Atti_1928_046.ACS_-1


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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
J
Il Rettor Maggiore.
Carissimi Confratelli,
I . Durante queste vacanze ho avuto l'occasione di trovarmi con
molti Confratelli radunati nei santi spirituali Esercizi, i quali mi
hanno edificato con la loro pietà e con le prove del più schietto, filiale
attaccamento a D. Bosco e allo spirito da L ui trasfuso nelle Costitu­
zioni e nelle tradizioni della nostra Società. E ra visibile in ognuno
il desiderio vivo di progredire nella perfezione religiosa, basata sopra
le norme della Regola Salesiana e modellata sopra quella così attraente
del nostro Ven. Padre.
N on occorre vi dica quanto ne abbia gioito in cuor mio, essendo
questa la grazia principale che imploro quotidianamente per me e per
ciascuno di voi, che mi siete Confratelli e Figli carissimi.
Anche i vari Membri del Capitolo Superiore e gli Ispettori, che
presiedettero agli Esercizi Spirituali degli altri Confratelli, con i quali
non ho avuto la fortuna di trovarmi, hanno constatato dovunque il
medesimo fervore di spirito e verace entusiasmo salesiano: cosicché
v ’è proprio da ringraziare dal fondo del cuore la divina Bontà, che va
soavemente disponendoci per la glorificazione suprema di D. Bosco.
Proprio così: la nostra perfezione, studiata e imitata individualmente
su quella del Padre, dev’essere la luce che faccia quanto prima risplen­
dere anche sugli altari, la santità di Lui in tutta la pienezza del suo
radioso meriggio... Se noi facciamo bene la nostra parte, il Signore non
mancherà di esaudire regalmente i nostri ardenti voti a questo riguardo.
I I . L ’anno scorso in occasione dell’inizio della Scuola Agricola
Missionaria di Cumiana (Cfr. Atti Cap. N . 40, pag. 572) mi si è pre­
sentata l’occasione di parlarvi del Coadiutore Salesiano che D. Bosco
ha voluto « religioso perfetto, benché non insignito della dignità sacer­
dotale, perchè la perfezione evangelica non è monopolio di alcuna di­

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gnità:... e, nell’ascesa al monte santo della perfezione, uguale a sè e
ai suoi figli elevati alla dignità sacerdotale... »: che « con la sua Società
ha aperto la via della perfezione religiosa a tutti i laici che si sentono
chiamati a santificarsi nella vita della comunità..., rendendo così la
perfezione religiosa accessibile a ogni ceto di persone, nell’esercizio
medesimo delle più svariate professioni culturali, artistiche, mecca­
niche e agricole »: che in essa (Società) vi deve essere posto per tutte
le categorie: i meno istruiti si santificheranno negli umili lavori delle
singole case; i professori sulle cattedre, dalla prima elementare alle
universitarie; i maestri d'arte nelle loro officine e gli agricoltori nei
cam pi; e tutti si a negli istituti dei paesi civili, come in mezzo alle ster­
minate e incolte regioni delle M issioni... »; e che per conseguenza oc­
correva mettersi tutti « a diffondere e a rendere familiare con la parola,
con lo scritto e con ogni altro mezzo che sia a nostra disposizione, la
verità troppo poco conosciuta, che cioè, la vocazione religiosa non è
solo per i chiamati al sacerdozio, ma anche per quelli che sentono den­
tro di sè il desiderio di menare una vita più perfetta onde poter servire
meglio il Signore nell’esercizio delle svariatissime mansioni dell’aposto­
lato. È necessario mettere in tutta la sua luce la bellezza e la grandezza
della vocazione alla semplice vita religiosa, dono divino di un valore
finestimabile ».
P er realizzare un p o’ per volta queste magnifiche finalità paterne,
dalle quali dipende in gran parte l’avvenire della nostra Società, sono
stati istituiti a 8. Benigno Scuole di perfezionamento professionale
che cominciano a dare buoni risultati; e si è tenuto lo scorso agosto a
Valsalice un corso di Esercizi Spirituali riservato ai soli Confratelli
Coadiutori. Lassù, presso la tomba del Ven. Padre e dei suoi imme­
diati successori, 250 Coadiutori, convenuti dalle principali Case d’I ­
talia e alcuni anche dall’Estero, apparvero, durante quei eli, a ine e
agli altri Superiori che li accompagnavano, di una esemplarità e di una
pietà veramente edificante, rinnovando lo spettacolo di tutte le prim i­
tive virtù dei tempi eroici della Congregazione, dalla confidenza illimi­
tata nei Superiori con pienezza di abnegazione personale, alla serena
intimità della vita di famiglia avente un cuor solo e un’anima sola
nella reciproca carità che è il vincolo divino della nostra perfezione:
charitatem habete, quod est vinculum perfectionis (Coloss., I I I , 14).
Furono giorni di vera vita salesiana, semplice, tranquilla, serena,
senza ombra di costrizione e aliena da pratiche e mortificazioni spe­
ciali: insomma la vera vita tanto inculcata da Gesù nel suo Santo Van­
gelo e così cara al nostro Ven. Padre D. Bosco. Egli era vivo in mezzo
a quella numerosa schiera di suoi figli che se la godevano o genuflessi
dinanzi alla sacra tomba che ne racchiude i resti mortali, o rievocan­
dosi reciprocamente nelle ricreazioni moderate, le memorie più care
di Lui o vedute personalmente, o lette nelle sue Memorie e sul B ollet­
tino, oppure udite dalla bocca dei suoi Successori.
Una tale atmosfera tutta ossigenata di spirito salesiano diede una

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impronta singolare al devoto pellegrinaggio che, al termine del sacro
ritiro, gli esercitandi fecero alla Casa natia di D . Bosco in Castelnuovo
d’A sti. Con il capo scoperto, sotto un sole cocente, essi salirono proces-
sionalmente la collina su cui sorge la casetta di D . Bosco e il Santuario
votivo dell’Ausiliatrice al canto delle Litanie della Madonna, commo­
vendo fino alle lagrime gli spettatori. Quanti vi presero parte serbe­
ranno indelebile memoria della soavità ineffabile di quella giornata
nella visione delle meraviglie compiute dal Signore in D. Bosco fin
dai primissimi anni della sua vita.
L'ultima giornata di Valsalice è stata consacrata allo studio pratico
delle vocazioni e della formazione professionale dei Coadiutori.
L ’Economo Generale D. F . Giraudi trattò il tema delle vocazioni dimo­
strando che la pietà e l’osservanza religiosa sono mezzi infallibili tanto
per conservare in sè il dono prezioso della divina chiamata alla vita
di perfezione, quanto per svilupparlo e farlo fiorire abbondantemente
in mezzo agli allievi artigiani. Le nostre migliori vocazioni vengono
di rado dal di fuori già formate, ma sorgono insensibilmente accanto
a noi negli Oratori festivi, nelle scuole e nei laboratori in proporzione
della pietà e dell’osservanza religiosa dei loro superiori immediati.
Se i Salesiani vivono di pietà e di regolarità nella lieta semplicità e
familiarità volute da D. Bosco, molti dei giovani affidati alle loro cure
non potranno non desiderare di abbracciare essi pure il medesimo te­
nore di vita. Gli Oratori festivi, i Collegi, le scuole e i laboratori che
difettavano quasi sempre di vocazioni religiose, fanno pensare alla de-
ficenza della vera vita salesiana nei Confratelli che vi lavorano. Se essi
vivono da degni figli di D. Bosco e poi, ad esempio di L u i, pregano
con ardore e fiducia il Padrone della messe a mandare operai nella
sua vigna: ut bonos et dignos operarios Piae Salesianorum Socie-
tati mittere et in ea conservare digneris, la lor preghiera otterrà luce
alle lor menti per conoscere quali degli allievi abbiano il germe della
vocazione e calore di volontà per svilupparlo fino a maturità.
I l Prefetto Generale D . P . Ricaldone trattò della formazione pro­
fessionale tecnica, pratica e amministrativa dei Coadiutori.
Lo svolgimento dei due argomenti, fatto con molta accuratezza e
competenza dai due relatori, è stato seguito dai presenti con grande
interesse: e quanti presero parte alla discussione, diedero saggio di
perizia, equanimità e desiderio del vero bene dell’Opera e degli alunni.
Siccome però le occupazioni dei Coadiutori sono disparatissime
per essere gli uni destinati a insegnare nelle scuole primarie e secon­
darie; altri come maestri d’arte nelle molteplici scuole professionali e
agricole; questi all’assistenza, all'economia e al buon ordine; quelli
infine al disimpegno degli umili uffizi delle singole Case, sarebbe meglio
che le trattazioni fossero più classificate, cosa che m ’auguro si faccia
u n ’altra volta.
Intanto i Superiori sono usciti da questo convegno convinti di po­
tere fare assegnamento sopra ottimi religiosi e confratelli abili nella

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loro professione; ma constatarono in pari tempo la necessità di lavorare
con tutte le forze per formare meglio le nuove reclute. Perciò essi inten­
dono dare tutta la perfezione e la modernità possibile ai laboratori
della Casa di S. Benigno affinchè i futuri maestri delle scuole profes­
sionali che devono recarvisi dopo il noviziato (ed è desiderio nostro che
ci vengano molti) abbiano modo di perfezionarsi realmente nell'arte che
sono destinati ad insegnare. Sarà un'opera di grande vantaggio per
la Congregazione, ma abbisogna di consiglio, di lavoro e di preghiere.
Le preghiere le attendo da tutti; i suggerimenti e il lavoro da quelli par­
ticolarmente che sono addetti a coteste scuole, affinchè non siano fru­
strate le nostre buone intenzioni.
I n appendice a questa mia, in forma schematica, troverete la re­
lazione dei due temi.
I I I . Un altro pensiero molto grave ci ha preoccupati durante queste
vacanze. L e nostre M issioni hanno preso ora un grande sviluppo,
specialmente in Oriente. Basta ricordare quelle della Cina, del Giap­
pone, dell'Assam, del Siam, e le ultime affidateci dalla S. Sede, di
Krishnagar, di Madras e Nord Arcoth. Anche le M issioni d’America
hanno bisogno di essere rinforzate e riordinate, specie quelle della P a ­
tagonia e della Terra del Fuoco, che sono le prime fondate da D. Bosco,
e quelle del Matto Grosso, già di grande onore alla Congregazione. A
tutte i Superiori devono provvedere personale conveniente per numero
e bene attrezzato, scegliendolo tra i Confratelli che sembrano meglio
forniti delle doti necessarie, o dalla lista di quelli che, al nostro invito,
si sono proferti per le M issioni. In tal modo però si sottrae personale
dalle Ispettorie che aggiunto alle perdite per morte o altro, mette p a ­
recchi Ispettori in gravi difficoltà per inviare agli studentati filosofici
e teologici i loro chierici. Questi alle volte si lamentano di non poter
compiere regolarmente i loro studi; per cui urge trovare una solu­
zione che permetta a tutti i nostri chierici di com piere regolarmente
i loro studi teologici.
Lo studio della Teologia, fatto seriamente per un quadriennio,
sotto la guida di abili maestri, è richiesto tassativamente dalle nostre
Costituzioni (art. 164) e dalla S. Sede per tutti quelli che aspirano al
sacerdozio. Voi conoscete, o miei cari, quanto questo studio della Teo­
logia stesse a cuore del nostro Ven. Padre che si sobbarcò ai più gravi
sacrifizi di persona e di denaro perchè i suoi prim i chierici potessero
frequentare le scuole di Teologia e avere il tempo di studiarla seria­
mente. Stimolati e sostenuti da un tanto Padre essi riuscirono tra i
primi dei loro corsi, così quelli che poi non si fermarono con lui, occu­
parono nelle diocesi cariche di prim ’ordine.
Il Suo immediato Successore D. Rua non ha avuto pensiero più
assillante di questo durante il suo lungo rettorato. Nelle sue lettere cir­
colari non si stanca di raccomandare, dare norme, ordini e disposizioni
per lo studio della Teologia. Sono sua creazione i numerosi studentati
teologici sorti qua e là nelle varie Ispettorie d’allora. Dava grande im-

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portanza alle così elette « scuole minori » ch’erano permesse nelle Case
dov’erano un certo numero di chierici che non potevano essere inviati
agli studentati. Dispose che nello studentato centrale di Foglizzo, dove
desiderava fossero inviati i migliori chierici, l'insegnamento venisse
impartito da professori laureati, in conformità dei programmi della
Gregoriana. Così quello studentato è stato per oltre 20 anni il centro
della formazione teologica per una parte cospicua dei nostri sacerdoti,
molti dei quali conseguirono lauree con esami brillanti presso le F a­
coltà di Torino e di Roma.
M a dilatandosi d’anno in anno la nostra Società, con relativo con­
fortantissimo aumento di soci, parve necessario e urgente un vero Stu­
dentato Teologico Internazionale. Se ne trattò a lungo negli ultimi
anni del venerando D. Albera, il quale ancora la vigilia della sua
morte, portò p iù volte il discorso sopra l ’urgenza di attuare questo Stu­
dentato Internazionale, manifestando a vari il desiderio di vederlo a
Torino, perche gli alunni potessero essere p iù vicini all’Oratorio, ai
superiori e alle venerate tombe di D. Bosco e di D . Rua.
Un anno dopo la sua morte, lo Studentato Teologico di Foglizzo era
trasportato a Torino-Crocetta, in sede propria capace di maggior mi­
merò e più corrispondente alle esigenze di mi Istituto Internazionale.
I l numero degli allievi raccolti colà annualmente si aggira sui 230,
provenienti da circa 28 nazionalità distinte.
Questo accorrere da tutte le parti, mentre dimostra nei chierici il
vivo desiderio di studiare bene la scienza divina, per divenire sacerdoti
ad omne opus bonum instructi (II T im ., I I I , 17), prova eziandio
l'aspirazione generale per l'unificazione degli studi, della pietà e delle
abitudini salesiane nel vero spirito del V en. D. Bosco.
Contemporaneamente si venne alimentando in Roma il numero
degli studenti che s’era soliti inviare annualmente per gli studi alla
Gregoriana: quest’ anno saranno 35 con il desiderio di aumentarne in
seguito il numero.
M a l’esperienza ha dimostrato che questi provvedimenti non sono
sufficienti. P er grazia di Dio le vocazioni crescono in modo molto con­
solante: quest’anno si arriverà a circa mille novizi e se non ce ne ren­
deremo indegni, ne avremo ancor di più in avvenire.
Ora non è possibile raccogliere tutti i teologi (circa un migliaio)
in un solo studentato: ne sorgessero anche altri due presso il Capitolo
Superiore, non basterebbero ancora. S ’è constatato infatti non con­
venire un internato di 300, 400 confratelli, sia perchè il Direttore,
con tutta la sua buona volontà, non può avere, nè il tempo di ricevere
regolarmente i rendiconti di tutti, nè la possibilità di esercitare effica­
cemente la paternità sopra tutta la numerosa famiglia; e sia ancora
perchè neppure i professori possono riuscire a conoscere le forze in­
tellettuali dei singoli allievi per aiutarli convenientemente. Quindi, se
si vuole che uno studentato teologico dia buoni risultati, per gli studi
e per lo spirito salesiano, non deve essere troppo numeroso.

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In vista di ciò il Capitolo Superiore si è proposto di provvedere
che gradatamente si possa inviare a Roma un maggior numero di chie­
rici a studiare e che l’istituto Teologico di Torino-Crocetta diventi una
scuola privilegiata per i chierici migliori delle Ispettorie. P er i chierici
che non possono recarsi nè a Roma, nè a Torino, si riorganizzeranno
meglio le scuole che ci sono già nelle Ispettorie. I l Consigliere scola­
stico del Capitolo Superiore, coadiuvato dal Direttore Spirituale, vi­
gilerà perchè in dette scuole si insegnino tutte le materie volute dalla
S. Sede e conforme ai suoi programmi.
Però non basta formare le scuole, ma bisogna fare in modo che i
chierici possano frequentarle e studiare realmente: e questo è quanto
intendo fare da parte mia. Supponendo che le Case restino nelle condi­
zioni presenti, cioè, che non si sviluppino di più e si servano di quegli
elementi, anche esterni che ora avessero, i chierici del terzo anno del
triennio pratico possono essere inviati senza eccezione, agli studentati
teologici. Essi verrebbero sostituiti da quelli che escono dalla filosofia
che ci consta dovrebbero essere in numero maggiore per l’aumentato
numero di vocazioni.
Ho perciò deciso, con la piena approvazione del Capitolo Supe­
riore, CHE, DURANTE IL QUADRIENNIO 1929-1930-1931 e 1932 NON
SI ACCETTINO PIÙ NUOVE FONDAZIONI NÈ DI CASE, NÈ DI MISSIONI.
Questa tregua, beninteso dagli Ispettori e dai Direttori, sarà un bene
per le Ispettorie; apporterà tranquillità alle Case e sollievo a tutti i
Confratelli; segnerà un vero progresso per la nostra Società, anziché
una sosta dannosa, perchè servirà per coltivare meglio le vocazioni e
preparare la Congregazione a svilupparsi in modo più solido nell’av­
venire. M i pare che D. Bosco ci sorriderà dal cielo, mentre noi prati­
cheremo meglio il capo X I I I delle nostre Costituzioni. Anche la S. Sede,
quando sappia il motivo della nostra sosta nell’espansione, vale a dire per
il regolare compimento degli studi dei nostri chierici, non solo non insi­
sterà per nuove fondazioni, ma ci loderà anzi per la presa determinazione.
Se nel frattempo venissero fatte agli Ispettori proposte vantaggiose
di nuove fondazioni, le quali non accettando, ne scapiterebbe il bene
della gioventù abbandonata di qualche centro popoloso, non si rifiutino,
ma si preghino e si convincano gli offerenti e promotori a rimandarle
al 1933 posto che prima non si otterrebbe l'autorizzazione dai superiori.
Faccia il Signore che restiamo tutti costanti in questi che ci paiono
buoni propositi, anche se, alle volte, ci farà un p o’ pena rifiutare qual­
che bella proposta o ci parrà di declinare da quella linea ascendente
mantenuta finora nella Congregazione. Così operando noi non inten­
diamo di retrocedere o d’arrestarci ma di fortificarci per obbedire con
più perfezione alla nostra Regola e in pari tempo compiere meglio le
opere che il Signore ci chiederà per mezzo della S. Chiesa.
I V . Ed ora permettetemi che porti la vostra attenzione sopra il
risveglio verificatosi quasi dappertutto in questi ultimi tempi, per lo
studio del S. Vangelo.

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Dalle esortazioni dei Sommi Pontefici, Leone X I I I , P io X , Bene­
detto X V , e P io X I ; dalla propaganda straordinaria dei Ss. Vangeli
al massimo buon prezzo, da parte della Società di S. Gerolamo; dai
lavori pubblicati, anche dai nostri Confratelli, per facilitare l’ intelli­
genza del Libro divino al popolo; dalle p ie letture del Vangelo in gruppi
appositi, è stato un continuo crescendo di attraimento degli spiriti verso
il Vangelo, il quale ha culminato nei Congressi Nazionali e nelle Gior­
nate d el S. Vangelo per la sua diffusione nelle famiglie e per lo studio
di esso nelle scuole primarie e secondarie.
Voi, ne sono certo, avete tenuto dietro con entusiasmo, a questo
ascensionale movimento per lo studio del S. Vangelo: anzi parecchi
di voi ne sono stati parte attiva, sia con ben indovinati lavori sul sacro
testo, e sia con l’ardente propaganda della parola. I l che m’è tornato
di grande consolazione perchè mi parve conseguenza e frutto naturale
di una delle più antiche tradizioni salesiane.
Lo studio infatti del S. Vangelo da parte dei nostri chierici è stato
sempre considerato come un vero obbligo fin dai prim i tempi della Con­
gregazione. Prim a D . Bosco medesimo, per più anni, e poi il suo suc­
cessore D. Rua, ogni settimana facevano ai chierici dell’Oratorio la
scuola del N . Testamento, ed i chierici dovevano ogni volta studiare a
memoria un brano del Vangelo. Questa tradizione è consacrata nel
Regolamento dagli articoli 57 e 323 come un dovere da non trascurarsi
in nessuna Casa.
È un piccolo germe dello studio del Vangelo che D. Bosco ha im­
messo nella sua Congregazione, il quale, se non sempre e dappertutto
è stato convenientemente sviluppato, ha però tenuto vivo in molti l’aspi­
razione di penetrare le meraviglie nascoste nel Libro della vita per cui
poterono prendere parte viva e in modo competente all’attuale movi­
mento del S. Vangelo e in pari tempo mettere in maggiore evidenza
l’importanza della nostra tradizione.
D. Bosco ha prevenuto l’avvenire anche in questo, e noi, se siamo
degni suoi figli, dobbiamo precedere gli altri con lo studio del S. Van­
gelo nelle scuole. Perciò chiamo anzitutto l’attenzione dei singoli Ispet­
tori sopra l’osservanza degli artic. 57 e 323 del Regolamento. Negli
studentati filosofici e in tutte le Case dove sonvi chierici, la scuola set­
timanale del Vangelo per essi sia fatta immancabilmente: sia essa uno
dei più cari doveri del Direttore: non ammetta pretesti per dispensar­
sene: non la tenga come una pura formalità per vedere se i chierici
abbiano imparato materialmente i versetti assegnati, ma vi si prepari
in modo da far risaltare alle lor menti le meraviglie contenute quasi
in ogni parola del sacro testo. Così dalla parola di D io medesimo caverà
quelle della paternità salesiana di cui è rivestito e che deve ad ogni
momento saper dire ai suoi dipendenti. L e nostre Costituzioni e la no­
stra vita salesiana sono così permeate del succo del S. Vangelo, che si
può facilmente, spiegandolo, scendere ad applicazioni pratiche e peda­
gogiche affatto conformi al nostro sistema preventivo.

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E perchè questo succo del S. Vangelo che è nelle nostre Costituzioni
penetri per tempo in quanti il Signore chiama alla vita salesiana,
intendo con questa mia di estendere anche a tutti gli Ascritti lo studio
del S. Vangelo. I loro Maestri li provvedano di un testo in lingua vol­
gare dei quattro Vangeli già coordinati tra di loro. In Italia può servire
il testo del Vangelo Unificato dal nostro D. Anzini, che è già adottato
come testo in molte scuole primarie e secondarie e riconosciuto dalle
autorità religiose e civili come il più completo e scorrevole nello stile.
I chierici abbiano inoltre i quattro Vangeli in lingua latina per poterli
consultare e così assuefarsi a leggere con profitto i quattro testi separati.
Durante l'anno di noviziato, il Vangelo dev’essere considerato come
materia obbligatoria di studio, con tante lezioni che bastino a spie­
garlo tutto affinchè i novizi possano conoscere bene la vita di N . S.
Gesù Cristo. Possibilmente si facciano studiare a memoria i Vangeli
domenicali. Così non avverrà che negli Oratori festivi e nelle scuole i
nostri chierici abbiano a trovarsi con giovanotti meglio istruiti di loro.
Inoltre gli Ispettori e Direttori d’Italia vedano di assecondare l’im­
pulso che le autorità scolastiche pubbliche danno allo studio del Van­
gelo nelle scuole primarie e secondarie: procurino anzi che le nostre
scuole acquistino il primato anche in questo studio che è proprio nostro.
Le scuole elementari di Torino hanno dato ultimamente saggi di di­
zione e di disegni sul S. Vangelo che furono a molti una rivelazione
della virtù educatrice e pedagogica del Libro divino. N on si potrebbe
fare ancor più da n o i? È questo il campo in cui la nostra espansione
può progredire di ascensione in ascensione senza timori di fuorviare.
Il S. Vangelo, inspirato dallo Spirito Santo, si eleva ad altezza di
cielo sopra ogni altra opera letteraria umana. I l massimo nostro studio
sia dunque rivolto a questo Libro dei libri. E se faremo tesoro delle
parole di Gesù, come si fa raccolta di pietre preziose; se le impare­
remo a memoria e le conserveremo interiormente nel cuore, secondo
l’esempio della Madre di Dio, possederemo certo il vero spirito reli­
gioso e salesiano e lo comunicheremo naturalmente a quanti ci avvi­
cinano nel nostro apostolato.
V. Facendo seguito a quanto vi ho comunicato nel Numero prece-
dente dichiaro che il Capitolo Generale X I I I resta convocato per
l'anno 1929: non sono ancora in grado di fissare la data precisa.
Gl’Ispettori quindi, credendolo opportuno, possono anche subito pro­
cedere all’ elezione del rispettivo Delegato a norma delle nostre Co­
stituzioni.
M aria SS. Ausiliatrice ci aiuti con la sua santa protezione a pra­
ticare tutto quanto son venuto esponendovi per il bene nostro individuale
e della Congregazione, perchè ciò facendo, ci renderemo sempre più
degni figli del nostro Ven. Padre D. Bosco.
A ff.m o in C. J.
Sac. FILIPPO R IN ALD I.