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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
L’ANNO SANTO E I NOSTRI GIUBILEI.
J. M. J.
Carissimi Figli in Gesù Cristo,
Quando la nostra Società non era ancora così numerosa ed
estesa com'è oggi, per il consolidamento della vita intima di famiglia
fu necessario che il Ven. Padre e i suoi due primi venerandi Suc­
cessori, con le frequenti loro Circolari (ch'erano tutte un'effusione
meravigliosa del loro gran cuore) e con le preziose Lettere men­
sili del Capitolo Superiore, andassero man mano indicando ai
soci i più minuti particolari delle cose da farsi. Ma ora che la Con­
gregazione è giunta, si può dire, alla maturità, e che i suoi membri
si son fatti adulti, non solo non sarebbe più opportuno fare altret­
tanto, ma forse riuscirebbe impossibile. Basta quindi che il Rettor
Maggiore col suo Capitolo dia le norme generali indispensabili
perchè in tutte le Case vi sia unità di spirito e di azione salesiana;
l'attuazione pratica di esse è lasciata ai singoli soci, sotto la giu­
risdizione immediata dei loro Ispettori e Direttori.
Questa volta poi le cose che debbo comunicarvi si raccomandano
già da sè alla vostra attenzione e buona volontà; per cui, messo das
parte ogni preambolo, ve le espongo senz'altro con brevità e sem-

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plicità, sicuro che ognuno di voi si studierà di attuarle col più­
grande zelo nella rispettiva cerchia di azione.
1. Il Santo Padre Pio X I con la magnifica Bolla del 29 maggio
scorso, Infinita Dei misericordia, ha proclamato a tutto il mondo
il grande Giubileo dell’Anno Santo, da celebrarsi in Roma dai
primi Vespri della vigilia del Natale prossimo a quelli della vigilia
di Natale del 1925. Questo grande universale Giubileo ricorre
ogni 25° anno, e questo si suol chiamare Anno Santo, sia perchè
s’inizia, si svolge e si chiude con riti sacri, sia principalmente per
una maggior elargizione di speciali aiuti del Cielo, ad eccitare
gli animi verso un più alto grado di santità e di perfezione, e
a promuovere la restaurazione cristiana della società.
Non è il caso ch'io stia qui a riferire le norme contenute nella
Bolla ora citata: leggetela voi stessi attentamente, miei cari, se già
non l'avete fatto, e tenetevi altresì informati delle norme particolari
che verranno a suo tempo emanate dai rispettivi Ordinari dioce­
sani; i sacerdoti, e specialmente i confessori e predicatori, prendano
inoltre conoscenza di tutte le disposizioni relative alle Indulgenze,
per essere in grado d'istruire gl'interesssati ( Ved. Acta Apostolicae.
Sedis, fascicoli di giugno e agosto).
M i limito solo a richiamare la vostra attenzione sul fatto che
il S. Padre, sospendendo le Indulgenze per i vivi, ha voluto che
rimanessero in vigore se applicate ai defunti, e che a questi fossero
applicabili anche le Indulgenze che in via ordinaria non lo sono.
Questo ci sia di sprone a non rallentare il nostro zelo nel compiere
opere indulgenziate, poiché ci è dato così portare sollievo alle anime
del Purgatorio, e specialmente a quelle dei nostri amati confratelli.
A questo Anno Santo dobbiamo tutti partecipare con ardore
di spirito e di opere, non solo come figli devoti della S. Chiesa, ma
in particolare anche come religiosi. A i religiosi infatti è princi­
palmente rivolto l'accenno del S. Padre all'importanza grandis­
sima che avranno durante l'Anno Santo gli speciali aiuti del
Cielo ad eccitare gli animi verso un più alto grado di santità e
di perfezione. L 'Anno Santo è dunque un mezzo straordinario
ed efficacissimo di santificazione per noi, se sapremo meritarci
questi aiuti speciali del Cielo che il S. Padre assicura a quanti
lo celebreranno degnamente. In questa celebrazione quindi n oi
non dobbiamo essere secondi ad alcun'altra famiglia religiosa;

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e la nostra parola d'ordine sarà questa: santificarci per santificare
i nostri giovani!
Oh! quale importanza dava agli A nni Santi il nostro buon Padre,
e come sapeva servirsi di questo mezzo di rinnovamento spirituale
per se e per i suoi figli! L'Anno Santo 1850 all'Oratorio di Val
docco è tutta una fioritura di fervore in ogni giovane per prepararsi
a ben celebrare il proprio Giubileo, con propositi scritti sui fo­
glietti che Don Bosco aveva fatto appositamente stampare e distri­
buire. Nel ’ 75 l'Anno Santo è celebrato nelle varie Case della So­
cietà; e all'Oratorio, quasi a suggello dei nuovi propositi di santità
sbocciati nella famiglia salesiana, si fece anche la Consacrazione
al Divin Cuore di Gesù, il giorno 16 giugno, preceduta da alcune
parole di Don Rua: consacrazione che fu come il preludio di quella
solennissima di tutta la Congregazione, che lo stesso Don R ua
fece fare 25 anni appresso, nell'Anno Santo 1900.
Ora noi dobbiamo animarci a una nobile gara per emulare
questi santi fervori ed entusiasmi. Perciò, figli carissimi, faccio
mie le parole di S. Paolo: aemulamini autem charismata meliora
( I Cor., X I I , 31), e vi dico: sì, desiderate con più ardore di fare
in quest'Anno Santo nuove ascensioni nella santità, per poterla
comunicare alla gioventù che vi è affidata, e così conseguire piena­
mente il fine della vostra vocazione. Tanto più che, per continuare
con le parole dell'Apostolo, mi sembra di potervi additare un motivo
ancor più intimo e tutto nostro, a vicendevole stimolo in queste
sante ascensioni: et adhuc excellentiorem viam vobis dem onstro
(ibid.), ed è il pensiero che i precedenti anni santi segnano per la
nostra Società avvenimenti di vitale importanza, la cui giubilare
commemorazione non può essere da noi trascurata.
2. M i si presenta primo alla memoria il 25° anniversario
della nostra Consacrazione al Cuor di Gesù (1° gennaio 1925),
indetta dal venerando D. Rua con apposita Circolare del 21 no­
vembre 1900, e compiuta in tutte le Case proprio all'inizio del
nuovo secolo. « M i par bello esclamava il Servo di Dio e,
direi, sublime, nell'istante che divide due secoli, presentarci a Gesù,
unirne espiatrici per i misfatti dell'uno, e apostoli per conquistare
l'altro al suo amore. Oh! come Gesù Benedetto poserà allora be­
nigno lo sguardo sopra le varie nostre Case, divenute come altret­
tanti altari su cui offriamo a Lui la contrizione dei nostri cuori

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e le migliori nostre energie fisiche e morali; come benedirà la nostra
Società che questi olocausti sparsi per il mondo intero raccoglie
in un solo grandioso, e prostrata ai suoi piedi gli dice: ... Le nostre
Case son già tue per diritto, essendo Tu Padrone d'ogni cosa; ma
noi vogliamo ch'esse siano tue e di Te solo, anche per nostra spon­
tanea volontà; a Te le consacriamo. La nostra P ia Società già
è tua per diritto, perchè Tu l'hai ispirata, Tu l'hai formata, Tu
l'hai fatta uscire, per dir così, dal tuo Cuore medesimo: ebbene,
noi vogliamo confermare questo tuo diritto; vogliamo che essa,
mercè l'offerta che Te ne facciamo, diventi come un tempio, in
mezzo al quale possiam dire con verità che abita Signore, Padrone
e Re il Salvatore nostro Gesù Cristo! Sì, Gesù, vinci ogni difficoltà,
regna, impera in mezzo a noi; Tu ne hai diritto, Tu lo meriti, n oi
lo vogliamo ».
Sono stato molti anni accanto a questo nostro buon Padre, e
posso dirvi ch'egli ascriveva a quella nostra generale consacra­
zione al S. Cuore tutto il crescente sviluppo della Società Salesiana,
e che nei suoi ultimi anni ne parlava con gioia grande, come d'un
avvenimento di primaria importanza. Io poi pensavo già fin
d'allora e in tal pensiero mi confermai sempre più d'anno in
anno essere proprio questo il tempo a cui alludeva l'avvenente
giovanetto bianco-vestito del sogno di D. Bosco (21 novembre 1881)
circa l’avvenire della nostra Società: «Coloro che vedranno questo
secolo tramontare e principiare l'altro, diranno di voi: Dal Signore
è stato fatto tutto questo, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri.
Allora tutti i fratelli e figliuoli vostri canteranno all'unisono:
Non a noi, o Signore, non a noi, ma al nome tuo dà gloria!».
Quante e quante volte, nel corso di questi 25 anni, m'è venuta­
spontanea la parola: A Domino factum est istud; mentre in fondo
al cuore dapprima, e poi con gli altri Superiori, andavo ripetendo:
Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam!
E perchè in quest'Anno Santo non chiamare tutti i miei fratelli
e figliuoli a ripetere con questo canto la consacrazione solenne al
Cuore di Gesù, proclamandolo un'altra volta l'unico Sovrano dei­
nostri cuori, delle nostre Case e di tutta la Congregazione?
3. Il Giubileo d'Oro delle Missioni Salesiane (11 novembre
1925), alla cui solenne celebrazione ci andiamo preparando già
da parecchio tempo, ripete la sua origine dall'Anno Santo 1875)

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anno straordinariamente fecondo di grazie, di opere e di favori
per la nostra Società, poiché in esso ebbero pure principio la Pia
Unione dei Cooperatori, e l' Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice
per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. Il Vene­
rabile Padre lo consacrò quasi interamente nei preparativi neces­
sari per cominciare l'Opera delle Missioni. Alla luce della sua
viva fede e al calore della sua carità egli ne intuì con chiarezza il
primo campo e le prime conquiste; con finezza di tatto paterno si
preparò il primo drappello di missionari e lo ammaestrò nella vita
apostolica; con la prudenza, che non trascura neanche le cose più
minute, condusse a termine le numerose, difficili trattative; a tempo
opportuno inviò a Roma i suoi primi dieci missionari per ricevere
dal S. Padre Pio I X , con la Benedizione Apostolica, il mandato
di andar a predicare il Vangelo; e la sera dell'11 novembre, nel
Santuario di Maria Ausiliatrice, compì la prima indimentica­
bile funzione della partenza dei suoi missionari, che, sempre nuova
e commovente, doveva poi ripetersi quasi annualmente, e anche
più volte in uno stesso anno, per altri e maggiori manipoli di gene­
rosi apostoli. « N oi esclamò il Venerabile in quella sera me­
moranda diamo principio ad una grande opera; non perchè
si abbiano pretensioni o si creda di convertire l'universo intiero
in pochi giorni, no; ma chi sa, che non sia questa partenza e questo
poco, come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta!
Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senape, che
a poco a poco vada estendendosi, e non sia per fare un gran bene! »
Ora, alla distanza di cinquant'anni da quando furon pronun­
ziate queste sante parole, noi possiamo dire di essere testimoni
oculari del gran bene che ha prodotto e continua a produrre quella
prima partenza; e la celebrazione giubilare di essa è destinata
non solo a porre in evidenza, mediante esposizioni, commemora­
zioni e pubblicazioni periodiche, il bene già operato, ma anche a
suscitare nuove iniziative ed energie per un maggior bene avvenire.
4. Nella mia circolare sul Giubileo delle nostre Costituzioni
vi ho già accennato, miei cari figli, alla ricorrenza del centenario
del primo sogno di Don Bosco, invitandovi a meditare questo sogno
e a praticarlo. Non è possibile fissare con precisione il tempo in
cui il Venerabile ebbe questa prima illustrazione soprannaturale
intorno alla sua futura missione. Siccome egli dice: all’ età di nove

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anni circa (cioè quando stava per entrare o era appena entrato
nel decimo anno), possiamo ritenere che sia avvenuto durante
l'Anno Santo 1825. Perciò la celebrazione solenne di questo Cen­
tenario la faremo pure nel corso del prossimo anno, a stimolo mag­
giore della nostra personale santificazione, e per far meglio cono­
scere e amare dai nostri giovani lo spirito della vita salesiana,
indicato da Gesù medesimo al giovinetto Bosco, e da questo appreso
un po' per volta alla scuola di Maria SS. Ausiliatrice.
Rileggiamo assieme, o miei carissimi, la pagina scritta dal
Ven. Padre per nostro ammaestramento, in obbedienza al Vicario
di Gesù Cristo; sì, rileggiamola con grande venerazione, e fissia­
mocela in mente parola per parola, questa pagina che ci descrive
evangelicamente l'origine soprannaturale, la natura intima e la
forma specifica della nostra vocazione. P iù si legge e più diventa
nuova e luminosa:
« A ll'età di nove anni circa ho fatto un sogno che mi rimase
profondamente impresso per tutta la vita. Nel sonno mi parve di
essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava rac­
colta una moltitudine di fanciulli che si trastullavano. Alcuni
ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All'udire
quelle bestemmie mi sono subito slanciato in mezzo di loro, ado­
perando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve
un Uomo venerando, in età virile, nobilmente vestito. Un manto
bianco gli copriva tutta la persona; ma la sua faccia era così lumi­
nosa, che io non potevo rimirarla. Egli mi chiamò per nome,
e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli, aggiungendo queste
parole: — Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla
carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque
immediatamente a far loro un'istruzione sulla bruttezza del
peccato e sulla preziosità della virtù. — Confuso e spaventato sog­
giunsi che io era un povero ed ignorante fanciullo, incapace di par­
lare di religione a quei giovanetti. In quel momento quei ragazzi ces­
sando dalle risse, dagli schiamazzi e dalle bestemmie, si raccolsero
tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere che mi dicessi:
Chi siete voi, soggiunsi, che mi comandate cosa impossibile?
« — Appunto perchè tali cose ti sembrano impossibili, devi
renderle possibili coll’ obbedienza e coll’ acquisto della scienza.
« — Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?

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« — Io ti darò la Maestra, sotto la cui disciplina puoi diven­
tare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza.
« — Ma chi siete voi che parlate in questo modo?
« — Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò
di salutare tre volte al giorno.
« — M ia madre mi dice di non associarmi con quelli che non
conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome.
« — Il mio nome domandalo a mia madre.
« In quel momento vidi accanto a lui una Donna di maestoso
aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte parti, come
se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi
ognor più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di
avvicinarmi a Lei, che presomi con bontà per mano: — Guarda!
mi disse. Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti
fuggiti, ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani,
di gatti, di orsi e di parecchi altri animali. Ecco il tuo campo,
ecco dove devi lavorare, continuò a dire quella Signora. Renditi
umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi suc­
cedere di questi animali, tu dovrai farlo per i figli miei.
« Volsi allora lo sguardo, ed ecco, invece di animali feroci, ap­
parvero altrettanti mansueti agnelli, che tutti saltellando correvano
attorno belando, come per far festa a quell ' Uomo e a quella Signora.
« A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai
quella Donna a voler parlare in modo da capire, perciocché io non
sapeva quale cosa si volesse significare. Ella mi pose la mano sul
capo dicendomi: — A suo tempo tutto comprenderai ».
5. Questo sogno, o meglio visione, ho voluto dare e far dare a
tutti voi, miei cari, come Ricordo degli Esercizi Spirituali di
quest'anno. Il suo contenuto infatti è di tanta importanza che,
in questa centenaria ricorrenza, dobbiamo farci uno stretto dovere
di approfondirlo con più assidua meditazione in ogni suo parti­
colare, e di metterne con generosità in pratica gli ammaestramenti,
se vogliamo meritarci il nome di veri figli di Don Bosco e perfetti
Salesiani.
Don Bosco a suo tempo ha compreso e praticato alla perfe­
zione quanto la celeste Maestra gli andò man mano insegnando.
In questo sogno tutta la sua vita gli fu mostrata quasi per spe­
culum in aenigmate (I Cor., X II I, 12), nello specchio della fede

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e nell'oscurità dell'enimma. Ma noi, che sappiamo com'egli abbia
compiuto tutta la sua missione con crescente fedeltà, docilità e
corrispondenza ai voleri e alle grazie divine, noi vediamo quel
sogno divenuto realtà nella vita di lui; esso per noi non è più spe­
culum in aenigmate, ma una luce potente che c'illumina e con­
forta nella via che per divina chiamata dobbiamo percorrere.
Con questo sogno, compiutosi nella sua vita, il buon Padre ci
può ripetere le divine parole: Exemplum enim dedi vobis, ut
quemadmodum ego feci, ita et vos faciatis (S. G iov., X III, 15).
Sì, figli miei, anche in voi deve avverarsi quanto qui la Divina
Sapienza si è degnata additare e fissare per la nostra missione.
Qui infatti, o miei cari, troviamo la nostra vocazione, il nostro
metodo, i mezzi e le doti necessarie per praticarlo efficacemente.
Pur nella nostra vita c'è stato un giorno in cui il Signore ci chiamò
per nome e ci ordinò di consacrarci all'educazione della gioventù
povera e abbandonata, sotto il vessillo e secondo il metodo di Don
Bosco: metodo fondato non sulle percosse ma sulla mansuetudine,
carità ed istruzione serena e completa del bene da praticare, e
combattente il male con la legge della riverenza e del silenzio: nec
nominetur in vobis. Anche noi abbiamo avuto l'ordine di acqui­
stare i mezzi necessari a mettere in pratica questo metodo, cioè
l’ obbedienza e la scienza, sotto la guida della Vergine; il che
abbiamo fatto (o stiamo facendo) negli anni della nostra forma­
zione religiosa e sacerdotale. Durante tutti questi anni felici la
Vergine SS. prese anche noi con bontà per mano e, additandoci
il futuro campo della nostra azione, ci stimolò in tutti i modi al­
l'acquisto dell’umiltà, della fortezza e della salute, che sono le
qualità strettamente necessarie per ogni vero figlio di Don Bosco.
Anche a noi infine sarà dato vedere moltitudini di giovani, prima
ignoranti affatto delle cose di Dio, e forse già vittime infelici del
male, correre illuminati, risanati e gioiosi a far festa a Gesù e a
Maria SS. Ausiliatrice. E questa buona Madre, nei momenti di
prova e quando non comprenderemo il perchè di certi avvenimenti e
di certe disposizioni, pure a noi porrà dolcemente la mano sul capo,
dicendoci con voce di paradiso: A suo tempo tutto comprenderai!
Questo sogno dunque è pieno di sapienza per noi, e ci ricorda
come Don Bosco lo ha praticato con la più gran diligenza, otte­
nendo effetti sorprendenti con mezzi giudicati impossibili.

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6. Ed ora nelle mie povere preghiere imploro incessantemente
dalla nostra Ausiliatrice la grazia che questo centenario produca
i suoi frutti benefici in tutti i Salesiani del mondo, sì che abbiano
sempre a mantenersi fedeli alla nostra missione, al nostro sistema
e al nostro spirito. Da parte mia non risparmierò fatica alcuna per
raggiungere questo scopo; ma in pari tempo prego caldamente i
carissimi Ispettori di voler disporre con sollecitudine ed energia
perchè in ogni Gasa si compia realmente e seriamente quanto segue:
a) Preparata da un devoto triduo di preghiere e predica­
zione, si rinnovi il gennaio prossimo la solenne Consacrazione
della Casa e della Congregazione al Cuore di Gesù. Per questa
pia funzione si possono adottare le norme date 25 anni fa dal
venerando Don Bua (Lett. Circ. pag. 222 e seguenti). Qualora non
fosse possibile avere la conveniente predicazione, il Direttore di­
sponga che nelle sere del triduo venga letta tutta l'istruzione sulla
devozione al S. Cuore che segue alla Circolare di Don Rua (p. 228
e seguenti).
b) In ogni Casa, entro i primi quattro mesi dell’anno, e in
giorni stabiliti possibilmente coll'Ispettore: si faccia dal Con­
siglio un serio esame per vedere se la Casa cammina secondo lo
spirito e l'indirizzo voluto da Don Bosco e tracciato nel sogno;
si tengano ai Confratelli almeno due conferenze su quest'argo­
mento, cioè una sulla mansuetudine e carità, l'altra sull'istru­
zione religiosa; si prepari con ogni cura e genialità una giornata
commemorativa del Centenario, con accademia adatta per l'edifica­
zione dei giovani. Questa giornata commemorativa dovrebbe pure
segnare una pesca abbondante di vocazioni salesiane. Gl'Ispet­
tori possono anche determinare altre funzioni atte a conseguire il
fine proposto.
c) Con cura eguale, se non maggiore, ogni Casa promuova
altresì una conferenza sul sogno, per i benefattori, cooperatori ed
ex-allievi, facendo rilevare le idee pedagogiche di Don Bosco, che
vi sono contenute e che già da cent'anni furono promosse da lui
con l'opera sua, mentre in certi ambienti cominciano appena
adesso a far capolino. Quando lo spirito pedagogico di Don Bosco
sarà ben compreso e sarà penetrato nella società, la rinnovazione
dello spirito cristiano sarà un fatto compiuto. Gl'Ispettori diano
molta importanza a questa commemorazione, e riferiscano poi

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al Rettor Maggiore su quanto s'è fatto, comunicandogli anche i
lavori meglio riusciti.
d) Vedrei molto volentieri che in ogni Ispettoria si ban­
disse per la fine dell'anno un concorso fra tutti i confratelli (sa­
cerdoti, chierici e coadiutori) per un lavoro suo primo sogno di
Don Bosco, con norme e modalità ben determinate.
In tutto questo ho un solo desiderio: quello di vedervi tutti
degni figli di Don Bosco, intenti unicamente all'acquisto della
perfezione, a far del bene alla gioventù, e a dar gloria a Dio, anche
per accelerare la beatificazione del nostro Ven. Padre, poiché si
otterrà più facilmente dimostrando con la nostra vita la bontà de’
suoi metodi e la santità delle sue opere. Così sarà da noi santifi­
cato l'Anno Santo, e la celebrazione dei nostri Giubilei e Centenari
aprirà un nuovo periodo di più feconda attività nel campo dell'edu­
cazione e formazione cristiana dei giovani.
Maria SS. Ausiliatrice prenda anche noi per mano e ci guidi;
ci ponga la mano sul capo e non la ritiri mai più, affinchè siamo
sempre suoi discepoli e figli devoti. La sua materna benedizione
scenda ogni dì copiosa su ciascuno di noi e su tutte le opere nostre!
7. La STR E N N A per il 1925 sarà la seguente:
P e r i C o n fr a t e lli:
Fare bene quotidianamente la meditazione. Essa deve illu­
minare le opere, le parole e i pensieri di tutta la giornata.
P e r i g io v a n i:
Crescere nella divozione a Gesù Sacram entato e a Maria SS.
Ausiliatrice, per passar bene l'Anno Santo.
Augurando a tutti felicissimo il nuovo anno, vi benedico pa­
ternamente e mi confermo
V ostro aff.m o in C. J.
Sac. FILIPPO R IN A LD I