salesiana assunta. Essa deve fornire loro robustezza teologica e culturale. È necessario perciò trovare soluzioni interispettoriali per le comunità formatrici e per i centri di studio salesiani. Non sembra che le singole Ispettorie abbiano la capacità né le risorse per essere all’altezza della loro responsabilità in questo campo. La formazione specifica e la specializzazione dei Salesiani coadiutori sono pure realtà da approfondire.

Per affrontare queste sfide io propongo ai Confratelli della Regione, ma anche a tutta la Congregazione, i seguenti orientamenti:

4.1  Testimoniare il primato di Dio tra i giovani nel mondo d’oggi

La complessità del tempo presente richiede il ritorno continuo all’origine della nostra vita apostolica: Dio. Ciò comporta la riscoperta della propria vocazione come progetto di vita centrato in Cristo e la passione per la missione per “essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente i più poveri” (
Cost. 2).

Al fine di mantenere questo “alto grado di vita cristiana ordinaria” abbiamo bisogno di “programmare la nostra santità” (
E. Viganò), tanto a livello personale come comunitario. Perciò risulta indispensabile curare:

La vita spirituale della comunità: il primato assoluto di Dio deve esprimersi in una profonda esperienza di fede condivisa e vissuta nel quotidiano.

La funzione animatrice del Direttore, la cui prima responsabilità è appunto quella di promuovere la crescita vocazionale dei Confratelli, incoraggiare la fedeltà della Comunità Religiosa e animare la Comunità Educativo Pastorale (cf. Cost. 55).

4.2  Rigenerare Don Bosco e la sua passione del “Da mihi animas”

È molto importante, per ciascuna delle opere,  elaborare ed applicare il proprio progetto, nel quale vengano definite e chiarite quelle priorità strategiche di evangelizzazione e di educazione alla fede che meglio rispondano alle urgenze della situazione giovanile nella Regione, e le misure pratiche per renderle poi effettivamente operative. Ciò presuppone lo studio e la pratica delle Costituzioni e la realizzazione della missione con gioia, convinzione ed efficacia.

Il criterio che può correttamente guidare tale discernimento sarà la riscoperta di Don Bosco, uomo mistico e profetico, e l’assunzione vitale delle sue grandi convinzioni: 1) l’importanza della cura della gioventù povera ed abbandonata; 2) il valore dell’educazione come mediazione che può effettivamente trasformare la società; 3) la necessità di coinvolgere il maggior numero di persone nel progetto di salvezza dei giovani.

4.3  Risignificare le nostre presenze nella Regione, sospinti dalla opzione per i nostri destinatari preferenziali [4]

L’opzione per la gioventù povera, abbandonata e in situazione di rischio psico-sociale è stata una preoccupazione di Don Bosco e della sua famiglia spirituale apostolica fino ad oggi. I giovani sono il centro della nostra missione e la nostra  ragione d’essere; i loro bisogni e aspirazioni devono determinare il tipo di presenza che offriamo loro. Di conseguenza, non importa tanto il mantenimento delle strutture quanto la loro validità educativa, significatività sociale ed efficacia evangelica.

Questa convinzione ci dovrebbe condurre a ristrutturare le opere esistenti per continuare la nostra presenza in forma nuova, dove già ci troviamo, e, se necessario, creare altre nuove realtà di servizio e di apostolato. Un criterio fondamentale per migliorare la significatività delle nostre presenze è la costituzione di comunità consistenti, sia per il numero dei Confratelli, sia per la loro qualità. A ciò si deve aggiungere l’urgenza di generare una più grande comunione e partecipazione con la Famiglia Salesiana e con i laici nostri collaboratori, per creare nuovi modelli di gestione delle opere.

Più in concreto, la nostra proposta educativa e pastorale oggi va espressa seguendo l’attuazione delle seguenti linee:

In tutte le nostre opere e presenze si deve attuare un nuovo stile di presenza e di accoglienza di tutti, con un servizio educativo integrale centrato sulla persona, la promozione di una cultura della solidarietà e l’impegno per la giustizia e la trasformazione della società.

L’attenzione ai più poveri non si può ridurre, dunque, a un settore di alcune opere di carattere sociale; è piuttosto una linea trasversale che interessa tutte le presenze. Ciò porta, necessariamente, a interrogarsi sul tipo di cultura che si propone nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri giovanili e oratori, nei centri di azione sociale.

Nelle opere specifiche nel campo dell’emarginazione giovanile dobbiamo offrire ai giovani in difficoltà delle risposte concrete, entro un cammino di crescita integrale.

Queste opere o attività richiedono competenza professionale, programmi specializzati, collaborazione con altre agenzie e istituzioni civili, e il superamento di una forma individuale di operare. Qui ci vuole una maggiore integrazione delle iniziative e dei Confratelli nel Progetto Organico Ispettoriale.

4.4  Creare sinergia, mettendo insieme sforzi, mezzi e impegni per realizzare esperienze in collaborazione.

Oggi più che mai è fondamentale crescere in solidarietà e collaborazione inter-ispettoriale nei diversi settori, al servizio della vita e della missione salesiana. La società, in genere, e i giovani, in particolare, hanno il diritto di vedere che siamo un gruppo solidale, che opera in comunione, lavora in rete e realizza un progetto condiviso.

Parafrasando le parole di Gesù ai suoi discepoli nell’Ultima Cena, io vi invito ad “essere una sola cosa”, “un cuore e un’anima”, perché i giovani credano che siamo stati inviati loro da Dio (cf.
Gv 17,21). Ciò comporta di passare da una mentalità di Ispettoria a una mentalità di Regione e di Congregazione. Non dobbiamo dimenticare mai che quello che importa è Don Bosco e la sua presenza sul territorio, e che tutta l’organizzazione e tutte le strutture sono al servizio della missione. Oh quanto vorrei sentire e contemplare questa disponibilità e questa unità!

CONCLUSIONE

Concludo, Cari Confratelli, invitando tutti a vivere, con apertura di cuore e generosità di impegno, questo tempo di riconciliazione e conversione che è la Quaresima, in modo che sia libera di prorompere nella nostra vita la gioia della Risurrezione del Signore e noi possiamo mettere a frutto la novità di vita che ci è stata resa possibile da Gesù Cristo con il suo mistero pasquale e l’effusione dello Spirito Santo nei nostri cuori.

Il nostro futuro dipenderà dalla nostra fedeltà alle nostre origini. Da qui la validità dell’appello del profeta ripetuto, oggi, a tutti noi: “
Voi che cercate il Signore guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti”.

Maria aumenti la nostra capacità di contemplare con sguardo limpido e puro il disegno originale di Dio su ciascuno di noi e su tutta la nostra Congregazione e ci ottenga la grazia di saperci e volerci figli che cercano solamente di fare la volontà del Padre.

Don Pascual Chávez V.



[1] E. Ceria, Annali della Società Salesiana, SEI 1941, vol. I, pag. 600-601

[2] MB XVI, pag. 389

[3] Cf. ACG 380, Progetto d’Animazione e Governo del Rettor Maggiore ed il suo Consiglio, terza priorità, e terza area d’animazione del settore Pastorale Giovanile (Promozione della Solidarietà e della Giustizia).

[4] In altre Lettere ci sono orientamenti concreti per la risignificazione delle presenze (cf. ACG 385, p. 26; ACG 387, p. 50-52).