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RECENSIONI
ABE TETSUO, Prima e dopo Hiroshima. Il mio amico missionario che vive in Giappone.
Bologna, EMI 1988, 191 p. [Ed. Italiana di Vasco Tassinari dell'originale Nip-
pon ni ikuru don Tassinari].
Nell'ottocento, mentre l'Europa si affermava nel mondo come protagonista
cogli imperi, coi prodotti e coi commerci, il Giappone si può dire vivesse ancora nel
bimillenario sonno feudale, garantito dalla dittatura dei Tokugawa. Solo verso la
fine del secolo l'impero del Sol Levante si svegliò e lo fece tanto rapidamente da
sconfiggere la Russia nel 1905. Da allora il cammino del Giappone si arrestò soltan-
to nel 1945, con le bombe atomiche americane. La svolta storica, dopo la quasi tota-
le distruzione, sbalordì e ancora stupisce il mondo, per la celerità della scalata ai ver-
tici della potenze mondiali in campo tecnologico e finanziario.
Ma il Giappone è proprio una delle meraviglie del mondo? I dubbi sorgono le-
gittimi a leggere il recente volumetto del giapponese Abe Tetsuo, 15 libri alle spalle,
un lungo periodo di caporedattore del « Mainichi Shimbum » (6 milioni di copie)
che ha dedicato il 16° volume a un missionario salesiano, don Clodoveo Tassinari, in
Giappone dal 1930. L'autore, non cristiano, riscrive la storia del Giappone dal 1930
al 1980 per « dare una risposta al fenomeno missionario in genere, sul filo delle vi-
cende del mio amico, intrecciate profondamente nel processo storico, evolutivo, im-
prevedibile del Giappone » (p. 37).
A portarlo all'amicizia ed all'ammirazione di don Tassinari era stato un incon-
tro nella Tokyo di fine guerra, ridotta ad un cumulo di macerie, che aveva creato il
fenomeno dei « furoji » o « vagabondi », cioè di migliaia di ragazzi orfani, abbando-
nati, in cerca di che vivere e pertanto facile preda di malavitosi, che li coagulavano
in bande e li sfruttavano.
Tetsuo, incaricato di un servizio giornalistico, venne a trovarsi nella periferia di
Kokununji, dove don Tassinari, dal 1946, aveva impiantato un centro di raccolta,
aiutato dal superiore delle missioni salesiane, mons. Vincenzo Cimatti. Il sistema
educativo di don Bosco, attuato dall'allor giovane missionario, coi suoi sorprendenti
risultati conquistò il giornalista che credette di trovarvi materia interessante per
stendere un libro, omaggio non solo a don Clodoveo, ma a tutti i missionari, che
hanno operato in terra giapponese.
Il libro pubblicato nel 1984 ebbe 2 edizioni nello spazio di 4 mesi. Il fratello del
missionario, don Vasco, autore di apprezzate pubblicazioni, ne ha fatto un'edizione
italiana (su una prima versione letterale di un altro missionario, don Luigi Del Col)
rifondendo il testo, per adattarlo al lettore occidentale. Emerge soprattutto il primo
capitolo, a forma di intervista, dal titolo: « Processo al Giappone », in cui viene im-
pietosamente analizzata la psicologia e la realtà del Giappone, che forse costringe a
rivedere i propri schemi mentali sul colosso nipponico.
Si tratta di un libro agile, accattivante, che senza alcuna pretesa scientifica ci in-
troduce nel Giappone missionario salesiano, ne rifa la storia evidenziando soprattut-
to come il metodo educativo di don Bosco abbia « funzionato » pure in un paese
tanto distante per chilometri e per mentalità.
F. MOTTO

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Recensioni
Bosco Giovanni (San), Scritti pedagogici e spirituali. A cura di J. Borrego, P. Brai-
do, A. Ferreira da Silva, F. Motto, J.M. Prellezo. Roma, LAS 1987, 385 p.
L'Istituto Storico Salesiano prevede nel suo piano di lavoro la riedizione stori-
co-critica dell'intera produzione letteraria di don Bosco [RSS 1 (1982) 1 (luglio-die.)
p. 95]. Il volume in esame è uscito in questa prospettiva, in felice concomitanza col
centenario della morte del grande Educatore. Esso si inquadra, come collana, nella
sezione delle Fonti, che nella sua prima serie comprende gli scritti editi e inediti del
Fondatore, e fa seguito ai due volumi sulle Costituzioni rispettivamente dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, coi quali ebbe inizio la collana.
Il volume è antologico, e vari sono gli autori che lo hanno curato. Molti testi
sono già stati editi in RSS, ma qui sono ripresi con apparato critico essenziale, ridot-
to. È la prima antologia di testi critici in commercio. Gli scritti vi sono riportati in
ordine cronologico ed abbracciano tutto l'arco dell'azione pedagogico-editoriale ed
epistolare di don Bosco Fondatore, dal 1845 al 1887. Ma nella varietà non mancano
di una loro armonia in quanto documentano il progressivo sviluppo dell'esperienza
riflessa di don Bosco. L'opera si snoda in quattro parti, nelle quali dalle spigolature
frammentarie degli inizi (1845-49) passa ai testi più consoni delle « Prime sintesi »
(1854-1856), a quelli più definitivi degli « Scritti programmatici e normativi della
maturità », per concludere con gli « Avvertimenti e ricordi » degli ultimi anni, frutti
di una maturazione saldamente collaudata. Con questa prima selezione i curatori
hanno inteso presentare le nervature del progetto educativo di don Bosco, coglien-
dole in alcune delle espressioni più significative delle sue testimonianze. Merita ac-
cennarvi in rapida analisi.
Alla « Presentazione » dell'opera nel suo aspetto organico segue, nella prima
parte, una serie di testi stralciati dalle opere giovanili di don Bosco (Storia Ecclesia-
stica, Storia Sacra, Storia d'Italia, Il Giovane Provveduto, Piano di Regolamento
dell'Oratorio), affiancati da recensioni e lettere del tempo con valore di testimonian-
za. Si tratta in prevalenza di prefazioni o introduzioni che sottolineano gli intenti
educativi che hanno promosso quelle stesse opere.
Nella seconda parte vengono riportati tre documenti che già abbozzano una vi-
sione di insieme del pensiero di don Bosco. Due conversazioni che egli tenne rispetti-
vamente col Ministro Urbano Rattazzi nel 1854 e col maestro Francesco Bodrato
nel 1864 danno i tratti essenziali del suo pensiero educativo, mentre i « Ricordi con-
fidenziali ai Direttori » che risalgono al 1863 lo esprimono in norme e suggerimenti
concreti.
La terza parte rispecchia il periodo della maturità e presenta la serie più ricca
dei testi educativi e spirituali di don Bosco: « Ricordi ai missionari » del 1875; « Dei
castighi da infliggersi nelle case salesiane » del 1883; e i tre testi specifici « Il sistema
preventivo nella educazione della gioventù» del 1877, gli «Articoli generali» del
« Regolamento per le case » pure del 1877, e « Il sistema preventivo applicato tra i
giovani pericolanti» del 1878.
Chiude il volume la quarta parte « Avvertimenti e ricordi » con tre documenti
di riflessioni e di raccomandazioni: le « Due lettere da Roma del 10 maggio 1884 »,
le « Memorie dal 1841 al 1884-5-6 ai suoi figliuoli salesiani » e « Tre lettere ai sale-
siani in America ».
Il volume presenta pregi indiscutibili sia per la serietà scientifica con cui è stato
realizzato, sia per la scelta dei contenuti che offrono un saggio valido non solo sui

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Recensioni
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principi educativi di don Bosco quanto soprattutto sullo spessore degli scritti che li
hanno enunciati. Questi dunque sono testi significativi della sua dottrina, quelli tra-
dizionalmente ritenuti più classici e rappresentativi. Su di essi potranno essere con-
dotti approfondimenti ed esserne tratte conclusioni in merito all'originalità del loro
apporto in campo dottrinale e ad eventuali particolari riconoscimenti. Molti altri
potranno affiancarli a esemplificazione e conferma nonché come ulteriore arricchi-
mento.
Come conclusione, due rilievi che ci sembrano emergere dagli studi critici sui te-
sti riportati. Il primo riguarda la loro autenticità. È un problema che il Braido stesso
propone nella « Presentazione » (p. 9) e che i vari curatori riprendono per i singoli
documenti. Effettivamente non tutti gli « Scritti di don Bosco » riportati sarebbero
usciti in senso rigoroso dalla sua penna. Questo tuttavia non infirmerebbe il loro va-
lore perché quella di don Bosco è stata una « tradizione personale e comunitaria »,
un'esperienza cioè condotta collettivamente in una stretta interazione tra lui e i suoi
collaboratori, pur sotto la sua attenta regia. Se ciò era normale nella prassi, non era
escluso potersi verificare anche nella stesura di qualche promemoria che, abbozzato
da altri, poteva da don Bosco esser ripreso, ritoccato e fatto suo.
Di qui appare ancora meglio il significato della raccolta, che nella sua linea evo-
lutiva presenta un concentrato di esperienze condotte da un grande amore e un
grande equilibrio. Vi è estranea la preoccupazione speculativa dall'ampio respiro si-
stematico. Lo stesso 'cenno' sul sistema preventivo, inteso dall'autore come cano-
vaccio per una progettata operetta pedagogica (che in realtà non vide mai la luce) ha
più il carattere di una riflessione pratica sull'efficacia educativa della bontà, che non
lo spessore di un piano per una trattazione organica. L'assillo pedagogico di don
Bosco fu costantemente tradotto nel campo operativo più che non elaborato in un
quadro sistematico. Ciò spiega l'esiguità dei suoi scritti di 'pedagogia' rispetto alla
preponderante produzione di scritti educativi.
S. GIANOTTI
DACQUINO Giacomo, Psicologia di don Bosco. Torino, SEI 1988, 349 p.
Nella varia produzione di studi occasionati dal centenario della morte di don
Bosco si inserisce anche la ricerca di uno psichiatra e psicoterapeuta, intesa a offrire
un'immagine storico-psicologica dell'educatore piemontese.
I sette capitoli che costituiscono il lavoro sono preceduti da una significativa In-
troduzione, nella quale l'A. dà rapidamente conto delle fonti a cui attinge e del meto-
do di lettura e di interpretazione. Questa è ovviamente presente già nei primi due ca-
pitoli psicobiografici, riguardanti l’età evolutiva (1815-1844) e la maturità (1844-
1888) del protagonista. Seguono cinque scavi in profondità nella vita e nell'attività
del santo educatore, rivolti a illustrarne altrettanti fondamentali aspetti psicologici:
la paternità, la pedagogia, l'oblatività, la religiosità, la trascendenza. All'epilogo fan-
no seguito tre distinte « bibliografie » (Principali scritti di don Bosco - Bibliografia su
don Bosco - Bibliografia psicologica e psicoanalitica) e quattro « indici » (degli auto-
ri, dei « nomi di persona », degli argomenti, generale).
L'A. conclude l’Introduzione con affermazioni simpatiche a una prima lettura,
ma alquanto sorprendenti se rilette dopo essersi familiarizzati con il tono generale
del volume: « Con questo libro non ho inteso dare risposte, ma offrire stimoli. A
volte non ho fornito indicazioni precise o idee compiute, ma lievi suggerimenti; sfu-

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mati cenni affinché il lettore possa dare a quanto legge una sua personale interpreta-
zione (...). La conoscenza è dubbio » (p. 10).
Naturalmente, non suscitano perplessità le tante cose scritte, soprattutto nei tre
capitoli centrali del volume, sul sistema educativo di don Bosco, un patrimonio idea-
le largamente conosciuto e, generalmente, apprezzato. Forti dubbi, invece, sorgono
circa l'impianto generale della ricerca, le fonti messe a profitto, le modalità di utiliz-
zazione, i criteri di interpretazione. Anzitutto, sarebbe stata più che opportuna una
recensione ordinata e critica delle fonti, chiaramente distinte in base alla differente
affidabilità e pertinenza al tema: del tutto privilegiate dovevano risultare quelle di-
rette (lettere, memoriali, esposizioni, difese, contestazioni, ecc.); minor considerazio-
ne meritavano elaborazioni di seconda e terza mano e testimonianze del tutto fun-
zionali ad altri scopi. In secondo luogo, sarebbe stata indispensabile l'indicazione
dei punti di riferimento scientifici, secondo i quali veniva raccolto e interpretato il
materiale disponibile e fruibile, potenzialmente immenso (in ogni caso, spesso più
significativo di quello effettivamente utilizzato).
L'A. scrive: « Nel realizzare questo libro ho cercato di aderire alla psiche di don
Bosco, come sono solito fare con qualsiasi mio paziente (...). Ho narrato i fatti e le
situazioni della vita di don Bosco che più mi hanno colpito (...). Mi sono lasciato
guidare da una specie di 'libera associazione' inconscia » (p. 9). Ma don Bosco è un
« cliente » particolare, presente per procura, realisticamente raggiungibile attraverso
l'« obiettività storica », non ricomponibile « a mosaico », con tasselli mutuati a caso
da Stella, Lemoyne, Francesia, Cagliero, T. Bosco, E. Pilla, ecc. In ogni caso molte
difficoltà storiografiche potevano essere eluse ricorrendo di preferenza alle fonti
« dirette », contestualizzate con il minor numero di filtri. Quanto al quadro di riferi-
mento a livello di psicologia scientifica non sembra che il semplice schema psicoana-
litico, com'è inteso dall'A., possa render conto adeguato di una personalità tanto
complessa e dalle relazioni così fitte qual è don Bosco; e nemmeno di quella di Ga-
staldi né del conflitto tra i due, addebitato esclusivamente alle presunte disastrose
condizioni psichiche di quest'ultimo (p. 76): « chi nel profondo si sentì tradito da
don Bosco fu monsignor Gastaldi, poiché abbiamo validi motivi per ritenere che egli
abbia vissuto, a livello inconscio, un'intensa gelosia verso don Bosco, sentito come
un fratello minore che gli aveva 'portato via' la madre » (p. 78).
Infine, altri aspetti tipici della personalità di don Bosco si sarebbe voluto veder
emergere in un'indagine più esplicita e approfondita, rilevati globalmente dall'A.
stesso quando avverte: «È opportuno ricordare che, per quanto concerne ciò che
don Bosco ha scritto o detto, raramente egli si manifestava con schietta immediatez-
za. Tendeva infatti a tenere per sé la sua vita interiore, le sue conflittualità consce e
ciò rende difficile ogni indagine. Di rado si riesce a sorprenderlo nelle sue reazioni
emotive, che fugacemente affiorano, specie negli ultimi anni della sua esistenza. Egli
quasi sempre si limita a fare il cronista della sua vita, dell'Oratorio e di tutte le sue
opere » (pp. 8-9). Anche tutto ciò è parte essenziale della personalità di don Bosco e
può e deve essere oggetto di esplicita e approfondita tematizzazione scientifica, dal
punto di vista sia metodologico che contenutistico, al di qua e oltre i più ovvii aspet-
ti considerati: la paternalità, la dedizione educativa, l'oblatività. È la psicologia
« sommersa » di un uomo che tace e registra; ma pure parla, difende sé, i suoi, le sue
cause, pazienta e s'inquieta, gioca d'astuzia e di forza, diffida e contrattacca, aggira
gli ostacoli, è tenace o arrendevole, intransigente o possibilista secondo le circostan-
ze e i fini da raggiungere, fermo quanto ai principi, adattabile nel confronto di uo-

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Recensioni
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mini dalle svariate ispirazioni ideologiche, in possesso di ideali altissimi, realista e
talvolta quasi spregiudicato nei metodi e nella ricerca dei mezzi.
In conclusione, sembra che per un'attendibile indagine psicologica complessiva
della personalità del protagonista si debba, anzitutto, fare storia più e meglio, storia
obiettiva e non celebrativa, unitaria e non eclettica. Particolare rilievo dovranno
avere fatti e atteggiamenti decisivi della sua esistenza: i confronti, i dissensi, i conflit-
ti con i collaboratori dei primi anni e con vescovi e arcivescovi (Moreno, Riccardi,
Gastaldi), le « differenze » con la Curia romana (per l'approvazione e l'applicazione
delle Costituzioni, il conseguimento dei privilegi, l'accettazione della « concordia »),
il metodo di governo all'interno della Congregazione, il rapporto con i fedelissimi e
con quanti lo abbandonano, la persuasione di essere al centro di eventi straordinari
e il loro uso, l'insofferenza di interferenze estranee nelle sue iniziative, l'accentuato
dirigismo e la tendenza accentratrice. Si tratta almeno di « problemi » da non elu-
dere insieme a tanti altri minori, che indubbiamente evidenziano tratti non secon-
dari di una « psicologia ». Resta ancora spazio per rilevanti ricerche seriamente im-
pegnative.
P. BRAIDO
DESRAMAUT Francis, Etudes préalables à une biographie de saint Jean Bosco. VIII La
Vieillesse (1884-1888) in « Cahiers salésiens. Recherches et documents... » Nu-
méro 18-19 Avril-Octobre 1988. 14 Rue Roger-Radisson 69322 Lyon Cedex 5.
219 p. [Dattiloscritto riprodotto in offset]
« All'alba nasce la speranza » afferma l'ottimista; « all'alba svanisce il sogno »,
aggiunge subito il pessimista. Con questi due apparentemente opposti sentimenti po-
trei dire di aver letto le duecento pagine del saggio di Desramaut.
Mi spiego subito. Quanto all'« alba », si tratta del primo saggio di una ponde-
rosa opera biografica su don Bosco, e ciò a cento anni esatti dalla sua morte.
Quale la speranza nata in quest'alba? Quella che finalmente si è mosso un es-
senziale passo avanti verso la tanto attesa biografia del santo, che non risenta delle
impostazioni agiografiche ed apologetiche caratterizzanti la maggior parte di quelle
prodotte in questo primo secolo. Il saggio di D., per serietà e profondità di analisi,
per vaglio critico della documentazione considerata, si pone decisamente in questa
nuova linea. Grazie ad un'ampia conoscenza delle fonti custodite nell'ASC, ad un
loro uso controllato ed attento, mai pedante, ad una non comune dimestichezza con
la storiografia e con la storia salesiana, l'autore perviene ad un risultato di tutto pre-
stigio. Tanto più che c'è in queste pagine il gusto di una scrittura amabile anche per
chi di lingua francese non è. Quel gusto, quel piacere dello scrivere che, partendo
dalla memorialistica, avvicina il libro ad un romanzo da leggersi con partecipazione
ed emozione, favorito in ciò dai temi affrontati, già « commoventi » in se stessi: « le
déclin physique, la demi-retraite de 1884, le lent vieillissement, le dernier grand voyage
e soprattutto les dernières semaines ».
Sulla base delle « cronachette », dei « ricordi di gabinetto », dei « diari », delle
« memorie » di vari testimoni, l'autore ha ricostruito con notevole acribia (si vedano
ad es. le pagine sulla « bilocazione » di Barcellona) la vicenda « quotidiana » « uma-
na » di don Bosco nei quattro anni considerati. Dalle « storie personali », dagli ap-

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Recensioni
punti frammentari e di orizzonte limitato dei vari « cronisti », è passato ad un affre-
sco più organico della « storia » di don Bosco.
Se così è, perché allora parlare di « sogno infranto »? Forse perché il titolo del-
l'opera e specialmente il sopratitolo, anziché invitarmi, come forse nell'intenzione
dell'autore, alla prudenza, ha dato invece corso ad un'inconscia attesa: quella di po-
ter avere subito o comunque presto fra le mani quelle biografia « critica » di don Bo-
sco di cui si diceva. Ora invece come attendere in tempi brevi tale biografia quando
l'autore esclude volutamente — se ben ho compreso il senso della prefazione, ma il
saggio già edito lo conferma — la storia della congregazione salesiana, il contesto
storico, ambientale, culturale in cui don Bosco ha vissuto, il « mondo » salesiano e
non salesiano che gli è ruotato attorno e dentro cui egli ha operato?
Certamente la storia della congregazione non si identifica tour court con la sto-
ria del suo fondatore, ma come fare una « biografia » — perché tale è l'esplicita in-
tenzione del D. (p. 6) — di don Bosco senza tener decisamente conto di tutto ciò che
hanno rappresentato per lui la congregazione, i singoli confratelli o collaboratori, i
politici, gli ecclesiastici, i giovani, l'opzione missionaria, le innumerevoli e svariatis-
sime opere, che hanno condizionato la trama varia e complessa su cui si è ordito il
tessuto della sua vicenda umana e spirituale?
È ovvio, ha una sua dignità scientifica anche una biografia, del genere di quelle
che oggi si definiscono introspettive, intime, psicologiche, che molto indugiano sul
privato; si può fare storia anche senza fissarsi sulle tecniche quantitative e moduli in-
terpretativi diffusi dalla scuola degli « Annales »; pare però difficile prescinderne,
per così dire a priori, per la biografia di un personaggio come don Bosco tanto at-
tento a scrutare i « segni dei tempi » quanto da essi sollecitato ad operare in determi-
nate direzioni. L'ottica sociale, politica, economica, religiosa non è l'unica, d'accor-
do; ma l'analisi approfondita della vita di una persona, quale vuole essere una bio-
grafia « critica », ci sembra chieda la dovuta attenzione sia alle motivazioni interiori
e psicologiche, alle aspirazioni, attese, speranze del soggetto, sia all'azione (esteriore
ed interiore nello stesso tempo) su di lui dell'ambiente, della società, del potere, delle
istituzioni, che ne hanno forgiato la statura di uomo, di educatore, di fondatore, di
santo.
Per venire al nostro saggio, che succedeva in Italia, nel mondo, nella chiesa nei
quattro anni considerati? La situazione della casa di Valdocco e delle altre opere
fondate e da fondare in Italia ed all'estero, davano forza all'impegno quotidiano di
don Bosco, lo guidavano nelle scelte e nei comportamenti solo per quel poco di cui
ci informano — ed a loro modo, come ben sottolinea il Desramaut — i « cronisti »
che gli stavano quotidianamente attorno? E quanto avvenne di significativo prima,
durante e dopo i viaggi di quegli anni (avvenimenti, situazioni, cause, problemi, af-
fari, conseguenze), è possibile ridurlo alle cronache — pur interessantissime e da cui
non si può prescindere — del piccolo circolo degli intimi? A nostro modesto modo
di vedere in quegli anni la congregazione respirava ancora all'unisono, seppure a fa-
tica, con don Bosco, che manteneva contatti coi salesiani, vicini e lontani, che pre-
siedeva, anche se non sempre, le sedute del Capitolo Superiore, che tendeva a riman-
dare l'assunzione dei pieni poteri da parte di don Rua, che presiedeva il quarto Ca-
pitolo Generale, che a Roma nel 1884 svolse un incessante lavoro per mantenere e
costruire contatti con esponenti ecclesiastici e laici di ogni rango, che a Barcellona,
Milano...
Un'ultima considerazione. Perché iniziare la biografia di don Bosco dagli ultimi

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anni? L'autore giustifica la sua scelta col fatto che è la parte della vita del santo
meno conosciuta, soprattutto dal pubblico francese cui si rivolge. L'opzione ci pare
legittima, anche se tendiamo a credere che non sia estraneo il momento celebrativo
in corso. Mi domando però se così facendo non si corre il forte rischio di scostarsi
dall'ideale condizione di ricostruire geneticamente il futuro con il presente, il presen-
te con il passato. Ma con ogni probabilità la questione è oziosa, dato che anche le
altre sette sezioni previste la jeunesse (1815-1841), le jeune prêtre (1841-1848),
l'apôtre du Valdocco (1848-1858), le fondateur de congrégation religieuse (1858-1864),
le temps de l'expansion en Italie (1864-1874), la fin du pontificat de Pie IX (1874-
1878), le temps de l'expansion mondiale (1878-1883) sono forse già ad un punto tale
di elaborazione che l'autore, coll'intero quadro della vita di don Bosco davanti agli
occhi, può indifferentemente dare la precedenza ad uno qualsiasi dei periodi prece-
dentemente stabiliti. Il nostro desiderio (e, diciamolo pure, il nostro attuale interes-
se) sarebbe che si seguisse l'ordine cronologico. Ma tant'è. Ogni autore ha le sue pre-
ferenze. E comunque valeva la pena di arrivare a questa stagione della storiografia
salesiana per scrivere saggi così utili e preziosi, per cui non ci resta che associarci al-
l'auspicio del D. che Dio gli dia tempo per completare i suoi laboriosi programmi.
F. MOTTO
MORAVA Pavel, Kardinal Stephan Trochta. Eine Lebensgeschichte und eine Auswahl
aus seinen Ansprachen und Hirtenbriefen, Thaur/Tirol Österreichischer Kultur-
verlag, 1987, 391 p.
Il presente libro è la traduzione tedesca dell'originale in lingua boema, pubbli-
cato dai salesiani boemi a Roma nel 1984, in occasione del 10° anniversario della
morte del cardinale Stefano Trochta, vescovo della diocesi di Litomĕřice, Cecoslo-
vacchia. Si tratta di una delle più significative personalità della storia della Chiesa in
Boemia nel periodo dell'occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale e
nei successivi tre decenni della persecuzione religiosa da parte del comunismo ateo.
L'A. (indicato nel libro con lo pseudonimo) presenta la eccezionale figura di
Don Stefano Trochta, religioso, sacerdote salesiano, vescovo e cardinale seguendo le
tappe più importanti della sua movimentata vita: come fondatore dell'opera salesia-
na in Boemia e Moravia, come apostolo zelante ed infaticabile della gioventù, come
difensore coraggioso della libertà nazionale sotto il giogo nazista, come testimone di
Cristo nei campi di sterminio a Mauthausen, Dachau e più tardi nelle varie prigioni
comuniste, come pastore sacrificato nella sua diocesi, come valoroso e fiero opposi-
tore contro la persecuzione della Chiesa e dei fedeli da parte del governo comunista
cecoslovacco.
Come l'A. dichiara espressamente nell'introduzione al libro, la presente biogra-
fia fu scritta senza particolari pretese di scientificità (non vengono infatti citate le
fonti né indicata la bibliografia), perché molte fonti e documenti riguardanti la vita e
l'opera del card. Trochta non sono accessibili al pubblico. Un lavoro critico, scienti-
ficamente rigoroso, più dettagliato e completo, è quindi nell'attuale situazione prati-
camente impossibile. Tuttavia, l'A. usa con acribia e con senso critico il materiale di-
sponibile: le memorie del card. Trochta, i ricordi e le testimonianze di coloro che
l'hanno conosciuto ed in parte i documenti dell'archivio centrale della Congregazio-
ne salesiana a Roma. Con osservazioni puntuali su alcune questioni riguardanti lo

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Recensioni
sfondo storico-sociale, culturale e religioso in cui si muove il suo discorso, l'A. fa
passare la figura del card. Trochta, viva ed operante, davanti allo sguardo del letto-
re; presenta un abbozzo oggettivo della storia della Chiesa in Cecoslovacchia ed una
visione più chiara e realistica della drammatica situazione religiosa nei paesi d'oltre
cortina, sconosciuta al mondo occidentale e talvolta travisata dai mass-media.
Nella parte seconda del libro vengono ristampati alcuni discorsi, articoli e lette-
re pastorali del Cardinale. Oltre il loro alto valore storico-documentario, essi metto-
no ulteriormente in evidenza il profilo spirituale di questo grande figlio di don Bo-
sco, la sua competenza nel campo della pedagogia salesiana ed in modo particolare
la sua geniale intuizione circa i problemi posti dalla pastorale giovanile nelle condi-
zioni e situazioni particolarmente difficili che egli dovette affrontare durante tutta la
sua vita apostolica.
Molte fotografie fuori testo arricchiscono questo libro; completano la visione
globale della vita e dell'opera del card. Trochta ed illustrano gli avvenimenti più im-
portanti della sua esistenza.
Nella traduzione tedesca ci sono parecchi errori tipografici nella trascrizione dei
nomi, in particolare dei nomi propri di persone e luoghi. In qualche caso creano
confusione e persino palesi contraddizioni tra affermazioni a breve distanza. In par-
ticolare a pag. 25 va corretto secondo il testo originale boemo il nome del Prof. Ci-
nek (che viene sempre erroneamente scritto Činek) con quello di P. Židek (cf. il giu-
dizio su Dr. Cinek a pag. 28!).
Il messaggio che il card. Stefano Trochta ci trasmette più con la testimonianza
della sua vita che con le parole è il seguente: la fede in Cristo, la fedeltà alla Chiesa e
la salvezza dei giovani sono dei valori, per cui non solo vale la pena di lavorare ed
impegnarsi, ma, se necessario, di soffrire e sacrificare la propria vita.
J. HERIBAN
NIGRIS Ermanno, SDB, Bolivia, mi corazón [versi] 1979-1985, a cura del Segretariato
missioni [dell'] Ispettoria Salesiana « San Marco ». Mogliano Veneto (TV) [Tol-
mezzo (Ud.), Stab. Graf. Carnia, 1985] 160 p., ill.
Nella facciata interna della copertina l'A. riassume la genesi della sua presente
vicenda missionaria e si raccorda a un precedente opuscolo intitolato « Fermandomi
a sera con chi amo »: adesso come allora rivive al lume che è Cristo le esperienze ap-
pena vissute, si dà la « buona notte ». Una scelta di tali sue riflessioni fissate a San
Carlos nel bassopiano orientale boliviano in una fascia di colonizzazione tuttora
pionieristica. Sono 16 « lettere a Juanita » un'infante da lui rigenerata, 15 « canti del
tropico » e una serie più vasta di quadretti, invocazioni, lamenti... che s'imperniano
intorno al barbuto « padrecito ». Ma è una suddivisione che poco incide sul conte-
nuto, quasi nulla sull'ispirazione o la forma. Sentiamo il missionario poche volte
gioire — e quasi solo per motivi trascendenti di fede — spessissimo chinarsi sulle
sofferenze di troppi innocenti, di tante mamme... estendere la sua speranza all'ebbro
(p. 76), all'impiccato (p. 94), alle prostitute (57, 58), evangelicamente. Meno evange-
lico quando sembra lodare il guerrigliero (p. 10, 15) o quando chiude la sua lettera
al soldato con un perentorio « vattene ». Tre debiti alla « moda » d'oggi, a iosa com-
pensati dal dialogo con Dio attraverso le forze tremende dell'acqua o del vento, la
gratitudine a Dio per la dolcissima paternità verso tanti piccoli, per la festa interiore

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Recensioni
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al vedersi accetto ai suoi poveri, l'appello tonificante al Dio sempre presente, al Sal-
vatore Crocifisso, alla Madre che tutti consola... e tanti altri temi, semplici insieme e
forti. Onnipresenti, ma non mortificanti, e male e dolore: la speranza cristiana che si
esprime in preghiera tonifica i momenti più laceranti di un'esistenza spietata e cru-
dele. Gratuito, invece, l'unico cenno dai colori millenaristici nell'ultima linea di que-
sta raccolta: « Il mondo ogni giorno diventa più buono »... (p. 138). Opportunissi-
me, seguono, in prosa e immagini, poche ma ricche note circa la nazione boliviana e
la parrocchia affidata una decina d'anni or sono all'Ispettoria Salesiana con sede a
Mogliano Veneto (TV) (p. 139-152). Un glossarietto di termini esotici che infiorano
i versi (p. 153-155) e l'indice completano il volumetto. Se l'affetto non fa velo, lo ri-
teniamo paradigmatico dell'approccio missionario prevalente in territori economica-
mente e socialmente disagiati.
A.M. PAPES
NIGRIS Ermanno, SDB, Terra di missione, 1978-1987; presentazione di Novella Can-
tarutti; a cura del Centro Missionario Diocesano di Udine e dell'Ispettoria Sa-
lesiana « S. Marco » di Mugliano Veneto [Tolmezzo, Treu Arti Grafiche, 1987]
176 p., ill. (con una carta geogr. pieg.)
D'indole narrativa, idilliaca. Leggibile e godibile dal pubblico, giovanile o adul-
to. Ma se stimola la fantasia, proprio per la corposità esteriore, è più discontinuo e,
comunque, più difficile, toccare la sostanza del messaggio. Corredato inoltre da do-
cumentazione visiva piuttosto abbondante (ma di qualità mediocre e, poche volte,
scadente), il volumetto offre una cinquantina di fatti o monologhi ambientati nella
parrocchia salesiana di San Carlos: hanno per protagonista o sono espressione diret-
ta del cuore caldo e bonario dell'A. È dedicato a mons. Tito Solari che, dopo essere
stato ispettore salesiano in Bolivia, è da poco divenuto ausiliare del vescovo di Santa
Cruz e immediato responsabile diocesano per la zona che include San Carlos.
A.M. PAPES
I Salesiani a Trapani. Vol. I: L'istituto e la parrocchia, 421 p. Vol. II: 50° di fonda-
zione. Trapani, Editecnika 1987, 159 p.
L'articolo 62 dei Regolamenti generali della società salesiana recita testualmen-
te: « Speciale importanza riveste la conservazione delle biblioteche, archivi e altro
materiale di documentazione per il loro grande valore culturale e comunitario ».
Sensibili a questo invito, in occasione dei festeggiamenti del 50° di erezione della
parrocchia Maria Ausiliatrice di Trapani un gruppo di una decina di persone ha rac-
colto e pubblicato nel primo dei due volumi che segnaliamo 64 documenti relativi
alla vicenda salesiana in quella città, dalla lettera del vescovo Francesco Ragusa a
Don Bosco del 28 maggio 1886 al progetto pastorale della comunità di Trapani del-
l'anno 1983-1984. La sequenza dei documenti è preceduta da brevi capitoli che in-
tendono illustrare nell'ordine: la figura ed il tempo di Don Bosco, la prima presenza
salesiana a Trapani, l'istituto don Bosco e i suoi direttori, la parrocchia, l'aspetto
storico-artistico della chiesa e dell'istituto, l'associazionismo, la famiglia salesiana, il
volontariato vincenziano.

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Recensioni
Analoga la disposizione del secondo volume: un'altra lunga serie di appendici
documentarie (21 per la precisione) concernenti i festeggiamenti del cinquantenario,
preceduti dalla cronaca « minuto per minuto » degli stessi. La veste tipografica ed il
titolo dell'opera rivelano immediatamente quale ne sia la finalità: quella celebrativo-
commemorativa. La ricchezza delle riproduzioni fotografiche e la loro tipologia si
pongono in questa prospettiva.
Se così è, perché allora farne una recensione su RSS? Due ci paiono i motivi:
uno positivo ed uno critico.
Quello positivo: ricordare ai futuri studiosi della storia salesiana di Trapani e
della Sicilia che soprattutto nel primo dei suddetti volumi si trovano raccolti ed or-
dinati abbondanti materiali che, pur non essendo ancora storia, saranno strumenti
utili e in buona parte indispensabili per chi un domani la vorrà scrivere.
Quello critico. Lo spunto ci è offerto dalla annotazione di p. 11: « Pertanto rite-
niamo l'opera sia soltanto un primo momento di ricerca e molte altre prospettive
potranno, in un futuro, essere attentamente studiate anche in lavori monografici ».
Ci chiediamo: non poteva essere già questo cinquantenario (e l'imminente centena-
rio della morte di don Bosco) l'occasione proprio per un qualche saggio scientifico,
che andasse al di là della semplice presentazione cronologica degli eventi, che stabi-
lisse connessioni, inquadrasse situazioni, suggerisse concatenamenti, riflessioni su
cause-effetti ed in tal modo permettesse a certi avvenimenti di rivelarsi nel loro signi-
ficato più profondo? L'interrogativo non ci sembra retorico e tanto meno ozioso, te-
nuto conto dell'ampia disponibilità di mezzi che i due volumi dimostrano di avere
avuto a disposizione. Così, ad esempio, l'eventuale studio avrebbe potuto sostituire,
in parte, qualche decina di pagine di fotografie piuttosto ripetitive e totalmente le
150 pagine di riproduzioni fotografiche di originali manoscritti o dattiloscritti non
necessarie, a nostro modo di vedere, dal momento che se ne era già fatta in prece-
denza la precisa trascrizione.
Ma quasi certamente la nostra domanda se la sono posta gli stessi curatori del-
l'opera, i quali, per motivi facilmente intuibili, non hanno creduto di poter appron-
tare una risposta immediata. Comunque sia, facciamo pienamente nostro il loro
auspicio.
F. MOTTO
VERBEEK Léon, Ombres et clairières. Histoire de l'implantation de l'Eglise catholique
dans le diocèse de Sakania, Zaïre (1910-1970). Roma, LAS 1987, 422 p.
Los salesianos están presentes en Africa, en diversos lugares, desde finales del
siglo pasado. Celebrado el Capítulo General Especial (1971-1972), las presencias se
han multiplicado en toda Africa, dependientes de provincias salesianas de Europa,
de América y hasta de la India.
Con solo las presencias existentes en la diócesis de Sakania y en Lubumbashi
—anexionadas las existentes en Rwanda—, viene erigida en 1959 la «provincia de
Africa central », única inspectoría africana, que debe su pervivencia al prolongado
esfuerzo llevado a cabo, desde 1911, por los salesianos de Bélgica. La temática ex-
puesta en la obra del P. Verbeek adquiere su importancia precisamente en la presen-
cia continuada —y siempre más masiva— de salesianos en la diócesis de Sakania y
en la ciudad de Lubumbashi (antigua Elisabethville).

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Recensioni 471
Tras un Prefacio (pp. 5-11) —indispensable introducción y orientación para
comprender la real envergadura de la obra—, ésta se presenta dividida en dos partes
desiguales en extensión: una primera breve —Mgr. de Hemptinne et les salésiens,
1910-1960 (pp. 15-84)—, y una segunda Parte amplísima —Des hommes qui construi-
sent une Eglise (pp. 85-380)—, a la que podría muy bien limitarse la obra, ya que, de
por sí, aborda todos los aspectos de la implantación de la Iglesia en el país. Todavía
el autor ha estimado indispensable hablar de un conflicto, que subyace a lo largo de
la historia de dicha implantación, y que opuso a dos hombres, arribados a Elisa-
bethville, casi al mismo tiempo, al frente de sendos equipos de misioneros.
La historia del Congo belga, como colonia de Bélgica, tuvo sus inicios en 1908.
De inmediato el gobierno se preocupó de enviar misioneros a su colonia. Los bene-
dictinos de la abadía de Saint-André (Bruges) partieron para Katanga (actual Sha-
ba) el 13 de agosto de 1910 a fundar en los alrededores de Elisabethville un monaste-
rio agrícola. Los salesianos se les unieron el 10 de noviembre de 1911, siempre en
Elisabethville, para abrir una escuela profesional. A la cabeza de ambos equipos de
religiosos se hallan respectivamente Jean de Hemptinne OSB y Joseph Sak SDB
—(Delinea perfectamente el perfil biográfico de éste último en las páginas 63, 83
y 120-122)—, dos recias personalidades que han marcado la entera historia de la
implantación de la Iglesia en Katanga.
La primera Parte revela las relaciones, casi siempre conflictivas, entre estos dos
hombres, sobre todo a propósito de zonas de influencia y de límites de territorios en
los que ambos pretendían ejercer su pastoral.
La amplísima Parte segunda —subdividida en ocho capítulos— estudia todas
las facetas de la acción misionera en la diócesis de Sakania. Una atención particular
merecen « las fuerzas apostólicas » (capítulo I), muy especialmente los misioneros
salesianos (pp. 88-110). Conviene anotar que cada uno de los capítulos —exceptua-
dos el V, VI y VIII— se cierra con una interesante « conclusion-synthèse », que se
hace conclusión global al final de la Parte primera (pp. 82-84), cerrando la obra una
conclusión general (pp. 378-380). Estas páginas constituyen la aportación más origi-
nal del autor y demuestran hasta que punto sus principios misionológicos, sus aseve-
raciones y juiicios rebasaban los estrechos límites de la diócesis de Sakania, siendo
aplicables a la totalidad de los territorios de misión en Africa o doquier.
El autor narra el nacimiento y el desarrollo de una gran obra, con el despliegue
de vitalidad, de búsqueda, de perplejidades, incertidumbres y audacias que ello com-
porta para los hombres que se han encontrado, por una parte con problemas com-
pletamente nuevos para ellos, y, por otra, con autoridades religiosas —Congrega-
ción « De Propaganda Fide », Delegado Apostólico, Rector Mayor y su Consejo,
Abad de la abadía de Saint-André, Provinciales salesianos de Bélgica—, y autorida-
des civiles —Ministros belgas de las Colonias, Gobernador de la misma, la Adminis-
tración, Jefes indígenas y, sin duda, poderosas sociedades industriales...—, autorida-
des varias y, las más de las veces, tan lejanas.
La superabundancia de problemas encontrados podría aturdir al lector. Pero el
autor procura conquistar a cada paso su confianza, jalonando pacientemente la
obra con innumerables referencias. Cede de continuo la palabra a los actores y a los
testigos oculares, tan numerosos como variados.
De admirar la vastedad de la documentación consultada y la complejidad de los
aspectos estudiados. El inventario no puede ser más completo y sus exhaustivas
fuentes documentales —tanto archivísticas como bibliográficas—, recogidas en uno

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Recensioni
de los anexos, llenan nada menos que 24 páginas.
Con elegante maestría ha sabido aunar la pericia diligente del investigador y la
experiencia del que escribe, con contenido entusiasmo, sobre algo que es vida de su
vida. Por lo que no ha de extrañar que para un experto la obra resulte « una narra-
ción sabrosa, hasta apasionante, siempre en contacto con la realidad cotidiana, y
además cimentada, casi línea a línea, por la indicación meticulosa de las fuentes
utilizadas ».
El libro del P. Verbeek, a más de interesar a los africanistas, a los misionólogos
y a los misioneros, constituirá una preciosa fuente para los jóvenes religiosos que,
destinados a « misionar » en Shaba, quieran estudiar « sur le terrain ».
J. BORREGO
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