Atti_1954_178.ACS_


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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 31 gennaio 1954.
Figliuoli in tì. C. carissimi,
1 . - R a d i o m e s s a g g io . — La data della festa di S. Giovanni
Bosco, nella quale vi mando gli Atti del Capitolo di febbraio,
vi porta l’eco delle trasmissioni radiofoniche che quest’anno ci
furono concesse non solo per l’Italia, ma anche per oltremare.
Certamente molte nostre Case avranno potuto ricevere il saluto
cordiale e il messaggio del Rettor Maggiore, compendiato in
poche parole, ma ricco di emozione, per l’insolito incontro
con tante persone care. Dapprima mi pareva un ardire ecces­
sivo servirmi della Radio, ma poi pensando che ormai è ado­
perata comunemente e che avrebbe procurato soddisfazione a
tutti i nostri Confratelli, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, agli
Allievi, ex Allievi e Cooperatori, ne approfittai per commemo­
rare i centenari di quest’anno, così eccezionali e così cari a
tutti noi.
2 . - G l o r i o s i C e n t e n a r i . — Anzi voglio pure in questa
mia lettera intima ritornare sull’argomento e ricordarvi alcune
date del 1854 a nostra comune edificazione.
a)
26 gennaio 1954. Quattro giovani attorno a Don Bosco
nel nuovo edifizio, che era stato compiuto nell’ottobre pre­

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cedente, nella cameretta che s’incontra per prima entrando
a visitare le famose « camerette di Don Bosco ». Tra i docu­
menti delle nostre origini merita una medaglia d’oro la pagi­
netta scritta dal chierico Bua, in stile lapidario, che quest’anno
fu esposta all’albo in Casa Madre, e che dice: « La sera del
26 gennaio 1854 ci radunammo nella stanza di Don Bosco: esso
Don Bosco, Bocchietti, Artiglia, Cagliero e Bua; e ci venne
proposto di fare coll’aiuto del Signore e di S. Francesco di
Sales una prova di esercizio pratico della carità verso il pros­
simo, per venire poi ad una promessa; e quindi, se sarà possi­
bile e conveniente di farne un voto al Signore. Da tale sera
fu posto il nome di Salesiani a coloro che si proposero e si
proporranno tale esercizio ».
Così nascono le cose grandi che fa il Signore: gli uomini
spesso non sanno quali disegni abbia Iddio; ma prestandosi
umilmente a compiere le sue sante ispirazioni, diventano ese­
cutori del piano divino di redenzione.
Ed ecco che cosa è ora, a distanza d’un secolo, il nome
Salesiano! Tutti lo vediamo con santo orgoglio, che il nostro
nome è venerato e stimato ben oltre i nostri meriti, perchè
coloro che per primi l’hanno portato in tutti gli angoli della
terra, con la loro santità, col loro ardimento, col lavoro inde­
fesso, ne hanno fatto un titolo di nobiltà santa, nel corpo della
Chiesa Cattolica.
Sentite che cosa disse del Salesiano il Cardinal Spinola, Ar­
civescovo di' Siviglia, di cui è in corso la causa di beatifica­
zione e che comprese a fondo Don Bosco e la sua missione. È
un brano del suo opuscolo Don Bosco y su, obra: « Il Salesiano
è l’uomo della abnegazione e dell’umiltà, che vive morto senza
saper di esserlo; che fa il bene credendo di non fare nulla;
che si sacrifica senza darsene conto e quasi ignorandolo, e
che giunto all’ultima ora si stima l’ultimo tra i servitori della
Chiesa. Va dove lo mandano; prende le cose e le accetta come
gliele dànno, e fabbrica il suo nido tra i rami d’un albero
frondoso, come sulla pietra più alta di impervia e nuda roccia.
Le sue virtù caratteristiche sono non lamentarsi mai, anche
se tutto gli è contrario e non scoraggiarsi mai sperando sempre
nella Provvidenza.

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» Il Salesiano ha qualche cosa dell’energia, dell’attività,
dell’altezza e vastità di ideali e dell’incontrastabde fermezza
del Gesuita; ha qualche cosa della popolarità del Cappuccino;
qualche cosa del raccoglimento e dell’abitudine al lavoro del
monaco; infine ha qualche cosa degli Istituti religiosi conosciuti,
pur essendo un tipo nuovo» (M . X V III, 641).
- È un ritratto che, pur essendo stato scritto nel secolo scorso,
se davvero potessimo realizzarlo tutti e dappertutto, ci farebbe
molto onore e sarebbe testimonio d’un lavoro immensurabile
a prò delle anime. Confrontiamoci con senso di umiltà e di
sincerità, per vedere come onoriamo il nostro bel nome con
la nostra vita intima e col nostro lavoro.
b)
Il colera del 1854. Pochi giorni prima che scoppiasse
il morbo in Torino, alla vigilia della festa di Maria Assunta
in Cielo, compariva all’Oratorio Don Vittorio Alasonatti, col
breviario sotto il braccio, e chiedeva a Don Bosco: « Dove
devo mettermi a recitare il Breviario? ». Era il primo di una
bella schiera di sacerdoti secolari che, attratti dal fascino del
Santo e dall’opera sua apostolica, vennero di tempo in tempo
a rinforzare le nostre file. Ed era una vocazione provvidenziale,
perchè « Don Bosco fin dal 1853 era oppresso da gravi cure,
e non poteva più da solo rispondere al bisogno morale e ma­
teriale della direzione interna della Casa, che andava assumendo
maggiori proporzioni ». E proprio il giorno 15 di agosto Don Ala­
sonatti cominciava la sua missione in Valdocco coll’assistere
un coleroso.
•l! Don Bosco aveva predetto il colera nel maggio, ma insieme
aveva assicurato i giovani: «Se farete quanto vi dico, sarete
tutti salvi da quel flagello ». E diede la ricetta famosa: « Vi­
vere in grazia di Dio, portare al collo la medaglia di Maria SS.,
recitare la preghiera a S. Luigi, scelto come patrono contro
la peste ».
I capi IX , X , X I e X II del 5° volume delle Memorie Bio­
grafiche narrano le prodezze dei giovani dell’Oratorio, di Don B o­
sco, di mamma Margherita, il riconoscimento ufficiale delle loro
benemerenze ed il prodigioso intervento celeste, che non per­
mise alcuna infezione negli improvvisati inesperti infermieri.

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Bel è in questo tempo che s’inserisce la malattia di Giovanni
Cagliero, il quale aveva dimostrato coraggio e abilità straor­
dinarie nel curare gli ammalati, ma fu colto da febbri tifoidee
che lo tennero a letto per due mesi. La visione di Don Bosco
al letto del piccolo infermo è a noi tutti ben nota e venne cer­
tamente a confortare Don Bosco della generosità con cui aveva
prestato la sua opera di soccorso e accolto nel suo incipiente
ospizio decine di orfanelli. Quale sprazzo di luce dovette pro­
iettare nell’avvenire della sua incipiente famiglia la vista della
colomba col ramo d’olivo sul capo del piccolo infermo e poi
dei selvaggi attorno al letto del piccolo Missionario in atto
di implorare da lui soccorso! Era una delle tante « televisioni »
di cui fu favorito dal Cielo e che gli diedero coraggio nel suo
improbo lavoro. La malattia infatti si concluse con la vesti­
zione clericale, che fissò per sempre la vocazione salesiana ed
ecclesiastica del futuro Cardinale.
e) Il Beato Domenico Savio. Ma l’avvenimento di massima
importanza di quell’anno benedetto, il dono più bello della
Madonna al suo fedel servo, doveva verificarsi nell’ultimo
scorcio del 1854, dal 2 ottobre all’8 dicembre. Il giorno del
primo incontro col Beato Domenico Savio fu il lunedì dopo
la prima domenica d’ottobre. Il colloquio narrato da Don Bosco
è un capolavoro d’intuizioni e di rivelazioni d’anima, tanto
che il Santo afferma: «Siamo entrati in piena confidenza, egli
con me ed io con lui; conobbi in quel giovane un animo tutto
secondo lo spirito del Signore ».
Dice il nostro Don Caviglia: « Come l’esperto mercante che
sente al tocco la qualità del panno, Don Bosco al tocco del­
l’anima del Savio sente la stoffa del santo: “ Eh mi pare che
ci sia buona stoffa! ” gli dice. E il fanciullo, sveglio nell’in­
gegno e non meno nello spirito, afferra l’immagine e la segue:
“ A che può servire questa stoffa?” . “ A fare un bell’abito
da regalare al Signore ” . E Domenico pronto svolge il pensiero
e lo commenta da maestro: “ Dunque io sono la stoffa: ella
ne sia il sarto; dunque mi prenda con lei e ne farà un bell’abito
pel Signore ” ».

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Era stato sempre pronto a seguire le divine ispirazioni e ora,
all’invito del nuovo maestro di spirito, il fanciullo si apre mente
e cuore e si fa guidare docile e sorridente nelle vie di Dio.
Gli bastano poche settimane: al 29 d’ottobre entra nell’Oratorio
e nel nuovo colloquio le confidenze si accentuano. L ’occasione
è il cartello con la scritta: Da mihi animas caetera tolle, e il
ragazzo l’intende subito per sè: « Ho capito: qui non si fa ne­
gozio di danaro, ma negozio di anime. Ho capito: spero che
l’anima mia farà anche parte di questo commercio ».
Alla fine di novembre l’impegno straordinario per fare a
perfezione la Novena in preparazione alla festa e alla procla­
mazione del dogma dell’immacolata Concezione di Maria SS.,
la confessione generale e la rinnovazione fervente dei propositi
della prima Comunione svelano a Don Bosco, espertissimo co­
noscitore di anime, l’eccezionale virtù del fanciullo come in
una visione di cielo, punto dissimile da quella che gli aveva
svelato l’avvenire del giovane Cagliei'o. Riconosce nel piccolo
Domenico un’anima angelica privilegiata e lo segue attento,
con cuore di padre e di santo, grato a Maria SS. del nuovo
dono col quale Ella si degna di confortarlo nello spinoso per­
golato che deve percorrere.
d) S. Maria Domenica Mazzarello. Oh, la dolce sorpresa
da me provata in questi giorni, quando leggendo alcune pagine
della biografia della Santa, per preparare una conferenza alle
Figlie di Maria Ausiliatrice, m’incontrai nuovamente in questa
data a noi tanto cara: 8 dicembre 1854. Anche la giovane
diciassettenne di Mornese ebbe in quel giorno una grazia sin­
golare, che s’inserisce tra le tante provvidenziali coincidenze
della sua vita. Fu in quella occasione che Don Pestarino formò
il primo nucleo della Pia Unione delle Fighe dell’immacolata,
il cui regolamento, riveduto e corretto dal teologo Giuseppe
Frassinetti di Genova, due anni dopo diffuse l’Unione in
tutta Italia.
Tra le prime cinque aggregate e la più fervorosa era stata
la nostra futura Santa.
Si sono dunque uniti nel culto alla Vergine Immacolata in
quell’8 dicembre 1854 attorno a Don Bosco, il Beato Dome-

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nico Savio e il Venerabile Don Bua, e da lungi, a Mornese,
ma col medesimo fervore, anche la giovane santa Maria
Mazzarello.
3. - La Causa d e l B ea to Domenico Savio. — Mi pare
doveroso informarvi ufficialmente della posizione attuale della
Causa di Canonizzazione del nostro piccolo Santo. I giornali
hanno annunciata prossima la canonizzazione di Domenico
Savio e le hanno persino assegnato la data. Ma l’esame dei
miracoli essendo ancora in corso, non possiamo fare previsioni
nè progetti di sorta; perciò continuiamo a moltiplicare le nostre
preghiere, affinchè i vari esami e consulti, che sono a farsi
sui due miracoli presentati per la Canonizzazione, abbiano esito
favorevole. State tranquilli, che appena sia possibile annunciarvi
la lieta novella e il programma generale delle feste, non man­
cheremo di farlo, con quella sollecitudine che i mezzi moderni
di comunicazione ci permetteranno. Intanto preghiamo e fac­
ciamo pregare la Vergine Immacolata Ausiliatrice, che si com­
piaccia di glorificare quel suo figliuolo, che cent’anni fa Le
presentò in omaggio uno dei fiori più profumati di quel giorno
di gloria.
4. - N o stra c o n sa c ra zio n e a l l a V e r g in e I m m a c o la ta .
— Parecchi Confratelli e recentemente i rev.mi Ispettori d’Italia
riuniti a convegno a Torino hanno presentato ai Superiori il
voto che in giornata opportuna i Confratelli, le Case, gli Ex al­
lievi e i Cooperatori fossero invitati a unirsi in ispirito coi Su­
periori di Torino, per consacrare tutta la Famiglia Salesiana con­
cordemente e solennemente al SS. Cuore Immacolato di Maria.
Probabilmente lo stesso Sommo Pontefice ci ha pensato e a
suo tempo renderà noto il suo pensiero sul medesimo argo­
mento. Allora la cosa più bella sarà unirci a Lui, Vicario di
Gesù Cristo, e a tutte le Gerarchie ecclesiastiche in quest’atto
di omaggio e di offerta alla Vergine SS. Per noi la data più
bella sarà l'8 dicembre 1954.
Tuttavia in attesa di quanto penserà di fare il Sommo Pon­
tefice, sono certo d’interpretare il vostro pensiero inviando
appunto a Lui una petizione, a nome di tutta la nostra Fa­

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miglia, per invocare tale consacrazione e assicurargli il nostro
impegno per celebrare l’Anno Mariano col massimo fervore.
Mentre qui all’Oratorio ci prepariamo a celebrare solennemente
la data dell’11 febbraio con un discorso, che sarà tenuto da
S. E. Mons. Vincenzo Gilla-Gremigni, Vescovo di Novara, e
con cori classici dei nostri Teologi del Pontificio Ateneo Sa­
lesiano, mi è caro chiudere queste brevi notizie salutandovi e
inviandovi la benedizione più ampia del nostro caro Padre e
della Vergine SS. Immacolata Ausiliatrice.
Vostro aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI.
AVVISO IMPORTANTE
DATI STATISTICI
E RELAZIONE DA PREPARARE NEL 1954
In questi anni di centenari e celebrazioni solenni credo
che sarà utile raccogliere per i Bollettini e per i giornaletti
una statistica che ci dia:
1) il numero degli allievi passati nelle singole Case dal
loro inizio al 1954;
2) il numero delle vocazioni salesiane, al clero secolare e
ad altre famiglie religiose;
3) il nome delle personalità più insigni che ci hanno ono­
rato e si onorano del titolo di ex-allievi.
I Rev.mi Ispettori favoriscano raccogliere questi dati per
l’Archivio loro e per i nostri uffici centrali; inoltre ci facciano
un'ampia relazione delle manifestazioni più solenni delle Case
e dell’Ispettoria, che avranno luogo nel corso di questo Anno
Mariano.