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STUDI
PRESENZA SALESIANA NEL QUARTIERE ROMANO
DI CASTRO PRETORIO (1880-1915) *
Carmelina Coniglione
Divenuta capitale d'Italia, Roma fa fronte al forte incremento demo-
grafico provocato dalla massiccia immigrazione con la creazione di nuovi quar-
tieri. Sorge per primo quello del Castro Pretorio, preferito per la prossimità
alla stazione Termini. Nato con la « terza » Roma, in seguito al decreto re-
gio del 1872, il quartiere risentirà del clima storico-politico della vita della
capitale. Determinante per la sua storia appare l'arco di tempo 1870-1915,
che di esso vede la nascita e lo sviluppo, con l'acquisizione di una particolare
fisionomia.
Nell'attenzione data a tale periodo le vicende del quartiere saranno ri-
costruite tenendo presente l'intreccio dei fenomeni urbanistici e dei fatti so-
ciali, con particolare considerazione della vita religiosa, espressa soprattutto
intorno alla chiesa-basilica del S. Cuore, nella parrocchia che ad essa fa capo
e nell'annesso Ospizio e oratorio.
Può costituire un primo contributo alla conoscenza di una parte della
città non ancora sufficientemente sondata dal punto di vista storico e, più
ampiamente, alla storia della religiosità cattolica in Roma.
La ricerca è basata principalmente su documenti dell'Archivio centrale
dello Stato, dell'Archivio di Stato di Roma, dell'Archivio storico del Vicariato
e di archivi salesiani. Per l'inquadramento generale, però, si avvale degli
scritti che riguardano il contesto storico e ambientale esaminato. Viene in pri-
* Nel corso del lavoro si adottano le seguenti sigle:
A.C.S.
A.G.PP.BB.
A.I.F.M.A.
A.O.S.C.
A.P.S.D.B.
A.S.C.
A.S.I.
A.S.R.
A.S.V.R.
M.LL.PP.
M.B.
= Archivio Centrale dello Stato.
= Archivio Generalizio dei Padri Barnabiti.
= Archivio Ispettoriale delle Figlie di Maria Ausiliatrice (via Marghera).
= Archivio Opera S. Cuore.
= Archivio Parrocchiale Sala Don Brossa.
= Archivio Salesiano Centrale.
= Archivio Salesiano Ispettoriale (via Marsala).
= Archivio di Stato di Roma.
= Archivio Storico del Vicariato di Roma.
= Ministero dei Lavori Pubblici.
= Memorie Biografiche del B. Giov. Bosco, di E. Ceria.

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4 Carmelina Coniglione
mo luogo il lavoro di Emma Perodi che ha registrato analiticamente una se-
rie di avvenimenti, di problemi e di speranze della Roma italiana fino al 1895.1
L'Insolera nel libro Roma moderna,2 ha descritto con competenza i problemi
urbanistici della capitale. Alberto Caracciolo si sofferma anche sulla crisi del-
lo stato liberale,3 ma manca un interesse specifico sul quartiere. Il Montini,
nel contributo al libro Roma nei suoi rioni,4 parla del Castro Pretorio, sotto-
lineandone l'antico carattere nell'età classica; descrive l'evoluzione che la zona
subì mutando presto l'aspetto primitivo di orti e vigneti in una sontuosa
villa che con Sisto V raggiunse oltre i seicentomila metri quadrati, ricca di
fontane e di acque correnti, ombrosa di cipressi, ma che, sul finire del 700,
subì con lo Staderini uno spietato vandalismo. Nel libro di Vittorio Massi-
mo si afferma che gli orti del Castro Pretorio costituissero anticamente gli
orti di Mecenate.5
Alla stesura del primo capitolo ha giovato un interessante fascicolo, re-
lativo alla costruzione del quartiere, trovato nel fondo « Ministero dei La-
vori Pubblici » dell'Archivio centrale dello Stato. Ben poco, invece, si è tro-
vato circa la condizione sociale della zona. Tra le carte della Prefettura, del
Genio Civile e della Questura nell'archivio di Stato si sono reperite alcune
lettere e circolari di Poggioli, commissario di P.S. della sezione Macao al Que-
store di Roma. Mancano i carteggi del commissario del Macao al Prefetto. In
compenso nell'archivio parrocchiale si è ritrovato un manoscritto senza fron-
tespizio, quasi indecifrabile, che contiene appunti del parroco, ricchi di nota-
zioni e osservazioni interessanti per la conoscenza di aspetti importanti, sep-
pure parziali, delle condizioni morali e religiose degli abitanti.
Sulla basilica del S. Cuore esiste qualche pubblicazione di carattere piut-
tosto devozionale, del Castano6 e di Grechi-Scalisi.7 Sia nella prima che nella
seconda vengono utilizzate le Memorie Biografiche di S. Giovanni Bosco. Per
la documentazione sulla chiesa si è attinto all'Archivio salesiano centrale e
all'Archivio Storico del Vicariato dove si trovano varie lettere, decreti, la
proposta di Don Bosco alla Santa Sede e soprattutto la Visita Pastorale
del 1904. Inoltre, ha portato luce su alcuni problemi qualche intervista a
persone anziane del luogo. Sull'Ospizio non esiste nessun lavoro. Nell'Archi-
vio storico del Vicariato si sono reperite lettere e fogli sparsi in diverse bu-
1 E. PERODI, Roma italiana 1870-1893. Roma, Bontempelli 1896.
2 I. INSOLERA, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica. Torino, Einaudi [1971].
3 A. CARACCIOLO, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello stato liberale. Roma,
Rinascita 1956.
4 R. MONTINI, Castro Pretorio, in Roma nei suoi rioni. Roma, Palombi [1936].
5 V. MASSIMO, Notizie istoriche della villa Massimo alle Terme. Roma 1836.
6 L. CASTANO, La Basilica del S. Cuore al Castro Pretorio in Roma. Roma, Ma-
rietti [1961].
7 M. GRECHI-G. SCALISI, Il tempio internazionale del S. Cuore di Gesù al Castro
Pretorio in Roma. Roma 1975.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 5
ste. Hanno offerto alcune indicazioni la cronaca della casa e quella dell'Ispet-
toria romana. Infine, alcuni elementi per la conoscenza dell'azione salesiana
a Roma sono contenuti nel fascicolo Cinque lustri dell'Opera di Don Bosco
al Castro Pretorio.
Lo studio sul quartiere non pretende di essere analitico e completo. Nei
primi anni di Roma capitale gli uffici dell'anagrafe non funzionavano ancora,
per cui tante notizie si possono rilevare soltanto dallo stato delle anime, i
cui registri, fra l'altro, non si trovano tutti nel Vicariato; inoltre soltanto
col censimento del 1921, il primo effettuato sul quartiere, si possono avere
delle statistiche precise.
1. Il quadro urbano e sociale
Tutti i quartieri di Roma sono ricchi di fascino e di richiamo; il Castro
Pretorio, invece, a prima vista sembra offrire al forestiero una strana sensa-
zione di disagio. Situato accanto alla stazione ferroviaria vive nel traffico cao-
tico e incalzante, e vede un flusso ininterrotto di gente tanto varia.
Ristrutturato come zona di uffici, di servizi, di alberghi e pensioni, oggi
il Castro Pretorio si può definire, secondo il Marchetti Longhi, una zona che
merita attenzione per la minaccia sempre incombente sull'accampamento pre-
toriano che, poco noto nel suo vero essere, non viene considerato come un
monumento, ma come spazio suscettibile di qualsiasi utilizzazione.8
Edilizia e urbanistica
Come si presentava questa zona oltre cento anni fa, quando la capitale
si era trasferita da Firenze nella Roma tanto sognata dai liberali? Qual è la
sua genesi?
La presa di Porta Pia segnò nella storia una svolta non solo politica,
religiosa e sociale, ma anche urbanistica. Da questo punto di vista la « brec-
cia » ha avuto ripercussioni tali da modificare il volto alla Roma papale,
dando origine alla Roma moderna o « terza » Roma. Divenuta capitale, Roma
sente il bisogno di profonde trasformazioni rese necessarie anche dal forte
incremento demografico, che si cerca di fronteggiare con la creazione di nuovi
quartieri. Il Castro Pretorio è il primo quartiere sorto in Roma dopo il 1870.
I motivi della sua preferenza sono dovuti particolarmente all'importanza del-
la sua posizione. La sua nascita rientra in un periodo sconvolgente per la sto-
ria urbana di Roma perché si sacrificano all'obiettivo dell'ampliamento della
città bellezze di valore inestimabile.
8 MARCHETTI LONGHI, Il Castro Pretorio, in « Capitolium », XXXII (1957), p. 24.

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6 Carmelina Coniglione
Il quartiere nasce, infatti, dall'annullamento della villa Montalto, intera-
mente distrutta per obbedire ai primi piani regolatori ed aprire nuove strade
ferrate. Altre ville interessate più o meno al passaggio delle ferrovie subi-
scono lo stesso destino.
La città dopo il pontificato di Alessandro VII non aveva subito né gran-
di trasformazioni, né ampliamenti notevoli [...]. L'espansione urbana avvenuta
in seguito all'insediamento della capitale può essere paragonata come entità a
quella compiutasi in molti secoli precedenti così da modificare totalmente il
carattere sino allora tradizionale.9
Nel 70 Roma capitale d'Italia aveva ben poche strade che non fossero
vicoli tortuosi [...]. Nel quadro visto dal Viviani, Roma doveva perdere il
suo aspetto « paesano » e, proprio attraverso pesanti interventi stradali tra-
sversali, caratterizzarsi come « capitale moderna di uno stato giovane ».10
Pio IX aveva tentato di rinnovare l'assetto urbano di Roma e di operarne
il rilancio come centro culturale. La sua politica urbanistica aveva portato a
una serie di opere pubbliche e creato alcuni nuclei di edilizia industriale, assi-
stenziale e sociale, quali la Manifattura Tabacchi di A. Sarti, di stile neoclas-
sico, il contiguo quartiere Mastai di A. Busini, esempio romano di edilizia po-
polare, la stazione di S. Bianchi.11 Per quest'ultima iniziativa si può dire che
fin dall'inizio del suo pontificato, Pio IX aveva dato il via a studi e a lavori
per le ferrovie. Nel 1856 il governo pontificio aveva costruito la ferrovia
Roma-Frascati e nel 1860 si stabilì l'esproprio di una parte della Villa Mas-
simo alle Terme:12 «una lunga striscia di terreno che divide in due il teni-
mento, lasciando fuori da un lato la parte mantenuta a parco e dall'altro,
l'odierna Via Marsala, una magra striscia di terreno ».13 Nel 1863 Termini
diventerà « la stazione unica: ma era stato soprattutto il ministro delle Armi,
l'intraprendente monsignor De Merode,14 ad occuparsi in proprio della zona ».15
Pio IX, dunque, fece ogni sforzo per immettersi sulla via dell'ammodernamento,
9 M. ZOCCA, Roma capitale d'Italia, in Topografia e urbanistica di Roma. Bologna,
Cappelli [1958], p. 551.
10 S. DE PAOLIS-A. RAVAGLIOLI, La terza Roma. Roma, Palombi [1971], p. 220.
11 G. ACCASTO-V. FRATICELLI-R. NICOLINI, L'architettura di Roma capitale 1870-1970.
Roma, Golem [1971], p. 25.
12 II Principe Massimo nel 1856 scriveva al cardinale Antonelli, segretario di Stato
di S.S., perché non approvasse il progetto di installare la stazione delle ferrovie romane
nella sua proprietà. Per qualche tempo sembrò che la cosa fosse stata scongiurata, ma nel
1860, fu consegnata al Massimo la pianta dell'esproprio.
13 G.ANGELERI-M. BIANCHI, I cento anni della vecchia Termini. Roma, Banca Nazio-
nale delle Comunicazioni 1974, p. 31.
14 Mons. Franc. Sav. De Merode era nato a Bruxelles nel 1820 e diventò ecclesiastico
nel 1848, dopo essere stato ufficiale nell'esercito francese e aver combattuto in Algeria.
Ministro delle armi dal 1860 al 1864, morì in Vaticano nel 1874.
15 I. INSOLERA, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica. Torino, Einaudi,
[1971]5, p. 18.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1913) 7
anche se i risultati della sua opera furono assai modesti. L'incremento demogra-
fico e specialmente la costruzione dei tronchi ferroviari di Frascati e di Ce-
prano indicavano il sicuro avvenire della zona. De Merode inoltre
aveva capito due cose: innanzitutto che l'immobilismo, l'evitare qualsiasi cam-
biamento, non era l'arma migliore per difendersi dai cambiamenti non desi-
derati e che quindi Roma sarebbe uscita prima o poi, col papa o col re,
dalla sua stasi secolare; in secondo luogo che sarebbe stata allora destinata
a grande avvenire la zona di vigne e orti tra il Quirinale e la nuova stazio-
ne ferroviaria. In tutta quella zona De Merode aveva comprato terreni e co-
minciato a costruire un grande quartiere di casoni regolari, squadrati ad an-
golo retto, costruiti insieme con stretta economia e apparente grandiosità, vo-
lutamente in contrasto con le case piccole e dimesse, con le vie buie e con-
torte della vecchia Roma: al centro del quartiere la via Merode, oggi via
Nazionale, era già iniziata nel 1864.
Nel 1870 tutta la zona doveva fare uno strano effetto: in aperta cam-
pagna sorgevano separati uno dall'altro i ruderi delle Terme di Diocleziano,
il capannone della stazione Termini, Santa Maria Maggiore con poche case
davanti, e un po' di vie rettilinee con qualche casa nella zona [...]. Tutt'attor-
no ville o campi.16
La realizzazione del progetto De Merode che inizialmente poteva essere
giudicato una follia megalomane si compì rapidamente nei primi due decenni
di Roma capitale.
Dopo il 20 settembre del 1870 l'attenzione si pone immediatamente sul
rapporto tra la Roma esistente e il suo sviluppo. Si studia se al tessuto tra-
dizionale occorre dare un nuovo assetto, oppure contrapporre una « nuova
Roma » a quella esistente. Erano certamente alternative politiche che miravano
a determinare una forma della città del tutto nuova rispetto a quella precedente.
La Commissione degli Architetti ed Ingegneri, che dalla prima Giunta
provvisoria di Governo in Roma fu nel 30 settembre 1870 chiamata a stu-
diare il piano regolatore della Città, vide la convenienza di proporre un quar-
tiere di abitazioni in quell'area che prende nome dall'antico Castro Pretorio
posta fra la Stazione centrale della Strada ferrata, le mura e la via Venti Set-
tembre, e proponeva anche che questo quartiere venisse per primo eseguito.17
La proposta di creare un nuovo centro cittadino nella zona alta e salu-
bre del Macao era non solo suggestiva, ma rivelava un fine ben chiaro:
L'importanza che ogni giorno acquistano le adiacenze della stazione cen-
trale, il difetto lamentato altamente di sufficienti abitazioni nell'attuale abitato
di Roma la continua e spesso inefficace ricerca di aree da parte delle Società
16 I. INSOLERA, Roma moderna..., p. 18-19.
17 A.C.S., M.LL.PP., opere governative ed edilizie, Roma, b. 145, fasc. 383. Relazio-
ne intorno al progetto di un quartiere di abitazioni al Castro Pretorio. 15 febb. 1872. (Nel
citare successivamente la b. 145 e il relativo fase. 383 ci si riferisce sempre al suddet-
to fondo).

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8 Carmelina Coniglione
e dei privati, appunto per sopperire al grande bisogno di abitazioni special-
mente economiche, la circostanza che il Governo stesso in una parte di quella
località ha stabilito di costruire il palazzo del Ministero delle Finanze, [...],
che importa colà un centro di affari; il dovere infine che ne consegue per il
Comune di provvedere all'urgenza ed all'ingrandimento della Città, indussero
la Giunta a far studiare dal suo ufficio d'arte il piano di esecuzione del-
l'ideato quartiere.18
I primi progetti relativi alla costruzione del quartiere furono segnati da
contrasti e accesi dibattiti, finché il Municipio riuscì ad ottenere, per prima,
la costruzione della zona posta tra il Viminale e l'Esquilino fino all'altopiano
del Macao. Secondo il Piccinato, strumenti urbanistici se ne prepararono di-
versi, ma « nessuno dei piani regolatori, che si sono succeduti dal 1870 ad
oggi, presenta il benché minimo carattere di organicità ».19
II primo piano regolatore è del 1873 e si deve all'ingegnere Viviani;
esso fu approvato dal consiglio comunale dell'epoca e non dalle Superiori Au-
torità per ragioni finanziarie. In base a tale piano si procedette alla creazione
del quartiere Castro Pretorio o Macao,20 denominato così sia perché ricorda
la fiorente missione che la Compagnia di Gesù aveva nell'omonima città ci-
nese sia perché si rifà al maggior monumento antico della zona, il Castro Pre-
torio, accampamento stabile (castrum), che risale a Traiano e che Aureliano
consolidò allargando la cerchia delle sue mura fino a comprenderlo nel suo
interno.21 Secondo alcune planimetrie di Roma, il vero e proprio Castro Pre-
torio non si trova entro i confini dell'attuale quartiere pur continuando a dar-
gli il nome. Il Blasi include nella medesima area il vastissimo recinto di quella
che fu la caserma dei pretoriani.22 Nel primo schema di piano regolatore, Roma
seguiva la direzione indicata da Quintino Sella che mirava ad una espansione
urbana tra l'Esquilino e Porta Pia, ritenuta la località più adatta per innal-
zare due grossi Ministeri, delle Finanze e della Guerra.
L'espansione a est verso la stazione significava spostare il centro della
città, avviare la creazione di un centro nuovo, che potesse essere funzional-
mente e dimensionalmente in scala con i compiti di Roma.23 Al fenomeno
dell'espansione urbana si ricollega quello delle manovre speculative. L'aristo-
crazia romana non esitò « a vendere, metro per metro, la gloria e l'orgoglio
delle loro famiglie »24 riposti nelle magnifiche e grandiose ville. Il De Merode
con l'acquisto di parecchi poderi, specialmente con le proprietà del noviziato
dei Gesuiti a S. Vitale e tra le Terme di Diocleziano e il Castro Pretorio, si
18 A.C.S., Relazione intorno al progetto..., b. 145, fasc. 383.
19 L. PICCINATO, Problemi urbanistici di Roma. Milano, Sperling 1960, p. 13.
20 S. DE PAOLIS-A. RAVAGLIOLI, La terza Roma..., p. 102.
21 L. ZEPPEGNO, I Rioni di Roma. Roma [1978], p. 960.
22 IBIDEM, p. 939.
23 I. INSOLERA, Roma moderna..., p. 30.
24 I. INSOLERA, Le città nella storia d'Italia. Roma-Bari [1980], p. 392.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 9
era posto alla testa dell'espansione verso Termini. Il Comune, però, tenterà
di capovolgere le iniziative del De Merode, creando intorno alla zona di via
Nazionale un demanio di aree fabbricabili, perché con la proclamazione di
Roma capitale, diventa intenso l'incremento demografico, problema che venne
affrontato soprattutto nell'adunanza dell'8 giugno 1872. Il Consiglio Supe-
riore dei Lavori Pubblici considerando
la domanda del Municipio di Roma perché sia dichiarata opera di pubblica
utilità la costruzione di un nuovo quartiere nella località dell'antico Castro
Petrorio [...].
Considerando essere evidente la necessità di estendere in Roma la fab-
bricazione di case ad uso di abitazioni private, e che la località del Castro
Pretorio si presta opportunamente a tale scopo per la sua posizione salubre,
per l'esistenza della stazione ferroviaria, per la decretata e già iniziata costru-
zione in quel quartiere del ministero delle Finanze e di fabbricati demaniali
che lo faranno centro degli interessi di una non lieve parte della popolazione
di Roma [...] (decide) che si possa dichiarare opera di pubblica utilità la
formazione di un nuovo quartiere in Roma nella località detta del Castro
Pretorio.25
Vittorio Emanuele II, il 30 giugno 1872, dichiara opera « di pubblica
utilità la costruzione di un nuovo quartiere ad uso di abitazioni, nella località
dell'antico Castro Pretorio, in Roma ».26
Il Comune di Roma ottiene un regio decreto che tien conto della « ne-
cessità di ampliare il fabbricato interno alle mura [...]e dar luogo alla nuova
popolazione che affluiva nella metropoli del Regno ».27
La popolazione di Roma si era accresciuta soprattutto di impiegati, mili-
tari, giornalisti, professionisti, uomini politici, gente per lo più di ceto bor-
ghese, che era venuta a Roma col trasporto della capitale ed era stata desti-
nata ad abitare la nuova zona.
« La dichiarazione di pubblica utilità della disegnata costruzione del nuovo
quartiere Castro Pretorio » comportava « la conseguente espropriazione forzosa
dei terreni ivi compresi, a norma della legge in vigore ».28
25 A.C.S., Adunanza del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, 8 giugno 1872,
b. 145, fasc. 383. Secondo la notificazione del facente funzione di sindaco, F. Grispigni,
il quartiere al Castro Pretorio aveva per limiti la via Venti Settembre, una parte del re-
cinto della Villa Torlonia: la parte che resta libera della villa stessa; il quartiere mili-
tare; le mura della Città, il sentiero che dalle mura raggiunge la via di Porta S. Lorenzo,
e che confina con la proprietà Evangelisti ora Giacosa: il perimetro posteriore delle Terme
Diocleziane; il recinto del Monastero dei Certosini fino all'angolo Nord-Est dell'Ospizio di
Termini, ed il lato dell'Ospizio stesso fino allo sbocco sulla via Venti Settembre (in:
A.C.S.M.LL.PP. Opere governative ed edilizie, b. 145, fasc. 383).
26 A.C.S., Dichiarazione di pubblica utilità del quartiere di Castro Pretorio. Copia
conforme all'originale. 16 marzo 1872, b. 145, fasc. 383.
27 A.C.S., Relazione del sindaco Venturi al Ministro dei Lavori Pubblici del Regno
d'Italia. 16 marzo 1875, b. 145, fasc. 383.
28 A.C.S., Dichiarazione di pubblica utilità...

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10 Carmelina Coniglione
Il governo agì senza riguardi nell’espropriare le case religiose. Esso si
avvaleva largamente
della legge 3 febbraio 1871 [...] per caserme, per ministeri, per direzioni ge-
nerali e per ogni altro ufficio che si trasferiva o impiantava nella capitale [...].
Si verificò che furono espropriati i conventi migliori, e quel che è peggio ven-
ne attribuito ad ognuno un prezzo minimo [...]. Notisi poi che per l'art. 4
il Governo aveva facoltà di espropriare solo per necessità del trasferimento
della capitale, né di quella facoltà poteva giovarsi per accrescere il patrimo-
nio dell'erario [...].
Il 20 novembre del 1872, il governo del Re presentava al Parlamento
un disegno di legge, approvato il 19 giugno 1873, a cui era unito un elenco
che portava a 216 il numero delle case indicate o come appartenenti in pro-
prietà a famiglie religiose o tenute da queste amministrazioni in custodia.
La Camera approvava la legge 19 giugno 1873; il Governo in forza
della precedente legge 3 febbraio 1871, espropriava i più grandiosi stabili delle
corporazioni religiose, elevando a capitale le vendite denunziate dai religiosi,
procedendo insomma, proprio all'opposto del pensiero della legge manifestata
allora dai legislatori, e così è avvenuto che lo Stato ha dalla soppressione de-
gli ordini religiosi un guadagno assai tanto, quanto gli era interdetto di farlo
anche minimo.29
Le case religiose maschili espropriate dal governo ed assegnate dal mede-
simo nella zona del Castro Pretorio furono, oltre quella dell'ordine dei chie-
rici regolari Somaschi nella sede Sordomuti a Termini, quella degli Eremiti
Camaldolesi di Toscana in Piazza Termini e quella dei Cistercensi a S. Ber-
nardo delle Terme.
Il primo fabbricato fu affidato al ministero dell'Interno, il secondo al
ministero dell'Istruzione Pubblica, il terzo fu occupato totalmente dal mini-
stero della Guerra.30 La pianta 719,31 conservata presso l'archivio centrale
dello Stato, offre un quadro complessivo delle aree per le
nuove fabbricazioni nella regione del Castro Pretorio:
— Aree fabbricabili per uso privato della superficie complessiva di Mq 184538.
— Aree fabbricabili per uso pubblico della superficie complessiva di Mq 56883.
— Superficie della nuova rete stradale Mq 135060.
— Superficie dell'intero quartiere Mq 376479.
29 A.C.S. Ministero interno. Direzione Generale Affari di Culto (1819-1915), Relazione
del segretario Tito Bollici, b. 147, fasc. 365.
30 C. MASOTTI, Notizie sull'applicazione alla città di Roma ed alle Sedi suburbicarie del-
la legge 19 giugno 1873, n. 1402, in Monografia della città di Roma e della campagna ro-
mana, Roma, Min. Agric. Indus. e Comm., 1881, vol. 2°, pp. 99-102, 120.
31 In A.C.S., M.LL.PP., b. 145, fasc. 383.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 11
Inoltre è riportata la nota dei proprietari dei fondi soggetti ad espropriazione:32
Cognome e Nome
dei proprietari
Torlonia dott. Giulio primo-
genitura
Compagnia di Gesù Noviziato
Weilletschot
Giacosa Nicola e Bartolomeo
fu Michele
De Merode Monsignor Fran-
cesco Saverio fu Felice
RR. PP. Certosini
Ubicazione
Numero
civico
Natura
del fondo
Superficie
Catastale
Metri
quadrati
Di esproprio
Metri
quadrati
Porta Pia
Via Venti
Settembre e
vicolo
2, 3
del Maccao
Vicolo
del Maccao
2,3
Via di Porta
S. Lorenzo
Via del Maccao
Piazza di
Termini
Villa
53420 00
1856 25
Terreni
78550 00 107441 00
Sodivo
e caseggiato
9640 00
9640 00
Orto con casa 32810 00
6377 50
Viale del
Castro Pretorio
Orto
3637 25
80180 00
Totale M. Q.
3687 25
31426 60
160378 60
La relazione del 15 febbraio 1872 intorno al progetto del nuovo quartiere registra che i
confini del Castro Pretorio sono:
via Venti Settembre; una parte del recinto della Villa Torlonia; la parte della
stessa Villa Torlonia non occupata col nuovo quartiere; il quartiere militare al
Castro Pretorio; le mura della Città; il sentiero che dalle mura raggiunge la
via di Porta S. Lorenzo, e che confina con la proprietà Evangelisti ora Gia-
cosa; la detta via di Porta S. Lorenzo; il perimetro posteriore delle Terme
Diocleziane; il recinto del Monastero dei Certosini fino all'angolo Nord-Est del-
l'Ospizio di Termini; e questo lato fino allo sbocco sulla via Venti Settem-
bre, escluse però quelle superfici di terreno che entro i detti confini il Go-
verno ritiene in sua assoluta proprietà [...]. La superficie generale del propo-
sto quartiere di abitazioni si estende a metri quadrati 367479; e le aree fab-
bricabili, escluse le governative, sommano a metri quadrati 184536, capaci per
alloggiarvi comodamente dodicimila persone. La superficie generale delle strade
e piazze risulta di metri quadrati 135060.33
Quanto alle occupazioni definitive da parte del Governo, la superficie nel quartiere del Castro
Pretorio si divide in quattro rettangoli, destinati a restare in assoluta proprietà governativa.
32 « NOTA delle proprietà poste nel rione Monti, che vanno soggette alla espropriazione
per causa di pubblica utilità per la costruzione del nuovo quartiere al Castro Pretorio », in
A.C.S., M.LL.PP., b. 145, fasc. 383.
33 A.C.S., Relazione intorno al progetto..., b. 145, fasc. 383.

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12 Carmelina Coniglione
La gestazione del quartiere, però, non fu semplice né rapida. Nel con-
tratto stipulato fra il Comune di Roma e la Società Generale di Credito Im-
mobiliare e di Costruzioni in Italia, si era stabilito che la Società si obbli-
gava verso il Comune di Roma « alla costruzione ed edificazione di un nuovo
quartiere abitabile nella porzione dell'altopiano dell'Esquilino denominato del
Castro Pretorio » con « il termine massimo di sei anni pel compimento del-
l'intero quartiere ».34
Ma in seguito a diversi problemi soprattutto di natura economica e
per ostacoli incontrati nel sottosuolo per le costruzioni si è indugiato nella co-
struzione di fogne, nel trasporto dell'acquedotto Felice, ed in conseguenza an-
che nei lavori delle fabbriche del nuovo quartiere che per questi incidenti
non che per i pagamenti, insorte vertenze tra il Municipio e la Banca Ita-
lo-Germanica, succeduta alla Società Generale di Credito Immobiliare conces-
sionaria della costruzione del nuovo quartiere, si è dovuto, a troncare ogni
lite, devenire ad un nuovo compromesso fra le parti tanto per le rate di pa-
gamento a carico del Comune, quanto per la ultimazione delle fabbriche a ca-
rico della Banca; compromesso accettato dal Consiglio Comunale; col quale
compromesso a tutto il 7 settembre 1878 dovranno essere compiute le costru-
zioni per coprire le fronti della piazza dell'Indipendenza e delle vie Goito,
dei Mille, Curtatone e Magenta, non che dei tratti delle vie trasversali com-
presi fra dette vie, cioè sarà compiuta tutta la parte centrale del quartiere;
e tutto il restante del quartiere dovrà essere compiuto non più tardi del gior-
no 7 settembre 1880.35
Grazie alla proroga ottenuta, alla fine del 1880 il quartiere si poteva dire
ultimato. Esso disponeva di
strade diritte fiancheggiate da case di cinque piani, tutte intonacate di ocra
gialla: il colore più economico. Qua e là, timidamente, i « piemontesi » ten-
tarono di trapiantare i « portici »: ma da una parte il clima di Roma non li
richiedeva e la tradizione non li conosceva, dall'altra essi sottraevano area
alla speculazione.
Rimasero perciò allo stato di intenzione a piazza Esedra [...]. I villini
di Piazza Indipendenza e le case d'affitto di via Goito, via Volturno, via Ma-
genta (erano già costruiti) [...].
Nel quartiere di piazza Indipendenza, a via Goito, come all'Esquilino e
a Prati, i piemontesi importarono e imposero una cosmopolita regolarità: che
soddisfece gli « ufficiali di scrittura » del neo-regno d'Italia.36
Il carattere eminentemente estensivo dell'edilizia faceva apparire ancor
più vasta la piazza dell'Indipendenza, che costituiva il centro del nuovo quar-
tiere [...].
34 A.C.S.; 42a Proposta al Consiglio Comunale di Roma. Compromesso del Comune con
la Società Generale di Credito Immobiliare e di Costruzioni in Italia avente sede in Roma
per la costruzione di un nuovo quartiere al Castro Pretorio, 27-2-1872, b. 145, fasc. 383.
35 A.C.S., Proroga di termine per il compimento del quartiere ad uso di abitazioni nel-
l'antico Castro Pretorio nella città di Roma, b. 145, fasc. 383.
36 I. INSOLERA, Roma moderna..., pp. 43-44, 54.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 13
Le vedute dell'epoca ci mostrano le ville signorili, oggi purtroppo quasi
tutte scomparse per la speculazione edilizia che le ha sostituite con enormi
edifici; soli superstiti sono, oltre appunto al villino Bonghi, l'altro tra le vie
Palestro e Goito.37
Di una certa raffinatezza è la palazzina del Re, tra le vie Goito e Cur-
tatone. Quanto all'attività edilizia privata si deve sottolineare che nei primi
anni di Roma capitale, essa fu veramente febbrile. Le abitazioni erano già
scarse e alloggiare tante nuove famiglie di funzionari e militari era un pro-
blema insolubile.
Al Castro Pretorio la società concessionaria aveva costruito per proprio
conto 18 casamenti con centotrenta appartamenti e 31 botteghe; in tutto 910
locali e 9 villini con scuderie, rimesse e locali di servizio.
I privati in pari tempo edificarono 22 edifici con 110 camere e 110
botteghe.38
Agli inizi del '72 la Società anonima di Credito e Costruzioni in Italia
aveva acquistato le vaste ville del Marchese Capranica e del duca Grazioli,
comprese fra le Terme e il Castro Pretorio, in più anche i terreni dei Certo-
sini e quelli del famoso noviziato dei Gesuiti al prezzo di L. 15 il mq, quasi
più del doppio di quanto aveva pagato la Società di Credito provinciale di
Firenze l'anno precedente.39
Al Macao furono vendute alcune aree per la costruzione di villini per
alcune famiglie ricche. La Società Immobiliare vendette appezzamenti di ter-
reno « limitrofi al Pomerio » che furono acquistati parte dalla « Real Casa »
(mq 73), parte dal signor Gavazzi (mq 133) e dal signor Starez (mq 96).
« I nuovi proprietari di queste tre porzioni di terreno chiesero al Municipio
la licenza di costruire i fabbricati colle fronti verso detta strada di circon-
vallazione, questa ottenuta fabbricarono ».40
Se è vero che la costruzione del quartiere si effettuò in massima parte
entro il 1880, non si può tralasciare una breve considerazione sugli anni suc-
cessivi, durante i quali a Roma si costruì freneticamente. Fu un periodo de-
nominato della « febbre edilizia » che culminò con la crisi del 1887. Durante
questi anni furono costruiti altri palazzi al Macao, in piazza Indipendenza e
la via Nazionale venne completamente selciata. Con la costruzione dei palazzi
del Kock, l'assetto edilizio del quartiere si può dire compiuto. Parte del
quartiere ricevette le sue strutture fondamentali in base al piano regolatore
di Sant-Iust di Teulada.
37 M. ZOCCA, Roma capitale..., p. 563.
38 Sommario degli atti del consiglio di Roma, dall'anno 1870 al 1895, s.1. s.c. 1895, p. 175.
39 A. CARACCIOLO, Roma Capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello stato liberale. Roma,
Rinascita 1956, p. 56.
40A.C.S., Atto di opposizione, 26 giugno 1874, b. 145, fasc. 383.

2.2 Page 12

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14 Carmelina Coniglione
Prima dei 1921 il Castro Pretorio era unito all'attuale rione Esquilmo,
e col nome appunto di Esquilino, costituiva quasi un quartiere distinto nel-
l'ambito dell'estesissimo rione Monti.
[...] Il 16 dicembre 1921 un'ordinanza municipale modificava l'antica
ordinanza dell'Urbe in quattordici rioni per adeguarla allo sviluppo mirabile
della Città eterna: e mentre si stabiliva tutt'intorno alla cinta aureliana una
zona di quartieri, Roma era divisa all'interno delle mura in ventidue rioni.
Diciottesimo fra essi, il rione di Castro Pretorio.41
Col censimento del 1921 si hanno statistiche specifiche riguardanti la
zona: se ne delimitò la superficie di mq 1.270.722 e se ne registrò la popo-
lazione di 35.025 abitanti.
Verso la fine degli anni '80, per sostituire gli edifici conventuali espro-
priati dallo Stato, oltre che per l'espansione di Roma e per la sua cresciuta
importanza, vennero costruite alcune chiese tra cui quelle di S. Antonio in
via Merulana e del Sacro Cuore in via Marsala.42 Però, la maggior parte delle
costruzioni religiose di questo periodo sono stilisticamente scadenti.
La chiesa del Sacro Cuore in via Marsala, costruita per iniziativa di
Don Bosco nel 1887, riprese i motivi rinascimentali.43 In questa Roma mo-
derna, che dopo il 1870 si trasforma urbanisticamente in modo cieco, quasi
a gridare la sua vittoria contro l'immobilismo culturale e urbanistico della
Roma papale, la chiesa del Sacro Cuore, con il suo stile dignitoso, come la
coeva basilica di S. Gioacchino, sembra voler esprimere una rinnovata pre-
senza « del prestigio » del Papato, sorta non a caso in un punto strategico,
a fianco della stazione Termini, luogo di ingresso alla città, nodo di con-
vergenza di romani e stranieri.
Aspetti morali e religiosi
I forti contrasti tra lo Stato e la Chiesa per la « questione romana » e le
contestazioni verso le strutture ecclesiali, specialmente nel tardo Ottocento, si
erano maggiormente accentuate. La tensione acuta tra le due forze si rifletteva
in quegli anni nella vita quotidiana e le influenze clericali e liberali permea-
vano la vita della città e si insinuavano ovunque. La polemica anticlericale
raggiunse punte nettamente antireligiose.
Leone XIII, nell'enciclica Humanum genus del 20 aprile 1884 sulla setta
massonica, scriveva accorato: « Con lungo e ostinato proposito si procura che
nella società non abbia alcuna influenza né il magistero né l'autorità della
Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione
della Chiesa dallo Stato [...]. Né basta tener lungi la Chiesa, che pure è
41 R. MONTINI, Castro Pretorio, in Roma nei suoi rioni. Roma, Palombi [1936], p. 449.
42 G. D'ARRIGO, Cento anni di Roma capitale. Roma, Spinosi 1970, p. 80.
43 M. PIACENTINI-F. GUIDI, Le vicende edilizie di Roma. Roma, Palombi [1952], p. 74.

2.3 Page 13

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 15
guida tanto sicura, ma vi si aggiungono persecuzioni ed offese ».44 L'azione
del clero era spesso vista dalla pubblica sicurezza come forza demolitrice e
destrutturante del nuovo Governo; persino la missione religiosa veniva fatta
rientrare nell'ottica antinazionale ed antipatriottica. In una relazione del Com-
missario capo al Prefetto di Roma si giunge ad affermare: « Assurta la pa-
tria nostra a dignità di Nazione, fiera della sua unità, [...] il clero, l'esercito
nero, il nemico segreto dei nostri ordinamenti civili, lavora nell'ombra, per
realizzare pietra su pietra, l'edificio della sua potenza mondana, per ricon-
quistare il favore dello spirito pubblico, per mettersi in grado di tentare un
giorno le ambite sue aspirazioni ».45
Il clero è definito « l'esercito nero » e la Chiesa « un regno di questo
mondo che cerca un ritorno ad uno Stato di cose incompatibili colla civiltà
e col progresso dei tempi ».46
Violenze, usurpazioni, scandali non mancarono nella « terza » Roma. Gli
anticlericali inneggiavano a Garibaldi, a Mazzini, all'Italia unita, mentre fo-
mentavano l'ostilità contro la Chiesa ed esaltavano Giordano Bruno come mar-
tire della libertà, organizzando sfilate per onorare chi la Chiesa aveva scomu-
nicato. Tutto ciò non poteva non riflettersi sulla vita cittadina, influenzando
i costumi del popolo o causando trasformazioni a volte radicali nella struttura
ambientale. « Certe condizioni storiche e politiche », osserva il Porena, « fi-
niscono per riflettersi diffusamente sulla vita di ogni giorno e col dare colore
e carattere all'ambiente ».47
Ma a differenza degli antichi rioni romani che, pur avvertendo gli in-
flussi del momento storico, modificano più o meno i propri costumi, la si-
tuazione sociale ed ambientale del Castro Pretorio presenta, fin dal suo
nascere, un particolare carattere che lo differenzia dalle altre zone della
città. Ciò è dovuto soprattutto a due fattori: la sua particolare posizione e il
momento stesso della sua formazione.
L'Esquilino diventa, con la creazione di Termini, una zona complessa e
di transito.
Nato con la « terza » Roma il quartiere ospitò, in un primo momento,
per lo più, i dipendenti pubblici poi, col fenomeno immigratorio, una fa-
lange di meridionali, che portarono con sé le proprie abitudini e il proprio
modo di vivere. Si formò presto una popolazione mista. Un salesiano, testi-
mone oculare, scriveva: « Vi sono piemontesi, lombardi, veneti, genovesi,
toscani, napoletani [...] vi sono anche dei turchi. La minor parte è di ro-
44 Leonis XIII Acta, vol. IV, pp. 51-52.
45 A.S.R., Azione politica del clero. Relazione del Commissario capo al Prefetto di Ro-
ma, 22 aprile 1899, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.
46 IBIDEM.
47 M. PORENA, Roma nel decennio della sua adolescenza, Roma, Ed. di Storia e lette-
ratura 1957, p. 115.

2.4 Page 14

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16 Carmelina Coniglione
mani ».48 E' un tipo di società eterogenea e in alcuni casi di difficile accessibilità.
Gli « stati delle anime », da una parte, e i ruoli generali della scuola
Pestalozzi, dall'altra,49 attestano come la popolazione del quartiere fosse costi-
tuita da un ceto medio-inferiore. Pochi appartengono a un ceto più elevato;
si segnala la presenza di qualche colonnello, sottoufficiale, cavaliere, o depu-
tato al Parlamento; la parte rilevante è costituita da operai, servitori, fac-
chini ecc. Infine non dovevano essere poche le famiglie poverissime che ri-
correvano al parroco per invocare soccorsi materiali. In qualche lettera indi-
rizzata dal parroco a persone benestanti si coglie chiaramente l'aspetto della
povertà: « Oh, quante famiglie vi sono che soffrono nella più squallida mi-
seria, prive del necessario nutrimento e vestito! Alcune fra queste poi sof-
frono ancor più per aver prima provato le agiatezze della vita signorile ».50
Altrove si sottolinea che « i palazzi imbiancati nascondono la più nauseante
miseria dell'interno ».51 Questo quadro ambientale è puntualmente confermato
dalle fonti parrocchiali, specie da un registro riservato del parroco della chiesa
del S. Cuore,52 intorno agli anni '80. In esso viene messo in luce un altro
fattore rilevante del quartiere: il carattere avventizio della popolazione. Quan-
do i sacerdoti ricercavano i giovani per gli esercizi in preparazione alla prima
comunione, riscontravano che in pochi mesi una buona metà aveva cambiato
casa. Il parroco ammoniva alcune famiglie a regolare il loro matrimonio, ma
doveva, poi constatare: « Ammoniti promisero, ma non vennero, ricercati si
seppe che avevano cambiato dimora ».53 La causa di questa instabilità era do-
vuta al fatto che tanta gente, nel tentativo di trovare a Roma una soluzione
più conforme alle proprie esigenze di lavoro e di vita, aveva lasciato i luo-
ghi originari nella speranza di un fruttuoso inserimento nella vita della capi-
tale. In verità parecchie famiglie trovavano duro l'impatto con la nuova realtà
sociale e, deluse, tornavano indietro, oppure trovavano altrove una migliore
sistemazione. Ma la maggioranza venuta a Roma, vi restava e mostrava ca-
pacità di adattamento.
Nel campo dell'attività produttiva, il quartiere del Castro Pretorio è de-
finito come « la nuova Roma profana, la Roma borghese, operaia, trafficante
48 Relazione di Don A. Savio sui lavori compiutisi nella chiesa del S. Cuore, in « Bol-
lettino Salesiano» VI (marzo 1882), p. 44.
49 I registri della scuola esaminati abbracciano il periodo che va dal 1890 al 1915,
mentre per gli « stati delle anime » si è visto anche il periodo precedente.
50 A.P.S.D.B., Lettera del parroco a benefattori, s.d., b. 4.
51 A.S.I., Lettera di Don Marenco alla commissione delle Imposte, s.d. Memorie par-
ticolari, b. 18.
52 Don Colussi, terzo parroco della Basilica del S. Cuore, annotava i casi più penosi
delle famiglie del quartiere, per provvedere ad opportuni rimedi. Don Giovanni Colussi
nacque a Casarsa della Delizia (Udine) il 14 febbraio 1850, morì a Roma il 5 febbraio 1921.
Entrato nella Pia Società Salesiana dopo aver ricoperto responsabilità parrocchiali, fu par-
roco della chiesa S. Cuore per 26 anni dal 1894 al 1920. Gli successe Don Giovanni Brossa.
53 A.P.S.D.B., Dal registro riservato del parroco.

2.5 Page 15

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 17
e manifatturiera », la quale « poggia là, da quell'altura, donde pare ch'essa debba guardare il
mondo e dove intanto, per la prossimità della stazione centrale della via ferrata è l'incessante
arrivo dei forestieri ».54
Nel quartiere si rifletteva la situazione generale del mondo romano del lavoro. «Verso la
fine degli anni 70 nel Lazio [...] prosperarono quelle associazioni operaie che i rapporti della
Questura definivano "liberali", o "clericali" ».55 II proletariato e il sottoproletariato costituivano
a Roma la parte preponderante dell'immigrazione. Quando, sul finire dell'80, con la crisi
finanziaria sopraggiunse quella economica, per la sospensione dei lavori municipali, il disagio
fu grande nella classe operaia. L'alto livello di disoccupazione diede origine a varie agitazioni
orientando in senso anarchico le lotte sociali e creando un terreno favorevole per la propaganda
sovversiva.
Una vera e propria fisionomia politica forse il quartiere non la rivelò mai chiaramente;
tuttavia non fu immune da casi, sia pure sporadici, di agitazioni operaie, come appare dalle
richieste che il Poggioli, commissario di P.S. della sezione Macao, indirizza al Questore di
Roma, per avere informazioni e indicazioni sul come comportarsi circa gli « assembramenti
numerosi », o se deve considerare « proibite anche tutte le riunioni di operai dalle quali hanno
origine passeggiate e assembramenti pericolosi per l'ordine pubblico ».56 La questura fa anche i
nomi di affiliati a gruppi ritenuti sovversivi ed anarchici che, si diceva, volevano attentare alla
vita del Re. La circolare del 1o giugno 1897 del Questore di Roma ai vari Ispettori della città
sottolinea « l'alto interesse di identificare tre sconosciuti », che avevano manifestato « propositi
violenti contro la sicurezza di S.M. ».57 La circolare dava anche i connotati per
l'identificazione. Tra le varie risposte degli Ispettori la più puntuale era quella di Poggioli della
sezione Macao, che registrava i nomi di alcuni giovani abitanti nella zona. Al di là di questi
casi, non emergono dalle carte della Questura e Prefettura dell'archivio di Stato di Roma fatti
rilevanti che permettano di definire il quartiere come zona fortemente pericolosa o bisognosa di
controllo. Inoltre la stampa periodica del tempo non denuncia trame politiche. I giornali che
circolano maggiormente sono: « Maestro Peppe », « Gazzetta d'Italia », « Gazzetta teatrale », «
Roma e l'arte », stampati nella tipografia Paolini, in via Calatafimi; « Messaggero artistico » e «
L'Industria italiana » stampati nella tipografia Orfanotrofio delle Terme. « Roma e l'arte »
54 A.S.V.R., Appello al popolo cattolico per un voto nazionale degli Italiani al SS.mo
Cuore di Gesù, 16 luglio 1885, Lettere e decreti 1885-1906.
55 C. CROCELLA, Dalle corporazioni alla società di mutuo soccorso (1860-1880), in
Movimento operaio e organizzazione sindacale a Roma (1860-1960). Roma, Ed. Sindacale
Italiana 1976, vol. 1o, p. 24.
56 A.S.R., Circolare di Poggioli, commissario della P.S. della zona del Macao al Questore
di Roma, 12 dicembre 1897, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.
57 A.S.R., Circolare del Questore E. Martelli agli Ispettori di Roma, 1 giugno 1897,
Questura di Roma, b. 76, fasc. 275.

2.6 Page 16

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18 Carmelina Coniglione
aveva poca diffusione, mentre « L'Industria Italiana » è « organo dei com-
mercianti ed industriali, ma non ha colore politico ».58 Secondo la Polizia
« gli impiegati per regola non si occupano di politica, gli operai appartengono
in buon numero ad associazioni sovversive, ma non a quella clericale ».59 L'in-
sufficienza di una documentazione riguardante il settore libertario nel Castro
Pretorio non aiuta a stabilirne l'entità né a formulare un giudizio preciso.
Ma atteggiamenti anarchici erano colti un po' ovunque. Leone XIII de-
nunciava crudamente i mali che affliggevano Roma: « Un diluvio di vari e
molteplici errori che spengono la luce della fede nelle menti; [...] di fogli
osceni, di sceniche rappresentazioni infeconde, che smorzano nei cuori ogni
favilla di moralità; diluvio di azioni infami, di mali esempi, di scandali inau-
diti che inondano le città ».60
In Roma e nel quartiere sono da ricordare i « ricreatori liberali », a cui
la gente prendeva parte spinta da curiosità o interesse.
Erano frequentati anche da parrocchiani e da giovani dell'oratorio sale-
siano, come segnala l'estensore di una cronaca della parrocchia: « Fa pena
come la gran parte dei nostri giovani si trovi avanti a uno spettacolo prepa-
rato in odio alla Chiesa e al suo Vicario ».61
Anche Don Cagnoli62 scriveva: «Ai nostri giovani si mettono in piedi
feste e baldorie e solo che vi si scrive sopra "per beneficenza dei poveri"
tutto è santificato ».63
L'influenza anticlericale era diffusa. Secondo la polizia dell'Esquilino:
«I braccianti [...] saranno credenti, ma non possono dirsi clericali; nel com-
plesso [...] non è questo un terreno molto adatto allo sviluppo del partito
clericale intransigente ».64 Il parroco della chiesa S. Cuore annotava nel suo
registro riservato65 molti casi penosi della sua circoscrizione e l'irriverenza e
l'odio verso la religione: « Si mostrò molto irreligioso. Non voleva sposare in
chiesa, poi non voleva la Messa minacciando di andarsene via e di lasciare
tutti all'altare ».66 Oppure: « Più volte ha rotto e gittato a terra le imma-
58 A.S.R., La stampa periodica in vari rioni di Roma e al Macao, Questura di Roma,
b. 21, fasc. 122.
59 A.S.R., Partito clericale. Circolare riservata del Commissario dell'Esquilino al Que-
store di Roma, 27 dicembre 1897, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.
60 La parola del Papa Leone XIII, cit. da « Bollettino salesiano » VI (aprile 1882),
p. 57.
61 A.O.S.C, Cronaca manoscritta dell'Oratorio S. Cuore (1899-1909).
62 Don Cagnoli, secondo parroco della chiesa S. Cuore, buon moralista, succeduto a
Don Dalmazzo nel 1887.
63 A.P.S.D.B., Appunti dattiloscritti sulle memorie di Don Cagnoli, b. 3.
64 A.S.R., Partito clericale. Circolare riservata del Commissario dell'Esquilino...
65 Ci si riferisce al già citato registro riservato di Don Colussi, conservato presso l'ar-
chivio parrocchiale della sala Don Brossa. Il registro non riporta il nome del parroco, ma
la calligrafia, confrontata con quella di altri documenti, è chiaramente di Don Colussi.
66 A.P.S.D.B., Dal registro riservato del parroco.

2.7 Page 17

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 19
gini sacre e gli oggetti devoti trovati in casa »; e di qualche donna: « E'
molto trascurata in religione, mette in scherzo quelli che frequentano la
chiesa e non vi manda più i figli ».67 Qualcuno è senz'altro dichiarato « incre-
dulo e frammassone ».
Non mancano episodi scandalosi che suscitano indignazione:
Da molto tempo e specialmente nella Quaresima e nei mesi di Maggio
e Giugno tutti i giorni o quasi, parecchi giovani, [...] disturbavano e offen-
devano gravemente la popolazione che accorreva numerosissima alla chiesa del
S. Cuore al Castro Pretorio, facendo studiatamente forti e prolungati rumori
coi bastoni, colle sedie e colle panche in tempo di Messa, di Predica e di
Benedizione; impedendo il passaggio e recando molestia alle ragazze, passeg-
giando su e giù per le navate del tempio come se fossero stati in pubblica
strada o peggio; mettendo inciampi tra i piedi ai sacrestani per farli cadere;
dando alle donne immagini luride e oscene ecc., e che offendevano il culto
cattolico mettendone in ridicolo le funzioni [...] (si sottolinea) che i parroc-
chiani sommamente sdegnati o facevano forti lagnanze, affinché si ponesse ri-
paro a tanto scandalo, o cessavano dal venire in chiesa nel timore di com-
mettere un qualche sproposito contro i profanatori. Che più volte se ne fu
avvertita la Questura del Macao senza ottenere lo scopo [...]. Si fece appello
al sergente di cavalleria Raso Arnaldo [...]. Il sergente si rifiutò e i superiori
del medesimo, saputo il rifiuto, lo punirono.68
Non si può dire che nel quartiere vi fosse un'accentuata mancanza di
fede e di senso di Dio. Riesce, però, difficile stabilire fino a che punto la
gente fosse cristianamente praticante. E' attestata una forte frequenza ai sa-
cramenti e alle funzioni religiose della parrocchia, ma anche la « irreligiosità »
di tanta, gente, la « poca fede » e « l'ignoranza nei più ».
Nel registro riservato del parroco degli anni '80, si elencano circa 570
casi di decadenza morale, di irreligiosità o di una credenza per lo più su-
perficiale, esterna o legata a determinate condizioni materiali: « Lo sposo con-
fessò che il matrimonio lo faceva solo per la necessità di salvare l'onore del-
la giovane ».69
Si coglie una forte ansia del parroco per regolare le unioni illegittime:
« Promisero di aggiustare (il loro matrimonio) ma posero come condizione
che si regalasse l'anello d'oro ». E casi simili: « Convivono senza matrimonio,
né atto civile [...]. La giovane si presentò per essere aiutata e pigliaronsi ap-
punti; ma il giovane mise come condizione che gli si paghino le carte e si
comperi un letto ».70
A volte si richiede il sacramento del matrimonio, ma si rifiuta la con-
67 IBIDEM.
68 A.S.C., Rapporto del Procuratore circa i disordini nella chiesa del S. Cuore al Ca-
stro Pretorio in Roma. 9 ottobre 1893, Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. 1. (La lettera
porta la firma di vari testimoni).
69 A.P.S.D.B., Dal registro riservato del parroco.
70 IBIDEM.

2.8 Page 18

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20 Carmelina Coniglione
fessione. Sovente si verificano delle incompatibilità religiose: si richiede con
insistenza il battesimo dei figli illegittimi, mentre si conduce una vita immo-
rale o si abbina la pratica dei sacramenti con una condotta scandalosa.
Quella del Castro Pretorio è una zona difficile. La composizione eteroge-
nea della popolazione, il flusso continuo della gente (fino agli anni 1890-1900
la popolazione è prevalentemente avventizia e di transito), la vicinanza della
stazione Termini, la miseria materiale incidono in modo determinante nell'am-
biente, causando una grave flessione morale.
La piaga morale più diffusa sembra essere il concubinato. Il più delle
volte uno dei coniugi avrebbe accettato di regolarizzare il matrimonio, ma
l'altro si rifiutava ostinatamente: «Non vuol legami religiosi, né civili [...],
si rifiuta recisamente di fare il matrimonio arrivando persino a dire che piut-
tosto dannerebbe l'anima ».71
Tale atteggiamento era determinato da ignoranza e dalla disaffezione re-
ligiosa, da diffidenza e da pigrizia e non raramente da grande povertà. I figli
di conseguenza accusavano una carente educazione cristiana, per cui anche
dopo la maggiore età ve n'erano che ancora dovevano ricevere i sacramenti
dell'iniziazione cristiana.
Il parroco, specialmente in occasione dello stato d'anime, si recava di
casa in casa, ma i risultati non sempre erano positivi. Alcuni restavano nella
condizione di concubini o ritenevano sufficiente il solo matrimonio civile. Altri
sembravano convincersi, promettevano, ma in pratica non cambiavano idea e
ricercati o non risparmiavano villanie al sacerdote o avevano traslocato. Altri
accettavano il solo matrimonio religioso senza il civile o addirittura tenta-
vano di illudere il parroco rivelandosi per legittimi sposi e indicando persino
la chiesa in cui dicevano di essersi sposati; ma, effettuate le ricerche, si ac-
certava che l'affermazione falsa era stata fatta perché uno dei due coniugi era
già legato da altro matrimonio. « In occasione dello stato delle anime [...]
si sono dati per legittimi coniugi dicendo d'aver celebrato il matrimonio in
S. Maria Maggiore; ma essendosi là fatta ricerca [...] non fu potuto trovare
a registro il loro matrimonio ».72
Don Colussi, parroco del S. Cuore di Gesù, in una lettera al Papa del
5 ottobre 1899 scriveva: « In questa Cura ogni anno si celebrano da 80 a
100 matrimoni religiosi. Di questi circa i tre quarti sono convalidati dopo
anni e anni di concubinato. Quale è la causa di tanto inconveniente? La prin-
cipale è la poca fede e l'ignoranza nei più, che credono sia pure qualche cosa
il solo atto civile. Poi la troppa distanza dagli Uffici del Vicariato, per cui
molti si rifiutano di fare due, tre e più viaggi per avere le carte occorrenti,
con vero danno dei loro interessi. Finalmente la terza, maggiore delle altre,
si è la tassa da pagarsi agli Uffici del Vicariato a cui non è possibile indurre
71 A.P.S.D.B., Dal registro riservato del parroco.
72 IBIDEM.

2.9 Page 19

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 21
molti degli abitanti di Roma nuova ».73 Il parroco ottenne dal S. Padre alcune
facoltà per cercare di sanare quella che definisce « la maggior piaga di questa
parrocchia ».74
Altro fenomeno relativamente diffuso a Roma, soprattutto in certi quartieri,
era costituito dai funerali civili. « Il carro funebre era sormontato da un gran
mazzo di fiori rossi al posto della croce, e gli accompagnatori facevano grande
sfoggio di sciarpe e cravatte rosse e garofani rossi e le bande operaie suonavano a
tempo di marcia funebre l'inno di Garibaldi, di Mameli ».75
Di funerali civili al Castro Pretorio se ne fecero moltissimi. Il motivo di
fondo, il più delle volte, era il pregiudizio, l'ignoranza religiosa, accompagnata
dal pretesto della povertà: « Non volle far chiamare il Sacerdote se non quando il
moribondo aveva perduta l'intelligenza, perché non bisogna mettergli paura ».76
Della morte di un delegato di pubblica sicurezza abitante in via Porta S. Lorenzo
si dice: « Il figlio del defunto [...] ripetè di non poter spendere e si cercò di
persuaderlo di far per carità arrivandosi persino a permettersi una coltre distinta e
due sacerdoti. Pareva quasi deciso, ma poi tornò sull'idea di voler il carro [...].
Pigliò modi così brutali, disse insolenze così triviali, che un ubriaco appena
avrebbe potuto fare altrettanto ».77 A rendere più vacilante la fede cattolica nel
quartiere contribuiva la presenza di protestanti, che operavano attivamente un po'
ovunque nella capitale. Con la presa di Roma e l'estensione della libertà religiosa
la propaganda protestante fu forte, non senza incontrare l'appoggio dei gruppi
liberali e radicali. Per gli evangelici l'impresa del 20 settembre è prima di tutto
una rivalsa, poi anche la possibilità di una evangelizzazione. La nazione poteva
essere liberata, finalmente, dalla superstizione e dal dominio, non soltanto
temporale, ma soprattutto spirituale del Papa. « Dio ha visitato l'Italia », diceva il
Piggot in un suo discorso di quei giorni.78 Ai Valdesi interessava specialmente la
libertà di coscienza e di fede, e quindi nuovi e più chiari rapporti fra Chiesa e
Stato nella linea indicata dal Cavour e dal Ricasoli, che risaliva in fondo alla
concezione di Alessandro Vinet. La libertà di coscienza poteva essere attuata
abbandonando il cattolicesimo romano per la pura fede ispirata dal vangelo.79
Roma fu dunque invasa da predicatori di tutte le denominazioni. Tra le varie
chiese protestanti a Roma, qualcuna era stata edificata tra Porta Pia e il Quirinale,
in una posizione simbolica.
73 A.P.S.D.B., Lettera di Don Colussi al S. Padre, circa i rimedi contro il
concubinato nel quartiere di Castro Pretorio in Roma, 5 ottobre 1899, b. 5.
74 IBIDEM.
75 M. PORENA, Roma nel decennio..., p. 116.
76 A.P.S.D.B., Dal registro riservato del parroco.
77 A.P.S.D.B., Dal Registro riservato al parroco.
78 V. VINAY, Storia dei valdesi. Torino, ed. Claudiana 1980, vol. 3°, p.
121.
79 IBIDEM, p. 122.

2.10 Page 20

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22 Carmelina Coniglione
I Metodisti d'America, già stabiliti in via Nazionale, nel 1895 celebra-
rono la posa della pietra angolare della chiesa di via XX Settembre, proprio
per festeggiare il XXV anniversario di Porta Pia.80 Più direttamente esercitava
la sua influenza nel quartiere l'Y.M.C.A.,81 in piazza Indipendenza, che ope-
rava attivamente in mezzo ai giovani, con fine anticattolico. Non meno effi-
cace era l'influsso dell'Esercito della Salvezza, un'organizzazione di tipo mili-
taresco, diffusa un po' ovunque a Roma e che disponeva di dormitorio pub-
blico e di cappella.82
Il problema della resistenza alla propaganda protestante investe diretta-
mente il quartiere, per la forte e solerte presenza anche di attività, di assi-
stenza, di profusione di vari aiuti materiali a chi era nel bisogno; mezzi con
cui gli evangelici pervenivano a un forte proselitismo. Qualcuno aveva abban-
donato la fede cattolica:
Essendosi il viceparroco, in occasione di stato d'anime, presentato in via
Porta S. Lorenzo 34 per prendere nota della famiglia, mentre stava scrivendo
sorse di letto (ove gravava infermo) il prof. Ravi Vincenzo, agitato come una
furia intimò al sacerdote di cancellare dal registro il suo nome, perocché è
apostata fatto protestante; e rifiutandosi il sacerdote a detto intimo, l'altro
gli strappò il registro e prese a lacerarlo. [...] Il giorno dopo, comparve un suo
articolo sulla « Capitale »; alla quale risposte subito « Mastro Peppe », rinfac-
ciando al professore la sua apostasia [...]. Si è potuto sapere che Ravi è mi-
nistro protestante e che la donna con cui convive è una sacrilega concubina, il
cui nome è da noi ignorato.83
I valdesi e gli evangelici italiani manifestavano anche in Roma un di-
vergente orientamento politico dovuto, almeno in parte, a una diversa for-
mazione teologica. Essi, però, erano animati da forte spirito polemico e pen-
savano di predicare « per la prima volta », dopo molti secoli, il Vangelo nella
Città eterna.84 Un argine al dilagare della propaganda protestante (che si ap-
poggiava anche sulla diffusione di opuscoli e fogli volanti) fu l'Opera della
fede fondata, per espresso desiderio di Leone XIII, da padre Pio De Mandato.
Al Castro Pretorio, per fronteggiare l'attività degli evangelici, che insi-
diavano particolarmente le scuole elementari, operavano diversi istituti educa-
tivi,83 che offrivano alla gioventù insieme all'istruzione, anche l'accoglienza in
oratori con varie possibilità ricreative.
80 IBIDEM, p. 129.
81 YOUNG MEN CRISTIAN ASSOCIATION, d'origine londinese, detta italianamente A.C.D.G.
(associazione cristiana dei giovani).
82 I. GIORDANI, I protestanti alla conquista d'Italia. Milano, Vita e Pensiero 1931,
pp. 26, 39, 50.
83 A.P.S.D.B., Dal registro riservato al parroco.
84 V. VINAY, Storia dei valdesi..., p. 126.
85 Di essi si farà un accenno all'ultimo capitolo.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 23
L'azione dei Salesiani, nella zona, fu particolarmente vivace anche in que-
sta direzione. La costruzione della Basilica del S. Cuore di Gesù si prefiggeva,
tra gli altri scopi, l'obiettivo antiprotestante.
2. La costruzione della Chiesa del S. Cuore
Sebbene il momento politico del tardo '800 sembrasse sfavorevole ad
ogni fervido sentimento cristiano, la vita religiosa della Chiesa ebbe un rinno-
vato risveglio. In netto contrasto con lo scientismo e il diffuso razionalismo,
la vita di pietà ricevette un efficace slancio, acquistando un carattere più
popolare. La devozione al S. Cuore si diffondeva sempre più, anche perché
sia Pio IX che il suo successore ne estesero alla Chiesa universale la festività.
Un grande divulgatore della devozione al S. Cuore di Gesù, in Italia,
fu il barnabita P. Maresca. Dopo la consacrazione che i Vescovi belgi ave-
vano fatto l’8 dicembre 1869 maturò in lui l'idea di consacrare la Chiesa in-
tera al Sacro Cuore di Gesù.86 Poiché le condizioni dei tempi non favorivano
un movimento sul piano universale, P. Maresca pensò che si potesse per il
momento restringerlo alle diocesi italiane, consacrandole al S. Cuore.87 La pro-
posta era stata prima sottoposta al Papa e ai Vescovi, che in grande mag-
gioranza furono favorevoli. Dal 1871 al 1875 Pio IX, accogliendo la supplica
sottoscritta dai Vescovi di tutte le parti del mondo, in cui si tornava a chie-
dere la consacrazione della Chiesa intera al S. Cuore, incaricò la Congregazio-
ne dei Riti di inviare a tutti i Vescovi una formula di consacrazione lasciando
a loro beneplacito la cura di tradurla e di diffonderla; esortò tutti i fedeli a
recitarla in pubblico od in privato il 16 giugno 1875, secondo centenario del-
l'apparizione del S. Cuore a Margherita M. Alacoque, e concesse l'indulgenza
plenaria a quanti in quel giorno si fossero consacrati al Cuore di Gesù.88 Que-
sto movimento portò anche al proposito di costruire in Roma un tempio de-
dicato al S. Cuore. Nelle circolari ai Vescovi, il Maresca già aveva espresso
questo desiderio:
Nell'atto poi della Consacrazione mi parrebbe dover riuscire assai accetta
al Cuore di Gesù la promessa che qualora si ottenga il desiderato trionfo della
Chiesa e del Romano Pontefice verrà innalzato in Roma, a spese dei cattolici
d'Italia, un tempio in onore di esso Divin Cuore il quale sarà un monumento
nobilissimo e carissimo dell'amore di Gesù non che della fede e dell'amore
degli italiani verso di Lui.89
86 « Confidiamo — scriveva P. Maresca — che verrà tempo in cui tutti i cattolici ita-
liani imiteranno con più splendore ed energia l'esempio che loro ha dato il Belgio cattolico ».
(E.M. CASPANI, I Barnabiti e il S. Cuore. Roma 1922, p. 31).
87 E.M. CASPANI, I Barnabiti..., p. 32.
88 E.M. CASPANI, I Barnabiti..., p. 35.
89 A.G.PP.BB., Apostolato della preghiera, circolare di P. Maresca, Bologna 1871.

3.2 Page 22

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24 Carmelina Coniglione
L'idea venne dalla Francia, ove un gruppo di cattolici, dopo la sconfitta
della nazione nella guerra franco-prussiana (1870), propose di elevare a Parigi,
sulla collina di Montmartre, mediante una sottoscrizione nazionale, una chiesa
al S. Cuore, che avesse carattere espiatorio e insieme fosse testimonianza di
speranza.
Quell'idea fu come un'ispirazione di cielo, come un provvedimento ammi-
rabile: imperocché Parigi, la patria del Voltaire e per molti salutata a metro-
poli dell'empietà, sembrava che dovesse dare al divin Cuore quella religiosa e
nazionale riparazione: dall'altra parte Roma, che è la storica sede di S. Pietro
e la metropoli del cattolicesimo, mostrava convenientissimo di dover levar essa,
col novello tempio, la grande chiamata della fede e dell'amore tramandandola
a tutte le genti.90
Si pensò che questo proposito si potesse realizzare nella nuova chiesa che
si rendeva necessaria in quanto « nel nuovo quartiere della città era difficile
provvedere alla salute spirituale di tante anime e ancor più difficile dati i
tempi che corrono ».91
La popolazione sempre crescente nei quartieri edificati in Roma nella
regione dell'Esquilino eccitò l'apostolica sollecitudine del S. Padre a provve-
dere agli spirituali bisogni di quegli abitanti, mediante la fondazione di una
nuova parrocchia, in una chiesa da erigersi in quella regione nella contrada
del Castro Pretorio e da dedicarsi al S. Cuore di Gesù.92
In una lettera a Vittorio Emanuele II, Pio IX sottolineava con amarezza
la decadenza morale di Roma: « Parmi che l'opera della rivoluzione abbia fat-
to di questa grande città non la capitale d'Italia, ma sì bene del disordine,
della confusione e della empietà. L'oppressione de' buoni materiale e morale
è di ogni giorno: né basta l'oppressione nelle pubbliche vie, perché si vuole
la oppressione anche nelle case. Conventi occupati, le vergini spose di Gesù
Cristo disturbate e minacciate ne' loro sagri ritiri è una operazione di pessi-
mo istinto ».93 La denuncia non si elevava solo dal Papa. Già la Nazione di
Firenze dipingeva con colori ancora più foschi quel periodo: « Roma è ab-
bandonata come res nullius in preda a tutti gli impresari di agitazione e di
disordine, a tutti gli azzeccagarbugli politici, a tutti gli speculatori di anarchia
90 A.S.V.R., Appello al popolo cattolico... Ogni manifestazione o iniziativa religiosa era
seguita con sospetto dal Governo: «Ho saputo che un zelantissimo capo dell'Associazione
Piana il Cav. M..., volendo emulare i clericali francesi, in un suo indirizzo propose di eri-
gere in Roma una Chiesa dedicata al S. Cuore di Gesù, in riparazione delle ingiurie che da
noi si facevano alla Chiesa cattolica, alla Religione ed al S. Padre. Pio IX risposte esaltando
la fedeltà dei suoi sudditi ed approvando l'idea della Chiesa espiatoria ». (Cfr. G. MANFRONI,
Sulla soglia del Vaticano 1870-1901. Bologna, Zanichelli 1920, pp. 142-143).
91 A.S.V.R., Decreto di erezione canonica 2 febbraio 1879, Decreta anni 1879, p. 61.
92 A.S.V.R., Rapporto a S. Santità, 18 dicembre 1880, Decreta anni 1880, p. 741.
93 P. PIRRI, Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato (1864-1870).
Roma, Pontificia Università Gregoriana 1961, p. 316.

3.3 Page 23

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 25
che sinora battevano qua e là il lastrico delle cento città d'Italia [...]. Si di-
rebbe che il Governo vuol fare di Roma lo smattatoio delle miserie del re-
sto d'Italia ».94
Non senza ragione si attendeva dunque « da questo santuario, la salvezza
di Roma e della cattolicità », poiché il mal costume era « pareggiato oramai
alle turpitudini ed alle infamie del paganesimo; la legge cristiana appena pra-
ticata da pochi [...] e gli uomini, ribelli al cielo, cadere nell'abisso dell'in-
tolleranza d'ogni governo e della anarchia ».95
Diverse fonti mostrano l'anelito alla pace e alla ricomposizione sociale:
« Ogni preghiera, ogni limosina, ogni azione anche minima, che noi faremo
al compimento di quella chiesa, sarà un merito particolare che noi acqui-
steremo al ritorno della pace [...] alla ristorazione dell'edificio sociale scon-
quassato ».96
Pio IX, che aveva caldeggiata l'iniziativa del Maresca,
avendo a proprie spese già fatto acquisto di un tratto di terreno sull'Esquilino
per costruirvi una Chiesa da dedicare a S. Giuseppe, che egli da poco aveva
dichiarato Patrono della Chiesa universale, dispose che su quell'area medesima
sorgesse il tempio, lieto che da quel punto più elevato della città il Cuore di
Gesù, come da un trono avesse a benedire a Roma e al mondo.97
Ma il Pontefice non vide neppure l'inizio dei lavori, perché le trattative
andarono per le lunghe. Intanto la chiesa limitrofa di S. Maria degli An-
geli,98 le parrocchie di S. Bernardo alle Terme, di S. Maria Maggiore, di S. Lo-
renzo fuori le mura, apparvero insufficienti alla cura spirituale della popolazione.
Un piccolo rimedio in un primo tempo fu offerto dal padre Ludovico
da Casoria che, aiutato dall'incipiente Azione Cattolica, nelle cui file primeg-
giava l'avv. Pericoli, aprì una piccola cappella non lontana dall'area destinata
alla nuova chiesa per provvedere alle prime esigenze del culto.99
L'assunzione di Leone XIII al soglio pontificio segnò il primo realizzarsi
dell'impresa. Egli, vescovo di Perugia, « era stato tra i primi d'Italia a con-
sacrare la sua diocesi al Cuore SS. ».100
Con il decreto di erezione canonica del 2 febbraio 1879, la chiesa che
doveva essere costruita al Castro Pretorio era costituita in parrocchia « nunc
pro tunc » distinta dalla chiesa parrocchiale di S. Bernardo e dentro i confini
94 Ultime notizie, in La « Nazione » di Firenze, XII (24 sett. 1870).
95 Discorso di P. Maresca riportato da « Il Messaggere del S. Cuore di Gesù », Bologna
(luglio-dicembre 1878), vol. XXIX, p. 194.
96 II Cuor ài Gesù ed il rimedio ad uno de' più tremendi malori sociali, in « Bollet-
tino Salesiano », X (settembre 1886), p. 105.
97 A.S.C., Lettera del parroco Don Colussi al S. Padre...
98 Retta dai PP. Minimi di S. Francesco di Paola. Nel 1910 fu costituita parrocchia.
99 L. CASTANO, La Basilica del S. Cuore al Castro Pretorio. Roma, Marietti 1961, p. 12.
100 A.S.C., Lettera del Parroco don Colussi al S. Padre...

3.4 Page 24

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26 Carmelina Coniglione
stabiliti e si assegnava al Rev.do Don Francesco Manfra il compito di esercitare le mansioni di
parroco. Il decreto inoltre specificava:
Siccome tale chiesa e parrocchia non può sorgere in breve, e non si può
permettere che per la distanza i nuovi abitanti siano privi delle cure pastorali,
abbiamo stabilito che nella suddetta chiesa S. Bernardo ci sia un oratorio che
funga da parrocchia [...] che il detto oratorio sito nella via volgarmente detta
Castro Pretorio sia una dipendenza della parrocchia S. Bernardo, che il predetto
Don Manfra vi eserciti il ministero sotto la temporanea dipendenza del par-
roco di S. Bernardo [...] riserbando per noi e i successori il diritto di provve-
dere diversamente secondo l'ordine di S.S. qualora fosse necessario.101
Il 14 maggio 1879 tra il marchese Mereghi e la banca Tiberina si stipu-
lava il contratto per « l'acquisto dell'area al Castro Pretorio per la nuova
chiesa parrocchiale da costruirsi in onore del SS.mo Cuor di Gesù. Col de-
naro somministrato » dal cardinal vicario e « proveniente dalle oblazioni dei
fedeli » 102
si è trattata la compra-vendita di metri quadrati [...] 1500 di un'area fabbri-
cabile situata qui in Roma nel nuovo quartiere Macao, o Castro Pretorio, e
precisamente ad angolo della via Castro Pretorio e Porta S. Lorenzo. Trovasi
compresa l'area indicata nella zona di terreno che costituiva in origine la villa
Capranica; [...] ossia nel quadrilatero determinato a tramontana dalla via Castro
Pretorio, a levante dalla via Magenta, a mezzogiorno dalla via Marghera, a
ponente dalla via di Porta S. Lorenzo [...]. Il signor Marchese Giulio Mereghi
dichiara acquistare nel nome, ed interesse della nuova Parrocchia, e chiesa
parrocchiale da costruirsi sullo stabile venduto e già canonicamente eretta con
decreto dall'eminentissimo signor Cardinale Raffaele Monaco La Valletta in
data due febbraio del corrente anno [...].
Il prezzo [...] ascende alla somma totale di lire 37.500.103
Secondo gli atti si doveva dar principio alla costruzione non più tardi
del 1o gennaio 1881. « Fatto acquisto dell'area si pensò tosto a porre mano ai
lavori, i quali sono stati commessi ad artisti addetti alla primaria associazione
cattolica artistica ed operaia di carità reciproca in Roma ».104
Il disegno della chiesa in stile bramantesco era stato fatto dal conte Fran-
cesco Vespignani, architetto dei Sacri Palazzi, che, « qual Presidente della
detta Associazione, presentò egli alla Commissione, presieduta dallo stesso
cardinal vicario, quattro disegni, i quali comprendevano tanto la chiesa quanto
l'annesso presbiterio ».105
Ma quanto allo stile architettonico sopravvenne una proposta dal Belgio
101 A.S.V.R., Decreto di erezione canonica...
102 A.S.V.R., Lettera del marchese G. Mereghi al cardinal vicario, Roma, 14 maggio
1879, Decreta anni 1879, p. 262.
103 A.S.V.R., Copia autentica degli atti notarili. Decreta anni 1879, p. 765.
104 A.S.V.R., Collocamento della prima pietra del Santuario al S. Cuore di Gesù in
Roma. Decreta anni 1879, p. 316.
105 IBIDEM.

3.5 Page 25

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 27
legata a opportunità finanziarie che sembravano mettere in discussione le prime prospettive.
La circolare inviata dal Cardinale Vicario all'Episcopato nel 1878 aveva
richiamato l'attenzione della baronessa De Monier, la quale si disponeva a
offrire centomila franchi per la costruzione della basilica, a patto però che si
adottasse un disegno dell'architetto suo connazionale barone De Béthune. Non
basta: l'oblatrice nulla avrebbe donato per un sacro edificio nello stile della
rinascenza, volendo essa a Roma una chiesa gotica oppure romanica.106
Il cardinale Dechamps, arcivescovo di Malines, consentì a informare il
cardinale vicario. La condizione imposta creava serie difficoltà, soprattutto per
il fatto che già si stavano gettando le fondamenta secondo il disegno del Ve-
spignani, come si ricava dalla risposta del cardinale R. Monaco La Valletta
all'Arcivescovo:107
L'offerta di centomila lire fatta dalla Signora Baronessa di Monier per
la chiesa che si costruirà in Roma al Sacro Cuore di Gesù (é) per me lusin-
ghiera [...], però la condizione di voler questa chiesa in stile gotico o romano
importa delle difficoltà [...]. Non debbo dissimularle che già stanno costruendo
i fondamenti secondo il disegno dell'architetto Romano Conte Francesco Vespi-
gnani, il quale per altro è rassegnato a dimettersi qualora piacesse di adottare
altro disegno.108
Tuttavia il cardinale vicario pregò il cardinale Dechamps di mandargli il
disegno proposto non senza osservare che in Roma quei due stili non piace-
vano. L'arcivescovo, che sperava tanto nella realizzazione del disegno del Bé-
thune, aggiunse:
Ho fiducia che questo progetto riuscirà, perché in Roma, il centro del
cattolicesimo, deve avere monumenti di tutte le grandi epoche della sua sto-
ria ed è certamente rincrescevole che accanto alle basiliche costantiniane e alle
basiliche classiche della rinascenza nulla si veda di somigliante alle cattedrali
di Colonia, di Amiens, di York, di Reims, di Westminster e a tante altre ammi-
rabili chiese del mondo cattolico, senza dimenticare la cattedrale di Milano.
Questo esclusivismo fu una conseguenza, lo so, della storia, ma ecco che
l'occasione si presenta di farla sparire.109
Il progetto dell'architetto belga fu esaminato attentamente, ma non si vide
l'opportunità di adottarlo per diversi motivi che il Vespignani indicò al car-
dinale vicario, sottolineando particolarmente che
106 M.B., vol. XIV, p. 537.
107 Ricaviamo i particolari della corrispondenza fra il cardinale di Molines e il cardinal
vicario, dalla copia che fu comunicata a D. Bosco nel 1880 dal P. Maresca.
108 A.S.C., Copia della lettera del Card. Monaco La Valletta al Card. Dechamps, 23 di-
cembre 1978, Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. V.
109 A.S.C., Copia della lettera del Card. Dechamps al Card. Vicario, s.d. Roma, 38,
Roma S. Cuore, b. 1, fasc. V.

3.6 Page 26

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28 Carmelina Coniglione
il progetto del Signor Béthune senza la casa parrocchiale e la sagrestia occupa
approssimativamente un'area pressoché quadrupla di quella stabilita ed acqui-
stata compresa la casa parrocchiale e la sagrestia [...]. Che prescegliendo lo
stile gotico o romanico, la spesa di costruzione, essendo maggiore, la parte
ornamentale a proporzioni anche uguali importerebbe almeno una metà di più.
Che in Roma, sede delle belle arti, non ha trovato mai favore lo stile asso-
lutamente gotico come quello che trae origine dal barbaro e che solamente è
stato ora adottato nella costruzione degli attuali templi evangelici.110
Il padre Maresca la pensava diversamente; per cui consigliò alla baronessa
di indurre il cardinale Dechamps a trattarne col Papa. Ma egli se ne schermì,
non credendo di potere aggiungere altro a quanto già aveva scritto a Roma.
Dopo reiterato e maturo esame, uno ne fu scelto in forma di croce latina
a tre navate e decorato in sullo stile del XVI secolo, il quale, mentre corri-
spondeva all'altezza del concetto che si vuole attuare, si prestava mirabilmente
ad un maggiore sviluppo; mentre dall'altro lato offriva il vantaggio di una più
sollecita esecuzione di poter vedere quanto prima officiata una parte di quel
sacro edificio.111
I lavori furono iniziati con alacrità, ma fin dall'inizio le difficoltà non
mancarono.
Si pose allora mano, senza indugio, ai lavori di sterramento per rimuo-
vere il monticello che sorgeva su quell'area a più metri di altezza dal piano
stradale e quindi a scavare il terreno per le fondamenta. Ma qui nuove diffi-
coltà si affacciarono, tanto per la sollecita riuscita del lavoro, quanto per l'in-
gente spesa occorrente, giacché sotto a quel suolo furono trovati vari cunicoli
o gallerie, destinate fin dai tempi antichi per cave di pozzolana; di guisa che
si dovette discendere a ben quattordici metri di profondità prima di trovare
il terreno adatto a calarvi le fondamenta istesse. Praticato così un cavo per
vari metri di lunghezza, e tutto disposto per il collocamento della prima pie-
tra, il Cardinale Vicario e la commissione federale stabilirono di compiere quella
solenne funzione il giorno di domenica 17 agosto (1879), sacro al glorioso
Patriarca S. Gioacchino [...]. L'Em.mo Vicario, fu accompagnato ad un ricco
padiglione eretto sul fianco sinistro della chiesa dal lato di levante, sul luogo
in cui si sarebbe collocata la prima pietra inaugurale. Sotto lo stesso padiglione
avevano preso posto vari e distinti Prelati ed altri personaggi sì ecclesiastici
che laici, appositamente invitati, mentre l'area del nuovo tempio andava riem-
pendosi di una folla immensa di fedeli accorsi ad assistere a quella straordi-
naria solennità [...].
Il Cardinale collocò entro un incasso all'uopo preparato in detta pietra
una cassetta di piombo contenente due medaglie, una d'argento, l'altra di
bronzo, commemorative del presente secondo anno di pontificato del Sommo
Pontefice Leone XIII, ed altre due, di argento dorato e di bronzo con l'effige
del Cuore Santissimo di Gesù; nonché un tubo di cristallo contenente una
pergamena commemorativa del fatto. Poi, con l'aiuto di funi per mano di
110 A.S.C., Lettera dell'architetto Vespignani al cardinal vicario, 13 febbraio 1880,
Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. V.
111 A.S.V.R., Collocamento della prima pietra...

3.7 Page 27

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 29
mastri muratori all'uopo disposti, calò la pietra benedetta nel cavo praticato e
dedicò il luogo esclusivamente al servizio divino.112
Il 28 marzo 1880 si otteneva anche il decreto reale relativo al ricono-
scimento civile della nuova parrocchia. Umberto I, ad istanza del sacerdote
F. Manfra, deputato dalla Curia alla cura delle anime della nuova parroc-
chia, emanava il decreto:
E' concesso il Nostro R. assenso alla erezione della nuova parrocchia nel
Castro Pretorio in Roma sotto il titolo del Sacro Cuore di Gesù, con smem-
bramento di quella contigua di S. Bernardo alle Terme, giusta il menzionato
Decreto di erezione canonica emanato dalla Curia in data 2 febbraio 1879
(art. 1o).113
Il collocamento della prima pietra del nuovo tempio aveva suscitato fer-
vore in tutti coloro che vi vedevano un monumento di espiazione e di spe-
ranza. Ma non andò molto che si dovettero sospendere i lavori proprio quan-
do i muri perimetrali affioravano appena dal suolo perché, dopo il primo af-
fluire, le offerte verso la fine del 1880, vennero a cessare. Non si poteva
troppo contare sopra il concorso di una città come Roma immensamente più
ricca di memorie storiche che di denaro. Le difficoltà, soprattutto finanzia-
rie, parvero compromettere l'esito e il sogno del Maresca sembrò svanire.
La Basilica del S. Cuore incorporata al quartiere doveva offrire un ser-
vizio a una popolazione sempre più numerosa e priva di assistenza spirituale.
Al fine pastorale si accompagnava anche la risposta di Leone XIII alla capi-
tale « liberale » dello stato unitario, che, come si pensava, non era riuscito
a risolvere i problemi fondamentali della comunità civile nella penisola e, an-
cor meno, nella Roma strappata al dominio del Papa. La Basilica, dal Ponte-
fice ritenuta caposaldo per una ripresa cattolica, nel clima liberale veniva in-
terpretata da certi gruppi massonici e anticlericali della « terza » Roma una
presenza polemica. L'insuccesso dell'iniziativa poteva apparire come indizio di
scarso prestigio della Chiesa tra la popolazione e di debole religiosità.
Nella primavera del 1880 il Papa ne parlava con amarezza ad alcuni car-
dinali. Il cardinale Alimonda, arcivescovo di Torino, ricordandosi di Don Bo-
sco, l'uomo che operava con l'aiuto della Provvidenza, suggerì al Pontefice:
— Santo Padre, io proporrei un modo sicuro per riuscire nell'intento.
— Quale? — chiese il Papa non poco sorpreso.
— Affidarla a Don Bosco.
112 A.S.V.R., Collocamento della prima pietra... Su pergamena si legge: « Ego Raphael
Monaco La Valletta Presb. Card. Titulo Sessoriano, Vic. Pont. Max. Antistes Urbis, sacrum
hunc auspicalem lapidem templo in hon. sacro sancii cordis Dei et Domini nostri Jesu Christi
aedificando rite lustravi et solemnibus caeremoniis posui XVIII Kal. sept. A. MDCCCLXXIX ».
La pergamena fu firmata da 13 personalità ecclesiastiche e laiche.
113 A.S.V.R., Copia del regio decreto relativo alla erezione della parrocchia S. Cuore
in Roma, 28 marzo 1880, p. 754.

3.8 Page 28

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30 Carmelina Coniglione
— Ma Don Bosco accetterà?
— Santità, io conosco Don Bosco e la sua piena e illimitata devozione
al Papa: quando Vostra Santità gliela proponga sono sicuro che accetterà.114
Questo colloquio avveniva nel marzo del 1880. Don Bosco si trovava a
Roma. Perciò Leone XIII diede incarico al suo Vicario di parlargliene.
Don Bosco non si pronunziò subito, tante e tali erano le difficoltà che
gli si affacciavano alla mente, come si raccoglie da più testimonianze dei pro-
cessi, incominciando dai problemi di ordine finanziario.115
Dai romani ben poco si aspettava, conoscendo anche per esperienza, come
già gliene aveva scritto il Cardinale Vicario, quanto allora fossero stretti di
mano.116 Né molto sperava dai Francesi, in quel tempo tutti intenti alla loro
grande chiesa nazionale del S. Cuore e a sostenere le scuole libere [...].
Nemmeno sull'Italia sembravagli di poter fare largo assegnamento, sia
per le ruinóse condizioni economiche del paese, sia per il soverchio delle pub-
bliche gravezze, sia per la necessità di soccorrere tante buone istituzioni locali
richieste dalle nuove condizioni politiche dello Stato. Non ignorava poi il costo
delle costruzioni a Roma, le quali importavano maggiori spese che in qua-
lunque altra città d'Italia [...]. Aggiungevasi un terzo guaio. Don Bosco, assu-
mendosi quel carico, avrebbe dovuto ratificare i contratti già stretti dalla pre-
cedente amministrazione, alla quale per giunta si concedeva ancora una certa
ingerenza nell'opera; se non che quei contratti erano assai onerosi, quali pur-
troppo solevano essere, allorché si trattava di lavori intrapresi in nome del
Papa.117
« Al di sopra però di tutte queste considerazioni umane due altre di or-
dine più elevato si ergevano dinanzi al pensiero di Don Bosco: l'onore della
Chiesa e l'onore della Santa Sede. Era un'onta che Roma cattolica sfigurasse
così di fronte ai protestanti; essi con fondi poderosi avevano già innalzati
nella città santa parecchi templi, e i cattolici non riuscivano a innalzarne uno.
Era un disdoro il potersi dire che la voce del Papa aveva ottenuto un'eco sì
fioca nel mondo ».118
114 L'episodio è riportato da E. Ceria nelle Memorie biografiche del beato Giovanni
Bosco, vol. XIV, p. 575, basandosi su una testimonianza resa dallo stesso Card. Alimonda.
115 Cfr. M.B., vol. XIV, p. 575. In quel momento Don Bosco era assorbito da un bel
numero di opere edilizie: costruiva le due chiese di S. Giovanni Evangelista a Torino e di
Maria Ausiliatrice a Vallecrosia; fabbricava a Marsiglia, a Nizza, a La Spezia.
116 Cfr. M.B., vol. XIII, p. 653: « I fatti lo confermarono. Al pranzo che si diede nel
giorno della consacrazione (14 maggio 1887), il parroco e procuratore Don Dalmazzo, leva-
tosi a brindare, facendosi a esprimere riconoscenza verso i benefattori, mise in prima linea
i Romani. Don Bosco, preso in mano il coltello e vibrati alcuni colpettini al bicchiere lo
arrestò nella foga del suo dire e in mezzo al generale silenzio gli rivolse con tutta calma le
seguenti parole: — Questo non è vero. Va' pure avanti —. In quell'istante Don Bosco do-
vette ripensare agli inauditi strapazzi dei suoi viaggi per limosinare le somme necessarie
all'impresa ». M.B., vol. XIV, p. 575, n. 2.
117 M.B., vol. XIV, pp. 575-576.
118 M.B, vol. XIV, p. 577.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 31
Nell'udienza del 5 aprile, Leone XIII palesò a Don Bosco il proprio desiderio: « Vi
affidiamo la erezione del gran tempio da consacrarsi in Roma al culto del Divin Cuore »; 119 e
lo assicurò che con l'aderirvi avrebbe fatto cosa santa e graditissima al Papa. Don Bosco
accettò.120
Ma non mancarono dissensi, sia in alcuni settori del Clero romano 121 sia in seno allo
stesso Consiglio Generalizio della Società Salesiana. Al dire del biografo quando Don Bosco
riunì il suo « Capitolo » per deliberare sulla proposta del S. Padre, si convenne che l'incarico
era onorifico sì, ma quanto mai oneroso per la Congregazione, la quale, in quel tempo, aveva
oltre trecento mila lire di debiti.
Dalla discussione si passò ai voti, che risultarono sei contrari e uno solo
favorevole, quello certamente di Don Bosco. Egli al vedersi respinta a quel modo
la proposta del Santo Padre sorrise e disse: — Mi avete dato tutti un no rotondo,
e sta bene, perché avete agito secondo la prudenza necessaria a seguirsi nei casi
seri e di somma importanza com'è questo. Ma se invece di un no mi date un si, io
vi posso assicurare che il Cuore di Gesù manderà i mezzi per fabbricare la sua
chiesa, pagherà i nostri debiti e ci darà ancora una bella mancia.122
A una seconda votazione la situazione fu capovolta. Anzi si trovò che il disegno della
chiesa era troppo angusto e si deliberò di proporne al Papa un altro più vasto.123
L'11 dicembre 1880 Don Bosco firmò la proposta definitiva sulla concessione della
nuova parrocchia al Castro Pretorio.
Ad unico fine di promuovere la maggior gloria di Dio e il decoro di nostra
Santa Cattolica Religione, la Congregazione Salesiana rappresentata dal sottoscritto
Superiore Generale, assume l'incarico di proseguire e compiere a proprie spese la
costruzione in Roma della chiesa parrocchiale al Castro Pretorio da dedicarsi al S.
Cuore di Gesù, in omaggio al glorioso Pontefice Pio IX.124
La Società Salesiana s'impegnava a ultimare la fabbrica secondo il progetto che era già in
via d'esecuzione e poteva riservarsi, se occorreva, d'ampliarlo, modificarlo, ma sempre
d'accordo con l'autorità ecclesiastica. Qualunque ulteriore acquisto d'area, per l'ingrandimento
della chiesa e casa parrocchiale, doveva essere fatto a favore dell'Ente giuridico della
parrocchia, mentre si specificava che l'Ospizio, l'Oratorio e le scuole che Don Bosco voleva
119 A.S.C., Lettera del parroco Don Colussi al S. Padre...
120 Cfr. M.B., vol. XIV, pp. 577-578.
121 Cfr. M.B., vol. XIV, pp. 576-577, n. 1.
122 Don Bosco alludeva all'ospizio da affiancare al tempio, sicuro che il S. Cuore l'avrebbe
dato alla Congregazione quasi a titolo di premio.
123 A.S.C., Copia della relazione del Capitolo Salesiano per la costruzione della Chiesa S.
Cuore, (s.d.), Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. V. Cfr. M.B., vol. XIV, p. 581.
124 A.S.V.R., Proposta di Don Bosco alla S. Sede per la fabbrica della chiesa del S. Cuore
in Roma, Decreta anni 1880, p. 743.

3.10 Page 30

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32 Carmelina Coniglione
fondare accanto alla parrocchia si considerassero come Istituti speciali e proprietà della
Congregazione totalmente distinti dalla parrocchia.125
L'onorifico e insieme gravoso incarico della nuova chiesa, consentiva però, a Don Bosco
anche di realizzare l'antica aspirazione di stabilire una qualche sua opera a Roma, come risulta
da varie fonti a cominciare da una sua lettera al S. Padre del 1869.126
In seguito a disposizione del S. Padre, D. Bosco credè conveniente «acquistare un'area
limitrofa di [...] 5.550 mq per ampliare la chiesa e innalzare un Ospizio con scuole e laboratori
per ricoverare giovanetti di ogni paese e nazione ».127 Considerando l'entità della popolazione e
prevedendo lo stuolo di giovani che avrebbero affollato la sua casa, egli giudicò troppo piccolo
il disegno della chiesa e decise di ingrandirla almeno di un terzo.
Ne scrive al primo parroco salesiano, D. Francesco Dalmazzo, perché si faccia suo
portavoce presso il cardinal vicario: « ...Lo pregherei che ci aiuti a fare in modo che la chiesa
sia molto spaziosa. Come trovasi nell'attuale disegno avrebbe appena 400 metri pel pubblico, e
noi avremmo bisogno che ne avesse almeno il doppio. Perciocché la nuova parrocchia prima
che sia terminata abbraccerà non meno di sei mila anime. Ciò richiederebbe circa 900 metri
affinché contenga un terzo della popolazione ».128
Nel giugno del 1880 Don Bosco fa trattare con la Banca Tiberina
l'accaparramento del terreno adiacente alla nuova chiesa, compreso tra la via
Castro Pretorio (ora via Vicenza), via Marghera, via Milazzo, Porta S. Lorenzo
(ora via Marsala) esclusa la parte d'angolo ove sorge la cosiddetta casa vegghia,
perché già precedentemente espropriata. Pur troppo le ingenti spese che
richiedeva il Tempio in costruzione, spinsero Don Dalmazzo ad insistere presso
Don Bosco affinché rinunziasse al secondo isolato, cioè quello compreso tra la
via Marghera e via Milazzo. (Don Bosco) per togliere ai suoi figli ogni ansietà
credette opportuno' cedere al loro desiderio.129
Sull'area limitrofa al territorio primitivo sorse presto una casetta dove oggi l'Istituto fa
angolo fra via Marsala e via Marghera. Essa alzata di due piani, fu durante il periodo dei lavori,
la prima dimora dei Salesiani venuti a Roma per assumersi la cura della nascente parrocchia.
125 A.S.V.R., Proposta di Don Bosco alla S. Sede...
126 A.S.V.R., Lettera di Don Bosco al S. Padre, 1869, Argomenti vari, 1767-1886, b. 5,
fasc. 6. Dalle Memorie Biografiche e dall'Epistolario si può ricavare una ricca documentazione
circa i numerosi tentativi fatti da Don Bosco per stabilire una sua opera a Roma negli anni
1869-1879: Cfr. E (= Epistolario), vol. II, pp. 11-14, 26-31, 38-40, 73, 78-80, 84, 90, 92, 406;
E vol. III, pp. 32, 40, 52, 111-112, 116, 129-132, 149, 291, 299, 317-318, 328-329, 375376,
386, 481-482, 529.
127 A.S.C., Lettera del parroco Don Colussi al S. Padre...
128 Lettera in data 7 luglio 1880. E, vol. III, p. 601.
129 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890, busta contenente « Notizie
dell'Ispettoria Romana fino al 1937 ».

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 33
La loro presenza nell'ampia estensione della città sull'Esquilino, priva di
edifici sacri, fu provvidenziale. Il Papa lodava molto
lo zelo dei divini uffici in Santa Maria Maggiore, dove nei dì festivi s'accal-
cano in tutte le ore del giorno i fedeli per ascoltarvi la S. Messa, partecipare
ai Sacramenti, istruirsi alla divina parola. Ma forse i più non ci vanno; e sia
pure che molti s'astengano per mal volere, è però indubitabile che [...] (altri)
non santificano punto la festa, per non avere facile l'occasione.130
In considerazione di questa difficoltà il cardinal vicario emanò un nuovo
decreto con il quale confermava la precedente circoscrizione parrocchiale e ne
affidava la cura pastorale ai Salesiani.
Siccome a nessuno sfugge che la nuova Chiesa non potrà essere
costruita in breve tempo e giova al bene dei fedeli massimamente che non
abbiano un pastore temporaneo, ma fisso a cui servire, udire la sua voce, ed
onorarlo, con l'autorità apostolica confermiamo la nuova parrocchia i cui con-
fini si estendono fino alle mura della città e dalla porta Nomentana o, detta
altrimenti, Porta Pia e per quello che è necessario la erigiamo di nuovo, la
confermiamo e stabiliamo che è eretta canonicamente. La cura della nuova
parrocchia secondo la convenzione con il Rev.mo Don Giovanni Bosco, rettore
della Pia Società di S. Francesco di Sales, l'11 ottobre 1880, abbiamo stabilito
sia affidata ad un sacerdote della stessa Pia Società.131
Don Bosco nominò parroco Don Francesco Dalmazzo,132 direttore della
comunità salesiana locale e Procuratore Generale della Società Salesiana
(1880-1887). Gli inizi del servizio parrocchiale del neoeletto furono contras-
segnati, più che dalla cura pastorale, da assillanti e non lievi problemi ine-
renti alle sue differenti responsabilità. Non fu, tuttavia, meno intensa e or-
ganica l'attività apostolica dei primi anni; infatti, il primo registro della cro-
naca parrocchiale 133 mette in evidenza che il parroco era coadiuvato nella sua
missione non solo da alcuni sacerdoti salesiani, ma anche spesso in forme tran-
sitorie, da diversi preti secolari, aspiranti, che dimoravano e lavoravano
con loro.134
L'incipiente parrocchia si presentò subito disponibile e, nonostante il di-
sagio per il locale ancora angusto, si adattò a tutte le funzioni, come afferma
il Bollettino Salesiano dell'epoca: « Vi è molta frequenza nei giorni feriali; ma
130 Pastorale dell'E.mo Arcivescovo di Bologna sul Santuario Romano del S. Cuore, in
« Bollettino Salesiano » V (aprile 1881), pp. 6-7.
131 A.S.V.R., Decreto di erezione canonica, 15 marzo 1881, Decreta anni 1880, p. 766.
132 Don Francesco DALMAZZO, nacque a Cavour il 18 luglio 1845, morì assassinato a
Catanzaro il 10 marzo 1895. Incaricato da Don Bosco per l'andamento dei lavori della chiesa
S. Cuore, fu parroco dal 1881 al 1887, dal 1887 direttore dell'ospizio e contemporaneamente
Procuratore della Pia Società Salesiana.
133 Registro della Cronaca parrocchiale dal 1881 al 1940, in: A.P.S.D.B.
134 L'Elenco generale della Società di San Francesco di Sales degli anni '80 (dal 1882)
e il Registro parrocchiale ricordato riportano nomi di sacerdoti professi, ascritti e aspiranti
che operano nella parrocchia e nell'ospizio.

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34 Carmelina Coniglione
alla festa è assolutamente insufficiente, sebbene si cerchi di dare comodità ri-
petendo le funzioni ad ore diverse ».135
La parrocchia, intanto, ebbe una più precisa delimitazione, fino a Porta
Pia da una parte e Porta S. Lorenzo dall'altra; 136 e con il 2 gennaio 1881 i
Salesiani assumono direttamente la responsabilità del proseguimento dei lavori
e del relativo finanziamento.137
Immediatamente, Don Bosco, nei mesi di gennaio e febbraio, si rivolse
ai cattolici di tutto il mondo con una circolare stampata in italiano, in fran-
cese e in inglese. Circolari speciali diramò pure in italiano ai vescovi e ai gior-
nalisti italiani, in latino a quelli esteri.138
Nella circolare generale egli si premurava di elencare il complesso di
opere che egli intendeva stabilire al Castro Pretorio:
1) Una Chiesa via Castro Pretorio sul monte Esquilino da consacrarsi al
Sacro Cuore di Gesù, che debba pur servire di Parrocchia ad una popolazione
di dodici mila anime, e di monumento all'immortale Pio IX. L'ente giuridico
parrocchiale è già costituito e riconosciuto dall'Autorità Ecclesiastica e Civile;
2) Un giardino di ricreazione, dove si possano raccogliere fanciulli nei
giorni festivi, trattenerli con piacevoli trastulli dopo che abbiano adempiuti
i loro religiosi doveri;
3) Scuole serali degli Operai più adulti. Questa classe di giovani, occu-
pata lungo il giorno in faticosi lavori, spesso manca di mezzi per procacciarsi
la conveniente istruzione, di cui avrebbe gran bisogno;
4) Scuole diurne per que' fanciulli, i quali, a motivo della loro povertà
o del loro abbandono, non possono o non è loro permesso di frequentare le
pubbliche scuole;
5) Un Ospizio in cui siano istruiti nella scienza, nelle arti e né mestieri
quei fanciulli che vagano per le vie e per le piazze, a qualunque paese, città
o nazione appartengano. Imperciocché molti di costoro si recano in Roma colla
fiducia di trovare lavoro e danaro, ma delusi nelle loro speranze cadono nella
miseria, esposti al pericolo di mal fare, e per conseguenza di essere condotti
a popolare le prigioni dello Stato.
Questo Ospizio dovrà essere capace di accogliere circa cinquecento poveri
orfanelli sul modello dell'Oratorio di S. Francesco di Sales già esistente in
Torino.139
I lavori progredirono alacremente, anche se
i protestanti del vicino Istituto Gould vanno spargendo e scrivendo che Don
Bosco sta per fare bancarotta. Questo era il loro desiderio, ma la Provvidenza
135 Lavori compiutosi nella Chiesa del Sacro Cuore sino all'ultimo passato dicembre,
in « Bollettino Salesiano » VI (marzo 1882), pp. 43-45. Viene riportata una lettera-relazione
(p. 44), di D. Angelo Savio, Economo generale della Società Salesiana (fino al 1875), inca-
ricato di seguire i lavori di costruzione, morto missionario in Ecuador nel 1893.
136 A.S.V.R., Relazione sopra una nuova delineazione di alcune parrocchie nel rione
Monti. Decreta anni 1881, p. 767.
137 A.S.I., Cronistoria dell’Ispettoria Romana 1876-1890.
138 Cfr. M.B., vol. XV, pp. 397-401, 772-775.
139 E, vol. IV, p. 18.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 35
assisteva Don Bosco e da tutte le parti provenivano grandi elemosine ed 8
delle 12 colonne della Chiesa [...] venivano innalzate a spese di otto famiglie
romane.140
In breve tempo l'altezza dell'edificio raggiungeva, secondo quanto scri-
veva D. Bosco a don Pozzan, « i 6 metri fuori terra, ben 150 operai sono ivi
applicati, la cui mano d'opera monta alla somma di L. 15.000 mensili, tale
dispendio è grave, ma necessario perciò siamo determinati di correre al mezzo
eccezionale di una questua presso ad alcuni dei nostri benemeriti Cooperatori ».141
Le difficoltà e i contrasti incontrati durante il proseguimento dei lavori
non erano solo di carattere finanziario.
L'impresa fin dall'inizio fu intralciata da dissidi con la precedente com-
missione presieduta dal marchese Mereghi.
Bisognava sciogliere i contratti anteriori che recavano la sua firma, e liqui-
dare il passato; ma gl'interessati accampavano diritti e pretese esorbitanti.
Il presidente stesso, considerando i Salesiani quali intrusi, li denunziava alle
autorità ecclesiastiche come gente intrattabile e disonesta. Intorno a lui si era
formata contro i nostri una coalizione degli scalpellini e marmisti, pronti a
tutti gli eccessi; più accanitamente però infieriva l'impresario che esigeva un
compenso esagerato dell'opera sua, minacciando di adire le vie giudiziarie.
L'architetto pendeva piuttosto dalla parte de' suoi aiutanti e lavoratori. C'era
purtroppo motivo di credere che aizzassero quest'ultimo relazioni fattegli da
chi aveva il suo tornaconto a creare diffidenze e a mettere incagli alla sollecita
esecuzione dei lavori.142
Don Bosco, a Roma nella primavera del 1882, cercò di dissipare i ma-
lintesi e impedire che ne sorgessero altri, come appare da una sua lettera del
9 maggio 1882 all'architetto Vespignani:
Ho invitato una persona dell'arte a dare un'occhiata sulle note e sui
nostri lavori già eseguiti, confrontandoli col Capitolato. Furono fatte osserva-
zioni di qualche rilievo, che desidero le siano comunicate. Siccome io debbo
partire [...] io do formale incarico ai due miei sacerdoti Francesco Dalmazzo,
Parroco e Curato della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, ed al Sac. Savio Angelo
di fare le mie veci. Tutto quello che essi faranno sarà da me approvato [...].
Affinché poi in avvenire siano tolte le cagioni di male intelligenze, mi paiono
necessarie due cose da stabilirsi:
1) Regolare il passato da non doverci più rivenire sopra per intenderci
o discutere.
2) Stabilire dei principii e delle basi chiare, e perciò presentare i dise-
gni ed un capitolato preciso coi prezzi relativi a ciascun capo di lavoro. Per
evitare poi i danni e le conseguenze del ritardo nei lavori, si dovrà immedia-
tamente ripigliare la costruzione della chiesa.143
140 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890...
141 A.S.C., Lettera circolare di Don Bosco del 10 agosto 1881, Roma, 38, Roma S. Cuore,
b. 1, fasc. VI.
142 M.B., vol. XV, p. 414. Si vedano in proposito altri documenti relativi all'argomento
in: A.S.V.R., Decreta anni 1882, pp. 727-772.
143 E, vol. IV, pp. 134-135.

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36 Carmelina Coniglione
La « persona dell'arte » invitata da D. Bosco ad esaminare le vertenze era
l'ingegnere e architetto G. Squarcina, deputato al Parlamento. Questi scriven-
dogli sulle norme da lui esposte nella lettera al Vespignani le giudicò dettate
« con vero tatto amministrativo e con molta saviezza » e soggiungeva: « Mi
pare che il tempo passi in futili discussioni e aspettative, mentre l'opera per
se stessa reclama sollecitudine anche sotto il punto di vista religioso, anzi
per questo principalmente ».144
Le parole dicono come il cantiere fosse chiuso in attesa che s'arrivasse
ad una soddisfacente soluzione; infatti, dal 17 giugno i lavori erano comple-
tamente sospesi. Si ebbe un incontro tra il cardinal Vicario, il marchese Pa-
trizi, il conte Vespignani, l'impresario Andolfi, don Dalmazzo e don Savio.
L'architetto diede le dimissioni da amministratore, che furono accettate da sua
Eminenza e questo veniva ad agevolare lo scioglimento definitivo della ingom-
brante commissione; ma l'Andolfi non volle sapere di piegarsi a dipendere
da don Savio. Si temeva dunque di dover ricorrere ad una lite.
Un altro impedimento era che il cardinale non si decideva ad affidare
tutto ai Salesiani. Non vedeva poi di buon occhio l'assunzione dello Squar-
cina ritenendo che egli, perché deputato, avrebbe sempre dato torto ai romani.
Mentre l'onorevole Squarcina lavorava a questo scopo, l'opposizione si acuiva
sempre più, né le relazioni di don Savio davano adito a sperare prossima la
fine. In luglio D. Bosco, preoccupandosi perché fosse una buona volta rispet-
tata l'autorità dei suoi rappresentanti, il 5 luglio 1882 scrisse con molta fi-
nezza al cardinal vicario:
Vedo che si vorrebbero complicare le cose, e non riconoscere alcuna
autorità, nemmeno il Curato Dalmazzo [...]. Ma per dare un avviamento alle
cose credo indispensabile che la V.E. si metta fuori dei disturbi, e rimetta ogni
vertenza al Curato che deve cercare denaro e pagare. Io voleva provare un
aggiustamento; ho scritto due lettere al Sig. Conte Vespignani, ma né venne,
né mi fece alcuna risposta che attendeva in Roma. Io desidero che i lavori
progrediscano, fo degli sforzi incredibili per trovare denaro; ma se le cose
vanno così, quando si vedrà la chiesa finita? 145
D. Bosco nutriva fiducia che così i litigi si venissero componendo, sic-
ché nulla più impedisse di rimettere mano all'opera; si comprende perciò l'im-
pazienza del Santo, che scriveva a don Dalmazzo: « Per noi sarà un bel gior-
no, quando avremo la carità che regni perfettamente tra voi, che saranno si-
stemati gli affari coll'impresario e potremo ripigliare i nostri lavori del Sacro
Cuore di Gesù ».146
Il grande passo si fece quando « il Sig. Marchese Mereghi commise al-
l'architetto Vespignani, Direttore dei lavori, di compilare la finale liquidazio-
144 Lettera a D. Bosco, Roma 17 giugno 1882. M.B., vol. XV, p. 416.
145 E, vol. IV, pp. 149-150.
146 Lett, del 18 dicembre 1882. E, vol. IV. p. 192.

4.5 Page 35

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 37
ne dei medesimi ».147 La somma complessiva ascese a L. 187.987,22. « L'In-
traprendente Andolfi mentre nella massima parte ne accettava le misure e gli
estimi, faceva rilevare soltanto alcune omissioni e rettifiche di prezzi ». Inol-
tre a pareggio della somma che veniva a lui pagata chiese « un aumento di
lire trentanove mila settecento a titolo di spese di guardie di giorno e altro
occorsogli dal giorno della sospensione dei lavori ad oggi ».148 Don Savio come
rappresentante di D. Bosco stabilì di effettuare immediatamente il pagamento.
Quell'atto spianò la via al definitivo scioglimento del vecchio contratto, la
qual cosa si fece con scrittura legale firmata dalle parti il 6 febbraio 1883.
I rappresentanti di Don Bosco comprarono tutte le attrezzature: legnami, stec-
cati, materiali esistenti, saldando pure quanto ancora si doveva per la casa
di abitazione e per la cappella ed entrarono in libero possesso di tutto.
Altre difficoltà furono create dall'architetto Vespignani, che all'improv-
viso declinò l'incarico di dirigere più oltre i lavori, rivolgendosi direttamente
al card. Vicario. La prudenza di D. Bosco appianò diversi ostacoli e il Vespi-
gnani, superate le sue incertezze, continuò nella direzione dei lavori, coadiu-
vato dall'ingegnere V. Grazioli e dal cav. G. Cucco.149
Gli operai finalmente poterono rimettersi al lavoro con alacrità, anche
per riguadagnare il tempo perduto.
Già nel 1884 i lavori erano a buon punto e si potevano soddisfare le
aspettative di tutti, specie della popolazione.
Stante il grave bisogno di un locale più ampio che non fosse la cappella
provvisoria onde raccogliere per la istruzione religiosa e per le sacre funzioni
le più migliaia di fedeli che formano la nuova parrocchia del Sacro Cuore, si
giudicò di inaugurare a divin culto il Coro e il Presbiterio della Chiesa in
costruzione [...]. Questa parte principalissima del sacro edifizio venne perciò
solennemente benedetta dall'Eminentissimo Cardinale Lucido Maria Parocchi,
il 23 Marzo 1884 con grande festa della numerosa popolazione.150
I giornali dell'epoca ne parlarono con interesse. « La Voce della Verità »
sottolineava con compiacimento le parole del cardinal vicario, il quale
Salutò anzitutto la nuova opera surta lì, dove pochi anni or sono non erano
che orti e vigne; salutò il nuovo Santuario diventato una necessità per l'esteso
e popolato rione che è succeduto alle terre [...] quasi disabitate presagendo i
grandi vantaggi morali e spirituali, i frutti preziosi d'ogni maniera che deri-
veranno dal medesimo e in tempo non lontano [...]. Eccitò calorosamente i
fedeli ad aiutare il compimento dell'edificio, ad affrettarlo col loro generoso
147 A.S.V.R., Copia del contratto tra i Salesiani e l'Intraprendente Andolfi sulla rescis-
sione della concessione per la fabbrica della chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pre-
torio, 6 febbraio 1883, Decreta anni 1882, p. 729 ss.
148 IBIDEM.
149 Cfr. M.B., vol. XV, pp. 420-421.
150 Parte della chiesa del S. Cuore inaugurata al divin culto, in « Bollettino Salesiano
VIII (maggio 1884), p. 67.

4.6 Page 36

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38 Carmelina Coniglione
concorso. « La chiesa spirituale — disse — che sta nel cuore dei cattolici,
dev'essa farsi ausiliatrice del tempio materiale: quando la fede e lo zelo interno
pel culto cattolico verranno estrinsecati col fatto dai parrocchiani, allora essi
potranno appellarsi degni del Santuario e del S. Cuore di Gesù, a cui è con-
sacrato ».151
Il più era fatto, ma il campanile, la facciata e una parte del tetto erano
ancora da ultimare e richiedevano tempo e molto denaro. Quanto al tempo,
non potendo la chiesa essere terminata per la fine del 1886, data « la sospen-
sione dei lavori per un anno e mezzo per forza maggiore a cagion di una lite
con l'impresario Gaetano Andolfi e del maggior lavoro che si aggiunse per
la decorazione completa in bellissimi stucchi, pitture e dorature,152 don Dal-
mazzo ottenne dal S. Padre la proroga fino al primo semestre del 1887. Ma
quanto al danaro, Don Bosco aveva escogitato tutta una serie di iniziative, in-
dustrie e perfino attuato, con l'autorizzazione della prefettura di Roma, una
lotteria nei nuovi locali attigui alla chiesa, sempre nel tentativo di far fronte
alle ingenti spese.
La « Capitale » del 28 marzo (1884), metteva in guardia il Municipio dal
favorire la lotteria dei Salesiani; ma Don Bosco era riuscito a superare gli
ostacoli e la lotteria aveva costituito la più grande risorsa materiale e la più
viva espressione di solidarietà. Lo stesso Leone XIII, Umberto I e diverse per-
sonalità avevano contribuito con i loro donativi. Occorreva ora il danaro per
completare l'esterno della Basilica. Finché non l'avrà terminata, questa chiesa
peserà molto sulle spalle di Don Bosco: « Questa colossale impresa mi stancò
molto per i gravi problemi e continui pensieri, e mi fece andare curvo sotto
il peso di enormi spese. Bisognava trovare 25.000 lire ogni mese ».153 Ama-
bilmente faceziando diceva: « Dicono che la chiesa è perseguitata. Io invece
posso dire che la chiesa perseguita me ».154 Un'idea nuova venne a D. Bosco
nel maggio dell'84 quando, sentendo declinare la sua vita ed avendo esaurito
tutti i mezzi necessari, propose al Santo Padre di assumersi le spese della
facciata. In realtà il Santo non voleva gravare sulle finanze della S. Sede,
mantenendosi fedele al proposito iniziale di non sollecitare dal Vicario di
Cristo se non le sue benedizioni: intendeva, però, trovare un'ulteriore moti-
vazione per la carità dei fedeli.
La stampa salesiana e l'« Unità Cattolica » di Torino lanciarono l'appello.
Il cardinal Alimonda propose di presentare a tutta l'Italia la costruzione del-
la facciata della chiesa al Castro Pretorio di Roma come un voto nazionale
al S. Cuore di Gesù, sotto gli auspici del Papa.155
151 Chiesa nuova al Castro Pretorio, in «La Voce della Verità», XIV (25 marzo 1884).
152 A.S.C., Lettera di Don Dalmazzo al S. Padre per ottenere una dilazione per i la-
vori della chiesa del S. Cuore, 17 luglio 1886, Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. V.
153 Parole di D. Bosco, in «Bollettino Salesiano» VIII (agosto 1884), p. 115.
154 M.B., vol. XV, p. 422.
155 L. CASTANO, La Basilica del S. Cuore..., pp. 40-48.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 39
Leone XIII aveva assicurato Don Bosco dicendo:
« Noi vi concorreremo col nostro censo, riserbandoci la costruzione della
facciata ».156
L'« Unità Cattolica » del 9 agosto 1885, ne diede pubblicità con l'ar-
ticolo Una dimostrazione dell'Italia Cattolica per la Chiesa e per il Papa Leo-
ne XIII.
Si attribuiva la paternità dell'iniziativa al conte Cesare Balbo, nipote del
celebre storico, mentre il cardinale Alimonda con la benedizione e l'appro-
vazione del Sommo Pontefice, ne assumeva l'alto patrocinio, facendo assegna-
mento su tutto il popolo cristiano, ma specialmente sui Vescovi e Arcivescovi.
Scriveva nell'appello al popolo italiano: « Sul frontone del nuovo tempio di
Roma, in bellissima lapide marmorea, verrà scritto il fatto delle italiane dio-
cesi concorrenti; terrà il campo di quella gloriosa lapide l'augusto nome e lo
stemma sovrano di Leone XIII ».157 Don Bosco si eclissava, lieto che il suo
piano di azione riuscisse ad essere un valido mezzo per fronteggiare le in-
genti spese.
Sembravano ormai risolti i problemi finanziari e rimossi i vari ostacoli,
quando il 29 settembre 1885
una mano incendiaria tentava opera di distruzione, appiccando il fuoco all'arma-
tura della chiesa [...]. Fra le travi un qualche malvivente aveva gettato liquido
infiammabile e quindi apposto un zolfanello. In pochi istanti avevano inve-
stito tutto il cannicciato posto per sicurezza dei passanti e raggiungere l'altezza
del tetto. Se il fuoco fosse penetrato nell'interno, avrebbe trovato alimento
nell'intera armatura, calcolata del valore di sessantamila lire, senza dire di altri
danni. Ma la Provvidenza non permise tanta rovina: cinque pompe arrivate
in tempo, lavorando con intensissima attività, arrestarono l'incendio. Non constò
mai che la polizia si occupasse del grave attentato per iscoprirne l'autore.158
Nella « Cronistoria dell'Ispettoria Romana » del tempo si dice: « Il fuoco
fu appiccato, pare, dal gerente del "Messaggero"» e causò « un danno di non
oltre L. 150 ».159
L'appello [al popolo italiano] fruttò la somma di 172 mila lire; ma ben
più si sarebbe raccolto, se, temendosi di paralizzare le offerte dell'obolo per
il giubileo sacerdotale d'oro del Santo Padre, celebratosi nel 1886, non si fosse
creduto prudente arrestare nel luglio di quell'anno la questua.160
« Tutto il mondo cattolico era in moto quell'anno per festeggiare il giu-
bileo sacerdotale di Leone XIII, al quale voleasi dar carattere di atto di de-
156 A.S.C., Lettera del parroco Don Colussi al S. Padre...
157 A.S.V.R., Appello al popolo italiano...
158 M.B., vol. XVIII, pp. 536-537.
159 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana, 1876-1890...
160 M.B., vol. XVII, p. 537.

4.8 Page 38

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40 Carmelina Coniglione
vozione al Pontefice e di protesta contro l'Italia costituita ».161 Secondo l'ot-
tica liberale, tutta l'attività religiosa-sociale del Clero: giubilei, pellegrinaggi,
feste, ricoveri, scuole, ecc. erano cose che « col pretesto di difendere la re-
ligione, offende e vitupera tutto quanto sta a base dei nostri ordinamenti
civili ».162
Nel 1887 la salute di Don Bosco si era fatta molto precaria, ma egli non
rinunziò di recarsi a Roma per l'inaugurazione del Tempio. Questo venne con-
sacrato il 14 maggio dal cardinal Vicario Lucido M. Parocchi. Le feste per
l'inaugurazione durarono dal 14 al 19 maggio. Si susseguirono Vespri e Messe
pontificali, Messe prelatizie celebrate da eminentissimi cardinali, discorsi e so-
lenni benedizioni eucaristiche. Per l'occasione Don Bosco aveva desiderato che
la schola cantorum della casa madre di Torino venisse a rendere più solenni
le celebrazioni di Roma.
Si tennero anche conferenze sulle Opere salesiane, in italiano, in francese,
in tedesco, in spagnolo, in inglese, poiché fedeli di ogni nazione avevano con-
tribuito alla erezione della chiesa.
Alla consacrazione delle nuove campane, fatta dal card. Vicario era pre-
sente tra gli invitati anche il Sindaco di Roma, Don Prospero Colonna. Per
questa circostanza « Il Messaggero » pubblicava un articolo « Il Sindaco bar-
betta rossa diventa sacrestano ».163
Il giorno 19, solennità dell'Ascensione, pontificò il card. Parocchi in
nome del Sommo Pontefice. Nell'omelia esaltò « il genio dell'umile sacerdote »
cui aveva arriso la benevolenza di due Papi e auspicò che dal nuovo Tempio
splendesse in Roma e nel mondo la gloria del Sacro Cuore. Don Bosco ce-
lebrò una sola Messa nella nuova Chiesa, il lunedì 16 maggio, all'altare di
Maria Ausiliatrice. Non si esagera affermando che quella fu una Messa storica
per il Santo e per la sua Congregazione. Non meno di 15 volte, durante il
Divin Sacrificio, preso da forte commozione, egli versò lacrime di gioia.
Passate le feste della dedicazione, i lavori furono ripresi, si ultimarono
la decorazione e gli stucchi, si adornò la facciata di statue e mosaici.164 A la-
vori ultimati le spese di Don Bosco salirono alla imponente cifra di tre mi-
lioni di lire, traducibili in più miliardi di oggi.
Secondo il disegno primitivo la basilica avrebbe misurato metri 40 di lun-
ghezza, Don Bosco ne aggiunse 28 imponendosi all'architetto che riluttava.
In larghezza ne misura trenta.
La chiesa ha forma di croce latina; l'interno è a tre navate, divise da
161 E. PERODI, Roma italiana..., p. 371.
162 A.S.R., Azione politica del clero, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.
163 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890...
164 Ancora prima della consacrazione, nel 1886, era stata collocata nella chiesa una
statua monumentale a Pio IX, che si erge a destra entrando, scultura di Francesco Confalo-
nieri di Berrago di Brianza. Pio IX è rappresentato nell'atto di benedire, mentre nella mano
sinistra porge il decreto di approvazione della Pia Società Salesiana.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 41
otto colonne di granito levigato e da saldi pilastri. Essa è ricca di marmi ed
è rivestita da affreschi di pittori accademici rigorosamente ligi ai canoni della
scuola romana allora fiorente, ma del tutto privi di personalità e di vigore.
Sono ben 150 i quadri tra piccoli e grandi. La cupola è opera di Virginio
Monti che dipinse i maestosi quadri del soffitto, i quattro evangelisti e i no-
vanta quadri minori che decorano le due navatelle laterali. Lo sguardo di chi
varca la soglia è subito condotto alla grande ancona dell'altare maggiore, che
rappresenta il Sacro Cuore in gloria di Cherubini e Serafini. Per quanto
armoniosa di linee e adorna di notevoli opere d'arte, tra cui, non ultima la
statua dorata del Redentore, collocata nel 1931 sull'alto del campanile [dono
degli alunni salesiani dell'Argentina], la chiesa non è molto bella; risente del
cattivo gusto dell'epoca.165
Qualcuno l'ha definita come « la prima e sconcertante visione di Roma
del neofita che giunge nella città eterna, dato che si trova proprio a fianco
della Stazione Termini ».166
Il discorso sull'arte richiederebbe più spazio, ma l'importanza della chiesa
non deriva tanto dal suo valore artistico quanto dal significato che la storia
le ha assegnato.
3. La vita religiosa
La chiesa del Sacro Cuore, sorta nell'area di « quella vigna nella quale
S. Luigi Gonzaga, essendo studente, recavasi ogni giovedì coi suoi compagni
a passar la giornata »,167 fu fin dal suo nascere, una delle più frequentate di
Roma a motivo soprattutto della sua posizione.
La zona in cui sorge, pressoché campestre e disabitata nei primi anni di
Roma capitale, era destinata a diventare spazio densamente popolato, che strin-
geva la chiesa nel suo compatto tessuto edilizio e trasformava il quartiere,
da un primo momento tranquillo, in un cerchio dilatato della città, in mezzo
a un traffico sempre più incalzante e pletorico.
La presenza salesiana nel quartiere, diventato presto popolarissimo, vario
e difficile, si presenta molto articolata, ma fa capo idealmente alla chiesa. Que-
sta presenta un duplice carattere: quello di Parrocchia, che porta avanti un'or-
ganizzazione sacra ricca e sistematica e quello di tempio votivo internazionale
che, come centro di culto, vede accorrere fedeli di ogni provenienza e gode
di particolari prerogative, indulgenze e specialmente ospita la Pia Associazione
dei devoti del S. Cuore.
165 R. MONTINI, Castro Pretorio..., p. 476.
166 L. ZEPPEGNO-L. MATTONELLA Le chiese di Roma. Newton-Compton, [1978]2, p. 212.
167 A.P.S.D.B., Dal registro della Pia Unione di S. Luigi Gonzaga.

4.10 Page 40

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42 Carmelina Coniglione
L'incipiente Parrocchia che verso il 1881 contava circa 12.000 anime,
raggiunse intorno agli anni '15 la cifra di 25.000 abitanti, a cui seguì poi una
fase di calo. Fin dai primi anni la Basilica divenne un centro di attività li-
turgica, di spiritualità, di vita religiosa.
« Oltre le principali solennità della chiesa, Pasqua, Pentecoste, Corpus Do-
mini, Assunzione, Ognissanti, Natale, Immacolata ed Epifania, che si celebrano
con funzioni straordinarie, ve ne sono due principalissime, quella del Sacro
Cuore di Gesù, titolare della Chiesa e della Parrocchia, e quella di S. France-
sco di Sales, Patrono principale dei Salesiani ».168
La Basilica si aprì alle più varie attività parrocchiali, già da quando si
avviavano i lavori per la sua costruzione. La prima associazione cui si diede
vita e che presto raggiunse un elevato numero di iscrizioni, fu la Pia Unione
delle Figlie di Maria. Essa aveva lo scopo di aiutare le giovani al consegui-
mento di una soda virtù cristiana.
Incominciata l’8 dicembre 1881, l'opera fu canonicamente eretta il 17
febbraio del 1886.
Le ascritte annualmente oscillavano da 115 a 130.169
La loro direzione dal 1896 fu affidata alle suore salesiane di via Marghera.
Le donne adulte che frequentavano assiduamente la parrocchia potevano
inscriversi alla Pia Unione delle spose cristiane e alla conferenza di S. Vin-
cenzo de' Paoli. Quanto alla prima « si suole essere molto attenti a non am-
mettere quelle che sono troppo mondane, o la cui fama non vada esente da
osservazioni, o siano linguacciute. Ma se una avesse fatta sufficiente ripara-
zione dei falli trascorsi, con una condotta edificante e pia in via ordinaria si
accetterebbe. Ogni ascritta fa l'offerta di una lira annua e nell'atto dell'ascri-
zione paga la medaglia col relativo cordoncino e il manuale ».170
La seconda « eretta a pro dei poveri infermi, contava già nel suo seno
nel lasso di due soli anni oltre alle contribuenti, trenta consorelle esercenti,
assistendo in media annualmente n. 84 infermi ».171 Si mirava così a restaurare
la legge cristiana nelle famiglie e rinnovare lo stesso ambiente sociale.
L'insegnamento della catechesi aveva un ruolo di primo piano, veniva
impartito a tutti i livelli e seguiva un ritmo costante ed organico:
Il catechismo delle fanciulle si fa nella chiesa parrocchiale tanto d'estate
168 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, pp. 422-428, fasc. 428.
169 Le nuove accettate dal 1881 al 1915 raggiunsero la cifra di 560. Un numero non
indifferente, se si considera che in parrocchia fiorivano altri due istituti femminili che tene-
vano le stesse associazioni: uno sorto all'inizio della parrocchia, quello delle Dorotee in
Piazza Indipendenza e l'altro delle Missionarie del S. Cuore, in via Montebello. Oggi ambedue
non sono più presenti nel quartiere. (Si veda il registro della Cronaca parrocchiale 1881-1940).
170 A.P.S.D.B., Dal registro delle « Memorie intorno alla Pia Unione delle spose e
Madri cristiane ». Istituita nel 1885, l'associazione fu approvata con decreto canonico nel 1888.
171 A.P.S.D.B., Domanda per ottenere indulgenze alla « Congregazione di Carità di S.
Vincenzo » eretta nella parrocchia S. Cuore, 8 gennaio 1884, b. 5.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 43
quanto d'inverno alle ore 14 e si dà loro vacanza nei mesi di agosto e settembre,
causa il molto caldo e perché molte famiglie della parrocchia vanno in campagna.
Fungono da maestre di catechismo 14 suore (di S. Dorotea, Suore missionarie,
Suore di Maria Ausiliatrice). Il catechismo a fanciulli divisi in classi, si fa in tutte
le domeniche e feste dell'anno dalle 15 alle 16. Fungono da maestri, chierici di
questa casa che frequentano l'Università Gregoriana172
Le fanciulle che frequentavano regolarmente l'istruzione religiosa erano più di 300; quasi
sulla stessa cifra si aggirava il numero dei fanciulli, parecchi dei quali provenivano dai luoghi
vicini, ma soprattutto dal quartiere di S. Lorenzo. In base alla frequenza, i giovani ricevevano il
cosiddetto « premio delle cinque domeniche », che era rappresentato per lo più dalle udienze
pontificie. Il Papa riceveva i giovani ad ore opportune e si interessava della loro formazione.
Veniva curata anche l'evangelizzazione degli adulti, che non si limitava soltanto alla
spiegazione del passo evangelico domenicale, alla predicazione quotidiana quadragesimale, del
mese di maggio e di giugno e alla novena del Natale e dell'Immacolata, ma « il catechismo agli
adulti vien fatto costantemente in tutte le domeniche e feste mezz'ora prima dell'Ave Maria da
un sacerdote incaricato ».173
Il Comitato parrocchiale e altre forme associative
A livello generale si può dire che negli ultimi decenni dell'800, il mondo ecclesiastico si
schiudeva con maggiore intensità a forme di recupero e di rinnovamento.
La esigenza liturgico-catechistica è affrontata tenacemente dai pastori.
Catechismi, manuali, « antidoti », apologie, la predicazione affollano l'impegno
della catechesi [...]. Ci si avvicina alla dimostrazione razionale, alla critica
storica nella questione biblica [...] a metodi nuovi (Don Bosco), alle riforme
liturgiche e catechistiche di Pio X.174
La forza numericamente imponente del clero, nel giro di un secolo, si va notevolmente
riducendo avviandosi a percorrere il cammino insieme al laicato cattolico, con crescente
impegno in campo sociale.
Non è poca cosa che la Chiesa locale prenda individuate posizioni di
solidarietà comunitarie fra le classi sociali in nome di Cristo. Altro fatto
relativamente nuovo è il fermentare della partecipazione diretta [...]. I nuovi
fenomeni associativi laici italiani (Gioventù cattolica, Opera dei Congressi),
pur
172 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, pp. 422-428, fasc. 428.
173 IBIDEM.
174 C. BELLO, La riforma nella Chiesa nell'Ottocento Italiano, in Chiesa e spiritualità
nell'Ottocento Italiano, Verona, Mazziana 1971, p. 70. Cfr. C. BELLO, Società ed
evangelizzazione nell'Italia contemporanea. Brescia, Queriniana 1974, pp. 90-96.

5.2 Page 42

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44 Carmelina Coniglione
ponendosi nelle mani della gerarchia, sorpassano il fatto giuridico della con-
fraternita e i suoi confini, ponendosi sul piano della responsabilità propria.175
Di fronte al fenomeno dell'apertura al sociale, il S. Cuore si caratterizza
come una delle più sensibili chiese romane.
L'8 dicembre 1891, per iniziativa di don Cagnoli,176 nella Basilica si diede
vita al Comitato parrocchiale dedicato a Maria Immacolata e al Sacro Cuore
di Gesù. La presidenza del Comitato permanente dell'Opera dei Congressi
cattolici lo riconobbe, nel 1899, in riferimento al 1894, come « il primo sorto
in Roma secondo le norme dell'Opera dei Congressi Cattolici ».
Nello stesso anno sorse in esso una sezione maschile e femminile di mu-
tua assistenza ed onoranze funebri.177
L'Unione Cattolica Italiana intendeva, con la fondazione dei Comitati par-
rocchiali
estendere a tutta la città una Istituzione dalla quale è a ripromettersi valido
aiuto per la causa cattolica. Preesistendo però in codesta parrocchia compresa
nella IX zona un Comitato, il primo sorto in Roma secondo le norme del-
l'Opera dei Congressi Cattolici [...] il Cavalier Gennaro Paci, capo della pre-
detta zona [...] proponeva di iniziare le opportune pratiche per ottenere che
il predetto Comitato pur conservando la sua completa indipendenza e autono-
mia, e la propria costituzione statuaria, non fosse stato alieno dal porsi in
fraterna relazione coll'Unione Cattolica Italiana e partecipare alle comuni opere
degli altri Comitati sotto la guida della Commissione diocesana, presieduta
dallo stesso Em.mo Cardinal Vicario di S.S. Leone XIII.178
Il cavaliere Pierantoni mentre ne sottolineava l'indipendenza dichiarava
che « la Società si ritiene ben lieta di entrare in diretta relazione col Comi-
tato del S. Cuore in Roma ed averne la valevole cooperazione ».179
L'Opera dei Comitati parrocchiali era stata più volte raccomandata dal
S. Padre Leone XIII. Egli « si auspica che tutte le Parrocchie della metropoli
accolgano e facciano gara per consolidare una tale istituzione, come quella
175 IBIDEM, pp. 70-71.
176 Don Francesco CAGNOLI, nacque a Montescudo il 4 ottobre 1849, morì a Roma il
7 dicembre 1894, fu vice-parroco al S. Cuore dal 1882 al 1887, successe a Don Dalmazzo il
20 novembre 1887 e fu parroco fino alla morte. Zelantissimo nel governo della parrocchia
a lui si devono parecchie istituzioni e iniziative parrocchiali.
177 « E' scopo della Sezione il provvedere i soci in caso di malattia di un sussidio pecu-
nario giornaliero, nonché dell'assistenza sanitaria e delle medicine gratuite. Ove avvenga il
decesso di un socio, la Sezione provvede alla cassa di legno abete dipinta a noce ed alle
onoranze funebri puramente religiose » (art. 2). I soci all'atto dell'iscrizione dovevano ver-
sare un contributo di L. 5 una tantum a titolo di ammissione che poteva essere pagata
in cinque rate; e una quota mensile di L. 2 sino a 50 anni (art. 21). Si veda Statuto della
Sezione di mutua assistenza e di onoranze funebri, Roma, 1896, in: A.O.S.C.
178 A.P.S.D.B., Ratifica delle pratiche circa le relazioni col Comitato del S. Cuore, inviata
dal Cav. Pierantoni al Presidente del Comitato parrocchiale del S. Cuore in Roma, 27 no-
vembre 1894, b. 4.
179 IBIDEM.

5.3 Page 43

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 45
che dalla Divina Provvidenza è chiamata a stringere in poderosa falange tutti
coloro che riconoscono nella conservazione della fede di Cristo la salvezza del-
la Patria ».180
Secondo una relazione del Commissario capo al Prefetto di Roma
il Clero mal si sarebbe prestato a seguire l'indirizzo di una direzione borghese
e non avrebbe accettato la cooperazione di secolari quando non sapesse che
tutto questo non sia che una semplice finzione e che i secolari medesimi non
servono a meglio dissimulare l'azione deleteria del clericalismo invadente.
L'Opera dei Congressi ha regimentate le forze del partito, raggruppandole,
disciplinandole, guidandole nella esecuzione di piani che emana dal Papato.181
Quanto ai dirigenti dei vari Comitati se ne sottolineava la eterogeneità
professionale: « Preti, Borghesi, Prelati, Professionisti », rilevando però che
« la condizione sociale apparentemente non ha valore decisivo nella assegna-
zione delle varie attribuzioni, purché i principi clericali siano professati dai
singoli, sinceramente, apertamente non lascino sospettare tiepidezza e scarso
fervore nel curare gli interessi del Partito ».182 Era motivo di preoccupazione
dei preposti all'ordine pubblico, come risulta da una circolare del Questore
agli Ispettori di P.S.:
Interesso le SS.LL., perché invigilino sul sorgere d'ogni associazione e
d'ogni circolo clericale attentamente studiandone la natura, li segnino a questo
centrale ufficio. Poiché da qualche tempo si ricorre al mezzo di tenere nelle
chiese riunioni di carattere prettamente politico.183
Dalla risposta di Poggioli, ispettore della Sezione del Macao, nel quar-
tiere «non costa l'esistenza di associazioni di carattere politico [...], sono in-
vece numerose le Corporazioni e le associazioni religiose le quali apparente-
mente fondate a scopo di culto e di istruzione, indirettamente tendono colla
propaganda politica in favore del potere temporale [...]. Non sono conosciute
in questa sezione personalità spiccate del partito clericale che appartengono
come capi alle pubbliche amministrazioni ».184
I verbali del Comitato parrocchiale della chiesa S. Cuore rivelano un
crescendo di iscrizioni (eccetto una leggera flessione nel 1896) e l'interesse
di operare attivamente nel quartiere. Gli iscritti al Comitato oltre al regola-
mento dovevano essere in possesso di una tessera personale « affinché si possa
180 A.P.S.D.B., Circolare del Vicariato 1984, b. 4.
181 A.S.R., Relazione del Commissario capo sull'azione politica del Clero al Prefetto di
Roma, 9 gennaio 1899, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.
182 A.S.R., Relazione del Commissario capo sull'azione politica del Clero al Prefetto
di Roma...
183 A.S.R., Circolare del Questore agli Ispettori di Roma, 10 ottobre 1897, Questura
di Roma, b. 73, fasc. 278.
184 A.S.R., Relazione riservata di Poggioli, ispettore della P.S. della sezione del Macao,
al Questore, 12 dicembre 1897, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.

5.4 Page 44

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46 Carmelina Coniglione
senza ostacolo partecipare a tutte le feste ».185 Il parroco parlando ai membri
del Comitato « raccomanda di far del loro meglio pel bene delle anime », per-
ché « ci sono dei forti guai da combattere cioè: concubinato, assenza dai sa-
cramenti », è urgente « istruire e far frequentare ai figli la dottrina cristiana »
e « installare i principi di religione ». « Raccomanda inoltre le immagini sacre
negli angoli delle case ».186 II Comitato poneva attenzione anche alle famiglie
bisognose del quartiere e studiava il modo di recare loro aiuti concreti.
L'aumento giornaliero dei poveri di questa nostra parrocchia del Sacro
Cuore [...] è l'oggetto che da più mesi preoccupa il Comitato parrocchiale,
onde trovare una via di scampo per lenire le sofferenze di tanti infelici, i
quali non altro chiedono che un pezzo di pane od una minestra. Il Comitato
parrocchiale pertanto ha risoluto ricorrere ai cattolici di buon cuore per con-
tribuire [...] al funzionamento di una cucina economica, per quanto possibile
alla chiesa parrocchiale.187
Tale Comitato seguiva le direttive del centro, volte a incoraggiare la dif-
fusione della buona stampa, la partecipazione alle funzioni sacre e il contri-
buto alle opere ecclesiastiche. Gli ascritti si impegnavano anche a diffondere
giornali cattolici nelle botteghe, nei caffè e in altri ritrovi.
Il Comitato comprendeva anche la sezione femminile che secondo alcuni
punti del regolamento doveva impegnarsi a mantenere vivo, nella gioventù,
il sentimento religioso, prestarsi all'insegnamento del catechismo alle fanciulle,
sorvegliare l'andamento delle scuole pubbliche (per opportuni provvedimenti
del Consiglio direttivo del Comitato), offrire assistenza alle inferme perché
si accostassero ai sacramenti, osservare la morale cristiana, attendere alle opere
di pietà e alla beneficenza prescritte per i Comitati parrocchiali. Oltre ai di-
versi impegni spirituali, era inclusa « la pratica intrapresa di onorare il Sa-
cro Cuore di Gesù nel primo venerdì di ogni mese, [che] fu scrupolosamente
osservata ricavandone buoni frutti ».188
Dai verbali del Comitato parrocchiale del Sacro Cuore non risulta che
all'interno dell'organizzazione si siano verificati grossi inconvenienti. E' regi-
strato soltanto il caso del socio Pautassi, che si dimette « avendo deciso di
non volere più appartenere al Comitato perché unione di farabutti », susci-
tando « l'indignazione di sì ingiustificata ingiuria scagliata su tutti i com-
ponenti il Comitato ». Esso « non poteva altro che inacerbare gli animi di
tutti i soci ».189 Il fatto non appare chiaro, anzi inaspettato agli stessi associati,
185 A.P.S.D.B., Dal registro dei verbali del Comitato parrocchiale 1894-1898, Adunanza
19 giugno 1895.
186 A.P.S.D.B., Dal registro del Comitato parrocchiale 1894-1898, Adunanza 7 ago-
sto 1895.
187 IBIDEM, Cfr., Adunanza 1o dicembre 1897 e 19 gennaio 1898.
188 A.P.S.D.B., Dai verbali del Comitato parrocchiale 1894-1898, Adunanza 10 gen-
naio 1894.
189 IBIDEM, Adunanza 15 dicembre 1897.

5.5 Page 45

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 47
che non riuscivano a individuarne le ragioni. Quest'opera fu fiorente fino al 1914, ma
l'irreperibilità di alcuni registri non permette di dare dati più precisi.
L'inizio del '900 vede una fioritura di forme associative.
Nel 1904 Don Tomasetti 190 fondò, nel cinquantenario della proclamazione del dogma
dell'Immacolata Concezione, il circolo giovanile « S. Cuore di Gesù ». Secondo il Poesio,
presidente del circolo, era un'associazione che prometteva assai bene e vedeva i giovani
impegnati particolarmente in iniziative religiose.191
Un'opera caldamente raccomandata dalla direzione diocesana dell'Azione Cattolica era
quella delle settimane sociali con conferenze. All'iniziativa di Don Gianferrari si deve
l'istituzione delle Conferenze per le signore della parrocchia, nel 1907, che erano frequentate in
media da quattrocento persone. Seguì analoga iniziativa per gli uomini.
L'opera delle conferenze per soli uomini, iniziata due anni dopo il felice
esperimento dell'opera precedente fu nuova per Roma e forse nel suo genere fu
unica in tutta l'Italia e per questo Don Gianferrari meritò l'ammirazione e il
plauso concorde di tutti i dirigenti l'Azione Cattolica. Insigni oratori come il
Cardinal Salotti, Don Cingolani ed altri molti, andarono a gara a prestarsi per le
conferenze, ed ora quest'opera si è propagata e sviluppata in molte altre parrocchie
di Roma e d'Italia, con grande vantaggio degli interessi cattolici.192
Gli uomini che vi partecipavano assiduamente erano circa 300.
Le conferenze si tenevano soprattutto in vicinanza della Pasqua e avevano lo scopo di
risvegliare il senso della responsabilità morale e sociale.
Facevano corona alle suddette organizzazioni le « compagnie »: la Compagnia degli
Angeli per i piccoli e quella di S. Luigi che aveva lo scopo di formare « sotto gli auspici di
Maria SS.ma Immacolata e di San Luigi Gonzaga una Sagra Milizia spirituale per custodire e
promuovere il buon costume e lo spirito cristiano specialmente nella gioventù ».193 Per gli
adulti esisteva l'Unione di S. Giuseppe. Gli ascritti si impegnavano a « promuovere in sé e negli
altri la devozione a S. Giuseppe dandosi cura di imitare le virtù del
190 Don Francesco TOMASETTI nacque a Tolamello (Pesaro) il 2 aprile 1868, morì a
Roma il 4 maggio 1953. Diresse l'Ospizio S. Cuore dal 1903 al 1917. Svolse per 14 anni
un'intensa attività specialmente a vantaggio delle scuole professionali. Fu Procuratore generale
della Società Salesiana dal 1924 al 1953 e Postulatore delle cause dei Servi di Dio salesiani e
specialmente del Fondatore.
191 Poiché tale associazione aveva la sua sede nei locali dell'Ospizio, si ritiene più logico
trattarne di proposito più avanti.
192 A.P.S.D.B., Dal registro della Cronaca parrocchiale 1881-1940...
193 A.P.S.D.B., Dal registro della « Pia Unione di S. Luigi Gonzaga ». L'associazione fu
eretta canonicamente il 21 giugno 1891. La tabella statistica dal 1891 al 1919 registra 1.222
iscritti di cui solo 496 furono accettati. Si veda: quaderno 3°, Quesiti particolari, in: A.O.S.C,
b. « Notizie sull'Ospizio per la Cronistoria 1880-1919 ».

5.6 Page 46

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48 Carmelina Coniglione
S. Patriarca coll'esatto adempimento dei doveri cristiani e in modo particolare
col promuovere lo spirito cristiano nella famiglia» (art. 1).194
Vita religiosa
Gli influssi di queste benefiche attività, si ripercuotevano nelle zone vi-
cine. Il popoloso quartiere di S. Lorenzo ebbe nella chiesa del S. Cuore un
importante punto di riferimento. Il modo di vivere più elevato della zona, la
presenza della ferrovia e della stessa libreria salesiana costituivano certamente
un forte richiamo, ma l'attrazione fondamentale scaturiva soprattutto dalla ca-
renza di proprie strutture parrocchiali efficienti: la sola parrocchia dell'Im-
macolata non poteva bastare e per di più il solo parroco, per quanto zelante,
non poteva colmare le aspettative di una crescente popolazione.
La solida organizzazione religiosa della Basilica del Sacro Cuore, la pos-
sibilità di numerose e ininterrotte celebrazioni eucaristiche, la disponibilità dei
preti, l'assistenza spirituale e l'assiduità con cui si portava avanti la pastorale
costituivano un provvidenziale aiuto spirituale.
Una ricca documentazione sulle attività della Basilica si ricava dall'origi-
nale registro della Cronaca di quegli anni. Emerge la viva partecipazione e
l'alta frequenza del quartiere alla vita parrocchiale.
La risposta del quartiere all'azione pastorale era per lo più positiva, an-
che se non mancavano, e in buon numero, casi di forte ignoranza e disaffe-
zione religiosa e di disimpegno in campo morale. « Il parroco e i vice parroci
non si rifiutano mai ad assistere gli infermi quando sono chiamati. Accade
purtroppo spesso che alcuni muoiono senza sacramenti, perché non chiamano
il prete o lo chiamano troppo tardi ».195
Nel complesso si può pensare all'esistenza di una religiosità popolare
tradizionale notevolmente radicata e suscettibile di approfondimenti e di svi-
luppi, educabile a scelte cristiane più consapevoli. Restano in vigore pratiche
d'Ancien régime, per esempio, il controllo dell'osservanza pasquale. Il parroco
distribuiva un biglietto ai parrocchiani che, dopo aver soddisfatto il precetto,
lo riconsegnavano con la data e la propria firma. In base all'adempimento di
questo dovere, i più poveri avevano il diritto di ottenere buoni per l'acquisto
di vitto o vestiario. Nell'archivio parrocchiale sono conservati registri in cui
il parroco annotava i « praticanti » e i « morosi ».
In genere la gente si mostra vicina al proprio parroco con semplicità fa-
miliare. Ciò si può osservare da alcune circostanze. Ad esempio: quando Don
Cagnoli, secondo parroco, si ammalò gravemente, « saputa la notizia i più fer-
venti parrocchiani volevano vederlo. Si fecero subito tridui al Sacro Cuore di
194 A.P.S.D.B., Statuto della « Pia Unione S. Giuseppe » inviato da Don Cagnoli al
Cardinal Vicario per ottenerne l'approvazione, 7 novembre 1893, b. 5.
195 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.

5.7 Page 47

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 49
Gesù per ottenergli la sanità. Le prime furono le Figlie di Maria, le Madri
cristiane, i bambini dell'Angelo Custode e il Comitato parrocchiale ».196
Dallo stato d'anime accuratamente fatto nel 1901, risulta che la parroc-
chia del Sacro Cuore contava 19.226 anime. In questo numero erano com-
presi 5.000 soldati dimoranti nelle caserme. Alcune centinaia appartenevano
alle 14 case religiose esistenti nella parrocchia. Gli acattolici erano sui trecento.197
Nella varietà delle opere, delle associazioni e iniziative, va incluso l'apo-
stolato verso i militari. Dalla corrispondenza tra il parroco e i colonnelli dei
reggimenti di cavalleria e artiglieria del Macao, non si riscontrano rifiuti, anzi
collaborazione e disponibilità vicendevole, per offrire ai soldati la possibilità
della frequenza ai Sacramenti e degli incontri formativi specialmente nella
prossimità della Pasqua.
L'apostolato verso i soldati non era limitato solo a quelli della zona. Il
registro della cronaca parrocchiale (1881-1940) annota anche la « Cappellania
Militare detta del "Cavaliere" » e « la Cappellania Militare detta "Casal Mo-
rena" » a 15 km. da Roma. Il servizio liturgico comprendeva Messa festiva,
spiegazione del Vangelo e confessioni.
Le comunità religiose della zona che beneficiavano di cappellani salesiani
erano: le Figlie di Maria Ausiliatrice di via Marghera; le Suore Battistine
nei pressi della stazione (scomparsa nel 1939 per regolamento edilizio della
regione adiacente la stazione Termini), le Suore Domenicane della Presenta-
zione o Dame di Carità in via Milazzo. Si offriva loro il « servizio quotidiano
della S. Messa e breve spiegazione del Vangelo alla domenica. Servizio della
benedizione due volte alla settimana... ».198
Un particolare contributo era apportato ai collegi del quartiere che si
dedicavano alla gioventù: l'Ospizio Termini di Santa Maria degli Angeli, sotto
la vicina parrocchia omonima e il Collegio S. Leone Magno tenuto dai Fra-
telli Maristi. Oltre all'assiduo servizio liturgico e all'istruzione religiosa set-
timanale, il cappellano si rendeva disponibile per le confessioni sia alle ra-
gazze dell'Ospizio Termini che agli alunni del S. Leone Magno.
Nella zona i Salesiani non erano i soli a operare. « In parrocchia vi sono
due chiese pubbliche, una della S. Famiglia in via Sommacampagna, ufficiata
dai RR.CC. Lateranensi, l'altra in via Varese che è officiata dal cappellano
delle RR.MM. Battistine ».199 Anche il servizio religioso prestato dai salesiani
ebbe un più largo raggio, varcando la soglia della circoscrizione parrocchiale.
La missione e l'opera salesiana fu quella che più di tutti ha polarizzato il non
semplice quartiere del Castro Pretorio; inoltre come tempio internazionale,
la Basilica ha accolto fedeli di ogni contrada e pellegrini di tutto il mondo.
196 A.P.S.D.B., Testimonianze su Don Cagnoli, b. 3.
197 A.S.V.R, Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.
198 A.P.S.D.B., Dal registro della Cronaca parrocchiale 1881-1940.
199 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.

5.8 Page 48

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50 Carmelina Coniglione
Fu in questo Santuario che 44 Vescovi del Concilio Plenario Latino Ameri-
cano, I'11 giugno 1899, consacrarono l'America del Sud al S. Cuore. Ed in
questo Santuario, nell'Anno Santo del 1900, vi celebrarono la S. Messa non
meno di 10.200 sacerdoti e fu meta di moltissimi pellegrinaggi nazionali e
specialmente esteri che vollero celebrarvi in comune specialissime pratiche
di pietà.
« In questo Santuario, innanzi all'immagine del Divin Cuore, ardono con-
tinuamente cinque lampade votive d'argento, simbolo delle cinque parti del
mondo, e qui si celebrano sei Messe quotidiane perpetue a vantaggio di tutti
quei benefattori vivi e defunti che hanno offerto, da ogni paese del mondo
cattolico, l'elemosina di una lira italiana200 a beneficio o del Tempio o del-
l'annesso Ospizio salesiano ».201
4. L'Ospizio S. Cuore
L'ombra che la cultura illuministica aveva proiettato sui sistemi dei col-
legi giudicandoli incapaci ad un idoneo inserimento dei giovani nella vita e
nella società, si era alquanto diradata dopo la Restaurazione e
per reazione alla polemica illuminista, e per il riaffermarsi degli istituti reli-
giosi educativi, era venuto a prevalere un giudizio più positivo sull'educazione
in collegio. In Piemonte educatori autorevoli, come Lorenzo Martini, sostene-
vano che negli anni che da adolescenti avevano trascorso in collegio non solo
non avevano ricevuto alcun danno, ma si erano trovati bene ed erano stati
preparati alla vita.202
Il fiorire degli Internati e il loro moltiplicarsi è proprio del periodo in cui
la politica e la legislazione piemontese e italiana venne via via avviata su basi
liberali. E mentre da una parte si cercava di risolvere i gravissimi problemi
di organizzazione della scuola a cura dello Stato, gli organi legislativi si preoc-
cupavano di garantire l'esistenza e i diritti della scuola libera e privata:[...].
L'impossibilità allora, di una solida amministrazione centralizzata (soprattutto
nel periodo di assestamento dei vari gruppi regionali che vennero a costituire
l'Italia unita dopo il 1860) favorì l'organizzazione di collegi-convitti per opera
delle amministrazioni comunali, spesso in mano a cattolici, in lega con le auto-
rità ecclesiastiche o sotto il loro influsso. Ci si spiega così come dal 1863,
anno di apertura del Piccolo Seminario di Mirabello si assiste a un moltipli-
carsi di collegi, ospizi, scuole per artigiani, scuole agricole, seminari, aperti o
200 Ancora oggi basta offrire una sola volta una semplice offerta per beneficiare per
sempre del vantaggio di sei S. Messe quotidiane perpetue.
201 Invito ai pellegrini dell'Anno Santo, in « Bollettino Parrocchiale » XXI (gennaio
1925), p. 28.
202 P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. I. Zürich, PAS-
Verlag 1968, p. 122.

5.9 Page 49

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 51
Catechismi
Parrocchiali
c)
S.S. Messe celebrate
in Parrocchia
a)
b)
1881 6.000 76 9 45
80
1882
»
239 31 120
150
1883 9.000 305 81 128
200
1884 10.000 357 93 188
250
1885
»
413 109 193
260
1886 15.000 390 136 197 25 245
1887
»
421 108 227 40 260
1888
l)
415 112 233 70 300
1889 16.300 381 124 224 110 340
1890
l)
336 137 182 120 410
1891
l)
357 96 186 110 350
1892 17.000 313 100 160 117 400
1893
l)
294 67 165 180 400
1894
l)
291 78 149 290 400
1895
l)
265 83 155 360 370
1896
»
239 35 121 360 408
1897 18.000 263 18 118 340 420
1898
l)
224 17 98 200 470
1899
l)
240 19 116 270 470
1900 19.000 237 20 114 210 470
1901
»
209 40 114 330 450
1902
»
217 69 99 330 . 470
1903
l)
204 96 113 350 470
1904
l)
208 84 95 230 410
1905
l)
206 93 117 300 400
1906
l)
208 105 108 350 400
1907
»
210 100 107 340 400
1908
l)
211 92 81 300 400
1909
l)
206 102 103 320 380
1910
l)
213 97 99 350 380
1911
l)
241 89 123 350 350
1912 » 234 94 105 380 350
1913
l)
240 122 110 410 340
1914
l)
212 116 112 410 330
1915
l)
223 79 128 400 320
(l)
,5
(Jl
(l)
I l-<
U
80
150
200
250
260
270
300
370
450
530
460
510
580
690
730
760 102
760 123
670 91
740 96 134
680 187 223
780 99 199
800 149 76
820 91 213
640 152 234
700 138 165
750 110 188
700 124 260
700 126 158
700 77 259
730 117 313
700 159 145
730 134 409
750 65 87
140 144 81
720 70 178
260
432
377
470
1367
1086
1278
4294
4820
5939
6247
6180
5910
5094
6126
5445
5325
4593
5165
3459 3551 602
6850 375 193
4502 2528 678
5058 883 435
6072 1020 571
6340 1146 555
6160 1375 600
7151 982 551
6563 2053 981
6096 1599 783
7941 1001 776
7934 1102 706
7145 1332 631
6098 1445 532
6583 1604 450
5808 1905 568
Totali I - 192981295114731 17952119495120400 1 2360 13322117118412390319612

5.10 Page 50

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52 Carmelina Coniglione
Anno
a
Dame di Carità
b
Conferenza
S. Vinco Paoli
c
Madri Cristiane
Socie
Spese per
poveri infermi
Soci
Spese per
poveri infermi
Socie
Nuove
aggregate
1882
30
1025
7
1883
31
1084
8
1884
33
1872
7
1885
33
1930
8
1886
35
3359
9
1887
36
1703
7
1888
39
2182
9
1889
42
1593
8
1890
43
1758
6
1891
45
1854
7
1892
65
2799
7
1893
69
2175
8
1894
61
2360
8
1895
58
1824
9
1896
62
1703
7
1897
61
1789
7
1898
70
1872
6
1899
78
1902
7
1900
80
1745
7
1901
54
2800
7
1902
54
2571
8
1903
62
1919
9
1904
51
2184
8
1905
59
2366
7
1906
64
1832
8
1907
72
1854
7
1908
68
1703
6
1909
65
1668
7
1910
64
1920
8
1911
65
1711
9
1912
64
2102
9
1913
63
1950
7
1914
64
1704
8
1915
74
1845
9
885
-
-
875
-
-
860
-
-
870
47
47
940
60
15
850
82
24
745
71
6
830
66
3
840
94
32
820
120
30
810
154
38
790
160
10
795
161
4
750
131
4
645
140
15
720
145
9
659
130
5
710
115
6
725
198
4
725
75
4
640
89
18
850
98
13
910
114
26
850
130
20
795
146
18
790
169
75
650
188
28
690
184
18
792
141
17
820
200
27
850
200
27
810
187
12
820
199
15
910
192
6
I

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 53
gestiti dai Salesiani, e la preferenza loro per gli internati, piuttosto che per
le parrocchie, per i semiconvitti, pensionati, scuole per esterni e perfino per
gli oratori.203
L'importanza di questo fatto, è rilevante per il consolidamento dell'isti-
tuzione di Don Bosco, che
negli internati si garantiva una popolazione di educandi, meno labile e meglio
organizzabile che non quella degli oratori; e attestandosi tra gli istituti edu-
cativi specialisti nell'educazione di collegio in un momento in cui questo ge-
nere di opere era richiesto dall'ambiente, si garantiva un maggior sviluppo, un
più largo raggio d'azione, un punto d'appoggio più solido, che aveva minori
esigenze creative che non gli oratori festivi, un maggior numero di vivai dai
quali trarre nuove leve per alimentare la famiglia degli educatori. Di fatto l'in-
serimento tra gli specialisti del collegio servì all'espansione salesiana su scala
europea e mondiale alla fine del secolo decimonono e nella prima parte del
nostro. Ma soprattutto in ordine alla sua finalità primaria il collegio salesiano
contribuì ad alimentare con un massiccio contributo di giovani leve, le forze
cattoliche in Italia e nel mondo.204
Lo Stella sottolinea che «l'orientamento verso i collegi è [...] un dato
di fatto di cui bisogna assolutamente tenere conto per comprendere e situare
gli orientamenti della mentalità di Don Bosco e dei Salesiani da quando per
loro iniziò l'era degli internati ».205
La nascita dell'Ospizio S. Cuore in Roma trova la sua ispirazione di base
nella carità spirituale e corporale verso i giovani, specialmente i più poveri,
che costituisce il fine essenziale delle sue Congregazioni religiose. Il Papa sot-
tolineava ripetutamente la necessità della religiosa educazione della gioventù,
come antidoto dell'immoralità dilagante.
Secondo una fosca presentazione apparsa sul « Bollettino Salesiano » « in
molte città d'Italia ragazzi da 12 a 15 anni sono già scritti a società masso-
niche col titolo di figli dell'avvenire, e istruiti al disordine e scatenati poscia
nelle vie e nelle piazze a gridare morte a chi merita vita, e vita a chi merita
morte ».206 Perciò si presentava impellente la necessità che
in mezzo a tanta incredulità, in mezzo a tanto corrompimento di costumi, in
mezzo a tante male arti e insidie della setta nemica di Gesù Cristo, la quale
coi libri pestiferi, colle scuole senza Dio, coi teatri senza pudore, coi ricrea-
tori di Satana, tenta ogni prova per istrappare la gioventù dalle braccia della
Chiesa [...] (si aprisse secondo Don Bosco) almeno una Casa salesiana, un Ospi-
zio, un Oratorio festivo nelle cento città d'Italia, poscia nelle città di altre na-
zioni [...]. Una Casa tale (era) reclamata specialmente in Roma. Dove non
ostante la beneficenza sempre antica e sempre nuova del Vicario di Gesù Cri-
203 P. STELLA, o.c, pp. 122-123.
204 P. STELLA, o.c, p. 123.
205 P. STELLA, o.c, p. 124.
206 Necessità spirituali nei tempi nostri, in « Bollettino Salesiano » VI (luglio 1882),
p. 144.

6.2 Page 52

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54 Carmelina Coniglione
sto, non ostante la carità sempre provvida [...] (in essa vi erano) migliaia di
giovani esposti al cimento di perdere la fede e il buon costume.207
Don Bosco si inseriva agevolmente in questo quadro di preoccupazioni
e di iniziative. Egli non era solo l'uomo della spontaneità, della fiducia e
della libertà; era soprattutto l'apostolo che
aveva capito i tempi nuovi. Il socialismo che penetrava le masse popolari avve-
lenandole, l'industrialismo che affollava le città e i centri, il largo sviluppo
della piccola borghesia, il monopolio scolastico dei Governi, lo scristianeggia-
mento progressivo e pauroso della società, che la restaurazione non aveva
affatto... restaurata, creavano nuovi problemi educativi, reclamavano provvi-
denze nuove. Egli le trasse dall'antica fecondità della religione di Cristo.208
Già dal 1878 il Santo, desideroso di stabilire una sua opera nel centro
della cattolicità auspicava la fondazione di un ospizio in Roma, specialmente
in seguito ad un colloquio avuto col cardinal Vicario, Monaco La Valletta:
Alla vista dei crescenti pericoli dei poveri giovanetti, Ella con paterna
bontà mi animava a studiare modo di aprire un ospizio in Roma, affinché i
Salesiani portassero anche il loro umile contingente in difesa della capitale dei
cattolici, assalita, anzi invasa da tanti nemici. Si notava eziandio la necessità
di fare qualche cosa per mitigare le tristi conseguenze che derivano dalla disper-
sione degli Ordini Religiosi, e dallo sforzo che fanno i protestanti per assa-
lire e combattere la religione là dove è il centro, dove è il Capo supremo della
medesima.
Con niente in altri paesi abbiamo aperto case da raccogliere, nutrire,
educare ben venticinquemila fanciulli, e non riusciremo ad aprire un Ospizio
in Roma coll'appoggio di V.E. e coll'aiuto della Divina Provvidenza, che non
è mai venuta meno?.209
D. Bosco, nell'ambito della sua azione vastissima, riuscì a cogliere i segni
dei tempi. Occorreva, infatti, rigenerare la società dai suoi mali, individuarne
i bisogni urgenti e offrirle i rimedi necessari per una salutare restaurazione.
Don Bosco insiste su questi concetti con il neo-eletto al soglio pontifi-
cio Leone XIII, a cui intende esporre
un bisogno gravemente sentito in tutti i paesi, ma specialmente in Roma. Que-
sta alma città nei tempi normali era abbondantemente provveduta d'istituti
educativi per ogni condizione di cittadini. Ora lo stato anormale delle cose,
lo straordinario aumento di popolazione, i molti giovanetti che da lontano si
recano qua in cerca di lavoro o di rifugio, rendono indispensabili alcuni prov-
vedimenti per la bassa classe del popolo. Questo bisogno è reso dolorosamente
palese dal gran numero di giovanetti vagabondi, che, scorazzando per le piazze
207 Tre pensieri di D. Bosco svolti da un sacerdote salesiano ai Cooperatori e alle Coope-
ratrici, in « Bollettino Salesiano » X (marzo 1886), p. 28.
208 Per la Beatificazione del Venerabile Don Giovanni Bosco, in « L'Osservatore Ro-
mano », LXIX (2 giugno 1929).
209 E, vol. III, pp. 375-376.

6.3 Page 53

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 55
e le vie, per lo più vanno a popolare le prigioni. Egli è per provvedere almeno
in parte a questo bisogno che ogni anno non meno di cento fanciulli di que-
sta città sono inviati negli Ospizi Salesiani di Genova e di Torino.210
Don Bosco sottoponeva, quindi, al Santo Padre alcuni punti che pote-
vano, a suo giudizio, offrire un opportuno e sano rimedio a quei « poverelli »
che erano « più abbandonati che perversi »:
Pare che loro si farebbe un grande benefizio, se si potesse aprire un isti-
tuto, dove:
1) Nei giorni festivi si raccogliessero in appositi giardini, e fossero ivi
trattenuti in amena ricreazione colla musica, colla ginnastica ed altri piacevoli
trastulli, intanto che venissero istruiti nel catechismo e nelle pratiche di pietà.
2) Si attivassero scuole diurne e serali pei poveri, cioè per quei giova-
netti, che essendo già alquanto discoli o cenciosi non sono accettati nelle pub-
bliche scuole.
3) Quelli poi che fossero assolutamente poveri ed abbandonati, venis-
sero ricoverati in apposito ospizio, dove colla religione imparassero un me-
stiere con cui a suo tempo guadagnarsi il pane della vita e vivere da buoni
cristiani.211
Ritornano noti motivi dell'anelito educativo e pedagogico di Don Bosco.
Il pane materiale, lo studio, il lavoro sono sempre in connessione con la sal-
vezza dell'anima: « Con questi mezzi si darebbe cristiana educazione a non
pochi poveri ragazzi, che sarebbero così avviati pel sentiero dell'onore e del-
l'onestà, con fondata speranza che non andrebbero più a popolare le prigioni
che loro già stavano aperte ».212
L'ospizio salesiano di Roma idealmente prende vita nel maggio del 1880,
quando Don Bosco riceveva da Leone XIII l'incarico della costruzione della
Basilica del Sacro Cuore e la piena approvazione dell'opera e simultaneamente
provvedeva ad assicurarsi un'estensione più vasta di terreno accanto alla chiesa.
In verità Roma non era sprovvista di istituti educativi, ma molti di essi si
proponevano altri obiettivi. Don Bosco interpretava in questo modo la situa-
zione, parlando ai Cooperatori e Cooperatrici di Torino:
Per lo più gli istituti già esistenti in Roma pel loro scopo e per l'atto
di loro fondazione esigono che i giovani abbiano certe condizioni, per le quali
molti non possono esservi ricevuti; gli uni esigono, per esempio, che i giovani
siano Romani, gli altri che appartengano a determinare città e nazioni, e poi
la maggior parte per la condizione dei tempi e delle cose si sono fatti insuf-
ficienti al bisogno.
Ora il Papa vuole un Istituto veramente cattolico, tale cioè che raccolga
i poveri giovani pericolanti non solo Romani ed Italiani, ma Francesi, Tede-
210 E, vol. III, p. 317.
211 IBIDEM, pp. 317-318.
212 IBIDEM, p. 138.

6.4 Page 54

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56 Carmelina Coniglione
schi, Spagnuoli e di qualunque nazione e condizione essi siano, purché si
trovino in pericolo o dell'anima o del corpo.213
Nella pergamena collocata nella pietra fondamentale dell'Ospizio se ne ri-
badisce chiaramente lo scopo:
Qui, al Castro Pretorio, sotto il Pontificato di Leone XIII, dove fu eretta
al Sacro Cuore di Gesù una chiesa, per cui concorsero con generosità non solo
i cattolici d'Italia, ma di Francia, Austria e di altre nazioni, si volle edificare
un Ospizio che potesse ricoverare e togliere alla corruzione e rovina la gio-
ventù d'ogni paese, che, attirata in questa metropoli del Mondo Cattolico, e
dal desiderio di trovar fortuna e lavoro, è invece poi esposta a gravissimi
pericoli.214
Secondo la convenzione stipulata con l'autorità ecclesiastica, Don Bosco,
tosto che i lavori della Chiesa e Casa Parrocchiale fossero già bene avviati,
poteva porre mani all'edificazione di un ospizio per fanciulli poveri e di un
oratorio festivo per giovanetti della Parrocchia (art. 2). Nella convenzione si
specificava ancora che l'area dell'ospizio, dell'oratorio e di qualunque edificio
la Congregazione avesse voluto aggiungere per proprio conto, sarebbe rimasta
a carico e in proprietà di Don Bosco (art. 3).215
Si decise allora che l'Ospizio del S. Cuore di Gesù eretto in via Porta
S. Lorenzo, 42, proprietà dell'Istituto salesiano, « fosse intestato ai signori
Francesia, Lazzero, Rua, Albera, Lago ed altri residenti in Torino ».216 Essi fecero
acquisto dalla Banca Tiberina del terreno posto nel nuovo quartiere del Castro
Pretorio di Roma e precisamente tra le vie Marghera, Magenta, Castro Pre-
torio e Porta S. Lorenzo con le indicate vie e con la Chiesa che trovasi in
costruzione sull'angolo delle vie Castro Pretorio e Porta S. Lorenzo della super-
ficie complessiva di mq. 4.927 [...], per il prezzo di £. 149.115 interamente
pagato nell'atto.217
Don Bosco non attese che l'edificio fosse completato per aprirlo ai gio-
vani, perché già nell'ottobre del 1882 « al Castro Pretorio, nella palazzina,
detta la "Casa vecchia",218 s'iniziano le scuole esterne con l'apertura della Ia,
2a, 3a elementare con otto ragazzi e dopo poche settimane sono completa-
mente piene, in prevalenza di elemento popolare, mentre il 15 settembre del
213 Discorso tenuto da D. Bosco ai Cooperatori e alle Cooperatrici, in « Bollettino Sale-
siano » VIII (luglio 1884), pp. 95-96.
214 A.S.C., Copia della pergamena collocata nella pietra fondamentale dell'Ospizio S.
Cuore, s.d. Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. XIV.
215 Convenzione tra Don Bosco e la S. Sede. M.B., 14, 807 (l'intero testo, ibid., pp.
807-810).
216 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.
217 A.S.C., Atto d'acquisto notarile, 31 dicembre 1881, Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1,
fasc. VIII. Via di Porta S. Lorenzo è attuale via Marsala.
218 Ci si riferisce alla palazzina ad angolo tra via Marghera e via Porta S. Lorenzo
acquistata da Don Bosco e dove si cominciarono a raccogliere i primi orfani.

6.5 Page 55

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 57
1884 si inaugura l'opera dell'Ospizio al Castro Pretorio con l'accettazione di un primo orfano
romano ».219
In qualche lettera dei primi Salesiani venuti a Roma si esprime la loro
gioia e l'ansia pastorale verso i fanciulli interni. Don Ferraro scrive a Don Rua:
Sono lieto notificarle che già abbiamo dodici giovani interni e promet-
tono bene; parte delle elementari e parte della Ia ginnasiale. Essi sono parte
della Città e contorni, e parte della Calabria [...]. Da un mese già si è comin-
ciato ad avere la Messa nella Cappella privata pei soli giovani colle orazioni
e rosario e lettura in fine, come si usa costì.220
Nel 1884 i lavori progredirono alquanto; « il 22 settembre per ordine
di Don Bosco si cominciano i lavori del primo braccio dell'Ospizio prospi-
ciente via Porta S. Lorenzo e che doveva unire l'ambulacro della Chiesa colla
cosiddetta Casa vecchia ».221 Le difficoltà non mancarono, ma non mancarono
gli aiuti.
L'opera piacque pel grande beneficio che ognuno se ne poteva aspet-
tare e sperare, e molti variamente la favorirono colle loro oblazioni. Ma chi
fra tutti va ricordato presso gli uomini e presso Dio è il Conte Fleury Colle
de la Farlède della città di Tolone e Sofia Baronessa Cuchet di lui con-
sorte [...]. Larghi essi di censo, dopo la morte dell'unico loro figlio, Luigi
Fleury Antonio, morto a 17 anni con i segni della più perfetta virtù, adotta-
rono con generosità i figli del povero. Nella bontà immensa del loro cuore
non vollero dimenticare l'Ospizio che faceva qui Don Bosco, cui essi amavano
del pari, che stimavano e soccorsero con amore continuo e superiore si direbbe
alla medesima altissima stima in cui lo tenevano per averli voluto a parte di
tutte le opere di pietà e di religione.222
Nel gennaio del 1886 il nuovo braccio di via Marsala disponeva già di
un dormitorio e poteva accogliere una ventina di giovani per le quattro classi
elementari e la prima ginnasiale. Seguirono nel 1887 la terza ginnasiale, nel
1888 la quinta elementare, nel 1890 la quarta ginnasiale.223 Don Bosco spe-
rava che l'Ospizio potesse giungere nel futuro a ospitare almeno cinquecento
allievi, artigiani e studenti.
Del disegno dell'Ospizio e della costruzione del lato di via Porta S. Lo-
renzo, Don Bosco aveva incaricato l'ing. Giacomo Cucco, che già aveva coa-
diuvato il Vespignani nella costruzione della Basilica. L'edificazione di questa
parte dell'edificio andò crescendo di pari passo con quella della chiesa tanto
219 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890...
220 A.S.C., Lettera di Don Ferraro a D. Rua, Roma Io febbraio 1885, Roma, 38, Roma
S. Cuore, b. 1, fasc. 1.
221 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890...
222 A.S.C., Copia della pergamena...
223 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890... Con il Regolamento unico
del 1888 (min. M. Coppino) la scuola elementare fu portata da quattro a cinque classi (le
prime tre costituivano il corso inferiore, obbligatorio).

6.6 Page 56

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58 Carmelina Coniglione
che venne inaugurato lo stesso giorno della consacrazione del tempio.224 Don
Bosco non ebbe la consolazione di vedere ultimato l'Ospizio; alla sua mor-
te (1888) rimanevano ancora
da costruirsi due lati, l'uno in via Magenta lungo m. 21,00 [...]. L'altro in via
Marghera in continuazione della canonica o parrocchietta da erigersi sul dise-
gno del lato esistente in via Porta S. Lorenzo, il tutto da eseguirsi sul dise-
gno di massima presentato dal Signor Giacomo Cucco con qualche modifica-
zione introdotta [...] da Don Giovanni Bosco [...]. Il Signor D. Antonio Sala
[Economo generale dei Salesiani] ed in sua assenza il Signor Cesare Cagliero
Procuratore dei Salesiani [...] delibera ed affida al Signor Giacomo Cucco la
costruzione.223
Secondo l'art. 12 della convenzione stipulata nel febbraio del 1890 si
stabilì che la costruzione dell'Ospizio dovesse essere ultimata entro due anni.
Don Rua, primo successore di Don Bosco, confidando nell'aiuto di Dio, dei
Cooperatori e delle altre buone e pie persone, nel maggio del 1891 ordinò
che si incominciassero i lavori per il compimento dell'Ospizio:
Il 6 giugno 1891 si diede principio ai lavori e sebbene la pietra fonda-
mentale propriamente detta fosse già stata collocata parecchi anni addietro,
pure si volle festeggiare la ripresa della costruzione, ponendone con cerimonia
privata, la pietra, o meglio, la colonna angolare, che doveva commemorare la
data del fausto avvenimento. Entro un incavo praticato nella base della colonna
d'angolo [...] fu risposta una scatola di zinco della grandezza di 0,25 X 0,10
di lato. In questa vennero acclusi i disegni del tratto d'Ospizio erigendo, il
ritratto di Don Rua, Superiore Generale dei Salesiani, il ritratto di Don
Cagliero, allora Procuratore Generale, Ispettore e Rettore dell'Ospizio; più una
medaglia di S.S. Leone XIII, una moneta d'argento di Umberto Io, le medaglie
dei S. Cuore, di Maria Ausiliatrice, di S. Giuseppe e di altri santi; e finalmente
la pergamena dichiarativa, dopo essere stata letta ad alta voce. Fatti agire gli
argani, in meno di mezz'ora la grossa colonna era collocata tra il giulivo suo-
nare della banda dell'Ospizio. Non erano passati ancora due anni dal giorno di
questa cerimonia, che il nuovo edificio era coperto dal tetto e in parte già
atto a ricoverare fanciulli.226
Don Rua auspicava la sollecita fine dei lavori per poter rimediare a pia-
ghe, non solo sociali, ma anche morali e religiose, dato che come scriveva già
il cronista del « Bollettino Salesiano » nel 1879 « i nemici della Chiesa si
sono data la mano per corrompere la popolazione di Roma ».227 Anche il Papa
vedeva nell'Ospizio un valido mezzo per aiutare la Chiesa e sostenere la re-
ligione, poiché l'organizzazione protestante nella capitale era diventata forte,
224 Cinque lustri dell'opera di Don Bosco al Castro Pretrorio in Roma (1880-1905).
Roma 1905, p. 39.
225 A.S.C., Copia della convenzione per l'Ospizio, conforme all'originale. Roma, 24 feb-
braio 1890, Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1, fasc. XIX.
226 Cinque lustri..., p. 42.
227 La seconda conferenza dei Cooperatori salesiani di Roma, in « Bollettino Salesiano »
III (aprile 1879), p. 5.

6.7 Page 57

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 59
come notava il cardinal Vicario, Monaco La Valletta sottolineando con rammarico:
Questi nemici della fede di Gesù Cristo non solo hanno qui edificati
templi ed aperte scuole alla menzogna, ma fabbricati Ospizi di carità, e ado-
prano ogni arte per fare proseliti specialmente tra il basso popolo e tra l'ine-
sperta e povera gente. Per questo modo cotesti stranieri mentre sollevano i
corpi, strozzano le anime. Quindi avviene che le presenti e le future genera-
zioni sono minacciate di eresia nel centro stesso del Cattolicismo, ai piedi della
stessa Cattedra della verità.228
L'Ospizio del Sacro Cuore non deluse le aspettative. Agli inizi del secolo
successivo aveva già accolto 18 ragazzi provenienti dagli ospizi protestanti. Il
Bollettino « Fides » del gennaio 1902 descrive il caso di Vincenzo Lintozzi di
anni 11 e di Luigi D'Angelo di anni 12 e la loro felicità di trovarsi presso
i Salesiani del Sacro Cuore.229
Dal punto di vista finanziario anche a Don Rua, come a Don Bosco,
non mancarono le preoccupazioni. Nella Convenzione dell'11 dicembre 1880
si concordava tra l'altro:
11. Resterà inteso di per sé che l'obbligo di sostenere ogni cura e spesa
spetterà alla Congregazione, anche per le altre pie Opere che assumerà, come
l'Ospizio pei fanciulli poveri, e l'Oratorio festivo pei giovanetti della Parroc-
chia cui si farà il catechismo, la scuola serale e, se farà di mestieri, anche
diurna [...] con dichiarazione che l'Ospizio, l'Oratorio e le Scuole dovranno
considerarsi come Istituti Speciali della Congregazione totalmente distinti dalla
Parrocchia.230
Don Rua, non volendo gravare sui benefattori, già chiamati in aiuto per
moltissime altre opere salesiane, pensò di proporre un mezzo già usato in altre
circostanze; ricorse alla « Pia Opera del S. Cuore di Gesù », cioè alla fonda-
zione di un legato perpetuo di sei Messe quotidiane da celebrarsi nella chiesa
del S. Cuore in favore di coloro che avessero fatto una offerta. Queste obla-
zioni sarebbero servite dapprima per la costruzione dell'Ospizio e poi per il
mantenimento dei giovanetti ricoverati. Detta dapprima « Opera della Divina
Provvidenza », l'istituzione ebbe, fin dal giugno del 1888, l'approvazione del
cardinal Vicario ed una speciale benedizione del Papa; il successore di Don
Bosco, preso consiglio da autorevoli persone e datale il nome di Pia Opera
del S. Cuore, la diffondeva in ogni parte.231 Nell'ottobre del 1892 con la co-
struzione degli ultimi due bracci dell'Ospizio gli alunni interni salivano da
117 a 180, dei quali 64 artigiani.232
228 La seconda conferenza dei Cooperatori salesiani di Roma, in « Bollettino Salesiano »
III (aprile 1879), p. 5.
229 Si veda « Fides » III (gennaio 1902), p. 15.
230 Cit. in M.B., vol. XIV, p. 808.
231 Cinque lustri..., p. 40.
232 A.S.I., Cronistoria dell'Ispettoria Romana 1876-1890...

6.8 Page 58

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60 Carmelina Coniglione
Si avvicinava il giubileo episcopale del S. Padre. Questo avvenimento
consigliò a D. Rua di dichiarare l'impresa monumento di devozione e di af-
fetto della Pia Società Salesiana al regnante Sommo Pontefice. Quel che Don
Bosco aveva ideato nel maggio del 1887 in preparazione al giubileo sacer-
dotale di Leone XIII, il successore fece nel marzo del 1893 nella ricorrenza
del giubileo episcopale dello stesso Pontefice.
Il 7 marzo 1893 si fece « l'inaugurazione e benedizione solenne dei nuo-
vi locali di completamento dell'Ospizio S. Cuore fatta da Mons. Cagliero e
dell'Em.mo cardinale Parecchi, Vicario di Sua Santità, di Don Rua e di nove
Arcivescovi e Vescovi. Per questa inaugurazione e per celebrare il giubileo di
Sua Santità Leone XIII si fa un triduo di solennissime feste ».233 All'inaugu-
razione faceva seguito una solenne accademia musico-letteraria presieduta dal-
lo stesso cardinale Parocchi, allietata dalla banda musicale e dai canti e de-
clamazioni dei convittori.
L'Opera prese a modello l'oratorio di S. Francesco di Sales in Torino:
Eretta per quei giovanetti che intendono avviarsi ad un'arte o conti-
nuare gli studi [...] (si presenta fin dai primi anni del secolo) insufficiente
pel numero straordinario di domande che si ricevono (ma) pei giovani rico-
verati è sufficiente. L'Ospizio S. Cuore [...] fra le vie: Porta S. Lorenzo, Ma-
genta, Marghera, Vicenza è annesso alla Parrocchia omonima [...]. La casa vive
del lavoro dei Salesiani e delle modeste e spesso ridottissime pensioni dei gio-
vani nonché delle poche limosine dei Cooperatori Salesiani.234
Gli esterni, l'Oratorio
L'Opera S. Cuore abbracciava l'internato e l'esternato. La missione sa-
lesiana verso gli esterni si fondava principalmente sull'apostolato specifico vo-
luto da Don Bosco in tutte le case: « Ogni Direttore si dia sollecitudine
d'impiantare un Oratorio festivo presso la sua Casa od Istituto, se ancora
non esiste, e di dargli sviluppo se è già fondato. Egli consideri quest'opera
siccome una delle più importanti di quante gli furono affidate ».235 Al Castro
Pretorio « nei giorni festivi vi è l'oratorio festivo che ha per iscopo di trat-
tenere la gioventù nei giorni di festa con piacevole ed onesta ricreazione dopo
avere assistito alle sacre funzioni di chiesa ».236
La fondazione dell'oratorio festivo del S. Cuore risale agli anni in cui
i Salesiani avviavano i lavori per l'erezione della Basilica. L'apertura ufficiale
233 IBIDEM.
234 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 248.
235 Deliberazione del III Capitolo Generale della Società Salesiana (1883) circa l'Ora-
torio Festivo: Cfr. Deliberazioni del terzo e quarto Capìtolo Generale della Via Società
Salesiana nel settembre 1883-86. San Benigno Canavese, Tip. Salesiana 1887, p. 22-23 (Opere
edite, vol. XXXVI, 274-275).
236 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.

6.9 Page 59

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 61
si fece il 7 ottobre 1883. « Al principio il numero dei giovanetti era scarso.
S'incominciò con una ventina, ma in poche settimane s'andò al numero di
oltre 80. Nella primavera del 1884 i frequentanti erano circa 180 e nella
festa di S. Luigi se ne contarono 224 ». Superata la flessione del 1885, « do-
vuta all'apertura della villa Ludovisi ove il popolo accorreva a solazzarsi in
quegli ameni giardini »,237 l'oratorio fu quasi sempre fiorente.
Movimento dell'Oratorio dal 1883 al 1919
Periodi d'anni
(a)
Media
annuale
dome-
nicale
(b)
Media
annuale di
aumento
(c)
Media
annuale
degli
iscritti
A. Periodo iniziale
di 3 anni
1883 = 85
160
40
200
(d)
Totale
com-
plessivo
dei nuovi
(e)
Totale
comples-
sivo degli
iscritti
160
600
B. Periodo intermedio
di 6 quinquenni
l° Quinquen. 1886 = 90
2° » 1891 = 95
3° » 1896 = 900
4° » 1901 = 905
5° » 1906 = 910
6° » 1911 = 915
180
230
350
380
340
280
60
110
100
120
80
90
240
340
450
500
420
370
270
1200
375
1700
535
2250
600
2500
510
2100
420
1850
C. Periodo di chiusa
di 4 anni
1916 = 919
200
80
280
240
1120
TOTALE dei nuovi
dal principio a tutto il 30.12.1919 N° ……………………. 3110
TOTALE gen. degli iscritti dal principio a tutto il 30.12.1919 N° …………………… ---
---
13320
Agli inizi del '900 il numero dei giovani inscritti raggiunse la cifra di 600.
« In media ogni settimana un 350 giovani frequentano l'oratorio e si accosta-
no assai frequentemente ai Sacramenti. Si insegna loro la dottrina cristiana e
i doveri di buon cristiano ».238 Impostato secondo le direttive di Don Bosco
l'oratorio si caratterizzò per l'aiuto ai giovani abbandonati e analfabeti, a com-
plemento dell'azione della famiglia e della scuola. Ad esso affluivano i ra-
gazzi provenienti dalle varie parti dei quartieri Macao, di S. Lorenzo, della
zona di Piazza Vittorio e anche da altre zone della città. Le famiglie li man-
237 A.O.S.C, Quaderno 3°, b. « Notizie dell'Ospizio »...
238 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.

6.10 Page 60

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62 Carmelina Coniglione
davano volentieri per levarli dalla strada e il grande cortile, quel giorno, zeppo di
ragazzi, risuonava delle loro voci.239
L'assistenza spirituale era accurata. L'oratorio, come attività interparrocchiale, faceva
parte a sé e celebrava indipendentemente dalla parrocchia le sue funzioni, le sue feste e
iniziative, l'esercizio di buona morte, ecc. Gli oratoriani
oltre la S. Messa hanno la spiegazione del Vangelo e del catechismo e la pre-
dica. Vi sono diversi sacerdoti ordinari per le confessioni che normalmente si
tengono a disposizione. Come straordinari alcuni Padri Gesuiti ed i Sacerdoti
addetti alla Parrocchia del S. Cuore. Gli esercizi spirituali hanno luogo ogni
anno a Pasqua e durano quattro giorni.240
Verso le dieci suonava la campana interna per far cessare i giuochi. Era
un compito arduo placare quella folla scatenata, sospingerla sotto i portici del
colonnato, raggrupparla in ordine di classe. Finalmente, dopo grande fatica, i
piccoli venivano avviati nella cappella degli « interni », dove si sistemavano
tumultuosamente nei banchi e ascoltavano la S, Messa in un discreto silen-
zio. Nell'entrare in chiesa i ragazzini scaricavano le loro energie cantando inni
a squarciagola tanto da disturbare chi ancora per caso riposasse. Un giorna-
lista del « Messaggero » scrisse un articolo intitolato: « Chi si salva e chi
si danna ».241
Era nell'interesse non solo dei Salesiani, ma anche di quanti amavano
la parrocchia eliminare i disordini che potessero disturbare le funzioni parroc-
chiali. I venditori ambulanti, in quel tempo molto numerosi, a volte si fer-
mavano a bandire la loro merce davanti alla porta della chiesa.
Nel corso del fervorino che precedeva la S. Comunione, un Sacerdote,
con voce ispirata, rivolgeva ai ragazzini suadenti esortazioni con lente pause:
« Bambini cari... chiedete... chiedete vivamente a Gesù... chiedete... ». « Le sarde
da fa' arosto ». La stentorea e potente voce di un « pesciarolo » completò la
frase, entrando a pieno volume nella cappella con un risultato facile ad imma-
ginare.242
Per rimediare ai disordini davanti alla chiesa il Comitato
d'accordo con il Parroco cercò di rivolgersi alle autorità.
All'interno della vita oratoriana qualche disordine disciplinare
zativo sfuggiva agli assistenti.243 Secondo una tradizione che doveva essere one-
parrocchiale
e organiz-
239 L'Oratorio aveva sede nello stesso isolato dell'Ospizio, usufruiva del medesimo cor-
tile degli interni e disponeva per le funzioni religiose dell'abside della basilica e della cap-
pella dei giovani collegiali.
240 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.
241 A.O.S.C., Cronaca antica di un oratorio romano, pp. 4, 8. (redatta da G. Colli).
242 IBIDEM.
243 L'oratorio fin dall'inizio fu diretto da un sacerdote sotto la dipendenza del diret-
tore della casa. Il sacerdote incaricato era coadiuvato da non meno di 8 salesiani in mag-
gioranza studenti presso l'Università Gregoriana.

7 Pages 61-70

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 63
rosa per la casa si distribuivano ai ragazzi, insieme al biglietto d'ingresso per
il teatrino, pagnottelle con salumi. I più furbi uscivano all'esterno dell'Isti-
tuto, entravano in chiesa e dalla parte della sagrestia, rientravano nella cap-
pella dell'abside e si rimettevano in fila.
Si dava grande importanza alle escursioni e al teatro, considerato un
grande mezzo educativo. Secondo Don Rua, il teatro doveva servire « prin-
cipalmente per attirare i giovani alla S. Messa e al catechismo »,244 che non
doveva essere mai meno di mezz'ora. Ad alimentare lo spirito di famiglia e
di amicizia tra i giovani si rivelavano efficaci le passeggiate: i più grandi an-
davano sino ai Castelli Romani, mentre i più piccoli si riversavano nelle cam-
pagne circostanti. La cronaca del 2 giugno del 1901 delinea brevemente come
si impostasse una « grande passeggiata ». I giovani, forniti di uno speciale bi-
glietto d'ammissione, che serviva a testimoniare l'assidua frequenza alla
S. Messa per diversi mesi, « erano tutti ordinati in una bella fila per quattro
e in capo ad essi la banda [...]. Dietro, un carro con le pagnottelle, il salame,
le ciliege, il vino... [sebbene un buon numero vi avesse rinunciato]... tuttavia
erano circa 140 senza tener conto dei piccoli. A suon di musica uscimmo dal
S. Cuore e ci incamminammo a S. Sebastiano. L'ordine e l'allegria regnarono
per tutta la strada: i canti religiosi e patriottici si alternavano alle marce ».245
Indizio della floridezza dell'oratorio era la frequenza ai Sacramenti. Le
prime cronache attestano come ogni anno il numero delle comunioni ascen-
desse a più di 3.000 (cifra ben alta se si considera che i « promessi » alla co-
munione non superavano le 200 unità). In quell'epoca, ogni anno per due
volte almeno, si organizzava un corso di Esercizi Spirituali per circa 100 gio-
vani al fine di prepararli alla prima comunione.246
Il Circolo S. Cuore
Se l'oratorio poteva bastare ai ragazzi, non poteva considerarsi sufficiente
per chi aveva raggiunto una certa età. Molti giovani, compiuti i loro 16 o
17 anni, lo abbandonavano, perché non vi trovavano più né istruzione né di-
vertimenti conformi alla loro età.247 Si fondò perciò l'8 dicembre 1904 un
« Circolo S. Cuore »248 come compimento dell'oratorio festivo. La nuova isti-
244 A.O.S.C, Parole di Don Rua, 1o gennaio 1899, riportate dalla Cronaca dell'oratorio
S. Cuore.
245 A.O.S.C, Cronaca dell'oratorio S. Cuore, 2 giugno 1901.
246 A.P.S.C., Cronaca dell'oratorio S. Cuore.
247 Cinque lustri..., p. 63.
248 L'iniziativa si deve a Don Tommasetti, direttore dell'ospizio. Il suo statuto e il suo
programma d'azione fu preso a modello da altri circoli di Roma e d'Italia. « Al Circolo è
preposto un direttore, sacerdote, al quale spetta il diritto di stabilire le funzioni religiose
pel Circolo, di determinare l'indirizzo religioso e morale, di vegliare e provvedere affinché
nel Circolo in generale e nei singoli soci si mantenga lo spirito cattolico... » (art. 4). « Alla

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64 Carmelina Coniglione
tuzione, detta anche « Associazione giovanile di Azione Cattolica », aveva la
sua sede nell'Ospizio ed era un'attività intermedia giuridicamente distinta
dalla parrocchia, formalmente più dipendente dall'oratorio. Unico punto di
contatto con la chiesa del S. Cuore (come avveniva per l'oratorio) era la festa
di Maria Ausiliatrice. Il Circolo si proponeva:
a) di indirizzare e confermare i giovani nella franca professione della vita
Cattolica, offrendo loro i mezzi necessari per l'adempimento in comune dei
loro doveri religiosi;
b) di completare la loro educazione religiosa mediante lo studio della
dottrina Cattolica, tanto nella parte dogmatica quanto nella parte morale;
c) di promuovere la loro cultura intellettuale secondo le esigenze del
tempo;
d) di prepararli alla pratica della vita civile e sociale in tutti i campi
dell'azione cattolica, e soprattutto in quello dell'azione popolare cristiana, sia
in opere di istituzione e di iniziativa del Circolo, sia in opere iniziate o con-
sigliate da altre Associazioni cattoliche riconosciute dall'Autorità Ecclesiastica;
e) di offrire ad essi i mezzi di ricreazione adatti alla loro età, mediante
giuochi onesti e convenienti, feste, convegni, passeggiate ricreative e artistiche,
trattenimenti drammatici ecc. (art. 2).249
Dalla cronaca del Circolo è dato rilevare i settori particolarmente colti-
vati nei primi anni e la qualità delle iniziative relative. Vi si riscontra una
intensa attività religiosa: oltre la Messa sociale nei giorni festivi e la riunione
settimanale, la scuola di religione, esercizi spirituali da tenersi nella settimana
santa; partecipazione alle funzioni parrocchiali nelle principali solennità; par-
tecipazione alle Comunioni generali con l'oratorio ogni volta che il Direttore
lo stabiliva; la cultura sociale: conferenze sul socialismo; conferenze sulla le-
gislazione operaia in Italia e all'estero (cassa di previdenza per la vecchiaia de-
gli operai, case operaie, infortuni degli operai nel lavoro), azione « pro ri-
poso festivo »; la cultura generale: conferenze letterarie, conferenze su argo-
menti di attualità; Vazione pratica, la quale seguiva le direttive generali della
Società Italiana della Gioventù Cattolica.
Anche la parte ricreativa era abbastanza ricca e articolata; essa compren-
deva, anzitutto, la sezione filodrammatica, in cui i giovani s'impegnavano ani-
matamente; alle recite si aggiungevano passeggiate artistiche ed archeologiche
né mancava, infine, la sezione ginnica. Tra le iniziative sono da ricordare an-
che i convegni rionali, con i quali i tre circoli dei quartieri limitrofi (S. Cuore,
S. Lorenzo fuori le mura e S. Giovanni Berchmans) intendevano rinsaldare i
vita normale del Circolo presiede un Consiglio Direttivo composto del Direttore, di un
Presidente, un Segretario, un Cassiere ai quali potranno essere aggiunti due Consiglieri »
(art. 5). Vedi in: A.O.S.C, Statuto sociale Circolo S. Cuore, (Lo Statuto comprendeva 17
articoli).
249 A.O.S.C, Statuto sociale del Circolo S. Cuore.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 65
vincoli della fraternità e coordinare la loro azione scegliendo a turno, come ritrovo, uno dei tre
circoli.
I primi anni dell'associazione furono attraversati da difficoltà. Il primo
presidente, Arturo Poesio, così le ricorda:
Per assicurare la sua stessa esistenza nelle ardue condizioni d'ambiente
in cui s'è svolta non ha potuto svolgere un'azione forte ed efficace e le opere
da essa tentate non hanno potuto produrre frutti visibilmente copiosi [...]
soprattutto per la cosiddetta scuola di religione e le poche « conferenze per
la cultura ».250
II presidente sottolinea le carenze e le insoddisfazioni iniziali, e in parti-
colare « la presenza di elementi guasti », i quali, tuttavia, « poterono essere
notati, sorvegliati ed allontanati senza scosse, senza scandali, senza rim-
pianti ».251 Si guarda con chiara obiettività agli elementi negativi dell'inci-
piente Circolo. Si fa accenno anche alla « sorda e sleale lotta mossa al Circolo
da noti dissidenti ». I soci « sebbene ingiustamente provocati, hanno tenuto
un contegno così corretto e mansueto che ogni prevenzione di animi non be-
nigni è stata disarmata ed ogni prevenzione maligna si è dovuta riconoscere
sfatata dalla realtà dei fatti ».252
Le attività furono tutte promosse con ottimismo e speranza. Un impe-
gno lodevole fu messo nella « lega della moralità » contro le rappresentazioni
teatrali scandalose. Il Parroco insisteva perché le giovani si guardassero dai
balli e dai teatri ritenuti occasione prossima di peccato.
Per frenare l'immoralità dilagante nei teatri di Roma i membri dell'Azio-
ne Cattolica si impegnavano anche finanziariamente alla stampa di foglietti di
protesta. « Durante il pubblico passeggio, nei luoghi più frequentati del rione
e nelle ore in cui è più grande la folla elegante, distribuirono essi stessi i ma-
nifesti anzidetti a migliaia di copie, dando spettacolo di franchezza edificante ».253
L'Azione Cattolica, secondo il Poesio, era
un'Opera che presenta eccezionali caratteri di utilità religiosa e sociale, special-
mente richiesta dai tempi nostri [...]. I frutti che se ne traggono al presente
sono evidenzialmente non poco considerevoli, ma non è arrischiato affermare
che i vantaggi dell'avvenire saranno immensi ed incommensurabili di guisa che
ogni cura, ogni sacrificio inteso a promuoverne lo sviluppo deve ritenersi
opera sopra ogni altra meritoria e benefica.254
250 A.O.S.C., Relazione dell'Anno sociale 1905, fatta da A. Poesio, presidente dell'Azione
Cattolica nella chiesa S. Cuore, 8 dicembre 1905, b. 15.
251 IBIDEM.
252 A.O.S.C., Relazione dell'Anno sociale... (Dalle fonti esaminate non si accenna alla
natura e ai motivi di questa lotta mossa al Circolo).
253 A.O.S.C, Relazione dell'Anno sociale...
254 IBIDEM.

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66 Carmelina Coniglione
L'associazione costituita da membri dai sedici ai venticinque anni, abbrac-
ciava studenti delle scuole secondarie e dell'università, artigiani e impiegati.
La cifra raggiunse, fin dai primi anni di vita del Circolo, la sessantina e si
mantenne invariata per molti anni.
Le scuole
Nell'Ospizio l'opera educativa a livello individuale e sociale era offerta
anche dalla scuola la quale, appena cominciò ad avere vita, si aprì al maggior
numero possibile di ragazzi. Si iniziarono i laboratori, si ampliarono i locali,
il numero degli allievi crebbe rapidamente, tanto da occupare ogni più pic-
colo angolo. Quanto agli interni
da 119 che erano nel 1891 ascesero successivamente a 186, poi a 317, 385, 448
negli anni 1892-93-94-95. Dopo, per necessario ingrandimento dei laboratori,
per aumento di personale addetto e per esigenze igieniche, si dovettero limitare
alquanto le accettazioni. Dalle cifre indicate si può dedurre il numero stragrande
di fanciulli i quali fatti adulti esercitano ora una onesta professione vivendo
onoratamente nella società.235
L'« Opera S. Cuore » di Roma si caratterizzò presto come una vera e
propria palestra educativa. Non pochi ottennero pubbliche cariche anche ele-
vate; moltissimi poi divennero sacerdoti nelle varie Diocesi e in pii Istituti.
I metodi e i criteri educativi praticati (come avviene tuttora in tutte le
case salesiane) si ispiravano al Sistema Preventivo di Don Bosco che poggia
sulla « ragione, religione e sopra l'amorevolezza ». E' un sistema che si attua
in cappella, in cortile e a scuola, tre vie che convergono al medesimo centro.
E' un trinomio inscindibile. Ma il primato spetta alla religione: « la sola re-
ligione è capace di cominciare e compiere la grand'opera di una vera educa-
zione »,256 fondamento dell'obiettivo educativo complessivo: formare « buoni
cristiani e onesti cittadini ».
Nell’accogliere ed educare questi giovanetti artigiani, si è d'allevarli in
modo, che uscendo dalle nostre case, compiuto il tirocinio, abbiano appreso
un mestiere onde guadagnarsi onoratamente il pane della vita, siano bene
istruiti nella religione ed abbiano le cognizioni scientifiche opportune al loro
stato. Ne segue che triplice deve essere l'indirizzo da darsi alla loro educa-
zione: religioso-morale, intellettuale e professionale.257
L'importanza sociale dell'Ospizio si fonda su una sicura garanzia: il gio-
vane esce dall'Istituto con un diploma o documento che gli offre la certezza
di un inserimento nella società. Egli sa di essere idoneo a praticare una pro-
fessione, che ha appreso in un ambiente cristiano, nel quale ha assimilati pre-
255 Cinque lustri..., p. 47.
256 M.B., vol. III, 605.
257 (1) Deliberazioni del terzo e quarto..., p. 18 (OE 36, 270).

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 67
cisi e saldi principi morali, che dovrà conservare, alimentare e far fruttificare
nel contesto socio-ambientale in cui dovrà inserirsi. Il raggiungimento del-
l'obiettivo e l'inserimento nel mondo non significava l'addio al Collegio, per-
ché l'ex-allievo tornando nell'Istituto si sentiva sempre a casa sua e poteva
ancora trovare il sostegno morale nei suoi educatori.258
La scuola abbracciava il settore dei convittori e degli esterni e si sud-
divideva nei tre rami professionale, ginnasiale ed elementare. Le scuole pro-
fessionali risalgono, come si è accennato, all'anno 1883, ed ebbero inizio con
un laboratorio di calzolai, inaugurato con due soli allievi; prima della fine
del secolo, arrivarono a una trentina. Esso costituì la pietra fondamentale della
scuola professionale; si aggiunse molto presto il laboratorio dei falegnami
(1885), il cui rapido progredire nella perfezione dell'arte era dimostrato dalle
molteplici richieste di vario lavoro da parte di numerosa clientela.
Una prova dell'abilità raggiunta dagli allievi l'offriva, oltre i diversi mo-
bili di lusso eseguiti in quegli anni per vari benefattori, gli eleganti stipi
della Libreria, fatti su disegno del salesiano Quintino Piana. Presto il labora-
torio fu attrezzato da efficienti strumenti tra cui una particolare macchina for-
nita di sega circolare ed atta a fare cornici diritte e curve, cavi, buchi, ecc.,
azionata da un motore elettrico della forza di quattro cavalli.
Nel 1887 sorse il laboratorio di sarti che, contando da principio solo
cinque allievi, in seguito ne ebbe oltre quaranta. In esso si eseguivano abiti
d'ogni genere, tanto per ecclesiastici quanto per laici.
L'anno successivo si diede vita alla scuola dei legatori di libri. Gli alun-
ni secondo la loro capacità venivano divisi in tre sezioni: brossura, legatura,
rilegatura. Dopo la scuola tipografica questo laboratorio era il migliore per
attrezzature. Esso possedeva: bilancieri, macchine da taglio, un torchio per
taglio dei libri, una morsa arrotondatrice, ecc. Le scuole non poterono avere
un grande sviluppo se non nell'anno 1893 quando, compiuta la fabbrica, ogni
laboratorio ebbe il proprio locale adatto.
Presto acquistò grande importanza, tra tutti i settori, la scuola dei tipo-
grafi che, aperta nel 1895, raggiunse in pochi anni il livello dei migliori sta-
bilimenti grafici. Gli alunni svolgevano il lavoro di compositori e di impres-
sori. Le attrezzature comprendevano macchine messe in movimento da appo-
siti motori elettrici. Tra i doni dei benefattori va ricordata una macchina a
movimento ipocicloidale e a doppia macinazione cilindrica della tiratura di
circa 1.500 fogli all'ora. Oltre i numerosi lavori avventizi, si stampava la du-
plice Collana maschile e femminile delle Letture drammatiche e Gymnasium,
periodico letterario didattico per le scuole secondarie, che usciva tre volte
al mese.259
258 L'Unione ex-allievi dell'ospizio S. Cuore formulò il proprio statuto nel 1911; l'inizio
vero e proprio dell'attività dell'Unione si ebbe nel 1913.
259 Cinque lustri..., pp. 54-55.

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68 Carmelina Coniglione
Dal 1930 la tipografia e la legatoria vennero dislocate al nuovo istituto
professionale Pio XI insieme alle scuole professionali dell'Opera di via Marsala.
L'Ospizio poi con la Libreria salesiana di Roma rappresentava l'unico
centro dell'attività tipografico-editrice dell'Ispettoria salesiana romano-sarda.
Sorta con umili origini la Libreria si caratterizzò, in un primo momento, come
semplice locale interno dove sono tenuti in deposito i prodotti dei laboratori
salesiani senza alcuna idea di speculazione, ma soltanto a scopo di procurare
lavoro ai ricoverati negli istituti appartenenti all'opera di Don Bosco. [...Tale
attività richiede] l'opera di più persone fra i ricoverati nell'Ospizio del S.
Cuore, ed il mantenimento di questi assorbe e supera il meschino ricavato
della vendita.260
La Libreria divenne editrice dopo un decennio di vita. Prese contatto
con le scuole principali del Regno e dell'estero, facendosi depositaria di tutte
le edizioni salesiane e, ingrandendosi, acquistò l'aspetto di un elegante e spa-
zioso negozio.
Infine, va ricordata la scuola di musica strumentale cui Don Bosco aveva
dato pure tanta importanza.261
Come tra gli studenti fiorisce la Schola Cantorum, così tra gli artigiani
la Scuola di Musica strumentale. Essa venne istituita nell'anno 1887, ma il
suo sviluppo più importante comincia nei primi anni del secolo quando, ri-
conosciutane la necessità, venne accordata per tale scuola una media giorna-
liera di un'ora e mezza. Gli allievi impiegavano il primo anno del loro tiro-
cinio nello studio del solfeggio e nella pratica elementare dello strumento.
Nel secondo anno potevano entrare a sostenere le terze e le seconde parti
nella banda. Con le prime parti che richiedevano tre o quattro anni di eser-
cizio giornaliero si poteva bene affrontare, con speranza di buona riuscita,
ogni pezzo di media difficoltà. Quanto agli strumenti, la banda dell'Istituto
si trovava all'altezza delle moderne esigenze disponendo nel quartetto i sasso-
foni e i clarini, riuscendo a dare anche all'aria aperta l'effetto poderoso e
vario dell'orchestra.262
L'insegnamento tanto professionale quanto scolastico, venne impartito con
ampiezza e con criteri razionali e pratici. Si ebbe tutto l'interesse « di prov-
vedere alle scuole professionali maestri intelligenti e zelanti e di arredarli di
tutti gli attrezzi che il progresso meccanico andò man mano attuando, affin-
260 A.S.I., Lettera di Don Marenco alla Commissione delle Imposte, s.d. Memorie par-
ticolari, b. 18.
261 Con la banda musicale i giovani aprivano e chiudevano le varie manifestazioni che
si svolgevano nel cortile salesiano del Castro Pretorio. Dalle Cronache e dalle testimonianze
si afferma che la banda musicale dei giovani dell'Ospizio costituiva una nota gioiosa per il
quartiere. I giovani animavano anche le loro passeggiate all'aperto con la musica, e quando
le persone, incuriosite, si affacciavano alla porta esclamavano: « Sono i ragazzi dell'Ospizio
Don Bosco ».
262 Cinque lustri..., pp. 55-56.

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 69
che gli allievi potessero avere una formazione completa, cosicché uscendo dall'istituto non
avessero da stentare per guadagnarsi il pane ».263
Quanto ai programmi didattici
siccome gli artigianelli si debbono sovente accettare così come vengono pre-
sentati e spesso quindi sono giovani o abbandonati o provenienti da povere
ed infelici famiglie che ne trascurano l'istruzione primaria, così nel compilare i
programmi didattici non si potè supporre che essi abbiano, in generale, com-
piuto il corso elementare; ma si dovette invece partire dalle scuole elemen-
tari inferiori e salire fino alla sesta per quelli che ne avessero bisogno, ed
inoltre aggiungere un corso superiore per quelli che entrassero al corso ele-
mentare compiuto o lo compissero durante la loro dimora nell'Ospizio. Quindi
la necessità di creare due corsi: il primo abbraccia le sei classi elementari a
norma dei vigenti programmi, con aggiunta di scuola di disegno e di geometria
in relazione alla propria arte; il secondo, che potrebbe chiamarsi benissimo
di perfezionamento, si suddivide in tre anni, ed ha per scopo di rinvigorire
e perfezionare i giovanetti nello studio dell'Italiano, dell'Aritmetica, della Sto-
ria, della Geografia, della Fisica, della Chimica e del Disegno, sempre in rela-
zione al loro mestiere ed insegnare loro la Computisteria, il Francese, la Socio-
logia per iniziarli sanamente alle grandi questioni che oggi-giorno agitano le
classi sociali. Anche la musica viene loro insegnata sia per ingentilirne l'animo
sia per dar loro una cultura completa.264
Per Don Bosco il volere i giovani collocati sulla buona strada, significava
avviarli alla virtù rendendoli, nello stesso tempo, abili a guadagnarsi onesta-
mente il pane della vita. Si insisteva, perciò, sull'istruzione dell'operaio.
L'orientamento scolastico dell'Ospizio sottolineava punti di grande importanza
anche per i nostri giorni:
Un artigiano colto è più atto a comprendere il suo mestiere e perciò a
maggiormente progredire in esso può più facilmente perfezionarsi anche com-
pletando da sé le lezioni alle volte deficienti del maestro; e poi introdurre
nell'arte sua miglioramenti sfuggiti ad altri e mettersi così in grado di gua-
dagnare molto. Senza dubbio, egli può diventare un operaio, anzi un maestro
insigne [...]; un operaio che sappia solo macchinalmente il suo mestiere, tro-
verà meno facilmente da occuparsi che non un altro il quale abbia una certa
cultura e segua metodi razionali. Ancora: se il lavoro gli andrà bene, un ope-
raio convenientemente istruito, sarà capace di iniziare, di regolare ed anche
di far prosperare un commercio e così di migliorare notevolmente la sua
condizione.
Infine, un operaio sanamente istruito sarà in grado di conoscere meglio
i suoi diritti e i suoi doveri e di meglio comprendere la dignità e la missione
del lavoro.265
L'efficienza scolastica e il lodevole funzionamento dell'Ospizio avevano suscitato calde
approvazioni da parte delle autorità civili. Già Urbanico Rat-
263 Ordinamento scolastico e professionale degli alunni artigiani dell'Ospizio S. Cuore
di Gesù in Roma. Roma 1910, p. 34.
264 IBIDEM.
265 Ordinamento scolastico..., p. 5.

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70 Carmelina Coniglione
tazzi, in visita all'Ospizio nel 1900, aveva espresso il suo compiacimento. E
non erano mancate approvazioni anche da parte dell'Ispettorato del Lavoro.
Don Ricaldone riferisce che Carlo Massara, inviato dall'Ispettorato del La-
voro per un'ispezione alle scuole professionali, ne aveva lodato il funziona-
mento, rifiutando, però, di estendere a tutti l'assicurazione contro gli infor-
tuni; essa fu limitata, oltre « ai soli operai addetti alle macchine della stam-
peria, anche agli allievi del loro stesso reparto », perché per gli altri « il la-
voro manuale effettivo non è prevalente sullo studio, sull'insegnamento, né
erano tenuti all'obbligo dell'Assicurazione ai sensi della Legge 31 gennaio
1904 gli opifici annessi a scuole industriali o professionali o ad ospizio di ca-
rità a scopo di istruzione e di esercitazione pratica degli allievi ».266
L'esposizione dei lavori costituiva un grande avvenimento per gli alunni
della scuola professionale e per i loro parenti.
Tutti, qualunque sia il grado della loro istruzione professionale, devono
prendervi parte con uno o più lavori che, quanto a difficoltà tecniche, non
eccedano i limiti di quella parte del programma che fu loro insegnato sino
all'epoca dell'esposizione [...]. E' divisa in tante sezioni quante sono le scuole
professionali ed i lavori vengono esposti con ordine e gradatamente partendo
cioè dai più elementari e salendo a poco a poco sino ai più complicati e dif-
ficili, eseguiti dagli alunni prossimi a conseguire il Diploma di operaio.267
Queste esposizioni, iniziate nel 1905, si facevano con solenne cerimonia
di apertura e di chiusura. Spesso, come attesta la Cronaca della casa, veniva-
no onorate dalla visita di personaggi illustri e dalla stessa regina Margherita.
Alcune linee di lavoro nuovo e di grande importanza didattica erano offerte
agli educatori e ai maestri dal già citato volumetto « Ordinamento scolastico
e professionale ». Esso costituì « un vero manuale utile a chiunque volesse
istituire scuole professionali secondo criteri razionali e in conformità alla leg-
ge sul lavoro delle donne e dei fanciulli e al regolamento per l'applicazione
della medesima ».268
Un funzionario dello Stato scriveva a proposito di questo libretto:
Anche questa pubblicazione viene a provare la parte insigne che la
Provvidenza ha assegnato all'umile Congregazione Salesiana nel rinnovamento
cristiano-sociale. Mai infatti l'insegnamento professionale era stato così ben
disciplinato e distribuito. Non vi ha pensato il Governo con tutti i mezzi di
cui dispone; non mai vi pensò ente alcuno provinciale o comunale. Lascia-
rono le parecchie scuole professionali e credettero sempre che dovessero vivere
così da sé a forza di gomiti.269
266 A.S.C., Relazione inviata a Don Ricaldone, s.d., Roma, 38, Roma S. Cuore, b. 1,
fasc. XXIII.
267 Ordinamento scolastico..., p. 18.
268 A.S.C., Relazione sulla seconda esposizione dell'Ospizio S. Cuore, s.d., Roma, 38,
Roma S. Cuore, b. 1, fasc. XX.
269 A.S.C., Relazione sulla seconda esposizione...

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 71
Negli Archivi salesiani non esiste una sufficiente documentazione che con-
senta di valutare il comportamento degli educatori nei riguardi degli allievi
interni. Non emergono casi negativamente determinanti che attestino l'esi-
stenza di « preferenze e discriminazioni ». Mentre si colgono molti tentativi e
sacrifici da parte dei responsabili dell'Opera, per gestirla nel modo migliore
e sopperire convenientemente ai bisogni dei ragazzi. Non mancano invece del-
le tensioni tra il Direttore dell'Ospizio e il Parroco, specialmente a livello or-
ganizzativo; queste, però, non sembrano avere una forte risonanza negativa
sull'Opera.
Il buon funzionamento dell'Ospizio era favorevolmente commentato (sep-
pure con qualche imprecisione).
Se i convittori non appartengono a due schiatte, essendo quasi tutti po-
veri, seguono però strade diverse. Gli studenti pagano per esservi ammessi,
ma non gran cosa [...]. Gli artigiani nulla pagano e sono mantenuti nell'Ospi-
zio finché non abbiano bene appreso la professione che hanno abbracciata.
Per ordinario, escono sui venti anni [...]. Sono trattati tutti ugualmente; tutti
hanno gli stessi diritti; poiché gli studenti, poniamo pure che sia per poco,
concorrono al mantenimento della casa, alla quale se traggono profitto dai loro
studi, possono un giorno recare vantaggio, e gli artigiani, una volta pratici
del loro mestiere, alla comune spesa contribuiscono coi prodotti del loro lavoro.
Si fa come un ragguaglio tra lo studio e il lavoro: si stimano entrambi, perché
la istituzione è fondata appunto sovra questo principio, che ad essa può gio-
vare tanto uno studioso quanto un onesto operaio.270
La struttura scolastica si presentava chiaramente funzionale. Una parte
dei convittori si applicava agli studi nelle scuole elementari e ginnasiali fre-
quentate altresì da circa 200 esterni; un'altra parte, rilevantissima, praticava
un'arte o mestiere nei diversi laboratori. Numerosi Salesiani (sacerdoti, chie-
rici e laici) attendevano all'educazione ed istruzione di tanta gioventù.
I professori e i Superiori sono membri della stessa Società Salesiana, tutti
hanno residenza nell'Istituto. Gli alunni hanno le scuole interne e sono le
5 classi elementari e le prime 4 classi ginnasiali. Gli artigiani hanno le scuole
serali. Alle scuole dell'Istituto si ammettono anche giovani esterni per le classi
elementari pontificie. Vi sono anche alcuni giovani di famiglie private che fre-
quentano le classi ginnasiali. L'orario per le materie e l'insegnamento è con-
forme ai programmi governativi - ma - le scuole non sono pareggiate. Le
classi elementari sono esaminate dalla commissione della scuola pontificia. Le
ginnasiali dai professori dell'Istituto sotto la sorveglianza del Direttore. Ogni
tre mesi ha luogo l'esame trimestrale. Si fanno accademie scolastiche e si di-
stribuiscono premi ed attestati ai migliori alunni. A tutto deve pensare
l'Istituto.271
270 C. GIODA, La carità a Roma, in « La vita italiana » I (novembre 1894-gennaio 1985)
Roma, vol. 1o, p. 491.
271 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 428.

7.10 Page 70

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72 Carmelina Coniglione
La natura educativa dell'Opera salesiana si poggiava principalmente su
solide basi cristiane. Si curava perciò tanto la vita di pietà che, per quell'età
ancora vivace, doveva risultare forse un po’ troppo densa, ma non certamente
nociva e poteva anche dare i suoi frutti.272
I giovani tutti i giorni ascoltano la S. Messa e recitano il S. Rosario e
le preghiere ordinarie. Ricevono anche la benedizione del SS. Sacramento.
Nei dì festivi ascoltano due Messe, [...] la spiegazione del Vangelo, cantano i
Vespri della Madonna e ascoltano la predica nella chiesa interna dell'Istituto,
dipendente totalmente dalla chiesa parrocchiale. Nei tridui, nelle novene si
tiene il seguente ordine: prima si recita il S. Rosario, segue il canto, poi una
preghiera volgare indi il canto delle litanie e la benedizione col SS.mo che in
questo Santuario si dà in tutte le sere dell'anno. Dopo la recita del S. Rosario
e in queste benedizioni non si accendono mai meno di venti candele di cera.273
Dalla cronaca della casa si coglie quasi sempre la risposta positiva dei
giovani.
L'istruzione religiosa che, secondo Don Bosco, costituisce la base essen-
ziale per un sano rimedio sociale, nell'Ospizio si praticava con viva e costante
sollecitudine.
La scuola di catechismo dipende dal direttore dell'Ospizio, l'insegnamento
del catechismo è affidato ai preti e ai chierici della Casa.274 Tanto nelle scuole
elementari quanto nelle ginnasiali e agli artigiani si impartiva un'ora di cate-
chismo durante la settimana ed una alla domenica; i più grandi frequentavano
un corso superiore di religione tenuto dal sacerdote catechista degli artigiani.
Gli alunni che frequentano la scuola di catechismo sono 430; cioè: 200 stu-
denti interni; 100 esterni che frequentano le nostre scuole; 130 artigiani. Gli
alunni sono interni. Per eccitare l'emulazione tra gli alunni si assegnano due
punti di diligenza a chi prende 10; chi ha un certo numero di tali punti ha
diritto a passeggiate speciali e ad un premio speciale alla fine dell'anno; tanto
all'esame trimestrale come al finale, l'esame di catechismo si dà per primo.273
L'insegnamento impartito dai cattolici nei vari Istituti di Roma non era
sempre visto con simpatia dal Governo, perché sospettato come antipatriot-
tico e a sostegno del Papato:
272 Si ebbero non poche vocazioni religiose salesiane e secolari. L'allegato B al qua-
derno 4° della Cronistoria dell'Ospizio, « Per gli Ospizi o Istituti di beneficenza », conser-
vato in A.O.S.C, riporta un elenco cronologico delle vocazioni religiose date dall'Istituto
S. Cuore. Si registrano dal 1889 al 1919 ben 179 domande di giovani aspiranti al sacerdozio
di cui 68 conseguirono l'ideale. Si ebbero, nello stesso arco di tempo, 138 domande di coa-
diutori di cui 34 furono accettate. Anche l'oratorio diede le sue vocazioni (circa una quin-
dicina).
273 A.S.V.R., Visita Apostolica 1904, 422-428, fasc. 248.
274 Dall'ottobre del 1888 nell'Ospizio Sacro Cuore dimora il gruppo di Salesiani che
frequentano gli studi filosofici e teologici presso l'Università Gregoriana, con un gruppo
notevole di giovani chierici.
275 A.P.S.D.B., Scuola di catechismo nell'Ospizio del S. Cuore, b. 4.

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 73
Non si fa politica [...], ma non si omette di guidare la loro educazione
in maniera da renderli, per quanto è possibile, favorevoli al Papato e agli
interessi del clero. La religione è la grande arma del prete e per essa egli
provvede ad affratellare i suoi aderenti, a stringerli intorno a sé in schiere
compatte e solidali [...]. Il prete si impossessa delle scuole: foggia a suo modo
le coscienze infantili e questo è un grave pericolo per la patria. Le migliaia
dei bambini affidati oggi alla educazione del clero, costituiscono oggi la gene-
razione nuova [...] e guai se si troveranno indeboliti i santi ideali di patria
e di libertà.276
La laicizzazione di tutte le scuole pubbliche si verificò nel 1870 e, quanto
alla scuola primaria, si cercò di creare una scuola elementare laica che sosti-
tuisse quella confessionale. Si trattava « del più grande fatto dopo quello della
liberazione ».277
Ogni comune, secondo le norme della legge Casati del 13 novembre
1859, avrebbe dovuto aprire una scuola elementare dipendente dall'autorità
civile. Nel 1870-71 in tutta la provincia di Roma si aprirono 735 scuole;
il ritmo proseguì negli anni seguenti, mentre diminuiva il numero delle scuole
confessionali.278
Nel quartiere del Castro Pretorio il Consiglio Comunale deliberò la co-
struzione di un grande edificio scolastico tra la via Gaeta e la via Montebello,
perché gli abitanti di quelle vie facevano replicate lagnanze per la mancanza
di una scuola comunale.279 Quanto all'educazione religiosa in Roma, le scuole
statali erano guardate con sospetto da un gran numero di famiglie malgrado
le assicurazioni dell'Assessore del Comune all'istruzione, che in un manifesto
affisso per le strade aveva ribadito che nelle scuole elementari, dirette dal-
l'autorità civile, si insegnava la dottrina cristiana e la storia sacra. Il numero
degli alunni delle scuole pubbliche rimase inferiore a quello delle private.280
All'inizio del nuovo secolo il disorientamento e il disagio delle famiglie
romane non si erano attenuati. Il « Corriere d'Italia » del febbraio del 1909
scrive:
Il blocco capitolino appena insediato, dette mano energicamente alla
resurrezione economica e civile di Roma abolendo l'insegnamento religioso nelle
scuole comunali [...]. Eppure l'art. 3 del regolamento Rava imponeva sempli-
cemente e tassativamente ai comuni l'unica incombenza di destinare le aule
scolastiche all'insegnamento religioso richiesto dai padri di famiglia e affidato
ai maestri destinati dal Consiglio Provinciale.281
276 A.S.R., Copia della relazione del Commissario Capo al Prefetto di Roma, 22 aprile
1899, Questura di Roma, b. 73, fasc. 278.
277 E. PERODI, Roma Italiana..., p. 42.
278 G. MARTINA, Osservazioni sugli « Stati delle anime » della città di Roma, in La vita
religiosa a Roma intorno al 1870, pp. 28-29.
279 E. PERODI, Roma Italiana..., p. 365.
280 G. MARTINA, Osservazioni sugli « Stati delle anime »..., p. 29.
281 Il « blocco » e l'insegnamento religioso, in « Corriere d'Italia », IV (17 febbraio 1909).

8.2 Page 72

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74 Carmelina Coniglione
Nell'archivio parrocchiale della chiesa del S. Cuore si conservano circo-
lari della direzione diocesana inviate al parroco, in cui si chiede di sollecitare
le famiglie del quartiere a reclamare per la soppressione dell'insegnamento re-
ligioso nelle scuole e provvedere alla raccolta delle firme. L'Azione Cattolica
operò instancabilmente diversi tentativi perché venisse rigorosamente appli-
cata la legge Casati.
In una circolare della Presidenza dell'Azione Cattolica si legge:
Noi dobbiamo insorgere con ogni nostra forza e protestare contro un
provvedimento che oltre ad essere giuridicamente illegale, giacché non si può
con un decreto o regolamento ministeriale abolire una legge organica dello
Stato, « La legge Casati », che obbligava i Comuni ad impartire l'insegna-
mento religioso, è anche ingiusto e immorale. Ingiusto perché si obbligano i
cittadini, la maggioranza dei quali è cattolica, a contribuire per una istruzione
mancante di quella parte principale a cui essi hanno diritto; immorale perché
tolto il concetto e il freno religioso, viene a mancare la norma sicura e la ragione
sufficiente dell'onestà.282
I Salesiani si mostrarono sensibili a questa operazione di recupero reli-
gioso, tanto che il Comitato parrochiale del S. Cuore inviò una nota al Pre-
sidente del Consiglio di Stato anche a nome di numerosi padri di famiglia del
quartiere per ristabilire i diritti dei cattolici italiani in conformità alla legge.
L'attività sociale dell'Opera salesiana del S. Cuore di Gesù al Castro Pre-
torio si ripercuoteva anche nell'azione pedagogica delle scuole esistenti nel-
l'ambito del territorio di propria competenza spirituale. Nel quartiere, prima
ancora della fondazione dell'Ospizio S. Cuore, esisteva il Collegio Massimo,
retto dai Gesuiti e rivolto a un ceto ricco.283
Nei primi anni del secolo XX prosperavano nella zona, insieme all'Ospi-
zio salesiano, altri Istituti a carattere popolare.
L'Istituto S. Leone Magno, fondato dai Fratelli Maristi, aveva oltre la
scuola privata-Convitto, scuola elementare e scuola tecnica (4 anni) per la gio-
ventù maschile esterna. L'Istituto svolge ancora oggi una vasta attività so-
ciale, che mira, come l'Opera salesiana, all'educazione della gioventù.284 La
cifra raggiungeva già allora i 400 alunni, a cui i Salesiani rivolgevano l'istru-
zione religiosa settimanale e si offrivano per le confessioni e la S. Messa
quotidiana.
282 A.P.S.D.B., Circolare della Direzione diocesana dell'Azione Cattolica Italiana, 10 di-
cembre 1907, b. 2.
283 Col nuovo assetto edilizio del quartiere, i Gesuiti si trasferirono altrove.
284 « Educare i giovani è porre le fondamenta della società futura ». Questo anelito
del Beato Marcellino Champagnat (1799-1840), fondatore dei Fratelli Maristi o Frères
Maristes, costituisce l'anima della loro missione. L'Istituto, con carattere spiccatamente ma-
riano, è di origine francese e vanta 892 case nel mondo. A Roma i Fratelli Maristi si stabi-
lirono nel 1886 in via Palestro, poi nel 1899 si trasferirono in via Montebello (attualmente
la scuola S. Leogne Magno è situata in piazza S. Costanza).

8.3 Page 73

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 75
Per le ragazze del popolo esistevano nel quartiere diverse scuole. La Fras-
sinetti,283 fondatrice delle suore Dorotee, aprì per desiderio di Leone XIII,
una scuola gratuita pontificia con classi elementari e scuola materna: un iso-
lato che fu, in un primo momento, affiancato alla Scuola magistrale di via Vi-
cenza. Le alunne raggiunsero presto il numero di 140, tanto che « si rese
necessario il trasferimento in altri locali sempre nelle vicinanze della chiesa
del S. Cuore, finché si prese un edificio in via Magenta, adiacente all'ester-
nato signorile di piazza Indipendenza ».286 Le suore formavano le alunne alla
pietà, alle virtù cristiane e davano all'istruzione religiosa il primo posto. L'Isti-
tuto accoglieva le alunne anche nei giorni festivi per la S. Messa e la Con-
gregazione Mariana ed esplicava l'apostolato anche verso le famiglie del-
la zona.287
In via Nazionale le suore della Beata Vergine Maria avevano una scuola
gratuita di lingue estere, frequentata da oltre 300 ragazze. La presenza degli
Istituti cattolici nel Castro Pretorio serviva efficacemente a promuovere l'edu-
cazione cristiana della gioventù e, con l'offerta della scuola gratuita, contri-
buiva a porre un argine al dilagare delle scuole protestanti e a fronteggiare la
loro intensa attività.288
Un accenno particolare va fatto all'Istituto « Maria Ausiliatrice » di via
Marghera. Sorto nel 1891 dopo la parrocchia del S. Cuore e l'Opera omo-
nima, ebbe lo scopo di affiancare l'Opera dei Salesiani di via Marsala. Don
Rua ne delinea l'obiettivo in una lettera al S. Padre.
Don Bosco, fin da quando ebbe da Vostra Beatitudine l'incarico di fab-
bricare in cotest'alma Città la Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù,
aveva fermato nell'animo d'inviarvi co’ Salesiani anche le Suore di Maria SS.ma
Ausiliatrice, com'è di consuetudine nella nostra Congregazione, affinché potes-
sero prestare alla parrocchia il valido appoggio dell'opera loro nell'educazione
della gioventù femminile e povera, sia coi Catechismi, sia con l'aprire un labo-
ratorio ed un Oratorio festivo.
Nel 1884 espose il suo disegno a Vostra Beatitudine, che si degnò di
285 La Frassinetti, nel febbraio del 1879, fece suo il desiderio di Leone XIII di aprire
una scuola pontificia gratuita. Iniziata in via Vicenza, la scuola, incrementandosi sempre più
e rivelandosi insufficiente per il numero delle alunne, si trasferì successivamente in via
Milazzo e poi in via Magenta. Oggi l'Istituto non è più presente nella zona. (Si veda:
Nel centenario dell'Istituto di S. Dorotea, Roma, 1934, in Archivio Casa Generalizia delle
Suore dorotee, Salita S. Onofrio, armadio II, piano 4°, b. 3).
286 Nel centenario dell'Istituto di S. Dorotea..., p. 54-55.
287 IBIDEM, p. 55.
288 Nel quartiere, come si è accennato precedentemente, esistevano altri Istituti in cui
i Salesiani facevano da Cappellani, e impartivano l'insegnamento del Catechismo. Tra gli
Istituti, oggi non più presenti nella zona, era quello delle suore della S. Famiglia del S.
Cuore, in via Gaeta e l'Ordine delle suore Battistine di via Varese, che conduceva vita
contemplativa.

8.4 Page 74

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76 Carmelina Coniglione
approvarlo e di incoraggiarlo; ma non potè sinora tradursi in atto per mancanza
di mezzi.289
L'inizio delle attività delle Figlie di Maria Ausiliatrice è molto modesto.
Nel 1891 in via Magenta esse abitano in un alloggio offerto con il necessario
da una pia signora romana.290 Esse hanno la cura del guardaroba dell'Ospi-
zio salesiano ed esercitano l'apostolato tra le fanciulle del quartiere. La casa
era priva di cortile per cui non fu possibile iniziarvi subito l'oratorio, ma le
bambine e le giovani frequentanti i catechismi, invasero l'abitazione delle
Suore, e la Casa, intitolata da Don Rua a S. Cecilia, assunse presto il suo
volto salesiano. Qualche anno dopo, l'opera venne trasferita nel villino Can-
toni in via Marghera, dove si sviluppò e divenne centro di varie attività so-
ciali. Oltre l'asilo e le scuole elementari, le Suore vi tenevano un laboratorio
per giovanette, l'internato educativo e l'oratorio festivo, al quale accorrevano
circa 400 alunne.
Un'opera sociale caratteristica fu la scuola festiva per domestiche anal-
fabete (oggi non più attiva) e un doposcuola quotidiano per fanciulle. Ma
l'attività di maggiore rilievo negli anni precedenti la prima guerra mondiale
fu la scuola di religione per signorine maestre e studentesse, il cui numero
cresceva rapidamente: «Si è iniziato [...] con un concorso insperato di si-
gnorine, desiderose di acquistare, con le altre scienze, anche quella indispen-
sabile della nostra santa Religione. L'importanza degli argomenti [...] e la
parola chiara e persuasiva del valente conferenziere hanno attirato altre nu-
merose alunne tanto che si è raggiunto il numero di oltre 90 inscritte al corso
superiore e oltre 60 al corso inferiore ».291
La sensibilità per i bisogni sociali del tempo si conserva lungo gli anni
nell'Opera salesiana del Castro Pretorio. Rilevante e apprezzabile è l'opera
dei Salesiani per i danneggiati della Marsica del 1915. « Furono i primi preti
accorsi da Roma sul luogo del disastro e rimasti sulle macerie per le prime
ventiquattr'ore, principalmente per dare aiuto spirituale ai morenti, ammini-
strando loro i sacramenti ».292
L'Istituto del S. Cuore in Roma conteneva alunni provenienti da tutti i
paesi maggiormente colpiti dal terremoto, cioè: « Avezzano, Sora, Ortucchio,
Gioia, Pescina, Pescarolo, Lecce dei Marsi, Fontana Liri ed altri quindici
paesi! ».293
Don Albera (terzo successore di Don Bosco), preoccupandosi anche degli
289 A.I.F.M.A., Lettera di Don Rua al Santo Padre, 26 settembre 1891, busta relativa
all'Istituto Salesiano di via Marghera.
290 G. CAPETTI, Il cammino dell'Istituto..., p. 34.
291 La scuola di religione, in « Bollettino Parrocchiale » XI (gennaio 1915), p. 18.
292 L'opera dei Salesiani per i danneggiati dal terremoto, in « Bollettino Parrocchiale »
XI (febbraio 1915), p. 13.
293 IBIDEM, p. 14.

8.5 Page 75

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 11
orfani rimasti senza ricovero, offrì al Comitato di soccorso la possibilità di
estendere anche a loro il beneficio del mantenimento e dell'istruzione. I Sa-
lesiani non si sgomentarono per l'insufficienza dei locali, perché « la Cappel-
la interna si trasformò in dormitorio e molti letti furono collocati in parla-
torio »,294 mentre per le vittime del terremoto furono celebrati riti religiosi
nella parrocchia del S. Cuore e nella Cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
L'Istituto non chiuse mai le sue porte ai più bisognosi neppure negli
anni della guerra, quando la vita si faceva più dura e il pane era più diffi-
cile trovarlo:
La Direzione del nostro Istituto del S. Cuore ha stabilito di accogliere
durante la giornata i figli dei richiamati dei corsi elementari e ginnasiali dalle
8,30 alle ore 18, con refezione gratuita per quei giovanetti le cui famiglie ne
facessero richiesta. E a complemento di ciò, il Direttore scrisse al Prefetto
della città, dicendo che avrebbe messo a sua disposizione alcuni posti gratuiti
per quei giovanetti i cui genitori fossero caduti combattendo per la patria.295
Gli anni della guerra causarono l'interruzione di alcune attività tanto nel-
la Parrocchia quanto nell'Ospizio, sia per la mancanza del personale della
chiesa, sia per la gravità degli avvenimenti, che causarono agitazione e di-
sorientamento nell'opinione pubblica. Ma si intensificarono numerose altre
iniziative a livello caritativo e spirituale: novene, preghiere, e tridui per in-
vocare la pace:
Le funzioni religiose, assai fiorenti, per l'assistenza divina alle nostre
armi, furono numerose e promosse tutte dalle Dame di carità e dalle varie
associazioni aventi sede nella Parrocchia. Il concorso fu straordinario. In se-
guito le diverse associazioni parrocchiali promossero solenni tridui per invo-
care le benedizioni di Dio sul nostro valoroso esercito.296
Nel dopoguerra fu istituita la « Casa del soldato » (oggi non più in vi-
gore), che offriva ai soldati delle caserme più vicine non solo assistenza mo-
rale e religiosa, ma anche la possibilità dell'istruzione con opportune scuole
e ripetizioni serali molto frequentate.
Per la molteplice azione sociale e pastorale dei figli di Don Bosco, « il
rione di Castro Pretorio può a buon diritto vantare il titolo di rione sale-
siano, esso che ospita la Chiesa dal Santo così ardentemente voluta e il Col-
legio dove centinaia di giovani vengono educati secondo la sua parola nel
culto dei suoi ideali più grandi ».297
294 A.O.S.C., Cronaca della casa.
295 All'Ospizio. Pei figli dei richiamati, in « Bollettino Parrocchiale » XI (ottobre 1915),
p. 12.
296 All'Ospizio. Pei figli dei richiamati, in « Bollettino Parrocchiale » XI (ottobre 1915),
p. 12.
297 R. MONTINI, Castro Pretorio..., p. 476.

8.6 Page 76

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78 Carmelina Coniglione
A) S.S. Messe - Cresime - Prime Comunioni
Anno
---
3 Decenni
1886
1887
1888
1889
1890
1891
1892
1893
1894
1895
1089
1278
4294
4820
5939
6247
365
6180
365
5910
730
6394
730
6426
730
B) Compagnie
Studenti
S. Luigi
SS. Sacram.
Artigiani
S. Giuseppe
5
10
Incominciano le varie
Compagnie Religiose
24
15
38
26
12
50
62
65
53 53 16
16
72 35 15
8
166 100 20
14
26
20
35
12
52
25
64
54
20
25
34
32
35
25
25
68
38
20
70
45
14
Tot. Decennio
1896
1897
1898
1899
1900
1901
1902
1903
1904
1905
Tot. Decennio
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
1915
Tot. Decennio
48577
2920
307
5745
5625
4893
5465
3759
7150
4802
5358
6372
6640
730
30
730
50
730
43
730 23 29
730 23 58
365 21 44
365
- 11
730 27 59
730 20 60
880 11 15
55809
6620 125 409
6466
7451
6753
6396
8241
8234
7445
6398
6883
6108
880
880
1245
1610
1610
1975
1975
1975
2035
2155
- 32
21 59
16 49
- 76
61 137
52 28
- 93
- 37
13 39
- 38
70375
16340 163 588
291 188 228 149 284
173 77 121 61 65
130 60 52
14 64
72 40 79
39 66
131 73 88
29 70
113 45 91
42 74
125 63 84
37 70
94 49 70
42 64
70 35 80
37 70
88 54 82
51 75
100 70 80
30 70
1096 566 827 382 184
115 65 68
26 71
125 72 60
20 78
90 49 65
21 81
15 58 62
18 76
88 53 77
28 68
126 72 82
47 66
89 64 65
11 88
86 52 94
35 70
108 78 99
38 78
105 34 102 44 85
947 597 774 288 761
108 59
51
16
56
23
48
9
60
22
61
16
55
10
52
15
58
21
60
23
64
29
565 184
60
15
55
10
49
8
45
12
65
30
70
35
75
40
80
42
80
30
85
35
664 257

8.7 Page 77

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 79
TABELLA I - Movimento dell'Oratorio dal 1883 al 1919
Periodi d'anni
(a)
Media
annuale
dome-
nicale
(b)
Media
annuale di
aumento
(c)
Media
annuale
degli
iscritti
(d)
Totale
com-
plessivo
dei nuovi
(e)
Totale
comples-
sivo degli
iscritti
A. Periodo iniziale
di 3 anni
1883-85
160
40
200
160
600
B. Periodo intermedio
di 6 quinquenni
1° Quinquen. 1886-90
2° » 1891-95
3° » 1896-900
4° » 1901-905
5° » 1906-910
6° » 1911-915
C. Periodo di chiusa
di 4 anni
1916-919
180
60
240
270
1200
230
110
340
375
1700
350
100
450
535
2250
380
120
500
600
2500
340
80
420
510
2100
280
90
370
420
1850
200
80
280
240
1120
TOTALE dei nuovi
dal principio a tutto il 30.12.1919 N° …………………….
TOTALE gen. degli iscritti dal principio a tutto il 30.12.1919 N° …………………….
3110
-
-
13320
Anno
-
1891
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899
1900
1901
1902
1903
1904
1905
Tot. a rip.
TABELLA STATISTICA - Della Compagnia di S. Luigi
Iscritti
Accettati
Anno
Iscritti
-
-
Riporto N.
690
30
30
1906
690
35
10
1907
40
38
12
1908
35
44
17
1909
30
40
8
1910
35
42
12
1911
40
45
15
1912
42
48
18
1913
46
50
25
1914
48
50
30
1915
46
56
25
1916
35
56
28
1917
30
50
26
1918
30
56
25
1919
30
50
20
-
-
690
301
Totale gener.
1222
Accettati
301
301
10
17
11
19
10
22
18
15
10
12
15
9
12
-
496

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9 Pages 81-90

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 83
Anno
A
Allievi Tipografi
Compositori
Stampatori
a
b
c
a
b
c
B
Allievi
Legatori di Libri
a
b
c
1888-89
1889-90
1890-91
1891-92
1892-93
1893-94
1894-95
1895-96
1896-97
1897-98
1898-99
1899-00
1900-01
1901-02
1902-03
1903-04
1904-05
1905-06
1906-07
1907-08
1908-09
1909-10
1910-11
1911-12
1912-13
1914-15
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
7
7
7
1
9
3
13
5
10
4
10
5
14
3
17
9
20
9
20
7
27
9
24
4
27
10
22
3
18
5
22
6
22
7
12
3
20
5
Totale
330 109
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2
2
-
2
1
-
2
1
-
3
1
2
4
2
-
5
3
2
6
1
3
6
3
1
8
3
3
6
-
-
5
1
3
5
1
5
10
2
4
8
2
3
8
2
3
5
2
4
8
2
2
8
1
1
4
3
37
114
33
-
2
2
-
-
3
1
-
-
3
1
-
-
4
1
-
-
14
11
1
-
22
10
-
-
19
7
-
-
18
10
2
-
14
8
3
-
18
6
2
-
21
7
3
-
21
8
1
-
24
9
3
1
22
6
2
-
22
7
1
-
29
14
1
2
23
6
-
-
25
2
2
1
26
5
2
1
21
2
3
2
18
5
1
-
17
3
1
1
13
3
1
-
20
7
2
-
21
7
2
2
23
5
-
11
484 156
33

9.2 Page 82

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84 Carmelina Coniglione
FONTI
1. Fonti archivistiche
ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO
MINISTERO LAVORI PUBBLICI, OPERE GOVERNATIVE ED EDILIZIE, ROMA
b. 145, fasc. 383
— Adunanza del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici (8 giugno 1872).
— Atto di opposizione (26 giugno 1874).
— Dichiarazione di utilità pubblica del quartiere di Castro Pretorio. Copia con-
forme all'originale (16 marzo 1872).
— Nota delle proprietà poste nel rione Monti, che vanno soggette alla espropria-
zione per causa di pubblica utilità per la costruzione del nuovo quartiere al Ca-
stro Pretorio.
— Notificazione P.S. 14809. Dichiarazione di utilità pubblica del quartiere di Ca-
stro Pretorio.
— Piante relative alla costruzione del quartiere.
— 42a Proposta al Consiglio Comunale di Roma (27 febbraio 1872). Compromes-
so con la Società Generale di Credito Immobiliare e di costruzioni in Italia
avente sede in Roma per la costruzione di un nuovo quartiere al Castro Pretorio.
— Processo verbale costatante la superficie che il Governo ritiene in sua proprietà
nel nuovo quartiere da costruirsi presso il Castro Pretorio e le Terme Diocle-
ziane, quella che ritiene contemporaneamente e gli accordi circa la remozione
di un tratto dell'Acquedotto Felice (23 febbraio 1872 - Allegato).
— Proroga di termine per il compimento del quartiere ad uso di abitazioni nell'an-
tico Castro Pretorio (documento con data incompleta).
— Proroga accordata da Vittorio Emanuele II (3 luglio 1875).
— Relazione intorno al progetto di un quartiere di abitazione al Castro Pretorio
(15 febbraio 1872).
— Relazione del sindaco Venturi al Ministro dei Lavori Pubblici del regno d'Italia
(16 marzo 1875).
MINISTERO INTERNO DIREZIONE GENERALE AFFARI DI CULTO (1819-1915).
b. 147, fasc. 365
— Relazione del segretario Tito Bollici intorno alla legge sull'espropriazione del
3 febbraio 1873.
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA
QUESTURA DI ROMA.
b. 21, fasc. 122
— La stampa periodica nei vari rioni di Roma e al Macao.

9.3 Page 83

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 85
b. 73, fasc. 278
— Azione politica del clero. Relazioni del Commissario Capo al Prefetto di Roma
(9 gennaio 1899; 22 aprile 1899).
— Circolare riservata di Poggioli, commissario della P.S. della sezione Macao al
Questore di Roma, circa le indagini del partito clericale condotte nella zona
(12 dicembre 1897).
— Circolare del Questore E. Martelli agli Ispettori di Roma (10 ottobre 1897).
— Relazione riservata del Commissario dell'Esquilino al Questore di Roma (27 di-
cembre 1897).
b. 76, fasc. 285
— Circolare del Questore agli Ispettori di Roma (1 giugno 1897).
ARCHIVIO GENERALIZIO DEI PADRI BARNABITI
Apostolato della Preghiera:
— Circolare di Padre Maresca, Bologna 1871 (foglio volante).
ARCHIVIO ISPETTORIALE DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
(Via Marghera)
b. « Istituto salesiano, via Marghera »
— Lettera di Don Rua al S. Padre (26 settembre 1891). (Armadio B).
ARCHIVIO OPERA SACRO CUORE
(Archivio collocato nella direzione. Ordinato ma, mancante dell'indice, non permette
una facile reperibilità dei documenti. Una parte della documentazione attende an-
cora una collocazione).
— Cronaca della casa (fogli dattiloscritti, senza collocazione, s.c).
— Cronaca antica di un oratorio romano (dattiloscritta - redatta da G. Colli, s.c).
— Cronaca dell'Oratorio S. Cuore 1899-1909 (fogli manoscritti - stralcio di regi-
stro s.c).
— Cronaca dell'Oratorio S. Cuore 1910-1920 (fogli dattiloscritti, s.c).
— Documentazione fotografica dell'Ospizio (da un antico album dell'Ospizio).
— Documentazione fotografica sulla Basilica, s.c.
b. 15 « exi allievi »
— Relazione dell'Anno Sociale 1905, di A. Poesio, Presidente dell'A.C. nella chie-
sa del S. Cuore (8 dicembre 1905) (manoscritto).
— Statuto Sociale del Circolo S. Cuore (4 settembre 1904) (foglio stampato).
b. « Notizie sull'Ospizio per la Cronistoria 1880-1915 »
— Quaderni riguardanti la cronistoria dell'Ospizio e della Parrocchia (manoscritti
e dattiloscritti).

9.4 Page 84

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86 Carmelina Coniglione
ARCHIVIO PARROCCHIALE SALA D. BROSSA
(Archivio non ufficiale, derivato da uno smembramento di quello parrocchiale, man-
ca di indice e di ordine nella collocazione dei documenti).
b. 2
— Circolare della direzione diocesana dell'Azione Cattolica (10 dicembre 1907) (fo-
glio volante).
b. 3
— Memorie su Don Cognoli (appunti dattiloscritti),
b. 4
— Circolari e lettere circa l'insegnamento religioso nelle scuole del quartiere (fo-
gli volanti - manoscritti).
— Circolari del Vicariato per le opere militari (9 dicembre 1909) (manoscritto).
— Corrispondenza tra il parroco e il comandante della caserma del Macao (19 mar-
zo 1910; 8 aprile 1911).
— Lettera del parroco del S. Cuore a benefattori in favore dei poveri della par-
rocchia, s.d. (copia monoscritta).
— Ratifica delle pratiche circa le relazioni del comitato parrocchiale del S. Cuore
di Roma (27 novembre 1894) (manoscritto).
— Scuola di Catechismo nell'Ospizio S. Cuore (fogli volanti, manoscritti, s.d.).
b. 5
— Lettera di Don Colussi al S. Padre per suggerire i rimedi contro il concubinato
nel quartiere del Castro Pretorio (5 ottobre 1899) (copia manoscritta).
— Domanda per ottenere indulgenze alla « Congregazione di carità di S. Vincenzo »
nella parrocchia S. Cuore (8 gennaio 1884) (foglio volante manoscritto).
— Statuto della « Pia unione di S. Giuseppe » inviato da Don Cagnoli al Card.
Vicario per ottenere l'approvazione (7 novembre 1893) (foglio volante mano-
scritto).
• Registro della cronaca parrocchiale 1881-1940.
• Registro del Circolo S. Giuseppe.
• Registro della Pia unione S. Luigi Gonzaga.
• Registro delle Madri cristiane.
• Registri dell'Opera di S. Vincenzo de' Paoli.
• Registro dei verbali del Comitato parrocchiale (1894-1898).
• Statistiche di vita parrocchiale ricavate dal registro della cronaca parrocchiale
(1881-1940).
ARCHIVIO SALESIANO CENTRALE
Roma, 38, Roma Sacro Cuore
b. 1, fasc. 1
— Lettera di Don Ferraro a Don Rua (s.d.).
— Rapporto al Procuratore circa i disordini nella chiesa del S. Cuore al Castro
Pretorio, Roma (9 ottobre 1893).

9.5 Page 85

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 87
b. 1, fasc. 5
— Copia della lettera del Cardinal Deschamps al Cardinal Vicario (s.d.).
— Copia della lettera del Cardinal Monaco La Valletta al Cardinal Deschamps (23 dicembre
1879).
— Lettera dell'architetto Vespignani al Cardinal vicario Monaco La Valletta (13 febbraio
1880).
— Copia della relazione del Capitolo salesiano per la costruzione della chiesa S. Cuore (s.d.).
— Lettera di Don Dalmazzo al S. Padre per ottenere una dilazione per i lavori della chiesa del
S. Cuore (17 luglio 1886).
b. 1, fasc. 6
— Lettera di Don Bosco a Don Pozzan (10 agosto 1881).
b. 1, fasc. 8
— Atto d'acquisto notarile (31 dicembre 1881).
b. 1, fasc. 12
— Copia della lettera di Don Bosco al S. Padre (s.d.).
b. 1, fasc. 14
— Copia della pergamena collocata nella pietra fondamentale dell'Ospizio Sacro Cuore
(s.d.).
b. 1, fasc. 15
— Copia della lettera di Don Bosco al Cardinal Monaco La Valletta (6 agosto 1878).
b. 1, fasc. 19
— Copia della convenzione dell'Ospizio tra il Cardinal Vicario e la Società Salesiana (11
dicembre 1980).
b. 1, fasc. 20
— Relazione sulla seconda esposizione dei lavori dell'Ospizio (s.d.). b. 1, fasc. 21
— Lettera di Don Colussi al S. Padre, b. 1, fasc. 23
— Relazione inviata a Don Ricaldone (14 febbraio 1904). • STAMPATI.
— Pianta della chiesa e dell'ospizio dell'Ingegnere Giacomo Cucco.
ARCHIVIO SALESIANO ISPETTORIALE (Via Marsala)
b. 18 « Memorie Particolari »
— Lettera di Don Marenco alla Commissione delle Imposte (s.d.).
— Lettera di ringraziamento di Don Bosco per i doni della lotteria (s.d.).
b. « Notizie dell'Ispettoria Romana fino al 1937 »
— Cronistoria dell'Ispettoria Romana dal 1876 al 1917 (fascicoli manoscritti).

9.6 Page 86

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88 Carmelina Coniglione
ARCHIVIO STORICO DEL VICARIATO DI ROMA
• ARGOMENTI VARI 1767-1886
b. 5, fasc. 6
— Lettera di Don Bosco al S. Padre, 1869.
• DECRETA ANNI 1879
— Decreto di erezione canonica (2 febbraio 1879).
— Lettera del marchese Mereghi al Cardinal Vicario (14 maggio 1879).
— Copia autentica degli atti notarili.
— Collocamento della prima pietra del Santuario al S. Cuore di Gesù in Roma
(stampata).
• DECRETA ANNI 1880
— Copia del regio decreto relativo all'erezione della parrocchia del S. Cuore a Ro-
ma (28 marzo 1880).
— Proposta di Don Bosco alla S. Sede (11 dicembre 1880).
— Rapporto a Sua Santità (18 dicembre 1880).
• DECRETA ANNI 1881
— Decreto di erezione canonica (15 marzo 1881).
— Lettera di Don Bosco al Cardinal Vicario sulla scelta del primo parroco della
chiesa del Sì Cuore (10 giugno 1881).
— Relazione sopra una nuova delineazione di alcune parrocchie nel rione Monti (s.d).
• DECRETA ANNI 1882
— Copia del contratto tra i Salesiani e l'Intraprendente Andolfi sulla rescissione
della concessione per la fabbrica della chiesa del S. Cuore di Gesù al Castro
Pretorio (6 febbraio 1882).
• DECRETA ANNI 1884
— Enciclica del S.P. Leone XIII. Sopra la Frammassoneria [Prato, 1884] (stampata).
• LETTERE E DECRETI 1885-1906
— Appello al popolo cattolico per un voto nazionale degli italiani al SS.mo Cuore
di Gesù (16 luglio 1885) (stampato).
• VISITA APOSTOLICA 1904, 422-428, fasc. 428.
2. Fonti giornalistiche
PERIODICI
« BOLLETTINO PARROCCHIALE »
La scuola di religione XI (gennaio 1915).
L'opera dei Salesiani per i danneggiati dal terremoto XI (febbraio 1915).
All'Ospizio. Per i figli dei richiamati XI (ottobre 1915).
Invito ai pellegrini dell'Anno Santo XXI (gennaio 1925).

9.7 Page 87

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 89
« BOLLETTINO SALESIANO »
La seconda conferenza dei Cooperatori Salesiani di Roma III (aprile 1879).
Pastorale dell'E.mo Arcivescovo di Bologna sul Santuario Romano del S. Cuore V
(aprile 1881).
Relazione di Don Savio A. sui lavori compiutisi nella chiesa del S. Cuore VI
(marzo 1882).
La parola del Papa VI (aprile 1882).
Necessità spirituali nei tempi nostri VI (luglio 1882).
Parte della chiesa del S. Cuore inaugurata al divin culto VIII (maggio 1884).
Discorso di Don Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici VIII (luglio 1884).
Tre pensieri di Don Bosco svolti da un sacerdote salesiano ai Cooperatori e alle
Cooperatrici X (marzo 1886).
Il Cuor di Gesù ed il rimedio ad uno de' più trementi malori sociali X (settem-
bre 1886).
Il Cuor di Gesù e l'Eucaristia X (aprile 1886).
« CAPITOLIUM »
Il Castro Pretorio XXXII (maggio 1957).
« FIDES »
Tra i fanciulli in collegio III (gennaio 1902).
IL MESSAGGERE DEL S. CUORE
Bollettino del Santuario universale del S. Cuore in Roma (luglio-dicembre 1878).
QUOTIDIANI
« CORRIERE D'ITALIA »
Il «blocco» e l'insegnamento religioso IV (17 febbraio 1909).
« LA NAZIONE » di Firenze
Ultime notizie XII (24 settembre 1870).
« LA VOCE DELLA VERITÀ »
Chiese nuove al Castro Pretorio XIV (25 marzo 1884).
« L'OSSERVATORE ROMANO »
Per la Beatificazione del Venerabile Don Giovanni Bosco LXIX (2 giugno 1929).

9.8 Page 88

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90 Carmelina Coniglione
BIBLIOGRAFIA
1. Bibliografia generale
ACCASTO G.-FRATICELLI V.-NICOLINI R., L'architettura di Roma capitale (1870-1970).
Roma, Golem [1971].
ANGELERI G.-BIANCHI M., I cento anni della vecchia Termini. Roma, Banca Naz.
delle Comunicazioni 1974.
BELLO C., La riforma nella Chiesa nell'ottocento italiano, in Chiesa e spiritualità
nell'ottocento italiano. Verona, Mazziana 1971.
BONETTI A., Venticinque anni di Roma capitale d'Italia e i suoi precedenti
(1815-1895), vol. II. Roma, Libreria della «Vera Roma» 1896.
BRAIDO P., Il sistema preventivo di Don Bosco. Zurich, PAS-VERLAG 1964.
CAPETTI G., Il cammino dell'Istituto nel corso di un secolo. Roma, Esse-Gi-Esse
1973.
CARACCIOLO A., Roma Capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello stato liberale.
Roma, Rinascita 1956.
CROCELLA C., Dalle corporazioni alle società di mutuo soccorso (1860-1880), in Mo-
vimento operaio e organizzazione sindacale a Roma (1860-1960), vol. 1. Roma,
ed. Sindacale italiana 1976.
D'ARRIGO G., Cento anni di Roma capitale. Roma, Spinosi 1970.
DE PAOLIS S.-RAVAGLIOLI A., La terza Roma. Roma, Palombi [1971].
DE ROSA G., Storia politica dell'Azione Cattolica in Italia (1874-1904). Bari, La-
terza 1953.
DROULERS P.-MARTINA G.-TUFARI P., La vita religiosa a Roma intorno al 1870,
vol. 31. Roma, Università Gregoriana 1971.
FRUTAZ P., Le piante di Roma. [Roma, L. Salomone] vol. 3, 1962.
GIODA C., La carità a Roma, in «La vita italiana», I (1895), vol. 1, 487-491.
GIORDANI L., I protestanti alla conquista d'Italia. Milano, «Vita e Pensiero» 1931.
(I quaderni del cattolicesimo contemporaneo).
INSOLERA I., Le città nella storia d'Italia. Roma, Bari, Laterza [1980].
Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica. Torino, Einaudi [1971]5.
LEMOYNE G.B., Vita del Venerabile Servo di Dio Don Giovanni Bosco, vol. 1. To-
rino, S.E.I. [1911].
MANFRONI G., Sulla soglia del Vaticano 1870-1901. Bologna, Zanichelli 1920.
MASSIMO V., Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme. Roma 1836.
MARTINA G., Osservazione sugli « Stati delle anime » della città di Roma, in La vita
religiosa a Roma intorno al 1870, vol. 31. Roma, Univ. Gregoriana 1971.
MASOTTI G., Notizie sull'applicazione alla città di Roma ed alle sedi suburbicarie
della legge 19 giugno 1873, n. 1402, in Monografia della città di Roma e della
campagna romana, vol. 2. Roma, Ministero Agricoltura, industria e commercio
1881.
PERODI E., Roma italiana 1870-1895. Roma, Bontempelli 1896.
PIACENTICI M.-GUIDI F., Le vicende edilizie di Roma. Roma, Palombi [1952].
PICCINATO L., Problemi urbanistici di Roma. Milano, Sperling 1960.

9.9 Page 89

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Presenza salesiana nel quartiere romano di Castro Pretorio (1880-1915) 91
PIRRI P., Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato (1864-1870),
vol. XXIV. Roma, Pontificia Univ. Gregoriana 1961, (Miscellanea Historiae Pon-
tificiae).
PORENA M., Roma nel decennio della sua adolescenza. Roma, Ed. di Storia e let-
teratura 1957.
STELLA P., Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. 1. Zurich, PAS-Ver-
lag 1968.
VINAY V., Storia dei Valdesi, vol. 3. Torino, ed. Claudiana [1980].
ZEPPEGNO L., I rioni di Roma. Newton-Compton [1978].
ZEPPEGNO L.-MATTONELLI R., Le chiese di Roma. Newton-Compton (1978).
ZOCCA M., Roma capitale d'Italia, in Topografia e urbanistica di Roma. Bologna,
Cappelli [1958].
Nella malattia e nella morte di Leone XIII. Federazione Piana e Comitato Dio-
cesano, Roma 1903.
Nel Centenario dell'Istituto di S. Dorotea. Roma 1934 (in: Archivio generalizio
delle Suore Dorotee, Roma, Salita S. Onofrio).
Roma. Popolazione e territorio dal 1860. Roma, Comune di Roma 1960.
Sommario degli Atti del consiglio di Roma dall'anno 1870 al 1895, s.l. s.c. 1895.
Statuto della sezione di mutua assistenza ed onoranze funebri. Roma 1896 (in:
A.O.S.C).
Villini al Macao, in «L'illustrazione italiana» IV (1877) 130-131.
2. Bibliografia specifica
CASPANI E.M., I Barnabiti e il S. Cuore. Roma 1922.
CASTANO L., La Basilica del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma. Ro-
ma 1937.
La Basilica del S. Cuore al Castro Pretorio. Roma, Marietti [1961].
CERIA E., Memorie biografiche del Beato Giovanni Bosco. Torino, S.E.I. (ed. extra-
commerciale)
1877-1878, vol.
1879-1880, »
1881-1882, »
1883-1884, »
1884-1885, »
1886-1887, »
1888-1938, »
XIII, 1933.
XIV, 1933.
XV, 1934.
XVI, 1935.
XVII, 1936.
XVIII, 1937.
XIX, 1939.
Epistolario di S. Giovanni Bosco. Torino, ed. S.E.I., ed extra-commerciale, vol. 3
[1958], e vol. 4 [1959].
GRECHI M.-SCALISI G., Il tempio internazionale del Sacro Cuore di Gesù al Castro
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MONTINI R., Castro Pretorio, in Roma nei suoi rioni. Roma, Palombi [1936].
Cinque lustri dell'Opera di Don Bosco al Castro Pretorio in Roma (1880-1905).
Roma 1905.
Ordinamento scolastico e professionale degli alunni artigiani dell'ospizio del
S. Cuore di Gesù in Roma. Roma 1910.