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TESTI
L'ORATORIO DI VALDOCCO
nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero (1875-1888.1895)
Introduzione e testi critici
José Manuel Prellezo
I. INTRODUZIONE
La strada per prendere contatto con la «realtà viva» della prima istituzione
assistenziale-educativa iniziata da don Bosco a Valdocco passa necessariamente
attraverso gli scritti e le testimonianze dei suoi primi e più stretti collaboratori.1
In tale prospettiva offre interesse un quaderno custodito nell'Archivio Sale-
siano Centrale di Roma (= ASC), sulla cui copertina si legge: «Diario dell'Orato-
rio di S. Fr. di Sales e di Don Bosco XII 1875 fino XII 1895 da Don Lazzero».
Nel presente contributo mi propongo di offrire il testo critico del manoscritto. Le
pagine introduttive saranno dedicate a chiarire alcuni problemi preliminari e a
mettere in risalto alcuni temi significativi del documento.
1. «Diario» o «memorie»?
Il documento in questione è classificato, nell'ASC, sotto il nome di don Laz-
zero. Nelle pagine del quaderno si avvertono però chiaramente le grafie di due
redattori. Nessuno di essi premise un qualche titolo o indicazione introduttiva
all'inizio del proprio lavoro. Lo scritto si apre con la data delle prime notizie rac-
colte: «1875». Il secondo estensore, prendendo in mano il quaderno, scrisse, sen-
z'altro commento, fatti avvenuti il «12 giugno» del 1876. In un paragrafo redatto
dieci anni più tardi, nel mese di aprile del 1886, il documento è designato nel suo
insieme con il termine «memorie». Cercando di giustificare un lungo periodo di
silenzio, il secondo redattore (parlando quindi di sé stesso) diede questa spiega-
zione: «Nell'anno 1885 nulla si trova di notato, perchè il solito a prendere queste
memorie viveva
1 Cf. BRAIDO, Prospettive di ricerca su don Bosco, in RSS 9 (1990) 258-259.

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José Manuel Prellezo
una vita allora malinconica, scoraggiata perchè contrastata in tanti modi, che in
verità non sapeva più cosa notare».
Lasciando da parte, per ora, altri problemi suggeriti dal paragrafo trascritto,
bisogna fare qui qualche rilievo sulla designazione di «memorie», che potrebbe
suggerire un'idea meno precisa del documento. Esso non fu redatto dagli autori
alla fine della loro vita, o a molta distanza di tempo dai fatti ricordati. Il lettore ha
l'impressione di trovarsi ordinariamente di fronte a scarne note di cronaca, messe
sulla carta entro la giornata in cui ebbero luogo gli avvenimenti registrati o poco
dopo. Solo in alcuni casi, non molto numerosi, il contenuto del testo fa vedere
con chiarezza che si tratta di notizie o osservazioni introdotte in un secondo mo-
mento: dopo qualche giorno o dopo varie settimane. Per esempio, nel mese di
dicembre 1887, si accenna già alla morte di don Bosco.
Considerato lo scritto nel suo insieme, non sembra inadeguato il termine
«diario» — preferibile forse a quello di «memorie» —, che appare sulla copertina
del quaderno che raccoglie il documento. Ma conviene precisare che sarebbe
eccessivo intenderlo come un «diario intimo»; benché non manchino in esso con-
siderazioni personali, che sfiorano l'intimità del redattore, e riferimenti a fatti
concernenti l'autore delle annotazioni. Ma sono casi piuttosto eccezionali e, anche
in tali casi, rimangono al centro dell'attenzione fondamentalmente le attività del-
l'Oratorio di Valdocco e le persone in relazione con esso.
Don Eugenio Ceria, che conobbe certamente il documento e ne utilizzò,
come vedremo, il contenuto nella redazione delle Memorie biografiche di don
Bosco, parla di «minuscolo diario».2
2. Gli autori del «Diario dell'Oratorio»
Il primo redattore che intervenne nel «Diario» registrò le notizie che occu-
pano le pagine 1-3 e gran parte della pagina 4, riguardanti il periodo: dicembre
1875 a maggio 1876. Le altre pagine — 105 circa — sono di mano di don Giu-
seppe Lazzero. In un'occasione, dopo il racconto di una «passeggiata lunga» dei
giovani, lo scrivente formulò alcune osservazioni da tenersi presenti in circostan-
ze simili, mettendo a calce la propria firma: «Gius. Lazzero».
Va rilevato inoltre che, quando l'autore delle prime pagine scriveva le sche-
matiche notizie riguardanti alcuni mesi degli anni 1875 e 1876, don Laz-
2 MB XII, 83

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
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zero ricopriva la carica di prefetto dell'Oratorio di Valdocco.3 E quando lo stesso
don Lazzero, il 12 giugno 1876, prese nelle mani il quaderno, assumendo le rapi-
de note di cronaca precedenti senza fare alcun rilievo o riserva, egli era ormai
«vice-direttore» della casa, in stretta collaborazione con don Bosco, che figurava
come «direttore».
In base a queste considerazioni, è spiegabile che sulla copertina del quader-
no un anonimo archivista abbia messo il nome di don Lazzero come autore unico
del «Diario».
Dopo un confronto puntuale con altri scritti conservati nell'ASC, si è potuto
però stabilire con tutta probabilità che il primo redattore del «Diario dell'Orato-
rio» è don Chiala.4
2.1. Don Cesare Chiala (1837-1876)
Alle chiare somiglianze della grafia, si possono aggiungere due elementi e-
strinseci, ma significativi: l'anno 1876 don Cesare Chiala era membro del consi-
glio dell'Oratorio di San Francesco di Sales, in cui disimpegnava la carica di
vicedirettore don Lazzero. Questi, il 12 giugno 1876, precisamente nelle prime
righe scritte da lui sul «Diario», annotò: «Partì D. Chiala per Bosconero». E alcu-
ni giorni più tardi, il 28 giugno: «Si ricevette la dolorosa notizia della morte di D.
Chiala a Feletto».
Le notizie registrate da questo primo redattore sono piuttosto scarne e poco
numerose; pur tuttavia è necessario presentare un suo breve profilo, anche perché
il «Diario» conserva in molte delle pagine seguenti l'impostazione delle prime.
I contatti di Cesare Chiala con don Bosco e le sue opere erano di vecchia da-
ta; ma solo nel 1872, dopo aver fatto gli studi di filosofia, e dopo es-
3 Nato a Pino Torinese il 10 maggio 1837. Entrò nell'Oratorio quando aveva già 20 anni.
«Don Bosco trovato in lui buona stoffa, gli fece accelerare gli studi ginnasiali e lo vestì chierico
due anni dopo» (E. CERIA, Profili dei capitolari salesiani morti dall'anno 1865 al 1950. Colle
Don Bosco [Asti], LDC 1951, 163). Prese parte nel 1859 all'adunanza di adesione alla Società
salesiana. Voti triennali nel 1862. Ordinato sacerdote nel 1865. Voti perpetui nel 1870 (Dizio-
nario biografico dei salesiani a cura dell'Ufficio Stampa Salesiano. Torino, Scuola Grafica
Salesiana 1969, 165).
4 Nato a Ivrea (Torino) 11 17 maggio 1837; professione il 26 sett. 1873; sac. 1o aprile
1875. Sulla data dell'ordinazione sacerdotale le «fonti» salesiane non sono concordi: G. Barbe-
ris scrive che Chiala celebrò la sua prima messa «il primo Aprile 1875» (G. BARBERIS, «Il sacerdo-
te Cesare Chiala», in: IDEM, Il vade mecum dei giovani salesiani. Parte prima. S. Benigno Cana-
vese, Scuola Tipografica Salesiana 1905, 101. In una breve nota cronologica — «Il sac. Cesare
Chiala» — pubblicata in: Società di S. Francesco di Sales anno 1877 (p. 60), si dice: «Fu poi
assunto al sacerdozio il 1o aprile del 1876». Il Dizionario biografico dei salesiani scrive invece:
«sac. il 4 ott. 1874» (p. 83).

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José Manuel Prellezo
ser stato direttore delle Poste a Torino e a Caltanisetta, egli decise di farsi sale-
siano. Nel 1874, lo troviamo a Valdocco, come studente. Ordinato sacerdote, nel
1875 fu nominato catechista degli artigiani.5 L'anno seguente, pur conservando
tale carica, esercitò anche quella di prefetto degli interni. Mentre fissava le sue
rapide note di cronaca, don Chiala era ancora, sempre a Valdocco, direttore delle
«Letture Cattoliche» e incaricato di raccogliere e ordinare la corrispondenza con i
missionari.6 Frutto di quest'ultimo impegno fu il volume: Da Torino alla Repub-
blica Argentina (1876).7
Le testimonianze contemporanee ne mettono in risalto la vita di abnegazione
e sacrifizio e lo zelo apostolico. Don Giulio Barberis, che lo conobbe da vicino,
lo presenta come uomo e sacerdote dai «modi più squisiti», «laborioso sopra ogni
dire», «amato e rispettato», «amorevole verso tutti».8
L'impegno religioso e la profonda fiducia nel fondatore di Valdocco si riflet-
tono bene in questo brano di una lettera inviata dal giovane Chiala a don Bosco,
probabilmente nei primi anni '70: «Ho bisogno di una spiegazione da Lei. È me-
glio che Chiala sia un giovane silenzioso, amante della solitudine, sempre intento
alla contemplazione ed alla preghiera, oppur che sia un Confratello] di S. Vin-
cenzo di Paoli ciarliero cogli amici, assiduo alle passeggiate, dedito al lavoro più
che alla preghiera? L'essere tante volte scappato dalla strada buona non sarebbe
forse frutto di avermi fatto un piano di divozione troppo austero e melanconi-
co?».9
Sul contesto in cui il primo redattore iniziò il suo lavoro, si offriranno alcuni
dati in seguito, parlando del redattore principale del «Diario».
2.2. Don Giuseppe Lazzero (1837-1910)
Nei cataloghi della Società salesiana, don Giuseppe Lazzero appare, dal
1870 al 1872, tra i «professi perpetui» nella «casa maggiore in Torino», cioè nel-
l'Oratorio di S. Francesco di Sales di Valdocco; nel 1873 e 1874, come
5 II «catechista» era nelle case salesiane il responsabile «di vegliare e provvedere ai biso-
gni spirituali dei giovani della Casa» (Regolamento per le case della Società di S. Francesco di
Sales. Torino, Tip. Salesiana 1877, I, cap. Ill, art. 1).
6 Cf. BARBERIS, «Il sacerdote Cesare Chiala», 102.
7 C. CHIALA, Da Torino alla Repubblica Argentina. Lettere dei missionari salesiani. Torino,
Tipografia e Libreria Salesiana 1876, 253 p.
8 BARBERIS, «Il sacerdote Cesare Chiala», 100-101; cf. Dizionario biografico dei sale-
siani, 83.
9 ASC 275 Chiala Corrispondenza. Don Ceria raccoglie le parole di don Bosco ai giovani
nella «buona notte»: «D. Cesare Chiala era un sacerdote di santa vita e molto amante del lavo-
ro: faticava incessantemente per la Congregazione senza perdere un minuto di tempo. [...] Tutti
noi ammiravamo la sua grande esattezza e facilità nello sbrigare gli affari dell'Oratorio» (MB
XII, 346).

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
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catechista; nel 1875 sostituì don Rua nella carica di prefetto e, l'anno seguente, in
quella di vicedirettore, sempre nello stesso Oratorio di Valdocco.
Il periodo in cui don Lazzero esercitò l'ufficio di vice direttore dell'Oratorio
(dal 1876 al 1879), e poi quello di direttore (dal 1880 al 1886), Valdocco conob-
be momenti delicati dal punto di vista disciplinare e dell'organizzazione e coordi-
namento delle diverse sezioni dell'Istituto. L'eco di questi fatti è percepibile nelle
note e osservazioni del «Diario».10
La struttura della «casa maggiore» era divenuta assai complessa. Negli am-
bienti della medesima trovavano accoglienza giovani ed adulti delle scuole serali,
alunni del ginnasio, artigiani e impiegati dei laboratori, novizi e giovani salesiani
studenti di filosofia e di teologia, chierici, coadiutori e sacerdoti impegnati nelle
attività particolari dell'istituto e i responsabili delle diverse mansioni a livello
generale di tutta la Società salesiana.
Ormai l'Oratorio di San Francesco di Sales non era solo l'ambiente familiare
degli anni '50, né il grosso «ospizio» dei primi anni '60. Esso assumeva pure il
ruolo di «casa madre» di una congregazione religiosa in crescita, i cui membri nel
1875 varcarono l'oceano verso terre americane. Precisamente in quell'anno, don
Lazzero fu chiamato a far parte anche del Consiglio generale (allora Capitolo
superiore) della Congregazione.
Infatti, in spazi piuttosto ristretti, avevano sede a Valdocco persone e attività
con prospettive ed esigenze molto diverse, che non potevano trovare facile armo-
nizzazione. Da più parti si lamentavano interferenze e ingerenze nell'andamento
ordinario della casa, provocando seri inconvenienti: «Essendo il Capitolo supe-
riore in casa — annota Giulio Barberis nei verbali delle sedute del medesimo —
ed il personale affatto sufficiente all'uopo quando vede un disordine od occorre
qualche bisogno qualche membro del capitolo provvede. Ma queste cose fatte un
po' dall'uno un po' dall'altro recano l'inconveniente che a varie cose provvedono
tra due e in due diversi modi ed a qualche altra provvede nessuno».11
Dopo un accurato studio della situazione, fu presa questa decisione:
10 Ho dedicato a questo argomento alcune pagine dei saggi: Valdocco (1866-1887). Pro-
blemi organizzativi e tensioni ideali nelle «conferenze» dei primi salesiani, in RSS 8 (1989)
289328; Don Bosco y las escuelas profesionales. Aproximación histórica (1870-1887), in: Don
Bosco en la historia. Actas del primer congreso internacional de estudios sobre san Juan Bosco
(Roma, Universidad Salesiana, 16-20 enero 1989), edición en castellano dirigida por J.M. Prelle-
zo Garcia. Roma/Madrid, LAS/ Editorial CCS 1990, 333-355.
11 ASC 0592 Verbali del Capitolo superiore (8.5.1879). «Dopo l'elezione di Don Lazze-
ro a direttore, la disciplina lasciava un po' a desiderare nell'Oratorio; e Don Bosco nominò una
commissione, con a capo Don Rua, per studiare le cause del rilassamento ed eliminarle con
prudenza» (A. AMADEI, 77 servo di Dio Michele Rua successore del Beato D. Bosco, vol.
I.Torino, SEI 1931, 291).

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José Manuel Prellezo
«Vi sia adunque un direttore e questo sia D. Lazzero come fu già finora; ma egli
in questo momento sia rivestito dei poteri ordinari dei direttori delle varie case. È
bene che in molte cose avendone la comodità ne parli con D. Bosco il quale per
altra parte desidera che si proceda con sua intelligenza; ma esso non sia legato e
possa agire come gli altri direttori. A lui si rivolgano tutte le cose principali della
casa».12
La misura doveva avere conseguenze importanti nell'organizzazione di Val-
docco. È spiegabile che il nuovo direttore ne prendesse nota, il 16.5.1879, nel
«Diario».
Le difficoltà non furono superate facilmente. Nel 1884 don Lazzero affer-
mava ancora che mancava l'«unità di direzione» a Valdocco, lamentandosi di
«non essere sostenuto».13 Don Bosco dovette ribadire: «Il Capitolo Superiore non
ha altre ingerenze all'Oratorio che quella che deve avere verso un'altra casa qua-
lunque. E il Direttore dell'Oratorio deve avere quivi quella libertà che hanno i
Direttori».14
All'ordine del giorno delle adunanze capitolari si trovò più volte il tema del-
la «riforma della casa dell'Oratorio». E fu messo in risalto da parte di alcuni che
l'Oratorio di Valdocco era «troppo numeroso, le parti troppo diverse perchè un
solo possa essere responsabile degli studenti e degli artigiani». Non senza resi-
stenze da parte di don Bosco, fu approvata la proposta di don Cagliero: «nomina-
re due direttori distinti, indipendente un dall'altro ciascuno responsabile della sua
parte, uno per gli studenti e l'altro per gli artigiani».15
Nel 1885 fu nominato direttore degli studenti don Giov. Battista Francesia e,
degli artigiani, don Giuseppe Lazzero. Pur tuttavia l'esperienza non si dimostrò
del tutto soddisfacente.16 Due anni più tardi, nel 1887, si tornò alla direzione uni-
ca della casa, affidata a don Domenico Belmonte. Don
12 ASC 0592 Verbali del Capitolo superiore (16.5.1879). «Ma, nonostante le dichiarazioni
di Don Bosco, che il direttore, non solo di nome, ma anche di fatto doveva essere Don Lazzero,
per cui egli più non avrebbe domandato conto a Don Rua dell'andamento dell'Oratorio, ma a
Don Lazzero, tutti continuavano a far capo al Servo di Dio» AMADEI, Il servo di Dio I, 278. Il
testo di Amadei si riferisce ad anni precedenti (1876-77), ma offre elementi per capire la situa-
zione del 1879.
13 ASC 0592 Verbali delle riunioni capitolari (5.6.1884)
14 76/0(4.7.1884).
15 Ibid (4.9.1884). Già anni prima, nel 1878, don Barberis, riferendosi alla mole di lavoro
svolta dai Superiori, aveva scritto: «D. Lazzero è come Direttore dell'Oratorio. Non sa più quel
che si faccia. Dice 'Questo non è più un lavorare ma è un arrabbiarsi continuo. Fossimo in tre
non si potrebbe ancora disimpegnare comodamente tutte le cose'» ASC 110 Barberis Croni-
chetta (15.11.1878).
16 «Le cose dell' Oratorio, dacché vigeva il nuovo sistema della doppia direzione, non
camminavano come si sarebbe sperato, massime nella sezione degli studenti» (MB XVIII, 150).

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
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Lazzero continuò a Valdocco, fino al 1898, come membro del Consiglio
superiore, responsabile delle scuole professionali e «incaricato della
corrispondenza per le missioni».
Don Eugenio Ceria, in un breve profilo del primo consigliere professionale
generale, sottolinea con simpatia alcuni tratti della sua figura: «Uomo
indimenticabile! Bastava vederlo una volta e parlargli qualche istante per volergli
bene. Volto sempre ilare, sguardo pieno di dolcezza, labbra ognora atteggiate a
sorriso, parola semplice, schietta e confortatrice, ecco la figura di D. Lazzero,
formatosi a immagine del Padre amato in quella pietà, in quella padronanza di sé
ed eguaglianza di umore così caratteristiche in coloro che erano vissuti più a
contatto con D. Bosco».17
Il testo trascritto sopra, in cui lo stesso don Lazzero parla della sua «vita
malinconica e scoraggiata» nell'anno 1885, fa vedere che le entusiastiche
affermazioni di don Ceria andrebbero riviste o per lo meno sfumate. E non solo in
un punto isolato, ma anche in altre occasioni, il «Diario» offre dati di confronto.
D'altro lato, la personalità del teste e la sua presenza continua nel posto in cui
ebbe luogo gran parte degli avvenimenti ricordati aggiungono ragionevoli
elementi di attendibilità alla testimonianza.
3. Il documento
Conservato in: ASC 110 Lazzero, micr. 943C8 944C5
Il testo manoscritto si trova in un quaderno, formato 320 x 110 mm., di 57
fogli di carta bianca resistente, rigati e numerati a matita nel margine inferiore
destro. La copertina è di cartoncino spesso colore verde nero, con bordo blu. A
sinistra di ogni foglio (r e v) è indicato con una linea verticale, tracciata a matita,
un margine non sempre regolare di ca. 10-15 mm.
È stato staccato un foglio del quaderno ed è stato incollato in alto, sul retto
del primo foglio, un pezzo di carta di 110 x 108 mm. per coprire una scritta
precedente che si legge in controluce, pur con difficoltà:
«12-11 [...] di Milano per private trasmissioni a farsi dal Signor D. Bosco.
13-12 L'avvocato Scala mandò dodici candele per parte dell'Unione degli
Operai cattolici in riconoscenza per l'accoglienza fatta loro [...] quando vennero
per la Comunione e la casa le offrì loro caffè [...].
14 Nei primi del mese la Contessa Canori mandò 8 sacchi di patate».
Il quaderno è ben conservato. Probabilmente le due operazioni a cui si
17 CERIA, Profili, 172.

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José Manuel Prellezo
è appena accennato furono fatte dal redattore, prima di cominciare a scrivere le
nuove notizie, che coprono il tratto di tempo dal 5 dicembre 1875 al 24 maggio
1876. Questo primo redattore, Cesare Chiala, registra le rapide annotazioni con
minuta ed elegante scrittura. Nelle altre pagine si ha la grafia ordinariamente
chiara, regolare e leggermente inclinata a destra di Giuseppe Lazzero. Sono fre-
quenti però gli spazi in bianco; completamente bianchi i fogli: 9, 35r, 36v; ed è in
bianco più della metà di ciascuno dei fogli: 1 1r, 22v, 27r, 29v, 32r, 34v, 42r, 47r,
48v, 53v.
L'inchiostro utilizzato è nero e in molte pagine violaceo, talvolta sbiadito.
Don Lazzero utilizzò pure, in alcune parti, inchiostro rosso intenso.
In un bigliettino di carta bianca (95 x 50 mm), incollato in data più recente
sulla parte superiore della copertina, un archivista scrisse con biro rossa la sigla
«S 110» e il titolo già trascritto: «Diario dell'Oratorio»...
Altre note archivistiche: a matita in alto a destra: «LAZZERO, 1», in alto al
centro, la nuova sigla di collocazione: «A0050503». Nel foglio di guardia di colo-
re bianco scuro, collocato dopo la copertina, un altro archivista scrisse a matita:
«± DIARIO dell'Oratorio S. Fr. Sales Valdocco Torino, e di D. Bosco scritto,
eccetto il primo foglio, da D. Gius. Lazzero anni 1875 XII 1895». Nel margine
inferiore del retto dei fogli si trova il numero della microschedatura del «Fondo
Don Bosco»: 943C9-944C5.
Le correzioni introdotte nel documento, non molto numerose, sono dovute,
rispettivamente, alla penna del primo o del secondo amanuense.
4. I contenuti: alcuni temi più rilevanti
Le notizie più numerose si trovano nel periodo in cui don Lazzero occupò la
carica di vicedirettore e poi direttore della casa di Valdocco, benché ci siano al-
cuni vistosi vuoti: lunghi mesi del 1882, 1883 e 1884, e l'intero anno 1885. Il
«Diario» fu interrotto il 25 maggio 1888, e venne ripreso solo nel 1895 per dare,
in due brevi pagine, alcune notizie in particolare sulla consacrazione episcopale
di mons. Costamagna e sulle feste di San Luigi, di San Giovanni, di don Rua e
del Natale di quell'anno.
Nelle pagine che coprono gli anni 1875-1888 sono registrati soprattutto fatti
e nomi di persone in relazione con l'Oratorio. Tra le persone più frequentemente
ricordate occupa un posto privilegiato don Bosco: 135 volte ricorre il suo nome.
Ma va notato che non vi si avverte una speciale attenzione, come in altre crona-
che coeve, ai «fatti particolari» o al «numinoso» 18
18 Cf. P. BRAIDO, Don Michele Rua precario «cronacista» di don Bosco, in RSS 8
(1989) 331.

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
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della vita del santo educatore; non si raccontano miracoli o guarigioni straordina-
rie; non si avverte neppure la preoccupazione di raccogliere i suoi «detti» o «di-
scorsi». Riportando qualche notizia al riguardo, il redattore si limita spesso a
notare che don Bosco diede la buona notte o che tenne una conferenza, senza
specificarne i contenuti. In poche occasioni si fa una sir tesi essenziale dell'argo-
mento trattato. Due volte si parla di «predizioni» fatte da don Bosco. In generale
sono privilegiati i fatti «quotidiani»: visite ricevute, inviti fatti per le feste, notizie
sul suo stato di salute, i frequenti viaggi fuori Torino: per andare a Roma, per
accompagnare i missionari a Genova, per far visita alle nuove case salesiane in
Italia e in Francia. Nel «Diario» si trova riscontro di 28 di questi viaggi. Ma il
redattore si limita, nella maggior parte dei casi, a dire laconicamente che don
Bosco è partito dall'Oratorio. Alquanto più ampi sono i riferimenti al suo ritorno
a Valdocco «a suon di banda», dopo mesi di assenza, e i resoconti delle feste in
occasione del giorno onomastico.
Quest'ultimo rilievo ci introduce nell'aspetto forse più caratteristico del do-
cumento. Si avverte in esso una speciale attenzione alle diverse feste che scandi-
vano la vita collegiale: santa Cecilia, l'Immacolata, il Natale, san Francesco di
Sales, san Giuseppe, san Luigi, San Giovanni, san Pietro, l'Assunta (celebrazione
del compleanno di don Bosco). Dotato di sensibilità musicale e di una «magnifica
e potente voce di tenore»,19 don Lazzero annota anche puntualmente la sua parte-
cipazione e quella di giovani cantori dell'Oratorio a solenni celebrazioni sacre sia
a Torino sia in altre città (funerali per la duchessa di Aosta, per il re Vittorio E-
manuele, per Pio IX). Ma colpisce soprattutto lo spazio che, nelle note del «Dia-
rio», è dedicato a registrare numerosi dettagli riguardanti le funzioni religiose a
Valdocco: nome dei celebranti e dei predicatori, numero di confessori, assistenza
di pubblico, comportamento dei ragazzi e delle persone esterne, numero di co-
munioni, titoli e autori dei mottetti cantati..., senza dimenticare di annotare talvol-
ta la somma di lire o franchi che «fruttò la colletta».
Gli elementi riguardanti gli aspetti profani delle feste, più schematici, sono
essi pure di un certo interesse: cenni sull'organizzazione di accademie, riferimenti
al «teatrino», titoli e autori delle commedie e farse rappresentate, personalità che
vi parteciparono, lunghe liste di invitati a pranzo nelle feste principali... Il 13
febbraio 1876, don Chiala scrive che si «rappresentò il dramma di D. B. [= D.
Bosco] Luigi».
I temi di carattere scolastico, pur presenti (inizio delle scuole, esami, distri-
buzione dei premi), rimangono un po' nell'ombra. E rimangono ugual-
19 CERIA, Profili, 169.

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José Manuel Prellezo
mente nell'ombra gli argomenti concernenti lo studio, il lavoro e la formazione
degli studenti e artigiani. Vengono però in parte ridimensionate tali relative as-
senze, se si tiene in conto che don Lazzero, mentre scriveva le telegrafiche note
del «Diario», era anche il redattore dei verbali delle conferenze dei Salesiani di
Valdocco, nelle quali si affrontavano più direttamente problemi disciplinari ed
educativi della vita collegiale.20 Anzi, si deve aggiungere che il «Diario» contiene
dati e informazioni che integrano i citati verbali. A questo riguardo va osservato
che il «Diario» in alcune delle sue pagine perde il suo laconismo e diventa una
specie di «quaderno di esperienza». Spesso, dopo determinate «passeggiate lun-
ghe», dopo le feste o il giorno seguente delle recite teatrali o le celebrazioni di
atti significativi, come la partenza dei missionari, don Lazzero aggiunge talune
«osservazioni»: impressioni positive, inconvenienti osservati, suggerimenti di
carattere pratico da tener presenti negli anni successivi. Sono annotazioni rapide
su aspetti molto concreti, ma utili anche per capire la mentalità di uno dei respon-
sabili della prima istituzione educativa salesiana.
In un caso (il 22.12.1881), le riflessioni del direttore di Valdocco esprimono
sorpresa e una certa amarezza nei confronti di un «ordine severo» dato da don
Bosco, «dietro relazione di qualche individuo piccolo di cervello, a cui prestò
pienamente fede».
5. Tradizione del testo e risonanze
Non si è potuto trovare riscontro di questo fatto — tutt'altro che irrilevante
— nelle «cronichette» di don Barberis né in altri scritti riguardanti la vita colle-
giale di Valdocco in quegli anni. In una prospettiva più generale, l'analisi di fonti
e testimonianze coeve ha messo invece in risalto la attendibilità del «Diario» in
un campione sufficientemente rappresentativo di passaggi. Inoltre le pagine del
«Diario» offrono elementi di verifica di altri documenti. A titolo di esempio,
accenno ad alcuni punti.
Don Eugenio Ceria, dopo aver trascritto una impressione sulla celebrazione
del 24 maggio 1880 — la «festa fu bellissima; concorso straordinario» —, ripresa
dagli «appunti di don Lazzero», aggiunge: «Nove decimi almeno di tali appunti si
riferiscono alla chiesa di M. Ausiliatrice. Ora, se si pensa che Don Lazzero aveva
la direzione dell'Oratorio intero, questo significa
20 Cf. ASC 38 Oratorio S. Fr. di Sales. Adunanze del Capitolo della casa Ottobre 1877
Genn. 1884. Su questo significativo documento (di cui si sta approntando l'edizione critica) si
può vedere il saggio citato nella nota 10 di questa Introduzione: Valdocco (1866-1887). Pro-
blemi organizzativi e tensioni ideali...

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
357
che sotto Don Bosco nell'Oratorio alla cura della chiesa di M. Ausiliatrice con-
vergevano le sollecitudini di tutta la casa».21
Si deve dire che i calcoli fatti da Ceria sono in questo caso chiaramente ap-
prossimativi. È esagerata e sorprendente l'affermazione con cui egli apre le ulti-
me righe trascritte: «Nove decimi». In realtà, il riferimento esplicito alla «chiesa
di Maria Ausiliatrice» ricorre solo 12 volte nel «Diario». E, considerando l'argo-
mento in senso molto ampio (feste e funzioni religiose), si costata che lo spazio
dedicato è di non più di 325 righe delle 2.186 che comprende il «Diario» nella
sua trascrizione dattiloscritta. Invece di «nove decimi almeno»..., si dovrebbe
dunque dire «meno di un sesto».22
La base su cui poggia la considerazione finale dello storico salesiano an-
drebbe perciò molto ridimensionata. Ciononostante, bisogna pur dire che non è
privo di significato lo spazio relativamente ampio che, come si è detto, don Laz-
zero dà al resoconto puntuale delle celebrazioni in chiesa. Da questo fatto emerge
l'attenzione concessa ai momenti religiosi nella vita collegiale e l'importanza che
progressivamente acquistò in Valdocco il santuario di Maria Ausiliatrice, come
centro di irradiazione popolare nel territorio e di contatti con un sempre più
«grande concorso di gente».
Un altro punto di un certo rilievo si riferisce ad aspetti scolastici. Il 13 no-
vembre 1876 troviamo questa annotazione: «Si cominciò per la prima volta qui a
Torino a mettere le scuole serali prima di cena, e pare che fin dal principio vada
assai meglio che dopo cena». Giorni prima, nel verbale della «Seduta delli 22 Ott.
76 e Nov.», don Michele Rua aveva annotato questa deliberazione del consiglio
della casa: «Si stabilirono gli orarii per le scuole di teologia e filosofia come pure
delle scuole serali per gli studenti ed artigiani, cominciando quest'anno a farle
prima di cena».23 A questo stesso fatto si riferisce don Bosco in una lettera a don
Barberis, del 10.11.1876. E anche il fondatore di Valdocco parla in essa sempli-
cemente di «scuole serali». Sembra dunque arbitraria la specificazione «scuole di
canto serali» introdotta nella versione che don Ceria fa dei fatti nelle Memorie
biografiche 24 e
21 MB XIV, 505.
22 Anche tenendo conto dei paragrafi dedicati alla chiesa di Maria Ausiliatrice nei qua-
derni di don Lazzero pubblicati in appendice.
23 ASC 9.132 Rua Capitolo (22.10.1876).
24 Scrive Ceria: «Appena partito lui dall'Oratorio, il Capitolo particolare della casa intro-
dusse un cambiamento provvisorio. La scuola serale di canto vi si faceva dopo cena; negli altri
collegi non si imitava in questo l'Oratorio, ma la si faceva prima di cena e, dicevasi, con mag-
gior profitto. Alla proposta di far così anche nell'Oratorio, Don Bosco in un primo momento
non aveva dissentito; ma, venuto il novembre, si era mostrato contrario alla novità per quel-
l'anno scolastico. Egli riteneva che giovasse alla moralità tenere i giovani raccolti e occu-

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José Manuel Prellez o
poi nel testo edito nell'Epistolario,25 basandosi sicuramente sui noti Documenti
preparati da don Lemoyne: «Essendo D. Bosco a Roma il Capitolo particolare
della casa introdusse nell'Oratorio un cambiamento provvisorio. La scuola serale
di canto che facevasi dopo cena si provò a farla prima di questa».26
Nella stesura delle note del «Diario», probabilmente non sono stati utilizzati
appunti precedenti degli estensori. Neppure si è potuto documentare finora che
essi abbiano usato altre fonti coeve. E' invece agevole documentare che i conte-
nuti del «Diario» sono stati utilizzati a più riprese nella redazione dei volumi XI-
XIV e XVII delle Memorie biografiche.
Ceria, riferendosi allo scritto di Lazzero, ne sottolinea fortemente il carattere
schematico. Lo chiama «noterelle da taccuino»,27 «cronachina»,28 «appunti»,29
«appunti di cronaca» 30 «pochissime note, espresse in pochissime parole».31 A
volte, assumendo i materiali utili, ne fa una attribuzione inesatta. Per esempio,
dopo aver parlato del «minuscolo diario di Don Lazzero», cita parole pronunciate
da don Bosco nella conferenza generale del 1876; tali parole tuttavia furono regi-
strate non da Giuseppe Lazzero, come egli dice, ma dal primo redattore del «Dia-
rio», Cesare Chiala, i giorni 2-3 di febbraio di quell'anno.32 D'altra parte, la cita-
zione viene inserita in un contesto di predizione di «cose grandi», alquanto am-
pliato riguardo a quello dell'originale. In altri punti, senza citare esplicitamente la
fonte utilizzata, l'autore delle Memorie biografiche si limita a trascrivere la noti-
zia scelta. Almeno in un caso, si indica la fonte, ma il testo trascritto tra virgolette
non corrisponde esattamente all' originale.33
La ricerca di analogie e dipendenze in altri scritti non ha portato finora
pati in quell'ora, in cui la sorveglianza riusciva difficile, essendo notte. Tuttavia i Superiori
dell'Oratorio pensavano di fare la prova per un mese» (MB XII, 522-523).
25 Cf. E III, 110. Sul tema delle scuole di canto e delle scuole serali in generale, si possono
vedere le «disposizioni» raccolte nei quaderni pubblicati in Appendice (nn. 475-480).
26 Documenti per scrivere la storia di D. Gio. Bosco, vol. XVII, 555, in: ASC 110 Crona-
chette. In questo punto don Lemoyne riproduce la lunga lettera di don Bosco a don Barberis:
«7° avete fatto bene a portare la scuola serale prima di cena durante la mia assenza, perchè io
non l'avrei permessa, come aveva fatto l'anno scorso».
27 MB XII, 83.
28 MB XI, 205; XII, 511.
29 MB XIII, 329.
30 MB XIII, 47.
31 MB XIV, 505.
32 La stessa svista in: MB XI, 205.
33 Cf. quello che scrive Lazzero F8 novembre 1876 e la citazione di Ceria (MB XII, 511) tra-
scritta nell'apparato critico.

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
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a conclusioni significative e sicure. Solo in studi più recenti sono state prese in
certa considerazione le pagine di don Lazzero.34
Per facilitare ulteriori verifiche e confronti, si riportano, nell'apparato criti-
co, brani paralleli tratti da scritti che hanno utilizzato probabilmente quelle pagi-
ne e da fonti concernenti il periodo e i fatti accennati in esso.
In sintesi, si potrebbe dire che molte notizie raccolte nel «Diario» non sono
nuove al lettore che ha una certa familiarità con le «memorie» e «conachette»
riguardanti don Bosco e la sua prima opera torinese. Altre notizie sono scarne e
frammentarie. Nell'insieme però esse costituiscono un contributo, tutt'altro che
irrilevante, per ricostruire la «realtà viva» e quotidiana di Valdocco.
6. La presente edizione
La presente edizione è stata fatta sull' autografo conservato nell'ASC. Non si
conoscono altre copie manoscritte o edite del «Diario dell'Oratorio». Probabil-
mente non ne sono mai state fatte.
Nel presente lavoro, si è inteso offrire un testo critico rigorosamente fedele
al manoscritto originale. Non se n'è voluto però fare un'edizione diplomatica.
L'esigenza di fedeltà all'originale è stata coniugata con l'esigenza di leggibilità del
testo critico. Indico a continuazione alcuni criteri fondamentali seguiti.
Gli interventi del curatore, per completare chiare lacune o sviste del redatto-
re, sono stati ridotti al minimo indispensabile, e inseriti, come è abituale, tra pa-
rentesi quadre.
Si è preferito non ritoccare la punteggiatura, anche se appare alquanto difet-
tosa. Dato il carattere del testo, costruito ordinariamente con frasi brevi, il difetto
segnalato non dovrebbe rendere particolarmente difficile la lettura. Si è aggiunto
solo qualche segno di punteggiatura nei casi in cui determinati passaggi potevano
diventare oscuri, indicando, volta per volta, la variante nell'apparato critico. Lo
stesso criterio si è seguito per quanto riguarda l'ortografia.35 Solo alcuni nomi
propri o determinati termini francesi chiaramente inesatti e difficilmente com-
prensibili sono stati corretti nel testo, trascrivendo nell'apparato tecnico la forma
utilizzata dal redattore.
34 Cf. nota 10 e J.M. PRELLEZO, Fonti letterarie della circolare «Dei castighi da inflìggersi
nelle case salesiane», in «Orientamenti Pedagogici» 27 (1980) 625-642; P. BRAIDO, La lettera
di don Bosco da Roma del 10 maggio 1884, in RSS 3 (1984) 253-374.
35 Lazzero scrive: caccio, provveniente, ubriacchi, bichieri e bicchieri, soddisfaccente.
Chiala ordinariamente omette il punto di andata a capo. Per chiarezza lo si mette. I tre asteri-
schi (* * *) indicano lacuna nell'originale.

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José Manuel Prellezo
Gli interventi più consistenti, sempre di carattere prevalentemente formale,
si riferiscono alle abbreviazioni. Nel «Diario» Fuso di queste è frequente e ri-
spondente a criteri piuttosto arbitrari.36 Nel testo critico presentato qui sono state
sviluppate tali abbreviazioni, lasciando unicamente quelle di uso comune e di più
facile interpretazione. Si riportano nell'apparato critico, dopo la lezione scelta,
talune abbreviazioni che potrebbero avere sviluppi diversi.
I redattori, come altri autori del secolo XIX, utilizzano spesso la maiuscola
iniziale in nomi comuni (titoli nobiliari o ecclesiastici, cariche pubbliche, profes-
sioni o altri), senza seguire però criteri uniformi e coerenti.37 Nella presente edi-
zione si è invece preferito l'uso regolare delle minuscole.
Tutti questi interventi, che non alterano la sostanza del discorso, vogliono
facilitare una lettura più scorrevole del «Diario».
***
Allo scopo di offrire nuovi elementi per una migliore comprensione di que-
sto «Diario dell'Oratorio», si è creduto opportuno pubblicare, in Appendice, un
documento riguardante Valdocco nella prima parte del periodo considerato:
1875-1876. Lo scritto, che si conserva nell'ASC (110 Cronachette), classificato
sotto il nome di don Giov. Batt. Francesia,38 fu redatto in realtà da altri due colla-
boratori di don Bosco, più volte citati in queste pagine: don Giuseppe Lazzero e
don Cesare Chiala.
II documento in questione è composto di quattro normali quaderni scolastici
attualmente rilegati insieme. Sulla copertina comune si legge questa annotazione
archivistica: «Torino Oratorio Notizie cronistoriche 1875-1876».39
36 Troviamo, per esempio: Dicemb. e dicembre, Monferr e Monferrato, artig. e artigiani.
Maria Aus., M. Ausil. e M.A., D. B. e D. Bosco., Mons. e Monsig.
37 In contesti identici, l'autore scrive Contessa e contessa, Vescovo e vescovo, Collegio e
collegio, teatrino e Teatrino.
38 Cf. ARCHIVIO SALESIANO CENTRALE, Fondo don Bosco. Microschedatura e descrizio-
ne a cura di A. Torras. Roma 1980, 240. Questa inesatta attribuzione potrebbe forse far suppor-
re che il manoscritto si trovò tra le carte di don Francesia, per qualche tempo direttore di Val-
docco e ispettore dell'Ispettoria piemontese?
39 Ognuno dei tre primi quaderni, formato 201 x 152 mm., ha 8 fogli di carta bianca un
po' annerita, rigati e numerati a matita nel margine superiore destro. L'inchiostro utilizzato è
nero, e in molte pagine violaceo. A sinistra di ogni foglio è indicato, con una linea verticale,
tracciata a matita, un margine di ca. 75 mm. La copertina del quaderno «1» e «3» è di carta
sottile gialla, con un disegno (Alessandro Manzoni, Giuseppe Profferio); quella del quaderno
«2» è di colore grigio chiaro, con un disegno (profilo di cavallo). Il quaderno «IV» ha 14 fogli.
In essi non è stato segnalato il margine. La copertina è di colore beige, con un disegno (pro-
spettiva di Venezia). Gli ultimi fogli (9 pagine) sono in bianco. Su etichetta posta sul dorso è

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L'oratorio di Valdocco nel «Diario» di don Chiala e don Lazzero
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I tre primi quaderni furono redatti certamente da don Lazzero; e vi si avverte
anche qualche aggiunta di un redattore non ancora identificato. Dall' esame della
grafia si può concludere invece che l'estensore che, con curata calligrafia, scrisse
il testo del quarto quaderno, fu probabilmente don Cesare Chiala. Nel quaderno si
avvertono anche chiare correzioni e aggiunte della penna di don Lazzero.
Nel suo insieme, il documento non è propriamente una «cronachetta» o una
«cronistoria»; vi si trovano però numerosi cenni a temi più volte ricorrenti nel
«Diario»: scuole serali, teatro, musica, passeggiate, feste e vitto speciale. E ci
sono importanti integrazioni su altri aspetti della vita e delle attività svolte all'O-
ratorio: orario delle giornate festive, partecipazione degli studenti e degli artigiani
alle medesime, insegnamento del catechismo, celebrazione di alcuni tempi litur-
gici: natale, quaresima, settimana santa, pasqua.
I redattori sono preoccupati ordinariamente di indicare i momenti, le dispo-
sizioni e le attività che scandivano la vita di Valdocco nei giorni di festa. Talvolta
è aggiunto — ma sicuramente in data posteriore — qualche riferimento a partico-
larità o a fatti avvenuti in un determinato anno. Si accenna precisamente agli anni
1877 e 1891.
Nell' edizione del testo si è rispettato l'ordine indicato dai numeri tracciati
sulla copertina di ciascuno dei quaderni, e conservato da chi li rilegò insieme e
dall' archivista che, in data più recente, numerò a matita i fogli. La cifra scritta
sulla copertina dell'ultimo quaderno è romana: «IV».
Anche se questa cifra romana fosse stata tracciata dallo stesso don Lazzero,
si deve dire tuttavia che il testo del quarto quaderno fu redatto precedentemente:
nel 1875. È questa una conclusione che scaturisce senza forzature dall'esame dei
relativi contenuti. Prima di iniziare, nel 1876, la stesura del quaderno «1», don
Lazzero, vicedirettore dell'Oratorio e membro del Capitolo superiore della Socie-
tà salesiana, ebbe sicuramente tra le mani lo scritto di un suo stretto collaborato-
re, probabilmente don Chiala, prefetto degli interni e catechista degli artigiani di
Valdocco. Si è accennato già al fatto che si avvertono chiaramente nel quaderno
«IV» le correzioni e aggiunte di don Lazzero; e va notato ancora che il testo cor-
retto e le integrazioni da lui introdotte si ritrovano in diversi passaggi di quaderni
che portano un numero di ordine inferiore.
II lettore può verificare agevolmente le affermazioni appena fatte scorrendo,
anche velocemente, l'apparato delle varianti e il testo delle disposi-
stata messa questa sigla: «G I 68». Altre note archivistiche sulla copertina: «FRANCESIA» (a
matita) «A0050606» 96 p. «B10012». Microschedatura: 939C6-940C12.

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362 José Manuel Prellezo
zioni riguardanti, per esempio, la festa di San Francesco di Sales nel quaderno
«IV» e nell'«l».40
Ovviamente, tale costatazione apre una pista non irrilevante per precisare
l'eventuale ruolo di don Chiala nell'organizzazione religioso-liturgica a Valdocco.
Il tema esula però dagli intenti del presente contributo. In questa sede interessa
sottolineare piuttosto che i dati e gli orientamenti ripresi dai due redattori del
documento costituiscono elementi validi che inquadrano il «Diario», facilitando
l'approccio del lettore alla situazione concreta dell'Oratorio di Valdocco.41
Abbreviazioni usate nell'apparato critico
add = addit, additimi
cf
= confer, conferantur
corr = corrigit, correctum (quando la correzione di una parola o di una frase
è fatta utilizzando elementi della parola o frase corretta).
del
= delet (con un tratto di penna)
emend = emendat (quando la correzione è fatta con elementi completamente
nuovi rispetto alla parola o alla frase corretta).
inf lin = infra lineam
lin subd = linea subducta (sottolineato, corsivo)
marg = margo, in margine (inf = inferiore; sup = superiore; dext = laterale
destro; sin = laterale sinistro)
sl
= super lineam
A = Redattore non identificato
B = Redattore non identificato
C = Chiala
L = Lazzero
40 Cf. Appendice nn. 45-59 e 560-571.
41 I criteri di edizione sono gli stessi segnalati sopra. Nell'apparato critico si registrano
le varianti introdotte in momenti successivi dalle diverse mani.

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