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RECENSIONI
COSTA Rovilio e DE BONI Luis Alberto [a cura di], La presenza italiana nella storia e
nella cultura del Brasile. Edizione italiana a cura di Angelo Trento. [Torino], E-
dizioni Fondazione Giovanni Agnelli 1991.
Il volume è il primo della collana «Popolazioni e culture italiane nel mondo»,
con la quale la Fondazione Giovanni Agnelli ripropone di stendere un terreno co-
mune di incontro e di scambio culturale fra l'Italia e le popolazioni di origine italiana
oggi. Esso accoglie i contributi di due convegni: il primo, realizzato a S. Paolo del
Brasile (1985) e il secondo a Vitoria do Espirito Santo (1988); furono pubblicati a
Porto Alegre: COSTA Rovilio e DE BONI Luis Amberto [a cura di], A presença italiana
non Brasil, vol. I, Porto Alegre, 1987; vol. II, Porto Alegre, 1990.
Interessano alla storia salesiana i seguenti contributi:
— LOPES José da Paz, Immigranti italiani a São João del Rei: scontro politico e
protesta, 1888-89;
— Azzi, Riolando, Religione e patria: l'opera svolta dagli scalabriniani e dai sale-
siani fra gli immigrati;
— STEINFUS Ricardo Antonio Silva, I rapporti fra Brasile e Italia negli anni
1918-39.
Crediamo però che l'intero volume sia utile a coloro i quali vogliano fare sto-
ria dell'opera salesiana in Brasile, in quanto ricostruisce le condizioni socio-
economiche e culturali in cui vissero quelle comunità italiane.
ANTONIO DA SILVA FERREIRA
DE OLIVEIRA Luiz, Centenário da presença salesiana no norte e nordeste do Brasil,
vol. II de 1933 a 1964. Recife, Escolas Dom Bosco de Artes e Ofícios 1994, 200
p., ill.
Nella recensione al primo volume di quest'opera, pubblicata da RSS 26 (1995)
178-180, abbiamo già trattato del suo autore, dello scopo più informativo e descrittivo
che critico e analitico del lavoro, che però si attiene strettamente a quanto si è riu-
sciti a documentare attraverso una ricerca storica condotta con molta serietà. L'au-
tore dedica il presente volume ai suoi fratelli, agli amici salesiani, allievi, exallievi,
cooperatori; con esso intende anche contribuire alla gloria di don Bosco. Nella pre-
fazione padre Raimundo Benevides Gurgel traccia una sintesi del contenuto.
Con la narrazione dei fatti importanti e meno importanti delle diverse case del-
l'ispettoria, il volume presenta la loro situazione e il loro sviluppo in forma piuttosto
di cronaca che non di storia. Incomincia dalla ubicazione geografica delle case dell'i-
spettoria, da Salvador fino alle missioni del Rio Negro, isolate tra di loro dalle gran-
di distanze. Parla dell'impegno dell'ispettoria nella formazione dei giovani salesiani.
Descrive i festeggiamenti per la canonizzazione di don Bosco, che ridonarono un
nuovo entusiasmo alla famiglia salesiana. Narra l'impegno del collegio salesiano

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Recensioni
nella preparazione del Terzo Congresso Eucaristico Nazionale. Ricorda la poetessa
Amélia Rodrigues e quanto ha fatto per la pubblicazione delle «Letture Cattoliche»
in portoghese e per lo sviluppo della casa di Bahia. Ci fa scoprire come l'interesse
dei salesiani per le regioni dell'interno porta ad alcune fondazioni nel poligono co-
siddetto «della siccità». Dà valore alla visita di don Renato Ziggiotti, rettor maggiore
dei salesiani, nel 1957. Mostra il contributo offerto dai salesiani del nordest alla
Chiesa in Brasile, tramite vescovi salesiani provenienti da quella regione.
Ma nel descrivere gli anni 1934-1939 l'autore dimentica i problemi che allora
cambiarono il panorama politico in Brasile. Inutilmente il lettore cercherà un cenno
alla sollevazione comunista del 1935, al diffondersi dell'ideologia nazionalista di Pli-
nio Salgado, all'avvento dello Stato Nuovo di Vargas. L'autore dedica pure solo
qualche riga alla trattazione dei problemi sorti con la seconda guerra mondiale: era-
no molti gli italiani e i tedeschi nell'ispettoria e, data la presenza delle truppe ameri-
cane e l'importanza strategica del nordest brasiliano nella guerra, vi furono non po-
che difficoltà per i salesiani.
Con la fine del conflitto mondiale i superiori mandarono a Recife don Ladislau
Paz, primo ispettore brasiliano del nord e nordest del Brasile. L'espandersi della
campagna delle vocazioni portò a un aumento del personale brasiliano, mentre si
tornò a ricevere personale dall'Italia. Si verificò un nuovo sviluppo dell'associazione
degli exallievi; una serie di iniziative pastorali e pedagogiche portarono nuova vita
alle case e alle missioni. Si passò allora alla divisione dell'ispettoria, con la creazione
dell'ispettoria missionaria dell'Amazzonia, con sede a Manaus.
Il volume si conclude con un cenno ai primi tentativi di rinnovamento dell'i-
spettoria, in occasione del Concilio Vaticano II e del Capitolo Generale 19.
Ci congratuliamo con l'autore della pubblicazione di questo volume, nell'attesa
di avere, fra breve, il terzo.
ANTONIO DA SILVA FERREIRA
MISCIO Antonio, Pisa e i Salesiani: don Bosco - Tomolo - Maffi. Pisa, Ed. Vigo Cursi
[1994] VI, 404 p. [32] tav.
«È una ricerca storica, ben documentata» scrive nella presentazione in capo a
p.II Telio Taddei, perentoriamente contraddetto dall'A. nell'introduzione in fondo
a p. Ili: «Sia chiaro che questo non è un libro di storia. È il racconto dei fatti sale-
siani di Pisa, raccolti, scritti, commentati [...] Io di mio ci ho messo la passione e l'at-
tenzione, la riflessione». Prosegue il Miscio con l'enumerazione delle fonti mano-
scritte, a stampa e orali, sulla cui scorta si snoderà il racconto.
Agevola la lettura e la memoria l'aver distribuito la materia in ben 87 capitoli
(pp. 1-370). Nel seguito contiamo 206 note, l'indice dei nomi e la bibliografia (delle
panoramiche storiche d'avvio, dei 13 volumetti della collana «Il Crivello» con l'uni-
co prodotto pubblicato circa i salesiani a Pisa, risalente all'anno 1922). L'indice ge-
nerale chiude il lavoro. Frammezzata troviamo la selezione iconografica, alle volte
di scarsa nitidezza tecnica. Scarsamente curata, invece, la composizione grafica; fre-
quenti i rifusi tipografici, alcune volte di non facile superamento.
L'A. suppone nota la storia della città di Pisa come quella della congregazione
salesiana. Indugia invece, probabilmente oltre misura, nel proporci le personalità del
prof. G. Tomolo e del card. P. Maffi e nel riassumere le vicende post-risorgimentali
d Italia. Sono fatti e mentalità che hanno peso per la città e la chiesa locale, rima-

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Recensioni 417
nendo però assai marginali nella fondazione, e ancor più nello sviluppo, dell'opera
salesiana. Non mancano brevi ma significativi cenni sulla situazione civile ed eccle-
siale di fine secolo. Purtroppo non sono continuati con sufficiente rilievo lungo il
presente secolo, sicché la congiunzione copulativa del titolo risulta quasi del tutto
pleonastica. Le 35 pagine dedicate a don Bosco e Pisa potrebbero benissimo ridursi
a tre o quattro, senza danno alcuno.
Le vicende di Via dei Mille (pp. 35-307) risultano analitiche, annalistiche; quelle
del CEP (pp. 305-370) risultano sintetiche, svolte a ondate concentriche. A ogni pagi-
na l'A. si mantiene vigile e appassionato. Non pochi dei commenti e rilievi sono
condivisibili. Solo alcuni sembrano retorici o ironici.
Passiamo ora alla fredda riflessione sui contenuti. Quanto valgono i 90 anni di
presenza salesiana a Pisa? Sarebbe quasi delittuoso decretarne la fine? Chi ha il com-
pito di rispondere alla seconda domanda deve ben valutare la prima. La pubblica-
zione del Miscio si limita a considerare quanto lavorarono, e con mezzi sempre ina-
deguati, i salesiani. Non spinge la riflessione sull'impatto effettivo sulla cittadinanza
o almeno sulla chiesa locale. Il volume offrirà, dunque, alcuni elementi di valutazio-
ne, non tutti.
L'A. presenta «i fatti salesiani». Scorrono piacevoli sotto l'occhio del lettore al-
cune attività oratoriane: filodrammatiche, circoli, vita spontanea di cortile. Si tripli-
cano gli spazi a Via dei Mille, si apre una succursale sull'altra sponda dell'Arno, si
tenta più volte lo sbocco del pensionato, si gestisce con buon successo la libreria.
Scarsa è l'attenzione alla formazione del «buon cristiano e onesto cittadino». Alla
comunità religiosa è pure affidata la chiesa pubblica di S. Eufrasia: in quale misura e
soprattutto in quale forma servì il vicinato e in che relazione si trovava con la atti-
gua parrocchia di S. Sisto non è mai chiaramente percepibile.
Lo scarso personale religioso trasferisce nel 1962 il suo centro operativo in peri-
feria, al CEP. Località e modalità operative del tutto nuove. L'oratorio passa in su-
bordine rispetto alla pastorale parrocchiale. Si stabilisce presto una diarchia: quanto
attiene alla «sacrestia» sta nelle mani di don Mario Azzola, mentre quanto attiene
alle strutture e all'animazione esterna sta nelle mani di don Gastone Baldan seconda-
to dal gruppo «21 + 1». Resta difficile farsi un'idea dell'insieme delle cose.
Dove il Miscio dispiega con maestria il suo talento è nel tratteggiare la personali-
tà dei salesiani succedutisi a Pisa. Andrea Chiarinotti, Attilio Garlaschi nei faticosi
inizi e nella «casa del soldato» durante la paralisi della prima guerra mondiale; Aldo
Signorini nella libreria; don Gaetano Boschi nella tormenta del 1943-1944; la succita-
ta copia che riuscì a radicare al CEP, con tanti altri, diviene oggetto di ammirata
venerazione.
Il taglio biografico e la descrizione delle direttrici operative esteriori dell'orato-
rio di Via dei Mille rendono un valido servizio alla futura composizione del mosai-
co, che dovrà tramandare la memoria di don Bosco incarnato nei salesiani del primo
secolo della sua morte.
ANTONIO PAPES
NUNZ MUÑOZ Maria Fe., Las Hijas de María Auxiliadora en Andalucía y en Cana-
rias: 1893-1993. Sevilla, Inspectoría María Auxiliadora 1994, 564 p.
Desde hace varios lustros se vive en el ambiente salesiano la denominada «pe-

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Recensioni
dagogía de los centenarios», sucediéndose sin interrupción celebraciones de secula-
res instituciones, personas y presencias. Es nuestro caso, como se apunta en la Pre-
sentación: «El presente libro [...] constituye una síntesis densa y cálida a la vez, de la
historia [centenaria] del Instituto en el sur peninsular y el archipiélago canario [...] a
la par que ofrece los rasgos principales de la actividad pastoral de la Inspectoría
María Auxiliadora» (p. XV).
Esta observación plagia la estructura de la obra, que «se presenta -a juicio de la
autora- dividida en tres partes claramente diferenciadas»: Una Ia Parte (pp. 1-87)
diseña con brevedad la evolución histórica de la presencia de las Hijas de María Auxi-
liadora en España, ciñéndose la reseña únicamente a las regiones andaluza y canaria.
La amplísima IIa Parte -Fundaciones de las Hijas de María Auxiliadora en Andalucía
y Canarias (pp. 89-375)- forma el cuerpo de la monografía, definida como «un some-
ro estudio de los orígenes [...] finalidad y destinatarios, junto con la mayor o menor
pervivencia, de cada una de las fundaciones realizadas [...] a lo largo de todo el siglo
[...] El criterio elegido para la exposición de las mismas ha sido el cronológico, divi-
dido en dos grandes etapas» (pp. XXIV, 81, -Fundaciones durante la Inspectoría
única-[Barcelona] (1893-1942) y Fundaciones de la Inspectoría Sur María Auxiliadora
(1942-1993)-, división que significó «el punto de arranque de una década expansi-
va»; luego el efecto Vaticano II daría «a las fundaciones realizadas durante este
último cuarto de siglo unas caractefsticas totalmente distintas a las anteriores» (pp.
231-232).
En la IIIa Parte, «bajo el epígrafe la acción pastoral (pp. 377-426), se recoge en
apretada síntesis la tarea evangelizadora que se realiza actualmente -[y se reali-
zó]en la Inspectoría María Auxiliadora»: Aún reconocida «la primacía de los Co-
legios», y, a su amparo, de los Oratorios festivos, «las nuevas necesidades de la
niñez y juventud en un mundo en cambio, han llevado ha establecer otras formas de
presencia -[denominadas "Nuevas presencias"]- de mayor colaboración con la igle-
sia local» (pp. 387, 403-408). Para llevar a cabo dicha labor se sirve de sus Agentes de
Pastoral -Hermanas salesianas, Catequistas, Padres de Alumnos, Animadores juveni-
les- y Asociaciones -de Cooperadores salesianos-Hogares Don Bosco, de Devotos
de María Auxiliadora, de Antiguas Alumnas-, sin olvidar las Asociaciones escolares
y extraescolares. Tres Apéndices -Inspectoras y Consejos Inspectoriales (1893-1993),
Fundaciones de las Hijas de María Auxiliadora en Andalucía y Canarias, Hermanas
destinadas durante todo el siglo en las Casas de dichas regiones- y el índice Ono-
mastico cierran la obra (pp. 427-5654).
He señalado Apéndices e índice onomástico para mostrar hasta qué punto la
autora ha cuidado aportar cuantos elementos contribuyan a radiografiar íntegra-
mente «la fecunda labor que en este período secular han realizado las Salesianas en
las bellas regiones de Andalucía y Canarias» (p. XXIII). Enmarcado el estudio en la
expansión progresiva del Instituto, experimentada de modo «extraordinario en Es-
paña», tal vez adolece del entorno eclesial -y aún más del socio-cultural- adecuado
en momentos cruciales.
«Realizada científicamente sobre fuentes inéditas» (p. XV) no exhaustivas, la
obra -en sentir de la propia autora- brinda una «apretada síntesis» de su acción pas-
toral, y de cada una de las fundaciones hace «un somero estudio del origen -[en lo
que más se entretiene]- y de su desarrollo». Las expresiones «apretada síntesis..., so-
mero estudio», -en especial esta última-, dejan la duda si ello se debe a la falta de
espacio -por demás explicable-, o a la escasez de fuentes, sobre todo en las presen-
cias significativas no historiadas. Enriquecida con precisos cuadros estadísticos y

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Recensioni 419
con una aportación fotográfica reducida y tradicional, la monografía goza de ópti-
ma presentación tipográfica y de fácil lectura.
Podemos calificarla como una obra de avanguardia en su género, en la que han
de mirarse los que se preparan a historiar una Inspectoría centenaria, procurando -
como el modelo- que «más que un recuerdo del pasado sea la premis de un siglo
nuevo, tan fecundo como el primero y a ser posible más esperanzador» (p.
XXVXXVI).
J. BORREGO
SEMERARO Cosimo, Don Alberto Caviglia 1868-1943. I documenti e i libri del primo
editore di don Bosco tra erudizione e spiritualità pedagogica (Collana «I contem-
plativi nel mondo», a cura di P. Borzomati). Presentazione di Olivier Guyotje-
annin. Torino, SEI 1994, V-XXXIII, 351 p.
La ricomposizione documentaria e libraria come metodo storiografico.
Archivi e biblioteche, anche nel passato più remoto, non sono mai mancate: il
primo archivio privato, di cui abbiamo notizia, costituito da documenti scritti su ta-
volette di argilla nel vicino Oriente, è datato al 2500 a.C. Solo nell'età moderna, pe-
rò, gli archivi privati ebbero riconoscimento giuridico. I documenti d'archivio costi-
tuiscono, tuttavia, materia di ricerca e di studio già dal '400/'500; se, poi, nell'età
moderna essi cominciarono a venire tutelati e ricuperati, bisognò attendere la legge
archivistica del 22 dicembre 1939 (n. 2006) per giungere a peculiari norme su di essi.
A tutela degli archivi privati ebbero luogo in Italia anche interventi per sancire il fer-
mo posto alla vendita e allo smembramento di essi, che sono considerati parte del
patrimonio archivistico di una nazione, al pari di quelli pubblici (E. Lodolini). Quali-
ficante in tale ambito è il principio di provenienza del materiale, il cui rispetto permet-
te che la sistemazione dei documenti rispecchi la storia, le strutture e le competenze
dell'ente, di cui si raccoglie e si ordina il relativo materiale.
Anche le biblioteche private possono costituire significativo strumento per la
conoscenza della personalità e del pensiero del suo proprietario. Le biblioteche pri-
vate, a loro volta, ripetono le proprie origini da un remoto passato, nelle prime rac-
colte di libri di Aristotele, passate poi a Teofrasto e in quelle di Epicuro, lasciate al
suo successore Ermarco: si delinea così il primo modello di biblioteca greca, che non
nacque immediatamente come istituzione pubblica, ma come raccolta di libri, che
dai capi-scuola passarono alle scuole eredi del loro insegnamento. La raccolta libra-
ria mirò ad assicurare la continuità del pensiero del maestro e dei maestri, rendendo
disponibili i testi sui quali era basata l'attività della scuola. La 'stanzuccia' dei filo-
sofi intese a salvaguardare i libri come conservazione di testi e della dottrina in essi
contenuta (G. Cavallo). Lungo fu il cammino, che portò alla biblioteca privata e
pubblica dell'età moderna, ma sempre accompagnato da graduale perfezionamento.
Di recente, ricerche di studiosi e tesi di laurea hanno conseguito risultati pro-
mettenti mediante l'esame accurato di una biblioteca privata, inserendo così il libro
in quel complesso rapporto che il lettore stabilisce con esso. È il caso di una tesi di
laurea presentata nel 1991 all'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi, basata sul-
l'inventario della biblioteca del curato d'Ars, mentre una ricerca è in corso da parte
di un esperto ricercatore su papa Nicolò V (1447-55), bibliofilo di fama, e sulla sua
biblioteca privata, custodita in otto grandi armadi presso la Biblioteca Apostolica
Vaticana. Olivier Guyotjeannin, ordinario di diplomatica e archivistica medievale

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Recensioni
all'Ecole Nationale des chartes di Parigi, nella Presentazione all'opera, di cui stiamo
per trattare, scrive: «Entità archivistiche e libri diventano, nel vero senso del termi-
ne, tracce piene d'insegnamento, documentai monumenta del passato» (p. XXI).
Sullo sfondo di questi cenni introduttivi agli archivi e alle biblioteche private
collochiamo la nostra presentazione critica dell'opera di C. Semeraro; al tempo stes-
so illustreremo il metodo storiografico sopra accennato.
L'opera dell'A. è finalizzata a ricostruire i dati biografici, ma, in particolare, il
pensiero del primo editore di don Bosco, don Alberto Caviglia. Al di là degli scritti
di quest'ultimo e degli studi pubblicati su di lui, viene privilegiato l'esame attento e
prolungato dei documenti e dei libri contenuti nella sua biblioteca personale. La pre-
sente opera ha avuto una sua prima stesura nel 1992 a Parigi, dove l’A. attendeva
allo stage presso gli Archives Nationales e alla preparazione del dottorato di ricerca.
Egli ricostruisce, in primo luogo, la biografia di A. Caviglia (cap. Io, pp. 3-74): le sue
origini nel quartiere popolare di Vanchiglia di Torino, dove nasce nel 1868; la fan-
ciullezza e l'adolescenza coi primi studi all'Oratorio di Valdocco a Torino e l'incon-
tro-chiave con don Bosco (1881-85); l’ iter formativo nella Congregazione salesiana
con gli studi liceali-filosofici e teologici (1885-92), che lo vedono prima salesiano
(1886), poi sacerdote (1892); il periodo degli studi presso l'Università di Torino, coro-
nato con la laurea in Lettere nell'anno accademico 1908-09 e il contemporaneo inse-
gnamento nel ginnasio salesiano; l'entrata nella Commissione per l'iniziativa edito-
riale di vasta portata delle opere di don Bosco (1914-15) e più tardi l'esordio nel
settore biografico col suo Don Bosco. Profilo storico (1920), che apre una lunga serie
di scritti, meritandosi così un ruolo qualificato come storico di don Bosco e della
Congregazione salesiana. La sua attività nel settore si chiude solo con la morte
(1943). La biografia del Caviglia, tracciata dal Semeraro, s'arricchisce di una presen-
tazione del suo mondo culturale, del suo temperamento allegro e della sua enorme
capacità di lavoro. Tale trattazione dell'A. si presenta come significativa premessa,
per ragioni di metodo e di obiettività storiografica, ad uno studio adeguato degli
aspetti teorici, della documentazione e dell'attività scrittoria del Caviglia. (Per una
più agevole lettura di questo capitolo sarebbe stato utile un breve elenco biografico
del personaggio).
Segue lo studio sul patrimonio documentario e librario di quest'ultimo (cap. 2°,
pp. 75-86) e l'esame dei suoi libri con la ricostruzione della sua biblioteca privata
(cap. 3°, pp. 87-96).
La seconda parte dell'opera è costituita da Appendici: documenti di o per il Cavi-
glia (I-LIX, pp. 99-166); la bibliografia sistematica di questi (LX, pp. 167-84); l'in-
ventario della documentazione: 'Fondo A. Caviglia' nell'Archivio Storico dell'Uni-
versità Pontificia Salesiana di Roma (LXI, pp. 185-211), 'Fondo A. Caviglia' nel-
l'Archivio Salesiano Centrale di Roma (LXII, pp. 212-28), i Documenti riguardanti
A. Caviglia nell'Archivio Storico dell'Istituto di Studi Romani (LXIII, pp. 228-33),
l'inventario e il regesto della corrispondenza (LXIV, pp. 234-57) e, infine, il prezioso
Catalogo sistematico e annotato dei libri posseduti da A. Caviglia (LXV, pp.
258318).
Quattro utilissimi Indici completano l'opera (pp. 321-351): l'indice analitico (e
tematico) dei vari fondi archivistici, quello degli autori e dei titoli dei libri posseduti
dal Caviglia, quello della corrispondenza ricevuta e, infine, quello dei nomi.
La nostra valutazione critica dell'opera mira a dimostrare che l'impianto genera-
le di essa è tale da permettere di conseguire le finalità espresse nel sottotitolo della

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Recensioni 421
medesima, servendosi del metodo storiografico della ricomposizione documentaria e
libraria. L'A. ha ricercato con cura nell'arco di tempo di un ventennio (p. 90) docu-
menti e libri del Caviglia, raccolti poi nelle Appendici sopra indicate. Dai documenti
e dai libri così inventariati egli ha fatto rifluire nei tre capitoli (Don Alberto Cavi-
glia) i dati necessari ed utili per ricostruire la biografia, la cultura, il pensiero del suo
personaggio, dopo aver sottoposto ad una disamina accurata e perspicace il patri-
monio documentario e librario stesso, pervenendo alla ricostruzione della biblioteca
personale del Caviglia. Il metodo storiografico seguito dal Semeraro si è rivelato
corretto quanto al procedimento, ossia, mediante la conoscenza previa dei docu-
menti riguardanti l'A. studiato e i libri da lui posseduti: lo studio, infatti, della vita e
del pensiero di un A. è strutturalmente legato alle sue fonti, per cui conoscere queste
ultime corrisponde al trovare la chiave per accedere al mondo della sua vita e del
suo pensiero. È importante, cioè, anche se è una via di rado percorsa dagli storici, lo
studio degli strumenti di lavoro in possesso dell'A. per penetrare nella complessità
del suo pensiero. Al tempo stesso tale metodo si è rivelato, nell'opera che presentia-
mo, fecondo di risultati, come vedremo, che non si sarebbero potuti conseguire, per
lo meno in misura altrettanto ricca, per altra via. Infatti, «di norma è solo 'penetrando
nuovamente' nella biblioteca di un autore che diventa possibile cogliere questo fatto-
re di vita e di cultura, spesso impalpabile per i più, ma importante e significativo per
gli esperti. È un patrimonio ricchissimo, espressione di una mentalità sia di quella
dell'autore studiato che dei suoi contemporanei, eco del suo ambiente storico e
geografico, testimonianza della sua formazione culturale e di precise scelte religiose,
ideologiche, metodologiche. Il riesame dei libri posseduti, letti e studiati da un auto-
re aiuta, meglio di ogni altro supporto esegetico, a svelare una psicologia, preferenze,
tratti della personalità; a individuare precisi legami con il suo mondo; a capire più
correttamente le fondamentali inclinazioni e opzioni religiose, teologiche, sociali e
politiche» (p. 93). Il pensiero di un autore vale quanto le «fonti» che egli utilizza.
Più i suoi scritti sono complessi, variegati, più sarà necessario immergersi nel mondo
delle sue carte e dei suoi libri.
La fondamentale e preziosa Appendice LXV ci precisa che i libri della biblioteca
al riguardo sono 1048, distinguibili in due grandi serie, di cui la Ia ne conta 162, che
costituiscono gli inizi della fase di riflessione storica sul dato salesiano, come gli
scritti a stampa di don Bosco e le pubblicazioni per illuminarne il contesto relativo,
ad esempio lo studio del Caviglia sul contesto valdese; la 2a serie, costituita dai libri
delle diverse materie studiate dal Caviglia, ne conta invece ben 885, che contengono
il suo retroterra culturale, come quelli di filosofia, di teologia, del ministero sacerdota-
le e della specializzazione all'Università, di cui 220 di storia, dall'antica alla risorgi-
mentale, che insieme a quelli del settore di arte e di archeologia, che sono 131, a
preparazione delle lezioni di arte all'Accademia Albertina e di archeologia cristiana
al Pontificio Ateneo Salesiano di Torino, costituiscono il settore più ricco. Riman-
gono, ovviamente, fuori dal catalogo quelli (più numerosi e di valore) passati tra le
mani di don Caviglia nelle varie biblioteche d'Italia e dell'estero, in particolare della
Biblioteca Nazionale di Parigi. Prossimo ormai alla morte il Nostro confidava al
giovane confratello, don Palieri, suo vicino di camera nel Collegio S. Giovanni E-
vangelista di Torino: «Alla mia morte, chi vivrà potrà trovarsi di fronte ad una
mole discreta di libri lasciati, ma nessuno saprà mai quanto don Caviglia abbia letto
e come abbia letto, rubando il tempo alle notti intere» (p. 96).
Il Semeraro lascia trasparire, specie nel capitolo 3°, attinente alla ricostruzione
della biblioteca personale del Caviglia, la propria capacità di lettura permeata di

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Recensioni
profonda 'simpatia' coi libri del suo personaggio, libri che egli coglie «personalizzati
con dediche, chiose e margini infarciti di note manoscritte a matita» (p. 87); «è spes-
so il contenuto e lo stile della sua 'chiosatura' a fare da bussola sicura nei complessi
tragitti bibliografici nei quali la sua libreria privata, dopo la sua morte, tra la fine
del 1943 e l'inizio dell'anno seguente, fu malauguratamente smembrata e dispersa»
(p. 88); il Caviglia è colto nella sua rara capacità di mettersi in dialogo con i propri
libri, tanto da sembrare parlare con essi e scriverci sopra il succo delle sue mute con-
versazoni (p. 89). È proprio grazie all'esame attento dei suoi libri che il Semeraro
può penetrare la cultura del Caviglia caratterizzata dall'erudizione storica e dalla
spiritualità pedagogica, ma anche il tipo di cultura del salesiano da lui prospettata:
«Sapere ciò che occorre per fare del bene alla gioventù e al popolo è la misura della
cultura salesiana» (cit. a p. 83); però il Caviglia aggiunge: «La mediocrità, la sobrie-
tà, la quasi povertà culturale, che al salesiano è proposta come uno dei lineamenti
della sua figura, è tutt'altro che l'ignoranza o la sciatteria o la superficialità temera-
ria e grossolana» (cit. ivi). Egli voleva una cultura in grado di comunicarsi e di rea-
lizzare. Studioso di spiritualità, di pedagogia e degli scritti di don Bosco, si rivela
aperto a interessi culturali diversi, costantemente animato da una 'volontà di sapere'
non comune.
La biblioteca del Nostro lo mostra uomo affascinato dalla personalità di don
Bosco, dei cui scritti egli si occupa con intenso studio e vasta cultura nella fase della
sua maturità; il suo stesso interesse pedagogico si muove entro il sistema pedagogico
del Santo. I suoi scritti e i libri contenuti nella sua camera «semplice, spoglia, pove-
ra» (M°. Mario Caffaro-Rore) lo indicano non come un teorico di problemi pedagogi-
ci, ma come uno studioso della pedagogia di don Bosco, da lui vista quale pedagogia
spirituale di anime (cf studi e edizioni critiche delle biografie di Savio, Besucco e
Magone, scritte da don Bosco, delle quali le ultime due vennero pubblicate postu-
me). Il Caviglia presenta un don Bosco educatore essenzialmente sacerdote e aposto-
lo, la cui opera educativa è orientata ad avviare i giovani sulla via della santità, in
particolare attraverso la vita sacramentaria.
La preparazione, per fare un esempio, del Caviglia allo studio di don Bosco riceve fa-
sci di luce in ragione del metodo storiografico scelto, che individua nella sua biblioteca le
opere di Frederick William Faber (1814-63), collocate dal Semeraro tra le fonti più signifi-
cative, in quanto costituiscono «valida intelaiatura di ascetica sistematica per collocarvi la
santità di Domenico Savio e di conseguenza l'ascetica pedagogica di don Bosco» (p. 76). Di
questo autore sono sistematicamente presenti tutte le traduzioni pubblicate da Marietti (cf
Appendice LXV, Catalogo, nn. 353-361, p. 285); i testi, poi, sono così annotati con postille
autografe che sarebbe possibile ricavarne una monografia postuma del Caviglia sul pensiero
ascetico del padre Oratoriano. È un sussidio eccellente per meglio interpretare le numerose
citazioni del Faber contenute negli scritti del Nostro, specie quelle dell'apparato critico della
Vita di Savio Domenico. A dire il vero, allo stato attuale delle ricerche (che sono modeste)
pare doversi affermare che le due personalità, «pur ricche di sorprendenti somiglianze e
affinità culturali e spirituali, non abbiano nessuna relazione reciproca, né sul piano episto-
lare, né su quello (almeno per quanto riguarda don Bosco) dell'eventuale utilizzazione delle
pubblicazioni del Faber» (pp. 77-78). L'ascendenza faberiana nel pensiero del Caviglia,
pertanto, è da attribuirsi unicamente alla scelta del nostro studioso di don Bosco, dovuta al
fatto che egli è andato scoprendo nelle opere dell’Oratoriano una eccezionale consonanza
ed, inoltre, il quadro sistematico dell'ascetica salesiana. Afferma il Caviglia: «tra i tanti
autori, quello che praticamente ho

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Recensioni 423
trovato più prossimo e parallelo a don Bosco, è il suo coevo P. Faber, informato,
come S. Francesco di Sales e don Bosco, allo spirito di S. Filippo Neri» (cit. a p. 79).
Per il Caviglia, il Faber, che chiama «il carissimo (per me salesianissimo)», che
riunisce in sé Filippo Neri e S. Alfonso, non poteva sintetizzare meglio lo spirito sale-
siano.
Questi e molti altri risultati ancora, dovuti al metodo storiografico seguito dal
Semeraro e da noi illustrato, rinviano alle numerose pagine delle Appendici, sopra
elencate, che hanno reso possibile il conseguimento dei risultati stessi. Ma lo studio
della biblioteca del Caviglia si mostrò un compito arduo per il nostro A., trovatosi
nella necessità di raccogliere dai quattro venti le sparse membra di essa, in seguito
alla decisione presa dall'allora Rettor Maggiore dei salesiani, don Pietro Ricaldone,
di dividere la biblioteca e tutta la documentazione del Caviglia fra le varie case sale-
siane, meglio in grado di valorizzare tanto materiale documentario e librario. Il Se-
meraro lapidariamente, ma in modo chiaramente significativo, presenta il fatto: «Al-
l'esigenza di salvaguardare il saggio criterio archivistico della 'provenienza', si prefe-
rì piuttosto il criterio della fruizione immediata ed utilitaristica» (p. 91). Ma la deci-
sione, già di per sé deleteria, sarebbe stata, purtroppo, causa di ulteriori danni; infat-
ti, i trasferimenti del materiale di prima destinazione ad una successiva, in seguito a
cambio di sede o di profonda ristrutturazione o dell'indirizzo diverso della casa stes-
sa, in cui era stato fatto confluire inizialmente parte del patrimonio in questione,
contribuirono, spesso irrimediabilmente, alla dispersione e, fors'anche, alla perdita
di parte del patrimonio librario stesso. È così spiegato il lungo e faticoso ventennio
impiegato dall'A. per il ricupero di esso: le Appendici lo comprovano.
Il risultato conseguito dall'opera del Semeraro dal punto di vista archivistico ed
euristico, veicolato in una tipografia impeccabile, è notevole. Vi si leggono in modo
mirabile integrate le più recenti acquisizioni dell'archivistica e della biblioteconomia.
Si distingue per il vasto uso delle fonti archivistiche e librarie, per la correttezza della
metodologia con cui esse vengono accostate e utilizzate, per la straordinaria ricchez-
za e qualità d'informazioni tratte criticamente da esse, dopo d'averle individuate e
consultate.
A conclusione, prescindendo di proposito dalla complessa figura di don A. Ca-
viglia, ma prendendo in considerazione unicamente la presente opera, come da noi
presentata, riteniamo inopportuno l'averla inserita nella Collana sopra indicata. Im-
pianto tecnico-scientifico, criteri e obiettivi dell'opera la rinviano, infatti, a destinata-
ri specializzati e non al grande pubblico. Non intendiamo con ciò sminuire il valore
della incipiente Collana dell'editrice SEI, ma solo affermare che tale Collana si rivol-
ge a destinatari diversi.
OTTORINO PASQUATO
AA. VV., [compilador BIORD CASTILLO Raúl] 100 años de los Salesianos. Los Teques
(Venezuela) 1994, 304 p. [en «Anthropos-Venezuela» Año XV - 2 (juliodi-
ciembre 1994) - 29].
En la contraportada, la revista al mismo tiempo que se identifica como «Publi-
cación semestral del Instituto Superior Salesiano de Filosofía y Educación», clarifica
que «con motivo de cumplirse 100 años de la llegada de los Salesianos a Venezuela
(1894-1994), en este Número Extraordinario [...] se ha recogido parte de la historia
documental de los inicios de esta Congregación en el país [Parte Ia]. Igualmente se

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Recensioni
ofrecen [Parte IIa] los discursos pronunciados en la Apertura de este centenario». La
fecha centenaria es -en sentir del presentador-compilador- «momento oportuno
para mirar al pasado[...] Una Institución que olvida su pasado pierde su identidad
[...] El objetivo que se desea es ofrecer a las jóvenes generaciones salesianas la posibili-
dad de acceder a algunas de las fuentes donde puedan beber de nuestra memoria
salesiana», ya que «la historia, a partir de sus testimonios, nos debe permitir recons-
truir el pasado, comprender el presente y proyectar el futuro» (pp. 7-8).
Estos «testimonios» literarios y operativos son el amplio contenido de la Parte Ia
-Fuentes para la historia de la Congregación Salesiana en Venezuela (pp. 9-188)-, sub-
dividida en cuatro capítulos: El 1o capítulo -con el expresivo título Precursores de la
obra salesiana en Venezuela- recoge la correspondencia epistolar habida entre don
Bosco, don Rúa y: 1) el p. Jesús M. Jáuregui, 2) el p. Ricardo Arteaga, 3) el p. Vic-
tor J. Arocha, 4) mons. Críspulo Uzcátegui, -quienes «actuando cada uno por su
lado, pueden considerarse los precursores de la salesianidad venezolana» (p. 214)-; sin
olvidar a mons. Juan Bautista Castro, sucesor del anterior en el arzobispado de Ca-
racas y «gran admirador de don Bosco y la Obra Salesiana» (pp. 14-18, 152-153). El
2o capítulo elenca los 34 artículos, publicados en el Bollettino [Boletín] Salesiano, -
tanto español como italiano-, sobre Venezuela durante «la última década
[18901899...] La investigación ha arrojado resultados sumamente interesantes y en
parte desconocidos» sobre las gestiones, viajes y primeras presencias salesianas. El
capítulo 3o amplía y concreta este conocimiento de los orígenes, reproduciendo
cuanto el historiador salesiano Eugenio CERIA ha escrito en sus Annali della Società
Salesiana, -(4 vol. Torino, SEI 1941, 1943, 1945, 1951)-, sobre los inicios y desa-
rrollo de la obra salesiana en Venezuela, de la que afirma: «En ninguna otra de las
Repúblicas Suramericanas la llegada de los Salesianos fue precedida de una expecta-
tiva tan larga y amplia» (II, p. 513).
Casi como un apéndice, -por cierto, muy significativo-, cierra esta parte el breve
capítulo 4o con la historia de El primer Santuario a María Auxiliadora en Venezuela,
escrita por Lucas Guillermo CASTILLO LARA. Aquí entra en escena la familia Castillo:
don Manuel Castillo Arteaga, ingeniero e insigne Cooperador Salesiano, erige el 31
de enero de 1896 en su caserío de Guripa la capilla, dedicada a María Auxiliadora,
que su hijo, Lucas Guillermo Castillo Hernández, reconstruye y benedice como
santuario en junio de 1955.
El cuerpo de la Parte IIa, -Discursos en la Apertura del Año centenario (pp.
199304), rememoración de los albores de la salesianidad venezolana-, lo compone
prácticamente las intervenciones de dos nietos y un biznieto de don Manuel Cas-
tillo. Don Bosco se hizo venezolano, discuro pronunciado en el Congreso de la Repú-
blica por el salesiano cardenal Rosalio José Castillo Lara. A su sombra las breves
palabras de Acción de gracias, -dichas por el Inspector-provincial salesiano José A.
Divassón-, seguidas de las pronunciadas en la Ofrenda Floral ante el Panteón del
Libertador por Carlos A. Moros Ghersi, para el que «La mejor ofrenda que se le pue-
de dar es la que ustedes hoy le entregan, el producto de sus luchas y sacrificios en
pro de la formacón del ciudadano de este país» (pp. 207-208).
Como expresión de las conmemoraciones centenarias, celebradas no solo en la
capital sino en diversos Estados del país, reporta los discursos pronunciados: en la
Asamblea Legislativa del Estado Carabolo, -Don Bosco en Valencia, por José Luis
Bonnemaisón-; y en la del Estado Miranda -Desde la memoria del pasado 100 años
de presencia salesiana en Venezuela- por el padre salesiano Raúl Biord Castillo,
quien tras destacar la labor de los Cooperadores en «preparar el camino y recibir a

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Recensioni 425
los salesianos», describe al detalle la vitalidad de la presencia salesiana en Los Te-
ques y en todo el Estado Miranda.
Merece mención aparte el discurso, -La raigambre salesiana en venezuela-Cien
años de la primera siembra (pp. 209-273)-, pronunciado en la Academia Nacional de
la Historia por el académico, «antiguo alumno salesiano» según propia confesión,
Lucas Guillermo Castillo Lara. Amplia y acabada exposición de «una de las tareas
educativas más eminentes, que se han cumplido en este país [...] y su sólido arraigo a
esta tierra y a sus hombres». Se percibe en el autor su oficio de historiador no sólo
en el manejo del material documental salesiano ya descrito, sino en la búsqueda de
fuentes inéditas del Archivo Secreto Vaticano, que ofrecen la imprescindible media-
ción del Delegado Apostólico de la Santa Sede en Venezuela, mons. Julio Tonti, entre
don Rúa y el gobierno. Este, para la primera fundación, cedía «una Escuela de
Artes y Oficios» ya existente en Caracas. Ambienta al detalle el arribo de los salesia-
nos en su entorno político-social, educativo-cultural, religioso-salesiano. Deleita y se
deleita describiendo su instalación y el desarrollo, hasta 1910, en la capital y en Va-
lencia, para concluir que «estas dos semillas salesianas [...] extendieron sus ramazo-
nes para cobijar a una juventud ayuna de voces cristianas. Comenzaron a granar
frutos y la obra se expandió y multiplicó por toda Venezuela». El discurso ha sido
publicado en la «Biblioteca de la Academia Nacional de la Historia - Serie Estudios,
Monografías y Ensayos», vol. 167. Caracas 1995, 124 p.
Baste la enumeración del contenido de este Número Extraordinario de la revista
«Anthropos-Venezuela» para comprender que no se trata del «libro efemérides»,
también en proyecto (p. 7). Gran idea la de desterrar «parte de la historia documen-
tal de los inicios», material que ha servido de base científica a los actos conmemorati-
vos de Apertura. Reconoce el compilador que este «primer trabajo [...] no pretende
ser exhaustivo [...] Logrará su objetivo si otros se animan a continuar la investiga-
ción recién iniciada» (pp. 7-8). Animo, porque habéis emprendido el camino justo.
J. BORREGO