Atti_1930_051.ACS_


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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
J. M. J.
Carissimi Confratelli e F igli in N . S. Gesù Cristo,
I . Abbiamo incominciato l ' anno nuovo con l’animo ancor tutto
ripieno delle innumerevoli, straordinarie benedizioni e consolazioni
apportateci dalla Beatificazione del nostro Fondatore e dal Giubileo
sacerdotale d’oro del S. Padre P io X I . N on è il caso di richiamarvele
alla memoria, perchè tutti le abbiamo scolpite nel cuore non solo come
semplice ricordo di benedizioni e consolazioni passate, ma come ope­
ranti tuttora in noi e intorno a noi una maggiore perfezione religiosa
e una più rigogliosa attività di bene e di buone opere,
I d u e memorandi avvenimenti, dai quali continuano a sgorgare
queste benedizioni e consolazioni, sono inseparabili l’un dall’altro: la
Beatificazione del nostro Padre risplende qual gemma nella corona
splendidissima del Giubileo d’oro del Papa, e Questi, a sua volta, ha
tenuto a farla brillare di tutta la sua bella luce. Egli l’ha fatto regal­
mente, sia con l'Augusta Parola, espressione genuina della sua pro­
fonda convinzione, tanto nelle udienze più solenni, dinanzi a decine
di migliaia di pellegrini, come in quelle p iù intime, non però meno
solenni delle prime, per l'eccellenza dei personaggi che le componevano,
nelle quali s’è degnato distribuire in ricordo oltre 30 mila medaglie del
Beato, eccitando tutti all’imitazione di L u i; e sia nelle ultime Lettere
Encicliche, sgorgate dal suo gran Cuore tutto sollecitudine e tene­
rezza per la Chiesa e per le anime quale magnifico inno di ringra­
ziamento a D io per il fausto compimento del Suo Giubileo così fecondo
di beni preziosi e duraturi.
Negli A tti del Capitolo Superiore (N. 48, pag. 748 e seg., e N . 49,
pag. 787 e seg.) sono già state riportate le commoventi Allocuzioni del
S. Padre, del 19 marzo e del 20 aprile dell’anno scorso, in onore del
nostro Beato; e nelle mie Circolari dei detti Num eri ho cercato di far­
cene rilevare i punti più importanti. Ora i nostri A tti devono pure
riferire e conservarci quanto Sua Santità ha scritto nelle ultime E n ci­
cliche del suo anno giubilare intorno al nostro Beato.

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I I . Nell'Enciclica intorno alla diffusione della pratica degli Eser­
cizi Spirituali, in data del 20 dicembre proprio il 50° anniversario
della Sua prima S. Messa a dimostrazione dei vantaggi e dei frutti
che produce tale pratica, resa dalla Chiesa ormai obbligatoria per il
clero, tra le altre belle cose dice: « Così hanno sempre sentito i sacerdoti
più zelanti, così hanno praticato ed insegnato tutti quelli che si distin­
sero nella direzione delle anime e nella formazione del Clero, come per
citare un esempio moderno, il B. Giuseppe Cafasso, da noi recente­
mente elevato agli onori degli altari, il quale appunto degli Esercizi
Spirituali si valeva per santificare se stesso e i suoi confratelli di sacer­
dozio; e fu al termine di uno di tali ritiri che con sicuro intuito sopran­
naturale potè indicare ad un giovane Sacerdote, suo penitente, quella
via che la Provvidenza gli assegnava e che lo condusse poi a diventare
il B. Giovanni Bosco: al qual Nome nessun elogio è pari ».
Un semplice accenno, quasi indiretto, che conclude con
elogio
incondizionato al nostro Beato: Cui nomini nullum par elogium! Que­
sto elogio, in una Enciclica a tutto l’orbe cattolico, che tratta dell’impor­
tanza di una p ratica introdotta da N . Signore Gesù Cristo a vantaggio
dei suoi seguaci: « Venite in disparte in luogo solitario e riposatevi
alcun poco » (M a r c ., V I, 31), e quindi p ratica eminentemente evangelica,
non è stato fatto a caso dal S. Padre. Egli, che aveva avuto la fortuna
di penetrare alcun poco nell’anima del grande apostolo della gioventù
e misurarne la santità nascosta, pur in mezzo al turbinio di incessante
lavoro; Egli che dovette raccogliere dal suo labbro parole rivelanti
forse molte cose future, che allora s’impressero nel più profondo della
Sua forte intelligenza, quasi seppellite, fino a che non sarebbero richia­
mate di nuovo alla memoria nella luminosa realtà presente; E gli,
dico, il Papa, che, nella sua qualità di Vicario di Gesù C., volle pren­
dere minuta conoscenza della vita, degli scritti e delle opere di D. Bosco,
nominandolo nell’Enciclica sopra gli Esercizi Spirituali, mi pare
abbia voluto ricordare a noi e a tutti gli educatori cristiani che, nel
Metodo, inspirato, studiato, esperimentato, insegnato e trasmesso
in eredità dal Beato ai suoi figli, gli Esercizi Spirituali costituiscono
uno dei mezzi più efficaci per rendere sempre più buoni i giovani
e formarli un p o ’ per volta veri cristiani per tutta la vita.
Fin dal principio della sua missione, il nostro Beato ha usate tutte
le industrie per fare usufruire ad alcuni dei suoi oratoriani di questo
gran mezzo di santificazione, ottenendo dal B. Cafasso di potere con­
durne parecchi al Santuario di S. Ignazio sopra Lanzo, in sostituzione
dei laici che avevano il loro posto, ma che per più motivi non l’usavano.
M a ciò era troppo poco per il suo zelo. Quindi, fin dal 1847, quando gli
interni dell’incipiente Ospizio eran appena quattro o cinque, trovate
il 2° edicatore nella persona del Teol. Federico Albert, morto poi Vicarie
di Lanzo, in odore di santità, radunò una ventina di giovani esterna
e fece i primi Esercizi chiusi: li tenne, cioè, con sè tutti quei dì e ni
riportò copiosi frutti.
Dispose perciò che tale pratica si ripetesse ogni anno per gli interni

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vi ammetteva anche un certo numero di esterni, scelti tra quelli che ne
avessero più bisogno. Egli avrebbe voluto che vi partecipassero tutti i
novani dei suoi Oratori; ma siccome ciò non era possibile per mancanza
li locali e di mezzi, tentò, nel 1849, gli Esercizi Spirituali pubblici
nella chiesa della Misericordia. P er l’attività e lo zelo instancabile di
cui, riuscirono una vera missione; ma il Beato si persuase che solo
dagli Esercizi Spirituali chiusi si dovevano attendere i veri frutti della
santità duratura e sempre p iù progrediente.
Così gli Esercizi Spirituali annuali per i giovani entrarono a fare
parte del suo Sistema Educativo, e questa benedizione si propagò dap­
pertutto rizzano le lor tende i suoi figli, per cui ora, ogni anno, si pre-
dicano, presso di noi, alla gioventù più di un migliaio di Esercizi Spi-
rituali chiusi.
Però il Beato questi suoi Esercizi li plasmò a suo modo, adattandoli
all'indole e alle forze dei giovani, in modo che, escluse le rigide im po­
sizioni, ciascuno si conformasse alla disciplina del raccoglimento e
alla continuità delle pratich e essenziali, volontariamente e con animo
gioioso. Semplificò tutto il possibile, e, messi da parte i molti metodi
del m eglio, s’accontentò di fare il bene con la naturalezza di Gesù in
mezzo ai suoi discepoli. N ulla di astruso nelle prediche, ma le verità
eterne illuminate dalla semplicità del Vangelo e della divina grazia.
Credo, o miei cari, di interpretare il pensiero e i desideri del S. P a ­
dre, esortandovi caldamente a conservare con sincero affetto la pratica
degli Esercizi Spirituali per tutti i giovani, studenti e artigiani delle
nostre Case. Sia poi doveroso impegno degli Ispettori e Direttori di
fare sì che anche buon numero di giovani degli Oratori festivi, possano
giovarsi ogni anno di questo tesoro spirituale degli Esercizi chiusi
« nei quali la segregazione dalle creature è più facilmente ottenuta, e
l’anima nel silenzio e nella solitudine attende unicamente a se e a D io ».
Si sorvegli però che il « sacro ritiro sia praticato veramente come si
conviene e che non diventi una semplice consuetudine che si pratica
senza interiore slancio ed energia e conseguentemente con poco o nessun
frutto dell’anima » (Encicl. Mens nostra).
I I I . N e ll'Enciclica Quinquagesimo anno del 23 dicembre scorso,
nella quale il S. Padre s’è compiaciuto « quasi facendo il bilancio dì
questi 12 mesi, più diffusamente commemorare i grandi benefizi da
Dio derivati al popolo cristiano », fece un posto cospicuo alla Beatifi­
cazione di D. Bosco. Leggiamo con venerazione le Sue parole, ripiene
dell’affetto e della divozione più soavi verso il nostro Beato.
« ... In qual modo (così il Papa) potremmo poi descrivere la conso­
lazione di cui fummo inondati, quando, dopo aver ascritto Giovanni
Bosco tra i Beati, lo venerammo pubblicamente nella medesima B asi­
lica Vaticana? Giacché richiamando la cara memoria di quegli anni,
nei quali, all’alba del sacerdozio, godem m o della sapiente conversa­
zione di tanto uom o, ammiravamo la misericordia di D io veramente
« mirabile nei Santi suoi » per aver opposto il Beato così a lungo e così

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provvidenzialmente ad uomini settari e nefasti, tutti intesi a scalzare
la religione cristiana e a deprimere con accuse e contumelie la Suprema
Autorità del Romano Pontefice.
» Egli infatti, che da giovinetto era solito convocare altri della sua
età per pregare insieme e per ammaestrarli negli elementi della dottrina
cristiana, dopo che divenne sacerdote prese a rivolgere tutti i suoi pen­
sieri e sollecitudini alla salvezza della gioventù che era più esposta
agli inganni dei malvagi; ad attrarre a se i giovani, tenendoli lontani
dai pericoli, istruendoli n ei precetti della legge evangelica e formandoli
alla integrità dei costumi; ad associarsi compagni per ampliare tanta
opera e ciò con sì lieto successo, da procacciare alla Chiesa una nuova
e foltissima schiera di militi di Cristo; a fondare collegi ed officine per
istruire i giovani negli studi e nelle arti fra noi e all’estero; e finalmente
a mandare gran numero di missionari a propagare tra gli infedeli il
Regno di Cristo.
» Ripensando N oi a queste cose durante quella visita alla Basilica
di S. Pietro, non solo riflettevamo con quali opportuni aiuti il Signore,
specialmente nelle avversità, sia solito di soccorrere e corroborare la
Chiesa sua, ma anche Ci veniva in mente come, per una speciale prov­
videnza dell’Autore di tutti i beni, fosse avvenuto che il primo a cui
decretammo gli onori celesti, dopo che avevamo concluso il patto della
desideratissima pace con il Regno d’Italia, fosse Giovanni Bosco, il
quale, deplorando fortemente i violati diritti della Sede Apostolica, più
volle si era adoperato, perchè reintegrati tali diritti, si componesse ami­
chevolmente il dolorosissimo dissidio pel quale l’Italia era stata strap­
pata al paterno amplesso del Pontefice ».
Ringraziamo con tutto il cuore, o miei cari, il Santo Padre per la
nuova affettuosissima testimonianza data al mondo intero, nel docu­
mento che più direttamente riguarda la Sua Sacra Persona, dei senti­
menti di altissima venerazione che nutre per il nostro Beato; e promet­
tiamogli che ci sforzeremo sempre meglio affinchè « l a n u o v a s c h ie r a
d i m i l i t i d i C r i s t o , procacciata alla Chiesa » dal B eato, s ia r e a l ­
m e n te « fo ltissim a » e p r im a f r a tu t te n e l l u b b id ie n z a e n e l ­
l a m o r e a l V ic a r io d i Gesù Cr is t o .
I V . Come vedete, carissimi Confratelli e Figli, tutte queste cose
racchiudono tesori di benedizioni e di consolazioni per il presente e
per l'avvenire; e n ’avrei avuto rimorso se non ve le avessi presentate
come sono, anche perchè non avrei saputo quale omettere che fosse meno
importante per la nostra Società. Vi dico questo perchè il mio primo
pensiero era di essere breve per fermare principalmente la vostra at­
tenzione sopra tre raccomandazioni del S. Padre a tutti i M issionari
cattolici e per riflesso anche ai loro Confratelli e Cooperatori. Per noi
queste raccomandazioni rivestono una particolarissima importanza per­
chè ci ripetono con la voce stessa del Vicario di Cristo, gli ammaestra­
m enti lasciatici dal nostro B eato Fondatore. Richiamo perciò tutta
la vostra attenzione sopra quanto sto per esporre: anzi desidero che i

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cari Ispettori ne curino la traduzione (se possibile di tutta la Circolare)
nella loro lingua, affinchè ogni confratello ne abbia copia a sua dispo­
sizione.
Il 6 dicembre scorso, i Procuratori Generali e i Delegati degli Or­
dini e delle Congregazioni religiose, che hanno opere missionarie, sono
stati ricevuti in speciale udienza dal S. Padre. L ’Eminentissimo Sig.
Card. Guglielmo Van R ossum, Prefetto della S. Congregazione di
Propaganda Fide, li presentò al P apa, accompagnandolo nel giro che
fece per passare in rassegna i presenti un’ottantina di religiosi
e informandolo della provenienza dei singoli e delle M issioni che
rappresentavano. P oi lesse un breve indirizzo al P apa assiso in trono,
per esprimere a nome di tutti e dei loro Superiori e M issionari, i più
fervidi voti ed auguri per il fausto compimento del Suo Anno Giubilare.
V. I l S. Padre rispose con un discorso, nel quale dopo aver
ringraziato e della visita e degli auguri e delle preghiere, che s’inalzano
per L u i; dopo aver dichiarato che quell’udienza poteva ben dirsi la
più bella di tutto l’anno giubilare, la più cara al Suo Cuore perchè
era costituita dalla rappresentanza dell’apostolato della Chiesa cattolica
nella sua forma più larga ed effettiva, cioè, da coloro che rappresentano
i M issionari, vale a dire, i massimi continuatori della dilatazione
del Regno di D io, i precipui attuatori dell’euntes docete omnes
gentes baptizantes eos in Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti
(Matt., 28, 1 9 ) dichiarò che coglieva volentieri quell’occasione per
fare delle dichiarazioni intorno ad alcuni punti di interesse veramente
vitale per il benessere delle M issioni.
Volle però subito aggiungere, Sua Santità, che quelle raccomanda­
zioni erano fatte, non tanto perchè ve ne fosse una vera e propria ne­
cessità, ma piuttosto perchè esse corrispondono a pensieri che sono
abituali del P apa ogni volta che pensa alle M issioni e legge i rapporti
attorno al loro sviluppo.
Pertanto il S. Padre, mentre credeva di non dover lasciar passare
una circostanza così solenne come quella dell’udienza che si svolgeva,
senza esprimere pienamente i suoi sentimenti, pregava in pari tempo
i presenti di compiere in questo caso l’ufficio di a l t o p a r l a n t i , facendo
con voce potente pervenire ai Missionari sitarsi nelle più remote regioni,
con l’Apostolica Benedizione, la Sua Parola paterna, confortatrice e
ammonitrice per una maggiore attività missionaria.
Quelle raccomandazioni erano tre ed Egli, il P a p a , tutte le trovava
egualmente di sommo interesse.
La prima raccomandazione era che le Missioni non devono fare
in nessun m odo del nazionalismo, ma soltanto del cattolicismo, del­
l’apostolato; esse devono servire le anime e soltanto le anime. I l nazio­
nalismo è sempre stato per le missioni un flagello, anzi non è esagerato
chiamarlo una maledizione. In tutti i missionari, anzi in tutti quelli
che in qualunque modo si occupano dell’apostolato, dall’ultimo prete
fino al P apa, il nazionalismo, anche se talvolta è sembrato p rodurre

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qualche vantaggio, a lungo andare ha finito per non recare altro che
danni. Infatti, continuava Sua Santità, i missionari che lavorassero
per un’altra bandiera che non sia quella di Gesù G. si renderebbero
incapaci di fare proseliti al Cristianesimo, perchè, mentre lo spirito
del vero missionario è spirito di carità che attrae, lo spirito del naziona­
lismo, essendo egoistico, contiene in sè una forza di ripulsione che
allontana. Si stia perciò attenti, insisteva il S. Padre, a non lasciarsi
vincere nè dall’amor patrio smoderato, nè dalla protezione delle A u to­
rità, nè dal miraggio di facilitazioni terrene e soccorsi pecuniari, ma si
miri unicamente e solo alle anime per guidarle al cielo.
La seconda raccomandazione è quella che le missioni e i missionari
si devono occupare sopratutto e unicamente delle cose di D io, per­
chè, come dice l’Apostolo, nessuno di coloro che militano per Iddio
deve immischiarsi negli affari secolari: nem o militans D eo, im plicat
se negotiis saecularibus (I I T im ., 24). I missionari abbiano sempre
dinanzi la mente che essi si son recati nelle lontane regioni per guada­
gnare anime a Cristo e non per dedicarsi alla cura degli affari e delle
cose terrene. Anim e, anime e non denari vuole Nostro Signore!
N on molte cose aggiungeva il S. Padre su questo punto perchè con­
fidava che i suoi ascoltatori ben comprendevano il suo pensiero, citando
il proverbio italiano: a buon intenditor p o che parole. E riconfermava
quanto aveva detto, ricordando l’altra frase evangelica che nessuno può
servire a due padroni (Matt., V II, 24), perchè se si ama l’uno, ne­
cessariamente si deve odiare l’altro.
La terza raccomandazione infine era che le missioni, le opere mis­
sionarie, i missionari debbono aver presente quello che fu l’ultimo
pensiero, l’ultima raccomandazione, l’ultima preghiera di Gesù al P a ­
dre, prima di chiudere la sua vita su la terra, cioè l’unità. Gesù anzi
più che una raccomandazione, ne fece addirittura una preghiera al
Padre Suo, quasi a significare che questo spirito di unità è veramente
un dono di D io: U t omnes unum sint, sicut Tu, Pater in Me et Ego
in Te, ut et ipsi in Nobis unum sint! (G iov., X V I I , 21). Si dice anche
comunemente che l’unione fa la forza e che la forza derivante dall’u­
nione conduce alla vittoria.
Questa unione, ha soggiunto il Papa, deve esistere non solo tra i
religiosi di una medesima casa e Congregazione, ma anche tra Congre­
gazione e Congregazione, affinchè non avvenga che i religiosi di una
Congregazione impediscano i lavori dei religiosi di un’ altra Congrega­
zione. Emulazione a chi più o a chi meglio produce nella vigna del
Signore, va bene; gelosia o invidia, no.
Il S. Padre pertanto raccomandava con tutta la Sua più paterna
premura che tutte le M issioni, e tutti i missionari abbiano sempre di
mira l’unione dei pensieri, l’unione dei cuori, l’unione delle volontà,
affinchè questa unione di sentimenti possa produrre quella unione di
opere nella quale è il segreto di ogni successo.
Con queste raccomandazioni il S. Padre impartiva l’Apostolica
Benedizione, estendendola a tutte le Congregazioni con tutte le loro opere,

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in modo particolare alle missioni incaricando di nuovo i presenti ad
essere altrettanti a l t o p a r l a n t i , per mezzo dei loro diretti Superiori,
presso i M issionari della propria Congregazione, dei Suoi desideri e
delle Sue raccomandazioni.
V I. L ’insistenza del P apa perchè tutti i presenti all’ udienza fos­
sero altrettanti Al t o p a r l a n t i nel ripetere i suoi pensieri e desideri
a’ M issionari e membri degli Ordini e delle Congregazioni religiose
da loro rappresentate, fa chiaramente capire ch'Egli intendeva dare
somma importanza a queste tre raccomandazioni.
Conviene perciò che ogni singolo Direttore legga in Conferenza il
breve riassunto dato sopra del discorso del Papa e poi ne faccia tema di
istruzioni. L a forma indiretta e stenografica di esso ce lo presenta in ­
completo e quasi senza vita, ma v ’è materia per più conferenze, onde
radicare nei nostri cuori le verità basilari del nostro spirito salesiano
e del nostro metodo educativo.
Le tre cose raccomandate dal P apa stavano infatti tanto a cuore
al nostro Beato che le ha volute immedesimate con lo spirito della So­
cietà da lui fondata. Nella sua vita il nazionalismo non è neppure
nominato; anzi lo esclude categoricamente, anche di fatto, per la sem
plice ragione ch’egli s ’era proposto ed ha mantenuto eroicamente di
tenersi affatto estraneo alla politica, che è la madri naturale del nazio­
nalismo. La politica divide i cittadini d’una medesima nazione in vari
partiti che si guerreggiano tra loro per il trionfo delle loro idee ed opi­
nioni; e il nazionalismo separa, pure per questioni politiche, nazione
da nazione con barriere insormontabili. Perciò è evidente che politica
e nazionalismo non possono essere altro che flagello e maledizione,
come si esprime il Papa, di ogni fecondità e attività degli apostolati
che si consacrano alla diffusione del Regno di D io con l’educazione
della gioventù e con le missioni.
P er questo il nostro Beato, nella seconda redazione delle Regole
della sua Società, presentate il 1864 alla Sacra Congregazione dei
Vescovi e Regolari, aveva inserito l’articolo seguente: «7 . È principio
adottato e che sarà inalterabilmente praticalo, che tutti i membri di
questa Società si terranno rigorosamente estranei ad ogni cosa che
riguarda la politica. Onde nè colla voce, nè con gli scritti, o con libri,
o con la stampa non prenderanno mai parte a questioni che a n c h e
s o l o i n d i r e t t a m e n t e possano compromettere in fatto di politica »
(Memorie Biogr., V II, 874).
La Sacra Congregazione dei V. e R. consigliò di levarlo, non già
perchè la Chiesa si opponesse a siffatta prescrizione, ma perchè essendo
enunciata in modo troppo generale, si sarebbero dovute aggiungere
sp iegazioni che la prudenza in quel momento sconsigliava (Mem. Biogr.,
I I I , 487). Tuttavia, benché soppresso, il nostro Padre l’ ha costante­
mente praticato e fatto osservare dai suoi come parte vitale della So­
cietà, proibendo la lettura dei giornali, il partecipare a manifestazioni
di carattere politico, e sopratutto le controversie di nazionalità tra i soci.

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Altrettanto hanno fatto fino a questi ultimi tempi i suoi successori.
Ora la parola del Papa ci richiama a stare sull’attenti per evitare il
pericolo di essere travolti dalla marea delle attuali competizioni nazio­
nalistiche.
Dunque niente politica, niente nazionalismo, niente affari mate­
riali, ma solo anime nell’unione più intima dei cuori in Gesù è nella
Chiesa, conservando, praticando e diffondendo lo spirito ereditato dal
nostro Beato Padre.
Questo spirito è essenzialmente universale, cattolico della cattolicità
della Chiesa, senza distinzioni e separatismi nazionali, cosa che non
impedisce di trapiantare dappertutto e seguire le principali tradizioni
paterne informate all’ambiente del suo paese d’origine. Questo spirito
del Padre ha mirato e deve mirare unicamente alla salvezza delle anime
e non agli affari secolari. Quaerite primum Regnum Dei et iustitiam
eius, et haec omnia aiecentur vobis (Matt., V II, 33), ha proclamato
solennemente Gesù C.; e il nostro Beato ci ha insegnato a chiedere al
Signore la realizzazione di questo divino precetto: « D a milii animas,
caetera lolle! » : « Cercate anime, ma non denari, nè onori, nè di­
gnità » (Ricordi ai primi missionari, 1875). Questo spirito attinge la
sua vita unicamente dall’unione effettiva dei nostri cuori nella reci­
proca, fraterna dilezione: ut diligatis invicem, sicut dilexi vos ut et
vos diligatis invicem (G iov., X I I I . 34). Con quanta ragione il nostro
Beato ci può ripetere queste divine parole: amatevi vicendevolmente,
come io ho amato ciascuno di voi! È questa reciproca dilezione che
forma l’unione invocata da Gesù sopra i suoi apostoli nett’ultima cena
e tanto raccomandata testé dal S. Padre a tutti i M issionari (Cfr. A tti
del Capitolo N . 48, pag. 736 e N . 50, pag. 798 e seg.).
Richiamo in- particolare la vostra attenzione sopra il N . 10 dei
Ricordi del Beato ai nostri Missionari, ma che fa per tutti: « Am ate,
temete, rispettate gli altri Ordini religiosi, e parlatene sempre bene.
È questo il mezzo di farvi stimare da tutti e prom uovere il bene
della Congregazione ». Altra pagina splendida in proposito si può
leggere nelle lettere del Beato sopra le l e t t u r e , in data della festa di
tutti i Santi del 1884 (Cfr. Rettere Circolari di D. B osco e di D. Rua
ed altri loro scritti ai Salesiani dell’anno 1896, a pag. 19. I l volume
deve far parte dell’Archivio di ogni Casa).
Regni dunque questa reciproca dilezione tra i Confratelli, le Case,
le Ispettorie, le Nazioni e le altre Comunità religiose a conservazione
e ad incremento del dono divino dell’unione tra tutti gli apostoli del
Regno: U t unum sint!
VI I . La cinquantenaria ricorrenza della fondazione della nostra
prima Casa a Roma, che cade in quest’anno, deve animarci tutti ad
un maggior incremento in noi e nei nostri dipendenti della divozione
al Cuore SS. di Gesù. Quella fondazione infatti è legata, anzi è stata
manifestamente voluta dal S. Cuore, dal quale, quasi a perenne ricordo,
ha preso la denominazione e il titolo nobiliare.

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F in dal pontificalo dell’angelico P io I X , il nostro Beato Fondatore
desiderava aprire una residenza in R oma, sia per il molto bene che si
sarebbe potuto fare a tanta gioventù; e sia perche la nostra giovane So­
cietà potesse consolidarsi e diffondersi con più sicurezza all’ombra della
Cattedra di S. Pietro e sotto lo sguardo paterno del Vicario di Gesù
Cristo. Egli fece ricerche e tentativi per questo fine, ma quando credeva
di essere vicino a realizzarli, difficoltà impreviste mandavano a monte
le trattative più laboriose. Così disponeva il Signore per i suoi fini di
particolare Provvidenza verso le novelle Congregazioni che va susci­
tando in seno alla sua santa Chiesa. P io I X prima di terminare il
suo lunghissimo pontificato, aveva iniziato al Castro Pretorio l’ erezione
di una chiesa, quale monumento mondiale al Cuore di Gesù, ma aveva
dovuto interrompere i lavori per mancanza di mezzi. I l suo Successore
Leone X I I I li aveva fatti riprendere e poi di nuovo sospendere per lo
stesso motivo. La qual cosa affliggeva assai il cuore del Sommo P o n ­
tefice. F u allora che il S. Cuore inspirò all’Em.mo Card. Alimonda, di
suggerire al S. Padre che affidasse a D. Bosco l’erezione di quella chiesa.
Voi, o miei cari, conoscete come si sia svolta la memoranda udienza
del 5 aprile 1880: la proposta fatta dal P apa al Beato e la pronta ri­
sposta di lui, che è pur ora lezione salutare per noi: « I l desiderio del
Papa, disse, è per me un comando; accetto l’incarico che Vostra San­
tità ha la bontà di affidarmi... N on chiedo denari, ma solo la stia bene­
dizione con tutti quei favori spirituali che crederà bene concedere a vie
e a quanti coopereranno con me, perchè il Cuor di Gesù abbia un tempio
nella capitale del mondo cattolico... ». I l resto, cioè, quanto abbia faticato
il Beato per condurre a termine l’opera, vi è noto.
P a n n i però possa farvi rilevare essere stato Gesù medesimo che ha
voluto innestare nell’opera salesiana la divozione al suo Cuore SS.,
disponendo che venisse incaricato il suo servo fedele D . Bosco di innal­
zargli un tempio, santuario internazionale, nel centro della cattolicità,
mentre la Francia gli costruiva a Parigi quello di Montmartre. Fino
allora la divozione al S. Cuore per D . Bosco e per i suoi si unificava
quasi intieramente nella divozione al SS. Sacramento, per non molti­
plicare le pratiche di pietà in mezzo alla gioventù, amante delle cose
semplici e limpide. M a da quel dì memorando, fino al giorno del suo
felice transito alla Patria, il 31 gennaio 1888, il Beato divenne l’apostolo
infaticato del Sacro Cuore, diffondendone la divozione nelle sue Case
e fuori; facendo scrivere articoli popolari sul B ollettino Salesiano dagli
indimenticabili D. Bonetti prima (il quale ci lasciò pure quella gemma
di libretto intitolato I l giardino degli eletti che meriterebbe di essere
più conosciuto) e poi D . Cerruti, sopra questo dolcissimo argomento;
rendendo familiare tra i suoi giovani le pratiche dei N ove Uffizi e della
Guardia d ’ onore al Sac ro Cuore; mentre al tempo stesso raccoglieva
i mezzi materiali per l’erezione della chiesa di Roma.
Si può dire che l’inizio della nostra fondazione romana abbia pure
suscitato un forte eccitamento generale per una più intensa diffusione
della divozione al Sacro Cuore di Gesù. Dal centro della cattolicità e nel

1.10 Page 10

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nome del Papa, il Beato la rese popolare con tutti i mezzi che l’ardore
della sua carità gli suggeriva; ed i suoi figli facevano altrettanto nei
luoghi dove lavoravano. Così la piccola scintilla divenne un grande
incendio che divampò anzitutto nei grandiosi festeggiamenti per la
consacrazione del Tempio Romano, durante i quali il Beato si commo­
veva fino alle lagrime nella visione delle meraviglie compiute dal Si­
gnore per suo mezzo, l’ultima delle quali era, in ordine di tempo, la
divozione al Cuore di Gesù, ma che era già divenuta primaria nelle
finalità della sua istituzione: e poi, 13 anni appresso, all’inizio del
nuovo secolo, nella solennissima generale consacrazione al Cuore SS.
di Gesù di tutta la Congregazione nelle sue Ispettorie e Case e P a r­
rocchie e M issioni e soci e giovani, interni ed esterni, e Cooperatori
e Cooperatrici, divenuti tutti altrettante fiamme, raggianti tutt’all’in ­
torno, nel loro ambiente, le crescenti meraviglie della divozione al divin
Cuore.
Ecco il contributo recato dal Beato e dalla sua Società alla diffis­
sione di questo culto che oggidì è non solo parte integrale della vita di
pietà di tutte le nostre Case e di ciascun membro di esse, ma più ancora
è forza motrice della sua incessante espansione. Inoltre questa divozione,
che i Sommi Pontefici P io I X , Leone X I I I , P io X , Benedetto X V
e Pio X I , felicemente regnante, hanno ormai gradatamente fatto salire
al culmine delle solennità liturgiche e dei privilegi, e che è salesiana
fin dalle sue primissime origini dev’essere sempre più profonda
in noi che abbiamo la missione di educare, perchè è da essa che appren­
deremo il segreto di abbassarci fino ai bambini e di trattarli sempre
con umiltà, carità, dolcezza e soavità.
Il cinquantenario della nostra residenza in Roma ci animi a fare
fiammeggiare di più viva luce e calore nelle nostre Case, tra i giovani,
piccoli e grandi, questa potente divozione e ne raccoglieremo frutti me­
ravigliosi di vocazioni apostoliche e di santificazione generale.
VI I I . Un altro stimolo alla nostra attività di bene per la nostra
santificazione, e per quella della gioventù a noi affidata, ci reca la sospi­
rata notizia che il del prossimo luglio sarà tenuta la Congregazione
antipreparatoria sopra le virtù eroiche del Servo di D io Savio Dom e­
nico. La S. Chiesa che già ci ha dato il Beato D. Bosco per nostro
modello, speriamo che ci darà presto pure il modello dei nostri gio­
vani, che ha vissuto proprio la loro vita, nell’ambiente medesimo dei
tempi presenti e che si è santificato in soli 15 anni con l’esercizio delle
più belle virtù giovanili nell’innocenza della vita, negli ardori estatici
a Gesù Sacramentato, nella preghiera fervorosa per il ritorno dei fra­
telli separati all’unità della Chiesa e nell’apostolato di bene compiuto
per impedire l ’offesa di Dio, per assistere gli appestati e riconciliarli
al Signore.
Preghiamo tutti per il felice esito della sua Causa e tra i giovani
si diffonda più intensamente la divozione all’angelico discepolo del
nostro Beato Padre, invogliandoli ad impetrare dalla sua particolare

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e determinata intercessione, copiose grazie e miracoli ad accelerare la
sua glorificazione all’onore degli altari.
Ed ora non voglio terminare questa mia, senza farvi rilevare, o
miei cari, un nuovissimo tratto dell’amabile Provvidenza verso l’opera
nostra. In uno dei prim i giorni del mese di dicembre del 1887, il nostro
Beato Padre, ormai interamente logoro dalle fatiche apostoliche, volle
ancora scrivere alcuni ricordi per i suoi cari Cooperatori. Dopo vari
consigli, spiranti la tenerezza paterna di un Santo, venuto a fare l’enu-
merazione delle opere che intendeva raccomandare per l’ultima volta
alla loro carità, pose in primo luogo: LA C R I S T I A N A
E D U C A Z IDELAGIOVNTÙO NquEasi a far intendere che non bastava la coope­
razione materiale alle sue opere, ma che si doveva mirare a cooperare
personalmente all’ educazione della gioventù nella famiglia, nelle scuole
e nella società. In cinque parole egli riassumeva tutto il programma
del suo apostolato e della sua opera.
Ora, alla distanza di 43 anni, queste cinque parole hanno formato
il titolo di una magnifica Enciclica del S. Padre P io X I , in data
31 dicembre 1929, quale ricordo finale del Suo Giubileo Sacerdotale, e
dedicata con affetto tutto speciale alla cara gioventù e a quanti hanno
missione e dovere della sua educazione. Essa è quindi in modo parti­
colarissimo per noi e per i nostri Cooperatori. E non mi pare senza
significato la fortuita coincidenza di un tema così importante, racco­
mandato da un umile prete presso a morire, e svolto tanti anni dopo
dal Vicario stesso di Gesù C. per tutta la cattolicità. I l mio desiderio si
è che tutti abbiate copia di questa Enciclica, destinata ad essere la
Magna Charta degli educatori, e, quello che è più, che la studiate e
la convertiate in succo e sangue del vostro apostolato.
V i ringrazio infine degli auguri che mi avete fatto pervenire in sì
gran numero e vi assicuro che ve li ho ricambiati paternamente nelle
povere preghiere che faccio ogni dì per ciascuno dei miei diletti Con­
fratelli e Figli. Quello però che più m ’ha confortato si è la promessa,
contenuta in quasi tutti gli auguri, di voler praticare fedelmente la
Strenna, non solo, ma le quattro invocazioni per ottenere, a mezzo del
Beato, divozione sincera a Gesù Sacramentato e a M aria SS. Ausilia-
trice; amore vero alla gioventù e al lavoro; ed unione sempre più intima
con D io. Questo apporterà davvero le benedizioni del Signore e di
M aria Ausiliatrice sopra la Congregazione e sopra ciascuno di noi.
Pregate per il
Vostro aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.