16_anno9_num1_0253-0267


16_anno9_num1_0253-0267

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
PROSPETTIVE DI RICERCA SU DON BOSCO
Pietro Braido
A conclusione di una articolata relazione sul 1o Congresso Internazionale
di studi storici su don Bosco F. Motto osservava che il miglior esito era stato
«l'apertura di nuovi orizzonti» tematici e metodologici alla ricerca.1 Sembra,
dunque, proficuo tentare di ridesignare una mappa, seppure provvisoria, delle
aree di maggior importanza, che potrebbero suscitare l'interesse e l'impegno
degli studiosi. Del resto, don Bosco ancora vivente ha attirato l'attenzione di
biografi, educatori, sociologi; e di più dopo la morte, in particolare nelle date
centenarie o in quelle che scandirono il cammino verso la canonizzazione:
1907, 1915, 1929, 1934, 1941, 1975, 1988. Oggi egli è oggetto di studio in
facoltà universitarie e centri superiori di studio. Luoghi privilegiati sono
rappresentati, ovviamente, dalle facoltà accademiche dell'Università Pontificia
Salesiana, dai Centri di studio ad essa aggregati o affiliati, dal Centro Studi
Storici Don Bosco dell'UPS, da Centri di Spiritualità e di Cultura della
Famiglia Salesiana; e, naturalmente, con compiti specifici, dall'Istituto Storico
Salesiano.
Le «prospettive e iniziative» di ricerca e di studio si possono raggruppare
intorno a quattro fondamentali nuclei.
I. Utilizzazione critica della letteratura esistente
1. Oltre gli «idòla»
Molto presto, fin dagli anni '60 dell'Ottocento i giovanissimi collaboratori
di don Bosco crearono «commissioni» per la raccolta di informazioni sulle
«origini» di don Bosco e del suo oratorio. I primi sembrano in particolare
attratti dalle «doti grandi e luminose», dai «fatti straordinari». Più avanti,
fatti più maturi, negli anni '70, essi si propongono più semplicemente e meno
selettivamente di «raccogliere le memorie riguardanti la vita di D.
1 Cfr. F. MOTTO, 1O Congresso Internazionale di studi su San Giovanni Bosco, in «Ricer-
che Storiche Salesiane» 8 (1989) 247-254.

1.2 Page 2

▲back to top
254
Pietro Braido
Bosco». Ne risultarono, come frutti diretti o indiretti, «cronache», «memorie»,
«annali», che ricoprono quasi ininterrottamente il periodo che va dal 1858/59
al 1888.
Tale letteratura non mancò di ispirare e rinforzare le testimonianze afflui-
te nei processi canonici per la beatificazione e la canonizzazione.
Tutte, poi, furono riversate nei ponderosi 19 volumi delle Memorie bio-
grafiche, diventate col tempo quasi una «bibbia» salesiana: storia, agiogra-
fia, spiritualità, direttorio, «legge» e «profezia».
Per una corretta valutazione e utilizzazione storiografica sembra sem-
pre attuale quanto si credeva opportuno osservare agli inizi dell'attività dell'I-
stituto Storico Salesiano: «L'aspetto del 'meraviglioso' inciderà nella selezione
e nella raccolta del materiale documentario e, probabilmente, nell'intera
[tradizionale] storiografia di don Bosco, ponendo problemi che esigono
soluzioni non avventate né semplicistiche. Del resto don Bosco stesso ha
contribuito ad accentuare questo aspetto della sua storia (...). In questa scia
si snoda tutta un'agiografia e una storiografia, che ha inizio ben presto, vivente
ancora don Bosco, spesso ricca di pathos emozionale, pur preoccupata
dell'obiettività storica, singolarmente sensibile al fascino del protagonista,
alle sue eccezionali capacità realizzatrici, allo straordinario e rapido irraggia-
mento sociale. Non vi si sottraggono nemmeno i tre compilatori delle Memorie
biografiche (...). È desiderata una ricerca bibliografica, che di tale letteratura
colga le caratteristiche e i fondamentali orientamenti metodologici, con la
progressiva evoluzione verso forme ed espressioni scientificamente vigilate».2
Si tratta, sembra, di elementari evidenze «scientifiche», che non dovreb-
bero rimanere estranee ai «nuovi» biografi e interpreti di don Bosco nei vari
settori: della pedagogia, della spiritualità, della pastorale, dell'azione sociale,
della psicologia, della stampa e dell'editoria, dell'azione missionaria, ecc.
Quanto alla «immagine» di don Bosco trasmessa nel corso storico, non
dovrebbe mancare uno studio sul come essa sia stata «esportata», recepita e
divulgata nelle differenti nazioni europee e extraeuropee con la fondazione
o gli sviluppi più decisivi delle singole opere salesiane, sotto varie angolazio-
ni: trattative e relazioni con le autorità civili e religiose, cronache, libri, riviste,
giornali, propaganda.
2 P. BRAIDO, L'ISS realtà nuova radicata in una tradizione, in «Ricerche Storiche Sale-
siane» 1 (1982) 20-22.

1.3 Page 3

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco 255
2. Rilevanza storiografica della tradizione
Tuttavia, non sarebbe giustificato un qualsiasi atteggiamento di diffi-
denza preconcetta o di sussiego ipercritico. È già in se stesso un patrimonio
di grande valore storiografico la vasta documentazione raccolta e trasmessa
dai diversi «memorialisti» e cronisti e dagli stessi compilatori delle Memorie
biografiche. Se riconosciuta e vagliata seriamente nella sua specificità tale
letteratura già per se stessa «fa storia», oltre che essere «fonte» per la storia:
di don Bosco, della tradizione salesiana, delle «mentalità» (del protagonista,
dei discepoli, dei continuatori, del mondo in cui si muovono e con il quale
interagiscono).
I normali metodi di «fare storia» possono offrire validi criteri di lettura
e di interpretazione, senza dover ricorrere a modalità di accostamento esoteriche
e oracolari.
3. Problematicità e valore degli scritti di don Bosco, editi e inediti
Già molto è stato scritto sull'indissolubile intreccio, nell'esperienza globale
di don Bosco, degli scritti e della sua personalità, dei contesti, dei destinatari, e
sull'esigenza di una lettura interattiva e interrelazionale.3
Vi sono strettamente associati due ulteriori problemi di metodo, ai
quali è chiamato a dare una soluzione chiunque intraprenda un qualsiasi
studio relativo a don Bosco, alla sua azione, al suo pensiero.
a) Resta, anzitutto, da stabilire la misura del coinvolgimento di don Bosco in
ciascuno degli scritti. Non tutti sono opera sua nelle medesime proporzioni; e in
molti sono già state individuate o sono individuabili dipendenze letterarie più o
meno marcate: La forza della buona educazione, le vite di Comollo, Savio, Mago-
ne, Besucco, Valentino, Severino; le «storie» (sacra, ecclesiastica, d'Italia, dei
papi); certi scritti apologetici contro i protestanti o gli increduli; scritti riguardan-
ti l'oratorio, la società salesiana... È sentita l'urgenza di una storia letteraria
della produzione scritta di don
3 Cfr. P. BRAIDO, Significato e limiti della presenza del sistema educativo di don Bosco nei
suoi scritti, nella raccolta S. G. Bosco, Scritti sul sistema preventivo nell'educazione della
gioventù. Brescia, La Scuola 1965, pp. XI-LVII; ID., Los escritos en la experiencia pedagógica
de don Bosco, nella raccolta SAN JUAN BOSCO, Obras fundamentales. Madrid, BAC 1978, pp. 1-
32; ID., Tra i «documenti» della storia: l'esperienza vissuta, in «Ricerche Storiche Salesiane» 1
(1982) 74-80. Raffaello Farina scrive: «Il vero don Bosco è quello che risulta da una conside-
razione globale, unitaria e vitale, di tutti i suoi scritti, di tutte le sue realizzazioni e scelte
operative e di tutta la sua vita» (Leggere don Bosco oggi, nel vol. La formazione permanente
interpella gli istituti religiosi. Leumann, LDC 1976, p. 351).

1.4 Page 4

▲back to top
256
Pietro Braido
Bosco, che ne definisca per le varie espressioni l'autenticità, le origini, le dipen-
denze.4
b) Un nodo più complesso è costituito, paradossalmente, dal grado di «og-
gettività» e di attendibilità delle testimonianze, scritte e orali, di don Bosco
stesso su eventi connessi con la sua persona e opera, a partire dalle «origini»,
affidate a conferenze, confidenze, conversazioni, «cenni storici», «memorie»,
«esposizioni», «notitiae». Esse potrebbero risultare indebolite nella loro
portata propriamente «storica» per la sovrapposizione di altre finalità, che
d'altronde ne arricchiscono i significati: animazione dei collaboratori, edificazio-
ne, conseguimento di riconoscimenti civili o ecclesiastici, sottolineature teologi-
che e forzature soprannaturalistiche, denunce, discorsi «ad captandam benevo-
lentiam» e ad ottenere aiuti. Confrontando il «Cenno istorico» sulle origini e
gli sviluppi della Congregazione salesiana con altri documenti si è potuto
constatare come in tempi e in contesti diversi, ispirato a diverse finalità, don
Bosco accrediti a date dissimili l'origine reale o ideale della Società salesiana.5
È un caso particolare facilmente individuabile. Ben più intricata risulta
l'analisi, sicuramente irrinunciabile, di affermazioni di più vasta risonanza
riguardanti la propria vita e la propria opera di educatore e fondatore.
II. Per la disponibilità di documenti scientificamente validi
La prima condizione per una ricerca rigorosa è ovviamente la disponibili-
tà di fonti criticamente vagliate. Il lavoro è già stato iniziato da vari anni e lo
studioso può contare ormai su testi significativi, incominciando dalle com-
plesse edizioni delle Costituzioni delle due Congregazioni fondate da don
Bosco, maschile e femminile, affiancate da scritti di minor mole, ma fonda-
mentali per la conoscenza del suo pensiero pedagogico e spirituale.
4 In questa linea ha già dato notevoli contributi e indicato linee di ricerca P. STELLA, Valo-
ri spirituali nel «Giovane provveduto» di San Giovanni Bosco. Roma, 1960; ID., Don Bosco nella
storia della religiosità cattolica, voi. I. Vita e opere. Roma, LAS 19792, pp. 229-248. Egli ha
tentato una classificazione degli scritti di don Bosco secondo i diversi gradi di autenticità,
curando la riedizione degli scritti editi (Roma, LAS 1977-1978) e compilando il prezioso volume
bibliografico Gli scritti a stampa di S. Giovanni Bosco. Roma, LAS 1977.
5 Cfr. P. BRAIDO, L'idea della società salesiana nel «Cenno istorico» di don Bosco del
1873/1874, in «Ricerche Storiche Salesiane» 6 (1987), 256-260.

1.5 Page 5

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco
257
1. Scritti inediti di don Bosco
Esiste un materiale ragguardevole che merita di essere messo in luce
nelle forme adeguate. Dovrebbero trovare spazio le prime prediche e confe-
renze, conservate in buon numero nell'ASC: sono di don Bosco ancora giova-
ne sacerdote ai primordi del suo ministero sacerdotale o del tempo nel quale
stava radunando e formando i suoi primi collaboratori.
2. Scritti editi
È auspicabile e prevista l'edizione genetico-critica degli scritti già usciti
a stampa, spesso in parecchie edizioni e dei quali, in non pochi casi, esiste
una ragguardevole documentazione archivistica manoscritta.
Attenzione particolare meritano i Regolamenti (dell'oratorio, degli inter-
nati, delle diverse associazioni o attività religiose, culturali, ricreative, benefi-
che), di grande rilevanza pedagogica e normativa. Di essi è disponibile una
ricca serie di rifacimenti e di integrazioni, che hanno impegnato per venticin-
que anni don Bosco e i suoi collaboratori (1852-1877) in un problematico
incontro di teoria e pratica, di reale e ideale.
3. Le «Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales»
Redatte quasi integralmente tra il 1872 e il 1875 da un uomo che era al
vertice della maturità umana, spirituale, operativa, le «Memorie» ricompongo-
no in sintesi storica, teologica, programmatica e paradigmatica, l'esperienza
centrale di don Bosco: una rievocazione, un «racconto», che è insieme inter-
pretazione teologica, pedagogia, messaggio pastorale, spiritualità. L'edizione
è in avanzata fase di preparazione e sarà disponibile tra il 1990 e il 1991.
4. L'Epistolario
Don Bosco fu uomo di fitte relazioni, anche epistolari. La pubblicazione
integrale delle lettere superstiti, tra cui certamente le più significative, costitui-
ranno uno strumento privilegiato per conoscere lui e la sua opera nell'intreccio
dei più svariati eventi religiosi, politici, sociali, educativi. Rispetto alla
raccolta in quattro volumi, curata da E. Ceria negli anni '50, l'edizione critica,
che si sta allestendo in seno all'Istituto Storico Salesiano, avrà il vantaggio di
offrire un patrimonio più ricco (almeno un migliaio di lettere in più) e di
accresciuto valore critico, garantito da un accurato apparato delle varianti e
da un essenziale apparato storico.
Il primo volume dovrebbe essere disponibile entro il 1991.

1.6 Page 6

▲back to top
258
Pietro Braido
5. Documenti congregazionali di matrice donboschiana
Don Bosco fondatore, superiore e educatore, svolge un ruolo determinan-
te nella vita della Società salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice e delle rispettive opere educative e sociali.
Risulta, perciò, indispensabile l'edizione dei documenti più importanti re-
lativi all'organizzazione e alla strutturazione dei due Istituti religiosi, nei
quali appaiono evidenti assidui e puntuali interventi del fondatore e superiore.
a) Vengono in primo quelli che rispecchiano le attività degli organi cen-
trali di governo e di controllo: le Cronache e i Verbali delle «conferenze»
generali dei direttori delle case e dei superiori centrali, i Verbali del cosiddetto
Capitolo superiore o Consiglio generale e, dal 1877, gli Atti e le Deliberazioni
dei primi quattro Capitoli generali, celebrati nel 1877, 1880, 1883, 1886.
b) Vi si affianca l'edizione di alcuni documenti significativi riguardanti
l'opera di Torino-Valdocco, l'Oratorio, la casa madre, con la quale si confron-
tavano le altre case in uno sforzo di fedeltà e di conformità a ispirazioni e
tradizioni, che traevano origine da don Bosco e dai suoi più immediati collabo-
ratori, operanti sotto il suo sguardo. Si tratta di tre manoscritti significativi:
Deliberazioni del Capitolo Superiore dal 1866 al 1877 (ms Rua), Oratorio S.
Francesco di Sales Adunanze del capitolo della casa, Ottobre 1877 Genn.
1884 (ms Lazzero), Conferenze mensili tenute fra i sacerdoti e chierici che
fanno parte all'assistenza degli artigiani, 1871-1878, 1884 (ms Lazzero e al.).
José M. Prellezo, che ne sta approntando l'edizione critica, ha già sottolinea-
to in vari studi il rapporto dialettico che si stabilisce tra l'esperienza di Val-
docco e lo sviluppo in parte autonomo del pensiero educativo di colui che ne è
stato l'iniziatore e ne rimane il superiore ad alto livello: una conferma di
quell'intreccio di realtà e di idee, che accompagna l'uomo di azione quando
tenta la via delle «teorizzazioni».6
6. Testimonianze coeve: cronache, memorie, annali
Sono fonti già largamente utilizzate dai compilatori delle Memorie biografi-
che. Del vasto ed eterogeneo materiale, però, appare urgente una ricognizione
sistematica e aggiornata per una migliore visione analitico-critica e, conse-
guentemente per una più vigilata valutazione di affidabilità storica
6 Sull'esame storico dei tre documenti è incentrato il recente saggio di J.M. PRELLEZO,
Valdocco (1866-1888). Problemi organizzativi e tensioni ideali nelle «conferenze» dei primi
salesiani, in «Ricerche Storiche Salesiane» 8 (1989) 289-328.

1.7 Page 7

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco
259
in relazione con la personalità dei redattori, con l'ambiente, la cultura, le men-
talità.
Se non un'opinabile edizione critica, appare decisivo un accurato studio
comparativo, preceduto da una non semplice classificazione del materiale
stesso.
7. I processi canonici per la beatificazione e canonizzazione di don Bosco
Si tratta di un materiale enorme, che però non sopporta utilizzazioni acri-
tiche, come del resto tutte le «fonti» di questo genere. L'unico tipo di approc-
cio finora tentato con rigore è rappresentato dal recente volume di P.
STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, voi. III. La cano-
nizzazione (1888-1934) (Roma, LAS 1988).
8. Cronache e epistolari di salesiani in particolari relazioni con don Bosco
Soprattutto nelle ultime fasi della vita di don Bosco, e oltre, emergono fi-
gure significative, che operarono da protagonisti nel vecchio e nel nuovo
mondo: Rua, Barberis, Bodrato, Cagliero, Cerruti, Costamagna... Talora
essi sono in possesso di esperienze dirette e interpretano situazioni e problemi
non sempre si inquadrano nell'identica ottica di don Bosco lontano o altrimenti
impegnato. Ciò vale, per esempio, per taluni aspetti dei problemi disciplinari e
amministrativi, per il lavoro di formazione del personale, per lo sforzo di
adattamento a situazioni molto diverse da quelle ipotizzate a Torino, per il
lavoro missionario e tra gli emigranti.
L'edizione di «memorie» e di epistolari dovrà contribuire all'esplorazione
di zone ancora scarsamente conosciute della storia di don Bosco e dei suoi.
Oltre l'edizione critica dell'epistolario di F. Brodrato, il primo ispettore in
America, già realizzata da J. Borrego, altre sono in preparazione di epi-
stolari più ricchi e complessi (di L. Lasagna a cura di A. Ferreira da Silva; di
G. Cagliero, a cura di J. Borrego; di M. Rua...).
III. Un problema capitale: una «storia» di don Bosco
Il lavoro intorno alle fonti e ad altre documentazioni non attenua l'atte-
sa di una «nuova» sintesi biografica su don Bosco, una «storia», connessa con
gli interrogativi della storiografia più esigente, che ne delinei con rigore la
vita e le opere, le idee e i progetti, il significato e gli influssi nella breve e
nella lunga durata.

1.8 Page 8

▲back to top
260
Pietro Braido
Indubbiamente potranno risultare utili contributi monografici concepiti
a livelli diversi: biografia, agiografia, pedagogia, spiritualità, psicologia, so-
ciologia, cultura, apologetica, teologia, ecc. Ma dovrebbe essere pacifico che
qualsiasi ricostruzione e interpretazione non può prescindere da un serio
confronto con l'effettiva realtà storica.
1. Una biografia a tutto campo
In questa prospettiva, come si è già notato altrove,7 appare esemplare
— sia pure in rapporto ad altri tempi e a differenti mentalità — nelle intenzioni
e per il disegno complessivo, anche se non sempre per il metodo e nell'esecu-
zione, l'«oggettività» dei classici «memorialisti» di don Bosco: Lemoyne, A-
madei, Ceria. Essi non si sono limitati al lavoro di compilazione approdato
alle Memorie biografiche. Hanno pure tentato opere di sintesi, dove puntano
alla «potenziale completezza dell'immagine»: dalla Vita del Lemoyne (1911-
1914), al Don Bosco e il suo apostolato di A. Amadei (1929, 19402), al Don
Bosco nella vita e nelle opere (1938) di E. Ceria. In una direzione storiografica
profondamente innovativa si è mosso P. Stella con i tre volumi su Don Bosco
nella storia della religiosità cattolica (1968, 19792; 1969, 19802; 1988) e la
monografia Don Bosco nella storia economica e sociale 1815-1870 (1980). È
ora in atto un progetto biografico di F. Desramaut, preparato da una serie di
Études préalables à une biographie de saint Jean Bosco in 9 voluminosi fasci-
coli, di cui tre già realizzati (Lyon ss), «centrées sur la personne même du
saint homme de Turin aux époques successives de sa vie» più che sulla «sto-
ria della congregazione e della famiglia salesiana».
È chiaro che la «settorializzazione» della ricerca non dovrebbe mai riu-
scire a pregiudizio della totalità e della potenziale compiutezza.8
2. Il divenire di don Bosco
Così pure, nei confronti del passato, sembra auspicabile che anche per
don Bosco la ricerca riuscisse ad evitare i pericoli del fissismo e dell'isolamen-
to. Indubbiamente si riscontra in don Bosco una fondamentale fedeltà
7 Cfr. P. BRAIDO, Presentazione del vol. Don Bosco nella Chiesa a servizio dell'umanità.
Roma, LAS 1988, pp. 6-9.
8 L'analisi degli orientamenti della ricerca dominanti nel passato comporta l'indicazione
di positivi indirizzi metodologici per il futuro: cfr. P. STELLA, Le ricerche su don Bosco nel
venticinquennio 1960-1985, in Don Bosco nella Chiesa..., pp. 387-388; ID., Lo studio e gli studi
su don Bosco e sul suo pensiero pedagogico-educativo. Problemi e prospettive, in J. VECCHI-J.M.
PRELLEZO, Prassi educativa pastorale e scienze dell'educazione. Roma, Editrice SDB 1988,
pp. 32-33.

1.9 Page 9

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco
261
ai «principi». Ma questo fatto, facilmente constatabile, non dovrebbe venir
confuso con una sorta di «predestinazione» originaria al suo compito stori-
co. E comunque tutto ciò non esclude la legittima esigenza che vita e opere
vengano studiate nel loro dinamismo e nella inevitabile evolutività. È un
tipo di ricerca già tentato, con risultati sorprendenti e apprezzabili, almeno
per la visione teologico-antropologica9 e pedagogico-preventiva.10 Esso aiuterà
ad evitare di vedere storicamente in don Bosco soltanto «l'uomo della Provvi-
denza», grande e quasi programmato fin dagli inizi, puro esecutore di un piano
preconfezionato altrove, con un'evidente confusione di storia e teologia (qua-
le?), di «cause seconde» e causalità trascendente (o fatalista?).
3. Un divenire in contesto
a) Più che erigere un monumento all'uomo «potente e solitario», converrà
scrutarlo e rappresentarlo totalmente immerso nella storia, che egli intende in
qualche misura modificare e dalla quale si trova largamente condizionato:
insieme limitato, culturalmente, affettivamente, operativamente, ma ancora
provocato e nutrito. Egli non è vetta isolata, ma cima di una interminabile
catena montuosa: la tradizione cristiana, l'eredità spirituale e culturale ricevuta
entro la Chiesa e il mondo umano e religioso dalle antiche radici in cui nasce e
cresce.
b) Inoltre, non si possono disattendere i contesti, l'ambiente, i tempi
più vicini, tra cui le emergenti inquietudini religiose, sociali, politiche, educa-
tive del suo secolo, della sua regione, della sua città.11
c) Ancor più concretamente vanno esplicitate la «condizione giovanile»
e la sensibilità diffusa degli adulti più illuminati. L'opera degli oratori nasce e
si sviluppa entro un grande movimento «pedagogico» che supera di molto
l'esperienza di don Bosco.
d) E non può essere ignorato il mondo, fisico e spirituale che a Valdoc-
co avvolge, insieme a don Bosco, i collaboratori, i giovani, i benefattori, gli
amici e i critici, le autorità civili, politiche, religiose. Ottimi contributi sono
stati offerti in questa linea dagli studi di P. Stella, in particolare nel Don Bo-
9 Cfr. J. SCHEPENS, Human nature in the educational outlook of St. John Bosco, in «Ricer-
che Storiche Salesiane» 8 (1989) 263-287.
10 Cfr. P. BRAIDO, L'esperienza pedagogica di don Bosco nel suo «divenire», in «Orienta-
menti Pedagogici» 36 (1989) 11-39.
11 In proposito appaiono esemplari e di cospicuo valore i contributi offerti dalla sontuosa
opera, curata da G. Bracco, omaggio del comune di Torino a don Bosco nel primo centenario
della morte: Torino e Don Bosco (3 vol., 1989).

1.10 Page 10

▲back to top
262
Pietro Braido
sco nella storia economica e sociale 1815-1870 (Roma 1980), una ricerca che
attende di essere proseguita in ulteriori spazi cronologici e geografici.
4. Don Bosco e i collaboratori
Più in particolare una compiuta ricerca su don Bosco non può esimere
da una vasta e articolata indagine sui collaboratori, con i quali si è creata necessa-
riamente una comunicazione di idee, di progetti e di esperienze.
a) Tra gli «esterni», non «salesiani» in senso stretto, vanno tenuti presen-
ti: i collaboratori ecclesiastici e laici nei primi oratori torinesi (Borel, Cafasso,
i Murialdo, ecc.); i vescovi della sua e di altre diocesi, cardinali, papi; la
folta schiera dei benefattori e «cooperatori»; i simpatizzanti: sacerdoti, giorna-
listi, amministratori locali, politici di varia estrazione... L'orizzonte allargato
potrà rivelarsi un posto di osservazione privilegiato per una più adeguata cono-
scenza del «mondo» di don Bosco e del significato della sua opera in prospet-
tiva religiosa e sociale, quale è avvertita nella sua coscienza e in quella di
quanti l'osservano e vi cooperano.
b) A fortiori è inderogabile la conoscenza approfondita dei collaborato-
ri più vicini, i religiosi e le religiose che operano con responsabilità diretta
nelle sue istituzioni: i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice. Di essi, tutti,
don Bosco non è solo padre e maestro; ma diventa anche di volta in volta, in
progresso di tempo e con l'ampliarsi delle intraprese educative, in qualche
modo «discepolo». Tra i primi collaboratori, oltre che a M. Mazzarello (che
esige un discorso a parte), sembra indispensabile lo studio di almeno quattro
autentici protagonisti: D. M. Rua, D. G. Barberis, D. F. Cerruti, D. Giovanni
Cagliero. Ognuno ha arricchito l'esperienza salesiana con contributi originali,
in settori determinanti: il governo, la disciplina religiosa, l'energia e la coeren-
za nella conduzione degli «affari», materiali e spirituali (Rua); la formazione
dei salesiani, con particolare accentuazione dell'aspetto ascetico-religioso
(Barberis) e culturale (Cerruti), l'espansione extraeuropea e missionaria (Ca-
gliero). Farne dei semplici esecutori, attribuendo a don Bosco un protagoni-
smo esclusivista, significherebbe perpetuare un «culto della personalità» che
impoverisce e falsa la realtà storica a detrimento di tutti; e preclude quella
ricostruzione oggettiva e pacata, che in tutti i settori accennati, e in altri, sa
vedere, insieme ai lati positivi, innegabili aspetti problematici e critici.

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco
263
IV. Indicazione esemplificativa di tematiche emergenti
Le possibilità di ricerca intorno a don Bosco e alla sua opera sono
praticamente indefinite sia quanto ai settori verso cui può volgersi sia in
rapporto alle diverse ottiche secondo cui può essere condotta: dalla teologia
alla filosofia, dalla psicologia alla sociologia, all'economia, alla politica;
dalla pastorale alla pedagogia, alla didattica, alla spiritualità, ecc.
Si indicano qui alcuni argomenti, che si ritiene meritino un particolare
approfondimento critico per la particolare problematicità o rilevanza o
attualità.
1. Gli «inizi» di don Bosco e della sua opera
Uno dei punti capitali, da cui sembra fortemente condizionata la
comprensione globale della personalità di don Bosco, è la conoscenza di
quelli che egli stesso più volte rievoca come «i primordi»: della sua vita, degli
studi, dell'oratorio. È decisivo ricostruirli al di là delle «proiezioni»
successive ai fatti, spesso molto lontane da essi. Vi si intrecciano tipi diversi
di considerazione, favoriti da don Bosco stesso, che spesso è l'unico teste:
cronachistica, teologica, funzionale, pratico-operativa, diplomatica. Il
ricercatore è chiamato a vagliarli con grande imparzialità e equilibrato
atteggiamento critico.
2. Don Bosco nella Chiesa, locale e universale
È stata rilevata la complessità del problema, con una difficile composizione di
ecclesiologia teorica ed ecclesiologia vissuta.12 Comunque, è tema decisivo, data la
profonda, intenzionale, inserzione della figura e dell'azione di don Bosco nel
tessuto della vita della Chiesa. Non è possibile «fare storia» di lui e della sua
opera, se non partendo da questa primaria situazione esistenziale.
a) Ne deriva in primo luogo l'opportunità di individuarne il concreto «senso
della Chiesa», in misura rilevante collegato con la «devozione» al papa, entro ben
definite coordinate teologiche, storiche, giuridiche.
b) Passando dal piano ideologico a quello fenomenologico è poi necessario
studiarne le complesse relazioni con le «autorità»: papi, vescovi (anzi-
12 Cfr. P. BRAIDO, Pedagogia ecclesiale in don Bosco, nel vol. Con i giovani raccogliamo la
profezia del Concilio. Atti della XIII Settimana di Spiritualità della Famiglia Salesiana. Roma,
1987, pp. 23-63.

2.2 Page 12

▲back to top
264
Pietro Braido
tutto, della sua diocesi: Fransoni, Riccardi di Netro, Gastaldi, Alimonda; ma
anche Moreno, Ghilardi, Ferrè, Rota, Manacorda, Aneiros...), curia romana
(cardinali, prelati, consultori).
e) In particolare, quanto alla tensione di certi rapporti, va chiarita la co-
scienza che don Bosco si forma della propria «missione» giovanile e delle
responsabilità di «fondatore»; il conseguente intreccio di libertà, coordinazio-
ne e subordinazione in rapporto alle istanze istituzionali e gerarchiche nel
momento dell'azione.
d) Un vasto campo di indagine offre, pure, l'attività apologetica e pole-
mica di don Bosco nei confronti delle religioni, confessioni e ideologie che si
muovono al di fuori della Chiesa cattolica: protestantesimo, ebraismo, «paga-
nesimo», miscredenza, ecc.
e) Ancora in prospettiva intraecclesiale può essere utile oggetto di ricer-
ca il posto che don Bosco immagina per il laicato nella vita della Chiesa e
nell'ambito del «movimento salesiano»: collaboratori, benefattori, «cooperato-
ri», ecc.13
3. I rapporti con la società civile e l'«altra cultura»
L'azione eminentemente «religiosa» di don Bosco non fu estranea, sia oggetti-
vamente che soggettivamente, al «civile», al «mondano». Essa fu percepita in misu-
ra crescente anche come opera sociale e, soprattutto negli ultimi anni, come proposta
di «civiltà» o «civilizzazione». Ciò permise a don Bosco di incontrare simpatie e di
stabilire relazioni con svariate categorie di persone anche al di fuori dell'ambito
strettamente ecclesiale e confessionale.
È un mondo che va studiato, se si vuol cogliere dimensioni della figura dell'e-
ducatore piemontese che gli sono pure congeniali.
Nello stesso tempo vanno individuate anche da questo punto di vista le sue
intime persuasioni, la sua mentalità, in una ipotesi di opposizione-composizione tra
una relativa rigidità culturale, una sorta di «integrismo» cattolico, e una prassi e-
stremamente flessibile, rivelativa, forse, anche di una vera capacità di apprezza-
mento degli autentici valori umani dovunque presenti.
13 Cfr. P. BRAIDO, Laici e laicità nel progetto operativo di don Bosco, nel vol. Laici nella
Famiglia salesiana. Atti della XII Settimana di Spiritualità della Famiglia Salesiana. Roma
1986, pp. 17-34.

2.3 Page 13

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco
265
4. Don Bosco e la «cultura popolare»
Non sussistono dubbi sull'originario carattere «popolare» dell'«opera de-
gli oratori», permanentemente presente come ispirazione di fondo in tutte le
iniziative di don Bosco.
a) Però, la ricerca storica non può esimersi da uno studio attento e artico-
lato dei reali sviluppi assunti successivamente dalle sue istituzioni, in rapporto
alle differenti categorie a cui si rivolgono e al livello socio-economico nel
quale si collocano, ancora vivente don Bosco e più avanti.
b) Uno specifico aspetto è, inoltre, rappresentato dal tema «Don Bo-
sco scrittore e editore per il popolo».
e) In ambito ancor più determinato è suscettibile di significative ricerche
il rapporto di don Bosco con la «religiosità popolare», tenendo presenti la
provenienza e tante espressioni della «pietà» da lui vissuta e diffusa.14
In particolare, se si pensa che la chiesa di Maria Ausiliatrice ebbe pro-
gressivamente una risonanza nazionale e internazionale, è ragionevolmente
ipotizzabile lo studio delle forme di pietà e di pratica cristiana germinate
intorno al santuario e da esso irraggiate. Si può contare su una ricchissima
documentazione archivistica e già alle origini su scritti di don Bosco e dei
suoi collaboratori (Barberis, Lemoyne, ecc.).
5. Don Bosco e i problemi degli emigranti e delle missioni
Il centenario della prima spedizione missionaria (1975) ha determinato
una svolta sul pensiero e sull'azione missionaria di don Bosco. Più recente-
mente si è arricchita di buoni contributi la riflessione sull'impegno dei salesia-
ni per gli emigrati. Nuove disponibilità di fonti e ricerche più sistematiche
potranno portare a un approfondimento realistico dei problemi. Tra essi,
pregiudiziale, dovrebbe essere quello relativo alla coincidenza o alla disparità
tra la coscienza che don Bosco, lontano, ha delle situazioni e dei piani di
intervento e l'esperienza diretta della realtà effettuale e delle concrete possibi-
lità di azione che possiedono coloro che operano sul campo.
6. Don Bosco fondatore dei salesiani
Non dovrebbe essere soltanto «storia di famiglia», se don Bosco con i sa-
lesiani ha inciso in qualche modo nella storia civile e religiosa.
14 Cfr. contributi di Desramaut, Schepens, Barberi nel vol. Religiosità popolare a misura
dei giovani. Leumann (Torino), LDC 1987, pp. 103-152.

2.4 Page 14

▲back to top
266
Pietro Braido
a) Taluni problemi circa la genesi, lo sviluppo, i tempi di approvazio-
ne, il tipo di società religiosa progettata e realizzata sono già stati affrontati
con attendibili acquisizioni; e potranno essere ulteriormente approfonditi.
b) Resta quasi totalmente da tematizzare — oltre quello delle reali origini
storiche — il problema della «fondazione» effettiva, della strutturazione al
di dentro e nel suo potenziale specifico di azione. In sostanza, rimane quasi
tutto da esplorare il reale contributo dato da don Bosco nel plasmare la Con-
gregazione come istituto «religioso educativo», nel modellarne la fisionomia
caratteristica e lo «spirito».
c) Un compito particolare dovrà individuare criticamente l'impegno del
«fondatore» nell'organizzazione del curricolo formativo, iniziale e permanen-
te, dei membri ecclesiastici e laici, nella triplice dimensione di educatori, reli-
giosi, professionalmente competenti.
d) In parallelo con altre ricerche sui collaboratori, anche a questo livel-
lo sembra porsi il problema della ricerca di quanto i primi salesiani abbiano
contribuito a «fondare» la Congregazione, in particolare a trapiantarla e «ri-
fondarla» nelle varie aree geografiche e culturali nelle quali operarono (dal
1875 in poi in Francia, in America meridionale, in Spagna, ecc.).
7. Don Bosco fondatore con S. Maria Domenica Mazzarello dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
I primi cospicui risultati delle ricerche condotte all'interno dell'Istituto
FMA (Posada, Deleidi) evidenziano l'opportunità che venga proseguito il la-
voro in atto, diretto ad approfondire su un rigoroso piano storico, e non solo
giuridico-formale, quella «relatio cofundatorum», su cui insistette il Promotore
della fede nel corso del processo per la beatificazione di Maria Domenica
Mazzarello.
Sorge, in particolare, l'esigenza che si attui una valida collaborazione in-
terdisciplinare che coinvolga con specifici contributi il maggior numero di
studiosi di don Bosco.
8. Lo straordinario in don Bosco «sognatore» e taumaturgo
Sull'argomento esiste un'abbondante letteratura di prevalente carattere di-
vulgativo. P. Stella anche in questo campo ha condotto notevoli tentativi di
riflessione e di approfondimento. C. Romero ha stabilito con rigore il testo
di alcuni tra i sogni più importanti. Ma moltissimo resta da fare sia per la
recensione critica e l'accertamento rigoroso della vasta documentazione sia
quanto al conseguente lavoro di analisi propriamente storica.

2.5 Page 15

▲back to top
Prospettive di ricerca su Don Bosco
267
9. Archivi e organizzazione del lavoro
È ovvio che un programma orientativo tanto vasto comporta piani esecu-
tivi particolareggiati, che esigono l'impegno di parecchi studiosi a lungo
termine.
Soprattutto richiede disponibilità all'utilizzazione di fonti di prima ma-
no e, in gran parte, un preliminare lavoro d'archivio, a cominciare da quelli
centrali dei salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Più recentemente in ricerche su don Bosco o su istituzioni salesiane (De-
sramaut, Motto, Bracco, Le Carrérès...) si è rivelata quanto mai feconda
l'esplorazione nella più vasta gamma di archivi ecclesiastici e civili, pubblici
e privati. È una conferma, del resto non sorprendente, delle molteplici rami-
ficazioni dell'azione e dell'opera salesiana tanto nel mondo religioso che in
quello profano.