Atti_1952_171.ACS_


Atti_1952_171.ACS_

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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Carissimi Confratelli,
Torino, 8 dicembre 1952.
Festa dell]'Immacolata.
1. - Vorrei che questa mia riuscisse come una lettera edi­
ficante per gli argomenti che sto per presentare alla vostra
considerazione in questo ultimo mese dell’anno 1952 e in pre­
parazione al 1953, ricco di anniversari tanto cari al nostro
cuore di Salesiani.
Se il Signore avesse conservato in vita il compianto Don
Ricaldone, il programma delle sue feste Giubilali coincideva
col Centenario delle Scuole Professionali, delle L etture Cat­
toliche e delle Compagnie religiose, col cinquantenario del­
l’Incoronazione di M aria SS. Ausiliatrice e col X Y II Capitolo
Generale. Erano bellissime coincidenze che ci davano occasione
di tributare un omaggio eccezionale e solennissimo alla nostra
Madre Ausiliatrice e al R ettor Maggiore, che tanto aveva la­
vorato per le Scuole Professionali, per le Missioni, per le Com­
pagnie e per il Catechismo. Avendo invece dovuto anticipare
il Capitolo Generale per la di Lui morte, dobbiamo limitare
le celebrazioni esteriori sia del Cinquantenario dell’incoro­
nazione di Maria Ausiliatrice, sia dei nostri Centenari, ac­
contentandoci di celebrarli nelle nostre Case e Ispettorie o N a­
zioni, come meglio si potrà, animando i confratelli, gli allievi,
i cooperatori e gli amici nostri a trarn e profitto per le loro
anime e per una santa propaganda di bene.

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Speriamo che il 1954, Centenario del dogma dell’im m aco­
lata Concezione di Maria SS., ci porga occasione propizia per
una manifestazione solennissima di riconoscenza alla Vergine
Santissima, Madre e R egina dell’Opera nostra. I n attesa pa­
ziente e amorosa vi invito a trascorrere l ’anno vigilare:
1) incoronando di virtù l’anima nostra per commemorare
il 50° dell’incoronazione di M aria SS. Ausiliatrice;
2) lavorando a preparare una bella fioritura di vocazioni
di coadiutori per celebrare il Centenario delle Scuole Profes­
sionali;
3) creando nelle nostre Case tu tte l’am biente adatto alla
nascita e alla coltivazione delle vocazioni, per meritare dal
Signore la grazia incomparabile della Canonizzazione del Beato
Domenico Savio nell’anno centenario del Dogma dell’im ­
macolata Concezione di Maria SS. e delle grandi promesse
da lui fatte al suo altare nella chiesa di S. Francesco di Sales.
2.
- 50° d e l l ’I n co r o n a z io n e d i M a r ia A u s il ia t r ic e . —
Per celebrare degnam ente l’anniversario glorioso della prim a
incoronazione, dobbiamo proporci di moltiplicare la nostra
devozione a Maria, porgendole nel corso dell’anno, di mese in
mese, l’omaggio di una stella per la sua corona, fabbricata
con le nostre mani, o meglio, con lo sforzo personale per l’ac­
quisto d ’una virtù salesiana.
Ci siamo proposti negli Esercizi Spirituali di acquistare lo
spirito genuino di S. Giovanni Bosco: e di quali virtù esso si
compone? Non vorremo certam ente pretendere che il Sale­
siano si distingua dagli altri cristiani e religiosi con virtù del
tutto speciali. Anche noi dobbiamo partire dalla pratica delle
virtù teologali e cardinali, anche noi siamo stretti dalla profes­
sione delle virtù religiose di povertà, castità ed obbedienza se­
condo la nostra santa R egola e Tradizione; ed ecco già dieci
stelle preziose da lavorare nel giro di dieci mesi, ad ogni eser­
cizio di Buona Morte, con grande frutto per le anime nostre.
Le altre due virtù caratteristiche che S. Giovanni Bosco spes­
sissimo dichiarò essere distintivo del buon Salesiano, sono il
lavoro e la temperanza e compaiono proprio sulle spalle del
famoso personaggio del sogno di San Benigno Canavese nel

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settem bre del 1881 Pia Salesianorum Societas qualis esse debet.
Offriamo a Maria SS. Ausiliatrice tale omaggio e ci attireremo
dalla sua onnipotente bontà innumerevoli grazie.
3.
- Ce n t e n a r io d e l l e S c u o l e P r o f e s s io n a l i. — I l 1953
è veram ente l’anno centenario dell’inizio delle nostre scuole
professionali. I l capo 56° del I V volume delle Memorie Bio­
grafiche, ne racconta con semplicità la gloriosa storia. A co­
mune edificazione ne riporto il brano più importante.
« I lavori di costruzione nell’Oratorio erano stati spinti in­
nanzi talm ente che, nel mese di ottobre, metà della casa era
compiuta, coi suoi portici tan to necessari nei giorni d ’intem ­
perie. Non appena resa abitabile, vi furono trasferite le scuole,
il refettorio e i dormitori; la cappella antica fu destinata al
solo uso di sala da studio e il numero dei giovani ricoverati
giunse ben presto a sessantacinque. Allogata la comunità,
Don Bosco volle subito attuare il disegno die aveva formato,
di aprire a costo di qualunque sacrificio, laboratori interni
nell’Oratorio. Quel m andare ogni giorno i giovanetti nelle
officine della città, per quanto scelte, sorvegliate, m utate con
ogni impegno, erano un pericolo se non un danno per la di­
sciplina e per il profitto dei ricoverati... Don Bosco volle sot­
trarre la parte che potè dei suoi artigiani ai lam entati incon­
venienti. Perciò col soccorso dei benefattori, com prati alcuni
deschetti e gli attrezzi necessari, collocò il laboratorio dei
calzolai in un piccolo corridoio di casa Pinardi presso il cam­
panile della chiesa. Contemporaneamente destinava alcuni gio­
vani al mestiere di sarto, e avendo trasportata la cucina nel
locale nuovo, l’antica cucina diventò sartoria. I l Crocifisso e
la statua della Madonna presero possesso dei due laboratori.
»Subito apparve un gran vantaggio spirituale, morale e
materiale per quegli allievi. Don Bosco fu il primo maestro
dei sarti, avendo già esercitata quell’arte quand’era studente;
così pure di quando in quando andava a sedersi al deschetto
per insegnare ai giovani il maneggio della lesina e dello spago
impeciato per rattoppare le scarpe.
»Ma poi fece subito la scelta dei capi d ’arte: Goffi Dome­
nico, che era anche portinaio, fu preposto ai calzolai; un certo

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Papino ai sarti. Nello stesso tempo, a tutela della disciplina,
della moralità e del profitto, Don Bosco componeva nn rego­
lamento, che si doveva praticare in ogni laboratorio».
E le Memorie Biografiche riportano il Regolamento per i
m aestri d ’arte, in nove articoli. « Così D on Bosco nel 1853 -—■
continua D. Lemoyne — senza strombazzare dava principio a
quest’altra sua gigantesca impresa, in così sottile misura, che
sembrava, e non era, un puro esperimento. E infatti anche
quest’opera si vedrà abbracciare i due mondi; e migliaia di
ragazzi si trasform ano continuamente in utili e onorati citta­
dini, in uomini per bene e di merito».
Oggi, secondo la statistica raccolta nel 1952, le nostre Scuole
Professionali educano 3244 tipografi, 10.720 meccanici, 1343
elettromeccanici, 4026 falegnami ebanisti, 2456 sarti, 1064
calzolai, 3876 agricoltori, un totale di 26.729 artigiani in con­
tinuo aumento e con una richiesta di posti che supera ogni
nostra possibilità quasi dappertutto.
È chiaro che le Scuole Professionali sono oggi in tu tti gli
S tati un vero problema sociale, che i governi e le industrie
debbono affrontare arditam ente e che anche noi nella mag­
gior p arte delle N azioni dove lavoriamo dobbiamo cercar il
modo di risolvere, sull’esempio del nostro incomparabile F o n ­
datore.
Non preoccupiamoci di costruire e di attrezzare laboratori,
perchè a questo penseranno i nostri benefattori o gli E nti che
ricorreranno alla nostra buona volontà. Ciò che urge provve­
dere da parte nostra è la ricerca, la preparazione, il consolida­
mento delle vocazioni di buoni coadiutori. Einchè noi non avremo
dappertutto Case per aspiranti coadiutori che riforniscano i
nostri Noviziati, Case di perfezionamento che ci garantiscano
la preparazione tecnica e religiosa dei giovani confratelli, finché
non otterremo che i coadiutori nel tirocinio pratico e nelle
prime prove tra i giovani si trovino in ambienti ad atti e siano
curati e sostenuti nella loro vocazione, noi non potremo rispon­
dere adeguatam ente alle richieste d’apertura di Scuole P ro­
fessionali e dovremo perdere tan te bellissime occasioni di far
quel bene che è una specialità quasi esclusiva della nostra
Famiglia.

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La mia piti viva raccomandazione quindi giunga come
u n ’eco del nostro Capitolo Generale, nel quale abbiamo tr a t­
ta to appunto questo argomento pel primo e ci siamo resi conto
delle difficoltà da superare, m a abbiamo tu tti formulato il
proposito di lavorare più e meglio a questo nobilissimo intento.
T utte le Scuole Professionali ed Agricole, tu tti gli Oratori
Festivi, tu tte le Parrocchie debbono cercare e suscitare voca­
zioni di coadiutori; tu tte le Ispettorie debbono trovar modo
di coltivare o in locali appositi o in una sezione a parte presso
le scuole esistenti, un gruppo scelto di giovani aspiranti; tu tte
le Nazioni o gruppi d ’Ispettorie della stessa lingua debbono
pensare a creare la casa di perfezionamento per i loro futuri
capi d’arte, unendo le forze delle diverse Ispettorie. Con i
capi esterni è inutile sognare di avere vocazioni: i nostri sforzi
vengono facilmente resi vani dai mille incentivi dell’interesse,
dell’ambizione, dell’am biente secolare; e soltanto i buoni coa­
diutori nostri potranno suscitare nei giovani l’ideale della vita
religiosa, per il bene dell’anim a propria e per salvare ta n ta
gioventù operaia pericolante.
4.
- Cr e a r e l a m b ie n t e p e r l e v o c a z io n i. — L e nostre
vocazioni nascono solo nell’am biente ricco di spirito salesiano.
Sia il Collegio che l’istitu to Professionale, sia l’Oratorio Festivo
che la Parrocchia o la Missione, quando è in fiore la pietà,
quando vi si pratica il sistema preventivo, quando c’è lo spi­
rito di famiglia, quando le Compagnie religiose sono attive e
fiorenti, quando i Superiori lavorano in buona armonia e in
perfetta osservanza, il Signore li premia concedendo loro questa
santa fìgliuolanza, a conforto delle loro fatiche e per la conti­
nuità dell’Opera Salesiana.
Ma i confratelli per primi debbono essere esemplari nella
loro pietà, per infonderla nei giovani allievi, a base incon­
cussa della vocazione. Come può nascere una vocazione al
servizio di Dio ove l ’esempio dei Superiori fosse di freddezza,
di trascuratezza, di fretta, di dissipazione o di palese assen­
teismo dalle pratiche in comune? I giovani prendono la tempe­
ratu ra dell’am biente e talora gli sforzi di m olti sono annullati
dal cattivo esempio d’uno solo!

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La pratica costante del sistema preventivo diffonde nella
Casa quel senso di serenità, di calma, di affetto reciproco, di
santa libertà e familiarità che conquista i giovani e li rende
affezionati per sempre ai loro Superiori, perchè li vedono ra­
gionevoli, sentono l’influsso della loro religiosità e compren­
dono di essere santam ente amati, compatiti, assecondati, com­
presi nei loro bisogni umani e soprannaturali.
Ma sarebbe una debolezza riprovevole e del tutto contraria
alla sana pedagogia salesiana se in qualche Casa nostra si as­
secondasse in misura dannosa l’amore dei giovani al diver­
tim ento e specialmente allo spettacolo cinematografico. È fa­
cile indicare in questo abuso una delle cause più esiziali della
m ancanza di vocazioni. L a film che m ette sotto gli occhi dei
giovani e dei confratelli ciò che avviene nel mondo di più vio­
lento o di più astuto dei romanzi pohzieschi, oppure certe
scene amorose che non sarebbe dato di vedere in nessun luogo
pubblico, film la cui tram a è tu tta peccaminosa e che si pre­
senta in veste lussureggiante con attori abilissimi, come può
essere conciliata con la nostra scuola di religione, con le am ­
monizioni di modestia, di mitezza, di purezza, di soggezione, di
amor di Dio, di imitazione dei nostri Santi, di mortificazione,
scuola che ogni giorno dobbiamo dare ai nostri allievi per
educarli allo spirito cristiano?
Alla campagna iniziata dal Capitolo Generale contro l’abuso
del cinematografo alcuni confratelli hanno fatto giungere ai
Superiori le loro difficoltà e osservazioni. I n nome di S. Gio­
vanni Bosco io ho solo una parola da dire: nè il bisogno di
divertire i ragazzi nostri, nè il motivo di distogliere da spetta­
coli pericolosi il pubblico delle parrocchie e i parenti dei gio­
vani oratoriani, nè il bisogno di realizzare qualche incasso per
sostenere la vita delle associazioni, nè altre ragioni speciose
possono giustificare i Salesiani, di qualsiasi categoria e paese,
a dare un divertim ento in se stesso pernicioso al più piccolo
dei nostri giovani.
I nostri spettacoli dobbiamo procurarli sempre adatti ai
giovani, cui noi siamo consacrati, anche se alle nostre sale
affluiscono i genitori e le persone m ature. Che se tali persone
non si appagano di tali spettacoli, non è nostro dovere nè nostra

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missione arrivare a provvedere a tali esigenze e ad evitare
tu tto il male possibile.
È tem po ormai di arrestarci sulla china pericolosa che lo
spettacolo ha preso anche tra noi, costi quel che può costare.
I l nostro caro Padre e la Vergine Ausiliatrice che hanno svi­
luppato a tal segno la nostra Fam iglia coi mezzi che tu tti ben
conosciamo, ci aiuteranno a tener allegri i nostri giovani e a
trovare la necessaria beneficenza, senza che ricorriamo a ge­
stire sale cinematografiche con tan to danno per il nostro si­
stem a pedagogico, per lo spirito cristiano e religioso e per le
vocazioni dei confratelli e dei giovani.
5.
- I n c r e m e n t o d e l l e C o m p a g n ie E e l ig io s e . — U n ’a t ­
tività invece che deve portare nelle nostre Case la gioia del­
l’am biente adatto alle vocazioni, sarà la cura e l’incremento
delle nostre Compagnie Eeligiose. Ne ho fatto un cenno nella
prim a mia comunicazione degli A tti Capitolari dell’agosto
scorso; ma credo opportuno aggiungere una nuova calda rac­
comandazione anche ora, traendo l’ispirazione dalla festa di
Maria SS. Im m acolata, che tra noi in Europa è propizia per
le accettazioni e i tesseram enti dei soci nuovi e anziani.
Nella m ente di S. Giovanni Bosco questi gruppi di gio­
vani più volonterosi e buoni dovevano servire come mezzo
potente ad attenuare l’esercizio dell’autorità dei Superiori sulla
massa e a suscitare l’emulazione nel bene, l ’attaccam ento ai
Superiori, l’intesa familiare spontanea in tu tto l’andam ento
della casa. E ra parte vitale del sistema preventivo e imitava
in certo modo la divina economia, che si serve sempre dei mezzi
secondi per attuare i suoi disegni sull’um anità.
In tale sapiente provvida organizzazione le Compagnie
prendono le parole del Superiore e le fanno proprie. I Superiori
desiderano la pietà fervente, le cerimonie ben eseguite, la fre­
quenza dei Sacramenti; le Compagnie curano in primo luogo
di ottenere dai soci e, per salutare influsso, dagli altri compagni,
tali ottime manifestazioni della pietà, specialmente in prossi­
m ità delle feste, nei lu tti, nelle vacanze in famiglia, ecc.
La ricreazione desideriamo che sia vivace, chiassosa, i
giuochi ben distribuiti secondo i vari gusti, non gruppi appar­

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ta ti e malinconici, non particolarismi nè risse; e le Compagnie
si fanno un programma da attuare in tu tte le ricreazioni, al­
leggeriscono la fatica dei Superiori, li circondano e festeggiano
quando anch’essi vogliono prendervi parte, li suppliscono nei
casi d ’assenza o di impossibilità.
I Superiori desiderano maggior esattezza nel silenzio, m ag­
gior puntualità alla campana, più applicazione e diligenza,
rappresentazioni teatrali, minori esigenze negli apprestam enti
di tavola; le Compagnie organizzano la settim ana del silenzio
perfetto, la giornata della puntualità, il triduo della obbedienza,
il mese della ricreazione senza risse, le gare sportive tra gruppi
e gruppi e le recite e le accademie solenni.
Ma è necessaria una perfetta intesa tra i Superiori per con­
seguire tali risultati; è necessario die tu tti valorizzino questo
strum ento educativo di primo grado; è necessario clie addetti
alle Compagnie siano confratelli esperti, generosi, abili nell’esco-
gitare espedienti; è necessario dare il tempo e il luogo adatto
alle riunioni generali e di presidenza e consentire che tu tto
proceda di buon accordo a bene comune.
Riceviamo, da varie Ispettorie, notizie di un lavoro vasto
ed intenso per valorizzare le Compagnie e addestrare in esse
i nostri giovani alla vita delle organizzazioni di Azione Cat­
tolica che dovranno avere in essi i migliori dirigenti quando
entreranno nella vita del mondo; ma sappiamo pure che molti
di questi giovani passano dalla Compagnia al Noviziato e
vengono a rinforzare le nostre file con spirito ardente e fermi
propositi di apostolato.
Sappiamo che i nostri S tu d en tati filosofici e teologici hanno
preso a cuore l’invito dei Superiori di approfittare delle Com­
pagnie per prepararsi a essere domani esperti dirigenti e assi­
stenti delle medesime tra i giovani; e questo ci fa sperare che
tale attività possa produrre presto fru tti preziosi di bene sia
per l’aum ento delle vocazioni, che per le associazioni di Azione
Cattolica e per la vita cristiana in genere.
6. - Congresso E ucaristico N azionale a T o rino , set­
t e m b r e 1953. — I n t a n t o , r ic o r r e n d o q u e s t’a n n o a T o rin o il
Congresso E ucaristico N azionale per com m em orare solenne­

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mente il V centenario del miracolo del SS. Sacramento, noi
prò cureremo di concorrere con u n ’adunata generale di soci delle
varie Compagnie d?ltalia e possibilmente d’Enropa, nel mese
di settem bre, e invitiam o fin d’ora i D irettori e Catechisti a
disporre i giovani a tale festoso pellegrinaggio premio, secondando
le iniziative che saranno proposte dal Centro Internazionale
delle Compagnie man mano che il programma verrà concretato.
Questa sarà una prova generale del Convegno internazionale
che speriamo possa essere organizzato nel 1954 in occasione
della Mostra professionale e missionaria, che da tempo è stata
ideata e che speriamo di poter effettuare, a Dio piacendo,
per la canonizzazione del Beato Domenico Savio.
7. - P r e g h ie r e s p e c ia l i p e r il P a p a . — In ta n to , af­
finchè si possa lavorare dappertutto a. conservare ed esten­
dere il Pegno di Dio nelle anime, faccio eco al desiderio del
Santo P adre che vede con ansia avvicinarsi il periodo delle
elezioni politiche in Italia, invitando tu tti e dappertutto a
fare speciali preghiere, affinchè le forze avverse al P apa e al
Pegno di Gesù sulla terra non abbiano a prevalere nè a susci­
tare disordini e pericoli alla libertà e incolumità del Sommo
Pontefice.
Quello che in molti paesi fu fatto nel 1951 per le elezioni
am m inistrative della città di P om a, si ripeta e si estenda a
tu tte le nostre Case; se ne parli tem pestivam ente nelle chiese
e nei nostri giornali, si interessino i giovani e i cooperatori,
le famiglie e i fedeli cristiani. L a causa del P ap a è la causa
di tu tta la cristianità e noi Salesiani dobbiamo sentire nel
profondo del cuore questa preoccupazione Sua e farla nostra
e diffonderla, per intensificare la campagna di preghiere.
Termino, carissimi, augurandovi un santo N atale e un nuovo
anno felice nella più generosa attuazione della strenna: V i­
viamo nello spirito e nel cuore di S. Giovanni Bosco, intensi­
ficando la nostra devozione a Gesù nella SS. Eucarestia.
Vi saluto coi Capitolari presenti e lontani e mi dico vostro
*
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI