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3° CONVEGNO INTERNAZIONALE
DI STORIA DELL’OPERA SALESIANA
Cronaca
Alle ore 16.00 del 31 ottobre 2000, nell’Aula Magna della Casa Generalizia dei
Salesiani di don Bosco, in Roma, via della Pisana 1111, il presidente dell’Associa-
zione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA), Ramón Alberdi, alla presenza di un pub-
blico di oltre 200 persone ha aperto i lavori del «3° Convegno internazionale di storia
dell’Opera salesiana», promosso dall’Istituto Storico Salesiano (ISS), in collabora-
zione con l’ACSSA.
Dopo i saluti benaugurali e programmatici del Rettor Maggiore dei Salesiani,
don Juan Edmundo Vecchi e della Vicaria della Madre Generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, sr Rosalba Perotti, ha introdotto i lavori il direttore dell’ISS, Francesco
Motto, illustrandone le fasi preparatorie, le finalità, il metodo e il significato. Si sono
poi succedute le due relazioni introduttive di Mario Belardinelli e Alberto Gutiérrez,
rispettivamente circa la situazione dell’Europa e dell’America Latina fra ottocento e
novecento. Ha concluso la seduta d’apertura il direttore del Museo della Montagna di
Torino, architetto Aldo Audisio, che ha presentato lo stupendo documentario Finis
Terrae relativo alle scoperte del salesiano don Alberto De Agostini nella Patagonia
Australe, del quale era esposta una mostra fotografica nella Hall dello stesso Sale-
sianum che ospitava il convegno.
La mattina di mercoledì 1° novembre, dopo una solenne celebrazione presie-
duta da mons. Edvaldo Gonçalves Amaral in occasione della Festa di tutti i Santi, è
stata dedicata alle “relazioni globali” circa gli orientamenti e le strategie sociali dei
Salesiani e delle FMA nel periodo 1880-1922; al riguardo hanno preso la parola Mo-
rand Wirth e Grazia Loparco, in collaborazione con i colleghi Silvano Sarti ed Enrica
Rosanna. A fine mattinata, i lavori, presieduti sempre da Giacomo Martina, si sono
conclusi con l’intervento di Cosimo Semeraro che ha illustrato l’identità sociale dei
Salesiani quale si era espressa dai primi congressi internazionali dei Cooperatori Sa-
lesiani. Nella seduta pomeridiana, presieduta da Pietro Braido, sono intervenuti Lu-
ciano Caimi a proposito degli oratori salesiani in Italia, Gaetano Zito circa le FMA in
Sicilia, Francisco Rodriguez de Coro e Yves Le Carrérès rispettivamente sulla prima
fondazione madrilena e parigina.
La mattina di giovedì, 2 novembre, è stata dedicata agli interventi relativi all’A-
merica Latina, moderati da Antonio da Silva Ferreira. Nella prima parte della matti-
nata, a proposito delle missioni salesiane nella zona magellanica e nella Terra del
Fuoco, ha preso la parola Sergio Lausic; circa invece l’immagine dell’indigeno della
Patagonia e la Patagonia come terreno adatto per una storia sociale dei salesiani, sono
intervenute Maria Andrea Nicoletti e Silvia Laura Zanini. Maria Ginobili De Tummi-
nello a sua volta ha illustrato gli apporti scientifici dei Salesiani (don Lino Carbajal)

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146 3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana
nella Pampa argentina, mentre Marcos Vanzini ha trattato della fondazione salesiana
nella Patagonia meridionale dei due ospedali di Viedma e di Rawson. Infine Daniel
Sturla ha illustrato il valore e il significato dell’osservatorio meteorologico del
Collegio Pio di Montevideo. Dopo l’intervallo l’attenzione è stata rivolta al Brasile e
particolarmente all’azione dei salesiani presso i Bororos della regione di Tachos e
di Meruri. Ne hanno trattato Maria Augusta de Castilho e Aivone Carvalho, quest’ul-
tima in collaborazione con Maria Camilla de Palma. I lavori della mattinata si sono
conclusi con la presentazione dell’opera salesiana tra gli emigranti italiani a Zurigo
da parte di Luciano Trincia. Il pomeriggio del giorno dei defunti è stato dedicato ad
una solenne funzione giubilare nella basilica di S. Maria Maggiore, presieduta dal
card. salesiano Antonio María Javierre Ortas. Nel corso dell’uscita in città si sono
pure visitate le basiliche di S. Giovanni in Laterano (col Battistero e Scala Santa) e
del Sacro Cuore di Gesù (con i ricordi di don Bosco presso la vicina Opera). Una ra-
pida escursione notturna ha permesso la visita ad alcuni famosi monumenti e piazze
della città.
María Felipa Núñez ha presieduto i lavori di venerdì mattina, 3 novembre, che,
avviati con le vicende dei Salesiani di Trieste (Pietro Zovatto), sono continuati con
ulteriori interventi sulla realtà del Brasile da parte di Antenor De Andrade, Luiz De
Oliveira, Manoel Isaú dos Santos, Marcus Levy Albino Bencostta, Ana Luisa Ivanette
Duncan de Miranda. A chiusura della mattinata hanno presentato il frutto delle loro
ricerche Joseph Thekedathu, a proposito di un orfanotrofio e scuola industriale a
Tanjor-India, e John Dikson circa la difficile erezione di una scuola per bianchi e neri
a Cape Town-Sud Africa. Nel pomeriggio hanno avuto luogo due sessioni separate. In
quella in lingua italiana, moderata da Jacques Schepens, sono intervenuti Amador
Anjos (prima esperienza salesiana in Mozambico), Marcel Verlhust (impatto di al-
cune scuole salesiane ad Élisabethville-Repubblica del Congo), Waldemar Zurek (sa-
lesiani in Galizia), Norbert Wolff (proposito del progetto operativo salesiano in Ger-
mania), Stanislaw Zimniak (azione salesiana in quartieri poveri di Vienna), Freddy
Staelens (fondazione dell’opera salesiana di Tournay-Belgio). Per la lingua spagnola,
con la presidenza di María E. Posada, hanno preso la parola Pedro Ruz a proposito
della presenza salesiana di Malaga, Jesús Borrego circa la Biblioteca Solariana di Si-
viglia, Jorge Atarama Ramirez sulla scuola di Arequipa (Perù), Wilma Parra Pérez
circa la proiezione sociale della casa delle FMA in Contratación-Colombia, Lilia Car-
dona Agudelo della casa delle FMA di Medellín-Colombia e infine Pedro Gaudiano
sulla fama di santità dell’ex allievo uruguaiano Pedro Lenguas (1862-1932).
Anche la mattinata di sabato, 3 novembre, ha avuto due diverse sessioni lingui-
stiche. In quella di lingua italiana, presieduta da José Manuel Prellezo, dopo Carlo
Socol, che ha presentato l’orfanotrofio di Macao (Cina), Giorgio Rossi ha trattato
delle istituzioni educative e dell’istruzione professionale a Roma, Francesco Casella
dei salesiani e l’educazione dei sordomuti a Napoli, Flaviano D’Ercoli del caso della
scuola d’arte e mestieri a Macerata, Sergio Todeschini delle ragioni socio-ecclesiali
della presenza dei salesiani a Milano, Giuseppe Polo di don Mosé Veronesi e la fon-
dazione della casa salesiana di Mogliano Veneto. Per la sessione spagnola, sotto la
presidenza di Juan Picca, sono intervenuti María Guadalupe Rojas Zamora a propo-

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3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana 147
sito del laboratorio di Nazareth-Mexico, Leticia Carlone con María Ginóbili de Tum-
minello e Marta Michelena sulla scuola normale rispettivamente di Bahía Blanca-Ar-
gentina e di Buenos Aires, Marcelo Cañizares a proposito della scuola di viticoltura
di Rodeo del Medio-Mendoza (Argentina), Leonardo Andrade sull’ospizio-scuola
professionale di Cartago-Costa Rica, e Alejandro Hernandez a proposito dell’apporto
socio-culturale del collegio Santa Cecilia di San Salvador. Al pomeriggio la apprezza-
tissima visita alla Biblioteca Apostolica Vaticana, accompagnati dal direttore della
medesima, prof. don Raffaele Farina.
La mattinata del 4 novembre, dopo la S. Messa presieduta dal Rettor Maggiore
con omelia del postulatore delle cause dei santi, don Pasquale Liberatore, è stata de-
dicata alle conclusioni, tracciate dal direttore dell’ISS, al saluto finale del Rettor
Maggiore e al rinnovo della nuova Presidenza ACSSA, che è risultata composta da
tre salesiani: don Alfredo Carrara (Brasile), don Matthew Kapplikunnel (India), don
Stanislaw Zimniak (Polonia) e da tre FMA: suor Grazia Loparco (Italia), suor María
Guadalupe Rojas Zamora (Messico), suor Maria Felipa Núñez (Spagna). Membro di
diritto rimane il direttore dell’ISS, don Francesco Motto.
Durante l’intero convegno, accanto alla già citata mostra Finis Terrae è rimasta
sempre esposta alla consultazione del pubblico un’altra mostra: quella della lettera-
tura salesiana più significativa dell’ultimo ventennio nelle diverse lingue, con oltre un
centinaio di libri provenienti da decine di paesi. Né è mancata, in sede, una “fiera del
libro” per quanti avessero voluto procedere ad acquisti, a prezzi di favore, delle no-
vità editoriali e audiovisive. A tutti i partecipanti è stato omaggiato il CD prodotto
dall’Istituto Storico Salesiano.
Notizie del Convegno sono state date dalla Radio/Televisione Nazionale, dalla
Radio Vaticana e dalla TV cattolica SAT 2000, che ha anche intervistato gli organiz-
zatori. Articoli sono apparsi pure sui quotidiani “Osservatore Romano” e “Avvenire”.
Il sito web Vidimus Dominum ha diffuso la notizia via Internet. Pubblichiamo qui di
seguito l’introduzione al Convegno.
Introduzione (F. Motto)
Tocca a me prendere la parola per introdurre i lavori di questo «3° Convegno di
Storia dell’Opera Salesiana», promosso dall’Istituto Storico Salesiano [ISS] in collabo-
razione con l’Associazione Cultori di Storia Salesiana [ACSSA], che in occasione del-
l’anno giubilare non poteva che aver luogo presso la tomba degli apostoli Pietro e Pao-
lo.
1. Importanza della storia e della storia salesiana
In un convegno cui partecipano storici e appassionati cultori della scienza di
Clio non è certo necessario sottolineare l’importanza della storia e il nostro rapporto
attivo col passato, che costituisce il tessuto fondamentale della nostra esistenza e che

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148 3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana
ci aiuta a meglio comprendere la società in cui viviamo. Il che rimane vero, benché si
parli sempre più spesso di «crisi della storia», beninteso all’interno della crisi delle
scienze sociali nel loro insieme, di quella della nostra società e del nostro sapere.
Mi permetto solo di citare una fra le tante definizioni di storia:
La storia è la coscienza e la memoria collettiva del passato di cui un gruppo umano –
leggi «Salesiani» – ha bisogno per comprendersi e darsi una spiegazione prendendo le
mosse dall’ambiente fisico, dalle relazioni con gruppi più o meno vicini, dai suoi modi
di produrre e di entrare in relazione, dalle sue istituzioni, valori, cerimonie ecc. A partire
dai quali la sua convivenza si è articolata in passato e continua a costruirsi in un presente
dal quale si progetta – personalmente, a livello di gruppo o istituzionalmente – il futuro o
l’avvenire». (JOSÉ SÁNCHEZ JIMÉNEZ, Introduzione alla Storia. Borla 1997, p. 10).
Due mesi fa proprio qui a Roma, al convegno internazionale «Paideia e Huma-
nitas. Per la pace nel terzo millennio» organizzato nell’ambito dell’incontro mondiale
dei docenti universitari per il giubileo del 2000, il prof. Giovanni Reale dell’Univer-
sità Cattolica del S. Cuore di Milano intitolava la sua relazione: «Nel passato – e per
passato il professore intendeva la cultura ellenica – le radici del futuro». Noi, appli-
candolo al nostro contesto, potremmo dire: «Nel passato – vale a dire in don Bosco e
nei suoi primi figli – le radici del nostro futuro».
Non si tratta, per altro, di una novità nella Famiglia salesiana. Lo stesso Rettor
Maggiore don Juan Edmundo Vecchi lo ha ribadito in due recenti lettere circolari
[Il corsivo è nostro].
«Nel piano [ispettoriale] va considerato anche il compito di assicurare la memoria sto-
rica salesiana come comunicazione di un’esperienza riflettuta, che esprime concreta-
mente l’identità vissuta in diversi contesti e culture, in momenti storici ordinari e in si-
tuazioni eccezionali […] Chi trascura la memoria perde le radici […] Non possiamo per-
dere un patrimonio così prezioso […] Pensiamo al valore che potrebbe avere per noi e
per i confratelli di domani la storia dell’impiantazione e della crescita della Congrega-
zione nei diversi contesti […] Ogni ispettoria senta la responsabilità di conservare, di
studiare, di comunicare la propria storia secondo criteri che potranno essere opportuna-
mente indicati […]. Ci interessa sottolineare nella formazione intellettuale la prospettiva
salesiana, lo studio della «salesianità» […] la materia esplicitamente salesiana è diven-
tata abbondante: c’è la storia da non dimenticare, c’è la spiritualità da comprendere, c’è
il patrimonio pedagogico […] c’è l‘evoluzione del pensiero di cui è testimone la lettera-
tura salesiana» (J. E. VECCHI, Io per voi studio in ACG 361, 1997, pp. 35-39, passim).
«La memoria storica è stata raccolta in volumi e articoli che hanno cercato di far rivivere
le circostanze dell’insediamento e i principali passaggi della nostra presenza […]
I volumi pubblicati dimostrano l’intenzione di raccontare per il popolo e di far memoria
per «quei di casa». Costituiscono un materiale di lettura attraente e suggestivo perché
riflette il quotidiano in figure di confratelli e aneddoti vivaci. Si sente allo stesso tempo
l’urgenza di una maggior completezza storica e un miglior impianto degli studi, che ren-
dano adeguatamente l’immagine del nostro insediamento in un contesto concreto»
1 Circa il valore della storia in ambito ecclesiale rimandiamo a due recenti documenti:
La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici: Lettera circolare a cura della Pontificia Com-
missione per i beni culturali della Chiesa (1997) e Per una pastorale della cultura, a cura del
Pontificio Consiglio della Cultura (1999).

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3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana 149
(J. E. VECCHI, Avvenimenti di Chiesa e di Famiglia, in ACG 364, 1998, p. 25).1
L’Istituto Storico Salesiano e l’ACSSA operano proprio in tale direzione e mi
sembra di poter affermare che il Convegno che oggi si apre costituisce un frutto ma-
turo del ventennio di lavoro dell’ISS e un apprezzabile risultato dei soli quattro anni
di esistenza dell’ACSSA.
Il 1° articolo dello Statuto afferma infatti che uno dei fini dell’ISS è la promo-
zione dello studio, dell’illustrazione e della diffusione del ricco patrimonio spirituale
lasciato da don Bosco e sviluppato dai suoi continuatori e l’articolo 6° del Regola-
mento precisa ulteriormente: L’ISS cura relazioni e interscambi con l’intera Famiglia
Salesiana [...] mantenendo vivo l’interesse per gli studi storici su don Bosco e la vita
salesiana».
Ora già l’aver fatto sì che un centinaio di persone, fra salesiani, FMA e laici si
siano seriamente applicati ad approfondire un determinato soggetto mediante minu-
ziose ricerche d’archivio, attento spoglio di biblioteche, viva partecipazione a semi-
nari preparatori, serio studio e riflessione personale è la prova che si è mantenuto
fede ai propri obiettivi. Se, come auspichiamo tutti, saranno importanti i contributi
offerti in questi giorni, non meno importante sarà, in vista del futuro, l’aver contri-
buito a porre qualche solido fondamento per la formazione di una nuova mentalità,
sensibile alle interpellanze della cultura attuale e attenta al «dato» storico più che a
quello retorico-oleografico.
All’alba di questo terzo millennio infatti non pochi fra i Salesiani e le FMA, nel
bisogno immediato e incoercibile di chiarire a se stessi le radici e le ragioni del pro-
prio essere e del proprio agire, sentono ormai la necessità di una storiografia salesiana
più scientifica e meno apologetica, più militante e meno sentimentale. Studi fondati
su rigoroso metodo critico, e non solo collazione di memorie, profili, documenti,
aneddoti, annali e fioretti si impongono ormai a riguardo di singole case, di singole
ispettorie, di singoli membri dei due Istituti fondati da don Bosco, anche in funzione
di un’auspicabile storia delle due stesse Istituzioni. È un fatto che solo gli spiriti più
avvertiti si rendono conto che la formazione, la conservazione, la trasmissione, l’ag-
giornamento della memoria storica richiedono il coraggio di vincere le ultime resi-
stenze di chi, legato a consuetudini e tradizioni particolari, si ritiene soddisfatto di
una certa lettura del passato, praticamente immobile, non vede come ormai ineludi-
bile la prassi del lavoro di équipe, dell’interdisciplinarità, della multimedialità, non
comprende le esigenze sempre più forti di risorse umane e tecniche per una ricerca
storica senza frontiere.
Si aggiunga che oggi la cultura di massa significa anche produzione storica più
sofisticata per un pubblico colto sempre più ampio, per ceti di intellettuali e di tecnici
di varia figura sociale e culturale i quali, se non sono storici, sono però adusi ad un
apprezzabile rigore logico, a una concezione pretenziosa dell’informazione. Tanto più
che il sapere storico è entrato nel ciclo del consumo culturale di massa e si presenta
sottomesso alla legge della domanda e dell’offerta.
2. Il cammino percorso e l’angolo di visuale del Convegno
Nulla nasce dal nulla; ogni storia ha sempre la sua preistoria e prelude ad

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150 3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana
un’altra storia. Ora all’origine di questo 3° Convegno si situano, come è ovvio, i due
Convegni-Seminari precedenti. Anzitutto quello del 7-9 gennaio 1993 che per la
prima volta fece incontrare in questa stessa sede poche decine di studiosi che deside-
ravano operare con maggior coordinamento nell’ambito della storia salesiana (RSS
23, 1993, p. 431). Grazie al loro ottimismo e alla loro disponibilità si è potuto proce-
dere alla progettazione e alla realizzazione del successivo Convegno-Seminario (1-5
novembre 1995), che vide non solo il raddoppio dei partecipanti, ma anche e soprat-
tutto la presentazione di validi contributi scientifici, messi a disposizione di tutti suc-
cessivamente con la pubblicazione degli Atti (Insediamenti e iniziative salesiane
dopo don Bosco. Saggi di storiografia.[ISS, Studi, 9,) Roma LAS 1996. È stato nel
corso di tale 2° Convegno-Seminario che si fondò l’Associazione dei Cultori di
Storia Salesiana, come estensione di partecipazione e apertura a tutte le forze della
Famiglia salesiana nella ricerca e nella riflessione storiografica. Molti membri del-
l’ACSSA oggi sono qui presenti come relatori o come uditori interessati.
Quanto alla scelta del soggetto dell’attuale Convegno, nel corso del 1996 all’in-
terno dell’Istituto Storico Salesiano e della Presidenza ACSSA si è tenuto un serio
confronto. Sulla base della constatazione che oggi gli storici guardano con maggiore
attenzione al ruolo che gli Istituti religiosi hanno svolto nel campo di quella che sin-
teticamente possiamo chiamare la storia sociale e la storia civile, si è optato per una
«storia della congregazione» che si collocasse all’interno della Chiesa e del mondo,
per una conoscenza del modo in cui i principi e i precetti evangelici abbiano influito
sulle scelte dei salesiani e delle FMA, insieme agli stimoli provenienti dall’ambiente
e quelli della natura umana.
Proprio con l’intento di allargare, approfondire e coordinare la ricerca e la
riflessione sull’impegno operativo della Famiglia Salesiana nei suoi risvolti sociali,
quantitativi e qualitativi – non quindi i semplici insediamenti SDB e FMA, come
era invece lo scopo del 2° Convegno – è stato scelto il titolo Significatività e portata
sociale dell’opera salesiana dal 1880 al 1922. Di conseguenza verranno presentate
sia opere, ambienti, attività salesiane di immediata utilità sociale (ad es. scuole
d’arte e mestieri) sia realtà o presenze che di fatto hanno avuto un’incidenza signi-
ficativa sulla comunità umana residente in un dato territorio (ad. es. scuole per
maestre).
Giova qui ricordare che è vano esigere dalla cultura del passato il tipo
di curiosità di oggi; dunque i nostri criteri di valutazione devono tener presente
tale fatto.
Al criterio fondamentale dell’impatto sociale (di un’opera o di un gruppo di
opere, di una scelta istituzionale...) se ne è poi aggiunto un secondo: quello cronolo-
gico, stabilito nel quarantennio 1880-1922, vale a dire il lasso di tempo che copre gli
ultimi anni della vita di don Bosco – allorché operativamente la società salesiana era
diretta dal Vicario don Michele Rua – il rettorato dello stesso don Rua (1888-1910) e
quello di don Paolo Albera (1910-1921). In forza di tali limiti viene notevolmente
condizionato lo studio dell’espansione salesiana in Africa, Asia e Australia, ma si è
voluto mantenere una linea di continuità col periodo di tempo preso in considerazio-
ne nel Convegno precedente, il cui tema viene completato con la prospettiva dell’at-
tuale Convegno. Altrettanto volutamente, benché ogni opera sussista solo grazie a chi

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3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana 151
opera in essa, non sono state messe in luce, salvo pochissime eccezioni, le singole fi-
gure di educatori ed educatrici salesiane, ivi compresi i due Rettori Maggiori citati,
e la madre Generale, Caterina Daghero. Le personalità più in vista dei due Istituti
potrebbero essere oggetto di particolare attenzione e studio in un eventuale prossimo
Convegno.
Per i non specialisti e per chi non era «storico di mestiere» non è mancata negli
anni scorsi una fase preparatoria mediante quattro seminari di indole orientativa e
metodologica che si sono tenuti in due diversi continenti: in America Latina (Ypa-
caray-Paraguay, luglio 15-18 luglio 1997; S. Paolo-Brasile: 22-26 febbraio 1999) e in
Italia (Roma, 26-28 settembre 1997; Como, 28 luglio - 1° agosto 1999), tutti annun-
ciati attraverso Ricerche Storiche Salesiane e preparati attraverso il Bollettino Infor-
mativo dell’ACSSA.
3. L’obiettivo del Convegno
Don Bosco – e con lui molti altri fondatori e fondatrici dell’800, madre Dome-
nica Mazzarello compresa – ha inteso operare nella società e a vantaggio della so-
cietà. Il suo fu un impegno apostolico rivolto principalmente ad educare e favorire
positivamente l’inserimento dei giovani «poveri e abbandonati» nella società, pro-
muovendone le risorse e le capacità, in stretta connessione alle sempre più rapide tra-
sformazioni sociali e al sorgere di nuovi bisogni. Proprio in quanto operanti nel
campo dell’educazione, della promozione, della scuola, dell’assistenza la Società sa-
lesiana e l’Istituto delle FMA si sono inseriti attivamente nel tessuto sociale del terri-
torio ove hanno lavorato e pertanto, come tali, possono essere studiati nell’ambito
della storia sociale e civile del Paese dove hanno svolto la loro attività.
Ora se don Bosco e la Mazzarello vissuti in un quadro socio-culturale ancora
preindustriale non si sono direttamente ed esplicitamente interrogati sulla «questione
sociale», che invece acquisterà assoluta rilevanza negli ultimi decenni del secolo
XIX, con essa hanno dovuto invece misurarsi i loro primi successori, vissuti a con-
tatto – per lo meno in vari paesi europei, ma non solo – con l’avvio del processo di
industrializzazione caratterizzato dalle trasformazioni del mondo del lavoro e dei mo-
delli di produzione – con le inevitabili accentuazioni nei difficili rapporti di classe –,
dallo sfruttamento del lavoro minorile e femminile soprattutto nelle periferie cittadine
dove s’addensavano le fabbriche e dove i giovani inurbati dalle campagne, spesso per
mancanza di istruzione di preparazione professionale, erano minacciati da difficoltà e
pericoli d’ogni genere.
Per rispondere a un imperativo evangelico, per riconquistare alla fede i giovani
a rischio e masse di popolazioni, per altro in una dimensione sopranazionale, per la
redenzione morale e spirituale degli emigrati, per la «civilizzazione e la cristianizza-
zione» degli Indios dell’America, dunque per motivazioni spirituali e ragioni pasto-
rali, i SDB e la FMA – per vie di fatto più che per una consapevolezza sociale espli-
cita – hanno costruito in numerose nazioni una fitta rete di opere, hanno realizzato
una notevole serie di iniziative sociali, hanno instaurato un serio dialogo con le istitu-
zioni civili e politiche dalla efficacissima ricaduta sul piano della costruzione della
società civile di vari paesi, oltre che della «santificazione dell’officina e della

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152 3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana
scuola». Dunque anch’essi, al pari dei fondatori, in un clima spesso di conflitto Stato-
Chiesa, si sono messi «nella Chiesa a servizio dell’umanità»2, in aperta sfida alle
logge massoniche, alle istituzioni protestanti, all’ideologia liberale e alla prassi con-
correnziale e competitiva del socialismo dilagante in vari paesi. Se il Convegno in-
tende portare ad un livello cosciente soprattutto le circostanze sociali, politiche, eco-
nomiche, ecclesiali, ambientali, personali e altre ancora nelle quali si è incarnato, ve-
nendone favorito e condizionato, il «carisma» di cui i salesiani e le FMA erano porta-
tori e portatrici visibili, nessuno fra noi è però così ingenuo da credere che una vi-
suale, fosse anche quella sociale – ma vale per quella educativa, spirituale ecc. – da
sola possa essere atta a spiegare il vasto e complesso processo storico dello sviluppo
dell’opera salesiana nel mondo. Tutti sappiamo che la conoscenza del passato è
aperta a infinite comprensioni. Non è però scontato per tutti che la «fortuna» di tal
opera sia stata, forse, proprio quella della sua grande capacità di dare precise risposte
a situazioni di disagio sociale, economico, educativo, religioso, di sapersi adeguare a
particolari richieste della comunità civile di numerosissimi paesi europei ed extraeu-
ropei. Senza con ciò sottovalutare il positivo contributo dato al «fenomeno salesiano»
dall’immagine, diffusa presso l’opinione pubblica mondiale, di salesiani di Don
Bosco quali «educatori nuovi per tempi nuovi», di salesiane di Don Bosco dalla pre-
cisa identità educativa, di sistema preventivo adatto alle esigenze del secolo che si
chiudeva e di quello che si apriva.
Ciò considerato, risulta estremamente vantaggiosa la presenza, fra i relatori, sia
di membri dei due istituti fondati da don Bosco, in quanto dati e tradizioni, soprat-
tutto spirituali, possono meglio essere compresi da chi vive dall’interno l’esperienza
salesiana, sia di ricercatori estranei alla Famiglia salesiana, perché meglio disposti ad
interpretare le situazioni senza pregiudizi.
4. Organizzazione dei lavori
Il presente Convegno, diversamente dai due tenutosi precedentemente, che cor-
rettamente avevamo definito «Convegni-Seminari di studio», è stato pensato e orga-
nizzato soprattutto ai fini di comunicare i risultati finali di attente e ampie ricerche ar-
chivistiche, talora innovative rispetto ad una diffusa prassi salesiana di limitarsi a in-
cursioni negli archivi eccessivamente rapide (anche per la frequente assenza in questi
di qualsiasi ordinamento e strumenti di ricerca); concettualmente dunque si avvicina
di più alla tipologia di un classico «Convegno», non prevedendo né particolari tempi
di dibattito – dal momento che questo è stato precisamente l’oggetto specifico dei se-
minari che lo hanno preceduto – e neppure interventi superiori ai 30 minuti, salvo per
le prime relazioni di indole generale così suddivise:
a. I quadri portanti «salesiani» sia di indole teorica che socio-statistica entro cui
si collocano gli interventi «localizzati» saranno offerti dalle «relazioni a due voci»
della prima mattinata: due per la Congregazione salesiana e due per l’Istituto delle
2 È il titolo di un volume non molto conosciuto, edito dall’ISS, a cura di P. BRAIDO, Don
Bosco nella Chiesa a servizio dell’umanità. Studi e testimonianze. Roma, LAS (ISS Studi 5), 1987.

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3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana 153
FMA, oltre ad un quinto intervento – sempre domani mattina – di per sé relativo al-
l’impegno dei Cooperatori, ma senza con ciò escludere quello dei salesiani e delle
FMA. Non si può infatti sottovalutare il fatto che i due Istituti religiosi furono giuri-
dicamente uniti fino al 1906 e che comunque fu sempre grande il peso dell’autorità
centrale per ogni decisioni di piccola o media portata anche nelle aree più lontane da
Torino, fermo restando che spesso la «scelta di campo», vale a dir la prassi, fu quasi
sempre più avanzata della consapevolezza riflessa circa i grandi cambi socio-struttu-
rali che stavano avvenendo. Alla mancanza di dichiarazioni programmatiche progres-
siste corrisposero spesso paradossalmente delle scelte operative di lungimirante aper-
tura sociale, quasi un moto spontaneo generato dall’evoluzione naturale interno del-
l’Istituto man mano che si allontanava dalle origini. Fedeltà a don Bosco, indiscutibil-
mente, ma anche fedeltà ai tempi, che esigevano inserimenti sociali mirati, adatta-
menti, creatività e flessibilità, sotto la spinta propulsiva dei fondatori.
b. L’indispensabile contesto sociale, politico, ecclesiale e culturale ancor più
ampio sarà presentato già questa sera in due distinte relazioni: una per l’Europa del
prof. Mario Belardinelli, e una per l’America, particolarmente l’America Latina, del
prof. Alberto Gutierrez. A loro è stato affidato il compito di aiutarci a cogliere i movi-
menti di insieme della società civile ed ecclesiale entro cui l’operato particolare dei
salesiani e delle FMA trova la sua reale dimensione. Come è noto, soprattutto il pon-
tificato di Leone XIII (1878-1903) costituì un periodo di intensa organizzazione della
vita cattolica e di ardite iniziative nel campo sociale. Nell’ambito della dottrina so-
ciale, a meno di un trentennio dal Sillabo, con la Rerum Novarum (1891) infatti si
gettarono le basi del cattolicesimo sociale e si favorì ogni manifestazione di associa-
zionismo cattolico, cercando di mobilitare masse in favore della Chiesa e di allargare
le prospettive: non solo assistenza alle categorie dei bisognosi, ma anche carità come
fondamento della giustizia sociale.
Nonostante l’altissimo numero di interventi previsti, non tutte le molteplici ed
eterogenee attività salesiane nel mondo nei 40 anni considerati troveranno nel Con-
vegno una loro esemplificazione. Mancheranno all’appello varie iniziative che pure
non erano estranee alla logica del Convegno: basti pensare, per limitarci ai salesiani,
al settore editoriale (tipografie, stampa popolare, scolastica, scientifica), a quello
espositivo (mostre dei risultati delle scuole professionali e agricole), a quello scienti-
fico (etnografia, geografia, scienze naturali, musicologia...) a quello amplissimo, per
così dire, promozionale: società di mutuo soccorso, uffici di collocamento, associa-
zioni per le case, gli orari, le condizioni di lavoro degli operai, officine cristiane, lotta
per mantenimento del riposo festivo e contro la bestemmia, catechismi festivi, scuole
di religione, «opere di redenzione» nella pubblica scuola, nei collegi, negli ospizi
ecc., interventi nei momenti di emergenze nazionali...
Ancor più ampio il quadro delle assenze per le FMA: i numerosi convitti per
operaie nelle zone industrializzate italiane, le maestre comunali, gli asili, i laboratori,
le molteplici iniziative durante la guerra, l’assistenza agli infermi, l’accoglienza dei
figli dei richiamati e degli orfani, la prontezza di soccorsi delle profughe, sia per la
guerra balcanica, come per le calamità naturali (terremoto di Messina del 1908 e della

1.10 Page 10

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154 3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana
Marsica del 1915), ma anche l’associazione delle ex allieve in un tempo in cui sorge-
vano le associazioni femminili, di stampo laico e cattolico; l’azione nel porto di Na-
poli a favore degli emigranti e la collaborazione alla diffusione dell’italianità, tramite
il contributo dell’Italica Gens...
Così pure non sono presenti relatori di alcune ispettorie che avevano più di un
titolo per prendere la parola. Penso in questo momento all’ispettoria del Medio
Oriente, le cui prime case avevano una fortissima dimensione socio-nazionale, legate
come erano alla politica coloniale italiana specialmente attraverso l’Associazione na-
zionale per soccorrere i missionari italiani del prof. E. Schiapparelli.
Ciononostante la sequenza degli interventi, con le loro differenziazioni e modu-
lazioni, è sufficiente per aver una visione sintetica delle scelte, delle strategie e delle
realizzazioni salesiane di valenza sociale nel quarantennio succitato.
5. Gli esiti
Quali gli esiti del Convegno? Li giudicheremo noi stessi e i futuri lettori degli
Atti. Certo si è che ad ogni «studioso di professione» e ad ogni «artigiano di storia»
che qui prenderà la parola – non è detto che si ritenga di minor dignità e valore quello
che non è consacrato dall’università o dal professionismo – si è voluto concedere,
nella prospettiva del Convegno, ampia libertà nella scelta del soggetto di studio, nella
selezione delle fonti e nell’adozione di modelli interpretativi e di paradigmi storiogra-
fici; a loro però è stato chiesto espressamente di cercare di offrire fatti incontroverti-
bili e dati il più sicuri possibili, utili sia a chi semplicemente intende conoscere me-
glio il «mondo salesiano», sia a chi ha il compito più impegnativo di elaborare mes-
saggi di informazione, onde alimentare consensi e mobilitare verso qualche specifico
scopo pratico. Tutto può essere storicamente significativo, ma non tutto allo stesso
modo e nella stessa misura.
Naturalmente ognuno dei relatori, avendo di mira la storia e non l’apologia par-
tigiana della storia che racconta, è convinto della legittimità «culturale» della propria
lettura dei fatti e delle proprie ipotesi interpretative; ma rimane disponibile e pronto a
sottoporla ad altri metodi di analisi, ad altre tradizioni disciplinari, a canoni che si
ispirano a diverse ragioni storiche, onde verificarne la validità ermeneutica ed otte-
nere il massimo di oggettività e il minimo di ideologia. La storiografia non è solo me-
moria, ma costruzione e ricostruzione della memoria, che sono qualche cosa di più
della semplice ricostruzione dei fatti.
Al termine dei lavori si potrà forse costatare, dati alla mano, che nel quaran-
tennio a cavallo del secolo XX:
1. la dimensione sociale dell’esperienza salesiana, sottoposta a molteplici solle-
citazioni dirette e indirette, nonché a prove difficilissime di vario genere, ha goduto
di una positiva stagione, forse la più feconda di tutta la sua storia.
2. I salesiani e le FMA hanno offerto con l’insieme della loro azione un contri-
buto alla soluzione della «questione sociale» benché questa non venisse da loro quasi
mai formalmente tematizzata, forse mai direttamente affrontata, ma comunque
sempre sottesa.

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2.1 Page 11

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3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana 155
3. Allo scarso spessore teorico-concettuale, ridotto sovente all’indicazione di
una soluzione morale-religiosa della questione, non ha assolutamente corrisposto uno
scarso impegno pratico-operativo, pur senza entrare, se non eccezionalmente, nel
campo della politica attiva.
4. Nello spirito dei fondatori e dei loro successori, in sintonia con la mentalità
dell’epoca per cui la religione era l’indispensabile fondamento di ogni ordine morale e
sociale, la dimensione sociale fu sicuramente dai salesiani e dalle FMA sempre asso-
ciata a quella educativa nella sua valenza religiosa, in funzione di una restaurazione
cristiana della società sulla base del carattere popolare dell’educazione da loro impar-
tita.
Anche per quanti hanno responsabilità di governo e di animazione all’interno
della Famiglia Salesiana, il Convegno offrirà la testimonianza di come i «figli e le fi-
glie di don Bosco», in condizioni culturali e sociali ben diverse dalle nostre, ma non
meno difficili – si pensi ad es. per l’Europa alle leggi Combes in Francia e per Ame-
rica Latina alle terribili vicissitudini dell’Equatore e del Messico, per non parlare
della prima guerra mondiale – abbiano accolto e forse in gran parte vinto la sfida per
l’educazione, la promozione umana e l’evangelizzazione dei giovani, destinatari della
loro azione. Oggi si impone la necessità di «inventare» nuove forme di presenza
pastorale, di impegno religioso, di intervento in un «sociale», caratterizzato dalla
mondializzazione, dalla interculturalità, dalla multietnicità, dalle nuove povertà e
emergenze che si sono aggiunte agli antichi bisogni. Sul quadrante della storia sono
cambiati gli indicatori, ma non sembra diminuito il possibile ruolo sociale e civile
della Famiglia Salesiana. Non sembrano più procrastinabili ad esempio, pena l’insi-
gnificanza totale della propria missione educativa, il recupero delle virtualità insite
nel «messaggio di Don Bosco» e la riscoperta delle originarie valenze assistenziali e
sociali del suo sistema educativo.
Rimane comunque il fatto che i salesiani e le FMA, se non vogliono essere
senza «radici», cioè se non pretendono, in maniera fallimentare, di creare ex novo
tutto da sé, occorre che sappiano guardare anche a quello che hanno fatto gli altri
prima di loro, non certo con la pigrizia o l’illusione di poterli copiare – niente si ri-
pete tale e quale – ma col fine di ripensare sempre meglio le vicende del proprio pas-
sato e cogliervi quella luce necessaria per affrontare «salesianamente» gli avveni-
menti del tempo presente. La storia si confermerebbe ancora una volta magistra vitae,
anche se non c’è dubbio che, per quante cose possa insegnare il passato, il presente
rimane imprevedibile, indeducibile dallo stesso passato e da questa novità risulta con-
dizionato e diversamente conformato il corso ulteriore delle cose.
***
Nel quadro del Convegno assume un particolare significato il pomeriggio giubi-
lare del 2 novembre, che ci permetterà di vivere un momento di conversione perso-
nale e di vita ecclesiale, in unione spirituale con i milioni di cristiani che in questo
anno 2000 hanno varcato la stessa Porta Santa. Interessanti e utili presumo saranno

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156 3° Convegno internazionale di storia dell’Opera salesiana
anche le altre iniziative connesse col Convegno: l’«esposizione di libri» significativi
di storia salesiana dell’ultimo ventennio presso la Biblioteca Centrale, la «fiera del
libro» salesiano disponibile attualmente in libreria (con le novità dell’ultima ora), la
mostra fotografica (con relativo filmato) del grande esploratore salesiano in Pata-
gonia, don Alberto De Agostini e la visita alla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Penso sia mio dovere anticipare già in questo momento il grazie più sincero a
quanti prenderanno la parola e a tutti voi che avrete la pazienza di ascoltarla con at-
tenzione e interesse. Tale grazie si estende poi a tutti i collaboratori del Convegno:
colleghi dell’ISS e Presidenza ACSSA che l’hanno preparato a distanza, presidenti
dei lavori, traduttori, responsabili delle iniziative culturali connesse, organizzatori lo-
gistici, autisti, animatori liturgici. Un grazie particolare al tecnico di sala la cui com-
petenza sarà messa alla prova dai programmi informatici e audiovisuali che i relatori
hanno preannunciato di voler utilizzare.
Un ricordo vada anche ai numerosi assenti, già iscritti al Convegno, ma impe-
diti all’ultimo momento di partecipare per gravi motivi di salute (penso in questo
momento ad R. Azzi, E. Olmos, F. Castellanos, R. Roccia, C. Toscani, F. De Castro
Fortes...); anche questa volta è stato improvvisamente chiamato in cielo dal Padre
un confratello, già cooptato come membro-traduttore del Convegno, don Michele
Sabatelli.
Infine un ringraziamento al Rettor Maggior, don Juan E. Vecchi, che nonostante
i seri problemi di salute che tutti conosciamo, non ha voluto mancare a questo appun-
tamento e alla Vicaria della Madre Generale delle FMA, sr Rosalba Perotti, in rappre-
sentanza appunto di lei. Essi ci portano il saluto e l’augurio degli oltre 30.000 sale-
siani e salesiane assenti materialmente da questa Aula Magna completamente rinno-
vata della casa Generalizia salesiana, ma spiritualmente presenti nella nostra mente.
A tutti loro, all’intera Famiglia Salesiana e alla società internazionale l’ISS e
l’ACSSA vogliono trasmettere quel patrimonio di esperienza, pensiero e cultura cui si
è sopra accennato; vogliono loro comunicare quella vasta area di certezze e di consa-
pevolezze, unita a quella, forse non minore, area di discutibilità e di incertezze storio-
grafiche, che esige sempre più sviluppate ed efficienti istituzioni di studio e di ri-
cerca, ad intra e ad extra della Famiglia Salesiana, in grado di apportare al quadro di
grande ricchezza che emergerà dai lavori di questi giorni ulteriori verifiche ed indi-
spensabili integrazioni.