301-350|it|309 Atto di affidamento della Congregazione a Maria Ausiliatrice - Madre della Chiesa

21.


ATTO Dl AFFIDAMENTO DELLA CONGREGAZIONE

A MARIA AUSILIATRICE - MADRE DELLA CHIESA



a. Notizie: 1. La santa morte del compianto don Renato Ziggiotti. - 2. La solenne beatificazione di Mons. Luigi Versiglia e di D. Callisto Caravario.

b. Atto di affidamento della Congregazione a Maria Ausiliatrice - Madre della Chiesa. - Alle soglie di una nuova tappa della vita della Congregazione. - ll significato di questo nostro atto religioso. - Affidàti a Maria «Ausiliatrice», prepariamo l’Avvento del 2000. - Vogliamo essere coraggiosi missionari della gioventù. - Educatori della grazia. - Perché parliamo di «affidamento». - Fiducia e speranza.

Lettera pubblicata in ACS n. 309



Roma, 31 maggio 1983


Cari Confratelli,


due eventi meritano uno speciale ricordo in questo nostro incontro trimestrale: il primo è la santa morte del compianto don Renato Ziggiotti, Rettor Maggiore emerito, 5° Successore di Don Bosco, avvenuta ad Albarè (Verona) il 19 aprile scorso; il secondo è la beatificazione di Mons. Luigi Versiglia e di don Callisto Caravario proclamata solennemente dal Papa Giovanni Paolo II il recente 15 maggio nella piazza San Pietro.


1. La figura di don Renato Ziggiotti, che sarà opportunamente commemorato in altra sede, ci mostra il volto genuino di un grande figlio di Don Bosco e ci fa ricordare, con i suoi 12 anni di rettorato, uno scorcio assai delicato e caratteristico della storia della Congregazione. Gli toccò guidare — dopo un lungo servizio offerto come Direttore, Ispettore, Consigliere Scolastico Generale, e Prefetto o Vicario del Rettor Maggiore — la nostra Famiglia alla fine, possiamo dire, di un’era culturale, dopo il grande conflitto mondiale del ’39-’45 e nella immediata preparazione e svolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II, quando già incominciava a farsi sentire l’aurora di una nuova epoca storica accompagnata dagli equivoci della contestazione, che preannunciava gli avvenimenti del ‘68, le sue tensioni e agitazioni.

Don Renato Ziggiotti, alla guida della Congregazione, ha saputo testimoniare con costante simpatia i valori permanenti della vocazione salesiana: in un’ora di strappi ha tessuto l’unità di tutte le Case e di tutti i confratelli; mentre lo sguardo di tanti si rivolgeva al futuro più che al passato, egli ha insistito sulla conoscenza e sull’amore di Don Bosco Fondatore come indispensabile punto di riferimento nel cammino dell’avvenire; quando crescevano le incertezze e si prospettava una intensa ricerca di identità, egli proclamava con la sua vita una convinta determinazione, un instancabile impegno animato da forte spirito di sacrificio, un incrollabile senso di Dio, una devozione filiale a Maria, un profondo e preoccupato entusiasmo per i giovani, una dedizione più intensa alle vocazioni e alla formazione, un’umiltà che lo rese tempestivo nel passare ad altri il servizio al timone, una gioia e un’allegria inesauribili. Ha testimoniato i valori permanenti della vocazione salesiana.

Ringraziamo Iddio d’averci dato un confratello di tale tempra e statura, che ha saputo essere così docile allo Spirito del Signore da poter avviare la Congregazione a prepararsi, nell’unità e nella fedeltà, alle incalzanti esigenze dei tempi nuovi.


2. La beatificazione dei nostri primi due missionari martiri ha arricchito la Famiglia Salesiana di una nuova dimensione ecclesiale. Ce ne ha fatto acquisire coscienza innanzitutto la profonda e profetica omelia del Santo Padre, e poi la dotta, documentata e appassionata prolusione di Mons. Antonio M. Javierre, Segretario della Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, durante la solenne commemorazione dei due beati martiri nell’aula magna della nostra Università Pontificia. Con questa beatificazione è stata collaudata una nuova dimensione fondante della santità dei figli di Don Bosco: quella di considerare il martirio quale meta intrinseca allo spirito del Da mihi animas, che Don Bosco definiva «martirio di carità e di sacrificio per il bene altrui»!

Don Bosco vi insisteva spesso. «Il primo passo che devono fare coloro che vogliono seguire Dio si è di rinunciare a se stessi e portare la loro croce dopo di Lui».l E, cosa piuttosto rara, perché Don Bosco spiegava poco le sue sentenze, in una lettera del 1867, indirizzata a tutti i Salesiani, precisava così il suo pensiero: «Ciò è quanto nella nostra Società fa colui che logora le sue forze nel sacro ministero, nell’insegnamento od altro esercizio sacerdotale, fino ad una morte eziandio violenta di carcere, di esilio, di ferro, di acqua, di fuoco...».2

I due beati hanno suggellato con lo spargimento del sangue l’amore di predilezione ai giovani. «È sempre per la sua testimonianza di fede — ci ha detto il Papa —, che il Martire viene ucciso... (Ciò può anche avvenire) a causa di una certa azione morale, che trova nella fede il suo principio e la sua ragion d’essere. (Si tratta, in tal caso, di) una testimonianza implicita ed indiretta (della fede), ma non meno reale, ed anzi in un certo senso più completa, in quanto attuata nei frutti stessi della fede, che sono le opere della sua carità».3

E più avanti, nella sua omelia, il Papa dà straordinaria importanza profetica al martirio dei nostri due confratelli quando afferma: «Il Sangue dei due beati sta alle fondamenta della Chiesa cinese, come il sangue di Pietro sta alle fondamenta della Chiesa di Roma. Dobbiamo quindi intendere la testimonianza del loro amore e del loro servizio come un segno della profonda convenienza tra il Vangelo ed i valori più alti della cultura e della spiritualità della Cina. Non si può separare, in tale testimonianza, il sacrificio offerto a Dio ed il dono di sé fatto al popolo ed alla Chiesa della Cina».4

Per questo il Santo Padre auspica che «la gioiosa circostanza di questo rito di beatificazione» susciti e rinforzi un processo nel dialogo tra Vangelo e cultura dell’immenso popolo cinese.5

Ci sentiamo così ecclesialmente legati, oltre che all’impegno missionario in genere e al Progetto-Africa in specie, anche a questa grande attesa della Chiesa verso la Cina continentale.

E allora, cari confratelli, dobbiamo pensare che il Signore ci chiede assai di più di quello che stiamo già facendo secondo le limitate forze di cui disponiamo. È proprio vero! Iddio ci ingaggia sempre più in là delle nostre forze. Ed è bello che sia così, perché dobbiamo sentirci oggettivamente nelle Sue mani, sorretti dalla Sua potenza e spinti dal Suo Spirito a partecipare sempre più attivamente a un’ora di espansione della Chiesa. In Essa anche noi cresceremo, se evitiamo di rinchiuderci nel già fatto a lesinare con calcoli casalinghi le nostre forze. Siamo chiamati a nutrire davvero una concreta fiducia sull’efficacia della risurrezione di Cristo e di Maria, ad essere sicuri che la nostra Famiglia spirituale è nata nella magnanimità ed è alimentata da un’intima energia superiore. Il nostro Fondatore ci incoraggia dicendoci: «lavorare a più non si dire».6

Don Albera, citando San Francesco di Sales, diceva: «Affidàti alla protezione (di Maria), mettiamo pur mano a grandi cose: se l’amiamo di ardente affetto, Ella ci otterrà tutto quello che desideriamo».7 La ormai centenaria esperienza della nostra esistenza vocazionale ci chiama «a grandi cose».

Ed è appunto sul tema di un nostro speciale affidamento all’Ausiliatrice che vi offro alcune riflessioni in prospettiva dei nostri crescenti impegni di futuro.



ATTO Dl AFFIDAMENTO DELLA CONGREGAZIONE

MARIA AUSILIATRICE - MADRE DELLA CHIESA


Il prossimo Capitolo Generale pone in qualche modo termine a un processo di identificazione postconciliare voluto dalla Chiesa e richiesto dell’emergere di una nuova epoca culturale che coincide con la preparazione del terzo millennio della Chiesa. Come agli inizi, in ogni nostro cominciamento deve apparire chiaro e indispensabile l’intervento di Maria.



Alle soglie di una nuova tappa della vita della Congregazione


L’impegno capitolare del nostro lavoro conclusivo circa le Costituzioni e Regolamenti, oltre ad essere un punto d’arrivo (come già vi dicevo nel convocare il CG22),8 sarà soprattutto una piattaforma autorevole di rilancio della nostra vocazione nella Chiesa: «il CG22 dovrebbe mettere le basi di una desiderata fase di più intensa genuinità salesiana», sia nello spirito dei confratelli e delle comunità locali, sia nella magnanimità degli impegni apostolici ispettoriali e mondiali. Ci sentiamo sussurrare al cuore dai nostri grandi predecessori: «mettete pur mano a grandi cose»!

Ma questo lo sapremo fare solo se «affidàti alla protezione» della Madonna, così come ha fatto il nostro Padre Don Bosco. Per questo ho creduto opportuno, su richiesta anche di vari confratelli, di invitarvi a realizzare un solenne Atto di Affidamento di tutta la Congregazione a Maria Ausiliatrice - Madre della Chiesa, in occasione del prossimo Capitolo Generale.

Alla conclusione degli Esercizi Spirituali che precedono l’apertura ufficiale del Capitolo, il sabato 14 gennaio 1984 i Capitolari, a nome delle comunità ispettoriali, in rappresentanza di tutti i Confratelli e dell’intera Congregazione, faranno uno speciale Atto di Affidamento a Maria. Invito le comunità locali, e i singoli, a unirsi a tale Atto celebrandolo anche in ogni Casa. Ogni Ispettore con il suo Consiglio veda la forma migliore di prepararlo e realizzarlo in ognuna delle comunità locali. Vorremmo prepararci dovutamente cercando di percepire l’importanza spirituale e salesiana di tale gesto mariano per il rilancio della nostra vocazione alle soglie, come suol dire il Papa, dell’Avvento del 2000.



Il significato di questo nostro atto religioso


Vuol essere un gesto di fede e di speranza. Lo inseriamo in un clima progettuale di futuro: il CG22, più che una meta, è un campo-base di partenza. Di più, più in alto, più avanti!

Innanzi tutto il nostro Atto di Affidamento all’Ausiliatrice sarà profondamente comunitario. Intendiamo consegnare alla custodia materna della Madonna, alla sua cura, alle sue premurose iniziative, alla sua potenza d’intercessione, alla sua privilegiata e materna capacità di condurre a Cristo, tutta la Congregazione in quanto comunità mondiale, quale comunione nell’identità dello spirito e della missione in tutte le Ispettorie e Case.

Maria, che tra noi «ha fatto tutto», ci aiuti a crescere nell’unità e nella fedeltà al Fondatore attraverso l’opportuno adattamento alla pluriformità delle situazioni.

Questa dimensione comunitaria comporta, per sua natura, che l’affidamento sia anche un atto personale di ognuno dei soci: ciascun confratello deve sperimentare nella sua propria coscienza la volontà di abbandonarsi fiduciosamente a una Persona tanto fidata e a una Madre tanto influente nell’economia della salvezza.

Affidiamo la nostra Congregazione e ogni suo membro a Maria perché con Lei ci sentiamo parte viva della Chiesa, di cui Essa è Madre Aiuto e Modello, e ne condividiamo generosamente la missione nel mondo, soprattutto a favore della gioventù, affinché con aggiornata efficacia concorriamo a testimoniare e a edificare il Regno di Cristo e di Dio tra i giovani.

Tale affidamento implica in se stesso una visione più chiara e cosciente della nostra speciale consacrazione sacramentale e religiosa. Favorirà così un ricupero di fedeltà. C’è un rapporto oggettivo e vincoli concreti tra il nostro essere cristiano e religioso e la funzione ecclesiale di Maria. Nell’Atto di Affidamento intendiamo averne una più costante e attenta considerazione. Maria ci aiuterà a vivere fedelmente la vocazione salesiana, a percepirne la bellezza, ad attuarne la missione. Ci insegnerà a vivere quotidianamente nelle sue varie espressioni la sintesi salesiana della nostra spiritualità così come la compendia la bella preghiera che recitiamo all’Ausiliatrice ogni mattina dopo la meditazione. È una preghiera assai significativa per noi! Con essa ci poniamo sotto la protezione materna di Maria, ci affidiamo a Lei e chiediamo il dono della fedeltà, rinnovando l’offerta di noi stessi al Signore nella dedizione alla missione giovanile, del cui spirito viene tracciato un quadro dinamico e pratico di santità.

(N.B.: Per essere sicuri a quale preghiera ci stiamo riferendo, metto in appendice il suo testo ufficiale così come dovrebbe venir recitato in tutte le Ispettorie e Case).

Questo nostro gesto mariano è anche impegno di crescita della nostra coscienza di figli: figli di Dio in Cristo, ma anche figli di Maria, Madre di Dio nel Cristo. La filiazione comporta una vera appartenenza di «consanguineità» spirituale, una vitale parentela di grazia, che orienta la libertà a crescere nell’orbita evangelica dell’obbedienza: «per Maria a Cristo; figli nel Figlio»!

«Affidarsi» a Maria e appartenere più coscientemente a Lei non significa ridurre gli spazi della propria libertà, ma affermare quelli veri, scelti con predilezione quale ambiente favorevole di famiglia in cui lanciare la maturazione cristiana e la retta espansione del proprio amore.

Qualche santo ha parlato anche di «servitù» o «schiavitù materna», non tanto per attutire o cancellare l’iniziativa della libertà, quanto per indicarne con incisiva espressività il senso d’appartenenza totale («totus tuus»!) come pienezza di amore e affermazione di libertà santificata. Nei nostri noviziati e nei centri di formazione questo «senso di appartenenza totale a Maria» era, per lunghi anni, una prassi del tutto libera ma pressoché ordinaria e comune.

Il nostro Padre e Fondatore Don Bosco suggeriva di rendere più cosciente e impegnativo l’aspetto di affidamento mariano con un atto di filiazione. In un suo opuscolo del 1869, pubblicato nelle Letture Cattoliche ad uso dell’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice (da lui recentemente fondata), proponeva un «Atto di figliazione con cui si prende per Madre Maria Vergine».

La formula da lui redatta per tale Atto è una preghiera di affidamento che centra l’attenzione e la supplica su Gesù Cristo, «primo principio ed ultimo fine»; Egli nel suo Testamento dalla croce dà «al prediletto Apostolo S. Giovanni la qualità e il titolo di figliolo della “sua” Madre Maria». Poi rivolge direttamente la preghiera del devoto alla Madonna per chiederLe di «poter appartenere a Lei» come figlio, di «averla per Madre»; infatti, «affidato» alla sua bontà, La «elegge» per Madre supplicandola di «riceverlo»; Le «fa una donazione intiera e irrevocabile di tutto se stesso» e «si abbandona» nelle sue braccia confidando nella sua «materna protezione».

Ecco bene espressi, in questa formula di Don Bosco, il significato proprio del gesto di affidamento e anche le fondamentali sue esigenze e impegni. È un atto di fede che rinnova la coscienza battesimale della filiazione. La redazione stessa dell’«Atto» è una testimonianza di intuizione ecclesiale aperta alla maturazione posteriore sulla linea del rinnovamento postconciliare mariano.

L’atto di filiazione propagato dal nostro Fondatore sottolinea, da parte del devoto, la sua libera iniziativa di riconoscere e curare la speciale funzione materna di Maria, la consegna fiduciosa di sé a Lei, una disponibilità filiale a lasciarsi condurre, la sicurezza di un aiuto adeguato e un atteggiamento di devozione che attraverso Maria si rivolge totalmente a Cristo per vivere meglio e in pienezza le ricchezze del suo mistero.

La data di redazione e i contenuti di questo testo mariano di Don Bosco fanno rapportare spontaneamente quest’atto di filiazione al nome caratterizzante dato alle «sue» suore, le «Figlie di Maria Ausiliatrice» (FMA), che egli ha voluto come modello di affidamento filiale all’Ausiliatrice. Nell’articolo 4 delle Costituzioni rinnovate delle FMA si legge: «Siamo una Famiglia religiosa che è tutta di Maria. Don Bosco ci ha volute “monumento vivo” della sua riconoscenza all’Ausiliatrice e ci chiede di essere il suo “grazie” prolungato nel tempo. Noi sentiamo Maria presente nella nostra vita e ci affidiamo totalmente a Lei».



Affidati a Maria «Ausiliatrice», prepariamo l’Avvento del 2000


Don Bosco ha maturato la sua devozione mariana contemplando apostolicamente Maria quale Aiuto del popolo cristiano e Madre della Chiesa. Questo non è un aspetto indifferente per il nostro Atto di Affidamento. Intendiamo consegnare noi stessi a una Madre operosa, che è continuamente sollecita delle sorti della Chiesa nelle vicissitudini della storia di ogni secolo.

La nostra partecipazione alla missione del Popolo di Dio privilegia la pastorale giovanile e, quindi, sottolinea in Maria la sua pre-occupazione materna verso i giovani, verso i problemi culturali del-l’educazione, verso la pedagogia delle vocazioni, con sensibilità apostoliche progettuali per una Società nuova e una Comunità cristiana più impegnata.


— L’affidamento a Maria, vista come Ausiliatrice - Madre della Chiesa, comporta in noi un particolare atteggiamento ecclesiale di adesione e affetto per il «Papa e i Vescovi». Aderiamo con attenzione al loro Magistero e alla loro Guida pastorale come a mediazione qualificata di Cristo-Capo su tutto il suo Corpo; siamo sensibili alle urgenze della Chiesa universale e particolare, e ci sforziamo di collaborare in forma generosa e concreta, dopo aver aggiornato e riformulato a tale scopo i nostri criteri di identità e di comunione.

L’Atto di Affidamento dovrà rinnovare in Congregazione, con l’aiuto di Maria, questa importante caratteristica di speciale fedeltà al Papa e ai Vescovi lasciataci da Don Bosco e bisognosa oggi di sincera e sacrificata testimonianza.

La stima convinta e il continuato e attento riferimento, nella nostra vita spirituale e pastorale, al peculiare carisma di discernimento dei Pastori posti da Cristo e assistiti dal suo Spirito per guidare il Popolo di Dio nelle congiunture del divenire umano, è uno dei grandi valori ecclesiali che chiediamo all’Ausiliatrice di saper irrobustire e far crescere in Congregazione.


— Un altro aspetto che ci proponiamo di intensificare con questo nostro affidamento a Maria e di cui Essa è modello eccelso e fonte inesauribile, è quello della bontà. Si tratta di quel buon senso del cuore, di quella semplicità gioiosa, di quella «bontà fatta sistema», che costituisce un po’ il nostro «quarto voto», incluso appositamente, secondo l’intenzione del Fondatore, nel nostro nome programmatico di «Salesiani».

È, come sappiamo, uno stile e un criterio pastorale che deve permeare tutta la nostra attività apostolica, le modalità della nostra convivenza, la duttilità dell’approccio e il metodo del dialogo, il nostro atteggiamento di amicizia, per cui non ci basta amare i giovani ma ci sentiamo mossi a coltivare una spiritualità che ci abilita a farci amare da essi; insomma quel ricco «spirito di famiglia» che Don Bosco ha definito con l’espressione Sistema Preventivo. Il CG21 ci ha stimolati a riattualizzare questa preziosa eredità. Maria ci aiuterà a viverla sempre più intensamente, come prassi che promuove e armonizza tutte le componenti del nostro spirito.


Inoltre, affidàti all’Ausiliatrice, ci sentiamo invitati insistentemente da Essa, Madre della Chiesa pellegrina, all’operosità apostolica per l’edificazione del Regno di Cristo e di Dio.

Ripenseremo in profondità il ricco e caratterizzante spirito del da mihi animas, che ci fa contemplare Dio da una angolatura originale, e che Don Bosco ha tradotto, come applicazione pratica e vissuta, nell’esigente programma di donazione di sé espresso nello stemma salesiano lavoro e temperanza.

Confidiamo nell’aiuto di Maria, Ispiratrice dell’Opera salesiana, per saper imitare le virtù di Don Bosco e intensificare la nostra laboriosità come espressione di zelo apostolico e di ascesi religiosa

che fa della vita un sacrificio quotidiano offerto a Dio per la salvezza dell’uomo.9



Vogliamo essere coraggiosi missionari della gioventù


L’operosità dell’Ausiliatrice a favore del Popolo di Dio, pellegrino nella storia, impegna intrepidamente nella lotta tra il bene e il male, con chiara convinzione che la Chiesa cattolica è «il germe e l’inizio del Regno di Cristo e di Dio», inviata per annunciarlo e instaurarlo in tutte le genti.10

Sappiamo che il titolo «Auxilium Christianorum» riporta a tempi difficili di prove, di pubblici pericoli, di gravi difficoltà per la fede, e a battaglie significative per la libertà sociale dei popoli credenti. Parlando della devozione a Maria Aiuto e Madre della Chiesa Don Bosco ricorda, nel suo opuscolo Le meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice,11 che «non si tratta tanto d’invocare Maria per interessi privati, ma per i gravissimi e imminenti pericoli che possono minacciare i fedeli. Oggi è la stessa Chiesa cattolica che è assalita: è assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina: è assalita come Chiesa cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli».

L’affidamento a Maria, Aiuto dei Cristiani - Madre della Chiesa, esige da noi il coraggio e la costanza dei profeti e dei lottatori pacifici, così come lo fu Don Bosco in congiunture tanto insicure e complesse. Per lui, però, l’Ausiliatrice non era né la Madonna della guerriglia né la maschera religiosa per camuffare una opzione politica. Meno ancora era una specie di surrogato della paura e dell’alienazione. Era un vero, concreto, esigente e anche rischioso impegno storico. In ogni situazione il coraggio della fede, la creatività dell’amore e la costanza della pazienza possono e debbono fare di noi dei difensori e degli annunziatori indomabili della verità evangelica e dei fedeli e instancabili collaboratori, come dicevamo, del Papa e dei Pastori.

La colletta della liturgia rinnovata della festa di Maria Ausiliatrice esprime bellamente il tipo di intrepidezza e di capacità di lotta che l’affidamento all’Ausiliatrice deve irrobustire in noi: «concedi, o Signore, che la tua Chiesa abbia sempre la forza di superare con la pazienza e vincere con l’amore tutte le prove interne ed esterne, perché possa svelare al mondo il mistero di Cristo».12

La nostra «forza» è la «potenza dello Spirito Santo» di cui ci parlano con insistenza la Scrittura e la Liturgia. È un’energia spirituale, a prima vista impercettibile, umile e quasi clandestina, ma reale e invincibile, che non teme nessun nemico e infonde coraggio per annunciare e far crescere il Vangelo in tutte le situazioni. Ciò che conta è sentirsi veramente inabitati dal divino Spirito e vivere in unione con Lui. Da questa «vita interiore» sgorga l’audacia e la costanza della «pazienza» per affrontare e «superare» ogni genere di difficoltà; da essa viene alimentata la creatività e la duttilità dell’«amore» per agire pastoralmente fino a «superare» non solo qualche ostacolo, non solo certi contrasti esterni di abusi e di prepotenze, bensì «tutte le prove interne ed esterne». Oggi, infatti, sono sorte per la Chiesa non poche difficoltà anche «interne», di tipo ideologico e disciplinare, che indeboliscono la sua identità e possono deviare la sua piena fedeltà alla missione di Cristo sulla terra. Ebbene: «Mai nessun peccato del mondo — ha detto il Papa a Fatima — può superare l’Amore»!

L’affidamento all’Ausiliatrice vuole assicurare in noi un quotidiano impegno contro ogni superficialità spirituale che ci toglie la «potenza dello Spirito Santo»; vogliamo avere la forza di vivere con costanza, lavorare con instancabilità, testimoniare con coraggio e lottare evangelicamente nella più esplicita lealtà alla originale e molte volte incompresa missione «pastorale» della Chiesa cattolica in religiosa sintonia coi suoi Pastori.


Educatori della grazia


Inoltre, ci affidiamo a Maria per poter realizzare con maggior attualità ed efficacia il nostro servizio pedagogico alla gioventù. La Madonna, «Madre della divina grazia», ha guidato Don Bosco ad essere il grande profeta moderno della santità dei giovani.

Mi è toccato in sorte di poter partecipare con gioia, nella prima settimana dell’aprile scorso, al pellegrinaggio di più di 500 giovani francesi ai luoghi emblematici delle nostre origini.

Loro stessi, nella riflessione e nella preghiera, hanno voluto proclamare il Colle dei Becchi come la montagna delle beatitudini giovanili.

È una bella intuizione che definisce con acutezza la nostra originalità carismatica.

Noi Salesiani abbiamo nella Chiesa, per iniziativa di Maria, un compito audace ed urgente: proclamare nel Popolo di Dio l’appello del Vangelo ai giovani per una loro concreta santità. Dobbiamo saper difenderne non solo la vera possibilità, ma anche e soprattutto costruire pedagogicamente la testimonianza viva della santità giovanile, come ha fatto Don Bosco con Domenico Savio e con tanti altri giovani a Valdocco.

Ci affidiamo a Maria per ottenere, con la sua intercessione, l’approfondimento e l’adesione fattiva ai sostanziali criteri di «sacra pedagogia» con cui il nostro Fondatore e Padre seppe costruire l’ambiente educativo e il clima spirituale dell’«Opera degli Oratori».

Essere portatori nella Chiesa di una concreta profezia di spiritualità giovanile è nostra missione e nostra prioritaria responsabilità: abbiamo ricevuto in eredità il delicatissimo impegno di essere «educatori della Grazia», ossia di saper annunciare e far crescere nel mistero di Cristo e della vita nel suo Spirito i giovani di oggi. È un retaggio sublime e non facile che esige da noi profondità spirituale, sensibilità di futuro, sintonia con lo Spirito Santo, convinta comunione con la speranza di una Chiesa pellegrina che si appresta ad iniziare, con una santità rinnovata e impegnata, il suo terzo millennio di presenza e di fermento nella storia umana. C’è, oggi, urgente bisogno di questa profezia in tutto il mondo, e non dovremmo vederci annoverati mai tra i meno entusiasti e competenti nel proclamarla e tradurla in realtà con aggiornata e valida pedagogia.l3

È appunto questa la nostra specifica missione! Affidiamoci, perciò, all’Ausiliatrice, nella certezza di realizzare un gesto squisitamente salesiano.



Perché parliamo di «affidamento»


Prima del Vaticano II si soleva parlare di «atto di consacrazione» alla Madonna. Il Concilio ha precisato il vero significato teologico del termine «consacrazione», anche se non ha potuto cambiare l’uso corrente di questo vocabolo proposto con altri significati meno esatti teologicamente. Da allora si è incominciato ad avere una cura di maggior precisione nell’uso ecclesiale di tale termine.l4 L’attuale Papa, Giovanni Paolo II, ha favorito l’impiego di un altro vocabolo, «affidamento», per indicare meglio il rapporto di affetto, di donazione, di mettersi a disposizione, di appartenenza, di libera «servitù», di fiducia e di appoggio riguardo al patrocinio materno di Maria, collaboratrice di Cristo per il Regno.

Il Santo Padre, infatti, 1’8 dicembre 1981 nella basilica di Santa Maria Maggiore, commemorando il 1550° anniversario del Concilio di Efeso, ha «affidato» solennemente l’intera famiglia umana alla santa e potente Madre di Dio.

Qualcuno si può chiedere quale differenza ci sia tra «atto di consacrazione» e «atto di affidamento». Non si tratta solo di cambio di termini, ma di approfondimento di concetti. Per il Vaticano II la «consacrazione» è un atto effettuato da Dio: è un dinamismo che scende dall’alto a sigillare un progetto divino assegnato a chi è chiamato: l’uomo «viene consacrato» da Dio attraverso la Chiesa.15 Parlando poi dell’atto personale di risposta alla consacrazione, il Concilio preferisce dire dei consacrati che essi «hanno offerto totalmente la loro vita al servizio di Dio» («mancipaverunt»), e che s’impegnano nella Chiesa con una «donazione di sé» («suipsius donatio)».16

Parlando della riscoperta dei valori della «Professione perpetua», noi avevamo già riflettuto su questo aspetto: l7 nell’atto della professione religiosa noi ci «offriamo» e Iddio, attraverso la Chiesa, ci «consacra». Basti pensare a ciò che succede nella «consacrazione» sacramentale del Battesimo (e anche della Cresima e dell’Ordine sacro) per capire questa differenza dei dinamismi: uno discendente (la consacrazione) e l’altro ascendente (l’oblazione di sé): «siete diventati “consacrati” — diceva già Cirillo di Gerusalemme — quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo...». E poi aggiungeva: «Cristo non fu unto dagli uomini con olio o altro unguento materiale, ma il Padre lo ha unto di Spirito Santo... il quale è chiamato olio di letizia perché è Lui l’autore della spirituale letizia».l8

È bene avere chiara questa visione teologale del «consacrare» che viene dall’alto, e del «donarsi» od «offrirsi» od «affidarsi» che procede da noi. La consacrazione la realizza Iddio attraverso la Chiesa; essa è sostanzialmente quella del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine (per chi è diacono o prete), e quella della Professione religiosa, che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, portata alla sua pienezza e caratterizzata in forma speciale l9 da un’impronta o sigillo dello Spirito del Signore nell’atto dell’oblazione di sé attraverso l’impegno dei consigli evangelici.

Giustamente lo Spirito Santo è chiamato dai Padri anche «Sigillo», perché con Esso il Padre ha unto il Cristo al battesimo 20 e, dopo di Lui, unge e segna i Cristiani.2l

Invece, l’Atto di Affidamento non crea nuovi rapporti di consacrazione, bensì rinnova, approfondisce, assicura, fa fruttificare quelli che già esistono, scoprendo i loro nascosti vincoli con Maria, Sposa dello Spirito Santo e Madre della Chiesa. Infatti, Essa esercita nel mondo una funzione salvifica subordinata 22 per cui confidiamo nella sua materna iniziativa di Aiuto del popolo cristiano. Vi sono, nella «consacrazione» operata dallo Spirito Santo, dei vincoli con Maria derivanti dall’economia stessa della Redenzione; è nello stesso progetto divino che si vede associata Maria a Cristo, come novella Eva al nuovo Adamo: «questo compito subordinato di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerlo apertamente, continuamente lo sperimenta e lo raccomanda al cuore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, essi più intimamente aderiscano col Mediatore e Salvatore».23

L’ignoranza e la noncuranza di un tale oggettivo rapporto mariano sarebbero per noi certamente un grave difetto.

La nostra filiazione battesimale è vincolata anche alla maternità di Maria «tipo della Chiesa»24 e l’Atto di Affidamento ne sottolinea la caratteristica coscienza filiale.

La maturazione cresimale nel coraggio fecondo della testimonianza è vincolata alla fortezza di Maria, piena di Spirito Santo25 e l’Atto di Affidamento ne intensifica le esigenze.

La diaconìa dell’Ordine è essa pure vincolata con Maria, «la Madre del sommo ed eterno Sacerdote (della Nuova Alleanza), la Regina degli Apostoli, l’ausilio dei presbiteri nel loro ministero».26

La speciale sequela del Cristo assunta con la professione religiosa è vincolata con Maria, Vergine Povera e Obbediente, quale prima e più alta discepola del Cristo «la cui vita è regola di condotta per tutti»,27 e ne proclama peculiarmente gli originali valori.

Infine, la stessa vocazione salesiana con il suo caratteristico spirito e la sua missione è storicamente vincolata con Maria che, a detta del Fondatore, ne è l’Ispiratrice, la Maestra e la Guida. L’Atto di Affidamento ne riconosce il materno intervento e ne cura la continua attiva presenza.

Il nostro Atto di Affidamento, quindi, intende riconoscere e confermare i profondi e vitali rapporti che ci collegano con Maria, sia come cristiani che come religiosi e salesiani.

Ci proclamiamo coscientemente in intimo rapporto con Lei approfondendo i contenuti della consacrazione stessa con cui il divino Spirito ci ha segnati con l’impronta di Cristo, prendiamo più chiara coscienza dei vincoli spirituali e di grazia del nostro essere cristiano e salesiano; ci proponiamo un’adesione più sentita e una fedeltà più illuminata.

È come quando il figlio cresce e raggiunge un più maturo uso di ragione: i suoi rapporti con la mamma dovrebbero divenire più personali, più coscienti e, perciò stesso, più stabili e profondi.



Fiducia e speranza


Dunque, cari confratelli, il nostro solenne Atto di Affidamento all’Ausiliatrice - Madre della Chiesa è carico di significati e di prospettive.

Ci fa prendere più profonda coscienza della storia della salvezza. Rinvigorisce la nostra fedeltà dinamica alla vocazione salesiana. Mette il nostro prossimo futuro nelle mani materne di Maria. Ci assicura di avere la possibilità di risolvere e superare, con l’aiuto dall’Alto, i problemi e le difficoltà propri di quest’ora di accelerazione della storia. Ci stimola ad avere una magnanimità operosa nelle iniziative apostoliche. E, soprattutto, ci conduce a una maggiore e filiale profondità della nostra vita nello Spirito Santo, coltivando l’interiorità, la dimensione contemplativa, la preghiera, la prassi ascetica, la carità fraterna, le iniziative di riconciliazione, i valori della sofferenza, insomma, tutto il clima spirituale e pastorale della Casa.

L’affidamento a Maria ci farà progredire «continuamente nella fede, nella speranza e nella carità e cercare e seguire in ogni cosa la divina volontà».28

O Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa, Ispiratrice e Guida della Famiglia Salesiana, Tu intuisci maternamente il cuore di tutti i confratelli, Tu illumini e difendi la loro consacrazione apostolica, Tu conosci e promuovi il progetto educativo-pastorale a loro affidato, Tu comprendi le loro debolezze, le limitazioni e le sofferenze, Tu ami la gioventù assegnata a ciascuno di loro come dono di predilezione. Ebbene, o Santa Vergine Madre di Dio, potente aiuto del Papa, dei Pastori e di tutti i loro collaboratori, prendi sotto il tuo premuroso patrocinio questa umile e laboriosa Società di S. Francesco di Sales. Essa, con filiale fiducia, vuole affidarsi solennemente a Te; e Tu, che sei stata la Maestra di Don Bosco, insegnale ad imitare tutte le sue virtù!

Con questo atteggiamento di preghiera prepariamoci, cari confratelli, al prossimo Capitolo Generale tanto importante per l’avvenire della Congregazione e di tutta la Famiglia Salesiana.

Un cordiale saluto nel Signore.


D. Egidio Viganò



NOTE LETTERA 21 --------------------------------------


1 G. BOSCO, Il cristiano guidato alla verità secondo lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli, 1848, pag. 139.

2 Epistolario di San Giovanni Bosco (per cura di D. E. Ceria), SEI 1955, vol. I, pag. 464

3 Osservatore Romano, 16-17 maggio 1983

4 ib.

5 cf. Ib.

6 MB XII, 288

7 Lettere circolari di Don Palo Albera ai Salesiani, Direzione Generale Opere Salesiane, Torino 1965, pag. 286

8 cf. ACS n. 305

9 cf. Cost 42 e 43

10 cf. LG 5

11 Torino 1968

12 cf. LG 8

13 cf. l’invito del Papa ai giovani per l’Anno Santo

14 Vedi per es. anche la formula della nostra professione religiosa: cf. Cost 74

15 cf. LG 44: il religioso «consecratur», in forma passila e sottintendo «a Deo»; cf. Schema Constitutionis Dogmaticae de Ecclesia; Modi - V - Caput VI, De Religiosis, pag. 7, Resp. ad 24

16 cf. PC 5

17 cf. ACS n. 295, pag. 20ss

18 S. CIRILLO, Catechesi 21, Mistagocica, 1-3, PG 33, 1087-1091

19 cf. PC 5

20 Gv 6,27; At 10,38

21 2 Cor 1,22; Ef 1,13; 4,30

22 LG 22

23 ib.

24 LG 63, 64

25 LG 65

26 PO 18

27 PC 25

28 LG 65