Atti_1996_355.ACG_


Atti_1996_355.ACG_

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1.1 Page 1

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1. IL VICARIO DEL RETTOR M AGGIORE
INSIEME VERSO IL CG24
Introduzione - 1. Un avvenimento straordinario - 2. Avvenimento di comunione - 3. Il significato
del CG24 - 4. La comunicazione fra la comunità capitolare e le comunità locali - 5. La comunità,
soggetto realizzatore del Capitolo Generale - 6. Due livelli di riflessione e di impegno comunita­
rio - Conclusione
Roma, 8 dicem bre 1995
Cari confratelli,
quando riceverete questa lettera saremo già alla
soglia del CG24. Ci siamo impegnati a prepararlo
con la stessa cura e passione che don Egidio Viganò
vi stava dedicando, a partire dalla scelta del tema,
dal vaglio attento dei problemi dottrinali e pratici
che esso com portava e dallo studio delle modalità
di lavoro.
I capitolari hanno già da tempo nelle mani, tra­
dotto in varie lingue, il docum ento precapitolare
che raccoglie la sintesi organica dei contributi per­
venuti dalle Ispettorie e linee di riflessione per il Ca­
pitolo Generale.
È frutto del lavoro della Commissione Precapi­
tolare, composta da sedici confratelli provenienti
da altrettante Ispettorie e da tredici nazioni, che si
è riunita per tre settimane, alla Casa generalizia,

1.2 Page 2

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4 (4180) ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
sotto la guida del Regolatore del CG24, don Anto­
nio Martinelli.
Essa ha lavorato in un clima di fraternità, con
ritmi sostenuti, alternando m om enti di ascolto e di
dialogo, di studio e di preghiera, utilizzando anche
moderni strumenti di raccolta, catalogazione e
schedatura. Ciò h a consentito di giungere ad un ri­
sultato che è stato giudicato positivo da tutti i
membri della Commissione e da altre persone che
l'hanno letto prim a dell’approvazione per l'invio.
Dalla docum entazione pervenuta si evince che il
tem a capitolare ha coinvolto la Congregazione a li­
vello di riflessione e di verifica della prassi. Si ap­
prezza la diversità dei toni e delle sfumature prove­
nienti da ogni parte della Congregazione, che è
confluita, per così dire, in un unico sforzo di incar­
nare Don Bosco oggi.
Ringrazio tutti coloro che, nelle Ispettorie, nella
Direzione Generale, nella Commissione Precapito­
lare, si sono presi a cuore il CG24, perm ettendoci di
guardare avanti, verso la sua celebrazione, con fon­
data speranza. Con queste pagine intendo invitare
confratelli e comunità a parteciparvi spiritualmente
e a prepararsi ad accoglierne gli orientamenti,
creando fin d ’ora le condizioni per una loro pronta
applicazione.
1. Un avvenimento straordinario
I Capitoli Generali hanno segnato la vita della
Congregazione. Alcuni di essi hanno raccolto, dopo
successive e pazienti revisioni, norme e forme di
vita che, grazie alle loro deliberazioni, diventarono
stabili e condivise. Altri hanno creato ruoli e orga-

1.3 Page 3

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IL VICARIO DEL RETTOR M AG GIORE (4181) 5
1 Verhulst Marcel, SDB,
Note storiche sul Capito­
lo Generale I della Socie­
tà Salesiana (1877), in
«Salesianum» 43 (1981)
pag. 849-882; Wirth Mo­
rand, Don Bosco e i sale­
siani, LDC, Torino-
Leum ann, 1969, cap.
XXIV, pag. 291-300
! Cost 147
nismi che determ inarono nuovi sviluppi in impor­
tanti settori di attività. Altri ancora hanno consoli­
dato aspetti della formazione spirituale e culturale.
Qualcuno è stato oggetto di particolare attenzione
da parte di studiosi,1 per l’incidenza avuta nel no­
stro percorso storico.
A noi sono ben conosciuti gli ultimi Capitoli, più
lunghi e partecipati. Ma ripassandoli con pazienza
uno a uno e collegandoli, vediamo che anche quelli
meno ricordati hanno impresso delle spinte, che as­
sunte dal governo ordinario hanno aggiornato o
rafforzato la nostra identità.
In tal senso tutti furono segni di unità e la con­
solidarono, discernendo quello che la grazia della
vocazione suggeriva in tem pi che certam ente si
succedevano a ritmo più lento dei nostri.
La preparazione e l'accoglienza nella fede sono
state, e sono ancora oggi, condizioni essenziali per
l’efficacia dei Capitoli Generali. Non c ’è in essi nul­
la di automatico.
Il CG resta anzitutto un appello alla nostra liber­
tà che riconosce con semplicità e con interiore do­
cilità che esso «detiene nella Società l’autorità su­
prema».2 Non solo né principalm ente in senso giu­
ridico, ma soprattutto in senso carismatico: è la
mediazione che meglio ci indica gli indirizzi da
prendere e le energie da attivare nel mom ento che
viviamo.
Rincresce - diceva don Egidio Viganò - quando
nel visitare la Congregazione, capita di trovare
qualche Ispettoria che, per le più diverse ragioni, è
rim asta indietro di due o tre Capitoli. Si avverte su­
bito come il ritardo non tocchi soltanto il loro pic­
colo ambito, m a la vita della Congregazione e la di­
mensione ecclesiale della vocazione salesiana.
È facile cogliere infatti com e i nostri Capitoli

1.4 Page 4

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6 (4182) ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
Generali si celebrino in stretta connessione con es­
senziali cam mini ecclesiali. Così, a titolo di esem­
pio, se il CG23 ha rappresentato lo sforzo qualifica­
to della Congregazione per entrare in sintonia con
la «Nuova Evangelizzazione», il CG24 ha in pro­
gram m a di m ettere la Congregazione al passo con
la «Christifideles Laici» e con la riflessione sulla
Vita consacrata, portata avanti dal Sinodo dei Ve­
scovi.
Sicché partecipare ai Capitoli vuol dire entrare
con la nostra propria modalità nel movimento della
Chiesa.
2. Avvenimento di comunione
I mezzi di comunicazione spesso avvicinano i
Capitoli Generali dei religiosi o i Sinodi a una costi­
tuente, a un parlamento, a un congresso o collegio
elettorale. Sono le categorie di cui dispongono e,
credono, più alla portata della gente. È chiaro che
la somiglianza è solo materiale.
Noi abbiamo l'esperienza che un CG è ben più
di un organo tecnico o giuridico, che si raduna per
evadere delle precise incombenze, come l’elezione
del Consiglio Generale, lo studio di un tema, i ritoc­
chi a Costituzioni e Regolamenti.
Introducendo il prim o Capitolo Generale, aper­
to a Lanzo il 5 settem bre del 1877, Don Bosco affer­
mava: «Il Divin Salvatore dice nel Santo Vangelo
che dove sono due o tre congregati nel suo nome,
ivi si trova egli stesso in mezzo a loro [...]. Possia­
m o dunque essere certi che il Signore si troverà in
mezzo a noi e condurrà egli le cose in modo che
tutte ridondino a sua maggior gloria».3
1 MB XIII, 251

1.5 Page 5

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IL VICARIO DEL RETTOR M AG GIORE I41B3) 7
Sottolineava così il carattere di evento che ha la
celebrazione di un CG. Ci consegnava, in qualche
modo, il profilo che l’articolo 146 delle Costituzioni
dà del CG quando lo descrive come incontro frater­
no, luogo della com une sensibilità «ai bisogni dei
tempi e dei luoghi», e della risposta a «un determ i­
nato momento della storia».
La dimensione principale del Capito Generale è
la comunione. Essa si sostanzia di mesi di intensa
vita comune, arricchita dalla molteplice provenien­
za dei capitolari e dalla loro variegata esperienza.
Si realizza attraverso l ’autenticità e novità dell’in­
contro personale, che alimenta la gioia di scoprirsi
diversi eppure fratelli. Vive dell’interscam bio conti­
nuo tra uomini che sono coscienti di avere tutti
qualche cosa da donare e qualche cosa da ricevere
in questo incontro nella casa di Don Bosco. Si ali­
menta con la forza della liturgia e dell'Eucaristia.
Sa esternare i tratti caratteristici dell’allegria sale­
siana. Così la com unione si esprime nello stile della
fraternità tipica delle nostre comunità.
In questo clima, quasi per osmosi, avviene la
comunicazione più intensa, si apprezza la differen­
za e l’articolazione delle culture, si colgono le sfide
offerte dalle diverse religioni, si evidenzia con gioia
la flessibilità del carism a salesiano, ci si china pre­
murosamente sui problemi che toccano tutti i gio­
vani del mondo. Si costruisce la convergenza che si
evidenzierà nei gruppi e nelle assemblee, nelle di­
scussioni e nelle votazioni.
Questa espressione di com unione coinvolge le
singole com unità locali e ispettoriali e le collega tut­
te. In essa raggiunge la sua massima estensione e
intensità quella ricerca di unità che si manifesta e
opera nelle com unità sparse per il mondo.
Perciò il CG, durante i mesi di seduta, vuol esse-

1.6 Page 6

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8 (4134) ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
re in com unione profonda con tutti i singoli confra­
telli. Le com unità locali e ispettoriali, i tempi e i
luoghi dove esse operano restano il riferimento es­
senziale e continuo della sua riflessione. Da esse
parte, ad esse pensa, per esse lavora.
Annunciando il sesto Capitolo Generale, il beato
don Rua esprimeva il desiderio di comunione con
tutti i confratelli del mondo, facendo proprie le pa­
role dell’apostolo: «Non cesso di rendere grazie per
ciascuno di voi, facendo m em oria di voi nella mia
preghiera» (Ef 1,16).4. È legittimo credere che,
quanto più saremo uniti, tanto più efficace sarà il
CG24 per l’intera Congregazione.
Tale esperienza di com unione, e l’unità che essa
crea, non è fugace. Non si dissolve ma si diffonde a
CG term inato.
Senza proporselo, m a con sicura efficacia, un
CG plasm a dei «testimoni dell’evento». La parteci­
pazione ad esso non è l’ultimo impegno del capito­
lare. Egli, in prim a persona, in mezzo ai confratelli
delle case e della Ispettoria, sarà chiamato a narra­
re l’esperienza vissuta ed a m ostrare quel cuore
nuovo salesiano, cui ogni Capitolo tende attraverso
l ’insieme dei suoi lavori. Trasm etterà la visione uni­
versale della Congregazione, i mille volti della sua
presenza e l’unità di spirito e di finalità.
Ogni capitolare si sente presente al CG, a vostro
nome e perché da voi «mandato»; ma coltiva anche
la speranza di essere da voi atteso, per rendere
quella testimonianza che non può essere totalmen­
te consegnata né ad un testo scritto, né ad una vi­
deocassetta, né al flusso di informazioni che verrà
certam ente assicurato. La conferm a o lo sviluppo
di tali informazioni probabilm ente li cercherete nel­
le parole del testimone.
Come sintesi conclusiva dei lavori del primo
4 Lettera circolare del 19­
3-1892

1.7 Page 7

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S cf. MB XUI, 294
IL VICARIO DEL RETTOR MAGGIORE (4185) 9
CG, don Ceria riporta le parole del Padre Secondo
Franco, S.J., che aveva aiutato i Salesiani nella sua
preparazione: «Scopo precipuo dei capitolari - ave­
va detto - doveva essere di formare la coscienza re­
ligiosa dei confratelli».5 Ogni Capitolo è un dono
fatto alla Congregazione per l’efficacia della sua
missione, fatto a ciascuno di noi per crescere nella
fedeltà alla nostra vocazione.
Se di grazia vocazionale si tratta e non di sca­
denza istituzionale, allora la preparazione, lo stile
di comunione, la volontà di accoglienza e di realiz­
zazione sono gli atteggiamenti spirituali da coltiva­
re, già fin d ’ora, dentro di noi.
3. Il significato del CG24
Il CG24 è un Capitolo Generale ordinario. Svi­
luppa e approfondisce un aspetto della nostra iden­
tità e del nostro progetto di azione, già studiati in
altre occasioni. In particolare intende collocarsi in
continuità col CG23 e potenziarne gli orientamenti
che riguardano la corresponsabilità e la formazione
dei laici nella direzione dell'educazione dei giovani
alla fede.
Nei membri del Consiglio Generale come negli
Ispettori e Consigli ispettoriali, che hanno vagliato
alcune proposte di tem i per questo CG, era vivo il
desiderio di m antenere un legame organico sia coi
precedenti Capitoli sia col cammino percorso du­
rante quest'ultim o sessennio che si è qualificato
con iniziative com e il «Progetto Laici» e la «Carta di
comunione nella Famiglia Salesiana».
Ciò dovrebbe consentire un cam m ino postcapi­
tolare in sostanziale continuità, m a con un signifi­
cativo progresso rispetto agli itinerari percorsi fino

1.8 Page 8

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10 (4186) ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
ad oggi. È quanto sottolinea il docum ento precapi­
tolare: «L’orizzonte - dice - è la missione. In questo
senso il tem a si colloca nell'alveo della riflessione
operata dalla Congregazione a partire dal CGS e
che ha percorso i Capitoli Generali successivi lino
ad approdare al presente Capitolo».6
6 Doc. precap., Introduzio­
G uardando alla celebrazione del primo CG, Don ne n. 1
Bosco commentava: «Ciò farà prendere un nuovo
aspetto alla Congregazione. Sarà un gran passo. È
bello vedere come di anno in anno si faccia sempre
un passo rilevante».7
7 MB XIII, 243
Don Bosco, dunque, si attendeva dal suo primo
Capitolo (e giova crederlo anche da questo nostro
24°) u n duplice frutto. Quello di dare alla Congrega­
zione un nuovo aspetto, cioè di mettere a punto i
lineamenti della sua fisionomia, perfezionando la
sua identità; e quello di fare un passo avanti, nella
direzione indicata dai segni dei tempi, dall’assetto
della Chiesa e dai bisogni urgenti dei giovani.
È appena da notare come la relazione con i lai­
ci, messa a tem a dal CG24, tocchi la form a sostan­
ziale della Congregazione Salesiana e sia un appun­
tamento urgente verso cui la Congregazione è chia­
m ata a fare davvero un passo, o forse una corsa,
avanti. Basterebbe, a riprova, dare un’occhiata allo
spazio che il prim o CG del 1877 h a dedicato al tem a
dei Cooperatori Salesiani.
4. La comunicazione fra la comunità capitolare e
le comunità locali
Da quanto detto sopra risulta che, nel CG24, è
l’intera Congregazione a radunarsi ed esprimersi.
Riteniamo questo tra gli aspetti più im portanti del

1.9 Page 9

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8 cf. Mt 13, 4-9
IL VICARIO DEL RETTOR M AGGIORE (4187) 11
nostro Capitolo. Ad esso gioveranno alcune partico­
lari attenzioni da parte delle com unità locali.
La preghiera e il sacrificio
I frutti che ci attendiam o dal CG24 fanno pensa­
re alla seminagione evangelica. Anche ad essi si ap­
plicherà la parabola: Una parte del seme cadde sul­
la strada e vennero gli uccelli e la di vorarono.
Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non
c ’era molta terra. Subito germogliò perché il terre­
no non era profondo... Un'altra parte cadde sulla
terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il
sessanta, dove il trenta.8
La fecondità dipende dalla grazia e dalle disposi­
zioni interiori. Entram be si chiedono con una pre­
ghiera fiduciosa e costante. Non vorrei che questo
invito si sentisse come un ripiego generico o una
esortazione di routine. C'è da pensare alle capacità
e disposizioni spirituali che si richiedono in ciascun
capitolare per comprendere, discernere, purificarsi
da attaccamenti impropri, convergere e decidere
quello che è più conform e al progetto di Dio. E non
di meno agli atteggiamenti di chi riceve il messag­
gio ed è chiam ato ad inverarlo: capacità di ascolto,
disponibilità, fiducia, prontezza a provare l’applica­
zione.
È nella preghiera che lo Spirito Santo ci eduche­
rà a collocare in un orizzonte di fede i problemi che
stanno al centro della nostra attenzione, a predi­
sporre il cuore all’accoglienza dei frutti del CG24, a
ottenere luce e grazia per i confratelli che operano
nell’Assemblea capitolare. «Se il pensiero non si fer­
tilizza sul terreno di Dio, è destinato ad appiattirsi
sulla dimensione um ana, dove si gratificherà in ca­

1.10 Page 10

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12 (4188) ATT! DEL CONSIGLIO GENERALE
duche efflorescenze».9
Sentiamo la necessità della preghiera soprattut­
to per la scelta illuminata e libera da ogni conside­
razione um ana dei Superiori che dovranno orienta­
9 Bosco Valentino, II Capi­
tolo: m o m en to d i profe­
zia per tenere il passo di
Dio, LDC, Torino-
L eum ann, 1980, pag. 86
re la Congregazione nel prossimo sessennio. Nella
lettera di indizione del CG24, il compianto don Egi­
dio Viganò chiedeva «a tutti i confratelli partecipa­
zione e corresponsabilità, attraverso la preghiera
abbondante perché il Signore conceda alla Congre­
gazione i Superiori che l’attuale mom ento storico
della Chiesa, del m ondo e dei giovani richiedono.10 ” ACG 350, pag. 6
È forse questo il compito più rilevante e gravido di
conseguenze di ogni Capitolo Generale.
L 'in form azione
Il Regolamento del CG presta una particolare
attenzione all'informazione. Essa verrà affidata a
una commissione capitolare e approfitterà della
struttura e del personale addetto all'ANS.
Oggi ci troviamo ad avere, rispetto ai precedenti
Capitoli, un miglior equipaggiamento per comuni­
care: internet, posta elettronica, fax, ecc. Siamo
entrati anche noi nell’epoca della comunicazione a
tem po reale. Il CG24 è una eccellente occasione -
per chi ne avesse la possibilità e non l’avesse ancora
realizzato - per perfezionare i propri strumenti di
collegamento con il Centro della Congregazione.
Ci auguriam o che l'accresciuta capacità di in­
formazione ci perm etta di realizzare e gustare una
maggiore com unione. Sappiam o che né gli stru­
m enti né il flusso costante di notizie producono au­
tomaticamente tale comunione. Ne abbiamo espe­
rienza quotidiana. Dopo aver visto un Telegiornale,

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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IL VICARIO DEL RETTOR MAGGIORE (4189) 13
spesso rimaniamo lontani dai fatti e dalle persone
che esso ci ha presentato.
L’auspicata partecipazione avverrà se, dalle due
parti, CG e com unità locali, sulla curiosità di stile
giornalistico, volta a ricercare e a dare scampoli di
notizie interessanti «dai tetti in giù», prevarrà lo
sforzo di diffondere e ricevere le «buone notizie»,
quelle che ci portano al cuore dei problemi, ci dan­
no le dimensioni reali del carisma, ci aiutano a sen­
tire la presenza dello Spirito e ci aprono gli occhi
sui tem pi e le opportunità che Dio ci offre. E so­
prattutto se tali informazioni verranno diffuse e va­
lorizzate nelle com unità locali e, per la Famiglia Sa­
lesiana, attraverso i mezzi opportuni.
L'informazione sul CG24 impegna, dunque, le
comunità a verificare e mettere a punto la propria
comunicazione interna ed invita ogni confratello,
nello spirito delle Costituzioni, a rinnovare l’impe­
gno di partecipazione ai momenti comunitari più
significativi.
Lo studio
Alla celebrazione ed accoglienza del CG24 oc­
corre preparare il terreno anche attraverso un op­
portuno aggiornamento per ciò che riguarda feno­
meni e sensibilità attuali, specialmente in seno alla
Chiesa. È un compito ineludibile di chi viene a Ro­
ma, m a anche di chi segue il Capitolo, restando a
casa. Di esso fanno parte la lettura dei grandi docu­
menti del Magistero ecclesiale, specialmente i più
recenti, gli studi di storia e di spiritualità salesiana,
gli Atti dei principali convegni laicali degli ultimi
anni, le Costituzioni o Statuti rinnovati delle com­
ponenti laicali della Famiglia Salesiana.

2.2 Page 12

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14 14190) ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
Si com m enta a volte l ’eccessiva abbondanza di
tali docum enti. Ma non è necessario leggerli tutti in
questo breve intervallo. Il guaio sarebbe non avvici­
narne nessuno. L’insieme offre una grande possibi­
lità di scelta per le persone singole e per la medita­
zione delle comunità.
Lo studio ci consentirà di andare oltre i luoghi
com uni concernenti i laici, di approfondire la no­
stra sintonia con la nuova figura del laico, attesa
dalla Chiesa, di scoprire quel che ci unisce ai molti
laici di buona volontà, coi quali, anche in questo
mondo secolarizzato, siamo chiamati a fare tratti di
strada in com une per dare salvezza ai giovani e spe­
ranza al mondo.
Si tratta, in altre parole, di non considerare con­
cluso, a livello delle com unità, il lavoro di riflessio­
ne intrapreso dai Capitoli Ispettoriali, ma di conti­
nuare il cam m ino iniziato, nelle direzioni già indivi­
duate.
Rileva infatti il docum ento precapitolare: «Dalla
lettura della situazione, com piuta dai Capitoli Ispet-
toriali, emergono problemi ed interrogativi, che ri­
mandano alla storia salesiana, per confrontarsi e
delineare un quadro operativo del futuro. Alcune
aree sono state privilegiate:
— l’esperienza storica di Don Bosco, letta nella
prospettiva del rapporto con i laici;
— il vasto movimento di persone coinvolte nella
missione salesiana, orientate dal nucleo anima­
tore che viveva a Valdocco;
— la spiritualità cristiana nell’interpretazione sale­
siana della secolarità».11
11 Doc. precap., n. 183

2.3 Page 13

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IL VICARIO DEL RETTOR M AGGIORE (4191) 15
5. La comunità, soggetto realizzatore del Capitolo
Generale
12 Doc. precap., n. 1
Già nello scorso CG23 si è visto che qualsiasi
orientamento operativo poggia su un fattore deter­
minante: la qualità della com unità salesiana. Ciò è
nella natura stessa della nostra vocazione.
L’attività soltanto individuale non raggiunge la
pienezza e la capacità di testimonianza e di irradia­
zione propria della missione salesiana. E, d ’altra
parte, predisporre piani per la Congregazione o il
carisma, senza prendere in conto lo stato delle co­
munità, non va oltre i generosi ideali.
La stessa insistenza di questi ultimi vent’anni
sulla progettualità in generale, e sul Progetto Edu­
cativo in particolare, suggerisce un essenziale riferi­
m ento alla com unità salesiana com e soggetto di
formazione, proposta e azione apostolica.
Ponendosi in ascolto dei contributi giunti dalle
Ispettorie, la Commissione Precapitolare sottolinea
la centralità che ha la comunità locale nel portare
alla pratica eventuali indicazioni di cambiamento:
«La missione salesiana si fa, nella pratica quotidia­
na, progetto comunitario realizzato da una comu­
nità educativa pastorale. Perciò, soggetto responsa­
bile del progetto è un insieme di persone organizza­
te in com unità educativa, in cui i salesiani SDB co­
stituiscono il nucleo anim atore delle altre forze,
con i gruppi della Famiglia Salesiana che condivi­
dono pienam ente il carism a di Don Bosco.12
Non basterà l'individuare Varea laicale come
nevralgica per la missione salesiana, né la buona
riuscita del CG24, né la forza stim olante di un do­
cumento conclusivo equilibrato e ben compaginato
per realizzare, insieme ai laici, il balzo in avanti di
cui abbiamo parlato. Questo dipenderà invece dalla

2.4 Page 14

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16 (4192) ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
rinnovata motivazione missionaria delle nostre co­
munità, dalla vivacità con cui esprimono la spiri­
tualità salesiana, dalla loro capacità di comunica­
zione e condivisione.
La convocazione, la corresponsabilizzazione,
l ’animazione e formazione dei laici richiederanno
una mobilitazione della com unità ispettoriale e lo­
cale e della loro capacità di predisporre le condizio­
ni per l’applicazione di quanto il CG24 sarà in gra­
do di stabilire.
Per questo occorre, già da subito, verificare la
vita delle com unità locali e la loro unione operativa
con la com unità ispettoriale; incoraggiare l’abitudi­
ne al discernimento, che le porti a fare scelte per
concentrare le risorse sugli aspetti più importanti e
fecondi; vedere il livello di animazione e di corre­
sponsabilizzazione, che esse esprimono.
Particolarm ente urgente appare l’impegno di
formazione permanente, che porta progressiva­
mente ad una accresciuta coscienza, vitalità e pron­
tezza nel com unicare lo spirito salesiano. «L’em er­
genza formazione - nota il docum ento precapitola­
re - percorre trasversalmente il discorso sui prota­
gonisti della missione, sugli ambienti, le iniziative,
le strutture di coordinamento. Emerge ovunque
una dom anda insistente di formazione insieme,
dove salesiani SDB e laici sono contem poranea­
m ente destinatari e operatori di formazione».13
Combacia con quanto rileva la Christifideles
Laici, a conclusione di un paragrafo dedicato a
«La formazione reciprocam ente ricevuta e donata
da tutti»: «Formare coloro che, a loro volta, do­
vranno essere impegnati nella formazione dei fedeli
laici costituisce un'esigenza prim aria per assicurare
la formazione generale e capillare di tutti i fedeli
laici».14
13 Doc. precap., n. 220
14 Christifideles laici, n. 63

2.5 Page 15

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IL VICARIO DEL RETTOR M AGGIORE (4193) 17
15Ib.
16 La vita fraterna in
Non è esagerato affermare che ogni salesiano,
per il ministero che gli è affidato - e che va dalla
scuola alla catechesi, alla celebrazione dei sacra­
menti, all’assistenza ed al consiglio - è per vocazio­
ne formatore di formatori. Allora ognuno deve col­
tivare «la convinzione, anzitutto, che non si dà for­
mazione vera ed efficace se ciascuno non si assume
e non sviluppa da se stesso la responsabilità della
propria formazione».15 La positiva abitudine all’au-
toformazione induce il gusto della crescita continua
propria ed altrui e diventa un modo caratteristico
per rispondere alla spinta dello Spirito, che di tutto
si serve per plasm arci ad im magine di Cristo.
Questo rapporto tra qualità comunitaria e possi­
bilità di animazione si sta afferm ando quasi col ca­
rattere di una legge. L’hanno recentem ente ribadi­
to il docum ento «La vita fraterna in comunità» e il
Sinodo sulla Vita consacrata. Nel primo leggiamo:
Per instaurare «relazioni fruttuose, basate su rap­
porti di m atura corresponsabilità»... «è necessario
avere: com unità religiose con una chiara identità
carismatica, assimilata e vissuta, in grado cioè di
trasm etterla anche ad altri, con disponibilità alla
condivisione; comunità religiose con una intensa
spiritualità, e dalla entusiasta missionarietà per co­
m unicare il medesimo spirito e il medesimo slancio
evangelizzatore; comunità religiose che sappiano
animare e incoraggiare i laici a condividere il cari­
sma del proprio istituto, secondo la loro indole se­
colare e secondo il loro stile di vita».16

2.6 Page 16

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18 (4194) ATTI DEL. CONSIGLIO GENERALE
6. Due livelli di riflessione e di impegno comunitario
La riflessione sul ruolo indispensabile della co­
munità salesiana porta a trarre conseguenze opera­
tive a due livelli.
Anzitutto a livello di animazione e governo della
Ispettoria, dove si program m a il num ero delle co­
munità, se ne approva e verifica il Progetto Educa­
tivo Pastorale, se ne determina la consistenza quan­
titativa e qualitativa in stretto rapporto con la mis­
sione consegnata a ciascuna di esse.
È affidato alla responsabilità dell’ispettore col
suo Consiglio il compito di provvedere che ciascu­
na com unità abbia sufficiente robustezza per ga­
rantire la vita com une, l ’efficacia della missione, la
possibilità di offrire cammini formativi diversificati,
la capacità di proposta vocazionale.
A livello della com unità locale, poi, occorre col­
tivare la coscienza che «vivere e lavorare insieme»17 » Cost 49
è il nostro m odo proprio di «essere chiesa», lascian­
doci abitare dallo Spirito di comunione, che ci
muove ad operare come membra del corpo e tralci
della vite. Ed è anche l’unico modo possibile di
esprimere le ricchezze del carisma salesiano e del
Sistema preventivo.
Lo spirito di famiglia, così caro a Don Bosco e
alla tradizione salesiana, h a alla sua radice l ’espe­
rienza di u na com unità che si sente famiglia di Dio,
poiché in essa «si riflette il m istero della Trinità».18 " Ib.
E famiglia um ana, perché l’accoglienza e l’affetto
m aturo pervade rapporti e clima. Non possiamo,
dunque, vivere ed agire come navigatori solitari. Lo
dobbiamo fare come apostoli che sanno che la co­
munione è la loro prim a testimonianza e missione.
Occorre esam inare quanto lo spirito del «seco-

2.7 Page 17

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IL VICARIO DEL RETTOR M AGGIORE (4195) 19
lo», col suo soggettivismo di pensiero e individuali­
smo di vita, possa aver eroso la nostra coscienza
personale e il nostro stile. È necessario, quindi, rin­
novare l’impegno perché la com unità salesiana di­
venti casa in cui i confratelli sono felici di vivere in­
sieme, si sentono soggetto di u n a missione e sosten­
gono chi ha bisogno di vedere che lo Spirito di Dio
è, nel creare comunione, più forte della carne e del
sangue: le famiglie, le com unità parrocchiali, i
gruppi, la gente che vive attorno a noi.
Conclusione
19 Giovanni Paolo II, d i­
scorso del 21 settembre
1995
20 cf. LG 32
21 cf. PC 2
22 GS 4
Camminiamo verso il CG24 in com unione pro­
fonda con tu tta la Chiesa. Lo sentiamo nelle parole
di Giovanni Paolo II: «Una grande speranza anima
la Chiesa in questa vigilia del terzo millennio dell’e­
ra cristiana. Essa si prepara ad entrarvi con un for­
te impegno di rinnovamento di tutte le sue forze,
tra le quali il laicato cristiano». Il Santo Padre è
convinto - e ne ha tratto la certezza pellegrinando
in ogni parte del m ondo - che «si può parlare di
una nuova vita laicale, ricca di un immenso poten­
ziale umano», che partecipa «sempre più attiva­
mente anche allo sforzo missionario della Chiesa».19
Giunge così progressivamente a maturazione uno
dei frutti del Concilio Vaticano II, che ha messo a
fuoco come nei laici si manifesta in tutto il suo
splendore il volto del popolo di Dio.20
Il CG24 ci colloca sulla via m aestra aperta dal
Concilio, che corre fra il continuo ritorno alle fon­
ti21 per una fedeltà carism atica e la «lettura dei se­
gni dei tempi»,22 attraverso i quali lo Spirito guida
la sua Chiesa e richiama la Vita consacrata ad un
rinnovamento continuo.

2.8 Page 18

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20 (4196) ATT.I DEL CONSIGLIO GENERALE
A conclusione del terzo Capitolo Generale, tenu­
to a Valsalice nel 1883, Don Bosco si rivolgeva ai
suoi salesiani dicendo: «Tornando alle vostre case
saluterete i confratelli e tutti i giovanetti. Portate il
pensiero che la gloria della Congregazione è con
voi: tutto sta nelle vostre mani. L’aiuto di Dio non
m ancherà».23
B MB XVI, 418
È una parola che vale per noi. «Tutto sta nelle
mani vostre». Tutti insieme prepariam o il CG24,
tutti insieme lo celebreremo, tutti insieme ci pren­
diamo la responsabilità - ciascuno secondo le sue
possibilità ed il m inistero che gli è affidato - di far­
ne vivere gli orientam enti, salesiani e laici insieme,
per la salvezza di giovani.
Aff.mo in Don Bosco