Atti_1929_047.ACS_


Atti_1929_047.ACS_

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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
II Rettor Maggiore.
J. M. J.
Carissimi Confratelli e Figli in Gesù Cristo,
I . I n questi giorni delle feste natalizie e di capo d’anno mi perven­
gono da ogni parte le numerose vostre lettere di auguri, voti, aspirazioni
e preghiere. Esse mi sono di grande consolazione; ma non potendo ri­
spondere a ciascuno, come sarebbe mio vivo desiderio, lo faccio ora
collettivamente, prima di comunicarvi le cose che riguardano il buon
andamento della nostra Società.
Però questa risposta collettiva non vuol già dire ch’io non apprezzi
le vostre lettere e non le legga, quasi fossero una mera formalità, im ­
posta dalle consuetudini sociali, la cui omissione potrebbe essere forse
un reciproco guadagno di tempo. N o, carissimi: questa consuetudine
il nostro Venerabile Padre l’ha voluta conservare per se e per i suoi
Successori al fine di alimentare sempre più lo spirito di familiarità e
d’intimità che doveva essere la nota caratteristica di tutta la sua, opera
benefica. Le nostre Costituzioni permettono ai soci di scrivere libera­
mente al Rettore e ai Superiori Maggiori appunto perchè vi regnasse
sempre l’intimità ch’è naturale nei figliuoli bene educati verso il loro
padre.
I n esse ho riscontrato quest’ anno un identico palpito di unione
affettiva dei cuori, quasi istintivamente rivolti al vivo desiderio, all’an­
siosa aspettazione della Beatificazione di D. Bosco... E si vorrebbe
ch’io dicessi la parola d’assicurazione con la data del faustissimo av­
venimento.
Ora, siccome non m ’è possibile rispondere a ciascuno, mentre ri­
cambio qui gli auguri graditissimi con tutte le benedizioni celesti, posso
assicurarvi che la Congregazione Preparatoria per l ' esame dei mira­
coli riuscì felicemente. Adesso si sta preparando la Congregazione Ge­

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nerale, che si terrà alla presenza del Santo Padre. D irvi quale sarà il
risultato non è possibile: nemmeno il S. Padre potrebbe dirvelo. N oi in­
tanto prepariamoci realmente alla glorificazione del Padre con intensi­
ficare le nostre attività di bene nelle mansioni affidateci e con imitare
le virtù religiose di Lui.
I I . Il bene che devono compiere i veri figli di D. Bosco non manca
mai. Nella quasi totalità, ciascuno, oltre l ’occupazione principale asse­
gnatagli dall’ubbidienza, ne ha sempre altre secondarie che da sole
basterebbero ad occupare un altro confratello.
Questo pluslavoro è pressoché una caratteristica della vita salesiana,
e lo si accetta con generosità. Ora, fare bene queste mansioni indivi­
duali, cioè, farle solo per ubbidienza, con retta intenzione, ed avendo
sott’occhio gli esempi del Padre, è già una gran cosa per la nostra pre­
parazione alla glorificazione di Lui.
M a non si può essere membri della nostra Società senza avere prin­
cipalmente a cuore il bene della Società stessa: se i suoi membri fossero
puramente individualisti, la sarebbe finita per la Società e i membri
di essa non sarebbero più altro che una massa priva della propria ragion
d’esistenza. Grazie a D io, all’Ausiliatrice e a D. Bosco per noi non v’è
ancora tale pericolo: Salesiani, Figlie di M aria Ausiliatrice, ex Allievi
e Cooperatori, vivono quasi solo per la vita della Società fondata da
D. Bosco, come lo dimostra l'universale ansiosa aspettazione della glo­
rificazione del Fondatore. Non è esagerazione dire che pochi Beati
hanno avuto una così ansiosa vigilia di attesa quanto il nostro. E sia
ringraziato mille e mille volte Iddio che si degna far rifulgere anche in
questo sospiratissimo avvenimento la nostra nota caratteristica dell’ u­
nione affettiva dei cuori, non solo nelle cose essenziali, ma anche nei
medesimi sentimenti, desideri e voti.
Voi però, o miei cari, dovete prendere viva parte e cooperare con
tutte li vostre preghiere e il vostro interessamento personale al X I I I °
Capitolo Generale della nostra Società. Esso avrebbe dovuto tenersi
entro l’aprile dell’anno testé decorso; ma, come a suo tempo vi fu comu­
nicato, s’era ottenuto dalla S. Sede di differirlo. Nella mia dello scorso
giugno (Atti del Cap. Sup. pag. 673) vi annunziavo che il X I I I ° Capi­
tolo Generale avrebbe avido luogo entro il 1 9 2 9, indipendentemente
dalla Causa della Beatificazione di D. Bosco.
Ora v ’invito calorosamente ad intensificare la vostra cooperazione
al buon esito di questo Capitolo Generale che avrà principio in Torino
IL g io r n o 1 4 d e l PROSSIMO l u g l i o . I Capitolari però si ricordino
che devono fare prima i Santi Spirituali Esercizi, che cominceranno,
solo per essi, i l 7 l u g l io i n V a l s a l i c e .
La prossimità di queste due date, 7 e 1 4 l u g l i o , deve affrettare
tutte le operazioni occorrenti per la partecipazione di ciascun salesiano
a questo importante periodico avvenimento della Società: nessuno deve
esservi estraneo. Penso che le Ispettorie più lontane abbiano già: preso

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i provvedimenti opportuni, come avevo indicato nella mia dello scorso
giugno. In tal modo sarà dato a tutti di arrivare in tempo.
I membri del Capitolo Superiore hanno scelta la data del 14 luglio
per il Capìtolo Generale come la più conveniente per il bene delle Ispet-
torie.
I I I . Quanti amano di cuore la nostra Società comprenderanno
facilmente l’importanza di questo Capitolo Generale sia per la elezione
dei sei membri del Capitolo Superiore che cessano dal loro ufficio, e sia
per gli interessi della Congregazione che vi saranno trattati. Tre dei
membri del Capitolo Superiore che furono eletti nel memorando Ca­
pitolo Generale precedente, raggiunsero, in questi anni, Don Bosco
in Paradiso, quasi nostri ambasciatori presso di Lui, acciocché conti­
nui sempre più visibile la sua valida protezione alla nostra debolezza.
A ll’Economo Generale D. Conelli, fu sostituito D. Fedele Giraudi; al
Direttore Spirituale Don Giulio Barberis, D. Pietro Tirone: e al Con­
sigliere D. Luigi P iscetta, D . Antonio Candela. Il prossimo Capitolo
Generale, non è già chiamato a convalidare quelli che il povero Rettor
Maggiore ha giudicato nel Signore più adatti a disimpegnare l'ufficio
rimasto vacante; ma ad eleggere liberamente per i sei membri coadiu­
vanti il Rettor Maggiore, quelli che essi, posposta qualsiasi accettazione
di persone, giudicheranno nel Signore più idonei e di maggiore utilità
per la Congregazione.
Credo non isfugga a nessuno di voi, o miei cari, l ’importanza di
quest'atto e la gravissima responsabilità che si addossano i futuri Capi­
tolari Generali con la loro libera elezione. E cresce questa loro responsa­
bilità anche per gli argomenti che dovranno studiare e trattare al fine
di formulare quei voti e quelle deliberazioni che parranno più vantag­
giose per il progressivo incremento della nostra Società, nelle presenti
circostanze.
I tem i, sui quali, in D om ino, s’è creduto dovere imperniare tutta
l’attività, l'esperienza e i lumi dei nostri Capitolari Generali, sono:
1) La progressiva riorganizzazione degli studi ecclesiastici della
nostra Società;
2) Il riordinamento delle nostre scuole professionali secondo
le attuali esigenze sociali;
3) L o sviluppo organico delle nostre Missioni nello spirito del
nostro sistema e metodi educativi e in conformità delle norme ema­
nate dall’ autorità ecclesiastica.
La semplice enunciazione di essi basta a rilevarne l ' altissima
importanza attuale per la nostra Congregazione.
I V . I l primo tema mette i Capitolari Generali nella necessità
di rivedere bene quanto è già stato fatto:
D a D. Bosco per i suoi studi ecclesiastici personali (Cfr. i
primi due volumi delle sue Memorie Biografiche); poi per gli studi dei
suoi primi chierici, le lotte sostenute, l’importanza che vi annetteva e

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l ’esito conseguito (C fr. i Vol. I I I , V I e V I I I delle Memorie Biogra­
fiche);
2° D ai suoi due, immediati successori D . R ua e D. Albera per
continuare a sviluppare questo pensiero principale di D. Bosco (Cfr.
i volumi delle loro Circolari):
Gli esperimenti fatti in questi ultimi anni, i risultati ottenuti
e le convenienze di un altro passo in avanti nella completa riorganizza­
zione di questa parte vitale della nostra Congregazione (Cfr. A tti del
Cap. Sup. Num eri 16, 22, 25, 26, 36, 41 e specialmente il 46).
Solo con un simile studio retrospettivo si potranno vedere le lacune
ancora esistenti e intuire meglio i mezzi per ripararvi, evitando inutili
e pericolose ripetizioni di esperimenti già falliti. Si e per potere arrivare
a una stabile (non dico definitiva) riorganizzazione dei nostri studi
ecclesiastici che ho preso la determinazione di non permettere più aper­
ture di nuove Case per un quadriennio (Cfr. A tti Cap. Sup. pag. 693).
E qui noto di passaggio che, se per studi ecclesiastici s ’intendono
principalmente quelli che son necessari per arrivare al sacerdozio, nella
nostra Congregazione s’intendono pure gli studi necessari per divenire
perfettamente religiosi. La qual cosa può porgere ai Capitolari Generali
l’occasione di corollari pratici importantissimi. Occorre fissare ben bene
che noi dobbiamo essere prima buoni, perfetti salesiani, anche nelle
cose minime, e allora solo si potranno specializzare le varie categorie
delle diverse mansioni. Perchè non s’è chiamati dal Signore alla vita
salesiana per fare il professore d’ Università, di Liceo-Ginnasio o il
maestro elementare, ma anzitutto per professare, se così posso espri­
mermi, il salesianismo di D . Bosco: tutto il resto è secondario, acces­
sorio, quantunque si corra facile pericolo d’invertire le parti. A questo
proposito è bene ricordare che il più applaudito dei mezzi per distrug­
gere la nostra Congregazione, escogitati dal congresso diabolico, veduto
da D. Bosco in sogno nel 1884, era: « di persuadere i Salesiani che
l ’essere dotti è ciò che deve formare la lor gloria principale, per cui
studieranno molto per si e sdegneranno di servirsi della scienza appresa
a vantaggio degli um ili: non più opere popolari, non più Oratori festivi;
ma superbia, accidia nel sacro ministero, predicazione per vanagloria »
(Cfr. L e Mo y n e , V ita di D. B osco, vol. I I , pag. 607).
Fissato bene questo principio fondamentale, si dovranno studiare
le singole capacità e inclinazioni dei chiamati alla vita salesiana per
specializzarli all’insegnamento con studi adatti a questo o a quell’altro
ramo, secondo il bisogno delle nostre Case. Chi non ricorda quanto abbia
faticato il compianto D . Cerruti per provvedere professori p atentati,
abili alle scuole medie dei nostri Collegi, specie d'Italia. Ora questo si
dere continuare a fare dai singoli Ispettori in tutto il mondo salesiano.
Non bisogna dimenticare che i salesiani sono per la Congregazione,
non per le istituzioni esterne, eccetto casi eccezionalissimi, di compe­
tenza unica del Rettor Maggiore: quindi i nostri studi debbono essere
ordinati secondo il nostro lavoro.

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M a ciò che più urge presentemente è di pensare a preparare alle
nostre scuole di Teologia professori profondamente istruiti nella loro
materia. P iù innanzi troverete un abbozzo dello studio che vi sarà pro­
posto per riuscire nell’intento. Ciascuno si proponga di portarvi il
maggior contributo possibile.
V. Le scuole professionali sono state pure la pupilla degli occhi
di D, Bosco. A i suoi tempi non si parlava ancora di scuole professio­
nali. ma solo di laboratori d’arti e mestieri. Le fatiche sostenute dal
Padre per la loro fondazione nell’ Oratorio di Valdocco ( Cfr . Vol. I V , V
e V II delle M em orie B iogr.) e l’abilità sua nell’insegnare le prime no­
zioni pratiche d’ogni mestiere, resteranno documento imperituro ai figli
perchè essi pure non disdegnino dal fare cosa alcuna che possa tornare
utile alla gioventù loro affidata, perchè la vera carità s ’accomoda a tutto.
M a poi i suoi laboratori andarono perfezionandosi e si tramuta­
rono, sotto i suoi Successori, in vere scuole professionali che attrassero
l’attenzione e il plauso delle persone competenti. Però in questi ultimi
tempi, molti Governi degli Stati diedero grande sviluppo alle loro scuole
professionali, le quali, avendo abbastanza di mezzi e di attrezzamenti,
ci vanno sorpassando. Mentre godiamo di questo progresso professio­
nale da parte dei Governi, noi non dobbiamo trascurare nulla di quanto
possiamo per riordinare le nostre scuole professionali secondo le attuali
esigenze sociali. M a per raggiungere la méta ci vogliono sopratutto
buoni maestri salesiani. Questa dev’essere la preoccupazione del Capi­
tolo Generale, di formare cioè, dei buoni maestri i quali abbiano, as­
sieme allo spirito di D. Bosco, la scienza e l’abilità richieste dai tempi
presenti. Molto è già stato fatto a questo riguardo dai consiglieri pro­
fessionali D. Bertello per il primo, e poi da D . Ricaldone e da D. Ve-
spignani: ma si tratta di perfezionarlo e di fare in modo che tutta la
nostra Società tenda risolutamente a conseguire questo risultato.
N on meno importante è pure il terzo tema dello sviluppo organico
delle nostre M issioni, che hanno assunto in pochi anni un’espansione
consolantissima. Si tratta in primo luogo di raccogliere l’esperienza di
tutti per farla contribuire al bene comune: poi d’intenderci sull’indirizzo
da dare al lavoro che deve portare il sigillo salesiano. È necessario che
il Superiore intenda le difficoltà dei confratelli lontani e che i confratelli
lontani conoscano bene la volontà dei Superiori. Deve esistere unità
d’intenti per realizzare i voti e le speranze del Ven. D . Bosco. Anche
il S. Padre P io X I desidera che applichiamo nelle M issioni i metodi
educativi inspiratici dal nostro Fondatore.
V I. Il Consigliere Scolastico del Capitolo Superiore, D. Bartolomeo
Fascie, è nominato Regolatore del prossimo Capitolo Generale. A lui
si dovranno mandare, prima del mese di luglio, tutte le osservazioni
sopra i temi accennati e le proposte da discutere. Accade però sovente
che taluno getti giù su la caria quello che gli passa per la mente, senza
darsi pensiero di verificare nelle Regole, nei Regolamenti, nelle preziose

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Circolari mensili dei tempi andati, nelle Lettere circolari di D . Bosco,
D. Rua e D . Albera, nonché nei 46 Numeri (1018 pagine complessive)
degli A tti del Cap. Sup. (i quali documenti si devono trovare tutti nel-
l'Archivio di ogni Casa), di verificare, dico, se le sue proposte non ab­
biano già avuto l’onore d’essere state fatte da altri, prese in considera­
zione e forse già attuate da tempo. Ogni salesiano deve interessarsi pra­
ticamente di questo Capitolo Generale, ma le sue osservazioni e proposte
desidero siano di qualche im portanza e facciano comprendere che
escono da un cuore affezionato alla Congregazione e da una mente che
è al corrente del suo progressivo sviluppo.
V I I . H o voluto dilungarmi alquanto sopra queste cose per il vivo
desiderio che tutti i nostri buoni Confratelli sentano, quanto noi del
Capitolo Superiore, l’alta importanza di questo Capitolo Generale, e
preghino con vero fervore per il suo felice esito e vi cooperino con tutte
le loro forze.
Questo Capitolo Generale dev’essere anzitutto irradiato dagli esempi
del nostro Ven. D . Bosco, in modo ch’egli rivira realmente in ciascuno
di noi con l’imitazione delle sue virtù religiose. È la Strenna che v ’ho
dato per tutto l'anno: è il vero modo con cui noi possiamo prepararci
alla glorificazione del Padre. Egli dev’essere praticamente la nostra vita
religiosa, scientifica e attiva, tutta risplendente della luce di Nostro
Signore.
Dalla lettura assidua della sua Figura morale nel I I vol . della Vita
scritta da D . Lemoyne, vi sarà dato, o miei cari, raccogliere alcuni
raggi della luce soprannaturale che emana dal Padre e qualche scintilla
della sua meravigliosa energia di bene. In lui la bontà di N . S. Gesù C.;
in lui l'assiduità ininterrotta del lavoro, da riuscire in essa inimitabile;
in lui la mortificazione eroica, la purezza angelica, la soavità del tratto,
il sorriso inalterato e l’allegrezza perenne di spirito; in lui insomma
la carità che lo rese paziente, benefico, disinteressato, fatto tutto a tutti,
con dedizioni ineffabili per accomodarsi a tutti, per tutto credere, per
tutto sperare, per tutto sopportare.
P er me D . Bosco è una delle più splendide personificazioni della
carità ai nostri tempi. La sua vita non è altro che ardore di carità divina
nella completa immolazione per il bene della gioventù e per la salsezza
delle anime. « Chi ama è nato da D io e conosce Dio »: come questo è
luminoso in D . Bosco che non ha respirato che per far conoscere e amare
Iddio! Egli proclama solennemente che « il sistema preventivo » da
lui prescelto per la sua missione educativa, non è altro che: « la carità »!
« Chi sta nella carità, sta in D io e D io in luì » perchè « la carità è Dio
ed è da D io ». E D . Bosco non è stato altro che ininterrotta unione con
D io durante tutta la sua vita! Qual sintesi più perfetta della vita del
nostro Padre?... N el gennaio del 1879 — cinquantanni fa mentre
celebrava la S. M essa nella sua Cappella privata, all’Elevazione, fu
veduto dagli astanti estatico e sollevato dalla predella per ben dieci mi-

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nuti, con aria di paradiso in volto che sembrava rischiarasse tutta la
Cappella. E ra un raggio della vivezza della sua unione con Dio che
lo profondeva nell’ estasi di L ui in cielo... « Iddio è carità... Nessuno
ha mai veduto D io. Se ci amiamo l’un l’altro, D io abita in noi e la
carità di L ui in noi è perfetta. Da questo conosciamo che siamo in
Lui e ch’Egli è in noi, perche ci ha dato del suo Spirito » (I, Gv. IV ,
12, 13).
E noi l’abbiamo veduto sempre così, il nostro buon Padre! e la ca­
rità vivente in lui l’abbiamo palpata con le nostre mani! Contempliate,
o miei cari, D. Bosco da questo punto luminoso e completo della sua
vita e lo rivivrete nella pienezza della sua realtà.
VI I I . E qui non posso non ricordarvi che tutti questi lavori per
l’incremento della Congregazione, tutte queste nostre aspirazioni di per­
fezionamento individuale nell’imitazione del Padre, coincidono con
l’avvenimento universale che in quest’anno fa convergere il cuore dei
figli al Padre Santo della cattolicità, all’unico Pastore delle anime, al
nostro dolce Cristo in terra, all’attuale Successore di Pietro nella Cat­
tedra di Roma, al Sommo Pontefice P io X I .
E gli ha inaugurato l'anno del Suo Giubileo d’ Oro, il 20 dello scorso
dicembre, 50° anniversario della Sua Ordinazione Sacerdotale, mentre
da Putte le chiese dell’Orbe Cattolico saliva al trono di Dio la prece osan­
nante dei figli ad implorare sopra di Lui la pienezza delle benedizioni
celesti. Con l’entusiasmo che mai non manca ai veri figli di D. Bosco
quando si tratta del Papa, voi avete partecipato, non ne dubito, a questo
preludio di festeggiamenti e di preghiere che saranno continuati per
l’intero anno giubilare. Perciò non occorre che r i dica che non dobbiamo
essere secondi a nessuno in questi giubilari festeggiamenti: anzi, nei
limiti delle nostre forze, è mio desiderio vivissimo, che promuoviate
e zeliate quelle iniziative che vi parranno più efficaci, nella cerchia
della vostra azione di bene, per entusiasmare all’amore del Papa la
gioventù a voi affidata.
Le prove della bontà e benevolenza più che paterna del Santo Padre
verso di noi, sono così numerose, così espressive e così magnifiche che
l’affetto nostro più tenero e la gratitudine più sconfinata non riusciranno
mai a ricambiarle convenientemente.
Vorrei avere il cuore infiammato di D. Bosco e la sua parola così
viva e penetrante per dirvi con più efficacia questo pensiero, affinchè
nessuno di voi non creda mai di far troppo per attestare il proprio
amore al S. Padre P io X I . N oi dobbiamo avere verso di lui tutti i pro­
fondi sentimenti di venerazione e di affetta tenerissimo che albergavano
nel cuore di D . Bosco verso P io I X e Leone X I I I . Quand’egli parlava
del Papa, ben lo ricordo, la sua voce diveniva così insinuante e com­
mossa che spesso imperlava di lagrime gli occhi di lui e di chi l’ascol­
tava! Erano le lagrime dell’amor filiale che si sentiva impotente a
palesarsi e a comunicarsi altrui in tutta la sua intensità. Egli però non

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amava già il P apa solo « a parole e con la lingua, ma con l’opera e con
verità ». E noi dobbiamo fare altrettanto.
Pio X I ha versato sopra la nostra Congregazione e sopra ciascuno
di noi i tesori della carità e che gli arde in petto, con tanta regale muni­
ficenza e paterna amabilità che mi rendeva ogni volta più ammirato e
commosso nelle molte, preziose udienze ch’Egli s’è degnato concedermi
in questi anni. Ed ho cercato di mettervi a parte volta per volta di questi
tesori della Sua paterna munificenza, per cui non credo necessario
richiamameli qui neanche sommariamente.
Quello che mi preme invece far rilevare ora si è che il S. Padre
P io X I ci ama tanto e ci prodiga i suoi favori per aver avuto la fortuna
di conoscere da vicino il nostro D. Bosco, riportando un’impressione
così profonda della vasta mente, della carità ardente, della bontà inal­
terabile e della santità di lui da ricordarsela ancora viva viva circa
dieci lustri dopo.
« ... N oi l’abbiamo veduto da vicino son le parole di P io X I
la figura di D . Bosco, in una visione non breve, in una conversazione
non momentanea: una magnifica figura che l’immensa, l’insondabile
umiltà non riusciva a nascondere; una magnifica figura, che pur av­
volgendosi tra gli uomini, ed aggirandosi per casa come l’ultimo venuto,
come l’ultimo degli ospiti (egli il suscitatore di tutto), tutti riconoscevano
al primo sguardo, al primo approccio, tutti riconoscevano come figura di
gran lunga dominante e trascinante: una figura completa, una di quelle
anime che per qualunque via si fosse messa, avrebbe certamente lasciato
traccia di sè, tanto egli era magnificamente attrezzato per la vita... ».
Queste parole sono sgorgate solenni e rivelatrici dal gran cuore di
P io X I il 20 febbraio del 1927, dopo la lettura del Decreto sopra le virtù
eroiche del Padre. P io X I era ancora giovane sacerdote quando fu per
alcuni giorni ospite di D. Bosco qui all’Oratorio, ed ebbe la visione non
breve e la conversazione non momentanea. L ’una e l’altra si sa­
ranno svolte un p o ’ nella cameretta di D . Bosco; un p o ’ in mezzo al
turbinio di tanti giovani, i veri figli e perciò i padroni della casa; e un
p o ’ all’ora dei pasti, nel refettorio dei Superiori, dove D . Bosco soleva
ricevere, durante i suoi poveri pasti, le confidenze e le relazioni dei suoi
figli venuti dalle altre Case. Nulla dev’essere sfuggito all’occhio scruta­
tore del futuro Papa, di quanto si svolgeva attorno a D . Bosco: e tanto
gli bastò per convincersi che la divina Provvidenza l’aveva improntato
dei suoi doni più preziosi; e lo apprezzò subito al suo giusto valore,
conservando dentro di sè, fino al dì in cui per divina disposizione,
l’avrebbe più che mai apprezzato, riguardandolo bene, duplicando e
moltiplicando nel ricordo la letizia di quell’ora.
D i qui, o miei cari, ha origine la grande bontà paterna e la benevo­
lenza illimitata di P io X I verso i poveri salesiani di D. Bosco; e di qui
deve pure scaturire il nostro affetto filiale, veritiero e santamente ope­
roso verso il Pontefice che ha sì bene compreso ed apprezzato il nostro
Padre in tutta la grandezza della sua carità ed operosità.

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I X . Ora, che fare per dimostrare al S. Padre tutto il nostro filiale
affetto in questo Suo Giubileo d’Oro sacerdotale? P io X I è il P apa della
carità e dell’azione: noi perciò non possiamo fargli omaggio più gradito
di quello della nostra carità e dell’azione.
La nostra carità deve elevare con maggior fervore le nostre preghiere
al cielo per far scendere sopra il Suo Capo Augusto tutte le grazie per
sè e per il gregge cristiano ch’Egli deve pascere, reggere e governare.
Préghiamo e facciamo pregare tutti i nostri giovani per il nostro P o n ­
tefice P io X I , proprio nostro perchè il Suo cuore magnanimo palpita
all’unisono con il nostro per la causa di D. Bosco; proprio nostro perchè
ei ama teneramente e predilige l ’opera che andiamo compiendo nel
nome e nella virtù del Padre sempre vivo ed operante in mezzo a noi...
Sì; preghiamo e facciamo pregare! Senza moltiplicare le preghiere vo­
cali, cosa che da noi non è possibile fare, si può però mettere l ’inten­
zione speciale che tutte le preghiere che si faranno nelle nostre Case
il 20 d ’ogni mese, siano quest’anno secondo l’ intenzione del Santo
Padre. Tutte le domeniche poi in ogni nostra Casa si canti, prima
della Benedizione col SS. Sacramento, l'Oremus pro Pontifice nostro
Pio. I n tal modo potremo offrire al S. Padre in fin d’anno una bella
corona di mementi, preghiere, Comunioni, meditazioni, letture spiri­
tuali, giaculatorie e aspirazioni, solo calcolabili a milioni e forse m i­
liardi.
La nostra azione deve consistere nel fare conoscere e amare il Papa
con parlarne sovente tra di noi e con i giovani e conoscenti, sull’esempio
di D . Bosco: con promuovere accademie, trattenimenti, convegni, p ic­
coli congressi, ed altre simili manifestazioni.
N ell'ordine delle iniziative di festeggiamenti esteriori conviene però
che i nostri Ispettori e Direttori od i loro incaricati diano la precedenza
a quelli promossi dall’Autorità Ecclesiastica locale, prendendovi parte,
preferibilmente, come gruppo distinto di Salesiani o di ex-Allievi di
D. Bosco. Dove sia possibile si lavori perchè l’ Unione dei nostri ex
Allievi organizzi pellegrinaggi a Roma, nei mesi migliori, per tributare
personalmente il loro filiale omaggio e quello di tutti i soci della grande
Federazione Internazionale, al Papa che ha tanto stimato D. Bosco e
spinto avanti la causa della sua Beatificazione.
X . I l 31 di questo mese saranno 41 anni dalla morte di D. Bosco,
durante i quali la sua Congregazione ha disteso le sue tende dappertutto,
moltiplicandogli i figli di tutte le razze e lingue in modo meraviglioso.
M a se la vita di lui è stata un continuo alternarsi di spine e rose, non
sono mancate le stesse alternative di spine e rose, con prevalenza delle
rose, alla sua Congregazione durante questi 41 anni.
I l sogno da lui fatto, nel luglio del 1880, della pioggia prima di
spine, poi di rose, indi di fiori d’ogni colore, forma e qualità ed infine
di rose, può applicarsi al Fondatore e alla sua opera. Ora noi, alla
distanza di quasi cinquant’anni dal misterioso sogno, vogliamo im plo­

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rare dal Cuore SS. di Gesù il suo completo avveramento, che, cioè, Don
Bosco medesimo faccia cadere dal cielo rose in quantità sterminata e
fragrantissime sopra il S. Padre P io X I , sopra la Santa Chiesa e sopra
la nostra Congregazione.
Infine desidero che, il 7 giugno prossimo, la festa del Sacro Cuore
sia celebrata con particolare solennità in tutti i nostri Noviziati e stu-
dentati filosofici e teologici. La si faccia precedere da divota, solenne
novena ed i nostri chierici (e così pure gli aspiranti nelle Case di for­
mazione) celebrino quel giorno con il riposo e con grandiose funzioni
intonate allo spirito della festa voluta da Nostro Signore Gesù Cristo,
secondo le rivelazioni fatte a S. Margherita Alacoque. E il Cuore SS.
di Gesù che è stato tanto amato, onorato e glorificato da D. Bosco,
particolarmente negli ultimi dieci anni di sua vita, ci conceda di
poter vivere tutti e sempre della carità del nostro Padre.
Con la purezza, con la carità, con la pietà e attività di D. Bosco
disponiamo dunque le nostre Case, i nostri giovani, gli ex Allievi, i
Cooperatori ed amici nostri ad essere degni figli de Padre, precedendo
noi tutti gli altri con il nostro esempio e con la preghiera.
L a pienezza della Benedizione di M aria SS. Ausiliatrice ci sia
caparra sicura di tutte le belle cose che speriamo, prepariamo e atten­
diamo.
Vostro Aff.m o in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.
Torino - Oratorio, Epifania del Signore 1929.
NB. - Mons. Alfredo Cavagna Assistente Generale della Gioventù Femminile Catto­
lica Italiana — già affezionato Segretario del com pianto Mons. Pasquale. M«»rganti, Arciv.
di Ravenna — sta raccogliendo il m ateriale per una biografia del detto Monsignore.
V orrebbe che i Salesiani, che l ’ hanno conosciuto, dessero per iscritto quei tratti carat­
teristici, episodi salienti, modi di dire, concigli intorno all’ educazione, lettere degne
di pubblicazione, suo am ore ai Salesiani che servono m eglio a fa r risaltare la sua
figura, di virtù uon comune.
Rendiamo ancora un tale tributo di riconoscenza a questo affezionatissimo Arci­
vescovo all'Opera Salesiana e, coloro che 6ono in grado, m audino a me quanto sopra
ài chiede che lo farò avere al suddetto M onsignore.